tra, modellare nel bronzo e figurare con tessere di mosaico

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tra, modellare nel bronzo e figurare con tessere di mosaico
La Facciata
Interno
Ci vollero tre secoli per scolpire nella pietra, modellare nel bronzo e figurare con
tessere di mosaico “il volto del Duomo”,
delineandolo attraverso un articolato programma narrativo incentrato sulla figura
della Vergine Maria, a cui il tempio è dedicato, e sul tema della salvezza.
Rosone (sec. XIV) (20): nelle nicchie: statue dei Profeti (21) e degli Apostoli (15)
Fianco sinistro: nella nicchia d’angolo, statua della Sibilla Eritrea scolpita da
Antonio Federighi (1451-1455ca); sulla
porta di canonica, nella lunetta, affresco
raffigurante la Madonna con Bambino e
Angeli di Andrea di Giovanni (1412); sulla
porta del Corporale, architrave in bronzo
di Adolfo Cozza (1889) con la scena del
Miracolo di Bolsena.
Fianco destro: nella nicchia d’angolo,
statua della Sibilla Libica scolpita da Fabiano Toti (1588); sulla porta del vescovado, architrave in bronzo raffigurante
Cristo in trono tra gli Apostoli firmata da
Maestro Rubeus (sec. XIV).
Sculture in bronzo (sec. XIV).Sposalizio
della Vergine (22); Presentazione al Tempio
(23); Dottori della Chiesa (24); Incoronazione della Vergine (25).
Guglie (26): statue di santi
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Il Duomo
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L’interno è un vastissimo e suggestivo spazio caratterizzato, come l’esterno, dall’alternarsi bianco e grigio dei filari di travertino
e basalto ed è suddiviso in tre navate da
possenti pilastri con capitelli riccamente
scolpiti.
Entrando, si incontra sulla sinistra il monumentale fonte battesimale realizzato
tra il 1390 e il 1407 da maestranze senesi e
originariamente coronato da una statua in
bronzo, raffigurante S. Giovanni Battista,
opera di Donatello (1424) andata perduta.
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Nella navata sinistra, in corrispondenza
dello spazio riservato al Battistero, si trova
lo splendido affresco della Madonna in trono con Bambino e Angeli, dipinto da Gentile
da Fabriano nel 1425. Proseguendo lungo
le cinque cappelline laterali si possono ammirare brani della decorazione pittorica trequattrocentesca: in particolare, frammenti
delle Storie di S. Caterina d’Alessandria di
Ugolino di Prete Ilario da Orvieto; S. Elena;
S. Anselmo vescovo, Crocifissione, S. Sebastiano e S. Giorgio; S. Antonio abate, S. Caterina
d’Alessandria e S. Leonardo.
Dalla cancellata trecentesca che immette
nella Cappella di San Brizio, si ridiscende
nella navata destra. La sequenza delle cinque cappelline laterali include: la cappella
di S. Francesco realizzata nella seconda metà
dell’Ottocento; frammenti di affreschi trequattrocenteschi raffiguranti Madonna con
Bambino e santa; Crocifissione, S. Giovanni
Battista e S. Giacomo Maggiore; S. Antonio
Abate e S. Rocco; S. Sebastiano e Madonna
con Bambino. In prossimità della controfacciata è collocata la pregevole acquasantiera
in marmo opera di Antonio Federighi da
Siena (1485), che fu capomastro del cantiere della cattedrale tra il 1451 e il 1456.
Non resta più traccia nel Duomo del grandioso ciclo decorativo realizzato tra XVI e
XVIII secolo secondo un articolato programma iconografico che adeguò la cattedrale orvietana ai dettami della Controriforma: le dieci cappelle delle navate laterali
furono ornate da altari e dipinti di tema
cristologico; per ognuno dei dodici pilastri della navata centrale furono realizzate
le statue degli Apostoli e il gruppo dell’Annunciazione scolpito da Francesco Mochi fu
collocato ai lati dell’altare maggiore. Questa fase artistica fu completamente smantellata in occasione del radicale intervento
di ‘restauro purista’ condotto nella seconda metà dell’Ottocento: fortunatamente
si conservarono le pale d’altare e le statue
monumentali che oggi si possono ammirare presso il MODO Museo dell’Opera del
Duomo.
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La Cappella
del Corporale
Laura Andreani, Alessandra Cannistrà
Una cancellata trecentesca immette nel
transetto. Attraverso una seconda cancellata firmata da Matteo di Ugolino da Bologna (1355-1362) si accede alla Cappella
del Corporale.
Fu aggiunta tra il 1350 e il 1356 sul braccio settentrionale del transetto e prende il
nome dalla reliquia del miracolo eucaristico, custodita all’interno del tabernacolo marmoreo attribuito ad Andrea di
Cione detto l’Orcagna. Nel vano centrale
è esposto all’adorazione il lino del Corporale macchiato dal sangue stillato dall’ostia durante la Messa di Bolsena (1263).
Ai lati del grande tabernacolo furono
collocati nel 1729 i due Angeli in marmo
realizzati dallo scultore romano Angelo
Cornacchini.
A un secolo esatto dall’emanazione della
bolla papale Transiturus che istituiva solennemente la festa del Corpus Domini
e la estendeva a tutta la Chiesa (1264),
il pittore orvietano Ugolino di prete Ilario firmava la decorazione ultimata della
cappella (1364). Le scene dipinte narrano
la storia del miracolo inserita nell’ambito
del complesso dei miracoli eucaristici della tradizione medioevale e inoltre episodi
della vita di Mosè, Elia e Abramo. Sulla
parete dell’altare è raffigurata una grande
Crocifissione dove Cristo affiancato dai
ladroni accoglie il pentimento di quello
alla sua destra mentre l’altro alla sinistra
cede al demonio che vittorioso s’impossessa della sua anima.
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La sequenza delle scene, con notazioni
di vita quotidiana come è nello stile di
Ugolino, ricompone per immagini la narrazione del miracolo certamente influenzata dalle sacre rappresentazioni di primo
Trecento come anche dalla storia del miracolo illustrata, insieme alla Passione di
Cristo, nei pannelli a smalto del prezioso
reliquiario d’argento.
Commissionato dal vescovo di Orvieto
Beltramo Monaldeschi all’orafo senese
Ugolino di Vieri, esso replica nella forma il caratteristico prospetto tricuspidale della facciata e fu compiuto e firmato
dall’artista nel 1338. In un piccolo vano
circolare al di sopra degli sportelli furono
scoperte nel XVII secolo le reliquie cosiddette “minori” del miracolo di Bolsena:
alcuni frammenti dell’ostia e alcuni frammenti di tessuti diversi, usati nella messa.
La nicchia ad arco acuto a destra ospita
una tavola a fondo oro di grande pregio
artistico: la Madonna dei Raccomandati eseguita dal senese Lippo Memmi nel
1320 secondo la tipica iconografia della
Madonna della Misericordia che accoglie
sotto il suo manto il popolo dei fedeli graduato nella grandezza delle figure secondo dignità sociale.
Sulla parete sinistra si apre la piccola monofora con la vetrata della Crocifissione
firmata da Duilio Cambellotti nel 1924.
La Cappella del Corporale
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