la societa operaia di mutuo soccorso di sant`agata di puglia
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la societa operaia di mutuo soccorso di sant`agata di puglia
LA SOCIETA OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO DI SANT'AGATA DI PUGLIA Il processo di unificazione politica dell'Italia ebbe il suo culmine nel decennio 1860-1870, cioè nel periodo che va dalla proclamazione del Regno d'Italia alla conquista di Roma. La borghesia agraria e manifatturiera, che ne fu la protagonista, perseguì una politica economico-sociale che aveva due obiettivi particolari: completare la rivoluzione borghese nelle campagne, senza modificare i rapporti di produzione esistenti e attuare l'unificazione economica del paese, su base liberistica. E' a quel momento che la maggior parte degli studiosi fa risalire i primi grandi errori, che hanno aggravato il divario tra Nord e Sud o, secondo alcuni, lo hanno addirittura creato. Lo statuto albertino, le tariffe doganali, il sistema fiscale e il debito pubblico furono estesi a tutti gli ex stati: l'Italia del 1861 si configurò come un Piemonte allargato, con buona pace dell'Unità. La struttura industriale del mezzogiorno, che andava crescendo all'ombra del protezionismo borbonico, fu in pochi anni completamente distrutta dalla concorrenza settentrionale ed estera. L'introduzione del sistema fiscale piemontese, assai più pesante e complicato di quello borbonico, colpì particolarmente, con l'imposta fondiaria, l'agricoltura, che era la principale attività economica. E, dulcis in fundo, l'unificazione del debito pubblico. Quello piemontese era il doppio di quello napoletano, il che significava che il Sud doveva contribuire al pagamento degli interessi ai possessori della rendita pubblica settentrionale. Le due Italie che avevano avuto, fino ad allora, differenti ordinamenti politici ed economici, avvertono ora, nell'ambito di una stessa regola di convivenza, l'estraneità reciproca della loro origine e natura e la profondità dei loro contrasti strutturali. Tutto questo aveva, come già detto, due mete: l'unificazione del mercato interno, mediante la creazione di un più ampio ed organico sistema di comunicazioni e la "Riforma Agraria". Questa si realizzò con una grande vendita di beni demaniali, ecclesiastici e comunali e raggiunse, nel 1868, 125 il punto culminante, continuando, con intensità notevole, fino al 1880, interessando circa due milioni e mezzo di ettari. Il sistema delle vendite all'asta, le facilitazioni concesse agli acquirenti disposti a pagare più sollecitamente, la mancanza di organizzazione di credito agrario, capace di aiutare i più poveri, esclusero però la partecipazione delle masse contadine agli acquisti, a tutto vantaggio dei grandi proprietari fondiari e della nuova borghesia terriera. Questa trasformazione, in senso capitalistico, dei rapporti fondiari, si ripercosse sulla proprietà contadina caratterizzata da una diffusa struttura particellare di modeste dimensioni, spesso inferiore ad un ettaro, che poteva offrire una base di sussistenza solo in rapporto con occupazioni sussidiarie e con l'uso delle terre pubbliche. E qui sarà il caso di soffermarci un istante, per comprendere il significato e la funzione del demanio e degli usi civici. Mi rifarò a quanto scritto da Lorenzo Ratto nel libro "Le leggi sugli usi e demani civici". " ... demaniale, nel linguaggio dei giuristi napoletani, significa terra libera, non infeudata, che il principe può ancora infeudare... Dietro ciò furono detti demani universali quelli la cui proprietà apparteneva al popolo, e l'uso individualmente a ogni cittadino... . Demani feudali invece furono detti quelli spettanti in proprietà ai baroni come tali; proprietà più nominale che reale, dacché gli abitanti della terra vi esercitavano usi estesissimi... . In nessun altro stato d'Europa vi fu mai un sistema feudale in cui, come nel Napoletano, i diritti dei cittadini fossero, per diritto vigente, ... così assoluti, inviolabili e imprescrittibili e dove il giure civile dominasse, con l'aiuto dei più eminenti dottori e giureconsulti, il giure del feudo. La teoria degli usi civici e dei demani comunali ... è tuttora propria del diritto napoletano". Ma tutto ciò fu violentemente distrutto, turbando gravemente il tradizionale equilibrio dell'azienda contadina. La situazione era destinata a precipitare, con la diffusione dell'usura e l'aumento del peso fiscale. Il piccolo proprietario vide diminuire sempre più il suo tenore di vita, ed esaurì sé, la sua famiglia, la terra stessa con un lavoro bestiale e con metodi colturali di pura rapina. Cominciava, quindi, l'odissea dei pignoramenti delle poche masserizie, dei frutti stessi del fondo. "Cresce ogni giorno di più - dichiarava, il 4 giugno 1889, il conte Arrivabene, in una seduta del Consiglio Superiore dell'Agricoltura - il numero dei piccoli proprietari che scompaiono, sia per l'usura, sia per il 126 mancato pagamento dei censi; la proprietà va concentrandosi in poche mani". Questa fu una delle principali cause dell'insurrezione del Sud, volgarmente chiamata "Brigantaggio". Una vera e propria guerra che durò più di quattro anni, conclusasi con 7000 morti, oltre 2000 fucilati, 20.000 prigionieri e decine di migliaia di feriti1. Alcuni studiosi la considerano l'ultima lotta "reazionaria" e la prima delle lotte economico-politico-sociali combattuta dalle classi più povere nell'Italia dopo l'Unità. Ho ritenuto necessario descrivere, sia pure per grandi linee, la realtà economica e sociale di quei giorni, per comprendere le trasformazioni che si verificarono all'interno della società. Accanto alla grossa borghesia proprietaria e affittuaria cominciò a nascere e svilupparsi una nuova figura sociale: il bracciante agricolo, giornaliero e salariato. E con esso entrarono in gioco i problemi di salario, orari di lavoro, di libertà, ecc. La soluzione di questi e altri problemi fece sorgere l'esigenza ad organizzarsi ed associarsi; vennero perciò costituite in questo periodo, in gran parte d'Italia organizzazioni a base categoriale di Società Operaie. Queste, che, prima del 1860 erano presenti solo nel Regno piemontese, si diffusero con tale rapidità che, alla fine del 1862, secondo una statistica ufficiale, erano ben 445. Dieci anni dopo il loro numero era salito a circa 1300, con 218.822 iscritti2. Ma è nel decennio 1874/1885 che raggiunsero la massima diffusione, per declinare alla fine del secolo, sostituite da forme organizzative diverse: i Fasci Operai, le Leghe di Resistenza, le Camere del Lavoro, le sezioni dei partiti. Di fronte ad un fenomeno organizzativo di tali dimensioni, le autorità ed i gruppi più illuminati della borghesia assunsero una posizione attiva, incoraggiandolo e controllandolo politicamente. Infatti inizialmente la maggior parte delle Società si dedicò quasi esclusivamente ad elevare le condizioni morali e materiali degli iscritti, pur tuttavia, non c'è dubbio, che siamo di fronte alle prime attività del Movimento Operaio. 1 - R. DEL CARRIA, Proletari senza rivoluzione, Vol. I, Milano, 1966. 2 - G. CANDELORO, Storia dell'Italia moderna, Vol. VI, Milano, 1978. 127 Il 1° gennaio 1874 si costituì ufficialmente in S. Agata di Puglia una Società di Mutuo Soccorso fra operai con lo scopo di "promuovere col buon esempio e con l'istruzione il perfezionamento morale e civile dei soci"3. Il suo motto era "Istruzione-Carità fraterna". L'iniziativa ebbe un grosso successo se dobbiamo registrare l'adesione di 211 soci. Lo statuto fu sottoposto al giudizio del sottoprefetto Perrino di Bovino, che in una lettera del 31 marzo 1874 indirizzata a Nicola Morese, segretario della Commissione provvisoria della Società, così rispondeva: "Ho preso lettura dello Statuto di una Società operaia che intende fondarsi in codesto comune, e per mia parte non posso che compiacermi con la S.V. e con gli altri soci promotori della utile e civile iniziativa assunta. Tenendosi ai principi che informano lo Statuto, la Società, ove giunge ad installarsi, del che mi sarà grato venir informato, non potrà fare a meno di contribuire potentemente allo sviluppo morale ed al benessere materiale di codeste classi artigiane"4. La Commissione provvisoria, che aveva redatto lo Statuto e gettate le basi dell'Associazione era costituita da: Mancini Vincenzo, presidente, Florio Antonio, Arrichiello Leonardo, Contillo Antonio, Morese Nicola, segretario. Il 12 aprile 1874 essa convocò l'Assemblea dei soci per l'elezione degli organi definitivi e l'approvazione dello Statuto. Risultarono eletti: presidente, Tolve Nicola all'unanimità e per acclamazione; vice presidente, Iuspa Francesco Paolo con 71 voti. Consiglieri titolari: Mocciola Rocco, voti 87; Campanile Vincenzo, 74; Palazzo Leonardo, 60; Locurcio Lorenzo fu Giuseppe, 39. Supplementi: Agnelli Giuseppe, voti 61; De Carlo Francescantonio, 28. Segretario, Carrillo Pasquale, voti 85; vicesegretario Morese Nicola eletto all'unanimità e per acclamazione. Cassiere, Mancini Vincenzo, anch'egli all'unanimità5. Con la sottoscrizione del verbale, la Commissione provvisoria esauriva la sua funzione e si aveva la nascita definitiva della Società di Mutuo Soccorso fra gli operai di S. Agata di Puglia. 3 - ARCHIVIO DI STATO DI FOGGIA, Sottoprefettura di Bovino, Fascio 307. 4 - IBIDEM. 5 - IBIDEM. 128 "C'era - riferisce Agnelli nella Cronaca di S. Agata - un alito di Confraternita religiosa e alcunché di Misericordia e di mutuo soccorso. Chi la ideò e la congegnò mirava a farne una sussidiaria elettiva. In ogni modo era innocua, mirava piuttosto indietro, che avanti e quando processionava sotto la sua bandiera, l'avresti detta una compagnia di devoti"6. Oltre ai soci fondatori, la Società, si componeva di soci effettivi e di soci onorari7. Come soci effettivi si potevano iscrivere tutti i cittadini dai venti ai sessanta anni di età (art. 7) "che esercitano un'arte, un mestiere, o un'industria qualunque, tranne i borghesi, comunemente chiamati galantuomini, o che siano nati tali, o che siano tali divenuti; come pure quelli, che siano forniti di cedola, o di laurea" (art. 4). Alla categoria dei soci onorari potevano appartenere tutti coloro che ne facevano domanda, previa approvazione della maggioranza della Società (art. 5). Ad essi, però era vietato partecipare alle riunioni dell'assemblea, tranne al presidente e al vice presidente onorari (art. 6). Ma i "galantuomini", anche se non avevano diritto al voto, esercitavano una notevole influenza, sia per il ruolo che occupavano in paese e sia perché sapevano leggere e scrivere, erano istruiti e riuscivano nelle assemblee ad imporre il loro punto di vista a gente che, nella maggior parte dei casi, era analfabeta. I 211 soci fondatori costituirono un fondo cassa di lire 573,10, versando somme che variavano da lire 50 del presidente a lire 0,50, secondo le possibilità e l'età dell'iscritto. C'erano poi le quote settimanali che erano di cent. 20 (art 8); ne erano esonerati i soci che avessero raggiunto gli ottant'anni (art. 35). In cambio l'attività della Società si esplicava in tre direzioni: Assistenza malattia e vecchiaia, aiuti ai superstiti, attività creditizia. I soci effettivi, nel periodo d'infermità, avevano diritto ad un sussidio giornaliero di una lira per i primi due mesi e di 50 centesimi successivamente (art. 22), previa presentazione di certificato medico ogni otto giorni (art. 23). Anche i soci onorari, in caso di infortunio, avevano diritto ad un sussidio "a seconda dei fondi di cassa disponibili". 6 - L. AGNELLI, Cronaca di S. Agata di Puglia, Cefalù, 1902. 7 - A.S.F., Sottoprefettura di Bovino, Fascio 307. Statuto della Società. 129 In caso di morte del socio effettivo, iscritto da almeno sette anni, la famiglia bisognosa avrebbe ricevuto un contributo giornaliero che variava tra 50 e 75 centesimi. La Società si sarebbe fatto carico della educazione e istruzione degli orfani (art 15). Per la vecchiaia dei soci era previsto un sussidio giornaliero non inferiore a cent. 50. Inoltre lo Statuto agli articoli 26 e 27 prevedeva per i soci il diritto di chiedere prestiti alla Società. "Il socio ... presenterà istanza al Consiglio di Amministrazione dell'associazione, con obbligo di offrire o un fideiussore, od un pegno corrispondente, ed il Consiglio medesimo, visto i meriti del socio parente, provvederà come di diritto" (art 27). L'interesse era del 5% annuo. Ma un problema particolarmente sentito era quello dell'istruzione, la cui mancanza poneva il lavoratore in condizioni di estrema inferiorità, basti pensare che l'attribuzione dell'elettorato attivo era condizionato all'appartenenza a determinate classi sociali o al possesso di una certa cultura. Per l'art 11 "i soci che sono analfabeti hanno l'obbligo di assistere ogni sera all'insegnamento serale", e l'art. 12 "il socio, che senza giusto motivo, il quale dovrà essere approvato dal Consiglio di Amministrazione, mancherà all'insegnamento come nell'articolo precedente, sarà soggetto la prima volta al pagamento di 50 centesimi, la seconda a 75, la terza a una lira, e se continua nelle sue assenze sarà espulso dalla società...". La Società era rappresentata dal consiglio di Amministrazione, che rimaneva in carica un anno, i membri potevano essere rieletti, dopo tre anni, eccetto il segretario. Per quanto riguarda l'Assemblea dei Soci" vi saranno in ogni anno due adunanze generali, una avrà luogo il primo dell'anno, e l'altra nell'ultima domenica di giugno, nelle quali il cassiere esibirà i conti semestrali" (art. 50). "In dette adunanze, ed allo scadere del Consiglio di Amministrazione, si procederà alla nomina del Consiglio successivo" (art. 51). L'età minima per essere eletti era di 25 anni. Ma "in faccende di elezioni voteranno i soli soci che sapranno leggere e scrivere" (art. 55). Non era certo casuale questo articolo, ma rispondeva ad una chiara volontà di riservare a pochi il controllo e la direzione della Società. "In ogni dì festivo, nelle ore pomeridiane ... tutti i soci si raduneranno nella sala della Società, ove si terranno utili conferenze sullo Statuto fondamentale del Regno, sui doveri morali e civili dei cittadini; sull'igiene, sull'economia domestica... (art. 62). 130 "Lo stemma della Società è rappresentato da due gemelli stringentisi due mani per indicare l'unione, mentre nelle altre due mani terranno uno un libro aperto, e l'altro un obolo, per esprimere l'istruzione e la carità fraterna" (art. 90). Questi i punti essenziali dello Statuto, composto da 91 articoli, di una Società che nel giro di pochi giorni raggiunse il numero di 435 iscritti. Ma essa era nata in un momento di particolare tensione sociale per la divisione del demanio comunale. L'intero Subappennino era divenuto un focolaio di agitazioni, ove la questione dei demani si presentava in termini gravi. Basti pensare che in molti comuni i terreni demaniali raggiungevano un'estensione addirittura superiore a quella dei terreni liberi. Vorrei riportare alcuni brani della "Cronaca di S. Agata" di Agnelli che descrivono l'atmosfera di quei giorni: "Gli speculatori si misero in mezzo e soffiarono nell'incendio. Il contadino aizzato dagli oziosi, ... non seminò, l'azienda familiare risparmiata fu dissipata. Vennero agenti ripartitori; le prime misure si sbagliarono per imperizia o per calcolo ... Taluni che per una mangiata s'avevano accaparrate le future quote dei futuri quotisti, seppero porre a galla le sorti e s'acchiapparono le quote migliori fatte a bella posta... . Le amministrazioni direttrici per mantenersi alla greppia, ... soprabbondarono di promesse, promisero novelle quote e s'arrivò a denudare le arsicce e ripidissime coste dei monti. ... Non sappiamo... i criteri delle Amministrazioni quotizzatrici; poiché guardandone il fatto, non appare alcuno. Ne ebbero i contadini, gli artieri, le serve, le scapole generose, gli inabili al lavoro, ... i consiglieri municipali, i loro aderenti, alcuni proprietari si, altri no. Per essere ammesso qualcuno di basso nome... doveva portare la sportola a chi manipolava e ci fu chi... richiese ad ogni aspirante un foglio di carta da c. 60 e ne formò risme. Ogni piccola o grande quotizzazione che si ammanniva, era una Pasqua e un carnevale"8. In questo clima si vengono a creare le condizioni oggettive di un profondo malessere sociale e conseguentemente di un senso di irrequietezza e malcontento e di un suo rapido esplodere. 8 - L. AGNELLI, op. cit. 131 La struttura organizzativa della Società Operaia si modificò, maturò la coscienza della incompatibilità degli interessi proletari con quelli borghesi, individuando nei notabili del paese la classe antagonista del popolo. In un rapporto della polizia del maggio 1974 si legge: "La società per la vertenza della quotizzazione dei demani comunali, ambita dai suoi amici, ha assunto in questo mese una tendenza ad idee politiche molto spinte in odio soprattutto alle primarie famiglie del paese non favorevoli alla quotizzazione". Il controllo delle autorità divenne più intenso, agli inizi dì luglio in un'altra nota informativa, la polizia scriveva: "Le idee politiche già accennate nel decorso stato trimestrale si andarono sempre più accentuando, eseguendo gli accertamenti di persone spinte da privati interessi si vanno ormai formulando nel senso comunista, sebbene i promotori e membri della Società non manchino anche di essere molto clericali"10. In quei giorni il movimento anarchico nazionale decideva di organizzare una grande sollevazione in Italia. Il 3 agosto 1874 i suoi maggiori rappresentanti, si riunirono clandestinamente a Foggia sotto la guida di Enrico Malatesta per coordinare l'insurrezione generale del Sud. L'11 agosto fallirono i moti di Castel del Monte. La repressione non si fece attendere. Oltre alle tradizionali misure contro i dirigenti politici, in Capitanata la polizia, abolendo ogni residuo spazio di libertà, mise in essere misure per la privazione di ogni diritto civile, che coinvolsero la nostra Società Operaia. Il 14 agosto 1874, in una nota sull'ordine pubblico diretta al Sottoprefetto di Bovino, i Carabinieri scrivevano: " ... in questo circondario non havvi alcun sospetto che possa attirare l'attenzione delle Autorità circa i partiti internazionali e i moti sovversivi, e finora nulla si teme che abbia a svolgersi alcuno dei succitati movimenti essendo apparentemente tutto tranquillo. Ciò che dava a dubitare era il comune di S. Agata di Puglia per la società operaia che colà esisteva, ma essendo ieri stata disciolta con il massimo ordine, anche quel paese sembra sia acquietato..."11. 9 - A.S.F., Sottoprefettura di Bovino, Fascio 307. 10 - IBIDEM. 11 - A.S.F., Sottoprefettura di Bovino, Fascio 306. 132 Questa iniziativa rimase, purtroppo, isolata senza lasciare un'eredità ideale, in quanto non vi furono ulteriori proposte di associazionismo ispirate alla lotta antiborghese. Raffaele Letterio 133