Milo Manara e il segno della storia

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Milo Manara e il segno della storia
Milo Manara e il segno della storia
Diego Carmignani
CREATIVITA' La locandina di Etruscomix, presso Villa Giulia a Roma, è una sua opera. Tra
vasi etruschi e tavole illustrate, il maestro italiano ci racconta qualcosa sul mestiere più antico
del mondo: il fumettaro.
Fino al 25 ottobre, al Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma, c’è un’importante lezione
di storia antica e contemporanea da apprendere: le tavole di sei artisti del fumetto a dialogo con
i reperti dell’Etruria lì raccolti. Un’occasione per ricordare quanto l’immaginario di oggi sia
debitore di quello di ieri. A celebrare questa comunione è intervenuto un maestro
dell’illustrazione nostrana, padre spirituale della manifestazione (per cui ha firmato la locandina
ufficiale), studioso dei comportamenti umani di ogni epoca ed etrusco d’adozione: Milo Manara.
Dalle avventure di Giuseppe Bergman a quelle dello scimmiotto, passando per l’icona dei nostri
giorni Valentino Rossi, è approdato nell’universo del popolo etrusco, che lontano non è, né
dall’italiano medio, né dall’universo Manara, né tanto meno dalle caratteristiche del fumetto
moderno. «I disegni così elementari che troviamo sui vasi - ci spiega Manara - ricordano proprio
quelli risalenti alla nascita dei fumetti, quando, venendo stampati sulla carta pessima dei primi
quotidiani, avevano bisogno di un tratto marcato, come quello che troviamo sulle sculture
vascolari.
In più il loro scopo era quello di raccontare qualcosa tramite oggetti di uso quotidiano, per
rendere più gradevoli le azioni di tutti i giorni. Esattamente quello a cui servono i fumetti». La
ricerca della straordinarietà nell’ordinarietà e il racconto per immagini è la prerogativa dei
meravigliosi oggetti d’arte presenti nelle sale del museo. E costante delle numerose storie
create in tanti anni dal disegnatore di Luson e della cosiddetta ottava arte in generale.
«Certo, un vaso etrusco è carico di storia, anni e significati mentre i fumetti sono prodotti in
milioni di copie, ma l’atteggiamento è lo stesso. è quello che mi affascina di questo benedetto
lavoro: il fatto di continuare a fare gli stessi gesti che si fanno da 50mila anni, cioè da quando
l’homo sapiens ha sostituito il Neanderthal. Il disegno rupestre segna proprio questo passaggio
e da allora gesti, manualità e fisicità sono gli stessi: ce ne sono davvero pochi di lavori che sono
rimasti così uguali. D’altronde il mestiere più antico del mondo, come dico da sempre, è il
fumettaro».
Un mestiere in equilibrio tra l’artista e l’antropologo, specie se si è un attento e curioso
ricercatore di tanti aspetti dell’agire umano quale è Milo Manara. «Non mi sento né nei panni
dell’artista né dell’antropologo. Però riconosco il fatto che per raccontare a fumetti bisogna
conoscere gli uomini, avendo la fortuna che queste storie siano condivise da molti».
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Milo Manara e il segno della storia
La centralità della figure femminile è l’esempio più evidente, il vero tratto d’unione tra le due
sponde, tra la sensualità etrusca e l’erotismo di Manara. è chiaro dalla locandina, ma non
poteva essere che così, date le caratteristiche di quel popolo che il disegnatore ci ricorda. «Era
gente più avvezza al benessere dei sensi che non alla guerra. “Fate l’amore non fate la guerra”
sembra un proclama inventato da loro. E questo è stato un motivo per cui i Romani li hanno
soppiantati: perché forse portati ad arti diverse da quelle belliche.
Era la caratteristica dell’anima etrusca e da questo punto di vista io mi sento molto etrusco, così
come penso lo siano gli italiani. In tutto il mondo siamo considerati quelli che danno più
importanza alla qualità della vita». Esistono però dei forti freni nella nostra nazione, tante
inibizioni legate alla vicinanza della Chiesa e tante forme di bigottismo. «Non credo che il nostro
sia un popolo di bigotti - osserva Manara -, semmai di ipocriti. Gli italiani hanno sempre fatto
tutto quello che hanno voluto nel corso di ogni epoca.
Non mi sembra che si siano fatti molti problemi a trasgredire i comandamenti. Il bigottismo e la
rigidità nella propria condotta li associo più ai praticanti evangelici o protestanti. Noi abbiamo
veramente un’idea molto elastica della legge. E questo vale per ogni strato sociale, in alto e in
basso, in ogni direzione. La cronaca di questi ultimi tempi ce lo sta dimostrando chiaramente».
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