scatole per sigilli

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scatole per sigilli
SCATOLE PER SIGILLI
Le Scatole per Sigilli
(boîtes à sceau - Seal Boxes - Siegelkapseln)
Jacopo Tabolli
“Teque omnia cum superioribus saepe litteris tum
proximis temptasse intellego”
Cicerone, Ad Atticum IX, 17
La presenza di cinquantaquattro “scatole per sigilli” di età imperiale tra i materiali in bronzo della collezione Gorga costituisce senza dubbio una delle tante
peculiarità di questa raccolta d’antichità. L’assoluta
rarità di questi rinvenimenti tra le maggiori collezioni
antiquarie in Italia, concorre a dimostrare ancora una
volta il carattere eccezionale ed eccentrico della raccolta di Evan Gorga
A lungo le scatole per sigilli sono state ritenute contenitori per profumi. E con questa, ed altre ben più singolari definizioni, la classe è stata ed è tutt’oggi denominata1. L’edizione di questo piccolo nucleo di materiale
conservato al Museo delle Antichità Etrusche e Italiche
è dunque l’occasione per presentare un contributo tematico su una classe che vede una lunga tradizione di
studi e delle ricerche che si consolidando nelle comunità
scientifiche francese, inglese e tedesca, ma che in Italia
non ha ancora visto ad oggi la redazione di alcun contributo specifico. Anche nel resto d’Europa “malgrado la
loro relativa abbondanza nei materiali dagli scavi e nelle collezioni d’archeologia romana, le scatole per sigilli
sono oggetti ancora praticamente sconosciuti”2.
A partire dai primi rinvenimenti settecenteschi,
fino al terzo quarto del Diciannovesimo secolo, le scatole per sigilli furono frequentemente denominate con
il termine francese di “cassolettes”, contenitori che,
data la presenza di piccoli fori su di un lato, si riteneva fossero funzionali ad aspergere polveri profumate3.
È solo alla fine dell’Ottocento infatti che sia in Germania4 che in Gran Bretagna5 si giunge alla corretta
identificazione, con i termini “boîtes à sceau”, “seal
boxes” e “Siegelkapseln” dal significato analogo nelle
tre lingue, che si sceglie di rendere qui in italiano con
l’espressione “scatole per sigilli”6. Tuttavia le altre differenti interpretazioni di questi piccoli oggetti smaltati
sembrano prevalere almeno fino al 1911, anno della
definizione come “boîtes à sceau” di J. Ward, nella fondamentale edizione dei materiali in bronzo al British
Museum di Londra7. Dagli anni Venti in poi, nonostante una certa resistenza, imputabile forse alla poca
dimestichezza con la classe8, l’interpretazione corretta
come scatole da sigillo ha preso il sopravvento9.
Per comprendere la funzione di questa peculiare
classe di piccoli oggetti, è necessario introdurre una
terminologia in italiano delle diverse parti delle scatole
per sigilli (Fig. 1)10.
Fig. 1
Fig. 2
Esse si compongono di due elementi principali: il
fondo ed il coperchio. La giunzione tra fondo e coperchio è garantita da una cerniera apicale con un incastro
semplice costituito da un duplice occhiello, congiunto
al fondo, entro cui si innesta un terzo occhiello singolo, fuso con il coperchio. Una piccola verga circolare
in bronzo, talvolta in piombo chiude orizzontalmente
la cerniera. Si definisce “appendice” la porzione del
coperchio e del fondo opposta alla cerniera, spesso
configurata come una terminazione globulare. Il fondo
è caratterizzato da una lamina piatta e margini rialzati
che costituiscono i bordi laterali della scatolina. Entro
i margini sono ricavati due fori passanti, coincidenti ed
opposti, funzionali al passaggio di uno spago o nastro.
Tre o quattro fori passanti circolari sono ricavati anche
sul fondo piano, funzionali anch’essi al passaggio di un
filo per cucitura.
La funzione delle scatole per sigilli, in età imperiale, era quella di contenere per l’appunto i sigilli che si
apponevano sulla corrispondenza postale e che costituivano la firma personale, che garantiva l’autenticità
del documento11. I carteggi in epoca imperiale condotti a mano dai messaggeri erano presumibilmente
avvolti in tessuti grossolani o anche in sacche, scatole
di lana o lino, con la chiusura serrata. Per impedire
che il contenuto del dispaccio potesse essere estrapolato dal contenitore vi era una serie di legacci in cui
il nodo era stato immerso in cera molle impresso con
un sigillo, servito come firma autografa. Non sarebbe
stato possibile aprire i documenti senza rompere il sigillo o tagliare il cordone. La forma delle scatole per
sigilli rispecchia tale la funzione di chiusura e conservazione (Fig. 2). I fori passanti, ricavati tra i margini
laterali del fondo, erano infatti funzionali al passaggio
di uno spago di una certa consistenza che avvolgeva
l’incartamento o il dispaccio. I più piccoli fori circolari sul fondo servivano invece per fermare con una
semplice cucitura incrociata – analoga a quella di un
comune bottone – le scatole per sigilli direttamente
sull’involucro del pacco, spesso in fibra tessile12. Nel
caso di trattasse di un pacco ligneo, i fori sul fondo
potevano essere funzionali all’inchiodatura della scatola per sigillo sul legno. Il metodo per rendere sicura
una scatola per sigillo consisteva dunque nel legare il
pacco o l’incartamento con un cavo e di incapsulare
il sigillo con cera d’api all’interno della metà inferiore
della scatola (Fig. 3).
Purtroppo non sono stati rinvenuti ad oggi resti
dell’involucro in cera dei sigilli. Occorre precisare allo
stesso tempo come le scatole per sigilli non siano mai
state rinvenute in contesto di associazione con dei documenti, datata l’evidente deperibilità di questi ultimi
e dunque la loro funzione deve essere in ogni caso ritenuta indiziaria13.
Il rinvenimento di questi oggetti prevalentemente
nelle province galliche, in tutta l’Europa centrale e in
Britannia, soprattutto negli scavi dei diverti accampamenti o fortilizi militari, testimonia l’uso diffuso dei
dispacci postali per la trasmissione di informazioni al
fronte. Ma non solo. La presenza delle scatole per sigilli nelle sepolture delle province romane tra II e III
secolo d.C. testimonia la pratica funeraria di seppellire
i defunti con uno o più documenti scritti tra il corredo
di accompagno, una presenza fortemente simbolica,
secondo alcune usanze riportate da Diodoro e Posidonio14.
Fig. 3 (da Feugère, Abauzit 1995).
I primi studi tipologici sulle scatole per sigilli sono
relativamente recenti. È soprattutto sulla base dell’esame tipologico delle scatole per sigilli rinvenute in Gran
Bretagna, intrapreso da J. D. Bateson e N. Crummy15,
che sono state gettate le basi per una moderna classificazione di questi manufatti. Da parte di entrambi gli
studiosi la classificazione ha preso le mosse dal riconoscimento di similitudini formali tra le fibule smaltate a
piastra di età imperiale, diffuse in Gallia e Britannia, e
i coperchi delle scatole per sigilli. Il contributo di Bateson resta ad oggi fondamentale per lo studio di tutte le
classi di materiale romano caratterizzate da decorazione smaltata. Bateson censì circa 200 esemplari rinvenuti
in Gran Bretagna caratterizzati da decorazione smaltata16. Decorazione che caratterizza anche i coperchi del
nostro primo tipo (nn. 1536-1552), le scatole di sigilli
a forma di foglia cuoriforme allungata. In ambito britannico sono state rinvenute tracce di una decorazione
smaltata anche all’interno delle scatole per sigilli17.
Normalmente la stesura dello smalto prevede una
disposizione del colore in bicromia o quadricromia,
sebbene lo stato di conservazione delle scatole per
sigilli abbia fortemente influenzato la conservazione
degli smalti.
La prima monografia dedicata alle scatole per sigilli
è piuttosto recente: si tratta della pubblicazione degli
esemplari da Augusta Raurica18. Il testo è di fondamentale importanza nella storia degli studi poiché propone la prima classificazione organica della gran parte di
tipi, traccia il quadro di diffusione delle tipologie più
comuni con le relative cronologie e costituisce anche il
primo studio archeometrico sulla classe
499
romboidale, decorati ad intarsi in avorio, diffusa capillarmente in Francia e con numerosi esemplari anche in
Germania21. Sono assenti anche esemplari caratterizzati da una decorazione plastica figurata, probabilmente
ben più costosi sul mercato antiquario, delle scatole per
sigilli inornate o decorate dal solo smalto policromo. In
conclusione occorre una precisazione sullo stato della
documentazione per quanto riguarda l’Italia. Se confrontata con la documentazione del resto d’Europa,
si potrebbe registrare una diffusione solo nell’ambito
delle province delle scatole per sigilli. Ma l’occasionale
riconoscimento di scatole per sigilli in contesti italiani,
anche se non riconosciute come tali, impone una certa prudenza nel formulare analoghe considerazioni e
solamente lo sviluppo di una tradizione di studi sulla
classe anche in Italia potrà ricostruire il quadro probabilmente ben più variegato della circolazione in Italia
delle scatole per sigilli.
Fig. 4 (da Feugère, Abauzit 1995).
La tipologia che si propone è un’elaborazione delle
diverse proposte di M. Feugère, riassunte dallo schema19 e della classificazione tipologica di A. R. Furger,
per Augusta Raurica20 (Fig. 4). Nell’introdurre il catalogo dei tipi è opportuno sottolineare che, data la
ripetitività formale degli esemplari, è stato sufficiente
raggrupparli in tipi, non essendo necessaria un ulteriore macro raggruppamento in famiglie. La tipologia è
stata formalizzata su base morfologica, distinguendo
sei tipi. Solo nel caso del primo (nn. 1536-1552) e sesto
(1562-1576) tipo è stato possibile suddividere il tipo in
varietà, sulla base delle decorazioni.
Il campione degli esemplari conservati nella collezione Gorga del Museo delle Antichità Etrusche e Italiche, come evidente dall’articolazione tipologica proposta, è troppo parziale per trarre delle vere e proprie
conclusioni puntuali sui diversi tipi. L’assenza di contesti chiusi di provenienza per i confronti individuati per
i nostri tipi impedisce di fatto una datazione stringente
per i singoli tipi. In generale essi sembrano coprire l’intero arco di produzione della classe, tra la fine del I e
tutto il III secolo, con una concentrazione prevalentemente nell’arco del II secolo d.C. A questo secolo possono essere ascritti, con una buona dose di probabilità
infatti il quarto e quinto tipo (nn. 1555 e 1556-1561).
La Britannia è certamente la provincia che ha restituito
il maggior numero di confronti per gli esemplari. Il tipo
a forma di foglia cuoriforme (nn. 1536-1552) e circolare (nn. 1556-1561) sembrano essere maggiormente
diffusi in Gran Bretagna e meno in Francia. Occorre
però sottolineare come manchino, tra gli esemplari
della collezione Gorga del Museo, alcuni dei tipi più
celebri della classe, come la scatola per sigillo di forma
500
1536-1552. Scatole
per sigilli a forma di foglia
cuoriforme allungata
In due pezzi. Coperchio e fondo a forma di foglia
cuoriforme allungata. Cerniera apicale ad incastro. Il
fondo, caratterizzato da margini rialzati, ha tre fori passanti disposti a triangolo; nel bordo due fori passanti
in due punti laterali ed opposti. Termina inferiormente
in una piccola appendice a punta arrotondata, talvolta
triangolare. Coperchio caratterizzato da decorazione
plastica in rilievo e da decorazione smaltata.
Le scatole per sigilli a forma di foglia cuoriforme allungata rientrano nel Gruppe 2 della classificazione di
Augusta Raurica, con diffusione in gran parte dell’Europa (Fig. 5)22.
Si tratta, infatti, del tipo generalmente più diffuso
tra Gallia e Britannia, già dalla fine del I secolo d.C., e,
soprattutto durante il II e III secolo d.C.23, è certamente il tipo che presenta la maggiore varietà di partiture
decorative che combinano elementi plastici ottenuti a
sbalzo con diversi toni di smalto. Il tipo è stato articolato in sei varietà, individuate sulla base della decorazione dei coperchi.
Varietà decorata con cerchi concentrici campiti a colori
alternati, con fascia esterna raggiata.
1536. Inv. 260543. Lungh. 2,3; largh. 1,9. Mutilo, si
conserva solo parte del coperchio, privo dell’appendice arrotondata e con il solo perno intermedio della
cerniera.
Decorazione smaltata: al centro un cerchiello riempito
di smalto giallo scuro; segue una fascia circolare senza
Fig. 5 (da Furger et alii 2009).
colorazione e un’altra riempita di smalto color arancione. La fascia più esterna è colorata a raggi alternati
rossi e giallo molto chiaro. (Tav. 96)
1537. Inv. 260544. Lungh. 2,9; largh. 1,9. Smalto molto deteriorato.
Decorazione plastica in rilievo: al centro un bottoncino
in rilievo su una zona circolare che non presenta tracce
di colorazione. Decorazione smaltata: la fascia esterna
presenta residui di smalto rosso alternati a zone di colore chiaro. (Tav. 96)
1538. Inv. 260546. Lungh. 4; largh. 2. Smalto molto
deteriorato.
Decorazione smaltata: al centro un cerchietto campito di colore verde chiaro. La fascia circolare esterna
è campita in azzurro con sei piccoli occhielli chiari
disposti simmetricamente. L’appendice triangolare è
campita di colore verde chiaro (Tav. 96).
Varietà decorata con cuore centrale e coppia di cerchielli
1541. Inv. 260545. Lungh. 3,3; largh. 1,9. Intero. Smalti molto deteriorati. (Tav. 96)
1542. Inv. 260550. Lungh. 2,8; largh. 1,9. Intero. Sulla
superficie tracce di ferro corroso.
Fusione.
Le superfici presentano superficie verde ed abbondanti prodotti di corrosione.
Varietà decorata con arabesca
Varietà decorata con cerchi concentrici campiti a colori
alternati, con fascia esterna a cerchielli campiti
1539. Inv. 260547. Lungh. 3,3; largh. 1,9. Intero. Cerniera apicale interessata da prodotti di corrosione generalizzati. (Tav. 96)
1540. Inv. 260552. Lungh. 2,8; largh. 1,7. Superficie
con prodotti di corrosione. Lacunoso, margini della
scatolina sbrecciati in più punti, cerniera apicale rotta,
smalti deteriorati.
1543
1543. Inv. 260549. Lungh. 4; largh. 2. Lacunoso, privo
di parte della cerniera. (Tav. 96)
501
502
Varietà decorata con falce di luna
1544
1544. Inv. 260551. Lungh. 3,3; largh. 2. Intero. (Tav.
96)
Varietà inornata
1545. Inv. 260548. Lungh. 3,2; largh. 1,6. Coperchio
deformato, cerniera rotta.
1546. Inv. 260553. Lungh. 2,7; largh. 1,8. Intero, cerniera non più apribile. Superficie con prodotti di corrosione e incrostazioni.
1547. Inv. 260554. Lungh. 3; largh. 2,1. Intero, cerniera non più apribile. Efflorescenze verdastre. (Tav. 96)
1548. Inv. 260555. Lungh. 3,3; largh. 2. Intero.
1549. Inv. 260578. Lungh. 3; largh. 1,7. Intero, cerniera non più apribile. Coperchio leggermente bombato.
1550. Inv. 260580. Lungh. 4,8; largh. 2,8. Lacunoso,
privo di parte della cerniera e dell’appendice. Ampio
foro moderno sul fondo.
1551. Inv. 260583. Lungh. 3; largh. 1,6. Intero, cerniera non più apribile. Efflorescenze verdastre.
1552. Inv. 260584. Lungh. 3; largh. 1,8. Mutilo, privo
di metà del fondo e del coperchio.
Fusione.
Le superfici presentano superficie verde ed abbondanti prodotti di corrosione
La varietà nn. 1536-1538 comprende diversi esemplari
caratterizzati da coperchi decorati con cerchi concentrici campiti a colori alternati (sebbene la partitura decorativa differisca parzialmente tra gli esemplari). La
sintassi prevede un’alternanza tra cerchi concentrici
a rilievo campiti, nella fascia centrale, a smalto, mentre nella fascia esterna, decorazione raggiata con tratti porzioni smaltate alternate a fasce risparmiate. La
seconda varietà (nn. 1539-1540) è caratterizzata dalla
decorazione smaltata con cerchi concentrici campiti a
colori alternati, con fascia esterna a cerchielli campiti.
Al centro un cerchietto riempito di colore chiaro; più
esternamente una fascia circolare azzurra con cerchiet-
ti puntiformi bianchi inscritti al suo interno. In bianco
anche l’appendice circolare. La terza varietà (nn. 15411542) presenta la decorazione smaltata con un motivo
a cuore. Al centro due piccoli occhielli neri campiti di
smalto bianco. Decorazione plastica in rilievo: margini
esterni e profilo del cuore rialzati. La quarta (n. 1543)
è caratterizzata dalla cerniera formata da tre anelli ad
incastro. Il coperchio, decorato a smalti policromi, ha
al centro, in rilievo, un motivo a girali che compongono un elemento floreale ad arabesca. Decorazione
smaltata nella fascia interna risparmiata del motivo a
girali. La quinta varietà (n. 1544) è caratterizzata da
una decorazione plastica a rilievo al centro del coperchio, conformata a mezza luna, con due piccoli segmenti disposti a V sulla sommità. Decorazione incisa
sulla piccola appendice tondeggiante, con contorno
inciso a mo’ di palmetta. Decorazione smaltata tracce
di smalto rosso all’interno del motivo a falce di luna.
Dal punto di vista delle decorazioni smaltate, il tipo
è stato catalogato entro il “group 1” della classificazione, redatta da J. D. Bateson, degli smalti delle scatole
per sigilli romane24.
La prima varietà (nn. 1536-1538) corrisponde al
tipo 1.4.B della classificazione elaborata da S. Holmes
delle scatole per sigilli di Londra, che ha proposto una
dazione della varietà attorno al 175 d.C.25. Solamente l’esemplare n. 1537 viene associato da Holmes ad
un tipo differente, 1.4.A, datato entro una forchetta
cronologica più ampia, tra il II e l’inizio del III secolo
d.C.26.
La seconda varietà (nn. 1539-1540) trova confronti
puntuali ad Augusta Raurica27, in tutta l’Europa centrale ed è ampiamente attestata anche in Francia. Molti
esemplari analoghi sono stati rinvenuti a Dieulouard
(Meurthe-et-Moselle)28, inquadrabili nel corso del II secolo d.C. La decorazione identica ricorre anche in altri
tipi di sigilli, come in quelli circolari (nn. 1556-1561)29.
La terza varietà (nn. 1541-1542) fu catalogata per
la prima volta nella ‘pioneristica’ tipologia delle scatole
per sigilli, di N. Crummy, basata sui materiali degli scavi degli anni Settanta a Colchester. Il nostro esemplare
infatti trova un confronto puntuale con il tipo 4 della
classificazione di Crummy30 e, più in generale, rientra
in una serie diffusa e ben nota in Inghilterra31.
La quarta (n. 1543) rientra nel tipo 2b della classificazione di A. R. Furger, con confronti puntuali dalla
Croazia32. È attestata da un gran numero di esemplari
in Gran Bretagna. Un esemplare identico da Walsingham Norfolk, datato tra II e III secolo d.C.33.
La quinta (n. 1544) rientra nel tipo 2a della classificazione di A. R. Furger, con confronti dall’Olanda34.
Trova un confronto puntuale da una serie diffusa in Inghilterra, specialmente in alcuni esemplari da Norfolk35.
503
La decorazione a falce di luna ricorre anche in altri tipi
di sigilli, come in quelli circolari (nn. 1556-1561)36, di
probabile produzione nelle province iberiche.
L’ultima varietà (nn. 1545-1552) corrisponde al tipo
1.2.A della tipologia di Holmes delle scatole per sigilli
londinesi, datando gli esemplari della varietà attorno
ancora nel corso del I secolo, tra 60 e 90 d.C.37. Essa
è ampiamente attestata nella Francia. Diversi esemplari sono stati rinvenuti a Saint-Laurent-sur-Ornain
(Meuse)38, inquadrabili nel corso del II secolo d.C.
Il tipo, che risulta essere quello di più lunga durata
tra i tipi attestati nella collezione Gorga può essere datato a partire dalla fine del I secolo d.C. fino a tutto il
III secolo d.C., con una maggiore concentrazione dei
nostri esemplari nel corso del II secolo d.C.
1553. Scatole per sigilli a forma semicircolare
In due pezzi. Coperchio e fondo a forma semicircolare. Cerniera apicale ad incastro, con tratto intermedio espanso. Il fondo, caratterizzato da margini piani,
ha tre fori passanti disposti a triangolo; nel bordo due
fori passanti in due punti laterali ed opposti. termina
inferiormente in un’appendice quadrangolare. Coperchio caratterizzato da assenza di decorazione.
Il tipo, che richiama in parte il ben più diffuso tipo
circolare (nn. 1556-1561), è rappresentato nella collezione Gorga, da un unico esemplare, non viene considerato un unicum alla luce della presenza di confronti
puntuali dalla Gran Bretagna.
1553. Inv. 260562. Lungh. 2,4; largh. 1,6. Intero. (Tav.
96)
Fusione.
Le superfici presentano superficie verde ed abbondanti prodotti di corrosione. Incrostazioni calcaree superficiali. L’assenza di ogni decorazione sia a rilievo che
smaltata concorre a mettere in relazione il tipo con il
successivo tipo circolare (nn. 1556-1561).
Il tipo è molto raro. Ricorre in un numero limitato di esemplari, principalmente in Gran Bretagna. Un
esemplare identico da Dunton, Norfolk, datato tra II e
III secolo d.C.39. L’assenza di rinvenimenti in contesto
impedisce di fatto una datazione più puntuale.
Il tipo può essere datato tra II e III secolo d.C.
1554. Scatole per sigilli di forma ovale
In due pezzi. Coperchio e fondo a forma ovale.
Coperchio di forma ovale che termina inferiormente
in una piccola appendice a punta arrotondata. Coper-
504
chio caratterizzato da decorazione plastica in rilievo e
da decorazione smaltata. Al centro una fascia longitudinale risparmiata; più esternamente due fasce semicircolari azzurre con cerchietti puntiformi bianchi
inscritti al suo interno.
Il tipo, è rappresentato nella collezione Gorga, da
un unico esemplare, non viene considerato un unicum
alla luce della presenza di confronti puntuali prevalentemente dalla Gran Bretagna.
1554
1554. N. provv. 235. Lungh. 2,8; largh. 1,5. Mutilo,
privo del fondo e di gran parte della cerniera apicale.
(Tav. 97)
Fusione.
Le superfici presentano superficie verde ed abbondanti prodotti di corrosione. Decorazione smaltata
profondamente deteriorata.
Il nostro tipo rientra in una variante del Gruppe 6,
della classificazione proposta da R. Furger40. Si tratta di un tipo assente ad Augusta Raurica ricorre in un
numero limitato di esemplari, principalmente in Gran
Bretagna41.
1555. Scatole
per sigilli a forma di rotella stel-
lare
In due pezzi. Coperchio e fondo a forma di rotella
stellare. Cerniera apicale ad incastro. Il fondo, caratterizzato da margini piani, ha tre fori passanti disposti
a triangolo; nel bordo due fori passanti in due punti
laterali ed opposti. Coperchio caratterizzato da superficie piana.
1555. Inv. 260556. Lungh. 2,6; largh. 2,2. Lacunoso,
privo di parte del fondo. (Tav. 97)
Fusione.
Le superfici presentano superficie verde ed abbondanti prodotti di corrosione.
Il tipo è caratterizzato da una incisa con cerchi concentrici al centro del coperchio.
Fig. 6 (da Furger et alii 2009).
Anche questo tipo è molto raro. Il nostro tipo rientra
in una variante del Gruppe 5, tipo 5a, della classificazione proposta da R. Furger42, e ricorre in un numero
limitato di esemplari, principalmente in Gran Bretagna43. Un esemplare identico da St Edmundsbury, Suffolk, datato genericamente in età romana d.C.44. Il tipo
può essere datato in analogia con il resto della classe
tra II e III secolo d.C.
1556-1561. Scatole per sigilli di forma circolare
In due pezzi. Coperchio e fondo a forma circolare.
Cerniera apicale ad incastro. Il fondo, caratterizzato da
margini piani, ha quattro fori passanti disposti a croce; nel bordo due fori passanti in due punti laterali ed
opposti. Coperchio caratterizzato da superficie piana.
Decorazione plastica in rilievo con cerchi concentrici
al centro del coperchio.
Si tratta di uno dei tipi in assoluto più diffusi di
scatole per sigillo. A questo tipo è spesso associata una
decorazione plastica a rilievo più complessa di quella
attestata sui nostri esemplari, con motivi figurati, spesso zoomorfi, sul coperchio45.
1556. Inv. 260557. Lungh. 2,4; largh. 1,9. Cerniera
parzialmente danneggiata. (Tav. 97)
1557. Inv. 260558. Lungh. 2,5; largh. 1,9. Intero.
1558. Inv. 260560. Lungh. 2; largh. 1,5. Lacunoso, privo si una piccola porzione del fondo. Tracce di vetrificazione superficiale (da contatto).
1559. Inv. 260561. Lungh. 2; largh. 1,5. Lacunoso, privo della parte sinistra del coperchio.
1560. Inv. 260563. Lungh. 2,4; largh. 1,8. Intero, cerniera non più apribile.
1561. Inv. 260564. Lungh. 2,6; largh. 1,9. Lacunoso,
privo del coperchio.
Fusione.
Le superfici presentano superficie verde ed abbondanti
prodotti di corrosione. Ricorre il processo di degrado
della cerniera apicale, con conseguente impossibilità
ad aprire il coperchio.
Il tipo è caratterizzato da una semplice decorazione
plastica in rilievo. Il coperchio presenta infatti una serie di fasce rilevate concentriche, di cui due centrali
più sottili, una più larga mediana, ed una sottile più
esterna che coincide con il bordo di contorno.
Il tipo circolare, ben noto in letteratura, corrisponde al Gruppe 5 della classificazione delle scatole per
sigilli elaborata da A. R. Furger, ed in particolare al
tipo 5f46, con una diffusione principalmente tra Francia, Olanda e Gran Bretagna (Fig. 6)47.
Rientra tra i tipi della classificazione elaborata da S.
Holmes delle scatole per sigilli di Londra, denominato
505
“5.I.D”, per il quale è stata proposta una dazione generica nel corso del II d.C.48. Il nostro tipo trova anche
un confronto puntuale con il “tipo 2” della classificazione di N. Crummy49. La varietà non è documentata
solamente in Gran Bretagna, ma è ampiamente attestata nella Francia. Diversi esemplari sono stati rinvenuti
a Tarquimpol (Moselle)50, tutti inquadrabili anch’essi
nel corso del II secolo d.C.
Il tipo può essere datato entro il II secolo d.C.
1562-1576. Scatole per sigilli a forma di ghianda
In due pezzi. Coperchio e fondo a forma pressoché
ovale. Cerniera apicale ad incastro. Il fondo, caratterizzato da margini piani, ha tre fori passanti disposti a
croce; nel bordo due fori passanti in due punti laterali
ed opposti. Coperchio caratterizzato da superficie piana. Il coperchio può essere inornato o caratterizzato
da una decorazione plastica in rilievo con cerchi concentrici al centro del coperchio.
Sono state distinte due varietà sulla base della presenza o assenza di decorazione del coperchio.
Varietà con cerchielli incisi
1562
1562. Inv. 260572. Lungh. 3; largh. 1,8. Fondo leggermente deformato. (Tav. 97)
Varietà inornata
1563. Inv. 260565. Lungh. 2,8; largh. 1,6. Intero. Superficie corrosa in più punti.
1564. Inv. 260566. Lungh. 2,4; largh. 1,6. Lacunoso,
privo di un tratto della cerniera.
1565. Inv. 260567. Lungh. 2,6; largh. 1,5. Lacunoso,
privo del coperchio.
1566. Inv. 260568. Lungh. 2,2; largh. 1,5. Lacunoso,
privo del coperchio.
1567. Inv. 260569. Lungh. 2,1; largh. 1,4. Lacunoso,
privo del coperchio.
506
1568. Inv. 260570. Lungh. 2,5; largh. 1,7. Intero, cerniera non più apribile.
1569. Inv. 260571. Lungh. 2,2; largh. 1,7. Intero, fondo leggermente deformato. (Tav. 97)
1570. Inv. 260573. Lungh. 2,2; largh. 1,6. Intero, cerniera non più apribile.
1571. Inv. 260574. Lungh. 2,1; largh. 1,6. Intero. Vetrificazione superficiale.
1572. Inv. 260575. Lungh. 2,1; largh. 1,6. Lacunoso,
privo di parte del coperchio.
1573. Inv. 260576. Lungh. 2,6; largh. 1,5. Frammentario, in tre pezzi.
1574. Inv. 260577. Lungh. 2,8; largh. 1,7. Intero. Tracce di ossido di ferro presso la cerniera.
1575. Inv. 260579. Lungh. 2,3; largh. 1,7. Lacunoso,
orlo del coperchio sbrecciato; cerniera non più apribile.
1576. Inv. 260582. Lungh. 2,5; largh. 1,4. Intero, coperchio deformato e cerniera non più apribile.
Fusione.
Le superfici presentano superficie brune o verdi ed
abbondanti prodotti di corrosione. Anche nel caso di
questo tipo ricorre il processo di degrado della cerniera apicale, con conseguente impossibilità ad aprire il
coperchio.
La prima varietà (n. 1562) presenta una decorazione
incisa. Il coperchio è caratterizzato da una serie di cinque cerchielli triplici-concentrici incisi, disposti in fila,
longitudinalmente.
Rientra nel tipo 1b della classificazione proposta da
R. Furger per le scatole per sigilli da Augusta Raurica51,
con un’ampia diffusione principalmente tra Gallia e
Britannia (Fig. 7)52.
Presenta eccezionalmente un confronto puntuale
in Italia, dal Mugello53. Il tipo è ampiamente attestato
in Francia, sia nella versione ornata che inornata. Fu
uno dei primi tipi ad essere riconosciuti da E. Babelon
nell’edizione dei bronzi della Bibliothèque Nationale nel 189554. Diversi esemplari sono stati rinvenuti a
Tarquimpol (Moselle)55, inquadrabili nel corso del II
secolo d.C. In Britannia è maggiormente diffusa la varietà ornata con decorazione a rilievo56.
Il tipo può essere datato entro il II secolo d.C.
1577-1589. Scatole per sigilli di forma di quadrangolare
In due pezzi. Coperchio e fondo a forma pressoché quadrata. Cerniera apicale allungata ad incastro. Il
fondo, caratterizzato da margini piani, ha tre fori passanti disposti a croce; nel bordo due fori passanti in
due punti laterali ed opposti. Coperchio caratterizzato
Fig. 7 (da Furger et alii 2009).
da superficie piana. La superficie termina avvolgendosi
intorno al perno della cerniera. È attestata una caratteristica decorazione plastica in rilievo: il coperchio è incorniciato da una sottile modanatura che corre lungo il
bordo con cerchi concentrici al centro del coperchio.
1577. Inv. 260585. Lungh. 2,1; largh. 1,6.
1578. Inv. 260586. Lungh. 2,8; largh. 1,6. Intero, cerniera non più apribile.
1579. Inv. 260587. Lungh. 2,2; largh. 1,8. Intero, cerniera non più apribile.
1580. Inv. 260588. Lungh. 2,1; largh. 1,6. Lacunoso,
privo di un angolo del coperchio.
1581. Inv. 260589. Lungh. 2,1; largh. 1,8. Intero, cerniera non più apribile.
1582. Inv. 260590. Lungh. 2,1; largh. 2. Lacunoso, privo di un angolo del coperchio; cerniera non più apribile.
1583. Inv. 260591. Lungh. 2,1; largh. 2. Intero, cerniera con prodotti di corrosione e aperta.
1584. Inv. 260592. Lungh. 2,1; largh. 2,1. Lacunoso,
privo di un angolo del coperchio.
1585. Inv. 260593. Lungh. 1,4; largh. 1,5. Intero, fondo leggermente deformato; cerniera non più apribile.
1586. Inv. 260594. Lungh. 2,1; largh. 2,1. Intero. (Tav.
97)
1587. Inv. 260595. Lungh. 2,1; largh. 2. Lacunoso, privo di un perno della cerniera.
1588. Inv. 260596. Lungh. 2,2; largh. 1,7. Lacunoso,
privo di parte del coperchio.
1589. Inv. 260597. Lungh. 2; largh. 1,7. Intero, cerniera non più apribile.
Fusione.
Le superfici presentano superficie brune o verdi ed
abbondanti prodotti di corrosione. Anche nel caso di
questo tipo ricorre il processo di degrado della cerniera apicale, con conseguente impossibilità ad aprire il
coperchio.
1586
Il tipo rientra nella classificazione di A. R. Furger
delle scatole per sigilli di Augusta Raurica, corrispondendo al tipo 7b57, ben noto nell’Italia settentrionale,
e recentemente inquadrato da L. M. Caliò58, anche se
interpretato spesso scorrettamente come “pendaglio”
o “porta profumi”. Confronti puntuali da Luni59, nella
necropoli di Groppello Ciroli di Pavia60.
507
508
Fig. 8 (Rielaborata da Furger et alii 2009).
Si tratta di uno dei primi tipi riconosciuti come
scatole per sigilli, nel Cabinet des Médailles della Bibliothèque Nationale nel 189561. Dal punto di vista
dell’areale di distribuzione, tra i tipi isolati nella collezione Gorga, è certamente quello rinvenuto in aree
delle province dell’impero più distanti tra di loro (Fig.
8). Il tipo è attestato in Francia, dove diversi esem-
plari sono stati rinvenuti a Saint-Laurent-sur-Ornain
(Meuse)62, inquadrabili nel corso del II secolo d.C, e a
Fréjus, Les Aiguières63, nella Germania Nord-Orientale
a Haltern64 e giunge anche nelle province dell’Illirico,
a Iulia Emona, l’attuale Ljubljana65. Trova, inoltre, un
confronto puntuale con una serie diffusa in Inghilterra,
specialmente in alcuni esemplari da East-Anglia66.
Solo per citare un esempio di denominazione per così dire ‘neutra’
come “oggetto bivalve” si veda L. Fedeli, in Cappuccini et alii 2009,
p. 138, n. 46.
2
La poca dimestichezza con la classe, facilmente constatabile
nell’ambito delle edizioni degli scavi, come più generalmente l’assenza di uno studio globale su queste produzioni di età imperiale, sono
stati lamentati più volte da M. Feugère e P. Abauzit (Feugère, Abauzit
1995, p. 41). Sugli studi della classe e, in particolare, su tipi specifici
di questa: Feugère, Abauzit 1995; Feugère, Abauzit 2000; Boucher,
Feugère 2009.
3
Per la storia degli studi sulla classe, a partire dall’identificazione
del 1719 da parte di Bernard di Montfaucon: Feugère, Abauzit 1995,
p. 42.
4
Koenen 1883.
5
Walters 1899.
6
Che si preferisce a “lucchetti a teca”, in analogia con le definizioni
in inglese e francese. Per l’uso di “lucchetto a teca” si veda M. Rossi,
in Tomei 2006, p. 66, I.25. Lucchetti a teca antropomorfi sono peraltro presenti nella raccolta Gorga (nn. 1443-1444).
7
Ward 1911.
8
Dumoulin 1965, p. 70; Alarcào et alii 1979; Saillant 1980, p. 22;
Planson, Pommeret 1986, p. 37; Loustaud 1986, p. 121; Provost
1988, p. 150; Barthèlemy, Depierre 1990, p. 32.
Menzel 1964; Cobolet, Faudet 1980; Bateson 1981; Crummy
1983; Delestre 1986; Guiraud 1988; Hattatt 1989; Holmes 1996.
10
Tale terminologia è frutto della traduzione letterale dei termini
impiegati nella letteratura estera.
11
Per il rapporto tra sigilli, anelli per sigillo e scatole per sigillo, “seal
boxes, seal rings and seal stamps”, si veda soprattutto Holmes 1996.
12
Hattatt 1989.
13
Holmes 1996.
14
Kolling 1974, p. 2.
15
Bateson 1981; Crummy 1983.
16
Bateson 1981, p. 49.
17
Bateson 1981, p. 48.
18
Furger et alii 2009.
19
Feugère, Abauzit 1995; Feugère, Abauzit 2000; Feugère 2009.
20
Furger et alii 2009, pp. 47 ss.
21
M. Rossi, in Tomei 2006, p. 66, I.25.
22
Furger et alii 2009, p. 60, fig. 34.
23
Holmes 1996, pp. 392 ss.
24
Bateson 1981, p. 49, fig. 1.
25
Holmes 1996, p. 392.
26
Holmes 1996, p. 394.
27
Furger et alii 2009, p. 150, n. 19, tav. 3.
28
Delestre 1986, p. 306, n. 2/2, fig. 2.
29
Hattatt 1989, p. 463, n. 145, fig. 24.
9
1
509
30
Crummy 1983, p. 104. Si veda in particolare l’esemplare n. 2527,
fig. 106.
31
Hattatt 1989, p. 461, n. 138, fig. 24.
32
Furger et alii 2009, p. 56, fig. 29, 9.
33
Database http://finds.org.uk/database/artefacts/record (inv.
NMS-6BE124).
34
Da Tiel-Passewaaijse Hogeweg in Furger et alii 2009, p. 54.
35
Hattatt 1989, p. 463, n. 149, fig. 24.
36
Hattatt 1989, p. 462, n. 167, fig. 25.
37
Holmes 1996, p. 394. Si noti però che il tipo isolato da S. Holmes
è privo della caratteristica appendice di terminazione del coperchio.
Non si evince dal disegno proposto se si tratti di una lacuna o di una
variante sul tipo a foglia cuoriforme.
38
Delestre 1986, p. 308, n. 6/4, fig. 2.
39
Database http://finds.org.uk/database/artefacts/record (inv.
NMS-A8DE70), da ricognizione
40
Furger et alii 2009, p. 77, fig. 52, n. 6 con bibliografia e distribuzione del tipo.
41
Da Frisby e Shouldham (Gran Bretagna) in Furger et alii 2009,
p. 77.
42
Furger et alii 2009, p. 66, fig. 39, 8.
43
Da Ixworth (Gran Bretagna) in Furger et alii 2009, p. 66.
44
Inedito, da ricognizione (Dal database http://finds.org.uk/database/artefacts/record Inv. SF-21D8A6).
45
Per la presenza di motivi ornitomorfi sulle scatole per sigilli cir-
510
colari vd. Feugère, Abauzit 2000 con discussione del tipo e bibliografia.
46
Furger et alii 2009, p. 69 s.
47
Furger et alii 2009, p. 73, fig. 49.
48
Holmes 1996, p. 392.
49
Crummy 1983, p. 103, fig. 106.
50
Delestre 1986, p. 308, n. 7/2, fig. 2.
51
Furger et alii 2009, pp. 50 ss.
52
Furger et alii 2009, p. 51, fig. 25.
53
L. Fedeli, in Cappuccini et alii 2009, p. 138, n. 46, genericamente
definito “elemento bivalve”.
54
Babelon, Blanchet 1895, p. 581.
55
Delestre 1986, p. 308, n. 7/1, fig. 2.
56
Hattatt 1989, pp. 463 ss.
57
Furger et alii 2009, p. 78, fig. 59.
58
Caliò 2000, p. 329, nota 208 con bibliografia.
59
Frova 1973, CM2882/1, col. 555, tav. 135, 14, tav. 138, 10.
60
Fortunati Zuccalà 1979, p. 28, n. 6, fig. 16.
61
Babelon, Blanchet 1895, p. 581, n. 1444.
62
Delestre 1986, p. 308, n. 6/1-2, fig. 2.
63
Feugère 2009, p. 132, fig. 30, 507-509.
64
Müller 2002, tav. 71, n. 776.
65
Gaspari 2010, p. 104, fig. 58.
66
Hattatt 1989, p. 466-67, n. 167B, fig. 25.