BoninoLoCoco - Univirtual.it

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Lo Coco Alida, Tani Franca, Bonino Silvia, Empatia. I
processi di condivisione delle emozioni, Giunti Editore,
Firenze 1998 pp. 229
Recensione di Cristiana Cardinali - 30 agosto 2007 Abstract
Il volume risponde all'esigenza di comprendere che cosa sia l'empatia e quali siano i processi cognitivi ed
emotivi che mediano la condivisione delle emozioni degli altri. Attraverso un'analisi della letteratura
sull'argomento, viene proposto un modello complesso e multidimensionale dell'empatia e del suo
sviluppo, sostenuto e discusso alla luce di ricerche originali realizzate dalle autrici stesse. In tale modello
l'empatia, intesa come esperienza affettiva di condivisione, risulta mediata da processi cognitivi sempre
più complessi e da una crescente differenziazione tra sé e altro. Si configurano così forme diverse di
empatia che, pur comparendo in tempi diversi lungo lo sviluppo, possono in seguito coesistere. Vengono
quindi discussi non solo gli effetti socialmente positivi che derivano dalla capacità empatica, ma anche i
rischi che la persona può correre nel condividere le emozioni altrui.
The volume answers to the requirement to comprise that what is the em¬patia and which are the
cognitive processes emotional you and who median the sharing of the emotions of the others. Through
an analysis of the literature on the argument, it comes proposed a model complex and multidimensional
of the empathy and its development, supported and discussed in the light of searches it originates
realized them from the same authors. In such model the empathy, understanding like affective
experience of sharing, turns out mediated from cognitive processes more and more complex you and
one increasing differentiation between himself and other. Various shapes of empathy are shaped
therefore that, also appearing in various times along the development, can later on coexist. They come
therefore discussed not only the effects social positi that they derive to you from the empatica ability,
but also the risks that the person can run in sharing the other people's emotions.
Recensione
La teorizzazione recente, saldandosi con i primi studi sull'argomento, considera
l'empatia un'esperienza sostanzialmente affettiva di condivisione. Eisenberg e
Strayer così sintetizzano l'attuale definizione di empatia: «una risposta emotiva che
è provocata dallo stato emotivo o dalla condizione di un'altra persona, e che è
congruente con lo stato emotivo o la situazione dell'altro». È questa la concezione
che guida questo lavoro ed il modello che delinea, dove si evidenzia come la
persona empatica non solo comprende, ma anche condivide e partecipa. Questa
partecipazione non si esaurisce nella mera condivisione cognitiva, ma comporta un
sentire comune; senza almeno un barlume di risonanza emotiva, non vi è empatia.
Considerare l'empatia un'esperienza emotiva di condivisione, mediata da processi
cognitivi, conduce a ritenerla un fenomeno non unitario né unidimensionale. La
condivisione emotiva può infatti presentare diversi livelli di attivazione,
caratterizzati da un differente grado di coinvolgimento nello stato emotivo dell'altro.
A loro volta, i diversi livelli e tipi di mediazione cognitiva configurano differenti
forme di empatia, che comportano diversi gradi di differenziazione tra sé ed altro.
Per queste ragioni i modelli ampiamente descritti, che considerano l'empatia
un'esperienza affettiva di condivisione diversamente mediata da processi cognitivi,
sono anche dei modelli multidimensionali in base ai quali non esiste l'empatia, ma
esistono diversi tipi di empatia. Del resto, la consapevolezza che i fenomeni
interpersonali, per il loro grado di complessità, non possano essere trattati in modo
unitario e unidimensionale si è da tempo fatta strada nella i psicologica, soprattutto
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grazie agli studi evolutivi. Essi hanno che non è possibile attribuire etichette
terminologiche a fenomeni che presentano al loro interno molteplici sfaccettature e
differenziazioni.
La parte iniziale del volume è dedicata all'esame delle grandi questioni su cui si è
costruita nel tempo la storia del costrutto stesso e alla presentazione di un modello
teorico evolutivo successivamente si affronta il tema delle misure dell'empatia,
passando in rassegna gli strumenti e le prove che sono state finora messe a punto
nel tentativo di valutare la responsività empatica, e ancora, la relazione fra
l'empatia ed alcuni altri concetti che la letteratura ha individuato come precursori e
mediatori, di natura cognitiva e affettiva, della capacità di condivisione empatica, si
esaminano gli esiti comportamentali e, infine, si sottolinea la necessità di educare
all'empatia attraverso appositi programmi ed addestramenti.
La tematica affrontata non è tra le più semplici da affrontare:ricercare una possibile
definizione di empatia all’interno della vasta bibliografia che tratta l’argomento è
un’impresa piuttosto complicata, soprattutto se si considera che il termine empathy
(in italiano “empatia”) fu coniato nel 1909 da Titchener come traduzione del
termine tedesco Einfühlung, traduzione letterale “sentire dentro”. L’interesse di
Titchener per un concetto di stampo per lo più estetico, fu sviluppato anche da altri
pensatori, come Lipps, che lo inserì all’interno dei suoi studi di psicologia, ideando
una formulazione dell’ Einfühlung più psicologica. Se “ein” significa “uno” e
“fühlung” significa strumento, Lipps sottolinea come il piacere estetico consiste nel
godere di un oggetto esterno ma non risiede nell’oggetto stesso bensì nel soggetto
stesso. Einfühlung implica che chi osserva un certo gesto in un’altra persona
proietti se stesso sull’altra persona provi perciò ciò che l’altro sta provando,
manifestando la tendenza ad imitare Einfühlung il suo stesso gesto. Titchener
ritenne che il termine più adatto a tradurre Einfühlung fosse la nuova parola
empatia, coniata dall’autore stesso sulla base greca empatheia.
La capacità di fare propria l’esperienza di un’altra persona era già stata descritta
dallo psicanalista Freud, definendola identificazione. L’identificazione permetteva ai
pazienti di esprimere nei loro sintomi le esperienza delle altre persone e causava
una sofferenza psichica nel caso ci si identificasse con persone sofferenti.
Altri psicoterapeuti di ambito diverso da quello psicoanalitico hanno ampiamente
tenuto conto della condivisione emotiva. Rogers (1959; 1975) ha considerato
questa esperienza come una modalità indispensabile nel rapporto terapeutico che
consente di entrare nel mondo di un’altra persona senza giudicarla. Ugualmente
Kohut (1959; 1984) ripone nell’empatia un ruolo centrale definendola come la
modalità tramite la quale il terapeuta entra a contatto con il mondo psicologico del
paziente. L’autore arriva a definirla una capacità innata che permette a tutte le
persone umane di comprendere gli stati psicologici degli altri, sottolineandone
anche la forte valenza sociale determinata dalla capacità dell’empatia di creare il
legame tra le persone. Studi sociali e di personalità precedenti avevano già
manifestato interesse per l’empatia. Ne è un esempio Allport (1937), autore che
sottolinea la tendenza all’imitazione motoria delle posture e delle espressioni facciali
degli altri. Murphy (1947) invece pone enfasi sull’aspetto fisico ed espressivo della
partecipazione empatica, ritenuta un’esperienza sostanzialmente affettiva di
condivisione emotiva. Gli studi clinici, sociali e della personalità sembrano
comunque sottolineare la concezione affettiva dell’empatia.
Affrontando questo complesso tema sembra fondamentale sottolineare il ruolo
avuto dalla psicologia umanistica, in particolare dagli apporti di Rogers, Maslow ed
altri. Secondo la concezione rogersiana esistono tre condizioni fondamentali che
creano un clima favorevole alla crescita, cioè che creano i presupposti per
l’autorealizzazione del soggetto; le tre componenti sono: la congruenza,
l’accettazione incondizionata e la comprensione empatica (Rogers, 1970, 1983). In
modo particolare, Rogers definisce la comprensione empatica “la capacità del
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terapeuta di percepire con precisione i sentimenti e i significati personali
sperimentati dal cliente e la possibilità di comunicare questa comprensione”.
All’inizio degli anni ‘80 studi di Reynolds permettono di fornire una distinzione
sufficientemente completa tra varie tipologie di empatia: emotional empathy,
ovvero condivisione dell’emozioni con altri, cognitive empathy che prevede l’utilizzo
di processi mentali superiori per la presa di prospettiva e una terza definizione
empatia che prevede la combinazione tra emotional empathy e cognitive empathy.
Orientamenti successivi a quello di Reynolds hanno evidenziato l’esistenza di una
serie di processi che sono ritenuti costitutivi dell’empatia. Eisenberg in particolare
compie una distinzione rispetto ai diversi processi di condivisione delle emozioni
delineando: cognitive role talking, affective role talking, symphaty, personal
distress, empathy..
In particolare è importante porre l’accento la distinzione che intercorre tra simpatia
ed empatia.
I due termini, infatti, sono stati spesso confusi e considerati interscambiabili. Il
termine Einfühlung coniato da Titchener, evidenzia bene la differenza tra le due
condizioni: l’empatia riguarda, infatti, il “sentire dentro” lo stato emotivo dell’altro,
vale a dire condividere l’emozione dell’altro al punto che essa diventa, se pure in
modo vicario la propria emozione. Osservare l’emozione di un’altra persona, come
ha evidenziato Davis (1994) può dare luogo a reazioni affettive che non sono
soltanto di tipo empatico: la simpatia può essere considerata una di queste reazioni
e può essere definita come un “sentire con” o un “sentire per” un’altra persona
(Eisenberg e Stayer, 1987; Eisenberg e Fabes, 1991). La simpatia non implica
dunque condivisione del sentire altrui ed il viverne vicariamente la stessa emozione,
anche se sovente i due fenomeni sono collegati e la simpatia è una conseguenza
dell’empatia (Eisenberg e Stayer, 1987). La simpatia implica invece provare
interesse, sollecitudine oppure preoccupazione e dispiacere nei confronti degli altri.
Un punto importante su cui vertono tutti gli studi sull’empatia riguarda certamente
la possibilità di definire questo complesso processo cognitivo ed affettivo. Gli
studiosi che si sono occupati di questo argomento si sono domandati quanto
avessero influenza qualità e quantità di ciò che si condivide ai fini del processo
empatico. In questo senso diversi autori si sono domandati quanto il valore di ciò
che viene condiviso influenzi realmente l’effettiva messa in atto di un processo
empatico, o ancora se si possa parlare di empatia anche se non vi è una
condivisione totale ma solamente parziale delle emozioni. In realtà le risposte
provenienti dagli studi sperimentali non sono state in grado di fornire una precisa
risposta a questi quesiti, anche se si è ipotizzata a livello teorico la presenza di
alcuni gradi o livelli di empatia, ovvero gradi o livelli di condivisione dell’emozioni a
seconda proprio della quantità delle emozioni condivise e della qualità di queste
condivisioni.
Attraverso un'analisi della letteratura sull'argomento, viene proposto un modello
complesso e multidimensionale dell'empatia e del suo sviluppo, sostenuto e
discusso alla luce di ricerche originali realizzate dalle autrici stesse facendo si che il
volume, rimanga ancora oggi un valido punto di riferimento per gli studi
sull’argomento.
Indice
Presentazione: Introduzione; 1. Un modello multidimensionale di empatia; 2. La
misura dell’empatia:metodi e strumenti; 3. Empatia e processi cognitivi; 4. Empatia
e processi affettivi; 5. Empatia e condotte sociali; 6. Educare all’empatia;
Conclusioni; Bibliografia.
Autore
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Silvia Bonino è professore ordinario di psicologia dello sviluppo presso la Facoltà
di Psicologia dell’Università di Torino. Le sue ricerche hanno riguardato in
particolare la frustrazione, lo spazio personale, l’aggressività e il comportamento
ritualizzato. I suoi studi più recenti hanno preso in esame gli aspetti cognitivi ed
emotivi implicati nella relazione sociale aggressiva e cooperativa; in tale ambito si
collocano anche le molteplici ricerche sull’empatia.
Alida Lo Coco insegna psicologia dell’educazione presso il Corso di Laurea in
Psicologia dell’Università di Palermo. Le sue ricerche hanno riguardato lo sviluppo
cognitivo, la costruzione della conoscenza in età infantile, la psicologia sociale
dell’educazione. Attualmente la sua attività è indirizzata allo studio delle relazioni fra
pari in età infantile e adolescenziale e delle caratteristiche personali e contestuali
che concorrono a configurarle. Particolare riguardo ha assunto in questo ambito
l’analisi del costrutto empatico e della costruzione di strumenti per la sua
valutazione.
Franca Tani è ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Sociali della Facoltà di
Scienze Politiche dell’Università di Pisa, dove insegna psicologia generale, ed è
membro associato della Società Psicoanalitica Italiana. Da molti anni si occupa dei
processi di interazione sociale in età evolutiva con particolare riferimento alle
condotte cooperative e aggressive nelle relazioni fra pari. Più recentemente sta
conducendo indagini transculturali sui fattori che nell’infanzia e nell’adolescenza
possono proteggere il bambino da esiti psicopatologici di sviluppo: tra essi la
capacità di costruire rapporti di amicizia e di provare sentimenti di empatia per i
compagni. Ha pubblicato numerosi lavori teorici e di ricerca su riviste italiane e
internazionali.
Bibliografia essenziale dell’autore
Lo Coco Alida, Inguglia Cristian, Psicologia delle relazioni interetniche. Dalla teoria
all’intervento, Carocci, Milano 2004
Lo Coco Alida, Di Maria Franco, Psicologia della solidarietà. Condividere nelle società
multiculturali, Franco Angeli, Milano 2002
Bonino Silvia, Psicologia dello sviluppo e scuola primaria. Dalla conoscenza
all’azione, Reffieuna Antonella, Giunti Editore, 2007
Bonino Silvia, Cattelino Elena, Ciairano Silvia Adolescenti e rischio. Comportamenti,
funzioni e fattori di protezione, Giunti Editore, 2007
Tani Franca, Normalità e patologia nello sviluppo psichico, Giunti Editore, 2007
Tani Franca, Ciuffi Nella, Vitta Anna, La difficoltà del calcolo nei bambini, Seid
Editori, 2007
Links
http://www.psych.unito.it/
www.psicologia.unipa.it
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