DEGRADO DEI MATERIALI LAPIDEI Il degrado comporta un
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DEGRADO DEI MATERIALI LAPIDEI Il degrado comporta un
DEGRADO DEI MATERIALI LAPIDEI Il degrado comporta un peggioramento (disgregazione, pitting, scagliatura, ecc.) che può avere cause naturali o antropiche. Le cause del degrado si dividono in fisiche, chimiche e biologiche. Cause fisiche Una forte insolazione può provocare fratture causate dall’espansione termica conseguente all’aumento di temperatura del manufatto; è più dannosa per materiali scuri o ricoperti da croste nere che assorbono maggiormente luce. La presenza nel manufatto di materiali con diversi coefficienti di espansione termica, porta anche in questo caso a danni tanto maggiori quanto maggiori sono le differenze di dilatazione. Anche se abbiamo un solo materiale possono esserci all’interno cristalli con diversi coefficienti di espansione, come ad esempio il granito. Per evitare gli effetti della dilatazione termica, ad esempio, sui ponti autostradali sono presenti giunti di espansione. I danni maggiori sono dovuti a ripetute o brusche variazioni di temperatura che hanno lo stesso effetto del fenomeno gelo-disgelo e sono quindi tipiche di regioni con forti escursioni termiche (un esempio tipico di massima alterazione dei materiali lapidei si ha nei deserti). Stress meccanici si generano con le vibrazioni da traffico di autoveicoli. Da considerare anche i danni fisici dovuti al vandalismo quali incisioni, graffiti, distacchi di porzioni dell’opera, affissioni di manifesti, ecc. Cause chimiche I danni principali sono dovuti all’aumento di sostanze gassose aggressive presenti nell’atmosfera. Gas acidi quali ossidi di azoto (NOX ) e di zolfo (SO2 , SO3 ) prodotti nel processo di combustione dei combustibili fossili, sono responsabili dell’erosione per corrosione dei materiali calcarei e in misura molto minore, in quanto più inerti, di quelli silicei. In pratica la loro azione acida si esplica formando i rispettivi acidi forti (HNO3 e H2SO4) a contatto con acque meteoriche (piogge) e con l’umidità atmosferica (pellicole umide, aerosol) determinando la formazione delle così dette piogge acide. Il termine piogge acide comprende tutti i processi di ricaduta dall’atmosfera di particelle, gas e precipitazioni acide, ma solitamente si intendono le piogge, la neve, nebbia e rugiada che vanno definite come deposizioni acide umide. In realtà poiché le acque meteoriche sono in realtà già acide a causa della presenza di anidride carbonica nell’atmosfera, la definizione riportata sopra si riferisce a deposizione umida a pH inferiore a 5.5. La presenza nell’atmosfera di anidride solforica provoca anche la solfatazione dei materiali calcarei (trasformazione del CaCO3 in gesso, cioè solfato di calcio, CaSO4 . 2H2O) che risulta essere la prima fase della formazione delle croste nere. CaCO3 + H2SO4 +H2O → CaSO4 . 2H2O + CO2 Le croste nere si formano per inglobamento di particelle carboniose atmosferiche (derivate dal traffico veicolare) tra i cristalli di solfato di calcio (gesso) che si stanno man mano formando e tra i cristalli di calcite (CaCO3) di ricristallizzazione (calcare precedentemente disciolto che cristallizza di nuovo). Nelle croste nere presenti sui materiali lapidei il componente principale risulta essere il gesso, che spesso è mescolato a carbonato di calcio di ricristallizzazione. Il colore scuro è dovuto alle particelle carboniose inglobate all’interno dei cristalli. Le croste nere crescendo all’interno di fessure sono in grado, a causa dell’aumento di volume dei cristalli, di provocare uno sfaldamento e distacco di materiale lapideo. Il colore scuro comporta anche un maggiore assorbimento di radiazioni solari con conseguente aumento di danni da differente espansione, dei diversi materiali costituenti la struttura, dovuta al riscaldamento. La rimozione delle croste nere blocca i fenomeni di degrado. La diminuzione degli ossidi di zolfo (SO2 ed SO3) nell’atmosfera dovuta ad una diminuzione dello zolfo nei combustibili, ha portato ad una diminuzione di croste nere compensata però da un maggior uso dei motori diesel con conseguente formazione di particolato (polvere) nero sempre più sottile e penetrante. L’erosione è dovuta anche da sali derivati dagli ossidi di azoto (NOX), questi sali sono più solubili del gesso quindi vengono dilavati maggiormente, ma sono anche più penetranti nelle fessure. Altri sali che si trovano normalmente su statue e complessi monumentali, sono gli ossalati (es. Ca(COO)2). Si presentano come patine di colore che va dal giallo, all’arancio, al bruno. Tra le origini più accreditate vi sono quelle derivate da deposizioni di particolato atmosferico, attività metabolica di licheni, funghi e altri microorganismi. I danni provocati dai fenomeni di gelo/disgelo, che sono tipici di zone geografiche molto fredde, vengono accentuati per effetto indiretto dell’inquinamento che, provocando erosione chimica, fa aumentare le cavità disponibili per il processo. Il danno più frequente da degrado chimico deriva, comunque, dalla presenza, nelle murature, di sali trasportati dall’acqua per capillarità. La differente solubilità di solfati, cloruri e nitrati comporta una penetrazione crescente nell’ordine precedente e quindi la formazione prevalente di croste contenenti solfati, cioè i sali meno solubili. Un aumento dell’umidità e quindi una maggiore quantità di acqua sulla superficie del manufatto disponibile per la solubilizzazione, facilita la permanenza in superficie dei sali e di conseguenza la formazione preferenziale di efflorescenze durante l’evaporazione del solvente. Cause biologiche Le cause di degrado biologico possono essere suddivise in macroscopiche o microscopiche, meccaniche o chimiche anche se in realtà sono sempre combinate. Le cause meccaniche macroscopiche , derivano dalla crescita delle radici di piante utilizzate come arredo urbano. Nei centri urbani il traffico veicolare provoca sia fratture nei manti stradali sia microfratture nelle opere in muratura. Danni meccanici derivano anche dalla presenza nei manufatti di piccole piante infestanti insediate nelle cavità porose superficiali per azione del vento che trasporta e deposita all’interno delle cavità semi e spore insieme a porzioni di suolo. Analogo degrado può essere provocato dalla presenza nei pori di microorganismi animali. Uno dei principali problemi correlati al degrado biologico è dovuto agli uccelli, in particolare a storni e piccioni che con le loro feci aggressive manifestano un’azione di erosione chimica. Il guano è molto acido per la presenza di acido urico (C5H4N4O3), contiene fosfati e nitrati che possono penetrare nei materiali. La sua presenza, oltre ad un attacco diretto dei materiali lapidei, determina l’ambiente ideale per la vita di altri microorganismi. I rimedi utilizzati sono di tipo fisico, cioè rendere meno ospitali i luoghi preferiti per l’appoggio degli uccelli mediante punte metalliche o vetri acuminati, oppure scoraggiarli dal fermarsi durante i percorsi migratori utilizzando ultrasuoni. Metodi più drastici sono quelli di ricorrere a pillole antifecondative per evitarne la loro riproduzione.