CERCANDO LAJOS A KADEMANDORLI (parte II)

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CERCANDO LAJOS A KADEMANDORLI (parte II)
Intervista a cura di Jonathan Arpetti
GIANLUCA MOROZZI
1.Ci racconti un po’ del suo approccio al mondo della scrittura. Quando e perché ha iniziato a
scrivere?
Ho iniziato a scrivere orribili racconti di fantascienza intorno ai 13 anni. Ho pubblicato il mio primo racconto a
18 sulla rivista Starmagazine, e poi ho dovuto aspettare più di un decennio per l’esordio col primo romanzo,
Despero… uscito il 12 settembre 2001. Giorno fantastico per esordire. I giornali parlavano d’altro.
2.Moravia, cascasse il mondo, era solito scrivere tutte le mattine, come descriverebbe invece il
suo stile? Ha un metodo rigido da rispettare o attende nel caos della vita un’ispirazione? Ce ne
parli.
La mattina io dormo alla grande. In genere, anche se è poco poetico, scrivo di pomeriggio. Ho sempre
qualcosa da scrivere, ispirazioni arrivate e messe da parte in attesa del momento migliore, non mancano mai
le idee…
3.Di che cosa non può fare a meno mentre si accinge alla scrittura? Ha qualche curiosità o
aneddoto da raccontarci a riguardo?
Ora no, ma nei primi anni indossavo sempre un ciondolo atzeco. Ora si è rotto, ma ho scritto svariati
romanzi lo stesso, per fortuna.
4.Scrivere le ha migliorato o peggiorato il percorso di vita? In altre parole, crede che la
letteratura le abbia fornito strumenti migliori per portare in atto i suoi desideri?
Lo ha migliorato moltissimo, a livello di autostima, di rientro economico, di soddisfazione personale.
5.Può parlaci della vicenda, come ha pensato al tema del suo ultimo romanzo?
Il romanzo che uscirà l’anno prossimo, dal titolo provvisorio Radiomorte, non ha avuto bisogno di essere
pensato: mi è comparso in testa come un proiettile, mentre passeggiavo per le strade di Bologna. E’ stato
molto comodo.
6.Quanto c’è di autobiografico in quello che scrive?
Dipende, c’è romanzo e romanzo. Ci sono romanzi come Accecati dalla luce che sono autobiografici al
novantanove per cento, e altri che di me non hanno dentro niente.
7.In che modo costruisce i suoi romanzi, quali passi segue per arrivare alla stesura finale?
Io comincio se ho in mente l’inizio e la fine. Mi basta quello. Quando ho il punto A e il punto Z, andare da A
a Z è sempre facile.
8.Spesso ci si lamenta che oggi si legge troppo poco. Fra videogiochi, televisione e internet si
ha sempre meno tempo per la lettura. Quale è il suo pensiero sui lettori di oggi?
Probabilmente sono meno propensi ad affrontare libri complessi e di difficile lettura, abituati all’immediata
fruizione, ma non vorrei parlare per luoghi comuni e facili generalizzazioni.
9.Quali sono i libri che le hanno dato la spinta necessaria per affrontare il mondo della
letteratura dalla parte dell’autore?
La lunga marcia e It, di Stephen King, che mi hanno fatto venire la voglia di scrivere. Alta fedeltà, di Nick
Hornby, che mi ha fatto capire che la scrittura riuscita non era poi una cosa così alta e irraggiungibile.
Bassotuba non c’è di Paolo Nori, che mi ha dato l’ultima spinta.
10.Diceva George Orwell che i libri migliori sono proprio quelli che dicono quel che già
sappiamo. È d’accordo?
Mah, non è che i grandi e geniali scrittori dicono sempre delle cose brillantissime. Questa non è
brillantissima, secondo me.
11.Il libro che ama di più?
Chiedi alla polvere, di John Fante.
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12.E quello che si sente di consigliare?
Il vangelo secondo Biff, di Christopher Moore.
13.Il libro che non è riuscito a finire?
I libri li finisco tutti per principio.
14.Quali sono secondo lei gli ingredienti giusti per poter scrivere un buon romanzo?
Eh, saperlo…
15.Cosa le piace e cosa non le piace dell’editoria italiana?
Mi piace molto il fatto che l’editoria italiana pubblichi i miei libri. Non mi piace l’abitudine a seguire dei filoni,
che siano sexy lolite- templari- vampiri- porno mamme, o copertine tutti uguali, o titoli tutti uguali…
16.Gli E-book ormai stanno diventando una realtà importante nel mondo dei libri, crede che
possano sostituire il cartaceo?
Penso che si affiancheranno. Il libro cartaceo è immortale, l’e-book è una bella invenzione.
17.Il prossimo libro cui sta pensando o lavorando?
Sto lavorando a vari libri, ma il principale si intitola L’uomo liscio ed ha una lunghezza mostruosa e inusuale,
per i miei standard.
18.Un consiglio a chi vorrebbe scrivere un romanzo?
Di leggere molto e non solo i classici ma anche i contemporanei.
19.E a chi ce l’ha nel cassetto?
Di scegliere con molta cura l’editore a cui mandarlo, cercando su internet, sugli scaffali, nei cataloghi delle
case editrici. E a un certo punto di buttarsi.
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