52 - 21 giugno salvato - Orchestra Milano Classica

Transcript

52 - 21 giugno salvato - Orchestra Milano Classica
CARLO GALANTE (1959)
“Ghost in Lammermoor”, fantasia per arpa e orchestra d’archi
Thème Naïf et Variations, idem... da Album pour les enfants adolescents
Tema e Ia Variazione (flauto e archi)
La chanson du Bébé (Paroles d’Émilien Pacini) da Miscellanées de musique vocale
(voce e archi)
Thème Naïf et Variations, idem...
IIa Variazione (flauto e archi)
Chanson de Zora, La petite bohémienne (Paroles d’Émile Deschamps) da Album français
(voce e archi)
Thème Naïf et Variations, idem...
IIIa Variazione (flauto e archi)
Le Dodo des enfants (Paroles d’Émilien Pacini) da Album français
(voce e archi)
Thème Naïf et Variations, idem...
IVa Variazione (flauto e archi)
L’Orpheline du Tyrol, Ballade élégie (Paroles d’Émilien Pacini) da Album français
(voce e archi)
Thème Naïf et Variations, idem...
Finale (voce, flauto e archi)
ANZIO CORGHI (1937)
“Suite Dodo” per voce, flauto e archi
da Péchés de vieillesse di Gioachino Rossini
WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756-1791)
Concerto in do maggiore per flauto, arpa e orchestra KV 299
Allegro – Andantino – Rondeau (allegro)
Silvia Tocchini soprano
Luisa Prandina arpa
Orchestra da Camera Milano Classica
Mario Ancillotti flauto solista e direttore
È oggi dell’estate grande festa,
il caldo, il sole, una grata vacanza
concludono quest'anno, e in cuor ci resta
dobbiam considerare da vicino
che cosa possa far di nostra orchestra
una realtà speciale, che un destino
Il senso d’aver dato rilevanza,
e varietà continua alla stagione
che noi chiudiamo in questa circostanza...
nuovo e Felice incontri! Qual finestra
possiamo aprire su orizzonti nuovi
senza mangiar la solita minestra?
È dunque oggi anche l’occasione
di dar delle future scelte annuncio
e ben comunicar la direzione
E qual è un repertorio che ritrovi
la tradizione, e insieme un nuovo corso
in cui le sue eccellenze ognuno provi,
di nostra Orchestra. E s’io pure denuncio
dei tempi odierni la difficoltade
certo per questa sola non rinuncio
in un giusto parlar, in un discorso
che crei qualcosa di particolare,
che sia un imperdibile percorso?
a pensar vie, a programmare strade,
che restin ricche d’arte e di pensiero
e siano degne della nobiltade
Abbiam saputo ben collaborare
a progetti che altri hanno portato...
Ora si tratta d’individuare,
che fa di Milan Classica, davvero,
una realtà preziosa e indipendente,
nella proposta d’un lavor sincero,
pur continuando in questo bel dettato,
qualcosa in cui possiamo essere i soli,
in cui il nostro talento sia esaltato!
appassionato, semplice e ... vincente!
Le collaborazioni di quest’anno,
una vivacità intraprendente,
Non voglio ora proporre folli voli,
ma approfittar d’un agile struttura
per ben lanciar, tra i tanti buoni ruoli
il ritrovar le identità che fanno
riviver le memorie più gloriose,
hanno creato, senz’alcun affanno,
che possiam prendere, una via sicura
per un futuro ricco e affascinante
da viver con affetto e nuova cura!
mattine interessanti, è più, gioiose,
di tanti stili e modi testimoni,
d’un pluralismo colto rispettose:
Quale un vascello, ardito veleggiante
del vasto mar percorre tutte l’onde
ma sa trovar, esperto navigante,
Insieme col barocco, ci fu Moni,
insieme all’operetta, gli intermezzi,
e coi polacchi, i russi.. Le intenzioni
la via particolar, che corrisponde
al suo destino, ed offre con ciò al mondo
un’impressione forte, che risponde
si son compiute, ed ora siam riavvezzi
ad aspettar sorprese e.. Innovazioni!
Abbiamo rinnovato i nostri mezzi
all’esigenza d’un viver profondo,
noi proporremo un repertorio vivo,
sull’oggi ben centrato, a tutto tondo,
che di memorie certo non sia privo,
né di filologiche competenze,
ma sia attuale, bello e mai retrivo!
con giovani di ottime ambizioni
e siamo pronti a darci nuove mete,
progetti, scopi, e al pubblico, emozioni!
Di Musica che viva abbiamo sete,..
e Pure continuando nel cammino
che ripercorre strade antiche e liete
Già nel programma d’oggi pure essenze
dell'opera italiana e del belcanto
son ritrovate dalle intelligenze
di due compositor, che con incanto
rifletton su Rossini e Donizetti,
e ci propongon, quasi in un “discanto”,
quell’attual comporre, quei diletti,
che nascon da uno studio appassionato
di quei modelli che dei nostri affetti
son base, ed hanno a lungo il cor formato..
Io parlo di quel Corghi e quel Galante
che da “fantasmi” del nostro passato
san trarre una scrittura sì elegante
da essere un esempio per chi voglia
esser compositor che guarda avante,
varcando nel presente quella soglia
che lega nell’istante il tempo, eterno,
in quel mistero che la mente imbroglia..
Or siamo agli antipodi d’inverno,
e il flauto e l’arpa, lievi e dilettosi,
ci inducono un sorriso e un gaudio interno,
La chanson du Bébé (Paroles d’Émilien Pacini) da Miscellanées de musique vocale
Chanson de Zora, La petite bohémienne (Paroles d’Émile Deschamps) da Album français
Le Dodo des enfants (Paroles d’Émilien Pacini) da Album français
L’Orpheline du Tyrol, Ballade élégie (Paroles d’Émilien Pacini) da Album français
Thème Naïf et Variations, idem... da Album pour les enfants adolescents
ci portano pensieri luminosi!
che ciò ci sia d’augurio e incitamento,
per dei concerti ancor meravigliosi,
che sian per l’alma un grato nutrimento!
Continueremo allora a ricercare
con vigil civiltà e discernimento,
chi sappia nel presente compendiare,
dell’attimo vivendo nel crogiuolo,
(e possa grato a noi poscia restare)
in un creativo e fantasioso volo,
ricerca e storia, futuro e memoria,
dolcezza e forza, Luce, e ancor... Tritolo!
MdC
Il concerto di oggi conclude la nostra stagione orchestrale, “tra memorie d’identità e
riflessioni sulla prassi”, con uno “sguardo”, nel presente, nell’oceano di presenze che
costituiscono il nostro mondo, alle nostre radici, all’800 italiano, attraverso gli occhi di due tra i
più rappresentativi compositori italiani contemporanei.
Accostati, per la vivacità e raffinatezza di scrittura, alla felice leggerezza ed equilibrio del concerto
per flauto ed arpa di Mozart, che ben suggella l’occasione doppiamente festiva, di finale di
stagione e d’inizio estate, la Suite Do do di Azio Corghi e Ghosts in Lammermoor di Carlo Galante ci
propongono un ascolto dell’oggi, di un lavoro compositivo che compendia, nel crogiolo del
presente, storia, memoria, fantasia, invenzione, riflessione, talento, creatività, in modo esemplare.
Ed è proprio quest’attenzione all’“oggi” che presentiamo come un’indicazione, e
un’anticipazione, di quello che sarà il nostro percorso per la prossima stagione, una testimonianza
sul presente, sull’attualità, anche delle proposte di repertorio storico.
Il concerto per flauto ed arpa risale al secondo viaggio parigino di Mozart, che pur essendo per
lui, nella primavera del 1778, l’occasione per scrivere comunque molta musica sublime, si rivelò
per molti versi deludente: riincontrava da ventiduenne un pubblico che lo aveva osannato
bambino, e che era ora invece molto più indifferente, distratto dalla querelle Gluck-Piccinni, per
lui di scarso interesse, e in generale molto più estraneo.
Nota aneddotica, tra le delusioni del periodo ce ne furono anche due legate a questo concerto;
Mozart lo scrisse infatti per due dilettanti, il Duca di Guines e sua figlia, di cui inizialmente elogiò
in una lettera al padre, con grande entusiasmo, il talento e perfino il genio:“II Duca suona il flauto in
modo straordinario e sua figlia, a cui insegno composizione, suona l'arpa magnifique: ha un grande talento, perfino
del genio, e ha per di più una memoria straordinaria, in quanto suona tutto a mente e conosce un paio di centinaia
di pezzi”, ma vide poi da un lato la ragazza arpista abbandonare la musica sposandosi, e dall’altro
il padre flautista non corrispondergli nemmeno il pagamento dell’onorario per la composizione...
Ma veniamo ai due brani contemporanei, lasciandone la presentazione alle parole dei loro autori:
A. Corghi, Suite Dodo da Péchés de vieillesse di Gioachino Rossini (1992)
Il denominatore comune della Suite Dodo è l’elemento “infantile o naïf ” caratterizzante testi e
titoli delle opere rossiniane che la compongono; opere scritte, originariamente, per Canto e
Pianoforte (le quattro liriche) o Pianoforte solo (Thème Naï et Variations, idem...):
Sappiamo che, nei confronti delle composizioni vocali, Rossini applicava spesso il concetto:
“prima la musica, poi le parole”. Fra le musiche che adottano testi differenti (senza risultare poi
“indifferenti” ai medesimi!) troviamo frequentemente quella legata all’aria metastasiana “Mi lagnerò
tacendo”, prediletta da Rossini. Ai versi di quest’ultima, nel nostro caso, vengono sostituiti quelli di
Le Dodo des enfants, ninnananna-preghiera cantata da una madre al capezzale del figlio malato.
Di opposta vitalistica intonazione, La chanson du Bébé riporta un elemento scatologico frutto
di un diretto intervento del compositore il quale, accogliendo il suggerimento di Pacini (“si le
chanteur n’est pas trop timide...”), modifica l’originale: “Papa, Maman, Nanan! atchi! atchi!”, con le
parole “Maman, Papa, Pipi, caca”. Nelle altre liriche, non soltanto suggerito dai testi, troviamo un
descrittivismo oleografico strettamente legato al gusto borghese e ulteriormente riscontrabile nei
sottotitoli, ovvero: Chanson de Zora, La petite bohémienne che si guadagna la vita in modo più o
meno patetico e L’Orpheline du Tyrol, Ballade élégie con i suoi accenti di danza tirolese (“Jodl”) e
tracce del solito... “Mi lagnerò tacendo”. Un simile contesto illustrativo, quasi acquaforte d’epoca,
invita ad accogliere favorevolmente, ai fini di una trascrizione, l’organico vocale-strumentale
indicato dal committente (il Festival Pianistico di Brescia e Bergamo, nel 1992, n.d.r.). Un
organico monocromatico, basato sull’orchestra d’archi, che scatena un impegnativo confronto
con un gusto tutto rivolto alla creazione di atmosfere. Qui il colore già esiste nelle ardite ricerche
armoniche e nell’essenzialità della figurazione ritmica, entrambe caratterizzanti le varie situazioni.
Si tratta probabilmente, sotto l’aspetto linguistico, dei pezzi “più aperti al nuovo” fra quelli
composti da Rossini nel suo esilio parigino: uomo ormai disincantato e ciononostante artista
ricco di intuizioni musicali imprevedibili. La notazione musicale particolarmente accurata, di
queste ultime opere, risulta estremamente stimolante, addirittura “provocatoria” nei confronti del
compositore d’oggi interessato alla ricerca timbrica (anche al fine di stabilire genericamente i dati
comportamentali in un lavoro di trascrizione). Poiché l’omogeneità del colore strumentale risulta
“comune” sia all’originale impianto pianistico che all’orchestra d’archi, il gioco della trascrizione
consisterà appunto nel tentare di percorrere le stesse vie proposte dall’immaginazione musicale
rossiniana, attraverso l’impiego di artifizi tecnici, variazioni dinamiche e preziosità di scrittura
indotte dal nuovo organico. Ne scaturisce una tipologia di intervento che, ovviamente, più che
alla filologia mira, “dosando le trasgressioni”, alla realizzazione sonora dell’immagine richiesta
dall’efficacia descrittiva rossiniana (quasi a sfiorare l’effetto “impressionista”). Mano a mano che
si avanza nel paesaggio sonoro, ci si trova coinvolti nel “gioco delle radici ataviche”: i punti
d’incontro fra modi operativi rivelano imprevedibili affinità con segni e simboli legati a gesti
strumentali che spaziano nell’arco di due secoli. Nella Suite Dodo, Voce e Flauto, singolarmente
accompagnati dall’orchestra d’archi, alternano i loro interventi: la parte del Flauto, ricavata da
Thème Naïf et Variations, idem..., viene proposta come “cornice” - sezione introduttiva, di
collegamento e conclusiva - alle liriche. La notazione della parte vocale fa riferimento alle
pubblicazioni della Fondazione Rossini di Pesaro e precisamente: per quanto riguarda i pezzi
dell’Album français, all’edizione critica curata da Rossana Dalmonte; per le altre opere ai Quaderni
Rossiniani (V e XV). La scelta di un titolo “infantile e rassicurante”, vuole rendere omaggio, nel
bicentenario della nascita, al Rossini dei Péchés de vieillesse, quello degli “scarabocchi buttati giù per
divertimento”. Al riguardo, anche i lamentosi versi metastasiani del Siroe, rimaneggiati dal
compositore, diventano profondamente significativi, quasi emblematici della bonaria posizione
agnostica assunta da chi non intende discutere di cose difficilmente controllabili:
Mi lagnerò tacendo
Della mia sorte amara;
Ma ch’io non t’ami, o cara,
Non lo sperar da me.
Crudel! in che t’offesi?
Farmi penar, perché?
Nello stesso tempo si comprende meglio quella che Gioacchino Lanza Tomasi definisce “la
contraddizione dialettica fra una gioventù intensamente vissuta e un vecchiaia all’insegna della
riflessione”: soprattutto se si considera il “gusto del silenzio” col quale Rossini assapora i suoi
ultimi 39 anni di vita.
Azio Corghi
Guidizzolo, 20 gennaio 1992
C. Galante, Ghosts in Lammermoor, fantasia per arpa e orchestra d’archi
La fantasia si ispira, naturalmente, alla famosa Opera donizettiana, ma non è un semplice ripasso
delle melodie celebri come in molte delle composizioni ottocentesche tratte da temi d’opera, ma
piuttosto, un libero sviluppo di alcuni suggerimenti musicali e di alcune atmosfere espressive
tipiche della Lucia di Lammermoor. Lo spunto iniziale di Ghosts in Lammermoor è il momento in
cui la protagonista Lucia fa il suo ingresso in scena, ingresso introdotto da un lungo e celebre
assolo d’arpa: quest’assolo offre il materiale musicale a tutto il brano; materiale che mano a mano si
trasforma e si deforma, allontanandosi sempre più dalla funzione vagamente decorativa
dell’originale, per percepire le allucinazioni e i fantasmi da cui Lucia è turbata e che la condurranno
alla pazzia. Ho scritto questo lavoro nel 2007, ora ne propongo una nuova versione, in cui la parte
orchestrale è profondamente ripensata, soprattutto per quanto riguarda la stesura del primo violino
che ora, ancor più che nella precedente versione, diventa appassionato interlocutore dell’arpa
solista; quest’ultima guadagna un’ampia e virtuosistica cadenza che diventa, in qualche modo, il
cuore del brano.
Carlo Galante
SILVIA TOCCHINI – Diplomata in canto con il massimo dei voti presso l’Istituto Musicale “L.
Boccherini” di Lucca, si è perfezionata con i soprani M.G. Gabanizza, Iris Adami Corradetti e
Hilde Zadek. Ha lavorato con Ensembles e Orchestre tra le quali l’Orchestra Sinfonica Giovanile
del Piemonte, i Solisti del Maggio Musicale Fiorentino. La sua versatilità la porta a interpretare un
repertorio che va che include la musica contemporanea di cui è interprete di prime esecuzioni
assolute. Collabora stabilmente con l’Ensemble Nuovo Contrappunto diretto dal M° Mario
Ancillotti, con il quale ha eseguito, tra l’altro, la trilogia di Dallapiccola, Sicut Umbra, Le Parole di S.
Paolo e Commiato. Recentemente ha partecipato alle celebrazioni in onore di Luciano Berio
eseguendo, sempre per Suoni Riflessi con l’ensemble Nuovo Contrappunto, i Folk Songs e la
Sequenza III per voce sola. Sempre per la stessa manifestazione è stata protagonista, in duo con il
pianista Matteo Fossi, del La voix humaine di Polenc. Nell’opera è stata protagonista di prime
riprese in epoca moderna di opere del Settecento quali il Don Giovanni di Cazzaniga e Il ciarlatano
di Domenico Puccini sotto la direzione del M° Herbert Handt.
LUISA PRANDINA ha studiato presso la Civica Scuola di Musica di Milano, diplomandosi non
ancora sedicenne con il massimo dei voti. A dieci anni vince il primo premio assoluto al Concorso
nazionale “Bellini” di Como per giovani strumentisti ed in seguito diversi concorsi nazionali ed
internazionali. Dal 1986 è stata prima arpa delle Orchestre dei Giovani della Comunità Europea
(E.C.Y.O.), della Radio di Francoforte, della Chamber Orchestra of Europe. A 23 anni è diventata
prima arpa dell’orchestra del Teatro alla Scala, avendo vinto il concorso internazionale per ricoprire
tale ruolo. Svolge un’intensa attività concertistica sia in formazioni cameristiche, con musicisti
prestigiosi quali Yuri Bashmet, Dora Schwarzberg, sia, come solista, con famose orchestre quali la
Filarmonica della Scala, i Solisti Veneti, i Virtuosi di Mosca, la Malher Chamber Orchestra. È ospite
solista in sale importanti, quale la Scala di Milano, la Sala Verdi del Conservatorio di Milano, la
Philarmonie di Berlino, la Kurhaus di Wiesbaden. La critica musicale ha detto di lei: “Ha maturato
un vigore di mano e una rotondità di suono-colore e una razionalità sicura” (Corriere della Sera);
“Les phrasés élegants et l’énergie de Luisa Prandina ont fait merveille” (Nice Matin); “Il concerto
per flauto ed arpa alla Scala è stato passerella perfetta per la poesia musicale e l’estro strumentale
incantevoli di Luisa Prandina” (La Repubblica); “L’arpa va in scena e domina la Scala” (Il
Giornale); “Ha entusiasmato non solo per il suono perlaceo dell’arpa, ma soprattutto per
l’ampiezza di variazioni dell’interpretazione... Temperamento spagnolo” (Frankfurter Allgemeine
Zeitung). Ha inciso con l’Orchestra Filarmonica della Scala diretta dal Maestro Riccardo Muti il
Concerto di Mozart KV 299, per la casa discografica E.M.I., per la rivista Amadeus, per la S.D.R. e
Hanssler Classic.
MARIO ANCILLOTTI – La figura di Mario Ancillotti nel campo musicale non ha bisogno di
presentazioni. È uno dei musicisti più rappresentativi italiani, sia nell’ambito dello strumento di
elezione, il flauto, che nella sua più recente attività, quella di organizzatore e direttore. La sua fama
è universalmente riconosciuta ed ha avuto attività nei cinque continenti. Nato nel 1946 si è formato
al Conservatorio di Firenze dove ha avuto la possibilità di frequentare e collaborare con i grandi
musicisti che lì vi insegnavano: Luigi Dallapiccola, Roberto Lupi, Carlo Prosperi, Franco Rossi,
Piero Farulli, Piero Bellugi, etc. Successivamente si trasferiva a Roma ricoprendo assieme a
Severino Gazzelloni l’incarico di primo flauto dell’Orchestra della Rai di Roma e successivamente
di Santa Cecilia. Dopo otto anni, abbandonato l’incarico, si è dedicato interamente all’attività
solistica che lo ha portato a collaborare con tutti i maggiori musicisti: da Accardo a Muti, da Berio a
Petrassi, Penderecki, Sciarrino, Henze, Canino, Spivakov, Giuranna, e suonando sotto la guida di
Maag, Bellugi, Cambreling, Bour, Soudant, Gelmetti, Penderecki, Ferro, Melles, etc. Ha insegnato
per più di venti anni ai Corsi Speciali di Perfezionamento della Scuola di Musica di Fiesole, corsi
che riuniscono i più titolati musicisti da tutto il mondo. È inoltre docente da vent’anni alla Scuola
Universitaria di Musica di Lugano, uno fra i pochissimi musicisti italiani che tengono insegnamenti
universitari all’estero e ha tenuto corsi e seminari in Svizzera, Austria, Germania, Usa, Messico,
Cile, Argentina, Cina, Repubblica Ceca, Italia. Il coronamento della sua attività di musicista, mai
limitata alla sola esecuzione musicale, è la realizzazione del complesso Nuovo Contrappunto, nato
in seno alla Scuola di Fiesole, di cui è direttore ed animatore. I progetti nati e divulgati con il
Nuovo Contrappunto, hanno avuto il plauso e l’invito delle società musicali più importanti d’Italia,
e l’uscita in poco più di un anno di ben due CD con musiche di Debussy, Ravel e De Falla per la
rivista Amadeus nella veste di direttore e di solista, e la realizzazione della manifestazione SUONI
RIFLESSI, da lui ideata, ha suscitato l’interesse di tutto l’ambiente musicale e lo ha portato ad avere
numerosi inviti come direttore e frequentazioni con personaggi dell’ambiente culturale come Moni
Ovadia, Tiziano Scarpa, Sergio Givone, Edoardo Sanguineti, Vittorio Sermonti, Arnoldo Foà,
Milena Vukotic, Maddalena Crippa, etc. È uscito nel marzo 2012 un suo CD interamente dedicato a
musiche bachiane per la rivista Amadeus, e successivamente l’intera opera per flauto per la
Camerata Tokyo. Dunque, figura di musicista a tutto tondo con interessi e partecipazioni anche
fuori dell’ambito strettamente musicale che ne fanno un personaggio moderno e di ampio respiro
culturale.
Orchestra da Camera Milano Classica
oboi: Claudio Balletti, Beike Wang – corni: Brunello Gorla, Fabio Fontana
violini primi: Michele Torresetti, Roberto Zara, Benedicta Manfredi, Steven Slade
violini secondi: Alessandro Vescovi, Stefania Trovesi, Silvana Pomarico, Elisa Scanziani
viole: Flavia Giordanengo, Simona Guerini – violoncelli: Issei Watanabe, Francesca Formisano
contrabbasso: Andrea Scarpa
Associazione “Amici di Milano Classica”
XXIII STAGIONE CONCERTISTICA 2014-2015
________________________________________________________________________
Consiglio direttivo
Maria Candida Morosini presidente
Sandro Boccardi, Stefano Caldi, Sergio Giuli, Roberto Turriani
Palazzina Liberty – Largo Marinai d’Italia, Milano
domenica 21 giugno ore 10.45
Soci promotori
Laura Bianco, Maria Candida Morosini, Vincenzo Sironi
Soci sostenitori
Paolo Beltrame, Angelo Binda e Giancarla Salmaso, John W. Buss,
Stefano Filippo Caldi, Chiara Buss Fumagalli, Giuseppe e Mariangela Cappelletti,
Nico Cerana, Massimo De Giuli, Faustina Bassani, Franca Sironi,
Maria Angela Visentini
Soci ordinari B
Martha Barzano-Waser, Antonio Cao, Maria Ceppellini, Emanuela Crescentini,
Anna Feltri, Carla Ferrari Aggradi, Sergio Giuli, Miranda Mambelli, Lia Mangolini,
Arnaldo Masserini, Ada Mauri, Liliana Nicodano Mutti, Maria Simonetta Pavan,
Marisa Pogliago, Nerina Porta, Franco Salucci, Franco Schönheit,
Ada Somazzi Mellace, Luciana Tomelleri, Paola Valagussa,
Anne Marie Wille, Brigitte Zanetti
Soci ordinari A
Antonia Ausenda Fattori, Mario Bazzini, Giovannella Bazzini Salvadori,
Enrico Bigliardi, Donatella Bisutti, Fabrizio Brambilla, Claudio Buzzi,
Piera Caramellino, Carlo Cattaneo, Paolo Clerici, Nicoletta Contardi,
Alfredo Cristanini, Sig.ra Dallera, Maria Grazia Dominici Inzaghi,
Isabella Dominici Inzaghi, Maria Elisa Ettorre, Reldo Ferraro, Modesta Ferretti,
Pietro Fornari, Enrica Garcia Bonelli, Matilde Garelli, Giuliana Giardini Clerici,
Alessandro Grazzi, Franco Groppi, Vittoria Groppi Civardi,
Maria Luisa Guatteri Vismara, Maria Laura Locati, Marisa Malerba,
Elena Manzoni Di Chiosca, Francesca Montanari, Maria Elisa Massagrande,
Lilli Nardella, Rosanna Pagnini, Letizia Pederzini, Roberta Podestà,
Anna Maria Prearo Chiolini, Marina Presti, Pierina Ranica, Roberta Rossi,
Anna Rosso, Noris Sanchini, Maria Luisa Sangalli, Nadia Scarci, Annamaria Spagna,
Giuliana Tongiorgi, Maria Teresa Traversi, Roberto Turriani, Ernesto Vismara
SOLSTIZIO D’ESTATE
Musiche di
C. Galante, A. Corghi, W.A. Mozart
Silvia Tocchini soprano
Luisa Prandina arpa
Orchestra da Camera Milano Classica
Mario Ancillotti flauto solista e direttore
____________________________________________________________________________________________________