MARCo DELoGu La natura della notte
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MARCo DELoGu La natura della notte
Marco Delogu La natura della notte Marco Delogu La natura della notte Francesco Zanot Aurora boreale: dieci appunti sulla notte e la fotografia 1. Fotografare la notte significa liberarsi da due pregiudizi. Innanzitutto si deve tenere presente che la notte non agisce come un intermittente programma di accecamento capace di togliere la vista a chiunque, ma possiede al contrario una propria luminosità. Non sarebbe altrimenti possibile svolgere l’operazione che dà il nome alla fotografia: scrivere con la luce... 2. ... In secondo luogo, per fotografare la notte è sempre necessario riprendere qualcosa d’altro, che si tratti di un edificio, un oggetto qualsiasi o un frammento della natura, immancabilmente avvolti al suo interno fino al sorgere del sole. Questo significa, più in generale, che il soggetto della fotografia non corrisponde necessariamente al suo contenuto, cosicché il fotografo può sempre decidere se mettere a fuoco ciò che sta dentro l’inquadratura, fuori, o da entrambe le parti. 3. 4. 5. I contorni indefiniti degli oggetti inquadrati in queste immagini rivelano un movimento del fotografo dopo l’apertura dell’otturatore. A metà tra una finestra e uno specchio, qui la macchina fotografica tiene contemporaneamente traccia di quello che accade davanti e dietro l’obiettivo. Compaiono un brandello di realtà e l’azione messa in pratica per trattenerlo: è fotografia gestuale. 6. Aumentando il tempo di posa di una fotografia ripresa a mano libera, crescono di conseguenza le possibilità che risulti mossa. Al di là di qualsiasi discorso sulla sensibilità alla luce di pellicole e sensori, ciò si deve all’incapacità del fotografo di rimanere perfettamente immobile. È questo fremito inarrestabile che testimonia insieme la vitalità e la fragilità dell’uomo. È la sua biologia. Sta dentro le fotografie di Marco Delogu come nelle tele di Francis Bacon. Tutto si muove perché noi ininterrottamente ci muoviamo. 7. 8. 9. Oltre all’intensità della propria presenza, fotografando durante la notte Delogu coglie anche quella degli oggetti attorno a lui, che danno l’impressione di emanare un surreale bagliore nello spazio circostante. Ne consegue una sorta di panteismo senza dio (vengono in mente Bruno e Spinoza): è come se questo mondo potesse fare a meno del sole, risplendendo di luce propria. 10. Il mosso non altera soltanto la forma degli oggetti rappresentati, che paiono colti sull’orlo di un irreversibile sfaldamento, parzialmente sformati e liquefatti, ma ne trasforma anche la materia. Terra, mattoni, cemento, acqua, aria: qui ogni cosa sembra composta della stessa sostanza, impalpabile e leggera. 11. 12. 13. Esiste una particolare analogia fra la fotografia e la notte: entrambe modificano radicalmente l’aspetto degli oggetti che conquistano pur lasciandoli sostanzialmente inalterati. Un paio di cipolle rosse appoggiate su un tavolaccio di legno, ad esempio, restano tali pur tracciando nell’oscurità il disegno colorato di un’aurora boreale. 14. 15. 16. Se fotografare significa generalmente assumere il controllo di ciò che appare nell’inquadratura, in queste immagini sembra accadere esattamente l’opposto. Delogu non può sapere con esattezza quello che la macchina riuscirà a registrare nella luce fioca della notte e non può trattenere ogni suo minimo movimento. Il risultato è un lavoro sulla rinuncia (alla propria supremazia sulla realtà circostante) e l’accettazione (della realtà circostante e dei propri limiti). 17. 18. 19. Come in un gigantesco teatro, le notti di Delogu sono affollate di ombre. Ma se nel primo caso inghiottono tutto quello che sta sul palcoscenico trascinandolo verso l’oscurità, qui al contrario accentuano il fenomeno della luce che sbatte contro la luna e le disegna contemporaneamente sulla superficie del reale e della sua fotografia. 20. Il lavoro di Delogu non serve per rendere percepibile quello che durante la notte è difficile scorgere a occhio nudo. Non ha a che fare con la conversione dell’invisibile in visibile. Non c’è niente di eclatante nelle sue fotografie, niente che la semplice comparsa del giorno non possa svelare. Questo lavoro afferma semmai la nostra incapacità di sfuggire alle immagini, anche di notte, anche in una stanza buia. Quando chiudiamo gli occhi, d’altra parte, continuiamo a vedere. 21. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. il campo d’inverno, 90x60 cm casale dell’abbadia, 75x50 cm stalla con casa rosa, 36x24 cm stalla, 48x32 cm il sentiero per l’eremo, 75x50 cm peppola e la luna, 48x32 cm tre cavalli, 48x32 cm quattro peri, 48x32 cm quattro albicocche, 48x32 cm casa con storia, 75x50 cm due alberi, 36x24 cm il campo davanti casa, 36x24 cm due cipolle rosse, 36x24 cm duna, 36x24 cm spiaggia, 75x50 cm paesaggio lunare, 48x32 cm stalla del lago acquato, 36x24 cm casa, 36x24 cm due sedie, 48x32 cm due cipolle, 36x24 cm nuvole, alberi e luna, 36x24 cm La natura della notte fotografie di Marco Delogu testi di Francesco Zanot Questo volume è stato realizzato in occasione della mostra la natura della notte, Galleria il segno 4 ottobre – 20 novembre 2012 www.galleriailsegno.com [email protected] progetto grafico di Leonardo Magrelli stampato a Roma da Marchesi Grafiche Editoriali S.p.A. Edizioni Punçum 2012 www.punçumpress.com isbn 978-88-95410-13-5