Galeocerdo cuvier mod Luca

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Galeocerdo cuvier mod Luca
Identificazione e distribuzione nei mari italiani di specie non indigene
Classe Chondrichthyes
Ordine Carcharhiniformes
Famiglia Carcharhinidae
SINONIMI RILEVANTI
Galeocerdo cuvier
(Péron & Lesueur, in Lesueur,
1822)
Galeocerdo arcticus (Faber, 1829); G. rayneri
McDonald & Barron, 1868
By A. Carvalho
DESCRIZIONE
Corpo abbastanza robusto. Testa larga e piatta,
muso arrotondato. Occhi piuttosto grandi, come
anche la fenditura degli spiracoli, mentre le narici
sono piccole; lembi nasali corti e solchi labiali
molto lunghi. Denti simili nelle due mascelle
superiore ed inferiore. Cresta interdorsale presente
e molto prominente; chiglie presenti sul peduncolo
caudale il quale porta anche la fossa trasversale
precaudale. L'origine della prima pinna dorsale è
sopra l’inserimento della pinna pettorale o del suo
margine interno. La seconda pinna dorsale è molto
più piccola della prima, la sua altezza è circa 2/5 o
meno della prima dorsale, la sua origine è
leggermente anteriore all'origine dell’anale. La
pinna pettorale è moderatamente larga e
semifalcata, e originano sotto la terza o quarta
fessure branchiale; la pinna anale è grande come la
seconda dorsale, con brevi creste preanali e
margine dentellato posteriormente.
COLORAZIONE
Colore grigio uniforme con macchie nere e barre
verticali sulla superficie dorsale del corpo, molto
evidenti nei giovani esemplari, mentre negli adulti
tendono a sfumare.
FORMULA MERISTICA
-
COROLOGIA / AFFINITA’
Specie circumglobale di acque tropicali e temperato
calde
DISTRIBUZIONE ATTUALE
Presente ovunque nella fascia tropicale lungo le
coste atlantiche, incluso il golfo del Messico a ovest
e le coste del Senegal e Marocco a est compreso le
isole Canarie. Presente nel Mar Rosso, nell’Oceano
Indiano e Pacifico anche nelle zone del largo.
PRIMA SEGNALAZIONE IN MEDITERRANEO
La presenza di questa specie in Mediterraneo è
dubbia (Compagno, 1984; Notarbartolo di Sciara e
Bianchi, 1998; Serena, 2005). Pinto de la Rosa
(1994) riporta per le acque di Malaga (Spagna) un
ritrovamento sulla spiaggia del Toro, avvenuto nel
1991, ma non descrive l’esemplare. La mascella è
conservata nel museo di Malaga. Anche Barrull e
Mate (2002) riportano di un esemplare ucciso in
mare aperto dalla Guardia Costiera spagnola e
quindi impossibile a descrivere.
Identificazione e distribuzione nei mari italiani di specie non indigene
TAGLIA MASSIMA
Squalo di taglia molto grande, generalmente di 5-6
m LT, eccezionalmente fino a 7,4 m e 3110 kg di
peso. Questo ultimo dato corrisponde ad una
femmina adulta catturata nel 1957 nelle acque
dell’Indocina (Fourmanoir, 1965).
STADI LARVALI
Alla nascita gli esemplari hanno dimensioni
comprese tra 51 e 76 cm di lunghezza totale.
SPECIE SIMILI
Nessuna specie può essere confusa con questa.
Matsubara (1955) e Shiino (1972), riportano la
presenza di un'altra specie, G. rayneri McDonald
& Barron, 1868, ma questa non è mai stata
confermata, pertanto deve essere inclusa come
sinonimo di G. cuvier (Compagno, 1979).
PRIMA SEGNALAZIONE IN ITALIA
Celona (2000) riporta un esemplare verosimilmente
catturato nelle acque di Messina, ma anche in
questo caso ciò che è descritto è solo la mascella
senza alcuna indicazione morfometrica. Pertanto la
presenza di questa specie nelle acque italiane e nel
Mediterraneo deve essere considerata dubbia e
aneddotica.
ORIGINE
VIE DI DISPERSIONE SECONDARIE
STATO DELL’INVASIONE
MOTIVI DEL SUCCESSO
CARATTERI DISTINTIVI
Oltre al peculiare pattern del corpo la specie
presenta denti simili nelle due mascelle superiore
ed inferiore, a forma di cresta di gallo, con robusta
cuspide obliqua e una serie di altre piccole cuspidi
disposte sui due lati del dente a formare una sorta
di dentellatura. I denti (file da 18-26 o 18-25) sono
comunque privi di lame e quando la bocca è chiusa
non si vedono.
HABITAT
Specie pelagica costiera, con ampia tolleranza per
diversi habitat. Nuota in superficie, in pochi cm
d’acqua, sembra riesca a raggiungere anche 100 m
di profondità. Spesso frequenta acque torbide di
estuari, fiumi o vicino a moli e pontili nei porti, ma
anche in lagune degli atolli corallini. È in grado di
fare escursioni in mare aperto, spostandosi tra le
isole oceaniche. Ha abitudini notturne. Di giorno si
sposta in acque più profonde dove rimane fino al
tramonto, apparentemente in attività ridotta. Di
solito è solitario.
PARTICOLARI CONDIZIONI AMBIENTALI
SPECIE IN COMPETIZIONE
IMPATTI
DANNI ECOLOGICI
DANNI ECONOMICI
IMPORTANZA PER L’UOMO
BANCA DEI CAMPIONI
PRESENZA IN G-BANK PROVENIENZA DEL CAMPIONE
TIPOLOGIA
LUOGO DI CONSERVAZIONE
CODICE CAMPIONE:
Identificazione e distribuzione nei mari italiani di specie non indigene
BIOLOGIA
Questo è l'unico carcarinide ovoviviparo, ma è
incerto se l’ovoviviparità è primitiva o causa di
perdita della placenta vitellina. La riproduzione
avviene in aprile-giugno nell'emisfero nord, e
probabilmente da novembre a gennaio nel sud. Le
femmine possono partorire cucciolate numerose da
10 a 82 esemplari. Il periodo di gestazione può
essere poco più di un anno. Nell'emisfero
settentrionale, l'accoppiamento può avvenire in
primavera. Questa specie raggiunge la maturità tra
i 4 e 6 anni e può vivere per almeno 12 anni.
Lo squalo tigre è forse il meno specializzato tra gli
squali, per quanto riguarda l'alimentazione. Si
nutre di una gran varietà di organismi marini,
invertebrati, pesci, ossei, squali, mante, tartarughe,
probabilmente le iguane marine delle Galapagos,
uccelli e mammiferi marini, ecc., compreso quelli
morti, ma anche polli morti, topi, maiali, bovini,
pecore, asini, cani, iene, scimmie ed esseri umani.
È considerato un vero e proprio spazzino del mare,
una iena.
Identificazione e distribuzione nei mari italiani di specie non
indigene
BIBLIOGRAFIA
Barrull, J. & Mate, I. 2002. Tiburones del Mediterraneo. Els libres del setcience, 292 pp.
Celona, A. 2000. First record of a tiger shark Galeocerdo cuvier (Peron & Lesueur, 1822) in the
Italian Waters. Annales. Ser. hist. nat., 10, 2 (21): 207–210.
Compagno L.J.V., 1979. Carcharhinoid sharks: morphology, systematics and phylogeny.
Unpublished Ph. D. Thesis, 1979 Stanford University, 932 p. Available from University
Microfilms International, Ann Arbor, Michigan.
Compagno L.J.V., 1984 Sharks of the world. An annotated an illustrated catalogue of shark
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Fourmanoir P., Nhu-Nhung D.-T. 1965. Liste complémentaire des poissons marins de NhaTrang. Cah.ORSTOM (Océanogr.), No. Spec.:114 p.
Matsubara K., 1955. Fish morphology and hierarchy. Tokyo, Ishizaki-Shoten, 3 vols:1605 p.
Pinto de la Rosa, F.J. 1994. Tiburones del Mar de Alboran. Servicio de Publicaciones; Centro de
Ediciones de la Diputacion de Malaga (CEDAM): 115 pp.
Serena, F. 2005. Field identification guide to the sharks and rays of the Mediterranean and Black
Sea. FAO Species Identification Guide for Fishery Purposes. Rome, FAO. 2005. 97p. 11 colour
plates + egg cases.
Shiino, S.M., 1972. List of English names of Japanese fishes, with proposition of new names.
Sci.Rep.Shima Marinel., (1):1-209.