Nel terzo incontro per famiglie è stata letta e meditata la parabola
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Nel terzo incontro per famiglie è stata letta e meditata la parabola
Nel terzo incontro per famiglie è stata letta e meditata la parabola del banchetto nuziale e degli invitati, così com’è raccontata innanzitutto nel vangelo di Matteo (22, 1-14), cui è stata data la precedenza soprattutto per alcuni elementi che fungono da cornice, e poi in quello di Luca (14,1624), importante per alcuni dettagli che sono serviti per il confronto di coppia. Si è visto innanzitutto come la tematica del banchetto e delle nozze, metafora del regno di Dio, cui si accede solo per invito, sia presente già in alcuni brani dell’Antico Testamento (Is 25,6-10; Is 55,1-11; Pr 9,1-6). La parabola, che ha come protagonista un re, contiene però delle sorprese. Egli infatti prende l’iniziativa di organizzare una festa di nozze per il proprio figlio, ma subisce un insuccesso perché gli invitati non vogliono venire, allora, dopo il tentativo di invogliarli con l’abbondanza e la prelibatezza dei cibi, li sostituisce con altri, buoni e cattivi, che accettano l’invito. La vicenda potrebbe concludersi qui, invece alla fine si assiste ad un colpo di scena: il re, il cui obiettivo sembrava essere quello di riempire la sala, scorge un uomo senza l’abito nuziale e lo fa gettare fuori, operando una selezione fra coloro che sono stati chiamati e si sono recati al banchetto. L’invito infatti è per tutti, ma l’accoglienza di esso dev’essere supportata da un atteggiamento di vigilanza e di coerenza, che combini la fede con la vita. Il primo paradosso della parabola riguarda proprio il rifiuto dei primi invitati. E’ poco verosimile che in tempi assai lontani dai nostri, quando i beni materiali non erano così abbondanti come oggi, gli invitati ad un banchetto di nozze reali, in cui si poteva mangiare e bere in abbondanza, potessero non solo rifiutare l’invito, ma addirittura malmenare o uccidere i servi del re venuti ad invitarli. La festa, la gioia, l’amore sono un bisogno insito nel cuore dell’uomo, che in genere fa di tutto per moltiplicare il divertimento e non si capisce perché in tal caso lo eviti. La parabola in realtà descrive il dramma della situazione esistenziale: l’uomo rifiuta ciò che può renderlo davvero felice e s’illude di riuscire a costruirsi la felicità basandosi sulle sue sole forze, senza dover rispondere all’invito di Dio. Il risultato di questo rifiuto è la città che brucia, perché tutto ciò che egli vuole fare autonomamente è destinato ad andare in fumo. Non solo. Nel rifiuto c’è anche una presa di posizione umana dinanzi al modo di concepire la festa da parte di Dio e dei suoi servi. L’uomo lascivo, cattivo, egoista, orgoglioso sente la sua “festa” minacciata dalla festa del cielo, allora può giungere persino ad uccidere chi concepisce l’amore e la festa in modi diversi dai suoi, di chi si sforza con la fede di portare giustizia, coscienza e moralità in mezzo ad una società pagana, che pensa solo al piacere dei sensi. Un esempio chiaro di questa voce scomoda, messa per sempre a tacere, è quella del Battista, fatto uccidere da Erode proprio nel mezzo della sua festa di compleanno, solo perché gli aveva rimproverato il peccato di adulterio con la moglie di suo fratello. L’intera narrazione si regge sull’opposizione tra gli invitati che rifiutano e quelli che accettano. Quali personaggi si nascondono dietro le loro figure? Fuori da ogni simbolismo il re è Dio, che organizza il banchetto di nozze per il Figlio Gesù, incarnatosi per divenire lo Sposo dell’umanità. Dinanzi al suo messaggio di salvezza non tutti però rispondono positivamente. Gli Israeliti sono gli invitati d’obbligo, perché legati con vincoli di sangue ai profeti e a Gesù stesso: a loro perciò è stato rivolto con precedenza l’annuncio evangelico. Ma essi, come i primi invitati, lo hanno respinto e si sono autoesclusi dal regno di Dio. Mentre i pagani e gli emarginati (poveri, prostitute, pubblicani, lebbrosi e malati), raffigurati dai secondi invitati, hanno accolto la chiamata divina attraverso la predicazione apostolica e sono entrati a far parte del nuovo popolo di Dio. C’è ancora una considerazione da fare: il banchetto dell’Antico Testamento, fatto di cibi succulenti e di vini raffinati, non è altro che prefigurazione della santa Messa, dove il Corpo di Cristo e il suo Sangue diventano rispettivamente pane della vita e calice di salvezza e dove l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo si offre come vittima innocente in sostituzione degli animali uccisi per il pasto sacrificale. Leggendo la stessa parabola come la racconta il vangelo di Luca, ci siamo soffermati sul contrasto tra l’urgenza di Dio, per il quale tutto “è pronto”- la mensa eucaristica è apparecchiata- e le tante giustificazioni accampate dall’uomo per disertare i sacramenti, preferendo la morte alla vita, la vanità alla realtà, il tempo all’eternità. Il primo invitato giustifica il suo rifiuto dicendo di aver comprato un campo e di dover andare a vederlo. Qui il riferimento è al legame che si stabilisce con le cose, con gli oggetti, a volte considerati più importanti di Dio. Il secondo invitato si scusa dicendo che ha comprato cinque paia di buoi e deve andare a provarli. In questo caso il riferimento è al lavoro e alla conseguente mancanza di tempo, il che lascia presupporre che tale invitato abbia pianificato la sua vita stabilendo una scala di impegni, in base alla quale Dio occupa l’ultimo posto. Il terzo invitato si giustifica dicendo di aver preso moglie e di non poter venire, facendo intendere che le relazioni umane sono a volte di ostacolo alle esigenze religiose, al punto che la vita sociale di un individuo può essere così affollata di persone da non lasciare spazio al Signore, proprio come avvenne a Betlemme al tempo della sua nascita: gli alberghi erano pieni di gente, ma per lui non c’era posto. Qualunque sia la causa che ci tiene lontani da Dio, è chiaro che rifiutare il suo invito porta l’umanità ad imboccare la strada della morte. E’così infatti che si perdono i valori umani prima ancora che quelli cristiani, e tra questi innanzitutto la famiglia, distrutta non solo dal punto di vista spirituale, con un agnosticismo sempre più diffuso, ma anche da quello istituzionale, con la prassi delle separazioni e dei divorzi e ultimamente anche dal punto di vista strutturale, con l’alternativa delle coppie omosessuali ufficialmente riconosciute, cui in alcuni paesi è lecito persino adottare figli concepiti in vitro. Dopo esserci confrontati sulle cose, sugli impegni di lavoro e di tempo, nonché sulle relazioni umane che come coppia possono tenerci lontani da Dio, abbiamo concluso l’incontro con un vero e proprio banchetto, in cui abbiamo condiviso il cibo, che ogni famiglia aveva precedentemente preparato a casa. E’ stata un’esperienza talmente piacevole, che ci siamo riproposti di ripeterla anche il mese prossimo.