Giornata di studio Arti decorative e musei L`Italia e l`Europa

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Giornata di studio Arti decorative e musei L`Italia e l`Europa
Giornata di studio
Arti decorative e musei
L’Italia e l’Europa
Dagli Sforza al Design:
la nuova esposizione dei mobili
nei Musei del Castello di Milano
CLAUDIO SALSI
CIVICHE RACCOLTE D’ARTE ANTICA DEL CASTELLO SFORZESCO, MILANO
Tra tutte le sale espositive dei Musei Civici del Castello Sforzesco di Milano, quelle dedicate alla collezione dei mobili, degli arredi lignei e delle sculture lignee, collocate al primo piano del Cortile Ducale del Castello, si sono rivelate, già a partire dalla fondazione
risalente al 1900, le più difficili da organizzare.
Le fotografie qui presentate documentano il primo allestimento datato 1902, concepito dall’architetto che aveva restaurato il Castello, Luca Beltrami, dove gli oggetti erano presentati in una pittoresca mescolanza di generi e fogge, spesso esibiti nella condizione di frammento, valutati esclusivamente come modelli didattici a beneficio della
Scuola d’Arte Applicata collegata al museo (Fig. 1).
Nell’immagine successiva sono rappresentati gli allestimenti degli anni ’30 e ’40, curati dal direttore del tempo, Giorgio Nicodemi, nell’ambito dei quali si resuscitava un gusto tardo-romantico per l’ambientazione evocativa che mirava a ricreare l’atmosfera
dell’arredamento di una casa nobiliare (Fig. 2). Le altre fotografie mostrano invece le
stesse sale ampiamente trasformate nel 1956 dall’impostazione della museografia razionalista ad opera dello Studio BBPR (architetti Banfi, Belgiojoso, Peressutti e Rogers),
sotto la guida del direttore Costantino Baroni, intervenuto per ricostruire i musei del
Castello dopo i gravi danni arrecati dalla seconda guerra mondiale (Fig. 3).
Nel 2004 questa sezione del Museo delle Arti Decorative del Castello Sforzesco è stata
completamente riallestita e aperta al pubblico con un’esposizione tematica di lungo
periodo dal titolo Dagli Sforza al Design. Sei secoli di storia del mobile. Il progetto aveva preso l’avvio, alcuni anni prima, da due premesse. In primo luogo, dalla catalogazione della
cospicua collezione di arredi lignei delle Raccolte d’Arte Applicata, formata da circa 2000
unità, affidata a Enrico Colle1, circostanza che ha consentito alla direzione di disporre di
un attendibile strumento di conoscenza di questa parte del patrimonio museale. In secondo luogo, dalla constatazione dello stato di accentuato e soprattutto irreversibile
degrado dell’allestimento. Le strutture espositive, inoltre, interessanti per gli aspetti di ricerca e moderne per l’uso coraggioso di materiali di pregio (legno di noce massello,
bronzo, maioliche policrome, tela grezza gessata e dipinta) (Fig. 4), erano state svilite da
un riallestimento parziale nel 1981 e da successivi rimaneggiamenti occasionali, e risultavano ormai incongrue rispetto al grande valore della collezione museale.
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Dagli Sforza al Design: la nuova esposizione dei
mobili nei Musei del Castello di Milano
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A questi presupposti si è aggiunta anche un’ampia riflessione di carattere generale
sulla mission del Museo delle Arti Decorative di Milano agli inizi del XXI secolo, un complesso caratterizzato da una pluralità di raccolte estremamente eterogenee, databili
dall’epoca paleocristiana ai giorni nostri. Il pubblico oggi tende ad apprezzare gli oggetti d’arte in una dimensione sostanzialmente storica, come testimonianze del gusto
complessivo di un epoca, dove sia anche possibile cogliere la differenza tra il manufatto seriale e il capolavoro.
Tale riflessione, inevitabilmente, è stata sollecitata e indirettamente ispirata dalle esperienze di rinnovamento intraprese da alcuni importanti musei europei come il MAK di
Vienna (1993) e il Victoria & Albert di Londra, con la sezione delle British Galleries (2001),
istituzioni che presentano marcate analogie con le Raccolte d’Arte Applicata del Castello
Sforzesco, sia nella genesi, sia nell’organizzazione delle collezioni.
La prima esigenza che si è posta dunque alla direzione del Museo è stata quella di offrire al pubblico un’interpretazione delle proprie raccolte completamente diversa da
quella fino ad allora vigente, sostanzialmente ancorata a una visione delle arti applicate ancora ottocentesca, basata su una rigida suddivisione degli oggetti per classi e, all’interno di ogni sezione, sull’articolazione secondo le tipologie formali dei manufatti,
ordinati in modo rigorosamente cronologico. I mobili, in particolare, erano presentati isolati tra loro, appoggiati su pedane di impegnativa fattura (tendenti a prevalere per dimensione e materiali costitutivi sull’oggetto d’arte esposto) con un intento di tipo catalogatorio e senza alcuna informazione sul loro uso.
Avendo deciso di affrontare come obiettivo non più rinviabile il riallestimento della sezione dei mobili – qui possiamo osservare l’articolazione degli ambienti in una rappresentazione in pianta elaborata dallo Studio BBPR (Fig. 5) – abbiamo scelto questa parte
del museo come campione per sperimentare soluzioni espositive innovative, che si potrebbero applicare non solo alla mobilia, ma alle arti applicate in generale.
Gli studi di Mario Praz, Ferdinando Bologna, Peter Thornton, Alvar Gonzales-Palacios, Enrico
Colle, hanno messo in evidenza i principi culturali, filosofici ed estetici che nel passato
presiedevano al gusto dell’arredamento.
Riallacciandosi ai loro orientamenti la nuova sezione affronta quindi il tema dei modi
dell’abitare accostando generi artistici diversi; il gioco dei confronti stilistici, delle rievocazioni e dei rimandi alle fonti iconografiche permette di riannodare il filo tra le arti eliminando le gerarchie estetiche e facendo della visita un’esperienza globale, sia conoscitiva che percettiva.
Era necessario innanzi tutto, dopo un’accurata selezione, presentare i mobili come opere d’arte a tutti gli effetti e non più come esempi di tecniche e forme. Pertanto occorreva poter isolare alcuni capolavori e raggruppare invece altri elaborati per mostrare degli insiemi coerenti, sia sotto il profilo storico, sia sotto il profilo stilistico e, quando
possibile, con attenzione alla provenienza (ambienti e collezioni).
Il progetto scientifico e museologico è stato diretto da chi scrive, con la collaborazione
del conservatore delle Raccolte d’Arte Applicata, Francesca Tasso, la consulenza di
Alessandra Mottola Molfino, in quel momento Direttore Centrale Cultura del Comune
di Milano e di studiosi del design come Anty Pansera, con il contributo specialistico di
Enrico Colle e i consigli di Gillo Dorfles.
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Dagli Sforza al Design: la nuova esposizione dei
mobili nei Musei del Castello di Milano
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Per mettere a punto il concept espositivo abbiamo chiamato due progettisti non italiani, ma residenti a Milano da molti anni, Perry King e Santiago Miranda, provenienti dal
mondo della grafica e dell’industrial design piuttosto che da una formazione prettamente architettonica. La loro opera si è decisamente diretta verso lo sviluppo di ciò che
possiamo chiamare ‘immagine coordinata’. I progettisti hanno ottenuto risultati molto validi modulando gli spazi e usando luci e colori complementari agli oggetti e di sicuro impatto visivo.
A King e Miranda è stato chiesto di rispettare non solo i vincoli dell’architettura originale delle sale del Castello (accessi, finestre, volumi, quote), ma anche quelle parti dell’architettura ormai trasformate dall’intervento novecentesco dello Studio BBPR, salvaguardando pavimenti, pareti, soffitti e corpi illuminanti a plafone, considerati ormai
come una sorta di decorazione fissa. Questo vincolo ha imposto di sfruttare al massimo lo spazio calpestabile, come si vede da un’aggiornata riproduzione in pianta delle
Sale Ducali (Fig. 6), senza intervenire strutturalmente sulle pareti dove, peraltro, trovano
collocazione numerosi affreschi sacri e profani, strappati e trasportati su tela, databili
dal XIV al XVI secolo e provenienti da luoghi di culto soppressi e da dimore milanesi, praticamente inamovibili per mancanza di uno spazio alternativo all’interno del Museo. Gli
affreschi, così come i soffitti lignei provenienti da antiche residenze della nostra città,
per precisa scelta critica sono stati salvaguardati come preesistenze museali autonome
e perciò non interagiscono con il nuovo allestimento (Fig. 7).
Operando in costante collaborazione con la direzione, i progettisti hanno felicemente
interpretato queste richieste ideando particolari supporti, definiti un po’ enfaticamente ‘teatri’: strutture molto articolate, corredate di ‘quinte’, con caratteristiche di adattabilità, ma connotate da una solida linea costruttiva (Figg. 11-15).
Le opere del Museo sono tutte inserite e, direi, accolte in queste ‘quinte’ architettoniche che, come dimostra una rappresentazione assonometrica del progetto (Fig. 9),
riescono ad assumere caratteristiche di veri e propri ambienti. In alcuni casi è possibile ricomporre fedelmente arredamenti di abitazioni aristocratiche o borghesi; più
spesso l’ambientazione fa rivivere l’idea di un luogo, o la suggestione di un’epoca storica (Figg. 9-13).
I mobili sono raggruppati in nuclei coerenti dal punto di vista temporale, accostati a oggetti d’arte realizzati in varie tecniche (ceramiche, vetri, ferri artistici), a stampe e a dipinti coevi.
L’itinerario che si snoda nelle Sale Ducali al primo piano dell’omonimo cortile sforzesco
è strutturato in ordine cronologico, dal Quattrocento al Novecento, ma può essere percorso anche a ritroso, ed è scandito da grandi sezioni tematiche corrispondenti generalmente alla dimensione delle singole sale. All’interno di una di esse si incontra ancora la Camera di Griselda, ricostruita con affreschi quattrocenteschi staccati e ricollocati
in Museo rispettando le proporzioni che l’ambiente aveva nel suo luogo di origine, il
Castello di Roccabianca, nel territorio parmense (Fig. 10).
La visita prende avvio da una zona introduttiva illustrante le origini ottocentesche del
Museo delle Arti Decorative (Fig. 11) e prosegue in un viaggio ideale che attraversa sei
secoli di storia del mobile, con particolare attenzione a Milano e al territorio lombardo.
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MUSEOGRAFIA
E ARTI DECORATIVE
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mobili nei Musei del Castello di Milano
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Introducendo l’itinerario attraverso questa sequenza di immagini desideriamo far notare quanto sia di fondamentale importanza, per la valorizzazione degli oggetti d’arte,
progettare una buona illuminazione. Al Castello sono stati adottati corpi illuminanti a
faretto direzionabili e impianti a fibre ottiche, scelti sia per esigenze di conservazione,
sia per far risaltare in modo puntuale i dettagli dei piccoli oggetti in vetrina.
Il Museo oggi desidera aprirsi a un pubblico sempre più ampio e per questa ragione si
è inteso predisporre un ricco apparato didattico da cui il visitatore possa ricevere notizie dettagliate su ogni elaborato esposto e comprendere facilmente l’evoluzione artistica della storia del mobile.
Le informazioni sono dunque state curate con particolare attenzione, utilizzando ampie didascalie, ma anche ricorrendo a numerose scritte esplicative a pannello e a brevi
intitolazioni serigrafate direttamente sulle superfici dei supporti (Fig. 12).
Queste le tappe storico/simboliche attraverso cui si sviluppa il percorso:“La Corte e la
Chiesa, XV-XVI secolo” (sala 17) (Fig. 13); “Camera delle meraviglie, collezioni d’arte e naturalia, XVII secolo” (sala 18);“Intagli barocchi, XVII-XVIII secolo” (sala 19);“Collezioni di
nobili famiglie milanesi, XVIII secolo” (sala 16);“Maestri di stile, da Maggiolini a Sottsas,
XVIII-XX secolo” (sala 16) (Figg. 12 e 14).
La parte finale (o iniziale) del percorso costituisce la novità concettualmente più rilevante dell’allestimento, che non si arresta più, come in precedenza, alla fase neoclassica, ma
prosegue esemplificando non solo l’evoluzione del mobile ottocentesco, ma anche di
quello novecentesco e contemporaneo, sia pure per accenni (Fig. 15). La sezione dei ‘maestri
di stile’ propone infatti un’accurata rappresentanza di opere di grandi artefici dell’arredamento, da Maggiolini a Sottsass, determinanti per il sorgere di uno stile fortemente
originale nel loro tempo, e documenta come in Italia, e a Milano in particolare, elementi
distintivi come l’attività di progettazione, la conoscenza degli stili storici e la capacità di rinnovamento dell’artigianato di tradizione si siano trasmessi ininterrottamente, influenzando anche l’attuale produzione di serie in un settore di eccellenza come il design.
Questo segmento delle Sale Ducali è concepito in una logica flessibile, in quanto destinato a ospitare in futuro ‘mostre dossier’ su tematiche dell’arredamento domestico di
ieri e di oggi. Senza volersi sovrapporre al ruolo svolto a Milano da altri enti per favorire la conoscenza dell’industrial design e delle sue varie declinazioni, il Museo esamina
il momento del mobile nel Novecento privilegiando, oltre le figure storiche di Gio Ponti
e di Carlo Mollino, quella di Ettore Sottsass, ideatore di soluzioni creative che, pur nel diffondersi della produzione seriale, valorizzano la progettualità e rispettano le caratteristiche decorative dell’oggetto salvaguardandone le funzioni d’uso. Si tratta, evidentemente, di una scelta puramente esemplificativa, senza pretese di sistematicità. Tuttavia,
per la circostanza, il Museo ha voluto attingere esclusivamente dalle proprie collezioni, integrate da pochissimi prestiti. Le prossime esposizioni potranno aprire ulteriori
orizzonti di ricerca sulle espressioni del mobile contemporaneo, ma sempre nella cornice di una grande raccolta retrospettiva com’è quella del Castello Sforzesco.
NOTA
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Colle 1996.
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MUSEOGRAFIA
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BIBLIOGRAFIA RELATIVA ALLA COLLEZIONE DEI MOBILI E DEGLI INTAGLI LIGNEI
DELLE RACCOLTE D’ARTE APPLICATA AL CASTELLO SFORZESCO DI MILANO
E. Colle, Museo d’Arti Applicate. Mobili e intagli lignei, Electa, Milano 1996.
Dagli Sforza al design. Sei secoli di storia del
mobile, a cura di Claudio Salsi, Silvana
Editoriale, Cinisello Balsamo (Mi) 2004.
Eugenio e Mario Quarti nelle raccolte del
Castello Sforzesco, a cura di Francesca Tasso,
Skira, Milano 2008.
Il Mobile italiano nelle collezioni del Castello
Sforzesco a Milano, a cura di Claudio Salsi,
Skira, Milano 2006.
G. Rosa, I mobili nelle civiche raccolte
artistiche di Milano, Aldo Martello Editore,
Milano 1963.
C. Salsi e A. Perin, Programmi e progetti per il
riallestimento del Museo di Arte Decorativa
del Castello Sforzesco nel secondo
dopoguerra. Analisi di fonti di documentarie
poco note, in «Rassegna di studi e di
notizie». Numero monografico Centenario di
fondazione dei Musei Civici del Castello
Sforzesco (1900-2000), a. XXVII, n. 24, 2000,
pp.155-198.
C. Salsi, Sculture e bassorilievi lignei del
rinascimento lombardo al Castello Sforzesco.
Le origini della collezione, in Maestri della
scultura in legno nel ducato degli Sforza,
catalogo della mostra (Milano, Castello
Sforzesco, Sale Viscontee, 21 ottobre 2005 –
29 gennaio 2006) a cura di Giovanni
Romano e Claudio Salsi, Silvana Editoriale,
Cinisello Balsamo (Mi) 2005, pp.25-33.
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Fig. 1 Il Museo Artistico e Archeologico del Castello Sforzesco agli inizi del Novecento: la sala dei
mobili nell’allestimento di Luca Beltrami.
Fig. 2 Particolare della sala dei Mobili e lavori in legno dei sec. XV e XVI nell’allestimento curato da
Giorgio Nicodemi, 1936-1940.
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Fig. 3 Le Sale Ducali del Castello Sforzesco nel secondo dopoguerra: l’allestimento curato dallo studio BBPR.
Fig. 4 Particolare dell’allestimento BBPR. Gli architetti propongono soluzioni ricercate e prediligono l’uso di
materiali raffinati e di pregio.
Fig. 5 Riproduzione in pianta delle Sale Ducali nell’elaborazione dello Studio BBPR.
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Fig. 6 Il percorso espositivo del museo secondo il nuovo allestimento di Perry King e Santiago
Miranda (2004).
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Fig. 7 Museo delle Arti
Decorative — Mobili e
sculture lignee, sala 18,
particolare: il dialogo tra
le strutture preesistenti
(qui visibile un soffitto
ligneo cinquecentesco, da
Palazzo Aliverti a Milano)
e il nuovo allestimento
(vetrina realizzata dal
Laboratorio Museotecnico
Goppion).
Fig. 8 Museo delle Arti
Decorative — Mobili e
sculture lignee, sala 18:
particolare costruttivo di
una grande vetrina per
oggetti d’arte
dell’allestimento di King
e Miranda.
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Fig. 9 Rappresentazione
assonometrica della
sezione dei mobili e delle
sculture lignee secondo il
progetto di King e
Miranda.
Fig. 10 Museo delle Arti
Decorative — Mobili e
sculture lignee, sala 17,
particolare: la ricostruzione degli affreschi quattrocenteschi della Camera
di Griselda del Castello
di Roccabianca (Studio
BBPR). Sullo sfondo
l’intervento di King
e Miranda.
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mobili nei Musei del Castello di Milano
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Fig. 11 Museo delle Arti
Decorative — Mobili e
sculture lignee, sala 16,
particolare: l’inizio del
percorso vuole mettere in
evidenza le origini
ottocentesche del Museo
con oggetti provenienti
dall’Esposizione Storica
d’Arte Industriale, Milano
1874.
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Fig. 12 Museo delle Arti
Decorative — Mobili e
sculture lignee, sala 16,
particolare della sezione
‘I maestri di stile’. I
cassettoni neoclassici di
Giuseppe Maggiolini sono
accompagnati da un
esauriente apparato informativo.
Fig. 13 Museo delle Arti
Decorative — Mobili e
sculture lignee, sala 17,
particolare della sezione
‘La Corte e la Chiesa’.
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Fig. 14 Museo delle Arti
Decorative — Mobili e
sculture lignee, sala 16,
particolare della sezione
‘I maestri di stile’.
Fig. 15 Museo delle Arti
Decorative — Mobili e
sculture lignee, sala 16,
particolare della sezione
‘I maestri di stile’.
Chiudono (o aprono) il
percorso i mobili di
Ettore Sottsass, esempio
del design post-moderno.
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