13 In ricordo
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13 In ricordo
In ricordo di... In ricordo di amici e colleghi recentemente scomparsi ed efficacia anche nell’organizzazione del corso di studi di Chimica Industriale, per introdurvi gli aspetti più moderni della Chimica. “Visiting Professor” allo Stevens Institute of Technology a Hoboken (New Jersey, USA) tra il 1983 e l’84, oltre a dedicarsi a didattica e ricerca, vi organizzò il primo di tre importanti Convegni internazionali sul tema degli “Industrial Polysaccharides” (poi ancora ad Hoboken e presso l’allora neonato Parco Scientifico “AREA Science Park” a Trieste). Questi tre incontri, insieme a quello su “Polysaccharide Solutions and Gels” svoltosi a Torviscosa nel 1981, hanno costituito la base per la crescita di un intenso scambio scientifico tra ricercatori italiani e stranieri, coinvolti nei vari aspetti dello studio dei carboidrati polimerici, Vittorio Crescenzi Vittorio Crescenzi, Ordinario di Chimica Industriale presso l’Università “La Sapienza” e scienziato internazionalmente stimato nel campo della scienza delle macromolecole, si è spento a Roma il 12 giugno scorso. Da diversi decenni dedicato principalmente allo studio dei polimeri naturali, Vittorio Crescenzi, pur vicino alla pensione, era ancora attivamente impegnato a dirigere personalmente un gruppo di giovani allievi in ricerche dedicate allo sviluppo di nuovi materiali biocompatibili, a base di polisaccaridi, utili per applicazioni in ingegneria tissutale e per rilascio mirato di farmaci. Vittorio era nato nel 1932 a Roma, dove si era laureato in Chimica, con il Prof. Caglioti, presso l’allora Istituto di Chimica Generale ed Inorganica. Attratto fin da giovane dalla chimica delle macromolecole, appena laureato aveva seguito il Prof. Alfonso Liquori prima a Bari e poi a Napoli fino al 1967. La vincita di una borsa di studio NATO gli permise di lavorare, alla Stanford University, a Paolo Alto, nel laboratorio dell’allora non ancora premio Nobel Paul J. Flory. Vincitore del concorso a Professore ordinario nel 1968, fu chiamato dall’Università di Trieste dando inizio alla locale scuola di Chimica delle Macromolecole. Egli rimase a Trieste per nove anni, sviluppando assieme ad un gruppo di giovani ricercatori lo studio delle proprietà chimico-fisiche di macromolecole ed in particolare di polielettroliti sintetici e naturali. Alla fine del 1976 è tornato, come professore ordinario di Chimica Fisica prima e di Chimica Industriale poi, nella sua Roma (era un tifoso appassionato dell’omonima squadra di calcio) presso l’attuale Dipartimento di Chimica della “Sapienza” dove ha lavorato fino allo scorso giugno. Didatta di grande livello anche grazie alle sue doti naturali di chiarezza e di comunicazione, si è speso con passione Vittorio Crescenzi (a destra) ed Herbert Morawetz in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa in Chimica Industriale dei Materiali Polimerici all’illustre scienziato americano da parte dell’Università di Roma - Settembre 2006. 66 che dura tuttora. Il suo continuo interesse per gli aspetti applicativi della ricerca lo aveva portato dagli anni ’70 in poi a collaborare intensamente con importanti aziende industriali, sia nel settore dei polimeri sintetici (SNIA) che di quelli naturali per il settore farmaceutico (Fidia S.p.A.). Socio dell’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL e co-fondatore dell’Associazione Italiana di Calorimetria ed Analisi Termica (AICAT) e del Gruppo Interdivisionale di Chimica del Carboidrati, afferente alla Società Chimica Italiana, è stato autore di un gran numero di pubblicazioni scientifiche, tutte su qualificate riviste internazionali. Va qui però soprattutto ricordato il suo impegno a favore dell’AIM, quale fondatore prima e poi come socio sempre attivamente impegnato nell’attività scientifica e culturale dell’associazione. Vittorio Crescenzi ha partecipato attivamente alle attività di didattica avanzata dell’AIM, in particolare ai Convegni-Scuola di Gargnano: sono da ricordare, in particolare il VI (1984) sui Biopolimeri, il IX (1987) sui Polimeri idrosolubili, ed il XIX (1997) sui Polimeri in medicina. La comunità macromolecolare internazionale (EPF) ha voluto onorarlo nel 2002 dedicandogli, in occasione del suo 70° compleanno, la prestigiosa EUROPOLYMER CONFERENCE (EUPOC 2002) sul tema Polymer Gels: Interesting Synthetic and Natural Soft Materials. I ricercatori nel campo dei biopolimeri industriali lo ricordano certamente anche quale conferenziere, sempre stimolante, nei numerosi convegni cui ha partecipato. Chi ha lavorato con lui ricorda la sua presenza costante sul lavoro e la sua disponibilità a discutere sempre con passione dei problemi della ricerca. Forse la difficoltà maggiore per noi collaboratori di Vittorio era quella di seguire le numerose nuove idee di lavoro che era capace produrre quasi giornalmente. Se ci è consentita una nota più personale, una delle cose che ci ha più colpito lavorando nel suo gruppo è stata la dimensione internazionale della ricerca in corso nel suo laboratorio. I contatti con colleghi europei e nord-americani erano frequentissimi e questo rendeva tanto più il lavoro stimolante. Proprio per questi rapporti, anche per noi le esperienze all’estero sono state numerose ed anche di questo dobbiamo ringraziare Vittorio. Ci mancherà. Virna Bonora Virna Bonora ha frequentato assiduamente il mondo AIM per una decina d’anni, poi le labirintiche e tortuose vie dell’accademia italiana l’hanno portata su altre sponde. I più giovani quindi non la possono ricordare, ma chi ha avuto la fortuna di conoscerla, anche una sola volta, difficilmente l’avrà dimenticata. È per questo che oggi, che se ne è andata, voglio ricordarla. Virna era esuberanza, era gioia di vivere. Aveva una capacità particolare e rara di portare allegria negli ambienti che frequentava. A tutti ha regalato un sorriso. Anche se il mio percorso accademico si è separato dal suo molto tempo fa, non posso dimenticarla. Piangendola oggi, penso di interpretare il sentimento di tutti coloro che l’anno conosciuta. Grazie Virna. Francesco Pilati Carlo Carlini Il 9 giugno scorso è venuto a mancare il prof. Carlo Carlini, piegato da una terribile malattia contro la quale aveva lottato silenziosamente e con grande coraggio e determinazione. Si era laureato con lode in Chimica Industriale all’Università di Pisa nel 1965, discutendo una tesi di Laurea sperimentale sulla polimerizzazione stereospecifica. Suo relatore era stato il prof. Piero Pino, primo allievo del prof. Giulio Natta, Premio Nobel 1963 per la Chimica. Carlini, il cui lavoro di ricerca iniziò appunto poco dopo il conferimento del Nobel a Natta, fece parte, come uno dei giovani componenti di maggior spicco, del gruppo di ricerca che sotto la guida del prof. Pino portò alla elegante dimostrazione della origine del controllo stereochimico nella polimerizzazione delle olefine attraverso la identificazione della struttura chirale dei siti catalitici. Dopo aver sviluppato la sua carriera a Pisa fino a professore associato, a metà degli anni 80, come vincitore di un concorso nazionale di prima fascia, venne chiamato a insegnare Chimica Industriale all’Università di Bologna. Qui creò, con un lavoro più che decennale, un gruppo di ricerca in Chimica Macromolecolare, che ha ottenuto risultati di grande rilievo internazionale nel set- Gli allievi di ieri e di oggi 67 della Chimica industriale nazionale e internazionale. La dedizione al lavoro, la sua correttezza e disponibilità, l’inesauribile entusiasmo per la ricerca, che lo ha accompagnato fino agli ultimi momenti, lo hanno fatto apprezzare come uomo oltre che come scienziato da tutti quelli che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui nel corso di oltre 40 anni di carriera accademica. Nel febbraio di quest’anno, quale ulteriore riconoscimento per i suoi meriti scientifici e per il contributo rilevante alla vita e al funzionamento dell’ateneo, era stato uno degli insigniti dell’Ordine del Cherubino, un’onorificenza accademica che viene conferita dal Rettore dell’Università di Pisa, su delibera del Senato accademico, a quei docenti dell’Ateneo pisano che abbiano contribuito ad accrescerne il prestigio. Anna Maria Raspolli Galletti, Daniele Caretti Augusto Sirigu Augusto Sirigu è morto a Napoli il 14 Giugno 2007. Era nato a San Gavino Monreale, una piccola città in provincia di Cagliari, il 23 Febbraio 1939. Laureatosi in Chimica con lode nel 1963 presso l’Università di Cagliari, cominciò la sua attività di ricerca con il professor Paolo Corradini all’Istituto Chimico dell’Università di Napoli, dove ha svolto tutta la sua carriera accademica: assistente ordinario dal 1966, libero docente nel 1971, professore ordinario di Chimica Generale e Inorganica dal 1980 fino al suo pensionamento nel Novembre 2006. La prima parte dell’attività di ricerca del professor Sirigu si svolse nell’ambito della Cristallografia di Raggi X. Studiò la struttura cristallina e molecolare di composti modello di polimeri stereoregolari, di carbonili metallici a cluster, di composti inorganici e matallorganici, di amminoacidi. All’inizio degli anni 70, alla ricerca di strutture “più interessanti” da studiare, cominciò a spostare i suoi interessi di ricerca dalla cristallografia ordinaria. In particolare, nel tentativo di ottenere materiali solidi con ordine non cristallino, si avvicinò al campo dei cristalli tore dei fotoiniziatori macromolecolari, dei polimeri otticamente attivi, dei polimeri fotocromici e liquido cristallini oltre che di polimeri organometallici. A Bologna ha ricoperto diverse cariche istituzionali tra cui la Direzione dei Dipartimento di Chimica Industriale e dei Materiali. Da circa dieci anni Carlini era di nuovo all’Università di Pisa dove era stato richiamato per trasferimento con consenso unanime, fornendo fondamentali contributi allo sviluppo delle ricerche nel settore della catalisi industriale e della polimerizzazione. Si era inoltre dedicato con grande entusiasmo ed impegno alla didattica dando un contributo essenziale come Presidente di due corsi di laurea, nelle complesse e delicate fasi della Riforma. Autore di circa 200 pubblicazioni a livello internazionale e di numerosi brevetti, conferenziere in molti congressi in Italia e all’estero, il Prof. Carlini è stato indubbiamente una delle figure di spicco 68 liquidi, con lo scopo di ottenere polimeri liquido-cristallini. A quel tempo, mentre la letteratura sui cristalli-liquidi di basso peso molecolare era già molto vasta, quella sui polimeri consisteva di pochi casi isolati. L’idea che decise di seguire fu molto semplice, se la consideriamo ora: prendere un tipico gruppo organico rigido, di quelli che si presentano nei cristalli-liquidi a basso peso molecolare e, da esso, costruire una catena polimerica semiflessibile in cui questi gruppi rigidi si susseguono in modo alternato con gruppi conformazionalmente flessibili. Il lavoro che egli pubblicò nel 1975 con Antonio Roviello come coautore sul Journal of Polymer Science, descriveva la sintesi e le proprietà liquido-cristalline di una classe di poliesteri termotropici contenenti il gruppo mesogenico della dimetilbenzalazina e gruppi flessibili di acidi bicarbossilici alifatici: era il primo esempio della sintesi non casuale di un polimero liquido-cristallino del tipo a catena principale. Quel lavoro segnò la nascita di una nuova area di ricerca sia nel campo dei cristalli-liquidi che dei polimeri, e numerosi gruppi di ricerca in Italia ed in varie parti del mondo cominciarono a studiare questo tipo di polimeri ed a pubblicare articoli in questo ambito. È anche degno di nota il fatto che nello stesso anno della pubblicazione del lavoro di Roviello e Sirigu sui primi polimeri liquido-cristallini semiflessibili, apparve (indipendentemente) una breve nota di P. G. de Gennes, premio Nobel per la Fisica nel 1991, ed anche lui scomparso quest’anno, in cui venivano previste interessanti proprietà elastiche per questa classe di polimeri. La ricerca sui polimeri liquido-cristallini da parte di Sirigu e del suo gruppo è stata completa. Furono studiati omopolimeri, copolimeri, composti modello. Alla fine degli anni 80 il gruppo iniziò a studiare polimeri liquido-cristallini contenenti metalli e sistemi macromolecolari liquido-cristallini parzialmente reticolati. Verso la metà degli anni 90, gli interessi del professor Sirigu si spostarono verso i polimeri per l’optoelettronica e la fotonica, argomenti dei quali si è occupato fino al suo pensionamento. Tutti i suoi colleghi e studenti lo ricorderanno con profonda gratitudine e simpatia. U. Caruso, R. Centore, B. Panunzi, A. Roviello, A. Tuzi 69