Non autosufficienza, un bivio difficile La svolta va affrontata adesso
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Non autosufficienza, un bivio difficile La svolta va affrontata adesso
Non autosufficienza, un bivio difficile Di Augusto Railz La svolta va affrontata adesso, perché non c'è tempo per aspettare. Il 2025 “sembra” lontano, ma probabilmente arriverà prestissimo, e si porterà dietro 2 milioni di anziani in più rispetto ad oggi. Il tasso di “non autosufficienza della popolazione aumenterà del 53%, perché i consumi sanitari di un settantenne sono il doppio di quelli di un quarantenne, e quelli di un novantenne sono tre volte tanto. I costi si alzano esponenzialmente, tutti i Governi del mondo devono farvi fronte: l'Inghilterra, ad esempio, ha due terzi dei medici convinti che lo Stato non possa garantire gratuitamente tutte le cure e che alcune categorie di pazienti dovrebbero pagare. L'ex primo ministro Gordon Brown, a suo tempo, aveva caldeggiato l'introduzione di un “National Care Service” per fornire assistenza socio-sanitaria a tutti gli anziani fragili, mentre l'attuale governo Cameron prenderà un'altra direzione, quella degli incentivi fiscali ai privati e del volontariato. C'è però anche chi, come la Francia, Germania, Austria e Olanda, ha già improntato schemi pubblici a sostegno “totale” della non-autosufficienza da molti anni. E l'Italia? Insieme alla Germania, il Belpaese è quello che registrerà nei prossimi decenni l'invecchiamento più rapido e marcato. Gli italiani sono o più ansiosi all'idea di perdere l'autosufficienza, ma contemporaneamente i più scettici nei confronti di qualsiasi riforma: il 52% (sondaggio Eurobarometro) è contrario all'idea di posticipare il pensionamento, mentre l'eventuale introduzione di un sistema assicurativo ad hoc incontrerebbe i favori di una maggioranza risicatissima. Il problema è che la stragrande maggioranza degli italiani è ferma alle soluzioni “familistiche”, imperniate sulla solidarietà filiali e coniugali (ovviamente sulle badanti, una “moda” ormai generalizzata). Dura, però, che questa soluzione possa reggere ancora per molto contro l'avanzare della demografia: serve quindi uno sforzo comune, anche finanziario, non solo da parte dello Stato ma anche dei vari attori protagonisti, ovvero le aziende, fondi integrativi, assicurazioni private, fondazioni, regioni ed enti locali. Altrimenti l'Italia sarà sopraffatta dell'invecchiamento intergenerazionale, molto difficili da gestire.