52 - 21 giugno salvato - Orchestra Milano Classica
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52 - 21 giugno salvato - Orchestra Milano Classica
CARLO GALANTE (1959) “Ghost in Lammermoor”, fantasia per arpa e orchestra d’archi Thème Naïf et Variations, idem... da Album pour les enfants adolescents Tema e Ia Variazione (flauto e archi) La chanson du Bébé (Paroles d’Émilien Pacini) da Miscellanées de musique vocale (voce e archi) Thème Naïf et Variations, idem... IIa Variazione (flauto e archi) Chanson de Zora, La petite bohémienne (Paroles d’Émile Deschamps) da Album français (voce e archi) Thème Naïf et Variations, idem... IIIa Variazione (flauto e archi) Le Dodo des enfants (Paroles d’Émilien Pacini) da Album français (voce e archi) Thème Naïf et Variations, idem... IVa Variazione (flauto e archi) L’Orpheline du Tyrol, Ballade élégie (Paroles d’Émilien Pacini) da Album français (voce e archi) Thème Naïf et Variations, idem... Finale (voce, flauto e archi) ANZIO CORGHI (1937) “Suite Dodo” per voce, flauto e archi da Péchés de vieillesse di Gioachino Rossini WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756-1791) Concerto in do maggiore per flauto, arpa e orchestra KV 299 Allegro – Andantino – Rondeau (allegro) Silvia Tocchini soprano Luisa Prandina arpa Orchestra da Camera Milano Classica Mario Ancillotti flauto solista e direttore È oggi dell’estate grande festa, il caldo, il sole, una grata vacanza concludono quest'anno, e in cuor ci resta dobbiam considerare da vicino che cosa possa far di nostra orchestra una realtà speciale, che un destino Il senso d’aver dato rilevanza, e varietà continua alla stagione che noi chiudiamo in questa circostanza... nuovo e Felice incontri! Qual finestra possiamo aprire su orizzonti nuovi senza mangiar la solita minestra? È dunque oggi anche l’occasione di dar delle future scelte annuncio e ben comunicar la direzione E qual è un repertorio che ritrovi la tradizione, e insieme un nuovo corso in cui le sue eccellenze ognuno provi, di nostra Orchestra. E s’io pure denuncio dei tempi odierni la difficoltade certo per questa sola non rinuncio in un giusto parlar, in un discorso che crei qualcosa di particolare, che sia un imperdibile percorso? a pensar vie, a programmare strade, che restin ricche d’arte e di pensiero e siano degne della nobiltade Abbiam saputo ben collaborare a progetti che altri hanno portato... Ora si tratta d’individuare, che fa di Milan Classica, davvero, una realtà preziosa e indipendente, nella proposta d’un lavor sincero, pur continuando in questo bel dettato, qualcosa in cui possiamo essere i soli, in cui il nostro talento sia esaltato! appassionato, semplice e ... vincente! Le collaborazioni di quest’anno, una vivacità intraprendente, Non voglio ora proporre folli voli, ma approfittar d’un agile struttura per ben lanciar, tra i tanti buoni ruoli il ritrovar le identità che fanno riviver le memorie più gloriose, hanno creato, senz’alcun affanno, che possiam prendere, una via sicura per un futuro ricco e affascinante da viver con affetto e nuova cura! mattine interessanti, è più, gioiose, di tanti stili e modi testimoni, d’un pluralismo colto rispettose: Quale un vascello, ardito veleggiante del vasto mar percorre tutte l’onde ma sa trovar, esperto navigante, Insieme col barocco, ci fu Moni, insieme all’operetta, gli intermezzi, e coi polacchi, i russi.. Le intenzioni la via particolar, che corrisponde al suo destino, ed offre con ciò al mondo un’impressione forte, che risponde si son compiute, ed ora siam riavvezzi ad aspettar sorprese e.. Innovazioni! Abbiamo rinnovato i nostri mezzi all’esigenza d’un viver profondo, noi proporremo un repertorio vivo, sull’oggi ben centrato, a tutto tondo, che di memorie certo non sia privo, né di filologiche competenze, ma sia attuale, bello e mai retrivo! con giovani di ottime ambizioni e siamo pronti a darci nuove mete, progetti, scopi, e al pubblico, emozioni! Di Musica che viva abbiamo sete,.. e Pure continuando nel cammino che ripercorre strade antiche e liete Già nel programma d’oggi pure essenze dell'opera italiana e del belcanto son ritrovate dalle intelligenze di due compositor, che con incanto rifletton su Rossini e Donizetti, e ci propongon, quasi in un “discanto”, quell’attual comporre, quei diletti, che nascon da uno studio appassionato di quei modelli che dei nostri affetti son base, ed hanno a lungo il cor formato.. Io parlo di quel Corghi e quel Galante che da “fantasmi” del nostro passato san trarre una scrittura sì elegante da essere un esempio per chi voglia esser compositor che guarda avante, varcando nel presente quella soglia che lega nell’istante il tempo, eterno, in quel mistero che la mente imbroglia.. Or siamo agli antipodi d’inverno, e il flauto e l’arpa, lievi e dilettosi, ci inducono un sorriso e un gaudio interno, La chanson du Bébé (Paroles d’Émilien Pacini) da Miscellanées de musique vocale Chanson de Zora, La petite bohémienne (Paroles d’Émile Deschamps) da Album français Le Dodo des enfants (Paroles d’Émilien Pacini) da Album français L’Orpheline du Tyrol, Ballade élégie (Paroles d’Émilien Pacini) da Album français Thème Naïf et Variations, idem... da Album pour les enfants adolescents ci portano pensieri luminosi! che ciò ci sia d’augurio e incitamento, per dei concerti ancor meravigliosi, che sian per l’alma un grato nutrimento! Continueremo allora a ricercare con vigil civiltà e discernimento, chi sappia nel presente compendiare, dell’attimo vivendo nel crogiuolo, (e possa grato a noi poscia restare) in un creativo e fantasioso volo, ricerca e storia, futuro e memoria, dolcezza e forza, Luce, e ancor... Tritolo! MdC Il concerto di oggi conclude la nostra stagione orchestrale, “tra memorie d’identità e riflessioni sulla prassi”, con uno “sguardo”, nel presente, nell’oceano di presenze che costituiscono il nostro mondo, alle nostre radici, all’800 italiano, attraverso gli occhi di due tra i più rappresentativi compositori italiani contemporanei. Accostati, per la vivacità e raffinatezza di scrittura, alla felice leggerezza ed equilibrio del concerto per flauto ed arpa di Mozart, che ben suggella l’occasione doppiamente festiva, di finale di stagione e d’inizio estate, la Suite Do do di Azio Corghi e Ghosts in Lammermoor di Carlo Galante ci propongono un ascolto dell’oggi, di un lavoro compositivo che compendia, nel crogiolo del presente, storia, memoria, fantasia, invenzione, riflessione, talento, creatività, in modo esemplare. Ed è proprio quest’attenzione all’“oggi” che presentiamo come un’indicazione, e un’anticipazione, di quello che sarà il nostro percorso per la prossima stagione, una testimonianza sul presente, sull’attualità, anche delle proposte di repertorio storico. Il concerto per flauto ed arpa risale al secondo viaggio parigino di Mozart, che pur essendo per lui, nella primavera del 1778, l’occasione per scrivere comunque molta musica sublime, si rivelò per molti versi deludente: riincontrava da ventiduenne un pubblico che lo aveva osannato bambino, e che era ora invece molto più indifferente, distratto dalla querelle Gluck-Piccinni, per lui di scarso interesse, e in generale molto più estraneo. Nota aneddotica, tra le delusioni del periodo ce ne furono anche due legate a questo concerto; Mozart lo scrisse infatti per due dilettanti, il Duca di Guines e sua figlia, di cui inizialmente elogiò in una lettera al padre, con grande entusiasmo, il talento e perfino il genio:“II Duca suona il flauto in modo straordinario e sua figlia, a cui insegno composizione, suona l'arpa magnifique: ha un grande talento, perfino del genio, e ha per di più una memoria straordinaria, in quanto suona tutto a mente e conosce un paio di centinaia di pezzi”, ma vide poi da un lato la ragazza arpista abbandonare la musica sposandosi, e dall’altro il padre flautista non corrispondergli nemmeno il pagamento dell’onorario per la composizione... Ma veniamo ai due brani contemporanei, lasciandone la presentazione alle parole dei loro autori: A. Corghi, Suite Dodo da Péchés de vieillesse di Gioachino Rossini (1992) Il denominatore comune della Suite Dodo è l’elemento “infantile o naïf ” caratterizzante testi e titoli delle opere rossiniane che la compongono; opere scritte, originariamente, per Canto e Pianoforte (le quattro liriche) o Pianoforte solo (Thème Naï et Variations, idem...): Sappiamo che, nei confronti delle composizioni vocali, Rossini applicava spesso il concetto: “prima la musica, poi le parole”. Fra le musiche che adottano testi differenti (senza risultare poi “indifferenti” ai medesimi!) troviamo frequentemente quella legata all’aria metastasiana “Mi lagnerò tacendo”, prediletta da Rossini. Ai versi di quest’ultima, nel nostro caso, vengono sostituiti quelli di Le Dodo des enfants, ninnananna-preghiera cantata da una madre al capezzale del figlio malato. Di opposta vitalistica intonazione, La chanson du Bébé riporta un elemento scatologico frutto di un diretto intervento del compositore il quale, accogliendo il suggerimento di Pacini (“si le chanteur n’est pas trop timide...”), modifica l’originale: “Papa, Maman, Nanan! atchi! atchi!”, con le parole “Maman, Papa, Pipi, caca”. Nelle altre liriche, non soltanto suggerito dai testi, troviamo un descrittivismo oleografico strettamente legato al gusto borghese e ulteriormente riscontrabile nei sottotitoli, ovvero: Chanson de Zora, La petite bohémienne che si guadagna la vita in modo più o meno patetico e L’Orpheline du Tyrol, Ballade élégie con i suoi accenti di danza tirolese (“Jodl”) e tracce del solito... “Mi lagnerò tacendo”. Un simile contesto illustrativo, quasi acquaforte d’epoca, invita ad accogliere favorevolmente, ai fini di una trascrizione, l’organico vocale-strumentale indicato dal committente (il Festival Pianistico di Brescia e Bergamo, nel 1992, n.d.r.). Un organico monocromatico, basato sull’orchestra d’archi, che scatena un impegnativo confronto con un gusto tutto rivolto alla creazione di atmosfere. Qui il colore già esiste nelle ardite ricerche armoniche e nell’essenzialità della figurazione ritmica, entrambe caratterizzanti le varie situazioni. Si tratta probabilmente, sotto l’aspetto linguistico, dei pezzi “più aperti al nuovo” fra quelli composti da Rossini nel suo esilio parigino: uomo ormai disincantato e ciononostante artista ricco di intuizioni musicali imprevedibili. La notazione musicale particolarmente accurata, di queste ultime opere, risulta estremamente stimolante, addirittura “provocatoria” nei confronti del compositore d’oggi interessato alla ricerca timbrica (anche al fine di stabilire genericamente i dati comportamentali in un lavoro di trascrizione). Poiché l’omogeneità del colore strumentale risulta “comune” sia all’originale impianto pianistico che all’orchestra d’archi, il gioco della trascrizione consisterà appunto nel tentare di percorrere le stesse vie proposte dall’immaginazione musicale rossiniana, attraverso l’impiego di artifizi tecnici, variazioni dinamiche e preziosità di scrittura indotte dal nuovo organico. Ne scaturisce una tipologia di intervento che, ovviamente, più che alla filologia mira, “dosando le trasgressioni”, alla realizzazione sonora dell’immagine richiesta dall’efficacia descrittiva rossiniana (quasi a sfiorare l’effetto “impressionista”). Mano a mano che si avanza nel paesaggio sonoro, ci si trova coinvolti nel “gioco delle radici ataviche”: i punti d’incontro fra modi operativi rivelano imprevedibili affinità con segni e simboli legati a gesti strumentali che spaziano nell’arco di due secoli. Nella Suite Dodo, Voce e Flauto, singolarmente accompagnati dall’orchestra d’archi, alternano i loro interventi: la parte del Flauto, ricavata da Thème Naïf et Variations, idem..., viene proposta come “cornice” - sezione introduttiva, di collegamento e conclusiva - alle liriche. La notazione della parte vocale fa riferimento alle pubblicazioni della Fondazione Rossini di Pesaro e precisamente: per quanto riguarda i pezzi dell’Album français, all’edizione critica curata da Rossana Dalmonte; per le altre opere ai Quaderni Rossiniani (V e XV). La scelta di un titolo “infantile e rassicurante”, vuole rendere omaggio, nel bicentenario della nascita, al Rossini dei Péchés de vieillesse, quello degli “scarabocchi buttati giù per divertimento”. Al riguardo, anche i lamentosi versi metastasiani del Siroe, rimaneggiati dal compositore, diventano profondamente significativi, quasi emblematici della bonaria posizione agnostica assunta da chi non intende discutere di cose difficilmente controllabili: Mi lagnerò tacendo Della mia sorte amara; Ma ch’io non t’ami, o cara, Non lo sperar da me. Crudel! in che t’offesi? Farmi penar, perché? Nello stesso tempo si comprende meglio quella che Gioacchino Lanza Tomasi definisce “la contraddizione dialettica fra una gioventù intensamente vissuta e un vecchiaia all’insegna della riflessione”: soprattutto se si considera il “gusto del silenzio” col quale Rossini assapora i suoi ultimi 39 anni di vita. Azio Corghi Guidizzolo, 20 gennaio 1992 C. Galante, Ghosts in Lammermoor, fantasia per arpa e orchestra d’archi La fantasia si ispira, naturalmente, alla famosa Opera donizettiana, ma non è un semplice ripasso delle melodie celebri come in molte delle composizioni ottocentesche tratte da temi d’opera, ma piuttosto, un libero sviluppo di alcuni suggerimenti musicali e di alcune atmosfere espressive tipiche della Lucia di Lammermoor. Lo spunto iniziale di Ghosts in Lammermoor è il momento in cui la protagonista Lucia fa il suo ingresso in scena, ingresso introdotto da un lungo e celebre assolo d’arpa: quest’assolo offre il materiale musicale a tutto il brano; materiale che mano a mano si trasforma e si deforma, allontanandosi sempre più dalla funzione vagamente decorativa dell’originale, per percepire le allucinazioni e i fantasmi da cui Lucia è turbata e che la condurranno alla pazzia. Ho scritto questo lavoro nel 2007, ora ne propongo una nuova versione, in cui la parte orchestrale è profondamente ripensata, soprattutto per quanto riguarda la stesura del primo violino che ora, ancor più che nella precedente versione, diventa appassionato interlocutore dell’arpa solista; quest’ultima guadagna un’ampia e virtuosistica cadenza che diventa, in qualche modo, il cuore del brano. Carlo Galante SILVIA TOCCHINI – Diplomata in canto con il massimo dei voti presso l’Istituto Musicale “L. Boccherini” di Lucca, si è perfezionata con i soprani M.G. Gabanizza, Iris Adami Corradetti e Hilde Zadek. Ha lavorato con Ensembles e Orchestre tra le quali l’Orchestra Sinfonica Giovanile del Piemonte, i Solisti del Maggio Musicale Fiorentino. La sua versatilità la porta a interpretare un repertorio che va che include la musica contemporanea di cui è interprete di prime esecuzioni assolute. Collabora stabilmente con l’Ensemble Nuovo Contrappunto diretto dal M° Mario Ancillotti, con il quale ha eseguito, tra l’altro, la trilogia di Dallapiccola, Sicut Umbra, Le Parole di S. Paolo e Commiato. Recentemente ha partecipato alle celebrazioni in onore di Luciano Berio eseguendo, sempre per Suoni Riflessi con l’ensemble Nuovo Contrappunto, i Folk Songs e la Sequenza III per voce sola. Sempre per la stessa manifestazione è stata protagonista, in duo con il pianista Matteo Fossi, del La voix humaine di Polenc. Nell’opera è stata protagonista di prime riprese in epoca moderna di opere del Settecento quali il Don Giovanni di Cazzaniga e Il ciarlatano di Domenico Puccini sotto la direzione del M° Herbert Handt. LUISA PRANDINA ha studiato presso la Civica Scuola di Musica di Milano, diplomandosi non ancora sedicenne con il massimo dei voti. A dieci anni vince il primo premio assoluto al Concorso nazionale “Bellini” di Como per giovani strumentisti ed in seguito diversi concorsi nazionali ed internazionali. Dal 1986 è stata prima arpa delle Orchestre dei Giovani della Comunità Europea (E.C.Y.O.), della Radio di Francoforte, della Chamber Orchestra of Europe. A 23 anni è diventata prima arpa dell’orchestra del Teatro alla Scala, avendo vinto il concorso internazionale per ricoprire tale ruolo. Svolge un’intensa attività concertistica sia in formazioni cameristiche, con musicisti prestigiosi quali Yuri Bashmet, Dora Schwarzberg, sia, come solista, con famose orchestre quali la Filarmonica della Scala, i Solisti Veneti, i Virtuosi di Mosca, la Malher Chamber Orchestra. È ospite solista in sale importanti, quale la Scala di Milano, la Sala Verdi del Conservatorio di Milano, la Philarmonie di Berlino, la Kurhaus di Wiesbaden. La critica musicale ha detto di lei: “Ha maturato un vigore di mano e una rotondità di suono-colore e una razionalità sicura” (Corriere della Sera); “Les phrasés élegants et l’énergie de Luisa Prandina ont fait merveille” (Nice Matin); “Il concerto per flauto ed arpa alla Scala è stato passerella perfetta per la poesia musicale e l’estro strumentale incantevoli di Luisa Prandina” (La Repubblica); “L’arpa va in scena e domina la Scala” (Il Giornale); “Ha entusiasmato non solo per il suono perlaceo dell’arpa, ma soprattutto per l’ampiezza di variazioni dell’interpretazione... Temperamento spagnolo” (Frankfurter Allgemeine Zeitung). Ha inciso con l’Orchestra Filarmonica della Scala diretta dal Maestro Riccardo Muti il Concerto di Mozart KV 299, per la casa discografica E.M.I., per la rivista Amadeus, per la S.D.R. e Hanssler Classic. MARIO ANCILLOTTI – La figura di Mario Ancillotti nel campo musicale non ha bisogno di presentazioni. È uno dei musicisti più rappresentativi italiani, sia nell’ambito dello strumento di elezione, il flauto, che nella sua più recente attività, quella di organizzatore e direttore. La sua fama è universalmente riconosciuta ed ha avuto attività nei cinque continenti. Nato nel 1946 si è formato al Conservatorio di Firenze dove ha avuto la possibilità di frequentare e collaborare con i grandi musicisti che lì vi insegnavano: Luigi Dallapiccola, Roberto Lupi, Carlo Prosperi, Franco Rossi, Piero Farulli, Piero Bellugi, etc. Successivamente si trasferiva a Roma ricoprendo assieme a Severino Gazzelloni l’incarico di primo flauto dell’Orchestra della Rai di Roma e successivamente di Santa Cecilia. Dopo otto anni, abbandonato l’incarico, si è dedicato interamente all’attività solistica che lo ha portato a collaborare con tutti i maggiori musicisti: da Accardo a Muti, da Berio a Petrassi, Penderecki, Sciarrino, Henze, Canino, Spivakov, Giuranna, e suonando sotto la guida di Maag, Bellugi, Cambreling, Bour, Soudant, Gelmetti, Penderecki, Ferro, Melles, etc. Ha insegnato per più di venti anni ai Corsi Speciali di Perfezionamento della Scuola di Musica di Fiesole, corsi che riuniscono i più titolati musicisti da tutto il mondo. È inoltre docente da vent’anni alla Scuola Universitaria di Musica di Lugano, uno fra i pochissimi musicisti italiani che tengono insegnamenti universitari all’estero e ha tenuto corsi e seminari in Svizzera, Austria, Germania, Usa, Messico, Cile, Argentina, Cina, Repubblica Ceca, Italia. Il coronamento della sua attività di musicista, mai limitata alla sola esecuzione musicale, è la realizzazione del complesso Nuovo Contrappunto, nato in seno alla Scuola di Fiesole, di cui è direttore ed animatore. I progetti nati e divulgati con il Nuovo Contrappunto, hanno avuto il plauso e l’invito delle società musicali più importanti d’Italia, e l’uscita in poco più di un anno di ben due CD con musiche di Debussy, Ravel e De Falla per la rivista Amadeus nella veste di direttore e di solista, e la realizzazione della manifestazione SUONI RIFLESSI, da lui ideata, ha suscitato l’interesse di tutto l’ambiente musicale e lo ha portato ad avere numerosi inviti come direttore e frequentazioni con personaggi dell’ambiente culturale come Moni Ovadia, Tiziano Scarpa, Sergio Givone, Edoardo Sanguineti, Vittorio Sermonti, Arnoldo Foà, Milena Vukotic, Maddalena Crippa, etc. È uscito nel marzo 2012 un suo CD interamente dedicato a musiche bachiane per la rivista Amadeus, e successivamente l’intera opera per flauto per la Camerata Tokyo. Dunque, figura di musicista a tutto tondo con interessi e partecipazioni anche fuori dell’ambito strettamente musicale che ne fanno un personaggio moderno e di ampio respiro culturale. Orchestra da Camera Milano Classica oboi: Claudio Balletti, Beike Wang – corni: Brunello Gorla, Fabio Fontana violini primi: Michele Torresetti, Roberto Zara, Benedicta Manfredi, Steven Slade violini secondi: Alessandro Vescovi, Stefania Trovesi, Silvana Pomarico, Elisa Scanziani viole: Flavia Giordanengo, Simona Guerini – violoncelli: Issei Watanabe, Francesca Formisano contrabbasso: Andrea Scarpa Associazione “Amici di Milano Classica” XXIII STAGIONE CONCERTISTICA 2014-2015 ________________________________________________________________________ Consiglio direttivo Maria Candida Morosini presidente Sandro Boccardi, Stefano Caldi, Sergio Giuli, Roberto Turriani Palazzina Liberty – Largo Marinai d’Italia, Milano domenica 21 giugno ore 10.45 Soci promotori Laura Bianco, Maria Candida Morosini, Vincenzo Sironi Soci sostenitori Paolo Beltrame, Angelo Binda e Giancarla Salmaso, John W. Buss, Stefano Filippo Caldi, Chiara Buss Fumagalli, Giuseppe e Mariangela Cappelletti, Nico Cerana, Massimo De Giuli, Faustina Bassani, Franca Sironi, Maria Angela Visentini Soci ordinari B Martha Barzano-Waser, Antonio Cao, Maria Ceppellini, Emanuela Crescentini, Anna Feltri, Carla Ferrari Aggradi, Sergio Giuli, Miranda Mambelli, Lia Mangolini, Arnaldo Masserini, Ada Mauri, Liliana Nicodano Mutti, Maria Simonetta Pavan, Marisa Pogliago, Nerina Porta, Franco Salucci, Franco Schönheit, Ada Somazzi Mellace, Luciana Tomelleri, Paola Valagussa, Anne Marie Wille, Brigitte Zanetti Soci ordinari A Antonia Ausenda Fattori, Mario Bazzini, Giovannella Bazzini Salvadori, Enrico Bigliardi, Donatella Bisutti, Fabrizio Brambilla, Claudio Buzzi, Piera Caramellino, Carlo Cattaneo, Paolo Clerici, Nicoletta Contardi, Alfredo Cristanini, Sig.ra Dallera, Maria Grazia Dominici Inzaghi, Isabella Dominici Inzaghi, Maria Elisa Ettorre, Reldo Ferraro, Modesta Ferretti, Pietro Fornari, Enrica Garcia Bonelli, Matilde Garelli, Giuliana Giardini Clerici, Alessandro Grazzi, Franco Groppi, Vittoria Groppi Civardi, Maria Luisa Guatteri Vismara, Maria Laura Locati, Marisa Malerba, Elena Manzoni Di Chiosca, Francesca Montanari, Maria Elisa Massagrande, Lilli Nardella, Rosanna Pagnini, Letizia Pederzini, Roberta Podestà, Anna Maria Prearo Chiolini, Marina Presti, Pierina Ranica, Roberta Rossi, Anna Rosso, Noris Sanchini, Maria Luisa Sangalli, Nadia Scarci, Annamaria Spagna, Giuliana Tongiorgi, Maria Teresa Traversi, Roberto Turriani, Ernesto Vismara SOLSTIZIO D’ESTATE Musiche di C. Galante, A. Corghi, W.A. Mozart Silvia Tocchini soprano Luisa Prandina arpa Orchestra da Camera Milano Classica Mario Ancillotti flauto solista e direttore ____________________________________________________________________________________________________