2008 07 - Incentivare - Tecnica o professione

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2008 07 - Incentivare - Tecnica o professione
Incentivare
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RODOLFO MUSCO , CMP, CMM
È un proliferare di pco, dmc, incentive house, agenzie eventi.
Ma quali specializzazioni supportano queste organizzazioni?
Quando ci si rivolge a loro, ci si sta confrontando con tecnici
o con professionisti? Gli uni valgono gli altri? La differenza,
in fondo, è minima? Sbagliato e queste pagine lo dimostrano...
Tecnica
e professione
M
DI
*Rodolfo Musco
CMM, CMP
Motivation and Events
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RODOLFO MUSCO , CMP, CMM
olte persone, a una certa età, devono
provvedere a eliminare i problemi che
la natura pone alla masticazione. È
successo anche a me.
Sapevo che gli interventi richiedono una serie
di sedute e un bel po’ di danaro. Ho scelto uno
“studio” abbastanza vicino al mio ufficio proprio per risparmiare almeno sul tempo per andare e tornare dal “dentista”.
In effetti, lo studio appartiene a un odontotecnico il quale ospita due dentisti che vi si alternano nel corso della settimana. L’odontotecnico ha anche un “laboratorio” abbastanza prossimo allo “studio”. Nel laboratorio si avvale della collaborazione di un altro odontotecnico per
la produzione e la riparazione di protesi.
Il quadro è chiaro, nel pieno rispetto della legge che impone, a protezione dei clienti, che gli
odonto–tecnici non “mettano le mani nella
bocca dei pazienti”.
Tutti sanno che le parcelle per questo tipo di
“lavori” sono abbastanza salate. Sentito il preventivo, mi è venuto spontaneo chiedermi
quanto sarebbe costato di meno il ciclo di
interventi se avesse fatto tutto l’odontotecnico, senza l’intervento del dentista. In fin dei
conti, lo studio è suo, i macchinari sono all’avanguardia, ha un’esperienza di almeno vent’anni, mette il camice anche lui (color pastello,
come il dentista), ha orari flessibili e può ricevere tutta la settimana (al contrario del dentista
che va in studio soltanto il mercoledì e il venerdì, quando non deve partecipare ai congressi).
Le prime sedute filano lisce: il dentista si attrezza di mascherina e di occhiali amplificanti, scruta, tasta, analizza, pone le domande di anamnesi, sistema l’apparecchio per la radiografia.
L’odontotecnico manovra il computer, seleziona
la radiografia più chiara. I due commentano.
Anatomia, biologia e chimica
Il dentista fa notare una zona della mascella
che nella radiografia appare leggermente sfumata. Per precauzione decide di rifare la radiografia. Ottiene la conferma che quella potrebbe essere una zona soggetta a irritazioni.
Approfondisce l’analisi della radice del canino
che è alla periferia di quella zona: il suo spessore è molto ridotto proprio su quel versante.
Spiega all’odontotecnico e a me che è meglio
rimuovere il problema e dare il tempo affinché
si rigenerino i tessuti interni prima di svolgere
i lavori previsti in un primo tempo.
Leggo sul viso dell’odontotecnico sincero interesse, a riprova della sua buona fede quando
non aveva dato importanza a quella strana
ombra che appariva al lato della radice.
Uno a zero per il professionista.
Le sedute si succedono. La zona viene bonificata. Il tessuto si rigenera. Devo dare forfait
per circa tre mesi, preso come sono dall’organizzazione di una serie di convegni e di campagne d’incentivazione.
Ritorno in studio. Il programma prevede l’inse-
rimento di una “cappetta”. L’odontotecnico è
pronto, tutto l’occorrente è sulla mensola rotante. Il dentista si mette all’opera e… sospende il tutto. Spiega: purtroppo l’otturazione provvisoria, valida per alcune settimane,
si era corrotta e ha lasciato passare residui
di cibo nella parte sottostante. La biologia
spingeva a supporre che la decomposizione
potesse portare a necrosi di cellule. Meglio
ripetere la medicazione. Quasi a rispondere
a un legittimo interrogativo, è venuta subito
l’assicurazione che il supplemento di “lavori”
non avrebbe generato supplemento di costi.
Infezione rimossa. Ora siamo alle sedute finali.
Mentre mi mette il bavaglione verde, l’odontotecnico parla col dentista di un medicamento proposto da
un informatore scientifico per un’applicazione a un altro paziente. Il dentista
suggerisce di non
usarlo e gli spiega il
perché. Ne sottolinea
la sostanza basica e il processo per cui si sarebbe annullata con l’acidità alla base del farmaco da usare subito dopo. Una chiaro riferimento ad alcuni principi basilari della chimica.
Tecnica e professione
Che c’entrano odontotecnico e dentista con i
viaggi d’incentivazione e i convegni? C’entra-
no, eccome! Rappresentano un chiaro esempio di quanto si importante tenere distinte le
specializzazioni tecniche da quelle professionali. Entrambe sono utili, ma si tratta di
specializzazioni diverse, che non vanno
confuse se si vogliono evitare inconvenienti anche gravi. Il tecnico è chi sa “come” fare. Il professionista è colui che sa
“perché fare” in un modo o in un altro.
Il tecnico conosce in profondità una materia
ben ristretta e molto specialistica.
Un esempio? Il carpentiere in ferro raramente può fare il carpentiere in legno, e viceversa. Infatti, le materie che trattano sono diverse e diversi gli attrezzi necessari per trattarle.
Il professionista conosce una serie di scienze “affluenti” alla sua professione, scienze
che permettono di inquadrare il problema,
intuirne le cause e orientare l’intervento in
maniera che non vi siano controindicazioni
anche nel futuro.
Non è una questione di importanza. L’architetto non può costruire il palazzo senza l’ingegnere, il geometra, il capomastro, i muratori, l’elettricista, l’idraulico, eccetera.
Non è neanche questione di guadagno: il
capomastro che concorse alla costruzione
del complesso in cui
ha sede il mio ufficio
si compensò con…
quarantadue appartamenti nello stesso stabile. E diventò ricco probabilmente più dell’architetto e dell’ingegnere.
La questione è relativa alle competenze e all’etica. Nessuno dovrebbe spacciarsi per chi
non è o affermare di sapere ciò che non sa.
Saper acquistare i viaggi e organizzare trasporti non significa conoscere le dinamiche
che la sociologia può far intuire, non significa saper gestire i processi di motivazione
che la psicologia aiuta a mettere in evidenza, e non significa essere in grado di massimizzare i risultati a medio termine che l’economia d’impresa aiuta a calcolare.
Chiariamo: un esperto di viaggi può fare incentivazione e convegni se conosce le
scienze affluenti, così come un esperto di incentivazione e di convegni può sovrintendere alla logistica se si avvale di tecnici.
Chi stabilisce chi è esperto dell’uno o dell’altro? L’orientamento della Comunità Europea
è chiaro: valgono le certificazioni (professionali, non di qualità) e le ricertificazioni periodiche. Federcongressi sta lavorando alacremente su questa via.
E i “clienti”? Se ci riferiamo ai committenti,
alle imprese che “acquistano” convegni e
programmi d’incentivazione, non possiamo
che affermare che sono libere di fare quello
che vogliono: essere oculate nei loro investimenti, oppure andare con gli improvvisatori.
La legge civile lo permette, ma quella economica non perdona.
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