impianti di stoccaggio: da cremona a brescia il gas

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impianti di stoccaggio: da cremona a brescia il gas
IL DEPOSITO
STOGIT AVRÀ
LA CENTRALE
A BORDOLANO
MA INTERESSA
ANCHE QUINZANO,
VEROLAVECCHIA
E BORGO S. GIACOMO
IMPIANTI DI STOCCAGGIO:
DA CREMONA A BRESCIA
IL GAS TORNA SOTTO TERRA
Custodire il gas pompato nelle viscere delle
terra durante la buona stagione per poterlo
estrarre nella cattiva,
quando il fabbisogno
energetico schizza alle
stelle.
E’ questo il principio
che regola gli impianti
di stoccaggio di metano attivi nella Pianura
Padana, che utilizzano
come serbatoio giacimenti esauriti.
Dei “bomboloni”,
dunque, attivati da società come Stogit (gruppo
Snam – Eni), Gdf Suez
– Edison: le citiamo non
a caso, visto che sono titolari di due progetti che
riguardano il territorio
bresciano e si sta già lavorando per mettere in
pratica lo stoccagio di
enormi quatitativi di gas.
Stoccare del gas nelle “caverne” sotterranee un tempo giacimenti di gas. Questo è il progetto
nato per ovviare alla mancanza di
rigassificatori del nostro Paese e
garantire sufficienti riserve.
Uno dei progetti di cui parliamo, in realtà, è più di un… progetto, visto che i lavori per l’impianto
sono iniziati: si tratta del mega
deposito della Stogit che avrà la
centrale di pompaggio a Bordolano, nel Cremonese, appena di là
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dall’Oglio, ma che interessa anche
i territori di Quinzano, Verolavecchia e Borgo S. Giacomo, toccando
Pontevico e Verolanuova. L’altra
centrale, richiesta da Gdf Suez,
A2A, Edison, dovrebbe sorgere a
Capriano del Colle e coinvolgere
anche Bagnolo, Offlaga, Azzano,
Dello. In questo caso siamo ancora
all’iter procedurale, con le Amministrazioni comunali contrarie al
progetto. Ma andiamo con ordine,
cominciando da Bordolano, il più
“COINVOLTI”
DALL’IMPIANTO
SOTTERRANEO
CI SONO ANCHE
I TERRITORI
COMUNALI
DI PONTEVICO
E VEROLANUOVA
grande. I lavori, dicevamo, sono
iniziati. La centrale della Stogit dovrebbe essere attiva nel giugno del
2015. L’obiettivo è pompare nel
sottosuolo (da aprile ad ottobre)
1 miliardo e 200 milioni di metri
cubi di gas naturale, da immettere
poi nella rete nazionale (negli altri
mesi).
Le infrastrutture dell’impianto ricadono nella concessione
di coltivazione “Bordolano stoccaggio”, che ha una superficie
di ben 62,6 kmq. Il giacimento
esaurito di Bordolano (succhiò
metano dal 1952 al 1994), composto da due pozzi, ha invece un
estensione di circa 12 kmq, una
profondità di 1.600 metri ed è
localizzato nell’area dei Comuni
di Bordolano, Quinzano d’Oglio
e Castelvisconti.
La Stogit ha avviato i lavori
di adeguamento dei due cluster esistenti (ossia le aree interessate dalle perforazioni); il terreno agricolo
interessato al progetto è 400mila
mq. In tutto, i pozzi di pompaggio ed estrazione saranno sette.
Le trivellazioni, che arriveranno
fino a 1.800 metri di profondità,
si concluderanno nel luglio 2014.
Nell’aprile dell’anno venturo, invece, cominceranno i lavori
di costruzione della nuova centrale
che coprirà una superficie di circa
100mila mq e sarà collegata ai
due cluster tramite un sistema di
condotte.
E’ prevista anche la posa di
un metanodotto di circa due chilometri che collegherà la centrale
di Bordolano alla rete della Snam.
L’impianto è considerato
strategico dal Ministero dello
Sviluppo economico. In Italia la
produzione annuale di gas è di
circa 8 miliardi di mc, solo il 10%
dei consumi. La concessione di
Bordolano durerà vent’anni, con
la possibilità di rinnovo per altri
venti.
La centrale ha trovato subito
l’opposizione dei gruppi ambientalisti e di alcuni Comuni (fra cui
Verolavecchia), che chiedono una
diversa politica energetica, rivolta
alla riduzione delle inefficienze,
degli sprechi, dei consumi; inoltre
contestano il consumo di territorio
agricolo, sollevano i problemi
legati alla subsidenza (l’abbassamento del terreno), alla micro
sismicità, alle emissioni fuggitive
di gas e fumi, all’aumento delle
polveri sottili.
Nel nostro Paese la
Stogit (nata nel 2011 a
questo scopo) gestisce
già otto impianti: Settala,
Sergnano, Brugherio,
Ripalta, Cortemaggiore,
Sabbioncello, Minerbio,
Fiume Treste
Nel 2010 il Coordinamento
dei comitati ambientalisti della
Lombardia, con sede a Mairano, e
il Comune di Verolavecchia avevano anche presentato due ricorsi
distinti, ma identici nel testo, al
Presidente della Repubblica per
chiedere di annullare il decreto del 2009 con cui i Ministeri
dell’Ambiente e dei Beni culturali
avevano dato parere positivo al
progetto Stogit. La cosa non ha
avuto effetto.
Nel nostro Paese la Stogit
(nata nel 2011 a questo scopo)
gestisce già otto impianti: Settala,
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Sergnano, Brugherio, Ripalta,
Cortemaggiore, Sabbioncello,
Minerbio, Fiume Treste.
Altri tre impianti, tra cui
Bordolano, hanno ottenuto tutte
le autorizzazioni, mentre otto hanno l’istanza di stoccaggio ferma
all’esame della Via (Valutazione
di impatto ambientale). Tra queste
ultime c’è Capriano del Colle.
La richiesta, presentata nel
2011, ha già avuto il parere favorevole del Cirm (Commissione
per gli idrocarburi e le risorse
minerarie) e dell’ufficio territoriale
competente dell’Unmig (Ufficio
nazionale minerario per gli idrocarburi).
Ora si attende il parere del
Ministero dell’Ambiente di concerto con quello per i Beni e le
Attività culturali. Solo dopo il
Ministero dello Sviluppo economico convocherà la Conferenza dei
servizi e chiamerà al tavolo gli enti
locali. Il Comune di Capriano ha
più volte ribadito la sua contrarietà
al progetto.
La stazione di pompaggio
dovrebbe sorgere in località Movico, nel Parco del Monte Netto,
a cinquanta metri da una cascina,
trecento dal fiume Mella.
Anche in questo caso si tratterebbe di utilizzare un vecchio
giacimento dismesso, immettendo
gas in primavera per estrarlo poi in
autunno–inverno.
Si parla di un deposito da 50
milioni di metri cubi, interessata
un’area notevole: 25 kmq secondo Edison, almeno cento per gli
oppositori data la natura argillosa
del terreno.
Le principali preoccupazioni
avanzate dal Comune riguardano
la sismicità di Capriano e gli effetti della subsidenza, vale a dire i
L’ALTRA CENTRALE,
DI GDF SUEZ, A2A
ED EDISON
È A CAPRIANO
E COINVOLGE
BAGNOLO,
OFFLAGA, AZZANO
E DELLO
movimenti del sottosuolo procurati
dalla continua iniezione ed erogazione del gas. Si teme, insomma,
che il delicato equilibrio geologico
dell’area possa essere alterato dalla
trasformazione del giacimento in
deposito.
Gli amministratori segnalano
anche altre criticità, come la sicurezza dell’impianto, i rumori e le
vibrazioni nella fase di costruzione, l’assenza di una fideiussione
nel caso di incidenti, la possibile
propagazione del metano nel sottosuolo, la vicinanza di importanti
infrastrutture.
Temi su cui, secondo gli
amministratori, Edison – A2A non
avrebbero finora fornito riposte
convincenti. Ci sono stati anche
incontri pubblici alla presenza dei
progettisti.
Secondo gli esperti della società, la sismicità non sarebbe un
problema: il giacimento esiste da
milioni di anni, ha sopportato chissà quante scosse, eppure è ancora
lì stabile, per metà pieno di gas.
I terremoti naturali si verificano a 10 km nel sottosuolo, 9 km
sotto le rocce serbatoio: la struttura
geologica della zona – secondo
Edison – è in grado di sopportare
sismi. Quanto alla subsidenza, si
CAMMI
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SRL
tratterebbe di variazioni minime,
millimetri. Ma, come detto, le
obiezioni di Comune, cittadini e
ambientalisti restano.
E’ ovvio che la presenza di
tali impianti desti qualche preoccupazione, ma essa è frutto di anni
di disattenzione al problema dello
stoccaggio del gas.
I tanto attesi rigassificatori
(impianti che portano gas allo stato
liquido per immagazzinarlo) non
sono stati realizzati, quindi una soluzione doveva essere trovata, ed è
stata identificata con lo stoccaggio
sotto terra.
e.m.
PANIZZA
UBALDO
SRL
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