La gestione degli Ungulati: problemi e prospettive

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La gestione degli Ungulati: problemi e prospettive
Convegno dei cacciatori pisani
S. Rossore 18 settembre 2009
La gestione degli Ungulati:
problemi e prospettive
Vito Mazzarone
Responsabile Ufficio Difesa Fauna
Provincia di Pisa
Gli Ungulati in Toscana
• Tutto il territorio regionale ha conosciuto negli ultimi
decenni un rapido incremento quantitativo e distributivo
del Cinghiale e degli altri Ungulati
Attualmente sono presenti popolazioni di 5 specie:
Fattori positivi nella diffusione del cinghiale
e degli Ungulati:
aumento delle aree di alimentazione e rifugio
Provincia
1992
Sup. in ha
2000
Sup. in ha
Arezzo
176.492
186.912
Firenze
156.416
191.752
Grosseto
182.957
205.339
Livorno
59.000
57.904
115.438
118.553
Massa-Carrara
29.000
85.272
Pisa
67.342
94.547
Pistoia
58.326
59.804
Prato
16.496
22.158
Siena
142.950
172.347
totale
1.004.417
1.160.615
Lucca
Elevata diffusione delle aree a divieto di caccia ed a
gestione controllata dopo il 1994: > 35% SAF regionale
A PISA 185 Istituti
-divisi in 7 tipologie
-Relativi ad (almeno)
due diverse tipologie
normative
- che occupano
84.807 ha
-ovvero il 38 %
della SAF
+ 32 fondi chiusi
+ 320 ha demanio
L’aumento degli Ungulati ha modificato
profondamente le tradizioni venatorie toscane:
(P.F.V. Regione Toscana 2007-2010)
5.166 cacciatori di selezione al capriolo
45.181 cacciatori iscritti alle squadre cinghiale
I DATI IN DETTAGLIO:
- aumento dei cacciatori di selezione e
- diminuzione di quelli al cinghiale
Evoluzione del numero di cacciatori
• Cacciatori in toscana
• Cacciatori a pisa
• Cacciatori nelle squadre
Età media!
La “risorsa” Ungulati in Toscana:
al 2004 …
• Capriolo: 10.161 capi abbattuti (distretti)
pari a 2,16 capi/cacciatore, pari a 183
tonnellate (p. sventrato)
• Daino: 743 capi abbattuti, 30 tonnellate
• Muflone e Cervo: 303 capi abbattuti, pari a
20,5 tonnellate
• e, il cinghiale?
Abbattimenti di cinghiale in Toscana
45.181 cacciatori,
71.109 capi abbattuti,
(1,6 capi a testa),
2.489 tonnellate
La caccia di
selezione ai cervidi
(ed al muflone)
• Pur essendo in crescita coinvolge un numero
ancora limitato di cacciatori
• Rappresenta in molti contesti un fenomeno
ancora “elitario”
La caccia di selezione, a
cervidi e bovidi, inoltre …
• Si rifà, anche con le riconosciute peculiarità
toscane, ad un modello di gestione
“mitteleuropeo”
• Si basa sul prelievo … “selettivo”
• E poi (cosa assolutamente singolare) SI FANNO
I CENSIMENTI PRIMA DEL PIANO DI
PRELIEVO!!
Ma, al contrario delle altre specie, il
cinghiale è ben radicato nella cultura
toscana
• La cacciarella maremmana e la sua
evoluzione (dalla lepre al cinghiale)
• Le prime norme sulla caccia (dagli statuti
delle squadre ….)
Alcuni altri “particolari” toscani della
caccia al cinghiale e, in minor misura,
agli altri ungulati
• La squadra elegge …. il Sindaco
• Economia sotterranea fiorente (il nero … a
nero!!)
• Assenza di procedure legali di smaltimento
visceri… (salvo pochi casi)
• Assenza di controlli sanitari sulla carne…
E se domani sul giornale …
qualcuno pubblica la notizia che la carne di
“ungulato selvatico”
fa cascare i…
CAPELLI??
Possiamo considerare allo stesso livello (di risorsa
o problema) tutti gli ungulati o c’è qualche
differenza tra specie e specie?
L’esuberanza delle popolazioni è tale che
sempre di più bisogna ricorrere al controllo
(art. 19 L.157/92 e art. 37 L.R. 3/94)
E il controllo si fa con grossi problemi
applicativi e normativi
Pisa: n. cinghiali abbattuti in controllo
1200
995
1000
n. capi
800
675
600
473
400
197
200
0
2005
2006
2007
2008
Il controllo (fuori della caccia) non ha lo scopo di
completare i piani di abbattimento annuali!!
Dunque la gestione
del cinghiale e degli
altri Ungulati
nonostante prelievi
elevati ed in crescita
non sta provocando
l’estinzione delle
specie, anzi in
generale ha portato al
loro incremento negli
ultimi anni.
• Mettere foto di figliata
numerosa
Dalle informazioni precedenti derivano alcune
considerazioni …
• PER TUTTI GLI UNGULATI, le fluttuazioni annuali di
consistenza, non sono tanto legate agli abbattimenti, ma
all’offerta alimentare, alla presenza di aree protette e di
aree arbustive
• PER IL CINGHIALE, a livello regionale (e provinciale)
il confronto tra censimenti, piani di abbattimento ed
animali abbattuti dimostra una scarsa logicità
• PER IL CINGHIALE l’andamento degli abbattimenti,
che spesso supera il piano di prelievo porta ad ipotizzare
una scarsa aderenza dei censimenti e dei piani alla realtà
• PER TUTTI, probabilmente le aree protette (e gli ungulati
in esse presenti temporaneamente) portano a grosse
sottostime della consistenza delle popolazioni
Il rovescio della medaglia della abbondanza
della risorsa UNGULATI:
UNGULATI
• Rappresentano
maggiore “soddisfazione
causa di
rispetto la
all’indubbia
danno
da fauna
(70-80%,
venatoria”,
sonoall’agricoltura
emersi alcuni “problemi”
in media, con il cinghiale
ne conto …
nonche
di poco
costituisce l’80-90%)
• Costituiscono un problema in taluni casi
per la stessa stabilità idrogeologica;
• Influenzano la composizione specifica
vegetazionale e la sua evoluzione
Cinghiale: ripartizione danni per mese
gennaio
0%
febbraio
1%
m arzo
1%
aprile
0%
m aggio
3%
giugno
4% luglio
9%
dicembre
1%
agosto
8%
novem bre
4%
ottobre
38%
settem bre
31%
Più tardi apriamo la caccia e … più danni (e conflitto sociale) abbiamo.
DANNI: tendenza alla diminuzione fino al 2006, poi
… inversione nel 2007:
esempio di Pisa ma “male comune”
180000 160000
140000
120000
120000
100000 100000
euro
indenniz z i (euro)
160000 140000
2005
80000 80000
60000
40000
2006
2007
60000
20000 40000
0 20000
ZRC OASI
ATC14
ATC15
ZRV
0
ZRC O ASI
AT C14 2007AT C15
2008
ZRV
T O T ALE
TOTALE
… in Toscana dunque, sinora…
• L’aumento della consistenza delle specie e l’impatto sulle
attività antropiche rendono la problematica di gestione
•
•
•
•
•
fortemente più percepita rispetto al passato
I danni non sono sotto controllo
Sono prevedibili repentini aumenti di danni a seguito di
condizioni
ambientali (pasciona di ghianda-castagna)
economiche (aumento valori colture)
biologico-politiche (aumento di aree dove non si può
intervenire in controllo, impedimenti normativi per la
realizzaione della gestione, aumento di produttività delle aree
protette)
Al cinghiale, in particolare, si danno molte altre
“colpe”
• prima causa di incidente stradale in Toscana
• disturbo diretto od indiretto di varie attività:
agriturismo, orti ed abitazioni di campagna, attività di svago,
opere approntate sui terreni agricoli, altre forme di caccia, ecc.
• motivo di diminuzione della biodiversità (forte
predatore di animali che nidificano/si riproducono a
terra)
Il futuro della caccia si gioca sugli
Ungulati?
• Gli agricoltori si sentono partecipi solo in parte
“passiva” della vicenda
• Gli “ambientalisti” più illuminati, per vari motivi,
vedono nel cinghiale un pericolo
• Il mantenimento di un buon rapporto con gli
agricoltori è fondamentale per continuare nella
gestione SOCIALE della caccia
• Già si profilano rischi di stravolgimento del sistema
tradizionale (abbattimenti degli agricoltori,
referendum, gestione delle carni, gestione
privatistica della caccia, modifiche alla 157/92)
Che fare?
L’unica risposta che consenta al mondo venatorio di rimanere
attore principale è di dimostrare la concreta possibilità e
volontà di arginare i problemi, ovvero:
• gestire al meglio le situazioni di conflitto (anche quelle
potenziali) ovvero di gestire anche preventivamente
l’emergenza danni
• con interventi tesi a minimizzare il conflitto
• mantenendo la gestione sociale della caccia ed
assumendosi il compito di risolvere il problema
• riportando la gestione della specie ad un modello
legalmente e socialmente corretto
• Ma come fare tutto questo?
La possibile soluzione del
problema deve partire con un
approccio nuovo alla gestione
delle specie
• Sfruttare le possibilità offerte dalla
nuova normativa regionale
• Coinvolgimento di tutte le realtà
sociali ed economiche
• Attuazione di una gestione con forti
basi tecniche
• Sulla base di Regolamenti Attuativi
chiari e concreti
Una proposta concreta sul tema …
“Finalità”
• La gestione faunistico venatoria degli
ungulati deve essere finalizzata alla ricerca
dell’equilibrio con il territorio, le altre specie
e l’uomo
Valutazione Impatto su:
altre componenti delle biocenosi
coltivazioni agricole
ambienti forestali ed a vegetazione spontanea
suolo
sanità animale
attività umane (dall’agriturismo … ai tartufai)
rischi sicurezza per utilizzo armi
“Pianificazione”
Necessaria nuova impostazione
• gestione impostata a livello di popolazione
• con Piani pluriennali di Gestione degli
Ungulati (PGU)
PGU in cui siano definiti:
le aree di applicazione,
gli scopi della gestione,
i mezzi per il raggiungimento delle finalità della
gestione
“Competenze ….
• PGU definiti dalle Province
• Possibili piani interprovinciali
• Partecipano obbligatoriamente alla attuazione
dei PGU i territori interessati anche parzialmente.
Ovvero tutti:
gli Istituti Faunistici di cui alla L.R. 3/94,
le aree naturali protette di qualsiasi tipologia,
le aree poste in divieto di caccia
gli Ambiti Territoriali di Caccia
Ciascuno suddiviso in uno o più
unità di gestione (UdG).
…. e responsabilità”
La Provincia avente maggiore superficie nel PGU,
• convoca un rappresentante per ciascuno dei soggetti
partecipanti
• designa una Consulta amministrativa,
• designa una Consulta tecnica,
• la Consulta amministrativa approva il Piano (PGU),
elaborato dalla Consulta tecnica
• esercita funzioni di surroga in caso di inefficienza degli
altri soggetti coinvolti
“Gestione” (1)
• La base del PGU è impostata per ciascuna
(UdG) partendo da valutazioni obbligatorie
su:
impatto sull’ambiente;
impatto sulle attività umane;
efficacia dei mezzi di prevenzione dei danni;
ricadute sociali ed economiche della gestione
rischi sanitari connessi alla presenza/densità della popolazione.
• Obiettivi annuali e pluriennali obbligatori
“Scopi
della Gestione” (2)
•
conservazione delle condizioni di equilibrio
con ecosistemi ospiti
conservazione dei carnivori, suolo, ambienti naturali
ed agricolo-forestali
•
difesa e prevenzione dei danni causati
all’altra fauna
dalle specie ornitiche nidificanti a terra … al capriolo
•
controllo sanitario, biometrico e biologico
sulle popolazioni
“Scopi della Gestione” (3)
•
•
prevenzione delle situazioni di conflitto con le
attività umane,
con raggiungimento e mantenimento nel tempo
di una soglia massima di danno
BASTA CON LA DENSITA’ SOSTENIBILE:
PER IL CINGHIALE E’ UN
CONCETTO INAPPLICABILE
espressa in euro per capo abbattuto
definita dalla Provincia sulla base dei dati
pregressi
C osto di ciascun cinghiale abbattuto
Euro
•
•
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Facciamo un esempio pratico
• 1000 ha di un distretto per il cinghiale:
• COME MISURO LA DENSITA’ per sapere quando ho superato
la “Densità Sostenibile”?
• QUANDO? Qual è la densità sostenibile: quella prima della
caccia? Dopo? Dopo i parti?
• CHI LA MISURA?
• Ammesso che si riesca a misurare e che si
trovino:
• 30 cinghiali a fine caccia: 3 capi/100 ha
• 100 cinghiali a primavera: 10 capi/100 ha
• ma nel campo di “Mario” di 10 ettari, dove
vanno tutti i cinghiali a mangiare il grano che
densità c’è? E’ sostenibile?
“Azioni”
Il Piano di Gestione si deve realizzare con:
• interventi indiretti di prevenzione del danno;
• interventi diretti di prelievo utilizzando le modalità di
caccia e di controllo, più consone a ciascuna UdG, in
relazione al disturbo arrecato, alle caratteristiche
ambientali ed al periodo;
• conferimento di almeno una quota parte dei capi
prelevati a Centri di Controllo appositamente istituiti,
(gestiti dai cacciatori), per le finalità di controllo biologico
e sanitario;
• gestione della risorsa alimentare (da parte dei cacciatori)
di almeno una quota parte dei capi abbattuti, mediante
l’avvio di specifici percorsi di filiera corta e di
commercializzazione.
“Coordinamento delle azioni”
• Gestione affidata alle Province, che si avvalgono
- degli ATC e dei Responsabili Istituti
- dei cacciatori iscritti ai registri provinciali (caccia di
selezione, in braccata, art. 37, conduttori c.d.t., ecc.)
l’I.S.P.R.A. definisce i metodi e le caratteristiche degli
interventi ecologici attuabili in controllo (art. 19 L. 157/92) ed
i parametri di valutazione (automatica) della loro efficacia
• Spetta alla Consulta amministrativa del PGU, dietro
relazione motivata della Consulta Tecnica, motivare nel
caso di ravvisata inefficacia, il ricorso alle forme di prelievo
diretto in controllo
“Coordinamento azioni”…
(dovrebbero essere comuni a tutta la
Toscana)
• definire modalità interventi di controllo e caccia
compatibili e applicabili con le caratteristiche
ambientali e faunistiche delle aree di applicazione
• disciplinare i tempi di caccia e controllo
(rispetto delle biologiche)
• Uniformare Corsi di aggiornamento obbligatori
(metodi di prelievo, sicurezza)
“Gestione economica” (1)
• La gestione del PGU deve essere coperta
economicamente dai proventi ricavabili
dagli animali abbattuti o catturati.
• Sono fatti salvi gli investimenti iniziali per
la realizzazione degli interventi:
- di prevenzione
- di avvio dei centri di controllo
- delle strutture finalizzate alle filiere e commercio
“Gestione economica” (2)
Servono regole regionali per definire:
• i criteri di risarcimento dei danni (e di
concessione in uso dei mezzi di prevenzione) alle
imprese agricole,
• le modalità di verifica (georeferenziazione)
• Deve restare comunque a carico dell’impresa
agricola la corresponsabilità in assenza o carenza
dell’adozione dei mezzi di prevenzione
“Divieti e limitazioni”
•
•
•
•
•
Salvo casi particolari, divieto di
foraggiamento
divieto di immissione su tutto il territorio
regionale senza parere positivo I.S.P.R.A
I.S.P.R.A. indica standard per recinzioni
divieto di detenzione o allevamento a
scopi amatoriali od ornamentali;
Obbligo “gilet”
Grazie per l’attenzione
Provincia di Pisa