Il Pinguino Ernest

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Il Pinguino Ernest
Il Pinguino Ernest
Il Pinguino Ernest
Nella città di ***, come nel resto del paese, si sarebbero svolte a breve le
nuove elezioni politiche, e per il seggio di deputato due erano i principali
contendenti. Il dott. Caccia, stimato professionista appoggiato dallo
schieramento progressista, aveva deciso di sfidare l'on. Garoldo, che dopo
lunga esperienza politica era recentemente approdato allo schieramento
moderato ed era stato prontamente rieletto nella scorsa legislatura.
Il duello si prevedeva serrato, ma nella sorpresa generale si presentò un terzo
imprevedibile candidato, la cui carriera politica era da poco iniziata, come
molto spesso accade, con un discorso al pubblico.
"L'intelligenza dei volatili è sempre stata sottovalutata. I nostri amici
pennuti, per molti biologi i veri eredi dei dinosauri, possono rivaleggiare in
molti casi con i mammiferi, e sono noti gli episodi in cui pappagalli, merli
indiani e persino le cornacchie hanno data prova di grande intelligenza.
E il famoso etologo Lorentz ci ha insegnato che alcune specie di uccelli
sono straordinariamente intelligenti, oltre che longeve.
Entrambe le doti competono al Pinguino Ernest, in onore del quale siamo
oggi convenuti. Come sindaco di *** ho l'onore di conferire ad Ernest la
cittadinanza onoraria, ma come padre di famiglia ho il piacere di farlo
ripensando ai bei momenti che ha regalato ai miei figli, fin da quando è
arrivato nella nostra città".
Il discorso era commovente e tutti applaudirono. Anche il pinguino
chiamato Ernest mosse le pinne, in un gesto che ricordò a tutti un applauso.
Era una delle tante cose che negli anni aveva imparato a fare. Merito del
suo addestratore, un immigrato dell'Est noto semplicemente come Martino,
che anche in quell'occasione gli stava accanto, sorridendo in modo
vagamente inquietante.
Poi Martino ritirò il diploma che conferiva ad Ernest la cittadinanza onoraria
di *** e lasciò che i bambini attorniassero il pinguino, tutti ansiosi che
Ernest li onorasse con la sua autentica specialità: uno scarabocchio
indecifrabile disegnato con la pinna intinta nel grasso, in cui solo la fantasia
infantile riusciva ad intravedere la "P" di pinguino. In ogni caso, un vero
capolavoro dell'addestramento di Martino, ottenuto a forza di pazienza e
pesce fresco. A bastonate, accusavano gli animalisti locali.
Alcuni giorni dopo, in un'improvvisata conferenza stampa, il Pinguino
Ernest si presentava ufficialmente come candidato indipendente per il
collegio uninominale della città di ***, ed iniziava la raccolta delle firme
per la propria candidatura ufficiale.
La cosa suscitò l'ilarità generale, ma calamitò al contempo l'attenzione della
stampa, prima di quella locale e poi di quella nazionale.
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Il banchetto della raccolta delle firme era ogni giorno meta di decine,
centinaia di curiosi e di simpatizzanti di Ernest. Alle obiezioni dei soliti
animalisti, Martino faceva osservare che il banchetto era posizionato nei
pressi della pescheria, e che Ernest non si trovava affatto a disagio.
Molti dissero che si trattava di una trovata pubblicitaria per un nuovo
spettacolo, ma tutto questo battage non fece mancare le firme per il
Pinguino Ernest, che non mancava di manifestare il proprio ringraziamento
muovendo festoso le pinne.
Ma nella sorpresa generale, alla scadenza del termine Martino, legale
rappresentante del movimento Insieme con il Pinguino, presentò
regolarmente le firme necessarie alla candidatura di Ernest a deputato, in
numero ben maggiore di quelle raccolte dagli altri due candidati.
Il fatto riecheggiò sulla stampa nazionale, e l'autorevole quotidiano
pubblicato nella capitale stigmatizzò il fatto in un articolo di fondo. Altri
parlarono di "firme di protesta".
Tutti davano per scontato il rigetto della candidatura da parte dell'ufficio
elettorale, che infatti la giudicò inammissibile.
Il "caso Ernest" si sgonfiò rapidamente a livello nazionale, ma non a ***.
I giornalisti del quotidiano locale, che sulla testata si vantava di essere stato
fondato nel 1899, non volevano perdere un boccone tanto ghiotto, e lo stesso
valeva per le tante emittenti regionali; i cronisti si presentarono in massa alla
conferenza stampa di Martino organizzata il giorno dopo il provvedimento
di esclusione.
"Ernest piange" esordì Martino indicando il pinguino che aveva a fianco, nel
cui volto tutti intravedettero un'inusuale vena di tristezza. "Piange perché
aveva tante firme ma i signori di questo ufficio elettorale dicono che non
vale niente. Niente. Io dico: perché Ernest non si può candidare, se lui ha
le firme e la gente vuole che lui si candida?
Lui ha cittadinanza, ecco il diploma che gli ha dato il sindaco. Ed ha
raggiunto la maggiore età. Quindi può essere candidato.
Ernest farà ricorso a tribunale di elezioni, ma per vincere ha bisogno che
voi state con lui. Che tutti voi state con lui".
E così all’Ufficio Centrale delle Elezioni arrivò un ricorso firmato con una
“P” scarabocchiata, ma soprattutto arrivarono centinaia di lettera di bambini
che volevano che Ernest non piangesse più.
La stampa frattanto si era divisa tra due fronti. Chi si indignava per il
comportamento di Martino, e chi invece seguiva gli umori dell’opinione
pubblica e tifava per Ernest. “Io sto con il Pinguino” c’era scritto su alcune
magliette che andarono a ruba in quei giorni.
Da qualche parte il dott. Caccia e l’on. Garoldo avevano iniziato la loro
campagna elettorale, parlando di strade, problemi dell’immigrazione e
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pressione fiscale. Ma qualunque cosa dicessero o facessero, restava sempre
in secondo piano rispetto alla vicenda del Pinguino Ernest.
Il giorno prima della decisione dell’Ufficio Centrale delle Elezioni una
televisione straniera intervistò Ernest, con la traduzione simultanea di
Martino.
Alla domanda “Cosa di aspetti per domani?” Ernest alzò il becco e la aprì
senza dire niente, e Martino spiegò “Ernest crede in giustizia, perché sa che
tutti i bambini sono con lui, con il Pinguino Ernest”.
Il ricorso era stato affidato ad un giovane ed ambizioso avvocato, che aveva
accettato l’incarico senza preoccuparsi più di tanto della validità del
mandato rilasciatogli dal Pinguino. Il giovane ed ambizioso avvocato
leggeva i giornali e guardava la TV.
Così, prestò la massima fiducia a Martino, quando questi gli assicurò che
stava traducendo perfettamente i versi del pinguino.
“Ernest dice che vuole fare ricorso”.
“Ma certo, signor Martino, faccia firmare qui”.
Il giovane ed ambizioso avvocato si spese al massimo per il suo cliente, ed
ebbe l’arguzia di individuare un vizio di forma che rendeva nullo il
provvedimento di esclusione di Ernest dalla candidatura.
L’appiglio era perfetto per l’Ufficio Centrale delle Elezioni, che poteva
evitare di inimicarsi i tanti amici del pinguino, senza dichiarare che la legge
consentiva la candidatura di Ernest.
E così fu. Il provvedimento dell’ufficio elettorale circoscrizionale fu
annullato e l’annuncio di questa decisione fu accolto con un applauso dalla
folla in attesa davanti al comitato elettorale di Ernest.
A parte i soliti giornali per intellettuali, che non persero l’occasione per
allontanarsi ulteriormente dal sentire popolare, gran parte della stampa e
delle televisioni accolsero con favore la decisione dei giudici.
“Una ventata di novità nel grigio mondo della politica”.
“Il Pinguino Ernest sconfigge la partitocrazia”.
“Un pinguino conto la politica dei salotti e dei poteri forti”.
I primi sondaggi fecero capire agli altri due candidati che la minaccia Ernest
era reale, e li fece commettere due errori che poi risultarono fatali.
L’on. Garoldo sollecitò il sindaco di *** a revocare la cittadinanza onoraria
conferita al pinguino. All’iniziò il sindaco acconsentì alla richiesta del suo
compagno di partito, ma il giorno prima della riunione del consiglio
comunale rilasciò un’intervista al quotidiano cittadino, anticipando la sua
decisione e giustificandola con il fatto che era stato fatto un uso distorto
dell’onorificenza conferita al pinguino.
Il sindaco ricevette molte telefonate quel giorno, e poi si ricordò che l’anno
dopo c’erano le elezioni comunali. Così il consiglio comunale fu rinviato
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per un improvviso malore del sindaco, mentre si diffuse la voce che l’idea di
revocare la cittadinanza onoraria proveniva dall’on. Garoldo, che si affrettò
a smentire.
E naturalmente la delibera in questione non fu più posta all’ordine del
giorno.
Il dott. Caccia non aveva mai avuto troppe speranze di venire eletto, ma le
ultime gaffes dell’on. Garoldo e del suo amico sindaco stavano ribaltando le
previsioni iniziali.
Un suo collaboratore decise allora di aiutarlo,
fornendogli alcune notizie riservate che il dott. Caccia decise di rendere
pubbliche.
“Noi tutti conosciamo bene la storia del Pinguino Ernest, ma forse
conosciamo meno bene la storia del suo padrone ed addestratore, il sig.
Ante Asjanovic, meglio noto come Martino. Ebbene, pare che prima di
venire nel nostro paese il sig. Asjanovic sia stato giudicato e condannato in
via definitiva dalla giustizia del suo paese per reati come l’appropriazione
indebita, la truffa, la ricettazione e –badate bene- il maltrattamento e
l’importazione illegale di animali esotici.
Il circo dove lavorava il sig. Asjanovic è stato chiuso dalle autorità del suo
paese, per una sfilza di motivi che non sto qui ad elencare, ma che non
fanno certo onore a chi vi lavorava.
Il sig. Asjanovic finora ha sempre nascosto i suoi precedenti; lo invito
pubblicamente a spiegarsi con l’elettorato”.
Anche Martino convocò una conferenza stampa, preoccupandosi in
particolare delle televisioni. A lui non interessava la noiosa carta stampata,
ma il vivo schermo televisivo.
Al suo fianco stavolta non c’era il Pinguino Ernest, ma sul risvolto della sua
giacca beige c’era un distintivo enorme con la faccia del pinguino e la scritta
“VOTAMI”.
“Dottor Caccia ha detto cose vere. Nel mio paese ho fatto tanti errori
perché ero povero, e volevo soldi per vivere. Ho sbagliato, ho pagato i
miei conti e sono cambiato. Ora sono Martino, e tutti mi conoscete perché
sono l’amico di Ernest.
Io ho portato lui via da quel brutto circo dove facevamo brutta vita. Ora
non voglio che Ernest sta male per colpa mia, e mi prendo tutte le mie
colpe.
Ma Ernest è innocente 100%”.
Fu questo il culmine della campagna mediatica dedicata al Pinguino Ernest.
I giornali e le televisioni nazionali ripresero ancora una volta il caso, e i
commentatori di parte moderata ebbero gioco facile nel dileggiare il dott.
Caccia e il suo maldestro tentativo di sbarazzarsi “per via giudiziaria” del
Pinguino. Le vignette si moltiplicarono, i comici trovarono facili battute.
“Divieto di Caccia ai pinguini”.
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“Una sardina accusa il Pinguino Ernest: ha mangiato mio cugino”.
“Il fantasma di Stalin rimprovera Caccia: si eliminano gli uomini, non gli
animali”.
Tanto bastò per distruggere ogni speranza per il candidato Caccia, e il suo
stesso schieramento lo abbandonò. Il leader nazionale di uno dei partiti
della coalizione arrivò persino a dichiarare “Noi non abbiamo paura dei
pinguini”.
A pochi giorni dal voto, su una seguitissima trasmissione locale andò in
onda un dibattito tra i tre candidati. Ernest compreso, naturalmente.
I bene informati sapevano che con un successo televisivo l’on. Garoldo
sarebbe stato facilmente rieletto.
E, di fronte ad un ormai sconfitto Caccia, il deputato moderato trovò subito
gli argomenti che gli erano più congeniali.
“Troppi immigrati compromettono la sicurezza in città”.
“Abbiamo bisogno di più infrastrutture e meno veti pseudo-ambientalisti”.
“Bisogna favorire i nostri imprenditori”.
Mentre l’on. Garoldo parlava con il suo tono lento e saccente,
all’improvviso il Pinguino Ernest cominciò a lanciare il suo verso,
agitandosi e muovendosi frettolosamente per tutto lo studio televisivo.
Doveva essere stata una mossa spontanea, perché lo stesso Martino lo
rincorse tentando (invano) di fermarlo.
L’on. Garoldo divenne tutto rosso, e intimò al conduttore di fermare quella
che definì una “squallida sceneggiata” che aveva interrotto il suo discorso
proprio quando stava arrivando al dunque. La diretta fu frettolosamente
interrotta, e mentre veniva mandata in onda la pubblicità, Garoldo si rivolse
seccatissimo al conduttore.
“Il posto di quella bestia è sul banco della pescheria, o lo immobilizzate o
me ne vado”.
Peccato per l’on. Garoldo non aver atteso ancora pochi secondi, perché
quando aveva pronunciato le parole “il posto di quella bestia è sul banco
della pescheria” la diretta era ancora in corso.
E l’on. Garoldo lo capì subito, dall’arrivo di un numero enorme di telefonate
di protesta.
Cinque giorni dopo, verso le due di notte, uscirono i risultati elettorali. Il
Pinguino Ernest era stato trionfalmente eletto Deputato della città di ***.
Si ripeterono le stesse scene, fior fiore di costituzionalisti intervennero a dire
che il pinguino era ineleggibile, che l’elezione era nulla, ma pian piano
nessuno prestò più attenzione alle loro noiose spiegazioni.
Tutte chiacchiere, di fronte al chiaro responso della volontà popolare.
E così, un bel giorno di giugno il Deputato Ernest entrò il Parlamento vestito
con una sgargiante cravatta blu.
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Tutti dissero che era il più elegante.
Giancarlo Molineo
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