Abstract relazione mons. Zani

Transcript

Abstract relazione mons. Zani
Insegnamento della religione cattolica
o insegnamento delle religioni?
Dies Academicus
ISSR di Padova - 31 marzo 2011
Sul diritto all’educazione religiosa si è prodotto, a partire dalla
Dichiarazione sui diritti dell’uomo, un generale consenso internazionale, in
quanto si tratta di un diritto che riguarda non solo le famiglie e la Chiesa,
ma chiama in causa direttamente la scuola, come luogo naturale in cui
avviene l’opera formativa delle nuove generazioni.
Oggi, tuttavia, il dibattito su questo argomento tende a mettere in
discussione la legittimità dell’insegnamento religioso confessionale nelle
scuole pubbliche, giustificandolo con la mutata situazione della demografia
religiosa di alcuni paesi. Si assiste, pertanto, ad uno slittamento
dell’insegnamento della religione verso la concezione di una “religione
comparativa”, frutto di una “interdipendenza e complementarietà delle
religioni”.
Nei documenti internazionali, come il Libro bianco sul dialogo
interculturale del Consiglio d’Europa (2008), l’educazione religiosa viene
collocata nell’area interculturale; tutti i paesi sono convinti che il ricco
patrimonio culturale dell’Europa deriva da una profonda influenza
esercitata dalle religioni – in particolare il cristianesimo, il giudaismo e
l’islam – che hanno giocato un ruolo importante di marcatori dell’esistenza
personale e comunitaria.
Tali documenti non vanno oltre la necessità di un dialogo aperto e
trasparente a livello interreligioso che contribuisca a rinforzare, in seno alla
società, il consenso intorno alle soluzioni dei problemi sociali. In sostanza,
essi non si spingono fino a riconoscere il valore della confessionalità e,
quindi, a dare una base per l’insegnamento della religione nelle scuole.
L’IR confessionale come risorsa educativa e culturale
L’insegnamento della religione cattolica, nella sua dimensione
confessionale, si inserisce nel doveroso impegno di elaborazione
pedagogica ed educativa della Chiesa affinché la sua azione
evangelizzatrice tenda a realizzare un “umanesimo plenario”.
In tale orizzonte, vanno ribadite la natura e la finalità
dell’insegnamento della religione cattolica, tenendo conto del contesto
multiculturale odierno e delle tendenze in atto di volerlo sostituire con un
insegnamento del fatto religioso di natura multiconfessionale o di etica e
cultura religiosa o di storia delle religioni.
La questione dell’IRC si inquadra nell’orizzonte culturale:
l’insegnamento religioso nell’ambito della scuola, sia essa cattolica oppure
1
statale, va visto in connessione con l’educazione cattolica e col diritto delle
famiglie ad avere per i propri figli una formazione integrale. Tale principio
è contestuale al concetto della libertà religiosa e dello Stato veramente
democratico che, in quanto tale, si pone al servizio dei cittadini, di tutti i
cittadini, nel rispetto dei loro diritti e delle loro convinzioni religiose.
Inoltre, la natura educativa e culturale di questo insegnamento offre
al contesto scolastico un contributo antropologico aperto alla dimensione
trascendente dell’essere umano, aiuta a raggiungere un’armonia vitale fra
fede e cultura e favorisce negli studenti lo sviluppo della responsabilità
personale e sociale, sostenendoli nel contributo che essi possono dare al
bene comune della società.
Vi è, poi, la specificità disciplinare di tale insegnamento, rispetto alle
altre materie scolastiche, che chiama in causa la Chiesa nello stabilire i suoi
contenuti conoscitivi che devono garantire di fronte ai genitori e agli stessi
alunni l’autenticità dell’insegnamento che si trasmette come “cattolico”.
Sono importanti, a questo proposito, le linee tracciate dal documento
del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee circa L’insegnamento
della religione come risorsa per l’Europa, soprattutto per il contributo
specifico che può dare al dialogo interconfessionale, interreligioso e alla
convivenza civile.
I vescovi d’Europa pongono l’accento su alcuni tratti di particolare
importanza:
- l’insegnamento della religione che risponde meglio alle esigenze
della cultura e del mondo di oggi è quello «a contenuto confessionale», in
quanto mette in dialogo con una religione «vivente» e significativa per
l’esistenza di ciascuno;
- occorre valorizzare il ruolo delle famiglie nel sostegno di tale
insegnamento, essendo i genitori i primi aventi diritto ed i responsabili
dell’educazione in generale e dell’educazione religiosa dei propri figli;
- l’insegnamento della religione può essere proposto agli allievi
indipendentemente dalle scelte di fede e nel rispetto della libertà di
coscienza, e deve essere realizzato in forme di collaborazione ecumenica e
di apertura al dialogo interreligioso;
- il costante cambiamento del contesto culturale europeo fa ritenere a
tutti che si debba ripensare complessivamente la formazione iniziale e in
servizio degli insegnanti di religione allo scopo di valorizzare al meglio il
prezioso servizio che i docenti rendono alla Chiesa e alla società.
Mons. A. Vincenzo Zani
2