Report Visita ad Ankara - Giovedi 14 Ottobre 2015 Senatrice Ornella

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Report Visita ad Ankara - Giovedi 14 Ottobre 2015 Senatrice Ornella
Report Visita ad Ankara - Giovedi 14 Ottobre 2015
Senatrice Ornella Bertorotta, Movimento 5Stelle
Mi sono recata in visita alle vittime dell'attentato di Ankara del 10 ottobre 2015, incontrando
Movimenti, sindacati e partiti politici, che compongono una rete per la pace in Turchia.
La prima visita si è svolta nel luogo della Strage.
A prima vista non ci sono elementi che possano far pensare che qualche giorno prima, nello stesso
luogo, sono morte 126 persone, mentre decine di altri manifestanti sono rimasti feriti.
Di quella tragedia sono rimaste solo due piccole aree transennate, con garofani ed effetti personali
dei caduti, che i curdi chiamano “martiri”, strette tra i taxi e affollati di gente che va a visitare il luogo
della tragedia.
Dopo poche ore dalla strage, i vetri rotti della stazione antistante, e il resto dell'arredo urbano
danneggiato sono stati sostituiti, nella chiara volontà di dimenticare quanto prima la più grave strage
di Ankara della storia contemporanea. E' chiaro il timore di influenzare l'elettorato, anche se i
meccanismi che influenzano l'elettorato turco non sono uguali a quelli europei e la scelta tra
isolamento e solidarietà ad un gruppo politico che ha subito un evento del genere non sono per nulla
scontati.
Ad accompagnarci nella visita un membro dell'HDP, espressione politica della sinistra turca e curda,
che si sta imponendo come nuovo soggetto politico nel quadro istituzionale turco.
Accompagnatore mi racconta che per pura fortuna non è stato investito dallo scoppio dei due ordigni,
che secondo le ricostruzioni sono esplosi insieme ai kamikaze che li trasportavano, posizionati ai lati
opposti della strada, che sabato scorso era piena zeppa di manifestanti, circa 50 mila persone secondo
gli organizzatori.
Intorno alle 11,00 ci spostiamo all'ospedale
civile Numune, presidiato dai familiari dei
feriti e dagli attivisti dei vari gruppi e
associazioni per la pace, dal giorno
dell'attentato, dove incontriamo i parenti delle
vittime delle stragi di ieri e di oggi, riuniti in
un'unica comunità, stretta attorno ai suoi
caduti e ai manifestanti feriti dalle biglie di
ferro, che hanno colpito soprattutto alle gambe.
Qui possiamo notare il grande lavoro dei medici turchi, che hanno curato i feriti con grande
professionalità. Durante la visita ai feriti, alcuni di loro mi raccontano dell'esplosione, mi mostrano i
bendaggi, mi stringono forte la mano e mi ringraziano, ringraziano l'Italia per la vicinanza che stiamo
dimostrando e abbiamo dimostrato durante l'assedio di Kobane, la città siriana a maggioranza curda,
che ha eroicamente resistito all'avanzata dell'Isis e che ha visto il sostegno attivo e morale di molti
italiani.
Il Direttore dell'Ospedale, prof. Nurullah Zengin, ci
racconta dei feriti e dei tragici momenti in cui le
ambulanze li hanno trasportati a sirene spiegate, del
lavoro dei suoi colleghi, della solidarietà e della rabbia
dei parenti.
A guidarci nella visita oltre una decina di persone, tra cui
anche due ragazze del Congresso per le donne libere
un'associazione che si occupa appunto dei diritti delle
donne. Le due donne sono la sintesi del sincretismo
turco, una vestita con abiti occidentali, l'altra con
copricapo e abiti tradizionali, entrambe unite nella stessa
causa della pace e dell'autonomia dei curdi.
Qui nessuno sembra demoralizzato, i familiari di chi è scomparso possono contare sulla solidarietà di
un'intera comunità, che gli si è stretta attorno.
Uno dei momenti più toccanti è l'incontro con la moglie e la famiglia di Uygar Consgun, un giovane
avvocato ucciso nell'attentato. La moglie Mehtap, anche lei avvocato, mi mostra la foto di lei e del
marito, entrambi sorridenti, un selfie spensierato come tanti, che ora è un ricordo a cui aggrapparsi,
da mostrare fieramente con gli occhi lucidi, ma senza lacrime, con un orgoglio di un intero popolo,
quello della Pace.
Alla veglia funebre, che si svolge in periferia, nella sede di un'associazione in cui sono in bella mostra
la bandiera turca e il ritratto di Ataturk, appesi al muro, mi offrono davvero di tutto, tè, caffè, coca
cola, pezzi di rosticceria, mentre lei parla del marito, dell'attentato. Un fiume in piena, che descrive
ogni cosa, che analizza lucidamente la realtà, senza odio, ma con una tristezza indelebile, che non ha
bisogno di traduttore, infatti nostro accompagnatore smette di tradurre, non può starle dietro.
Subito dopo ci spostiamo al centro di Ankara, scortata
da un'auto con alcuni attivisti ad incontrare i
rappresentanti della principale associazione di avvocati
indipendenti turca, (Free Lawyer association), che si
occupa anche della difesa del leader curdo del Pkk,
Ocalan. Quello che raccontano gli avvocati è
agghiacciante: un'inchiesta che rischia di rimanere
sospesa sino a dopo il voto e il quadro della situazione
di questi mesi, tra la resistenza di Kobane e la lotta tra
PKK ed esercito, che dalla fine della tregua, dopo
l'attentato di Suruc, ha causato almeno altri 200 morti da
entrambe le parti.
In mezzo a questo conflitto i movimenti, le associazioni, i sindacati subiscono il peso della repressione
in un contesto al limite della guerra civile, fatto di arresti, uccisioni, trame oscure e tanta tensione.
Una tensione che si taglia col coltello, una società divisa, tra le ragioni del Governo e quelle
dell'opposizione, tra i 130 soldati e poliziotti uccisi dal PKK e le centinaia di curdi e oppositori politici
uccisi, incarcerati e spesso torturati in tutta la Turchia.
Mi raccontano di alcune persone finite in carcere solo per aver condiviso delle notizie su fb e di altre
colpite a morte dai cecchini durante il coprifuoco nei villaggi in prossimità degli scontri tra militari e
miliziani curdi.
Ci spostiamo alla sede del sindacato KESK, il più grande
del pubblico impiego. Qui conosco una decina di
sindacalisti, tra cui Ilhan Yigit, Fatma Centinatas e Saziye
Kose, con cui mi trattengo a parlare per una mezz'oretta.
Il sindacato ha perso molti iscritti nella strage di Ankara.
Sul tavolo le foto di 3 giovani vittime dell'attentato.
Volti segnati dalla tragedia, consapevoli delle difficoltà
insite nel cambiamento, ma determinati ad andare avanti.
Non c'è alternativa alla tregua e alla Pace, continuano a ripetere, mentre ci si confronta sulla proposta
di reddito di cittadinanza del M5S e sui problemi dell'impiego in Turchia. Anche qui i diritti dei
lavoratori sono stati “compressi” tra le esigenze di flessibilità e i bassi salari.
Il mio compito è anche quello di far conosce il Movimento 5 stelle ai movimenti turchi, l'obiettivo in
comune è la Pace e solo conoscendosi a vicenda, si può collaborare ed essere tutti più forti.
Ovviamente in Turchia non conoscono il M5S, la stampa internazionale, riporta solo informazioni
frammentarie, all'estero, se ci conoscono, siamo spesso “il partito del Comico” e nella peggiore delle
ipotesi come “un gruppo politico di estrema destra”. Per questo è importante incontrare di persona
questi attivisti, anche per confrontare la nostra posizione di politica estera, che è ancora in una fase
di consolidamento.
Dopo i sindacati è la volta della sede del HDP, il nascente partito della sinistra filocurda, ecologista e
democratica.
La sede centrale a 3 piani è in un quartiere bene della città,
presidiata da decine di poliziotti, con tornelli all'ingresso,
metal detector e videocamere ovunque. Nelle scorse
settimane è stata quasi distrutta dai manifestanti
nazionalisti, durante le proteste in cui quasi 400 sedi del
HDP sono state attaccate.
In questo vero e proprio “fortino” incontro il numero due
dell'HDP, Nazmi Gur che si trova in compagnia del
Sindaco di Kobane Mustafa Abdi. Un lungo confronto
sulla situazione in Turchia, sull'attentato che ha colpito lo spezzone dell'Hdp, decimando i militanti
giunti da ogni parte del Paese, per la marcia della pace, che non è mai iniziata.
Il racconto degli eventi è simile a molti altri già ascoltati, la gente accalcata in attesa della partenza
del corteo, i canti, gli slogan e all'improvviso i kamikaze si fanno saltare tra la folla. Subito dopo la
polizia carica e spara lacrimogeni in mezzo ad un'enorme confusione, ne nascono degli scontri per
rompere il cordone e permettere alle ambulanze di raggiungere i feriti.
Nazmi Gur parla un ottimo inglese e ci spiega molte cose del suo gruppo politico, che nasce
dall'unione di gruppi pacifisti, movimenti per i diritti dei curdi, sindacati, gruppi socialisti che si
fondono per creare questa formazione e dagli ordini professionali indipendenti degli avvocati, degli
ingegneri e architetti e dei medici. Abbiamo parlato di rapporti internazionali, di guerra in Siria, della
proposta politica del Rojava e del cantonalismo federalista in Turchia, che rappresenta il fulcro della
politica dell'Hdp. Ho scambiato alcune impressioni sulla Siria con il sindaco di Kobane, che molto
presto sarà in Italia su invito del Comune di Firenze e che ho a mia volta invitato in Senato per un
confronto sulla guerra.