Frontalieri, chiesto il numero chiuso

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Frontalieri, chiesto il numero chiuso
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ECONOMIA
MERCOLEDÌ
9
LUGLIO
2014
Frontalieri, chiesto il numero chiuso
La Svizzera apre una trattativa con l’Ue per contingentare il numero di lavoratori stranieri
CANTON TICINO - Il
governo svizzero ha formalmente presentato una
richiesta di adeguamento
dell’Accordo sulla libera
circolazione fra la Svizzera e l’Unione europea.
Con questo passo la Svizzera apre una trattativa in
vista di adeguare gli accordi alle richieste dell’iniziativa costituzionale accolta
dal popolo elvetico il 9
febbraio (il famoso referendum blocca-stranieri),
che chiede provvedimenti
per limitare l’immigrazione.
Anche se i due interlocutori (Berna e Strasburgo) appaiono lontanissimi dai
valichi varesini di Gaggiolo o Lavena Ponte Tresa,
la discussione interesserà
fortemente anche i 20.000
frontalieri prealpini che
ogni giorno fanno avanti
e indietro dalla frontiera
per andare a lavorare in
Canton Ticino o nel Grigioni.
Le nuove disposizioni costituzionali sull’immigrazione, infatti, vogliono incidere anche sull’Accordo di libera circolazione.
Già perché sempre il governo svizzero ha recentemente reso noto di voler
contingentare tutti i permessi di lavoro a partire
da quattro mesi, toccando
quindi anche i frontalieri.
Entro il 2017, secondo la
volontà delle istituzioni
rossocrociate, si dovranno fissare dei tetti massimi di entrata e i relativi
LA DISCUSSIONE
Le Camere di commercio non si toccano
Scatta la battaglia contro la riforma di Renzi
contingenti, basandosi su
diversi indicatori riguardanti l’economia e il mercato del lavoro, come il
numero dei posti disponibili o il tasso di disoccupazione.
Insomma, per continuare
ad avere un'opportunità di
lavoro in Canton Ticino
bisognerà sperare che almeno al di là del confine
l'economia e l'occupazione continui ad andare bene. Come oggi, quando la
disoccupazione in Canton
Ticino è ai minimi storici
(3,6%). Eppure l’attuazione delle nuove disposizioni costituzionali (blocco
degli stranieri e contingenti) non è compatibile con
l’Accordo di libera circolazione.
Ecco quindi che con lettera del direttore dell’Ufficio federale della migrazione al capo della delegazione dell’Unione europea (Ue), la Svizzera ha
pertanto presentato all’Europa, previa adozione del
piano d’attuazione, una richiesta formale di adegua-
mento dell’Accordo. La richiesta si fonda sull’articolo 18, in virtù del quale
una parte contraente può
presentare al Comitato misto una proposta di riesame. L'appuntamento è fissato entro l'autunno quando i vari dipartimenti elvetici interessati alla materia dovranno elaborare un
piano d'azione per «convincere» le autorità europee. Non sarà facile. Intanto gli aspiranti frontalieri
iniziano a tremare.
Nicola Antonello
MILANO - «C'è accanimento contro le
Camere di Commercio dovuto alla
scarsa conoscenza di quello che fanno. Esse sono invece uno strumento
strategico e indispensabile». A parlare
è l'assessore alle Attività produttive, Ricerca e Innovazione Mario Melazzini.
«Le Camere di Commercio - ha proseguito Melazzini - sono il miglior contenitore possibile per unire realtà diversificate con cui è possibile dialogare insieme». Melazzini, ha ricordato anche il ruolo molto
importante rivestito dal
Sistema camerale nella
predisposizione della
legge Impresa Lombardia
«Non si tratta di conservare per forza l'assetto attuale - ha proseguito l'assessore -, perché si può
sempre migliorare, ma le
Camere di Commercio
sono un fondamentale
corpo intermedio che deve rimanere e rimanere funzionante.
Se molti imprenditori decidono di andare avanti, lo fanno anche per il supporto che ricevono da esse». Secondo Melazzini, «è necessario attivare prima
possibile un gruppo di lavoro tra Giunta, Consiglio regionale e Sistema camerale per affrontare questo tema».
Il tema dunque è caldo. Dal Nuovo
Centrodestra e dal sistema camerale
lombardo è arrivato un no secco al taglio del 50% dei diritti camerali, cioè
l’annuale contributo che le imprese pagano alle Camere di commercio e che
il governo Renzi vorrebbe dimezzare.
«Sembra che noi siamo conservatori,
in realtà non vogliamo difendere un privilegio ma una istituzione essenziale
per il sistema economico», ha affermato Raffaello Vignali, capogruppo del
Ncd in commissione Attività produttive
alla Camera dei deputati. Vignali ha
detto che la riforma del sistema camerale deve innanzitutto
precisarne i compiti attuali e individuarne nuovi. Sul nodo dei tagli dei
diritti, Vignali ha proposto (e proporrà in Parlamento) di escludere dal
pagamento le start-up
per i primi tre anni, o in
alternativa tagliare per
tutte le imprese ma non
direttamente del 50%.
Anche gli imprenditori
varesini si sono schierati
a sostegno dell’ente camerale, soprattutto i più piccoli. «La
battaglia per le Camere di Commercio
è innanzitutto una battaglia di democrazia, ha affermato Franco Colombo, presidente di Confapi Lombardia e
Api Varese - Chi non comprende questo, condanna il sistema imprenditoriale ad essere più solo, indifeso contro la
competizione globale. La politica che
avrà il coreggio di opporsi a una scelta
sbagliata avrà il sostegno degli imprenditori».
Il tessile investe e conquista i mercati esteri
Livingston, cassa in scadenza
230 persone sono senza lavoro
Presentata la ventesima edizione di Milano Unica. Le esportazioni crescono del 6%
Sono passati quattro anni: da ottobre la mobilità
MILANO - La presentazione ufficiale dell’edizione numero 20 di Milano Unica, il
salone del tessile di qualità,
di scena dal 9 all'11 settembre a FieraMilanoCity (in tutto 411 espositori, 74 dei quali stranieri, con l'aggiunta
del settore denim-capi lavati
e di Lineapelle, che andrà in
scena in contemporanea nel
polo fieristico di Rho-Pero),
come spunto per verificare
lo stato di salute di un intero
settore. Quel che balza all’occhio è che, nonostante la
crisi, il settore tessile italiano abbia reagito innovando
e investendo, riuscendo così
a limitare le perdite di fatturato complessivo e ad aumentare in maniera significativa il valore totale delle
esportazioni.
Se infatti paragoniamo i dati
del primo trimestre 2014
con quelli dello stesso periodo dell’anno precedente, si
può notare che le asportazioni sono complessivamente
cresciute del 6%, con l’Europa che fa segnare un
+10,4%, mentre l’export verso i Paesi extra Ue si attesta
sull’1,1%. Un dato frutto della crescita di tutti i comparti
merceologici che compongono la tessitura italiana, ad eccezione dei tessuti di cotone
(-1,0%). All’interno del mercato europeo risultano in forte crescita le esportazioni
verso Romania (+20,2%),
Spagna (+16,2%), Portogallo
(+15,2%),
Polonia
(+25%)
e
Bulgaria
(+20,5%), tranne la Gran
Bretagna (+5,1%), si registra un andamento piatto verso i nostri più tradizionali riferimenti, Germania e Francia in testa, che restano comunque molto importanti
per i volumi e il valore dei
loro acquisti. Per quanto riguarda i Paesi extra Ue, invece, le buone notizie provengono praticamente solo dagli Usa (+16%), mentre presentano un segno meno la
Repubblica Popolare Cinese
(-5,5%) e Hong Kong
(-3,3%), che nel corso di questi anni hanno fatto da parziale camera di compensazione
rispetto al crollo dei nostri
mercati più tradizionali. Andamento negativo che si accompagna a quello del Giappone (-11,1%). Da segnalare, poi, anche la crescita delle importazioni (+10%), che
indicherebbero anche una
qualche ripresa della domanda interna. «Come imprenditori siamo condannati ad essere ottimisti e a cercare di
vedere il bicchiere mezzo
pieno», ha commentato il
presidente di Milano Unica,
Silvio Albini, ieri, durante
la presentazione della rassegna a Palazzo Marino. «Con
la prossima edizione di Milano Unica, che mira a rendere
ancora più operativa e attrattiva la presenza nel capoluogo lombardo di migliaia di
acquirenti vorremmo cercare di contribuire a riempire
anche l’altra metà».
Lu. Tes.
Il settore tessile reagisce alla crisi e conquistai mercati esteri (foto Archivio)
Easyjet annuncia le destinazioni per la stagione invernale
Decolla il nuovo Malpensa-Monaco
MALPENSA – E’il diretto MilanoMonaco la novità principale di
easyJet del prossimo inverno sul mercato italiano. La compagnia low cost
inglese gioca d’anticipo e ieri ha svelato le tre nuove tratte della stagione
winter 2014-15 che porteranno a quota 158 le destinazioni da e per l’Italia.
Oltre al collegamento tra la brughiera
e la Baviera, il vettore arancione aprirà il Napoli-Londra Luton e il Roma
Fiumicino-Marsiglia.
Il volo da Malpensa a Monaco verrà
inaugurato l’8 dicembre con doppia
frequenza infrasettimanale. Gli orari
(partenza dal Terminal 2 alle 7.10, ritorno dalla Germania alle 18.10) sono
stati studiati per andare incontro alle
esigenze della clientela business italiana, che potrà raggiungere il polo industriale automobilistico e tecnologico
bavarese anche per viaggi in giornata,
nonché per intercettare la domanda tedesca intenzionata a visitare per lavoro o svago il capoluogo lombardo.
L’annuncio di ieri conferma l’impegno della compagnia britannica sul
territorio italiano e il consolidamento
dei programmi di crescita e sviluppo
annunciati nei mesi scorsi con l’aumento della capacità su Roma e Milano (dopo Londra Gatwick, il Terminal 2 è la seconda base europea di
easyJet per numero di passeggeri, con
oltre 6 milioni di utenti in transito, il
10 per cento del traffico globale del
vettore) e il potenziamento della terza
base, Napoli Capodichino, inaugurata
la scorsa primavera con due aerei fermi tutte le notti accanto alle piste dello scalo campano.
G.C.
CARDANO AL CAMPO – Quattro anni di cassa integrazione sembravano una eternità, o comunque un tempo sufficientemente utile per essere reintegrati in servizio dalla nuova gestione o trovare lavoro altrove.
E invece quattro anni sono già passati e per oltre 230
persone - la metà circa della forza totale della vecchia
Livingston - si avvicina lo spettro della disoccupazione. «Cosa succederà al personale ex Livingston air che
dal primo ottobre sarà messo in mobilità?». A lanciare
l’allarme è l’Anpav, il sindacato nazionale degli assistenti di volo, che da Roma torna a sollevare la questione occupazionale della compagnia aerea charter di Cardano al Campo. La nuova proprietà targata Riccardo
Toto, che ha avuto il merito di salvare dal fallimento il
vettore cardanese e di riportarlo in cielo due anni fa,
promise nel suo piano industriale di ingresso di riassorbire entro il 2015 la pressoché totalità della forza lavoro in organico prima del commissariamento.
Complice anche la perdurante crisi globale e le difficoltà specifiche del settore aereo, la realtà odierna di New
Livingston è però oggi lontana da quelle previsioni e
secondo le parti sociali è assai difficile, per non dire
impossibile, che il piano di rilancio presentato da Toto
al Ministero dello sviluppo economico tre anni fa possa
essere rispettato. L’incertezza sul futuro, oltretutto, è
aggravata dalle difficoltà economiche del presente dei
dipendenti non ancora richiamati in servizio. «Con
grande rammarico – rende noto infatti Anpav - siamo a
informare che i lavoratori Livingston air non percepiscono la cassa integrazione dal primo aprile 2014. A
oggi sono quasi 300 le persone senza sussidio in quanto
il Ministero del lavoro non ha ancora firmato la proroga della concessione in deroga per gli ultimi sei mesi
previsti». I rappresentanti delle hostess e degli steward
fanno nuovamente appello alle forze politiche che durante la crisi Livingston si schierarono al loro fianco:
«Troppe famiglie residenti in Lombardia si trovano in
difficoltà a pagare i mutui per le proprie case e a sostenere le spese per sopravvivere. Ci chiediamo dove sia
finita la politica, dove sono i nostri politici che dovrebbero sbloccare la situazione. Purtroppo, ci sono compagnie aeree che non hanno mai avuto problemi di firme
e di ritardi, mentre ci sono realtà come la Livingston
che fin dall'inizio hanno giocato in serie B». Il riferimento ai dipendenti Alitalia è fin troppo esplicito.
Gabriele Ceresa