tappa 1 - Il Cammino di Sant`Antonio

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tappa 1 - Il Cammino di Sant`Antonio
TAPPA 1
POSSIBILE ALTERNATIVA ATTRAVERSO I COLLI EUGANEI
(SDOPPIAMENTO TAPPA )
TAPPA 1.1
PADOVA – TORREGLIA
Distanza di percorrenza:
Difficoltà: ***
25 km
La tappa parte dalla Basilica di Sant’Antonio. Prima di lasciare questo venerabile luogo, si può visitare l’Oratorio di
S. Giorgio e la Scuola del Santo con notevolissimi affreschi. Tenendosi l’ingresso della Basilica alle spalle, si
imbocca l’immediata via Orto Botanico a sinistra. La si percorre, superando il Ponte del Maglio in pietra. Alla curva si
può visitare il famoso orto botanico, fondato nel 1545 e considerato il più antico Orto Botanico Universitario del mondo
(biglietto d’ingresso ridottissimo per i pellegrini: 1 euro 190 metri da inizio tappa). Si continua in via Donatello, quindi
si svolta a sinistra in via A. Briosco, la si percorre tutta, immettendosi nell’imponente Prato della Valle (490 metri da
inizio tappa), una delle più grandiose piazze del continente (mq 88.620), solcata dall’ellisse della canalizzazione che
inscrive l’isola Memmia e sulla quale affacciano 78 statue di personaggi legati a Padova e all’Università (al centro
fontanelle di acqua potabile).
Visibile sulla sinistra è la Basilica di Santa Giustina (1532-1579), benedettina, che ha cambiato aspetto svariate volte,
senza tuttavia che si riuscisse a compiere la facciata. Secondo la tradizione, nel 304 fu martirizzata di spada Santa
Giustina, aristocratica romana: sul luogo della tomba nel 530 d.C. furono eretti in suo onore la basilica e l’antichissimo
sacello (VI secolo); da ammirare anche elementi dell’antica basilica romanica (XII-XIII sec.) e il pozzo dei martiri.
Si attraversa Prato della Valle in direzione sud-ovest. Quindi, all’incrocio semaforico (835 metri), si attraversa la strada
e si imbocca il porticato Corso Vittorio Emanuele II (percorso dal tram). Lo si percorre per circa 550 metri (1,4 km)
fino ad incontrare sulla destra la chiesa S. Croce dedicata all'Invenzione della Santa Croce di Gerusalemme con
annesso Oratorio o “Sala del Redentore”. Le prime notizie di una piccola chiesa annessa ad un lebbrosario dedicato alla
Santa Croce si rintracciano in un documento del 30 aprile 1181. Portato a termine il canale che univa Padova a
Monselice (ultimo decennio del XII secolo), attorno all'approdo si andava creando un piccolo borgo, quello che in
seguito diverrà il Borgo Santa Croce. In questo luogo, al di fuori della cittadella e vicino all'acqua del Bacchiglione,
esisteva un lebbrosario per i “malsani” o “martiri di Cristo” in seguito trasformato in ospedale e ospizio per malati e
poveri (hospitale S. Crucis). Col passare del tempo e con l'ampliamento delle mura cittadine cresce anche l'importanza
della chiesa che da oratorio del lebbrosario già nel 1202 è cappella ed assume il titolo di parrocchia nel 1308.
All’interno della chiesa, nel primo altare a destra si può ammirare la tela che raffigura S. Antonio da Padova, S.
Francesco di Paola e S. Giovanni Nepomuceno.
Attraversato il vialetto che costeggia la chiesa, si attraversa via Santa Maria in Vanzo e ci si trova di fronte al Santuario
di San Leopoldo Mandic (1,5 km). Al convento di S. Croce svolse la sua silenziosa ma preziosa opera di confessore e
di guida spirituale un umile e mite fraticello, la cui fama di santità travalicò presto i confini della città e del Veneto:
padre Leopoldo Mandic da Castelnuovo di Cattaro (Herceg Novi, Montenegro). Amato e venerato in vita, invocato
come santo dopo la morte, venne beatificato dal sommo pontefice Paolo VI in Piazza San Pietro a Roma il 2 maggio
1976. Papa Giovanni Paolo II, sempre in Piazza San Pietro, il 16 ottobre 1983 proclamava padre Leopoldo Santo. E
oggi la sua tomba continua più che mai ad essere meta di pellegrinaggi.
(Per chi usa la bici: poiché Corso Vittorio Emanuele II è percorso dal tram cittadino e la strada si restringe in alcuni
punti, si consiglia al semaforo di Prato della Valle di proseguire diritto per via Alberto Cavalletto e di svoltare e sinistra
alla terza laterale. In via Santa Maria in Vanzo c’è la pista ciclabile che conduce in tutta sicurezza di fronte al Santuario
di San Leopoldo Mandic).
Dopo la visita al santuario si prosegue lungo Piazzale Santa Croce in direzione sud, quindi si svolta a destra alla prima
laterale, via Marco Polo. La si percorre tutta. Sulla curva (che continua con via San Pio X) si imbocca una delle due
scalinate che conducono sull’argine del canale Piovego, chiamato Passeggiata F. Camilotti. Si attraversa il Ponte
pedonale Goito (situato fra le due scalinate 1,9 km), quindi si svolta a sinistra e si procede lungo l’argine a destra del
canale (parallelo a via Goito) (tavoli e panche).
Al suo esaurimento si esce in via Goito (2,5 km), prima del Ponte del Sostegno (che non si supera). Sulle strisce
pedonali si attraversa via Goito (a destra) e la si segue, imboccando la pista ciclabile. Si supera il primo stop, si
prosegue diritto e si continua in via Isonzo (ci si tiene il ponte Isonzo sulla sinistra) fino al ponte ciclopedonale bianco
(3,1 km) sulla sinistra, da cui si gode una meravigliosa vista. Lo si attraversa e si esce vicino all’ingresso degli Impianti
Sportivi Paltana, si svolta a destra e si imbocca l’immediata rampa di discesa a sinistra. Si attraversa la strada prima
della rotonda e si svolta a destra. Subito dopo la farmacia, si svolta a sinistra in via Marostica che è un percorso
ciclopedonale. La si percorre tutta fino al suo esaurimento. Si segue la curva a destra e si imbocca la rampa asfaltata in
salita del sentiero ciclopedonale che porta sull’argine del Canale Battaglia. Si svolta a destra e si segue la stradina
ghiaiata bianca (3,6 km) che costeggia il canale.
(Si consiglia di fare colazione e di rifornirsi di acqua prima di prendere il Canale Battaglia: non ci sono bar o posti di
ristoro lungo l’argine).
Si procede sempre diritto per via Mandria. Dopo 1,1 km si passa sotto al cavalcavia autostradale (4,7 km). Si continua
fiancheggiando il ponte della Cagna (6,1 km) per chi è interessato con una breve estensione si può, attraversando il
ponte, visitare la chiesa di San Giacomo di Mandriola. Nata intorno al 1200 come ospitale per i pellegrini di passaggio
lungo l’argine, si è poi trasformata intorno al 1500 in luogo di culto dedicato al santo simbolo dei cammini), e 30 metri
dopo, si passa di fronte a Villa Molin: sorse su cinquantadue campi verso la fine del XVI secolo per volontà
dell'ambasciatore Nicolò Molin, uomo di mente vasta e acuto d'ingegno, che ne assegnò la progettazione all'architetto
Vincenzo Scamozzi che, dopo la morte di Palladio, primeggiava nel Veneto (la villa non è aperta al pubblico). La strada
diventa asfaltata.
Al semaforo di Ponte della Fabbrica (all’altezza della rivendita mobili Scapin 7,3 km) si svolta a destra (direzione
Abano Terme). Si percorre via Ponte della Fabbrica (pista ciclabile sul lato sinistro della carreggiata). Al semaforo (8,3
km) si gira a sinistra in via S. Maria d’Abano per Abano Terme (pista ciclabile sulla destra).
Allo stop si svolta a destra per via Roveri (9 km) mantenendosi sulla pista ciclabile, si supera un sottopassaggio
ferroviario (9,7 km), si oltrepassa la rotatoria con via Romana (10 km) e si percorre via S. Pio X in direzione di Abano.
(Se si ha necessità di un bar per fare colazione, conviene proseguire diritto oltre via Ponte della Fabbrica, sempre
lungo il Canale Battaglia, quindi si svolta alla prima strada a destra, via Roveri, si entra a Giarre. Si incontra prima
un panificio sulla sinistra e poi, dove c’è l’indicazione per la chiesa, si svolta a sinistra in via Giarre. Subito dopo la
chiesa c’è un bar sulla destra. Quindi, si ritorna in via Roveri, si svolta a sinistra, si procede diritto, ci si ricongiunge
al cammino, si supera il sottopasso ferroviario e si percorre via S. Pio X).
Si oltrepassa la rotatoria (11,1 km) adiacente al Centro Commerciale Cà Grande e si continua nella sempre presente
pista ciclabile di via S. Pio X fino al Duomo di San Lorenzo (11,5 km) (1872; si può chiedere il timbro in canonica:
porta laterale prima della chiesa) di Abano Terme.
Si svolta a sinistra in via Giacomo Matteotti, si passa di fronte a Piazza Caduti e si continua diritto in Viale delle Terme
(11,7 km), via principale della rinomata stazione termale che procede più avanti lungo il percorso del centro solo
pedonale. Dopo 900 metri si svolta a destra in via Montirone, si arriva alla grande rotonda di Viale Colli Euganei e si
prosegue diritto in via Monteortone e poi in via Santuario Monteortone. Si prende la passeggiata sterrata in salita a
destra che porta davanti al Santuario di S. Maria di Monteortone (14,7 km), dove nel 1428, a seguito di una
pestilenza, la Madonna apparve ad un cavaliere malato invitandolo ad entrare nell’acqua; qui egli trovò un’immagine
della Beata Vergine, subito divenuta oggetto di culto. All’interno del santuario, oltre alla sacra immagine, sono custoditi
affreschi di Jacopo da Montagnana e una pala di Palma il Giovane.
Si possono visitare: il Duomo, la fonte della Vergine, la cappellina del Deserto, possibile Via Crucis in mezzo al bosco
prendendo il sentiero oltre la cappella (se non ne avete abbastanza di camminare!), il monastero “San Marco” dei
Salesiani Don Bosco (attraversando la terrazza alla sinistra del Duomo e scendendo la scaletta; attualmente hotel) con il
chiostro (bar con un rinomato e famosissimo cappuccino), pozzo antico, cappella con gli affreschi, piccolo zoo nel
parco.
Lasciato il Santuario si ritorna indietro di circa 100 metri e si prende la prima via a sinistra (già superata all’arrivo) che
è via Confini Monteortone Monterosso (14,8 km).
La si segue per circa 600 metri fino ad arrivare di fronte ad un Capitello con Madonnina (15,4 km), si svolta a sinistra e
si continua a sinistra in via Vicinale Monteortone. La strada da asfaltata diventa sterrata, la si segue tutta e 500 metri
prima di esaurirsi, diventa asfaltata (16,5 km). Sulla sinistra si trova un suggestivo capitello con la Madonnina e delle
panche per una breve sosta di preghiera e di riposo (17 km). Si svolta a sinistra in via 4 Novembre, si procede diritto e si
arriva ad un incrocio denominato “La Croce” (siamo ora nel Comune di Teolo); si oltrepassa lo stop (17,2 km) e si
prosegue diritto per via Rialto oltrepassando il Cimitero sulla destra.
All’incrocio posto alla fine della via (18 km) si gira a sinistra per via Abbazia di Praglia. Si entra quindi nell’imponente
Abbazia Benedettina di Santa Maria Assunta (18,4 km) di Praglia. Sorta ai piedi dei Colli Euganei lungo
l’antichissima strada che conduceva ad Este, risale all’XI e XII secolo. L’attuale complesso abbaziale si deve alla
ricostruzione avvenuta tra XV e XVI secolo. Unica testimonianza visibile dell’originario impianto medievale rimane
oggi la torre campanaria. La chiesa conserva vari affreschi e dipinti di scuola veneta ed un crocifisso ligneo attribuito
alla cerchia di Giotto. Il monastero racchiude bei chiostri, la preziosa sala del Capitolo, il refettorio monumentale e la
famosa “divina loggetta” immortalata dallo scrittore Antonio Fogazzaro nel romanzo Piccolo mondo moderno (1901).
L’abbazia è conosciuta universalmente per l’importante attività di restauro di libri antichi, svolta dai monaci stessi.
La vastità dell’edificio (circa 13.000 mq di superficie coperta), l’armonica razionalità ed equilibrio dei quattro chiostri,
lo stile architettonico in cui si integrano felicemente il tardo gotico e l’incipiente rinascimento, fanno dell’Abbazia di
Praglia un notevole monumento artistico. Ma essa ci accoglie anche e anzitutto come “casa di Dio”, spazio teologico
eloquente che ci porta dalla visita al monumento alla scoperta del monastero… (Visite: nel pomeriggio con orari ben
definiti, es. 15,30; chiuso il lunedì. I pellegrini possono suonare in portineria e chiedere di visitare l’Abbazia e farsi
apporre il timbro sulla credenziale) (fonte d’acqua subito all’ingresso dell’Abbazia considerata la migliore della zona
perché sgorga dai colli: approfittatene!).
Subito dopo il cancello di uscita dall’Abbazia si prende la strada sterrata che costeggia le mura (Strada Intorno le Mura
di Praglia), la si segue. Al bivio (19,2 km) si svolta a destra e, dopo 200 metri, si segue a sinistra via Busa in salita. Si
arriva sulla strada asfaltata con capitello dedicato alla Madonna nell’anno mariano 1954 (19,9 km). Si svolta a destra in
via Chiesa Tramonte in salita. Dopo poco più di un chilometro si fa un’inversione a U, imboccando il sentiero sterrato
che scende a sinistra (21 km). Si esce ad un incrocio di strade asfaltate (21,6 km; Quota 101) e si prende a destra via
Malterreno in discesa. Allo stop (22,4 km) si svolta a sinistra sempre in via Malterreno che poi continua in via Liviana.
Si entra a Luvigliano (22,6 km). Allo stop successivo (22,8 km) si svolta a sinistra in via Tito Livio.
Dopo circa 100 metri si arriva di fronte ad un grande capitello dedicato a sant’Antonio (fonte ai suoi piedi). Si svolta a
destra in via Dei Vescovi e si passa di fronte a Villa dei Vescovi (23,2 km), a sinistra, che si consiglia di visitare. Fu
edificata su un terrapieno dei Colli Euganei tra il 1535 e il 1542 come casa di villeggiatura del vescovo di Padova,
Francesco Pisani, che la trasformò in sede di un cenacolo intellettuale frequentato da importanti letterati e umanisti del
tempo, i cui pensieri e scritti lasciarono una traccia importante nella cultura del nostro Paese. Rimasta di proprietà della
curia padovana fino al 1962, la Villa venne acquistata dal milanese Vittorio Olcese e dall’allora consorte Giuliana
Olcese de Cesare. Infine, fu donata al FAI – Fondo Ambiente Italiano nel 2005 per volontà di Maria Teresa Valoti
Olcese, seconda moglie di Vittorio e dal figlio Pierpaolo come gesto d’amore verso il marito e padre. A distanza di
cinque secoli, Villa dei Vescovi mantiene miracolosamente inalterato il suo ideale di vita originario che assegna alla
natura e al paesaggio un valore morale in grado di educare lo spirito e ispirare la mente.
Si incontra la Chiesa Arcipretale di Luvigliano (23,3 km). Appena superata, si svolta a destra seguendo le mura: inizia
un sentiero ghiaiato (23,4 km) che passa di fronte alla Tenuta Villa Pollini. Alla prima curva a destra, si procede diritto
per il sentierino bianco con pilone di cemento all’imbocco (23,5 km) e poi si segue la via ghiaiata a sinistra.
Si esce sulla strada asfaltata di via C. Pollini (con cartello Luvigliano; 23,6 km) e si continua a scendere (a sinistra)
verso lo stop.
Allo stop (23,7 km) si svolta a destra in via A. Cornaro. Dopo 300 metri, sulla destra, ecco l’ingresso di Villa Assunta
delle Dimesse (24 km), rifugio alternativo del cammino.
Finisce Luvigliano e inizia Torreglia (24,4 km). Subito dopo il cartello si prende a destra via Zara (divieto di accesso
per auto). Si esce di fianco alla nota Luxardo, stabilimento per la produzione del maraschino. Si svolta a destra (24,6
km) in via Romana e si gira poco dopo a destra in via Valderio (24,8 km): seguire le indicazioni per Casa Sacro Cuore.
Si continua lungo la strada asfaltata di via Rina (25 km) e finalmente si arriva a Villa Sacro Cuore (25.1 km) delle
Suore Salesiane, rifugio del cammino, immersa nel verde e nella pace dell’omonimo colle.
TAPPA 1.2
TORREGLIA - MONSELICE
Distanza di percorrenza: 21 km
Difficoltà: ***
Da Casa Sacro Cuore si scende per via Rina e si ritorna in via Valderio. Allo stop si svolta a sinistra in via Romana.
Sulla sinistra si può visitare la chiesa di Santa Maria Assunta con degli affreschi di pittore russo e nuovo presbiterio.
Dopo 650 metri dall’inizio della tappa, subito dopo la Trattoria Ballotta, si prende a destra via Carromatto con omonimo
sentiero che sale deciso. Dopo circa 500 metri si esaurisce la via e si imbocca a sinistra il sentiero Carromatto (1,1 km
da inizio tappa). Dopo 200 metri si esce sulla strada bianca (1,3 km; Villa Verson a destra) e la si segue. Dopo 100
metri finisce il percorso Carromatto (1,4 km) e si esce sulla strada asfaltata di via Mondonego.
Per i pellegrini in bici: non si prende il sentiero Carromatto ma si prosegue diritto per circa 500 metri e si prende, subito
dopo la fioreria, il sentiero Mondonego e lo si segue. Si arriva alla chiesa di San Sabino.
Si svolta a destra e si arriva di fronte alla chiesa di San Sabino (1692; 1,5 km) di Torreglia Alta. Di fronte alla
scalinata d’ingresso ecco sant’Antonio che ci accompagna nel nostro cammino: di notte viene illuminata, come se il
Santo dovesse vegliare sugli amati Colli Euganei. All’interno, a sinistra dell’altare maggiore, vi era un’Adorazione dei
Re Magi del Mantegna che ora è custodita nel Museo Diocesano di Padova: fu rubata nel 1982 e ritrovata in una casa
privata a Venezia; l’affresco ritornerà nel luogo d’origine appena attivato il sistema di sicurezza. Nel sottotetto sono
stati trovati altri affreschi della Scuola del Mantegna, non visibili al pubblico e che non possono essere esposti alla luce.
Del 1600 è la statua in legno della Madonna del Carmine che apre il corteo delle processioni solenni. Tutta la zona dei
Colli Euganei è devota alla Madonna perché, in occasione della peste del 1637, a Lei fu rivolta la supplica per salvarsi
dalla terribile malattia; da allora durante il periodo pasquale (dal giorno di Pasqua alla Pentecoste) si compie un voto:
una parrocchia alla volta si reca in pellegrinaggio a piedi al Santuario di Santa Maria di Monteortone.
Al primo stop si procede diritto, si fiancheggia il cimitero di Torreglia Alta a destra e si arriva, dopo poche decine di
metri, al secondo stop. Si svolta a sinistra in via Monte Rua seguendo la curva (ammirare il panorama) e le indicazioni
per Villa Immacolata, Centro di Spiritualità.
Si incontra un capitello con Madonnina a sinistra (2,1 km) e, poco dopo, si arriva in Piazzetta Vinicio Dalla Vecchia
(“La gioia ci riempie il cuore, non possiamo trattenerla solo per noi” – si legge nella targa). A destra ecco l’ingresso
della meravigliosa Villa Immacolata, Centro di Spiritualità, e, a sinistra, si imbocca via Scala, il sentiero che porta in
Val Pianzio. Dopo 300 metri (2,6 km) si prosegue seguendo la via principale (non prendere il sentierino che sale a
destra).
In breve si arriva al culmine di uno stretto “passo”dall’alto del quale si può vedere, dietro una cortina di robinie, la bella
“torretta del Roccolo Bonato”. La si può raggiungere attraversando l’area di sosta “Roccolo Bonato” (3,1 km) con
tavoli e panche. Recentemente acquistato e sistemato dall’Ente Parco Colli Euganei, il suggestivo roccolo, sul breve
pianoro in faccia alla piana di Torreglia, era in origine garitta di vedetta per catturare gli uccelli. Conserva, davanti alla
torre, l’interessante arconà, cioè il semicerchio di carpini bianchi dove venivano tese le sottili reti per la cattura degli
uccelli di passo, attirati con un ingegnoso sistema di richiami e zimbelli posti sugli alberi tra l’arconà e la torretta. Ora è
adibito a sito di Osservazione Astronomica.
Dopo la sosta, al bivio sottostante (3,2 km: cancello verde di fronte) si svolta a destra entrando in una valletta ombrosa
che si affaccia sopra la luminosa Val Pianzio. Dopo la staccionata in curva si prosegue diritto (3,3 km) (non si prende il
sentiero che sale a destra). Dopo circa 100 metri si continua a scendere (3,4 km) (non si prende il sentiero che sale a
destra). Arrivati alle tubature sotterranee (3,6 km) per allentare la corsa dell’acqua, si prosegue seguendo la strada
sterrata in discesa a sinistra.
Lasciati sulla destra alcuni maronari attraversiamo la stretta corte dove visse Emo Piròn, nobilitata da un bel pozzo, e si
esce sulla strada asfaltata, di fronte a villa Benacchio, quasi nascosta da una muraglia di magnolie e cedri. Si procede a
sinistra lungo via Pianzio (3,9 km) che si segue. Si arriva allo stop (4,4 km) e si prende, salendo a destra, via Siesa e si
continua diritto in via L. Benedetti: mancando il marciapiede lungo la strada, si consiglia di salire la rampa che porta al
sagrato dell’antica chiesa di Santa Maria Assunta (con all’ingresso edicola dedicata alla Madonna), ora chiusa perché
pericolante, e se si imbocca il sentiero che conduce al cimitero di Galzignano, si può ammirare la meravigliosa Val
Pianzio e le colline che cingono Galzignano. Si scende dalla rampa, si ritorna sulla provinciale e si continua a seguirla
sempre diritto in via Fabio Filzi fino al centro del paese (oppure si può svoltare subito a destra della rampa imboccando
via delle Due Mura: un sentierino delizioso che passa tra il romantico parco di villa Benedetti-Rizzoli e la mura di villa
Mater Dei, sulla quale si alza lo straordinario fusto plurisecolare di un cipresso che si pensa possa avere l’età della
quattrocentesca cappellina della villa. Dopo l’incontro con questo spettacolare monumento vivente sbuchiamo subito su
via Saggini, si svolta a sinistra e si scende verso la piazza del Municipio, ricollegandosi all’altro percorso).
Alla rotonda (4,9 km) si svolta a sinistra e si procede in via Roma attraversando il centro di Galzignano. Alla rotonda
successiva (5,5 km) si svolta a destra in via Noiera Galzignano. Finisce Galzignano (6 km).
Si entra a Valsanzibio (7,5 km). Si segue diritto via Diana e, prima di imboccare la vietta sterrata prima del suggestivo
Arco di Sileno (7,8 km), si consiglia vivamente di fermarsi ad ammirare la famosissima Villa Barbarigo con uno dei
maggiori giardini d’epoca esistenti, portato all’attuale splendore nella seconda metà del Seicento. Settanta statue ed altre
sculture minori si integrano ad architetture, ruscelli, cascate, fontane, laghetti, scherzi d’acqua e peschiere; fra
innumerevoli alberi ed arbusti, su ben quindici ettari di superficie. Tale insieme venne concepito ed attuato per
simboleggiare il cammino dell’uomo verso la propria Perfettibilità e Salvazione. (E’ possibile visitare il parco a
pagamento).
Si procede nel cammino prendendo l’attraversamento sterrato pedonale sulla destra prima del nobile arco d’ingresso
sormontato da Diana cacciatrice e dai suoi cani, seguendo la stradella che passa tra la bella corte rustica e l’entrata della
foresteria. Si esce in via G. Barbarigo (7,9 km) e girando a sinistra si passa per l’esedra retrostante la villa, da dove un
doppio filare di antichi cipressi risale il fianco di monte Staffolo.
Attraversando il borgo vecchio di Valsanzibio, si può osservare la disposizione delle case, gli orti, i giardini, le vigne a
pergola fino ad incontrare la Pieve antica di S. Lorenzo (sec. XVII; 8,3 km), ornata dal bel campanile a cuspide in cotto
e da un piccolo, raccolto, sagrato in trachite. La chiesa è al centro di una biforcazione: si tiene la sinistra. Si prosegue
per via S. Eusebio, si oltrepassa il camposanto e si sale costeggiando una fresca boscaglia e la recinzione del grande
parco. Spiando tra gli alberi si scopre un incantevole scorcio prospettico con la facciata della villa posta tra l’asse
principale del giardino e il doppio filare dei cipressi che risale il lato opposto della valle.
Al culmine della salita (9 km) si arriva ad un piccolo incrocio: si gira a destra per la stradina – via della Resistenza –
che s’inoltra dolcemente nella valle del Calto Callegaro. All’immediato altro bivio si prende il sentiero sterrato, ampio
e ben segnato, a sinistra.
Dopo circa 3,3 km dalla villa, al bivio si sale verso destra. Dopo 600 metri si esce sulla strada asfaltata (11,3 km). Si
gira a sinistra per via Scalette. Al bivio si tiene la destra (11,5 km no via Fontanelle). Dopo poco sulla destra c’è un
belvedere. Si continua e, all’altezza di “La casa dei Ragazzi” (n. 24 di via Scalette), si procede sulla strada asfaltata.
Inizia la discesa. Dopo circa 1 chilometro si svolta a destra per via Marlunghe (12,5 km). Dopo 300 metri circa si svolta
a sinistra seguendo il sentiero atestino n. 3 che inizia all’altezza della sbarra di legno che si deve superare (12,8 km).
Questo sentiero costituisce la via del Poeta, dove Petrarca amava venire a meditare. Si devono seguire le indicazioni del
percorso 3 del CAI. Alla fine del sentiero nel bosco, si esce a nord del centro di ARQUA’ PETRARCA che mantiene
inalterato il fascino antico dei borghi medievali. Godetevi la cittadina e rilassatevi: la parte più faticosa della tappa è
finita. (Vi attendono gli ultimi 7 chilometri perlopiù in discesa).
Si prosegue con la strada asfaltata in salita di via Valleselle (13,6 km). Sulla sinistra si incontra la casa del Petrarca
(13,8 km). Ammirato e corteggiato dai nobili, il poeta giunse a Padova invitato da Jacopo II da Carrara che, nel 1349,
gli apriva la sua reggia e lo faceva canonico della cattedrale. Nonostante privilegi ed onori, l’inquieto poeta lasciò
presto Padova. Vi ritornò nel febbraio dell’anno seguente per un evento importante: veniva a Padova il cardinale
Guido de Boulogne, a ringraziare il Santo per essere scampato alla peste nera. Nell’occasione, il rappresentante del
Papa presiedette la cerimonia liturgica durante la quale le spoglie mortali di Sant’Antonio furono definitivamente
traslate in una cappella appositamente predisposta e lui stesso depose il mento del Santo in un prezioso reliquiario
creato da un orefice padovano.
(Per chi usa la bici: non è possibile prendere la via del Poeta perché stretta e vietata ai ciclisti. Si può continuare a
seguire la strada asfaltata di via Marlunghe in discesa, quindi si svolta a sinistra in via Vittoria Aganoor. Si gira
nuovamente a sinistra in via Valleselle: è la via con la casa del Petrarca).
Dopo la visita si arriva in piazza San Marco (13,9 km). Si incontra il Municipio (passando sotto l’arco a sinistra del
Municipio -per enoteca Vignalta - si può visitare l’Oratorio SS. Trinità (viene aperto solo su richiesta). Quindi, se si
vuole, si sale in via Castello e si può prendere la scalinata che porta a Montecastello, monumento ai caduti (Alpini) e
luogo di rispetto. Si ritorna davanti all’Oratorio e si scende sulla destra sotto al portico).
Si procede scendendo. Al bivio si svolta a destra in via Roma (verso La Pergola. Da notare l’edicola dedicata a
Sant’Antonio sulla parete 14 km); si prende la discesa sulla destra (salita della Sernia) oltre i paletti di metallo, che poi
diventa una scalinata. Si gira a sinistra, allo stop si attraversa la strada e si prende la scaletta a destra che porta alla
chiesa di S. Maria Assunta con tomba del Petrarca sul sagrato della chiesa (14,2 km).
Usciti dalla piazza della chiesa, si può visitare il borgo ma poi si scende per il portale subito dopo la chiesa sulla destra
(c’è una catena) percorrendo la gradinata (oppure alla via successiva). Si segue la passeggiata con i ciottoli e, una volta
scesi (14,4 km), sul piazzale attrezzato (fonte all’ingresso del parcheggio), ci si immette a sinistra su via Fontana.
Si procede diritto ed al primo bivio, all’altezza del distributore TOTAL che è sulla destra, si prende, a sinistra, via
Palazzina. Si supera il cimitero sulla sinistra e si segue la strada mantenendosi sulla destra al primo bivio (14,7 km). Via
Palazzina costeggia il Monte Ricco per tutto il lato ovest e dall’alto il Lago delle Rose ai confini col Comune di
Monselice. (Al bivio con via Montericco si tiene la destra; 15,2 km. Si continua diritto anche oltre via Priora; 16,8 km).
Al cartello con l’indicazione via Isola verso Monte (17,2 km), si prende la strada sterrata a sinistra della stessa via. Si
esce in via Cava delle More (17,6 km). Si continua a destra in via Pignara (18,7 km) e la si percorre tutta (già si può
vedere da lontano il Duomo di Monselice). Si continua diritto in via San Vio (marciapiede sul lato sinistro della
carreggiata), si gira a destra (prima del passaggio a livello) per via Sottomonte (19 km). Allo stop (19,2 km) si svolta a
sinistra in via Valli (direzione Monselice centro). Si passa il sottopassaggio e si prosegue in via F. Petrarca. Si svolta a
destra in via Riviera G.B. Belzoni (19,6 km), si supera a sinistra il ponte della Pescheria (1559) e si entra nel centro di
MONSELICE.
Si procede per via Dante; sulla destra si può vedere la Torre civica, sorta nel 1244 e ridotta a campanile nel 1504 che si
apre su piazza Mazzini dove si può osservare la loggetta cinquecentesca (oggi Biblioteca comunale).
Si prosegue diritto, si attraversa la strada e si imbocca la Via del Santuario, che inizia accanto alla settecentesca ex
chiesa di San Paolo. Salendo, sulla sinistra, si apre lo storico complesso Ca’ Marcello con il Castello (XII sec.),
edificio con armeria, sale trecentesche ed elegante cortile veneziano in cui prospettano le facciate del duecentesco
palazzo di Ezzelino (sulla sinistra) e del palazzo dei Marcello. Nel cortile successivo si trovano una chiesetta
settecentesca e, alle sue spalle, una casa romanica, alla quale si addossa uno stabile merlato d'epoca carrarese; attraverso
i giardini si può scendere a un palazzetto seicentesco.
Al bivio si svolta a destra in via Santo Stefano, costeggiando le mura. Al n. 33 ecco l’antico Palazzo Tassello che
costituisce il rifugio del cammino (20.6 km). Vi consigliamo di lasciare gli zaini nell’ostello e di proseguire alleggeriti
per la visita della cittadina.
Si procede in via Santo Stefano; da notare a sinistra Ca’ Emo. Subito dopo si svolta a sinistra e si sale vicolo Scalone (si
esce alle spalle del Duomo Vecchio). Proseguendo sulla destra c’è il belvedere; si arriva quindi all’ingresso del
Santuario delle Sette Chiese che, attraversata la Porta Romana, costituisce un particolarissimo e suggestivo percorso
votivo: una serie di sei cappelle intitolate alle basiliche romane alle quali il Papa Paolo V, nel 1605, concesse il
privilegio dell' "Indulgenza Plenaria", come testimonia l'iscrizione in latino "Romanis Basilicis Pares" sulla Porta
Romana. Furono progettate nel 1605, insieme all’oratorio di San Giorgio, da Vincenzo Scamozzi su commissione della
nobile famiglia Duodo, di cui si può ammirare l’abitazione, Villa Duodo, e la chiesa che conserva le reliquie di 25
proto-martiri cristiani. Una scalinata settecentesca risale il colle su cui, inaccessibile, domina la Rocca, prima proprietà
degli Ezzelini e poi dei Carraresi.
La figura di Sant’Antonio è legata a questa cittadina per un miracolo qui ambientato, suffragante la Bolla di
Canonizzazione e storicamente riportato dalle biografie contemporanee. Una donna di Monselice si gettò in acqua
nel canale Bisatto per la disperazione della mancata conversione del marito, ma per l’intervento del Santo venne
salvata e non si bagnò.
Vi sono anche altri elementi che testimoniano il legame del Santo con la città, ad esempio fino al secolo scorso
“Porta Padova” era comunemente chiamata “Porta Sant’Antonio”; inoltre, poco prima della sua morte
Sant’Antonio predisse la gloria di Padova e la benedisse dai Colli Euganei.
Per tornare, si riprende la Via del Santuario e si incontra sulla sinistra il Duomo Vecchio (l’antica Pieve Santa
Giustina).
Continuando sulla via si incontra a destra villa Nani-Mocenigo (1256), palazzo patrizio del settecento che presenta un
muro di cinta dal quale fanno capolino sculture grottesche rappresentanti dei nani con chiara allusione al nome di
famiglia. Di fronte a voi ancora il Castello. Si può scendere con un’inversione a U in via Mandiferro e subito si gira a
destra in via Palladio. Sulla sinistra trovate l’Osteria Sette cesette (convenzionata con il cammino).
Quindi scendete in centro (via Roma) e godetevi la cittadina (gelaterie a volontà).