Obiettivo su - Donne 56-58 - Consiglio regionale della Toscana

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Obiettivo su - Donne 56-58 - Consiglio regionale della Toscana
LE (DISCUSSE) DONNE D’ETRURIA
OBIETTIVO SU...
Testo di Paolo Giulierini
sotto a destra
DALLA TERRA
DI CHIANCIANO
La sala detta “Oliera”
con al centro una pietra
di copertura tombale a
forma di scudo umbonato
di età Orientalizzante
(VII sec. a.C.) dalla
necropoli della Pedata.
(Chianciano Terme,
Museo Archeologico)
PAESAGGI ETRUSCHI
Il lago di Chiusi
sullo sfondo
del centro antico.
RICCA ED ELEGANTE
Il celebre sarcofago
di Hasti Afunei
(III sec. a.C.) da Chiusi,
ora esposto a Siena
nella mostra “Etruschi”
dedicata alla collezione
Bonci Casuccini.
La nobildonna etrusca
è rappresentata
sul coperchio
con chitone cinto
in alto e mantello
sulla spalla
e sulle gambe;
porta al collo
un torques e una
collana con bullae.
Sulla cassa vediamo
i membri della
famiglia Afuna
insieme a demoni.
A sinistra è la porta
dell’Ade, mentre Hasti
Afunei è a destra,
sospinta da un
demone femminile
alato.
(Palermo, Museo
Archeologico)
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Non godevano di buona fama forse perché erano più emancipate
che in altre società mediterranee o perché alla fine anche
la loro immagine rimase coinvolta nella sconfitta
della nazione etrusca: ora un convegno a Chianciano Terme
cercherà di fare il punto sulla discussa realtà storica
e conosciamo attraverso la
descrizione deformata dei
Greci e dei Latini e grazie all’archeologia. Certo non è semplice
ricostruirne il ruolo. Se lo storico
greco Teopompo (IV sec. a.C.) – definito dal collega latino Cornelio Nepote (100-27 a.C.) «omnium maledicentissumus», ‘il più maledicente di
tutti’ – ne ricordava i costumi lascivi e la mancanza di senso materno,
Plauto (circa 250-184 a.C.), nella
commedia Cistellaria, notava che secondo la moda etrusca ‘le donne si
fanno la dote prostituendo vergognosamente il loro corpo’. Lo stesso
L
Livio (59 a.C.-17 d.C.), descrivendo
Tanaquilla (la nobile moglie di Lucumone, il futuro Tarquinio Prisco,
esperta in divinazione, che riuscirà
a far insediare il marito sul trono di
Roma e nominerà, dopo la sua uccisione, il nuovo re Servio Tullio), non
riesce a comprenderne a pieno il ruolo e la presenta al centro di oscuri intrighi, carica di un’ambizione sfrenata che mal si addirebbe anche a
un uomo, se pur sempre dedita alla
tessitura come le donne di rango (la
sua conocchia era ancora conservata nel tempio romano di Semo Sancus nel I sec. a.C.). Allo stesso mo-
do, paragonando le mogli dei figli
di Tarquinio con Lucrezia, matrona
romana, lo storico di Augusto esalta le virtù “casalinghe” della donna,
che lavora al telaio ed è custode del
focolare domestico, mentre le coetanee etrusche si danno ai banchetti «cum aequalibus» (forse, malignamente lasciando intendere che i ‘coetanei’ potevano anche essere di altro sesso). Infine, Tacito dipinge a foschi tratti l’etrusca Urgulania, che ebbe una parte dominante negli intrighi della successione ad Augusto, favorendo la nomina di Tiberio, Caligola e del nipote acquisito Claudio.
FRA
MURA DOMESTICHE E VITA
SOCIALE. L’archeologia restituisce
un po’ di giustizia alla donna etrusca: dall’età villanoviana (VIII sec.
a.C.) sono frequenti nei corredi funerari – oltre agli oggetti di decorazione personale – rocchetti, fuseruole d’impasto (in ceramica non
depurata - ndr) e fusi in bronzo, che
connotano la donna come signora
della casa-capanna e della lavorazione della lana e del lino. Un secolo dopo, nel periodo Orientalizzan-
te (VII sec. a.C.), le consorti dei principes continuano ad apparire custodi della casa e dei lavori domestici
(emblematico è il tintinnabulo, un
pendaglio rituale, della tomba degli Ori a Bologna, con scena di filatura e tessitura sovrintesa da una
matrona), ma cominciano anche a
a farsi vedere in pubblico in particolari cerimonie religiose, di matrimonio e, fors’anche, politiche (vedi le
scene delle lastre architettoniche del
palazzo di Murlo, nel Senese).
GRANDE PRODUTTRICE DI TESSUTI. L’età arcaica (VII-VI sec. a.C.)
conferma il ruolo della matrona lanifica: basterà ricordare quanti pesi
da telaio provengano delle case di Acquarossa, vicino a Viterbo, o dal villaggio minerario di Massa Marittima
(Gr). D’altra parte Diodoro Siculo
(80-20 a.C.) ricorda le ‘coperte ricamate a fiori’ delle signore etrusche,
segno della loro abilità di tessitrici,
mentre Livio menzionerà la vocazione della città di Tarquinia ai laboratori del lino, utilizzato in primo
luogo per le vele e reti da pesca. La
donna etrusca si qualifica prepotentemente anche come madre: lo sottolineano le statue funerarie in terracotta con madre e figlio da
Capua e Chiusi, gli specchi con scene di famiglia,
gli ex voto in terracotta
depositati nei luoghi di
culto ora a forma di
mammella per la richiesta di latte, ora rappresentanti neonati fasciati, talora con
la bulla apotropaica, per richiederne
la protezione da tutte quelle malattie che falcidiavano gli infanti.
nelle due foto
ÉLITE FEMMINILE
Due straordinari esempi
di oreficeria etrusca
rinvenuti a Cortona (Ar)
nello scavo del Tumulo II
del Sodo: fibula ad arco
(VI sec. a.C.) di probabile
produzione vulcente, forse
sfuggita alla depredazione
degli antichi violatori
del sepolcro, e pendente
a protome d’ariete
(V sec. a.C.).
(Cortona, Museo Archeologico)
LARTHIA Vita di una donna al tempo degli Etruschi
A proposito di “pari opportunità”. In occasione dell’anno europeo delle “Pari opportunità”,
il Consiglio Regionale della Toscana, in collaborazione con Assessorato al Turismo della Regione Toscana, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Provincia di Siena,
Comune di Chianciano Terme, APT Chianciano Terme Val di Chiana, Terme di Chianciano,
Convention Bureau di Chianciano Terme, Associazione dei Musei Archeologici della Toscana (AMAT), Fondazione Musei Senesi e rivista «Archeologia Viva», propone un appun-
tamento di riflessione sul mondo e sul ruolo delle donne nella civiltà etrusca.
Incontro a Chianciano Terme. È un’occasione per
approfondire la conoscenza di tratti e profili del
mondo femminile al tempo degli Etruschi (dalla
vita sociale e politica fino a moda e cosmesi...).
Questi temi verranno sviluppati con particolare
riferimento alle testimonianze custodite nei musei
archeologici della Toscana e con specifiche comparazioni alla condizione femminile di altre civiltà del mondo antico. L’appuntamento è dal 21 al
23 settembre 2007 a Chianciano Terme (Si):
CHIANCIANO TERME. Il centro storico della famosa località termale del Senese, a cavallo
fra la val d’Orcia e la val di Chiana. La città è anche sede di un importante Museo archeologico
delle Acque legato al passato etrusco del territorio.
Venerdì 21 settembre
15.00 Visita guidata al Museo Archeologico
delle Acque di Chianciano Terme.
17.00 Sala Fellini, Parco Acqua Santa,
apertura del convegno “Larthia, la vita
di una donna al tempo degli Etruschi”.
20.30 Istituto alberghiero “P. Artusi”,
cena etrusca.
Sabato 22 settembre
9.30 Sessione conclusiva del Convegno.
Pranzo in Hotel.
Pomeriggio di relax alle Terme Sensoriali.
Serata d’intrattenimento.
Domenica 23 settembre
9.30 Escursioni alla tomba dipinta
“della Quadriga infernale” di Sarteano
e alla città etrusca di Chiusi con visita
del “Labirinto di Porsenna” e della mostra
“Etruschi: la collezione Bonci Casuccini”.
Info e prenotazioni:
• Per il convegno: Consiglio Regione Toscana
Quinta Commissione “Attività Culturali e Turismo”
055.2387269 - 2387464 - 2387924
[email protected]
[email protected]
[email protected]
• Per il soggiorno turistico:
Convention Bureau Chianciano Terme
Via G. Sabatini 7 - 53042 Chianciano Terme (Si)
0578.62439 Fax 0578.659350
www.chiancianocongressi.it
[email protected]
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DONNE D’ETRURIA
in basso
VOLTO DI DONNA
Ex voto a testa femminile
(III a.C.) rinvenuto nel
territorio di Pitigliano
(Gr). Appartiene alla fase
della romanizzazione.
(Grosseto, Museo Archeol.)
in basso a destra
RICCA ACCONCIATURA
Antefissa fittile a forma di
testa femminile (III sec.
a.C.) dalla località
Martinella di Chiusi (Si).
(Siena, Museo Archeologico)
ORO LAMINATO
Placca decorativa in forma
di sole radiato con volto
di Gorgone (V sec. a.C.)
(Vetulonia, Museo Archeol.)
NEL NOME L’AUTONOMIA DELLA
PERSONA. Dal VII sec. a.C. compaiono i primi nomi personali femminili usati in Etruria (Nuzimai, Veleria, Tanachvil...), seguiti, parallelamente al formarsi delle classi gentilizie, dalla formula bimembre (come Larthial Cilnia). La novità rispetto a Roma è che la donna ha, oltre
al gentilizio (nomen) che ne indica
l’appartenenza alla famiglia, il nome proprio (praenomen) che la configura non come oggetto della famiglia – quindi sottoposta all’autorità
del padre prima, del marito poi – ma
come persona autonoma. Inoltre,
anche se in epoca tarda (II sec. a.C.),
compare spesso il matronimico: ‘Velthur figlio di Laris e di Tanaquilla Cucini è morto a 25 anni’...
DONNE COLTE, DONNE POTENTI... Non rari, fin dai primordi dell’uso della scrittura
etrusca, sono i doni
per le donne co-
stituiti di solito da vasi “parlanti”,
cioè con iscrizioni (come la coppa
argentea di VII sec. a.C. della tomba
Regolini Galassi di Caere con su scritto Mi Larthia), che presuppongono
che la proprietaria sappia leggere e
abbia un buon livello di istruzione.
D’altra parte, che le donne fossero
istruite nell’etrusca disciplina, quindi
in grado di muoversi anche nei libri
rituali, è attestato dalla storia di Tanaquilla e da epigrafi che ricordano
cariche sacerdotali: ‘Sethra Murai, la
sacerdotessa’; ‘Rampta Papni, sacerdotessa, consacrò’... Cultura e potere
sono adombrati nelle pitture della
tomba della Scimmia (V sec. a.C.),
a Chiusi, dove sono raffigurati ludi
funebri in onore di una defunta. La
possibilità di accedere a cariche politiche è attestata da un’altra serie di
epigrafi: ‘il giudice Ramtha è stata
moglie di Larth Spitus, è morta a 72
anni, ha generato 3 figli’.
COMPORTAMENTI “INAMMISSIBILI”. Gli affreschi delle tombe di
Tarquinia, i sarcofagi da Cerveteri
prima e le più tarde urnette ellenistiche (III-II sec. a.C.) prodotte a Volterra e Chiusi ci consentono di apprezzare altri aspetti. Il primo fatto,
evidente, è che le donne partecipano al banchetto assieme ai rispettivi coniugi (tra gli infiniti esempi ricorderemo le scene tarquiniesi di V
e IV sec. a.C. nelle tombe della Cac-
cia e della Pesca, dei Leopardi, degli
Scudi) o a manifestazioni sportive comodamente sedute su tribune accanto agli uomini (tomba delle Bighe, VI sec. a.C., a Tarquinia). Tale
fatto contrasta da un lato con la maldicenza di Teopompo, che le voleva
accoppiate ora all’uno e ora all’altro,
e a suo tempo scandalizzò un savio
quale Aristotele (384-322 a.C.) che
riteneva inconcepibile per una donna partecipare al banchetto con il
marito. In Grecia, infatti, il banchetto, momento qualificante della vita
aristocratica, era per soli uomini, che
al massimo potevano essere allietati da etere, le prostitute.
DI CLASSE. Su un argomento forse i Greci hanno fatto centro e cioè sulla eleganza che contraddistingueva le signore etrusche: dalla tunica con cappuccio di età Orientalizzante agli svolazzanti, multicolori vestiti che seguono la moda ionica un secolo dopo, dal cappellino
a punta (altre volte a calotta) detto
tutulus, alle raffinate scarpe, sempre
a punta, per non parlare dei gioielli
aurei quali orecchini a disco, collane, anelli, diademi foliati. Rinomata era la cosmesi, come attestano i
numerosi vasi da profumo (aryballoi e alabastra) contenenti una base
di olio e resine profumate, prima
importati da Corinto poi riprodotti
in bucchero, una volta che anche la
coltura dell’olivo si diffuse in Etruria. Certamente ossigenate con la liscivia erano molte le tipologie di capigliature femminili (come la treccia annodata o i boccoli) e noto l’utilizzo del far Clusinum, il ‘farro di
Chiusi’, per ricavarne una maschera facciale. Abbiamo
anche volti che presentano nèi finti
e doveva essere
usato una sorta
di rossetto. Scene di toeletta
sono frequenti
in specchi destinati forse a dono
matrimoniale. Ma
non possiamo concludere senza ricordare le donne meno fortunate: ancelle,
nutrici, comunque
schiave, il cui
ricordo archeologico si è
quasi perso e che,
sia pure in numero
preponderante, non ebbero certo
“pari opportunità”.
SIGNORE
Paolo Giulierini
conservatore del Museo
della Città Etrusca e Romana
di Cortona (Ar)
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