Fti_Chimica_Il laboratorio chimico
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Fti_Chimica_Il laboratorio chimico
Modulo 08 - il laboratorio In questo modulo verranno affrontati gli argomenti seguenti 01. il laboratorio sperimentale Nel XVI secolo l'analisi dei metalli aveva molto più in comune con le moderne tecniche metallurgiche che non con gli attuali metodi di analisi chimica. Lo si vede, ad esempio, da questa illustrazione di un laboratorio del tempo, la cui strumentazione base per la raffinazione dei metalli consisteva in una serie di fornaci di vario genere. Al centro, un alchimista sintetizza acido nitrico, necessario per separare l'oro e l'argento. Dr. Jeremy Burgess/Dr. Jeremy Burgess/Science Source/Photo Researchers, Inc. da Enciclopedia Microsoft Encarta L'alchimista nel suo laboratorio è una immagine molto frequente, spesso fantasiosa, di un lavoro che ha sempre affascinato il profano per quanto di magico essa evoca (la ricerca della pietra filosofale, la trasmutazione dei metalli), ma non è stato solo questo Nei laboratori di questi pionieri si sono messe le basi per procedimenti chimici come la calcinazione, la distillazione, la fusione dei metalli, la colorazione di tessuti, la creazione di inchiostri speciali, ecc., procedimenti e tecniche richieste dalla società del tempo La distillazione, per esempio, benché per effettuarla ora si utilizzino attrezzature ben più sofisticate di allora, non è cambiata di molto: a lato uno schema di un piccolo impianto di distillazione da laboratorio, con il pallone riscaldato da un mantello riscaldante, una colonna di Vigreux per la rettifica dei vapori, un termometro, un refrigerante ad acqua, il pallone di raccolta; nel laboratorio dell'alchimista si usavano alambicchi o storte Il laboratorio è sempre stato il nucleo centrale del lavoro dello scienziato. Nel laboratorio vengono fatti gli esperimenti i cui risultati vengono poi elaborati, razionalizzati, formalizzati fino a giungere alla costruzione di modelli e poi alle teorie scientifiche Anche nella scuola il laboratorio deve assumere un ruolo centrale nella formazione scientifica dello studente Fino ad ora invece esso è stato considerato, di solito, un accessorio non sempre fondamentale, sia per carenza di mezzi finanziari per costruirlo e per mantenerlo, sia per la difficoltà intrinseca di organizzarlo e di gestirlo, sia, infine, per una certa ritrosia degli insegnanti ad utilizzarlo (può essere pericoloso, l'esperimento potrebbe non riuscire, esige tempi aggiuntivi per la preparazione delle esperienze, ecc.) In realtà un approccio puramente teorico alle discipline scientifiche toglie una parte essenziale alla formazione, anche perché in assenza di attività laboratoriali non si può contestualizzare ciò che si insegna;torna così il vecchio problema di un insegnamento di discipline finalizzato solo al superamento dell'esame anziché alla creazione di un complesso di conoscenze che deve essere patrimonio essenziale di ogni cittadino Eppure molte scuole si sono, negli anni, dotate di laboratori, di chimica e fisica in particolare, generalmente grazie alla buona volontà di qualche insegnante e di qualche preside. Ma quando l'insegnante cambia sede di lavoro molto spesso il laboratorio viene abbandonato a conservato solo come un ammennicolo prestigioso della scuola, assolutamente inutile però nell'insegnamento Inoltre questi laboratori sono destinati spesso soltanto alla dimostrazione, da parte dell'insegnante, che qualcosa "avviene" quando lui effettua certe operazioni, creando quell'alone di magia di cui si ammanta frequentemente la figura dello scienziato (e anche talvolta dell'insegnante di chimica, per esempio) Mancando così il contatto diretto dello studente, manca anche la possibilità di rendere concrete e significative le esperienze realizzate Una curiosità: quasi nessun libro di testo di chimica parla del laboratorio, di che cos'è, di come è fatto, di quali sono le sue caratteristiche, di che funzioni ha Evidentemente per il chimico o il biologo o il fisico, autore del testo, è scontato che tutti sappiano perfettamente tutte queste caratteristiche del laboratorio;purtroppo non è sempre vero 02. organizzazione di un laboratorio Ad un insegnante di discipline scientifiche può anche capitare di dover organizzare o riorganizzare un laboratorio sperimentale. Come abbiamo già detto, molte scuole non possiedono un laboratorio, altre ce l'hanno ma non viene utilizzato, in altre ancora può essere organizzato in modo non adeguato alle esigenze dell'insegnante E' chiaro che ogni insegnante dovrà cercare di procurarsi le attrezzature e i materiali necessari all'esecuzione degli esperimenti che intende effettuare nell'ambito del suo progetto di insegnamento, ma occorre innanzitutto che il laboratorio sia funzionante e funzionale per quanto riguarda le strutture di base Per valutare questo ognuno può fare riferimento al ricordo delle sue attività laboratoriali durante i corsi universitari, pur adattando le richieste a quanto reputa essenziale per un corretto uso di un laboratorio che non dovrà necessariamente avere una configurazione completa. Infatti, richieste eccessive e massimalistiche potrebbero non essere esaudibili in base alle disponibilità finanziarie della scuola: è meglio poter disporre di attrezzature minimali piuttosto che rinunciare totalmente all'uso del laboratorio In concreto si devono comparare le esigenze con le risorse (vedi fase progettuale e valutazione diagnostica): per realizzare la serie di esperimenti programmati, che cosa è strettamente necessario? Se quanto si reputa necessario non è disponibile né acquistabile (per carenza di fondi o altro) occorre rivedere la progettazione degli esperimenti nell'ambito del progetto generale di insegnamento/apprendimento di quella parte della disciplina Un consiglio non banale: è bene che, nei limiti del possibile e in particolare per la scuola media, gli esperimenti prevedano l'uso di materiali "poveri"; questi sono infatti reperibili facilmente e a basso costo, ma non si tratta soltanto di un problema di costi: l'uso di materiali che fanno parte delle conoscenze abituali dello studente rende l'esperimento una attività più concreta e meno "magica" Materiali poveri possono essere, per esempio, le bottigliette dei succhi di frutta anziché palloncini o beute speciali, cannucce da bibita anziché pipette o dosatori raffinati, bicchieri in vetro anziché becker in vetro pirex, bicarbonato acquistato al supermercato anzichè dal rivenditore di prodotti chimici, succo di limone o aceto anziché soluzioni titolate di acido cloridirico, ecc. E' chiaro, ovviamente, che il consiglio vale quando questo non comporti difficoltà nell'esecuzione dell'esperimento (che comunque, con un po' di fantasia, può talvolta essere riconfigurato); per esempio, se devo aggiungere una quantità corretta di liquido, sembra indispensabile l'uso di una buretta graduata o quantomeno di un cilindro graduato, però potrei superare il problema anche utilizzando una bilancia (se è nota la densità del liquido) Un altro punto da tenere in considerazione è quello della sicurezza in laboratorio, punto che assume connotazioni diverse se gli esperimenti vengono effettuati direttamente dagli studenti o, in caso di impossibilità pratica o logistica, se è l'insegnante ad effettuarli a livello dimostrativo In ogni caso è bene conoscere le normative e le raccomandazioni specifiche (cappa di aspirazione, uso di guanti e occhiali o maschera, uso di indumenti adeguati, modalità di manipolazione di sostanze tossiche o infiammabili, estintori, pronto intervento in caso di incidenti, ecc.); norme ed attrezzature necessarie dipendono ovviamente dal tipo di esperimenti che si intende effettuare E' sempre auspicabile che il laboratorio disponga di posti di lavoro per studenti; poiché però molto spesso il numero di posti è insufficiente, l'insegnante potrà trovare soluzioni adeguate creando per esempio piccoli gruppi omogenei oppure alternando gli studenti al posto di lavoro 03. come programmare le esperienze Una fase molto delicata nella programmazione didattica riguarda la scelta, la progettazione e l'organizzazione degli esperimenti da inserire nel progetto generale di insegnamento/apprendimento di un tema specifico E' necessario che gli esperimenti siano: significativi nell'ambito della trattazione teorica dell'argomento contestuali con la parte teorica stimolanti (per incoraggiare gli studenti ad affrontare modelli scientifici e leggi che ne conseguono) rigorosi nelle procedure chiari nella impostazione e nelle motivazioni riproducibili nella esecuzione e nei risultati E' ovviamente necessario che l'esperimento venga provato dall'insegnante prima di mostrarlo o di farlo effettuare agli studenti; la ragione fondamentale della prova preliminare è che devono essere prese in considerazione tutte le variabili che potrebbero influire su di esso, senza contare che un esperimento che inaspettatamente non riesce rischia di creare, nello studente, disorientamento e mancanza di fiducia nell'insegnante Da una seria analisi procedurale consegue anche che, per l'esecuzione dell'esperimento, siano ben definite le condizioni operative, le procedure, le variabili possibili, i punti salienti 04. un esempio di unità didattica di laboratorio Porteremo ora un esempio di organizzazione di una unità didattica sperimentale elaborata qualche tempo fa da insegnanti che fanno parte del Laboratorio di Didattica delle Scienze del CIRED dell'Università Ca'Foscari (Angelo Bassani, Fausta Carasso Mozzi, Gianni Michelon, Maria Grazia Tollot); questa elaborazione è stata pubblicata nel volume La Chimica alle elementari, Ed.Giunti Lisciani, 1996 L'argomento è trattato a livello non solo della scuola elementare ma, in generale, della scuola dell'obbligo; la trattazione risente ovviamente delle competenze disciplinari degli autori ed è affrontato soprattutto dal punto di vista chimico (l'iniziativa della stampa è stata della Divisione Didattica della Società Chimica Italiana), ma vuole rappresentare solo un esempio di come si può procedere nella progettazione di esperienze Il tema scelto è stata la combustione e la trattazione dell'argomento è per schede di livello diverso; tutte le esperienze sono programmate con l'utilizzo di materiali poveri 04.01. motivi della scelta Nella scuola dell'obbligo ci si può avvicinare alla chimica in un contesto di scienze integrate: il primo passo che si puo fare in questo ambito è di avviare al concetto di trasformazione con i metodi euristici propri di questa disciplina Tra le trasformazioni una delle più evidenti ed una delle più dense di implicazioni è senz'altro la combustione. Operando nell'ambito dei programmi questo argomento non è disgiunto da quello della respirazione ed entra in tutte le aree tematiche del settore scientifico previste dai Programmi didattici Si può inizialmente introdurre sperimentalmente il concetto di "sostanza che brucia" e far acquisire la terminologia utile a descrivere il fenomeno della combustione. Poi, con una serie di approfondimenti relativi ad aspetti qualitativi e quantitativi esaminati separatamente, si può passare da una prima informazione sulla combustione ad una sua comprensione più approfondita e ad una correlazione tra le trasformazioni che avvengono nel mondo inorganico e nel mondo biologico, evidenziando come si tratti, in ambedue i casi, di reazioni chimiche che comportano un cambiamento di "materiali" e produzione di energia La prima parte, finalizzata all'osservazione del fenomeno nel suo insieme può essere svolta nel primo ciclo della scuola elementare, oppure può essere utile come introduzione, nel secondo ciclo, alle esercitazioni nelle quali vengono approfonditi gli aspetti quantitativi o si creano associazioni tra più fenomeni Affrontando questo argomento gli insegnanti possono trovarsi coinvolti in una articolazione di argomenti molto ampia in vari percorsi didattici relativi all'alimentazione e all'ambiente, eventualmente con collegamenti con altre discipline non di matrice puramente chimica o biologica Pur tenendo conto della non facile comprensione del fenomeno e delle difficoltà sperimentali dovute anche ad un certo grado di pericolosità legato alla necessità di usare anche fiamme libere, affrontare il fenomeno "combustione" è particolarmente significativo e basilare per affrontare con consapevolezza molti altri fenomeni La combustione è forse la più evidente e più comune trasformazione chimica cui ogni bambino assiste nella sua esperienza quotidiana Nella produzione di energia la combustione del petrolio (o eventualmente di altri combustibili come il metano la benzina o il carbone) riveste una importanza primaria per produrre energia elettrica, energia meccanica (autoveicoli) o più semplicemente per produrre il calore necessario per il riscaldamento o la cottura dei cibi Ma i residui di questa "combustione" costituiscono le principali fonti di inquinamento: l'anidride carbonica produce l'effetto serra e forse è in parte responsabile del buco nell'ozonosfera; l'anidride solforosa e gli ossidi d'azoto causano le piogge acide; le particelle solide producono smog e conseguenti affezioni alle vie respiratorie La combustione può essere collegata a fenomeni naturali perché, ad esempio, la respirazione può essere considerata una combustione lenta e senza fiamma che produce l'energia necessaria alla vita; e la sintesi clorofilliana non è altro che la reazione inversa della combustione degli zuccheri semplici La combustione è anche un esempio facilmente accessibile di reazione "spontanea", cioè di reazione che avviene in modo irreversibile: una volta che la reazione sia avvenuta, è impossibile riottenere le sostanze di partenza o, anche se talvolta e con difficoltà si possono riottenere, esse non hanno più le stesse caratteristiche esteriori 04.02. articolazione delle schede Le schede operative (che danno cioè le indicazioni necessarie per effettuare l'esperimento relativo alla singola scheda) prevedono diversi punti comuni o specifici, che possono essere presenti o meno nella singola scheda: temi implicati (che rappresentano tematiche generali entro le quali inserire l'esperimento o anche "uscite" per andare dal particolare al generale). Per esempio: fenomeni fisici e chimici; ambienti e cicli naturali; rapporto tra uomo e mondo della produzione obiettivi intermedi (cioè obiettivi conoscitivi particolari che si pensa di far conseguire con l'esperimento in oggetto). Per esempio: conoscenza del fatto che alcune sostanze possono "bruciare" trasformandosi in modo irreversibile, cioè che non si può ritornare dai prodotti alle sostanze di partenza in modo semplice; conoscenza del fatto che la combustione può avvenire solo se si realizzano certe condizioni, come la presenza di aria; conoscenza del fatto che la combustione produce sempre energia che viene liberata sotto forma di calore; conoscenza delle sostanze prodotte dalla combustione, cioè anidride carbonica, acqua, ceneri, fumi, ecc. obiettivi di procedimento (cioè obiettivi trasversali relativi ad abilità concrete). Per esempio: saper eseguire in sequenza logica una serie di operazioni seguendo delle istruzioni; acquisire capacità di manipolazione di sostanze solide, liquide e gassose; acquisire manualità nella costruzione di semplici apparecchiature; saper operare correttamente quando si usano fiamme libere (candele accese); saper trarre conclusioni generali dai risultati di una serie di attività sperimentali; conoscere ed usare il lessico relativo ai termini: combustibile, comburente, temperatura di accensione, ecc. requisiti (conoscenze ed abilità necessarie per affrontare l'esperimento). Per esempio: conoscenza degli stati fisici della materia; capacità di manipolare sostanze allo stato gassoso; capacità di eseguire misure di lunghezza, volume, peso e temperatura; conoscenza e comprensione del concetto di conservazione della massa; capacità di cogliere relazioni di causa ed effetto punti salienti (osservazioni, dedicate all'insegnante, sull'esperimento, sul suo valore didattico, sulle possibili implicazioni in altri fenomeni o argomenti) materiali richiesti (lista dei materiali necessari per effettuare l'esperimento) procedure sperimentali (metodo di lavoro per effettuare l'esperimento) note esplicative (osservazioni particolari sulle procedure) norme di sicurezza (eventuali regole da seguire nel caso che l'esperimento preveda pericoli) 04.03. sequenza degli esperimenti programmati Il progetto generale sulla combustione prevede 8 schede in sequenza 1. osservazioni preliminari sulla combustione 2. combustione con volume d'aria limitato 3. fattori coinvolti nella combustione 4. trasformazione dei materiali nella combustione 5. sostanze solide derivate dalla combustione 6. sostanze prodotte dalla combustione: l'acqua 7. sostanze prodotte dalla combustione: l'anidride carbonica 8. la respirazione: processo che produce anidride carbonica Di queste riportiamo solo, come esempi, la 3, la 7 e la 8 *** Una osservazione importante, legata a precedenti esperienze effettuate durante corsi di aggiornamento per insegnanti in servizio: l'apparente semplicità degli esperimenti ("sono sempre i soliti esperimenti con le candele!", è il comune commento di molti insegnanti) non comporta che la loro comprensione sia effettiva ed efficace: ben diverso è l'atteggiamento del bambino di 8-10 anni (che si limita ad una osservazione, seppur relativamente critica) e quello del ragazzo di 13-15 (che può affrontare lo stesso argomento ad altro livello). Non è necessario progettare esperimenti complessi, con procedure sofisticate e con sostanze chimiche dal nome sempre più "difficile", per aumentare il livello di apprendimento; necessario è invece indagare sul fenomeno, sulle sue cause, sulle sue variabili, sulle sue conseguenze, mediante un processo spiraliforme di progressivo approfondimento 04.03.01. scheda 3: fattori coinvolti nella combustione obiettivi specifici acquisizione del fatto che la combustione può essere regolata variando la quantità di aria presente; acquisizione del fatto che le masse d'aria calda salgono verso l'alto richiamando dal basso aria più fredda; capacità di rilevare fattori significativi che entrano in gioco nella combustione requisiti specifici conoscenza dell'esistenza dell'aria materiali richiesti una candela di 5-6 cm; un supporto per la candela (coperchietto da barattolo, moneta o oggetti equivalenti); una bottiglia da acqua minerale da litri 1,5 in plastica trasparente non infiammabile, a sezione circolare, con collo stretto e possibilmente a pareti lisce; un paio di forbici; un rotolo di nastro adesivo da 1,5 cm colorato; scatola di fiammiferi; un grosso chiodo; alcuni fogli di carta da cucina con rilievo superficiale a nido d'ape (tipo scottex); alcune salviette di carta a più veli, liscia e morbida; una strisciolina di carta ad un velo di 10x0,5 cm procedimenti sperimentali le operazioni vengono effettuate dagli studenti, salvo situazioni in cui sia necessario l'intervento dell'insegnante (vedi le norme di sicurezza); sta all'insegnante decidere chi le deve effettuare, in base alle abilità e all'affidabilità del gruppo degli studenti fase A a. con le forbici si asporta la parte centrale del fondo della bottiglia avendo cura di effettuare il taglio in modo che la parte tagliata possa appoggiare perfettamente su una superficie piana b. si posa la salvietta di carta a più veli su un piano orizzontale liscio; si colloca su questa il supporto recante la candela fissata con cera fusa; si accende la candela c. si appoggia la bottiglia (senza tappo e con le pareti interne asciutte) sulla salvietta, in modo che la candela accesa si trovi al centro della bottiglia d. si verifica che avviene una fuoruscita di gas caldi dal collo della bottiglia, ponendovi sopra, a 5-10 cm, la mano e. si osserva l'andamento dell'esperimento fino allo spegnimento della candela f. si ripete l'esperimento e, quando la fiamma è prossima a spegnersi, si rifornisce la camera di combustione con una leggera inclinazione laterale della bottiglia; si osserva il ristabilirsi del processo normale di combustione g. si ripete l'esperimento sostituendo la salvietta a fogli lisci con un foglio di carta da cucina: si osserva che la fiamma arde più a lungo fase B a. con le forbici si pratica una feritoia di circa 3x0,5 cm sulla parete della bottiglia, in una posizione corrispondente all'altezza della fiamma b. si ripetere il procedimento precedente (fase A) ai punti b. e c. c. si osserva che la fiamma non si spegne anzi, risulta più vivace ed è agitata da un tremolio in precedenza assente d. si tiene sospesa all'altezza della feritoia la strisciolina di carta, alla distanza di 1-2 cm, e se ne notano gli spostamenti causati dalla corrente d'aria e. si solleva la bottiglia di plastica e si praticano dei fori a diverse altezze (vedi figura) con il chiodo precedentemente scaldato sulla fiamma della candela accesa; si riposiziona la bottiglia sopra la candela e si osserva l'andamento del fenomeno chiudendo a turno gli accessi d'aria mediante il nastro adesivo note esplicative Per la riuscita dell'esperimento è determinante un buon contatto tra la carta e il fondo della bottiglia; con la carta soffice tipo salvietta l'accesso dell'aria dal basso è ostacolato al punto da non essere sufficiente a mantenere la combustione; con l'altro tipo di carta invece l'adesione non è sufficiente ad evitare l'afflusso dell'aria Importante è anche che il collo della bottiglia non sia troppo largo, altrimenti può accadere che vi sia un parziale rinnovo d'aria dall'alto, sufficiente a mantenere la combustione La fiamma deve essere inizialmente di 2-3 cm e lo stoppino di circa 1 cm; diversamente l'effetto può essere attribuito all'esiguità della fiamma; è opportuno che lo stoppino non presenti l'estremità incandescente fuori dalla fiamma: in tal caso tagliare con le forbici la punta dello stoppino Nel caso che la bottiglia venga predisposta con fori o aperture prima delle fasi d., e., f. della fase A, avere cura di sigillare i fori con nastro adesivo Quando si ripete l'esperienza, provvedere a rinnovare l'aria nella camera di combustione sollevando bene la bottiglia norme di sicurezza L'esperimento richiede l'uso di fiamme libere e pertanto dovrebbe essere condotto dall'insegnante a scopo dimostrativo adottando le dovute cautele: lo stesso vale per l'uso delle forbici. Sta all'insegnante valutare la possibilità di far eseguire anche queste operazioni dagli studenti Assicurarsi che la plastica di cui è fatta la bottiglia non sia infiammabile (dovrebbe fondere e deformarsi ma non accendersi facilmente) punti notevoli Osservare che la fuoruscita di gas caldi dal collo della bottiglia è una condizione per il proseguimento della combustione; se vi è occlusione o ostacolo al passaggio (se cioè manca il "tiraggio") la combustione non si mantiene La combustione continua solo se c'è ricambio d'aria ed è migliore quando la feritoia è praticata all'altezza della fiamma o più in basso; diversamente la combustione può divenire difettosa o addirittura cessare Le dimensioni e la posizione dei fori di entrata dell'aria hanno notevole influenza sul fenomeno Può essere utile far riferimento, nella vita quotidiana, a un caminetto o ai bruciatori impiegati nel riscaldamento domestico Il fatto che l'aria calda tenda a salire può essere collegato ai fenomeni naturali dei venti e delle brezze 04.03.02. scheda 7: sostanze prodotte dalla combustione: l'anidride carbonica obiettivi specifici introduzione della locuzione "mezzo analitico"; osservazione di come funziona un mezzo analitico: intorbidamento dell'acqua di calce; avvio all'acquisizione del concetto di trasformazione requisiti specifici capacità di filtrare; capacità di utilizzare correttamente una siringa; capacità di manipolare sostanze gassose; capacità di effettuare misure di peso e di volume materiali richiesti una candela; una moneta o altro per supportare la candela; una vaschetta di alluminio da alimenti; un barattolo di vetro alto, a bocca larga (tipo quelli da conserve alimentari); due cucchiai di calce spenta fresca; un imbuto di vetro; un supporto per l'imbuto; fogli di carta da filtro (o carta assorbente); un recipiente per raccogliere l'acqua di calce filtrata; cinque bicchieri di plastica trasparente; tre cannucce snodabili; una siringa da 50 ml in plastica munita, al posto dell'ago, di un tubetto flessibile lungo almeno 30 cm; cera per modellare (plastilina, pongo); una bottiglietta da succo di frutta vuota; aceto (100 ml); bicarbonato di sodio (10 g); fiammiferi; forbici; un cucchiaino; bilancia; cilindri graduati; un pennarello procedimenti sperimentali a. preparazione dell'acqua di calce: aggiungere acqua ad un po' di calce spenta; agitare e lasciar sedimentare la sospensione (possibilmente per un giorno); filtrare con carta da filtro raccogliendo circa 0,5 litri di liquido filtrato; nel caso il liquido non sia limpido, rifiltrarlo b. suddividere l'acqua di calce nei 5 bicchieri di plastica trasparente; numerare i bicchieri: 1, 2, 3 ,4, 5 c. disporre la candela sul suo supporto, fissandola con un po' di cera; posarla nella bacinella di alluminio contenente dell'acqua; accenderla e coprire con il barattolo; lasciare che la candela si spenga a combustione ultimata d. prelevare, con siringa e tubetto flessibile, parte del gas contenuto nel barattolo dopo la combustione e insufflare nel bicchiere 1 contenente una porzione di acqua di calce, più volte, fino ad intorbidamento (generalmente occorrono 3-4 insufflazioni) e. togliere il barattolo che copre la candela accesa; collegare la siringa con tubetto ad un imbuto di vetro, aspirando i gas combusti sopra la candela accesa ed insufflare nel bicchiere 2 che contiene l'acqua di calce (occorrono almeno 3 prelievi per ottenere intorbidamento) f. introdurre, in una bottiglietta da succo di frutta vuota, bicarbonato (mezzo cucchiaino) e aceto (1/5 del volume); applicare rapidamente sul collo della bottiglietta una cannuccia pieghevole preventivamente munita di collare di plastilina sigillando il collo; far gorgogliare il gas che si sviluppa nel bicchiere 3 contenente acqua di calce g. mediante una cannuccia soffiare lentamente l'aria dei polmoni facendola gorgogliare nel bicchiere 4 contenente acqua di calce (occorrono generalmente almeno 5-6 operazioni per ottenere intorbidamento) h. effettuare una prova "in bianco": lavare bene la siringa; riempirla aspirando aria atmosferica; farla gorgogliare nel bicchiere 5 con acqua di calce per evidenziare la mancanza di intorbidamento significativo anche dopo ripetute prove note esplicative L'acqua di calce costituisce il "mezzo analitico" che permette di mettere in evidenza la presenza di anidride carbonica. Utilizzare acqua di calce preparata di recente con calce non carbonatata. Eventualmente fare una prova preventiva in bianco controllando l'attività dell'acqua di calce mediante l'aggiunta di un po' di acqua minerale gassata La prova in bianco può dare un leggerissimo intorbidamento: dipende dalle piccole quantità di anidride carbonica presenti nell'aria atmosferica norme di sicurezza Evitare l'ingestione dell'acqua di calce poiché è caustica: quando si fa gorgogliare l'aria dei polmoni (fase g.) evitare accuratamente di aspirare acqua di calce con la cannuccia Seguire le norme già indicate per l'uso di fiamme libere punti notevoli Far notare che il mezzo analitico prescelto (acqua di calce) consente di evidenziare la presenza di un gas comune, l'anidride carbonica, qualunque sia la sua provenienza Far rilevare la natura dell'intorbidamento dovuto alla precipitazione di una sostanza insolubile nell'acqua (carbonato di calcio), questa sostanza si è formata nella reazione chimica fra l'idrato di calcio in soluzione e l'anidride carbonica 04.03.03. scheda 8: la respirazione: processo che produce anidride carbonica obiettivi specifici capacità di correlare la combustione dei materiali organici con la respirazione degli organismi, mediante l'esame delle analogie e delle differenze dei due processi e l'identificazione dei prodotti; comprendere che durante la germinazione si produce anidride carbonica; individuare afflnità fra combustione e respirazione requisiti specifici capacità di riconoscere l'anidride carbonica utilizzando come "mezzo analitico" l'acqua di calce materiali richiesti Acqua di calce; dieci semi di fagioli germinati (lasciati su cotone bagnato e al buio per alcuni giorni); dieci semi di fagioli non germinati; tre barattoli di vetro a collo largo con tappo; due bicchierini possibilmente non di vetro; un bicchiere trasparente; una cannuccia da bibite; acqua distillata procedimenti sperimentali a. numerare i tre barattoli; introdurre nel barattolo 1 solo acqua di calce; introdurre nel barattolo 2 acqua di calce (fino all'altezza di 2 cm circa) e un bicchierino contenente semi non germogliati; introdurre nel barattolo 3 acqua di calce e un bicchierino contenente tre semi in germinazione; tappare immediatamente i tre barattoli b. osservare i tre barattoli e trascrivere le osservazioni (nei barattoli 1 e 2 l'acqua di calce rimane praticamente limpida, mentre nel 3 si nota un progressivo intorbidamento) c. versare acqua di calce in un bicchiere pulito; soffiare più volte l'aria dei polmoni nell'acqua di calce mediante una cannuccia: anche in questo caso l'acqua di calce si intorbida note esplicative Utilizzare acqua di calce preparata di fresco Una prova in bianco può dare un leggerissimo intorbidamento: dipende dalle piccole quantità di anidride carbonica presenti nell'aria atmosferica I barattoli e i bicchieri devono essere sciacquati con acqua distillata prima di ogni prova Nella prova con i fagioli germinati l'intorbidamento è progressivo e molto evidente norme di sicurezza Mentre si fa gorgogliare l'aria con la cannuccia, fare attenzione di non aspirare il liquido punti notevoli L'esperienza permette di avviare una correlazione tra i processi chimici che si verificano nel mondo inorganico e in quello biologico e di creare collegamenti tra le conoscenze preacquisite: si suggerisce l'ipotesi che combustione e respirazione siano processi analoghi Con un ulteriore lavoro di discussione si può far notare che la produzione di anidride carbonica può essere dovuta anche a processi diversi dalla combustione o dalla respirazione: ad esempio ricordare l'esperienza f. della scheda 7; inoltre se si versa un acido sul carbonato di calcio si forma un gas che è ancora anidride carbonica. A questo stadio si può solo osservare una analogia di comportamento fra il fenomeno osservato nella esperienza descritta e la combustione L'ipotesi che i due processi siano analoghi potrebbe trovare una conferma nel fatto che durante la germinazione si produce calore. Ciò può essere messo in evidenza con un esperimento che faccia avvenire la germinazione in un ambiente isolato termicamente (ad esempio in un termos), ma l'aumento di temperatura che si può ottenere è dell'ordine di 1°C ed è misurabile solo con termometri di sensibilità elevata, generalmente non disponibili; effetti un po' maggiori si possono ovviamente ottenere introducendo nel termos una quantità maggiore di semi