Libri e giornali ci fanno simili» PORTFOLIO STEVE

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Libri e giornali ci fanno simili» PORTFOLIO STEVE
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CRONACHE
Corriere della Sera Giovedì 2 Marzo 2017
29
#
PORTFOLIO STEVE MCCURRY
Gli scatti
A sinistra, lezione in un edificio distrutto a Kabul, nel 2002. Sopra, il premio Nobel Aung San Suu Kyi a Rangoon,
Birmania, nel 1995. Sotto, la sala di controllo di Kuwait City distrutta, 1991 (2012-2017 Steve McCurry)
L’evento
 Settanta foto
che ritraggono
persone da
tutto il mondo
mentre
leggono.
Immagini
scattate da uno
dei più celebri
fotografi di
guerra, Steve
McCurry,
e presentate
in anteprima
mondiale al
Brescia Photo
Festival 2017,
diretto da Luigi
Maria Di Corato
 La mostra —
curata da Biba
Giacchetti e,
per i contributi
letterari,
da Roberto
Cotroneo
— sarà
inaugurata
il 7 marzo
al Complesso
di Santa Giulia
e resterà
aperta fino al 3
settembre
 Alcune
delle immagini
esposte sono
contenute
in uno dei
bestseller
di McCurry:
«Leggere»
(sopra, la
copertina)
edito in Italia
da Electa
 McCurry —
67 anni, di
Philadelphia,
una vita
trascorsa
nei posti
più pericolosi
del mondo —
ha vinto, tra gli
altri, la Robert
Capa Gold
Medal e il
National Press
Photographers
Award
Il mondo (unito) dei lettori
Dall’Afghanistan
al giardino
di San Suu Kyi
«Libri e giornali
ci fanno simili»
legge in metropolitana, a New York, in una foto
degli anni Quaranta che ho trovato per caso —
racconta McCurry al Corriere —. Attorno era
pieno di gente, ma lui sembrava lo stesso completamente immerso nelle pagine». E la ragazza afghana del suo scatto più straordinario, con
quegli occhi così potenti da sembrare irreali, lei
sa leggere? «Purtroppo no, nessuno gliel’ha
mai insegnato».
In molti Paesi africani, dall’Etiopia al Senegal, oltre la metà della popolazione è ancora
analfabeta. Così come più di trecento milioni di
indiani. «Ma ogni giorno questi numeri si riducono, anche grazie a Internet. Ed è un’ottima
notizia — continua McCurry —. In ogni angolo
del mondo, ogni lettore che ho visto mi è sembrato parte della stessa comunità. I manager di
Manhattan e i senzatetto delle periferie di
Mumbai. Ricchi e poveri, di ogni razza e religione siano, gli esseri umani si somigliano molto
di più di quanto pensano certi politici in voga di
questi tempi. E leggono tutti allo stesso modo,
per le stesse ragioni». Leggiamo per imparare e
per divertirci, per crescere e per viaggiare, per
rilassarci e per provare paura. «La mia lettura
preferita di sempre? Moby Dick — risponde
McCurry dopo averci pensato un po’ —. In fondo c’è dentro tutto».
Come il fuoco, la lettura può essere pericolosa. Don Chisciotte ci perse la testa, anche se la
sua follia fu all’origine del più grande best seller
dell’era moderna. Paolo e Francesca iniziarono
per diletto e finirono all’Inferno. Già, perché
leggere è anche un’attività terribilmente erotica, come sa bene il narratore della Ricerca del
tempo perduto, rinchiuso nel suo studiolo di
Combray: «Quella stanza... per lungo tempo mi
servì da rifugio, perché era la sola che mi fosse
permesso chiudere a chiave, in tutte le occupazioni che invocano un’inviolabile solitudine: la
lettura, la fantasticheria, le lacrime e la voluttà». Chiusi in camera o in cima a una montagna, leggere è soprattutto guardare il mondo.
[email protected]
di Paolo Beltramin
I
mparare a leggere è come accendere un
fuoco, scrisse Victor Hugo nei Miserabili,
e le foto di Steve McCurry lo confermano.
Come il fuoco, anche la lettura ha cambiato la storia dell’uomo, molto prima che
fossero inventati i libri. I primi testi scritti risalgono alla fine del quarto millennio avanti Cristo, nei magazzini della città sumera di Uruk, in
Mesopotamia. Derrate alimentari e conti da pagare, in seguito anche leggi dello Stato e genealogie reali: a ogni cosa (e idea) corrisponde un
segno. All’inizio si legge per conoscere, solo in
seguito per sognare. E molto prima dell’arrivo
di WhatsApp si scopre che si può scrivere su
un’infinità di supporti diversi: lastre di pietra e
tavolette d’argilla, fogli di papiro e rotoli di pergamena.
Il reportage «On reading» — in mostra ai
Musei di Santa Giulia di Brescia dal 7 marzo al 3
settembre — attraversa trenta Paesi, calpestati
dal fotogiornalista statunitense in quarant’anni
di attività. Dai monasteri dell’Italia centrale a
quelli tibetani, dai marciapiedi dell’Avana fino
a una panchina di Kuala Lumpur. Alcuni scatti
sembrano casuali, come quello dell’uomo seduto davanti a una fornace, in Serbia, tra le mani un giornale e una sigaretta; altri hanno la
compostezza di una scultura in bassorilievo,
come l’anziana thailandese ritratta di profilo.
Tutti i protagonisti sembrano allo stesso tempo
proprio lì, e altrove. «L’immagine di lettore che
ricordo per prima? Mio padre da giovane che
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Testi sacri
Afghanistan, 2002, una ragazza con in mano il Corano (2012-2017 Steve McCurry)
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