SULLE ORME bl UN`ALTRA VITA

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A
FEDE
ammira un magnifico, cratere a colonnette, stile attico del V secolo, con figure rosse in campo nero;
rappresentanti Trittolemo, che riceve da Demetra
l'incarico di recarsi sulla terra sopra un carro alato
per insegnare l'agricoltura agli uomini.
Un disco in terra cotta, trovato recentemente,
nella cui zona circolare sono rilevate undici costella2ioni dello zodiaco, per • indicare forse, con la mancanza della dodicesima, in quale epoca dell'anno accadeva l'avvenimento ricordato con la rappresentazione principale.
In bronzo, si hanno fibule preromane, aghi crinali,
strigili, frammenti di corazze, specchi frammentati.
Dell'epoca neolitica molti resti di armi e strumenti
litici.
Discreta collezione di statue acefale, trovate quasi
tutte in una stessa zona, unitamente a pezzi di colonne, capitelli ed altri frammenti architettonici ; ciò
che lascia supporre che quella località fosse il Forum
Brundusinum, opinione che viene confermata da una
grande base, ivi stesso trovata, la cui interessantissima iscrizione, facendo le lodi d'una certa Clodia
Antianilla, figlia di Lucio Pollione e di Scia Quintilia e consorte di Cocceio Gemino Comandante della
. Cavalleria, aggiunge che i Decuriori della città ordinarono che le venisse eretta una statua da collocarsi
nel luogo più frequentato, ció che non poteva essere
che il Foro.
Il Museo di Brindisi possiede un torso di Ercole,
che ha sulla spalla sinistra la pelle del leone Nemeo,
e una statua mutilata di Euterpe, opera greca ; alcúni
capitelli, già appartenenti all'Abadia
di S. Andrea dell'Isola Brindisina ; gli avanzi d'una
catena, che Carlo I d'Angiò fece costruire per chiudere nottetempo il canale di comunicazione tra l'interno e l'esterno porto ; una magnifica croce pettorale bizantina, un fonte battesimale greco (secolo IX).
Per cura ed opera personale del canonico Pasquale
Camassa si sono iniziate in questo Museo le seguenti
raccolte :
Collezione numismatica, che comprende monete urbiche, brindisine, greche, romane, repubblicane ed
imperiali, bizantine, non-nanne, sveve, angioine, aragonesi, austro-spagnole, borboniche, pontificie e venete; nonchè un discreto numero di medaglie antiche e moderne, tra cui quelle di tutte le navi militari, che furono nel nostro porto nel periodo bellico.
Collezioae sfragistica, che è composta di antichi
sigilli, tra i quali quello adoperato dal notaio di Federico II di Svevia, il brindisino Niccolò de Ripa ;
timbri a fumo e a secco ; piombi di bolle papali.
Collezione Paleontologica, formata d'interessanti fossili, tra i quali si ammira una ddifesa di mastodonte, alcuni spatancus, un chephalactus dell'epoca
terziaria, e molte conchiglie antidiluviane.
Collezione araldica, .che comprende E tenimi in pietra tanto di case dinastiche, come di famiglie nobiliari brindisine.
Collezione paleografica, con interessanti pergamene,
qualche codice miniato ed incunabuli della stampa.
Collezione di ceramich: di fabbricazione locale del
seeolo XVIII.
Collezione di cimeli di guerra, che è una delle più
ricche di quante se ne sono formate in Italia in occasione della guerra 1915 - 1918. Questi cimeli hanno
specialmente relazione con Brindisi e i suoi cittadini
caduti per la Patria, dei quali nel Museo si conservano documenti e fotografie.
Vi è pure iniziata una collezione geologica e una
discreta raccolta mineralogica.
Ogni giovedì, un'ora dopo il tramonto, nel Museo
civico di Brindisi, si radunane, gl'intellettuali della
città, appartenenti alla « Brigata degli Amatori della
Storia e dell'Arte », associazione culturale, che si
propone principalmente di mettere in maggior rilievo
i nostri tesori monumentali e le interessanti vicende
ella -nostra vita storica, per mezzo di conferenze e
conversazioni, scevre di qualsiasi convenzionalismo
accademico.
Le conversazioni d'indole archeologica, storica, artistica si alternano colla trattazione di argomenti
scientificì, letterari, pedagogici, svolti in forma accessibile ad ogni intelligenza, e accompagnati da prolezroni luminose ; in modo che questo sodalizio funge
anche da vera Università Popolare.
Gli aderenti non sono vincolati da speciali norme
regolamentari, nè obbligati ad alcuna contribuzione
pecunaria. Nei convegni settimanali, « Serate Brindisine », ciascuno può esporre il risultato dei propri
studi, delle indagini, delle ricerche e delle sue personali opinioni intorno a soggetti fissati nella precedente adunanza.
Questo cenacolo di studiosi è rigorosamente apolitico. Non ha un consiglio direttivo e amministrativo, ma un semplice ufficio di segreteria.
La Brigata organizza delle gite culturali, a cui
possono partecipare, non solo gli aderenti, ma anche
i simpatizzanti.
Canonico Pasquale Camassa
Dirrettore del Museo e Segreiario della Brigata
SULLE ORME bl UN'ALTRA VITA
DI G. CARRUGGIO
Proprio in quella notte, la vigilanza si era dovuta
intensificare in ragione delle molte probabilità che
la nebbia offriva al tradimento, strisciante nella veste di nèmico, che nessun ostacolo di umanità e
di onore avrebbe potuto arrestare sul limite della
distruzione più spaventevole. E qualcuno spasmodicamente vegliava sulla vita di tutti, forse sognando
la pace, come il silenzio della notte — in cui in
quell'ora stranamente affogava la fatalità di ogni
azione omicida — la portava nelle pieghe dell'anima
sospesa nella tragedia, sulle ali dei ricordi lontani :
pace di silenzi infiniti nei brulli deserti assolati della
rude Sardegna, dove cova eterno il gran fuoco della
rivolta dell'individuo contro tutte le cosiddette conquiste della civiltà collettiva.
Fu così che, dopo qualche ora di tregua pericolosamente silenziosa — e passarono in quell'ora
grandi folate di vaporose forme bituminose, quasi
vomitate dalla terra pregna di micidiali miasmi di
decomposizione umana — tre fucilate si susseguirono fulminee, come colpi di verga sibilanti, sferzante in pieno un cristallo metallico, e rimasero senza
eco di risposta o di dolore, paurosamente cupe e
sinistre e improvvise come cosa inusitata ; come tre
interrogativi tragici vergati con gesso sanguigno sulla
immane lavagna della notte.
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RIVISTA L'ARTE E DI CULTURA Quando raggiunsi il posto di ,vedetta del sardo,
costui ruminava non so quale apostrofe di spregio
all'indirizzo di quegli altri. Sornione, l'occhio scintillante nella tenebra dell'angusta trincea coperta da
sacchi a terra, fisso sulla feritoia da cui entravano
batuffoli di vapore cinereo, spinti dal vento flagel,
lante, mentre tutta la sua sagoma sprofondava nell'oscurità ; del resto, calmo, quasi indifferente, come
stesse all'appostamento del cinghiale nell'aspra macchia della sua terra, dove un pò di ogni vita dell'uomo sembra soltanto consacrata alla necessità di
uccidere per vivere o per difendersi o per vendicarsi....
— Ebbene? ! - Nulla, signor tenente. Mi è sembrato di veder
strisciare attraverso al reticolato tra ombre, ei ho tirato
tre fucilate. All' alba ne sapremo qualche cosa.
Così, in quella fosca alba di Plava, nella nebbia
che lentamente diradava lasciando vani di chiarore
opaco, dentro cui si delineavano contorcimenti di
ferro e di pietre, e qualche albero ischeletrito
monco, come segno di schiavitù della morte sulla
vita, ci apparve quel crocifisso capovolto, inchiodato
sul ferro spinato da una pallottola delle vedetta
sarda, che spasmodicante aveva vegliato durante la
notte sulla vita di tutti.
* *
•
L'uomo è una croce che cammina.
Se apre le braccia, stando fermo al sole, la sua
ombra proietta sulla terra l'enorme forma, che nel
martirio di Uno ha consacrato alla commozione di
ogni secolo il dolore di tutti ; e ciò, non perchè
quell'Uno fosse un dio, ma perchè nel destino di
ciascun uomo vi è sempre un pò onnipresente la
forma del martirio che esso ha in sè, e che fatalmente si trascina dietro. Adorando la croce, piangendo sul suo simbolo, prosternandosi davanti al suo
mistero, piegando l'anima sitibonda di riposo, di pace,
di dolcezza, di protezione e di carezze, sotto l'ombra
-di quest'ordigno di tortura, che l'umanità inventò,
copiando la propria figura, l'individuo e i popoli
compiangono molto più sè stessi, nella raffigurazione
di un destino che è comune a tutti, di quanto in
nome della religione e del pietismo non compiangano il Cristo che si sovrappose alla croce per meglio umanizzarla. -Ecco perchè qualsiasi uomo, anche
se miscredente, rimane sempre un pò pensoso davanti a quella gran cosa nera, che è come la stigmata del sacrificio necessario all'umanità per esistere : esistere al patto di resistere nella prova diuturna e incessante del dolore implacabile.
Ora, allorchè nei calmi silenzi delle tregue di
fuoco e di uccisione dei giorni e delle notti di
Plava — silenzi aperti nella demenza degli urlii famelici della guerra, simili ad oasi riposanti nello
sperduto deserto di tutti i tormenti e di tutte le
perdizioni della bontà umana — attraverso alla invisibile feritoia della trincea fangosa e satura di esa•
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lazioni cadaveriche, l'occhio spaziava nell'angusto
confine che era al di là di noi, dove nell'ignoto
labirinto dei camminamenti e delle trincee nemiche
altri uomini sostavano inchiodati nell'ombra e nel
terrore; quel crocifisso capovolto come in una 'irrisione di macabro scherzo, pur mi sembrava l'altare
più augusto davanti a cui tutto il torrente della
sofferenza umana si sarebbe dovuto fermare in
adorazione.
Forse il caso aveva voluto che quell'uomo morisse senza cadere, rimanendo sospeso, bocconi, sulle
spine di quel ferro che mani ignote ave\ ano tes•
suto e intrecciato sul macabro telaio dell'odio artificiale ; e quella sosta di un cadavere a forma di
croce, con le lunghe braccia penzoloni e aperte
come in un tentativo di amplesso con l'infinito pregno di lutti, era certamente enorme, anche quando
il ritorno di ogni notte lo avvolgeva di tenebra, e
la sua presenza si percepiva soltanto nel graveolonte decompforsi della materia. Nei primi giorni, ciò
che più colpiva di quel cadavere, era la mano destra, che pendeva inerte sotto il reticolato. Mano
diafana, resa gialla dal galvanico contatto dell'attimo del nulla, in cui la vita aveva abbandonato quel
corpo; mano sottile e scarnita, dalle unghie ben curate e tutta accarezzata dalle mollezze di un'esistenza che non doveva essere stata frustata nè dal
lavoro rude nè dalla necessità imperiosa,
In un dito era infilato un anello matrimoniale,
che scintillava di una luce indefinibile, afirchè sotto
ogni sconquasso di granata o investita da una raffica
di vento, quel-la mano si agitava dolcemente, nel ritmo
brevissimo di un pendolo che sta per fermarsi, come
se salutasse la lontananza, come se benedicesse un
angolo di terra o compiangesse col gesto . dell'al di
là l'inutile destino del mondo!
• Un angolo di terra.
O in Ungheria o nella Bosnia o nella Boemia o
in Polonia ; o in qualsiasi altro luogo, dove vi era
una casa in cui qualche fremito delle carezze di
quella mano doveva ancora esser presente nei freschi ricordi di una donna o di un bimbo in attesa;
in cui quella vita era esistita in tutta la pienezza
dell'ingegno e degli affetti, come nelle vicende di
ogni casa che ospita un uomo e una donua ; e che
era partita un brutto giorno di là, suo malgrado,
soltanto perchè un'ondata di bestialità aveva invaso
da un capo all'altro l'Europa.
Che cos'era, infine, quell'uomo crocifisso sul groviglio dei reticolati ? Un eroe, probabilmente, per la
comunità della sua nazione, e tanto più eroe, quanto
più coloro che dopo lo avrebbero esaltato per tale,
fors'anche medagliandolo, erano stati lontani dal
punto in cui quell'uomo fu prima un assassino e
poi un assassinato ; ma per la famiglia e per la vita
esso era un perduto, un vuoto di sommo strazio
per qualcuno, che la sera o il mattino era necessariamente abituato a vederlo, a sentirlo parlare, -a
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FEDE
seguirlo nel civile dovere di padre o di figlio, di
sposo o di cittadino. La guerra ne aveva fatto, invece, in un attimo, una ben triste cosa che ora per
ora si dissolveva senza nemmeno lasciare la traccia
di un'orma, su cui qualcuno, passando dopo, potesse almeno dire : — Qui mori un uomo ! —
Ed oggi è assai 'probabile che esso non sia neppure un ricordo, perchè di lui, nella sua casa che
lo vide partire, non ritornò nemmeno un piccolo segno che testimoniasse, nel tempo, la sua sconfinata
e solitaria tragedia l
Gregorio Carruggio
NOTE ARCHEOLQGICI-IE
2 stata testé dissepolta dalle fondamenta del R. Archivio Provinciale, retrostante all'attuale Chiesa di
Santa Croce, una iscrizione, che il cav. Tanzi ha di
già depositata nel Museo Castromediano.
Esso è la seguente :
— IO MASTRO FRANCESCO
PAULUS BUCARELLI POSUI
KA ECK TABULA MEMORANDUM
FUNDAMENTO ECCLESIA S. (C)
A. D. N. S. I. C. MCCXXXXIX —
E incisa su di un masso prismatico di. pietra arenarea leccese grande circa m. 0,4o X o,3o X 0,20.
Il carattere della scrittura è rozzo, stantechè, alle
lettere di configurazione romano-maiuscola, s'interpongono lettere minuscole di configurazione corsiva e
di varia grandezza.
Epperò essa è un'iscrizione genuina e molto interessante, perchè ci fa sapere che nell'anno 1249 un
tale Maestro Francesco Paulo Bucarelli pose questa
pietra nei fondamenti della primitiva costruzione della •
Chiesa di Santa Croce ; non certamente dell'attuale
Chiesa, dichiarata monumento nazionale, ma "bensì
di un'altra gia scomparsa.
Nella iscrizione, dopo la parola ecclesia, segue una
S con un punto,e appena s'intravede una altra lettera C corrosa vicino l'orlo della pietra Dalle quali
lettere S. C. si deduce la denominazione di Santa
Croce.
'
Ecclesia Santa Croce, da non confondere con quella
altra fondata posteriormente nel 1352 da Gualtieri
di Brienne, il quale fondò pure il monastero ai monaci Celestini, donando loro molti feudi.
Dappoichè il Conte di Brienne voleva che la chiesa da lui fondata portasse il titolo dell'Annunziata
e di S. Leonardo Confessore; ma, essendo il Conventó fuori le mura, dove poi fu il castello, accanto
a una chiesa delta di Santa Croce (scrive l'Infantino)
dipendente dal Vescovo e dal Capitolo, tollerò che
quel nome si continuasse.
Dalle quali notizie sembra evidente che la Ecclesia
S. C., ricordataci dall'iscrizione di Mastro Francesco
Paulus Bucarelli, era precedente a quell'altra fondata da Gualtieri. Intanto, tutte e due tali chiese,
intitolate Santa Croce, sono state distrutte.
Leggendo l'Infantino, si ricava che Gualtieri VI di
Brienne duca di Atene e Conte di Lecce, per grande
affetto che nutriva al gran Pontefice S. Celestino
V e all'ordine da lui fondato, con consenso del Re
LA CHIESA DI SANTA CROCE
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Ludovico e della Regina Giovanna, donò ai monaci
Celestini molti fondi perchè s'istallassero nella nostra città.
I frati incominciarono a edificare un cokventino con
una annessa chiesa, proprio dove oggi s'eleva il maestoso e gigantesco Castello : e il sullodato Gualtiero
volle rendere celebre il tempio ottenendo dal papa
Innocenzo VI — che si trovava in Avignone — copiosi privilegi, E quivi stettero i monaci Celestini
tino al 1539.
Carlo V, volendo fortificare la nostra patria, continua l'Infantino, stabilì di erigere un castello fuori l'abitato: scelse il luogo dove sorgeva il convento dei
Celestini : diede loro abbondante indennizzo, autorizzandoli a fabbricarsi un'abitazione nell'interno della
città: ed i Menaci Celestini nel 1539 si misero all'opera e fecero sorgere questo artistico, tempio col
loro convento.
Il tempio fu compiuto in 146 anni di lavoro, dove
profusero tutta ' la loro attività architetti e scultori
leccesi Grabiele Riccardo, Francesco Zimbalo e Cesare Penna.
Ed ecco come il titolo di Santa Croce dell'antica
chiesa del 1249; che era presso alle mura della Città,
passò a quella di Gualtieri del 1352 e poi a questa
del 1539-1685.
F. Tummarello
N. 'd. D. La mancanza di tempo non ci consente
un accurato studio della importante questione, promossa
dal Cav. Tummarello ; ci riserbiamo, quindi, di occuparcene nel prossimo fascicolo.
RASSNIII POLITICA - HOU -FINANZA
La corsa agli armamenti
Perdurando l'attuale situazione politica europea,
quale è stata creata dai vari trattati, la corsa agli
armamenti acquista fatalmente un ritmo sempre più
accelerato. Il generale R. Bencivenga, critico militare
de Il Mondo, rivela alcuni dati statistici di massima
importanza ricavati dall'eminente studioso di statistica militare. colonnello Zugari.
« Ogni abitante d'Europa sopportava in media per
armamenti una spesa di ottantanove lire nel 1923, menmentre pur dopo il disarmo degli stati vinti, sopporta
oggi una spesa di novantanove lire. »
Dove andremo di questo passo ?