droga in carcere

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CARCERE DI BARI: COSI’ CERVAVANO DI INTRODURRE LA
DROGA NEL PENITENZIARIO.
Il S.A.P.Pe.-sindacato autonomo polizia penitenziaria- maggior sindacato di categoria, a
seguito delle numerose sollecitazioni dei Poliziotti Penitenziari di Bari, stanchi di essere
additati quali responsabili dell’introduzione delle sostanze stupefacenti nel carcere Barese,
vuole fare chiarezza su una situazione divenuta insostenibile.
Il S.A.P.Pe. non intende con ciò sollevare da responsabilità eventuali mele marce di cui
siamo stati i primi a denunciarne e chiedere conto di certi comportamenti, ma rappresentare
all’opinione pubblica la difficoltà di operare in condizioni quasi impossibili a causa del
gravissimo sovraffollamento del Penitenziario Barese, a cui fa da contraltare la cronica
carenza in organico di Poliziotti Penitenziari nonché dal caos provocato dai lavori che
vanno avanti presso il carcere Barese pressoche senza soluzione di continuità.
Infatti con il sovraffollamento della popolazione detenuta(a BARI si è raddoppiata la
capienza dei 250 posti disponibili ai quasi 500 attuali) sono raddoppiati, per esempio i
colloqui dei detenuti con i familiari e considerata l’inadeguatezza delle strutture e la carenza
di personale addetto alle perquisizione, è inevitabile che si crei qualche buco nei controlli.
Peraltro la scaltrezza usata dai detenuti per studiare vie che facciano entrare la droga in
carcere è variegata, è per certi aspetti insospettabile.
Sicuramente la dislocazione logistica del CARCERE di BARI consente di sbizzarrirsi nel
cercare di introdurre la droga in carcere, e le oltre 20 operazioni solo degli ultimi tempi che
hanno permesso il rinvenimento di sostanze stupefacenti, lo stanno a dimostrare.
Infatti molto spesso sono state lanciate verso le celle all’interno dell’Istituto palline o
involucri appesantiti, contenenti sostanze stupefacenti che il più delle volte
non
raggiungendo l’obiettivo, cadevano nell’intercinta del carcere dove altri detenuti lavoranti
cercando di eludere la vigilanza, cercavano di recuperarla per farla giungere agli
interessati.
Altre volte dal lato di viale Papa GiovannI XXIII venivano lanciati dei pacchettini che finivano
sui terrazzini adiacenti la prima sezione consentendo ai detenuti ,attraverso rudimentali
strumenti formati da mazze di scope a cui veniva attaccato uno specchio per localizzare
questi involucri, di recuperarli usando scope e fili quasi come canne da pesca.
Molte volte si è scoperta la droga od altro nelle suole delle scarpe, oppure ben
occultate nelle scarpe, oppure negli orli dei pantaloni ecc.ecc.
Altre volte la droga è stata nascosta in piccoli ovuli di plastica avvolti dal chewing
gum che attraverso il bacio di saluto alla fine dei colloqui, passava dal familiare al
detenuto che lo inghiottiva prima della perquisizione per recuperarlo in seguito, (si
immagini come).
Altro stratagemma usato è quello della posta in cui la droga è mischiata con la
colla con cui vengono attaccati bolli, oppure ben dissimulata nelle lettere.
Anche se non si è mai potuto riscontrare in maniera certa, si possono indicare altri
modi con cui si cerca di far entrare la droga in carcere, quale quello di bagnare un
indumento (jeans, magliette ecc.ecc.) in una soluzione di acqua e droga eppoi farla
asciugare per poi consegnarla al detenuto che, invertendo l’operazione e facendo
evaporare l'acqua riesce a ricavare tale sostanza, oppure mischiarla nelle vivande
cotte o crude che i familiari portano ai detenuti.
Potremmo continuare a parlare di tantissimi altri modi usati per introdurre la droga in
carcere cercando dieludere i controlli, ma si spera che tutto ciò possa terminare anche
perchè tra non molto, la Polizia Penitenziaria di Bari e della Puglia potrà contare sui suoi
cani addestrati per rinvenire la droga che sicuramente riuscirà a mettere fine a questa
battaglia infinita.
Bari,lì 06.06.2008
Il Segretario Regionale
Isp.re Sup.re Federico PILAGATTI