Piano delle Attività Estrattive del Comune di Mirandola P.A.E.
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Piano delle Attività Estrattive del Comune di Mirandola P.A.E.
sede operativa Settore via F. Montanari, 7 sede legale Comune p.zza Costituente,1 Dirigente Arch.Adele Rampolla tel. 0535 29722 fax. 0535 29711 e.mail: [email protected] MIRANDOLA (MO) SETTORE III – TERRITORIO E SVILUPPO ECONOMICO Piano delle Attività Estrattive del Comune di Mirandola P.A.E. Volume 5 - Studio di Incidenza Progettisti: Dott. Geol. PAOLO CESTARI Dott. Geol. RITA BALLISTA Dott. Geol. ERIKA MONTANARI Dott. Geol. GIORGIA CAMPANA Visto il dirigente Arch. Adele Rampolla GIUGNO 2011 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza Indice 1. Premessa 3 2. La rete Natura 2000: quadro normativo 4 2.1. Obiettivi e contenuti della Direttiva Uccelli 4 2.2. Obiettivi e contenuti della Direttiva Habitat 4 2.3. La normativa italiana 4 2.4. La normativa a livello regionale 5 2.5. La Valutazione di Incidenza 6 2.6. Natura 2000 in Emilia-Romagna 7 2.7. Natura 2000 in provincia di Modena 8 3. Dati generali del Piano 10 3.1. Titolo del Piano 10 3.2. Provincia, Comune e località interessate dal Piano 10 3.3. Soggetto proponente 10 4. Motivazioni del Piano 10 4.1. Inquadramento del Piano negli strumenti di programmazione e pianificazione vigenti 10 4.2. Finalità del Piano 10 4.3. Livello di interesse 10 4.4. Tipologia di interesse 10 4.5. Piano soggetto a VAS 11 5. Relazione tecnica descrittiva degli interventi 11 5.1. Area interessata dal Piano 11 5.2. Principali azioni previste dal Piano 11 5.3. Complementarietà con altri Piani 11 6. Relazione tecnico descrittiva dell’area interessata dal Piano e del sito di rete Natura 2000 11 6.1. Sito di rete Natura 2000 interessato 11 6.2. Aree protette interessate 12 6.3. Descrizione del sito di rete Natura 2000 12 6.4. Descrizione dell’area interessata dal Piano 23 6.5. Presenza di connessioni ecologiche 24 7. Interferenze tra le attività previste dal Piano e il sistema ambientale della ZPS 24 7.1. Identificazione dei possibili fattori di perturbazione e degrado derivanti dal Piano 24 8. Valutazione della significatività dell’incidenza del Piano 27 8.1. Criteri per la determinazione della significatività dell’incidenza del Piano 27 8.2. Determinazione della significatività dell’incidenza del Piano sugli habitat 28 8.3. Determinazione della significatività dell’incidenza del Piano sulle specie obiettivo di conservazione della ZPS 28 8.4. Incidenza del PAE sulla ZPS Valli Mirandolesi 36 9. Misure di mitigazione 36 9.1. Indicazioni per la scelta delle mitigazioni del polo 25 “Disturbata nuova” 37 9.2. Proposte per il progetto di recupero del polo 25 “Disturbata nuova” 38 9.3. Indicazioni per la gestione successiva al recupero del polo 25 “Disturbata nuova” 39 10. Conclusioni 40 Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 1 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza Bibliografia Siti WEB consultati 41 41 Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 2 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza 1 PREMESSA Al fine di salvaguardare la propria biodiversità, l’Unione Europea ha chiesto ai diversi stati membri di individuare delle aree il cui insieme avrebbe consentito di ricreare una rete ecologica a livello europeo (rete NATURA 2000) capace di garantire uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat naturali e seminaturali la cui conservazione appare ancora oggi fortemente minacciata. Alla base della creazione di questa rete vi sono due normative emanate dall’Unione Europea: - Direttiva 79/409/CEE – Direttiva Uccelli, il cui fine è quello di proteggere gli uccelli selvatici e i loro habitat, all’interno degli stati membri; - Direttiva 92/43/CEE – Direttiva Habitat, il cui fine è quello della salvaguardia della biodiversità in generale, prevedendo quindi la protezione sia di specie animali e vegetali sia di habitat di particolare valore naturalistico e rarità. Le Direttive comunitarie in questione si basano sul principio della sussidiarietà ovvero, attraverso di esse, l’Unione Europea delega i diversi stati membri ad individuare i siti da sottoporre a tutela e ad impegnarsi a gestire e monitorare tale patrimonio naturalistico. Le due Direttive comunitarie tendono a ricucire gli strappi di un territorio, quello europeo, che ha subito molte frammentazioni degli ambienti naturali a favore dell'urbanizzazione, dell'attività industriale, dell'agricoltura intensiva e delle infrastrutture. Garantire la sopravvivenza di molte specie significa tutelarne l’area minima vitale e ripristinare le possibilità di comunicazione tra queste aree, promuovendo interventi che rimuovano le minacce alle specie e agli habitat e che diano concretezza alle potenzialità di rinaturalizzazione. Il fine ultimo di assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e delle condizioni di vita delle specie, viene perseguito concretamente sia mediante l’applicazione di specifiche direttive ed indirizzi, oltre che di opportune modalità di verifica della loro attuazione per la gestione, la conservazione e il monitoraggio dei medesimi habitat e specie, sia attraverso lo studio e la valutazione di incidenza, vincolanti per piani, progetti e interventi da realizzare all'interno o nelle adiacenze degli stessi siti della Rete Natura 2000. In particolare la Direttiva Uccelli prevede che, per le specie considerate più minacciate (riportate nell’Allegato I), gli Stati membri adottino misure di conservazione sia dirette sia indirette che ne favoriscano la salvaguardia all’interno di aree di maggior interesse classificate come ZPS (Zone di Protezione Speciale). La Direttiva Habitat, invece, definisce degli elenchi di specie animali (esclusi gli uccelli), vegetazione e flora rari o comunque in forte declino, la cui conservazione può essere garantita attraverso la preservazione di particolari aree, dette SIC (Siti di Importanza Comunitaria) proposte dagli Stati membri all’Unione Europea per una successiva valutazione e selezione. In Italia l’individuazione delle ZPS e dei SIC da proporre è stata effettuata dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e Bolzano. Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 3 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza 2. LA RETE NATURA 2000: QUADRO NORMATIVO La creazione della rete Natura 2000 rappresenta una fase cruciale di un lungo e molto articolato processo, iniziato dall’Unione Europea nel 1979, il cui fine ultimo era quello di ridurre l’impoverimento della biodiversità sui territori dei diversi stati membri garantendo uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e dei tipi di habitat naturali e seminaturali più minacciati e tipici. Tale percorso si è concretizzato, come già citato in premessa, nell’approvazione delle Direttive 79/409/CEE “Uccelli” e 92/43/CEE “Habitat” con le quali l’Unione Europea ha voluto proteggere le specie animali e vegetali e gli habitat di interesse comunitario. 2.1 Obiettivi e contenuti della Direttiva Uccelli La Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la Conservazione degli uccelli selvatici, conosciuta anche come Direttiva Uccelli, costituisce la prima norma emanata dalla CEE in materia di conservazione della natura ed è finalizzata alla protezione, alle gestione e alla disciplina dello sfruttamento delle specie ornitiche viventi allo stato selvatico in Europa. In particolare, per mantenere o adeguare la popolazione di tutte le specie di uccelli ad un livello corrispondente alle esigenze ecologiche, scientifiche e colturali, gli Stati membri devono preservare, mantenere e ripristinare per tutte le specie una varietà e una superficie sufficienti di biotopi e habitat attraverso: - l’istituzione di zone di protezione; - il mantenimento e la sistemazione, conforme alle esigenze ecologiche, degli habitat situati all’interno e all’esterno delle zone di protezione; - il ripristino dei biotopi distrutti; - la creazione di biotopi. Inoltre, la Direttiva impone la designazione come Zone di Protezione Speciale (di seguito ZPS) dei territori più idonei, in numero e in superficie, alla conservazione delle specie ornitiche riportate nell’Allegato I e delle specie migratrici. A tale scopo viene attribuita particolare importanza alla protezione delle zone umide e specialmente delle zone di importanza internazionale (ai sensi della Convenzione di Ramsar). La designazione dei siti come ZPS deve essere effettuata dagli Stati membri e comunicata alla Commissione Europea. 2.2 Obiettivi e contenuti della Direttiva Habitat La Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, meglio nota come Direttiva Habitat, è finalizzata principalmente alla salvaguardia della biodiversità nell’Unione Europea tramite indirizzi concreti per l’attuazione di vincoli e azioni da parte degli stati membri. Definisce inoltre la creazione di un sistema coerente di aree, al fine di istituire una rete ecologica europea, la rete Natura 2000. Più specificatamente gli obiettivi della Direttiva Habitat sono: - la salvaguardia degli habitat naturali e seminaturali, definiti di interesse comunitario, che devono essere protetti in quanto tali e non a causa delle specie animali e vegetali in essi presenti; - la salvaguardia di specie animali e vegetali, definite di interesse comunitario, che devono essere soggette a differenti misure di protezione a seconda del loro stato di conservazione. Per raggiungere questi obiettivi la Direttiva prevede l’individuazione di Siti di Importanza Comunitaria (di seguito SIC), cioè siti che contribuiscono in modo significativo a mantenere o ripristinare in modo soddisfacente un habitat o specie, animali o vegetali, di interesse comunitario. I SIC proposti dagli stati membri dopo un processo di valutazione e selezione a livello comunitario verranno designati come Zone Speciali di Conservazione (ZSC) costituendo, assieme alle ZPS, la rete Natura 2000. 2.3 La normativa italiana Normativa inerente la valutazione di incidenza Per quanto riguarda le valutazioni di incidenza di piani e progetti in attuazione della direttiva "Habitat" è disponibile un testo coordinato che integra le disposizioni riportate nei tre Decreti elencati di seguito: Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 4 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza - DPR n. 357 - 8.9.97 (G.U. n. 219 - 23.10.97): "Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche"; - Ministero Ambiente D.M. 20.1.99 (G.U. n. 32 - 9.2.99): “Modifiche degli elenchi delle specie e degli habitat (All. A e B DPR 357/97)”; - DPR n. 120 - 12.3.03 (G.U. n. 124 - 30.5.03): "Regolamento recante modifiche ed integrazioni al DPR 357/97 del 8.9.97 concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”. Nel 2007, successivamente all'elaborazione del testo coordinato di cui sopra, il DPR 357/97 è stato nuovamente modificato con un ulteriore aggiornamento degli allegati (A, B, D, E) in seguito all'ingresso nella UE della Bulgaria e della Romania. Il DPR 357/97, così come modificato e integrato, stabilisce all’art. 5 che ai fini della Valutazione di Incidenza dei Piani, progetti e interventi che interessano siti della rete Natura 2000, le Regioni definiscano le modalità di presentazione dei relativi studi, individuino le autorità competenti alla verifica degli stessi da effettuarsi seguendo gli indirizzi di cui all’Allegato G del medesimo decreto. Linee guida per la gestione dei Siti Il Decreto Ministeriale 3 settembre 2002 "Linee guida per la gestione dei siti della Rete Natura 2000" (G.U. n. 224 del 24.09.02) ha valenza di supporto tecnico-normativo all’elaborazione, da parte della Regioni, di adeguate misure di conservazione, tra cui i piani di gestione, per i siti di rete Natura 2000 ed inoltre stabilisce che le Regioni possano legiferare su questa materia o limitarsi ad esercitare le funzioni amministrative assegnate dal Regolamento di attuazione. Norme relative alle Misure di Conservazione Con il Decreto Ministeriale del 17.10.2007 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale” lo Stato Italiano indirizza le Regioni nella definizione delle Misure di Conservazione che dovranno applicarsi alle ZPS e alle ZSC. Attualmente un primo recepimento dei "criteri minimi uniformi" da parte della Regione Emilia-Romagna è avvenuto attraverso la Deliberazione della propria Giunta Regionale n. 1224 del 28.7.08. 2.4 La normativa a livello regionale La tutela delle aree Natura 2000 nella Regione Emilia-Romagna viene regolamentata dalle seguenti disposizioni: - LR n. 7 del 14.04.2004 “Disposizioni in materia ambientale” che definisce i ruoli dei diversi enti nell’ambito di applicazione della Direttiva comunitaria 92/43/CEE, nonché gli strumenti e le procedure per la gestione dei siti della rete Natura 2000. - LR n. 6 del 17.02.2005 "Disciplina della formazione e della gestione del sistema regionale delle Aree naturali protette e dei siti della rete Natura 2000” e successive modifiche che, tra i vari disposti, individua i soggetti preposti alla sorveglianza del rispetto delle norme e le sanzioni da applicare in caso di inosservanza delle stesse. - Le Deliberazioni della Giunta Regionale n. 167 del 13.02.06, n. 456 del 03.04.06 e n. 869 dell’11.06.08, con le quali sono stati individuati e aggiornati i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e le Zone di Protezione Speciale (ZPS), ai sensi delle Direttive CEE “Uccelli” e “Habitat”. - La Deliberazione della Giunta regionale n. 1435 del 17.10.06, “Misure di conservazione per la gestione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), ai sensi delle Direttive 79/409/CEE, 92/43/CEE e DPR 357/97 e ss.mm." e le successive modifiche (DGR n. 1935/06 e n. 1288/07), che definisce le misure generali di conservazione per le ZPS. - La Deliberazione della Giunta regionale n. 1191 del 30.7.07 “Approvazione direttiva contenente i criteri di indirizzo per l'individuazione, la conservazione, la gestione ed il monitoraggio dei SIC e delle ZPS, nonché le linee guida per l'effettuazione della valutazione di incidenza ai sensi dell'art. 2 comma 2 della L.R. n. 7/04” con la quale si definiscono le procedure amministrative per la proposta di Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 5 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza aggiornamento dei siti esistenti e per l’individuazione di nuovi siti e, contestualmente, si definiscono i due livelli delle misure di conservazione, quello generale, di competenza regionale, e quello specifico, di competenza degli Enti gestori dei siti. - La Deliberazione 1224 del 28.07.2008 “Recepimento DM n.184/07 Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS). Misure di conservazione gestione ZPS, ai sensi dirett. 79/409/CEE, 92/43/CEE e DPR 357/97 e ss.mm. e DM del 17/10/07”. Con questo atto la Regione approva le “Misure generali di conservazione per la tutela delle ZPS dell’Emilia-Romagna” (Allegato 3) e le “Azioni da promuovere e/o da incentivare prioritariamente per prevenire il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie tutelate, allo scopo di favorire il mantenimento in un soddisfacente stato di conservazione le ZPS dell’Emilia-Romagna” (Allegato 4). Stabilisce inoltre nell’Allegato 5 gli Enti gestori delle singole ZPS responsabili dell’adozione delle misure specifiche di conservazione dei siti Natura 2000. 2.5 La Valutazione di Incidenza Un aspetto di primaria importanza nella conservazione dei siti, previsto dalla Direttiva Habitat (Art. 6 Direttiva 2/43CEE e Art. 5 DPR 357/97), è la procedura preventiva della Valutazione di Incidenza, la cui funzione è quella di tutelare le aree che costituiscono la rete Natura 2000 rispetto a interventi, piani o progetti che potrebbero avere effetti sulla conservazione della biodiversità o che comunque, direttamente o indirettamente, potrebbero avere un’incidenza significativa sulle specie e sugli habitat per la cui tutela sono nati i siti. L’Art. 6 della Direttiva Habitat 92/43/CEE ai paragrafi 3 e 4, stabilisce quanto segue: - 3. qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso o necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenza significativa su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una valutazione appropriata dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Alla luce delle conclusioni della valutazione dell’incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le autorità nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l’integrità del sito in causa e, se del caso, previo parere dell’opinione pubblica. - 4. qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione di incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un piano o progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato membro informa la Commissione delle misure compensative adottate. La Direttiva regionale approvata con Deliberazione della Giunta regionale n. 1191 del 30.7.07 stabilisce che tutti i Piani generali e di settore devono essere sottoposti a Valutazione di Incidenza, procedimento finalizzato alla verifica della possibilità che le azioni individuate nello stesso, esaminate singolarmente o in sinergia con altre, possano determinare significative incidenze negative su un sito Natura 2000, anche in considerazione degli obiettivi di conservazione del medesimo. La Vinca ha nello Studio di Incidenza il documento di riferimento; esso è predisposto dal soggetto proponente il Piano e deve contenere tutti gli elementi necessari a definire e valutare i possibili impatti del Piano sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario presenti nel sito Natura interessato. L’Autorità competente all’effettuazione della Valutazione di Incidenza è l’Ente che approva il Piano che formalizza le proprie conclusioni con un apposito atto, documento o con uno specifico capitolo contenuto nel procedimento autorizzativo. La Valutazione di Incidenza del Piano Comunale delle Attività Estrattive del Comune di Mirandola (di seguito PAE) è ricompresa, ai sensi dell’Art. 10, comma 3, del D.Lgs. n. 4/2008, nel procedimento di VAS; il medesimo disposto normativo stabilisce che il rapporto ambientale, presentato dal soggetto proponente come parte integrante del Piano, debba contenere lo Studio di Incidenza. Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 6 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza 2.6 Natura 2000 in Emilia-Romagna In seguito alla Direttiva Habitat è stato attivato, a livello nazionale, un programma cofinanziato dalla Commissione Europea denominato Bioitaly (Biotopes Inventory of Italy), finalizzato all'individuazione dei siti da sottoporre a tutela, che ha coinvolto tutte le regioni italiane e le province autonome di Trento e Bolzano. Questo lavoro attuato nel periodo 1995-1997 ha portato anche in Emilia-Romagna all'individuazione di una serie di SIC e ZPS caratterizzati dalla presenza di habitat e specie di interesse comunitario. L'insieme dei siti ha formato la struttura di base per la costituzione della rete Natura 2000. L’elenco, la localizzazione e la superficie dei siti della rete Natura 2000 sono stati dettagliati in diversi atti amministrativi approvati a partire dal 1999 e culminanti cronologicamente nella Deliberazione della Giunta n. 512 del 20 aprile 2009 con la quale la Regione Emilia-Romagna ha proposto alcune modifiche ai perimetri dei SIC e delle ZPS. Dopo l’ultima fase di aggiornamento le ZPS in Emilia-Romagna sono 77, dalle iniziali 39, in gran parte sovrapposte ai 129 SIC. Per quanto concerne la distribuzione di queste aree in regione, si osserva come sia caratterizzata da una certa uniformità, sia a livello provinciale che per quanto riguarda le diverse fasce altimetriche: la distribuzione dei siti nell’intera regione si può definire pertanto sufficientemente omogenea (Figura 1). Figura 1 – Distribuzione delle aree della rete Natura 2000 in Emilia-Romagna Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 7 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza 2.7 Natura 2000 in provincia di Modena In provincia di Modena sono presenti 17 siti Natura 2000 che occupano complessivamente circa il 9% dell’intera superficie territoriale; di questi 4 sono SIC, 5 sono ZPS e 8 sono sia SIC che ZPS (Figura 2). In tabella 1 è riportato l’elenco dei siti modenesi e del SIC-ZPS che pur essendo codificato in provincia di Reggio Emilia interessa anche quella di Modena. La rete Natura 2000 riguarda tutto il territorio provinciale ad eccezione dell’area compresa tra il capoluogo provinciale e la media pianura (Carpi, San Prospero, Camposanto) caratterizzata da contesti fortemente antropizzati (insediamenti urbani, industriali, colture intensive, allevamenti) dove gli elementi naturali sono oggi quasi completamente assenti. La distribuzione di tali aree interessa tutte le fasce altimetriche, pianura (9 siti), collina (4 siti) e montagna (4 siti) mentre per quel che riguarda l’ambiente di riferimento, il più rappresentato è l’ambiente umido di acqua dolce caratteristico di 7 siti, seguono le morfologie glaciali, gli ambienti rocciosi calcarenitici, rocciosi ofiolitici e fluviali rappresentativi ognuno di 2 siti ed infine due siti hanno come ambiente di riferimento quello forestale l’uno e quello calanchivo l’altro. Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 8 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza Figura 2 –Rete Natura 2000 in provincia di Modena Tabella 1 – Elenco siti rete Natura 2000 in provincia di Modena Codice SIC - ZPS IT4030011 SIC-ZPS IT4040001 SIC-ZPS IT4040002 SIC-ZPS IT4040003 SIC-ZPS IT4040004 SIC-ZPS IT4040005 SIC-ZPS IT4040006 IT4040007 IT4040009 IT4040010 SIC SIC SIC-ZPS SIC-ZPS IT4040011 SIC-ZPS IT4040012 SIC IT4040013 SIC IT4040014 IT4040015 ZPS ZPS IT4040016 ZPS IT4040017 ZPS IT4040018 ZPS Denominazione Cassa di espansione del Fiume Secchia Monte Cimone, Libro Aperto e Lago di Pratignano Monte Rondinaio, Monte Giovo Sassi di Rocca Malatina e di Sant’Andrea Sassoguidano, Gaiato Alpesigola, Sasso Tignoso e Monte Cantiere Poggio Bianco Dragone Salse di Nirano Manzolino Torrazzuolo Cassa di espansione del Fiume Panaro Colombarone Faeto, Varana, Torrente Fossa Valli mirandolesi Valle di Gruppo Siepi e canali di ResegaForesto Valle delle Bruciate e Tresinaro Le Meleghine Prov. RE-MO MO MO MO MO MO MO MO MO-BO MO MO MO MO MO MO MO MO MO Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana Comune Campogalliano, Modena Fanano, Fiumalbo, Montecreto, Riolunato, Sestola FIumalbo, Pievepelago Guiglia, Marano sul Panaro Montese, Pavullo , Sestola Frassinoro, Palavano, Pievepelago, Riolunato Montefiornino, Palavano Fiorano, Sassuolo Castelfranco Emilia Nonantola Modena, San cesario sul Panaro Formigine Prignano sulla Secchia, Serramazzoni Finale Emilia, Mirandola Carpi, Novi Novi Carpi, Novi Finale Emilia 9 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza 3.DATI GENERALI DEL PIANO 3.1 Titolo del piano Il Piano oggetto del presente Studio di incidenza è il “Piano comunale delle Attività Estrattive” del Comune di Mirandola. 3.2 Provincia, comune e località interessate dal Piano Il Piano interessa il territorio del comune di Mirandola, in provincia di Modena, in particolare riguarda le località denominate Disturbata Nuova, Quarantoli e Gavello. 3.3 Soggetto proponente Il soggetto proponente è il Comune di Mirandola. 4. MOTIVAZIONI DEL PIANO Il PAE del Comune di Mirandola individua gli obiettivi della pianificazione del settore estrattivo e attua le scelte strategiche di assetto del territorio comunale attraverso le quali si intendono raggiungere tali obiettivi. 4.1 Inquadramento del Piano negli strumenti di programmazione e pianificazione vigenti Il PAE, disciplinato dall’art. 7 della LR 17/91, recepisce, nei contenuti, negli obiettivi e nei criteri di indirizzo, la Variante Generale al Piano Infraregionale delle Attività Estrattive della Provincia di Modena approvata con Delibera di Consiglio Provinciale n. 44 del 16.03.2009. Il Piano individua a livello locale, in conformità e in recepimento del sopraccitato PIAE, le aree sulle quali potrà svolgersi l’attività di estrazione di limi argillosi. 4.2 Finalità del Piano Il Piano persegue l’obiettivo di contribuire a soddisfare il fabbisogno provinciale di limi argillosi di bassa pianura stimato nel PIAE anche in previsione della realizzazione di un numero considerevole di infrastrutture viarie (tra cui la Cispadana) dove questa tipologia di materiale, opportunamente condizionata con calce, può essere impiegata; tale obiettivo si concretizza mediante l’attivazione dei nuovi poli localizzati nella bassa pianura modenese, tra cui i tre poli ubicati in territorio mirandolese. Il Piano ha inoltre tra le sue finalità quella di riuscire ad attuare le previsioni estrattive coerentemente agli obiettivi di sostenibilità ambientale e territoriale. In particolare il PAE si prefigge di limitare il consumo di risorse e di territorio prevedendo che l’autorizzazione di parte dei volumi di inerti pianificata sia subordinata all’aggiornamento del calcolo dei fabbisogni, sulla base delle opere infrastrutturali approvate e sulla loro progettazione definitiva/esecutiva. Il Piano, infine, per minimizzare gli impatti ambientali temporanei e permanenti provocati dalle cave individua le vulnerabilità ambientali e le criticità legate all’attività estrattiva e dispone prescrizioni funzionali a mitigare gli impatti negativi nonché la realizzazione di interventi o di opere di sistemazione per la riqualificazione del territorio. 4.3 Livello di interesse Il Piano interessa il territorio del comune di Mirandola. 4.4 Tipologia di interesse Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 10 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza Il PAE è un piano di interesse pubblico in quanto rende disponibili le risorse estrattive necessarie per lo sviluppo e la gestione del territorio anche a livello sovracomunale. 4.5 Piano soggetto a VAS Il PAE è soggetto a Valutazione Ambientale Strategica. 5.RELAZIONE TECNICA DESCRITTIVA DEGLI INTERVENTI Le modalità di attuazione del Piano si realizzano tramite una serie di progetti di escavazione dotati di specifici Piani di coltivazione corredati, qualora ricadano all’interno o nelle vicinanze della ZPS “Valli Mirandolesi”, del relativo studio di incidenza al livello di dettaglio al quale si riferiscono i singoli interventi estrattivi. 5.1 Area interessata dal Piano Il Piano individua tre poli estrattivi denominati “Disturbata nuova”, “Fondo Giulia” e “Fondo Manarina” ubicati rispettivamente nelle località di Disturbata Nuova, Quarantoli e Gavello, la cui superficie complessiva è di 1.819.699 m2. 5.2 Principali azioni previste dal Piano Il Piano interviene sui seguenti punti: - Attuazione delle previsioni estrattive pianificate. Il PAE, oltre a zonizzare le aree da assoggettare all’estrazione di limi argillosi, stabilisce le modalità di gestione dell’intero processo estrattivo, dalla stipula degli Accordi ex Art. 24 della LR 7/04, al rilascio dell’autorizzazione estrattiva previo adempimento delle valutazioni di carattere ambientale, dalla definizione delle tempistiche di attuazione alla disposizione di prescrizioni vincolanti per l’esercizio dell’attività di cava. - Sistemazione delle aree scavate. Il PAE individua la tipologia di recupero funzionale alla riqualificazione del territorio in coerenza con gli strumenti di pianificazione sovraordinati. - Realizzazione all’interno dei poli di bacini ad uso plurimo a basso impatto ambientale. Sulla base delle indicazioni fornite dal Consorzio di Bonifica Burana il presente piano individua aree in cui realizzare bacini ad uso plurimo, finalizzati oltre che a creare nuovi habitat naturalistici umidi, alla sistemazione della rete idrica superficiale In sintesi il Piano comunale delle Attività Estrattive definisce: - i perimetri dei poli, nonché i quantitativi massimi estraibili ed autorizzabili; - le destinazioni finali delle aree oggetto delle attività estrattive; - le modalità di coltivazione delle cave e di sistemazione finale delle stesse; - le modalità di gestione; - il programma temporale delle attività estrattive; - le azioni per ridurre al minimo gli impatti ambientali prevedibili. - le modalità di attuazione del PAE: le previsioni del PAE si attuano attraverso intervento diretto, previa approvazione dell’Accordo disciplinato dall’art. 24 della LR 7/2004. 5.3 Complementarietà con altri piani Il PAE interagisce con il PRG, il PIAE e il PTCP. 6. RELAZIONE TECNICO-DESCRITTIVA DELL’AREA INTERESSATA DAL PIANO E DEL SITO DI RETE NATURA 2000 6.1 Sito di rete Natura 2000 interessato I poli estrattivi zonizzati dal Piano non ricadono all'interno di siti Natura 2000. Il presente PAE interessa la ZPS IT4040014 denominata “Valli Mirandolesi” ubicata nei comuni di Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 11 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza Mirandola e Finale Emilia con un’estensione di 2727 ha. Il sito è stato designato nel febbraio del 2004 ed è definito di tipo A cioè senza relazioni con altri siti Natura 2000. 6.2 Aree protette interessate Il Piano non interessa nessuna Area Protetta. 6.3 Descrizione del sito di rete Natura 2000 Le informazioni di seguito riportate riguardanti la caratterizzazione ambientale, gli habitat e le specie di interesse comunitario del sito sono tratte dalla Scheda del Sito IT4040014 aggiornata al Giugno 2009 e dal testo “Rete Natura 2000 in Emilia-Romagna – Manuale per conoscere e conservare la biodiversità” pubblicato nel 2005. 6.3.1 Caratterizzazione ambientale Il sito è collocato nella bassa pianura modenese in prossimità del confine regionale con la Lombardia e del confine provinciale con Ferrara, in un’area scarsamente abitata ma soggetta attualmente ad agricoltura intensiva. Il sito appartiene alla regione biogeografica Continentale e ha un’altezza compresa tra gli 8 e i 13 m slm. La ZPS è delimitata a nord dallo scolo Cavo di Sotto, a ovest dalla Via Guidalina, a sud e a est dalla strada provinciale Imperiale. Le Valli sono così definite perché rappresentano aree depresse racchiuse tra percorsi fluviali attuali ed estinti corrispondenti a zone di esondazione dei fiumi Secchia, Panaro e Po, che nel corso degli anni hanno contribuito alla formazione di un territorio caratterizzato da un'alternanza di rilievi e depressioni, di dossi e di valli. In passato, per questa sua conformazione, l'area delle Valli si presentava come una vasta zona umida incisa da piccoli e grandi corsi d'acqua e da canali di scolo di diversa dimensione. Solamente nei primi decenni del '900 l'intera zona venne definitivamente bonificata per opera del Consorzio di Burana, questo portò ad una totale modificazione del territorio con la conseguente perdita dell'ambiente naturale e di un ecosistema unico come quello acquatico delle zone umide. Attualmente la ZPS è caratterizzata da vaste zone umide, stagni, praterie arbustate, terreni agricoli, siepi e boschetti realizzati prevalentemente da Aziende agricole negli anni ‘90 su terreni ritirati dalla produzione attraverso l’applicazione di misure agro ambientali comunitarie finalizzate alla creazione di ambienti per la fauna e la flora selvatiche. Le opere di rinaturalizzazione hanno favorito lo sviluppo di un’avifauna ricchissima sino a consentire la nidificazione di specie di rilevante interesse scientifico. In questa area scarsamente coltivata, molti animali hanno trovato il loro habitat ideale: è presente all’interno del sito un’Oasi di protezione della fauna “Valli di Mortizzuolo” meglio nota localmente come la “Tomina” che costituisce un punto di riferimento importante a livello non solo locale riguardo la conservazione e lo studio degli uccelli selvatici (è uno dei siti di censimento dell’avifauna, assieme a S. Martino Spino, di maggiore importanza ospitando sempre una frazione vicina o superiore al 50% del totale dei soggetti censiti in ciascun anno). Oggi questi ambienti naturali e seminaturali insieme al fitto reticolo di canali e ai bacini per l’itticoltura e agli appostamenti per la caccia preesistenti, costituiscono una delle più vaste e importanti aree di interesse naturalistico della bassa pianura. La Delibera di GR 1224 del 28.07.2008 ha approvato la classificazione delle ZPS sulla base delle tipologie ambientali presenti (Allegato 2); all’interno del sito Valli Mirandolesi sono state riscontrate le seguenti tipologie: - A: Ambienti aperti. Tipologia che raggruppa i paesaggi a mosaico, dalla montagna alla costa, composti da vari ambienti (incolti, prati, pascoli, aree a macchia e gariga, etc.) anche inframmezzati gli uni agli altri. Si tratta spesso di ambienti in gran parte modellati nei secoli dall’attività agro-silvopastorale tradizionali come il pascolo e che attualmente tendono a scomparire a causa del declino di Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 12 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza talune attività antropiche. - C: Acque lentiche e zone costiere. Tipologia che raggruppa tutte le zone umide di acqua dolce, salmastra e salata (lagune, saline, valli, paludi, laghi, casse di espansione ed invasi artificiali) ad eccezione degli ambienti fluviali. Si tratta di ambienti con caratteristiche ecologiche differenziate, spesso gestite con finalità diverse (idrauliche, produttive, ricreative o naturalistiche) che sono in grado di ospitare un elevato numero di specie ornitiche. Trattasi, infatti, di ambienti potenzialmente caratterizzati da un elevato livello di biodiversità. - D: Acque lotiche. Tipologia che raggruppa gli ambienti fluviali, comprensivi delle fasce golenali ed i canali. La loro distribuzione, soprattutto nella fascia planiziale, ha comportato una drastica riduzione degli ambienti fluviali quali lanche, golene e fasce di vegetazione arborea ed arbustiva ripariale, un tempo molto più diffusi lungo i corsi d’acqua regionali. - E: Ambienti agricoli e risaie. Tipologia che raggruppa le zone con coltivazioni intensive situate soprattutto nella fascia planiziale e collinare. In queste aree densamente occupate da seminativi e frutteti sono presenti ancora elementi di naturalità quali stagni, maceri, pozze di abbeverata, fossi, muretti a secco, siepi, filari alberati, canneti, piantate, boschetti. Il mantenimento ed il recupero di questi residuali elementi naturali e seminaturali caratterizzanti gli agroecosistemi costituisce un fattore fondamentale per la sopravvivenza di numerose specie ornitiche di interesse comunitario ancora presenti nella pianura padana. Si riportano nei paragrafi successivi gli habitat e le specie di interesse comunitario specificando che nella ZPS non sono presenti né mammiferi né pesci elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43. 6.3.2 Habitat di interesse comunitario I tipi di Habitat di interesse comunitario presenti all'interno del sito sono: - 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition che copre circa il 10% della superficie. Si tratta di habitat lacustri, palustri e di acque stagnanti eutrofiche ricche di basi con vegetazione dulciacquicola idrofitica azonale, sommersa o natante, flottante o radicante, ad ampia distribuzione, riferibile alle classi Lemnetea e Potametea; - 3260 Vegetazione sommersa di ranuncoli dei fiumi submontani e delle pianure che copre circa l'1% della superficie. Questo habitat caratteristico di acque fluenti include i corsi d’acqua, dalla pianura alla fascia montana, caratterizzati da vegetazione erbacea perenne paucispecifica formata da macrofite acquatiche a sviluppo prevalentemente subacqueo con apparati fiorali generalmente emersi del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion e muschi acquatici; - 3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente:Paspalo-Agrostidion e filari ripari di Salix e di Populus alba che copre circa il 5% della superficie. Vegetazione igro-nitrofila paucispecifica presente lungo i corsi d’acqua mediterranei a flusso permanente, su suoli permanentemente umidi e temporaneamente inondati. E’ un pascolo perenne denso, prostrato, quasi monospecifico dominato da graminacee rizomatose del genere Paspalum, al cui interno possono svilupparsi alcune piante come Cynodon dactylon e Polypogon viridis. Colonizza i depositi fluviali con granulometria fine (limosa), molto umidi e sommersi durante la maggior parte dell’anno, ricchi di materiale organico proveniente dalle acque eutrofiche. Le praterie igrofile a Paspalum paspaloides occupano gli spazi potenzialmente colonizzabili dai boschi planiziali riferibili a diversi habitat tra cui 92A0 “Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba”; - 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba che copre circa l'1% della superficie. Boschi ripariali a dominanza di Salix spp. e Populus spp. presenti lungo i corsi d’acqua del bacino del Mediterraneo, attribuibili alle alleanze Populion albae e Salicion albae. Sono diffusi sia nel piano bioclimatico mesomediterraneo che in quello termomediterraneo oltre che nel macrobioclima temperato, nella variante sub mediterranea. 6.3.3 Specie ornitiche elencate nell’Allegato I della Direttiva 79/409 Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 13 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza Il sito delle "Valli Mirandolesi" assume un ruolo rilevante a livello nazionale in quanto conta almeno 46 specie di uccelli di interesse comunitario, 14 delle quali nidificanti. Nella tabella 2 sono elencate tali specie e a seguire una sintetica descrizione di alcune di esse. Tabella 2 – Specie di interesse comunitario presenti nella ZPS CODICE A021 A022 A023 A024 A026 A027 A029 A030 A031 A032 A034 A035 A060 A072 A073 A074 A080 A081 A082 A084 A090 A094 A097 A098 A103 A119 A120 A127 A131 A132 A135 A138 A140 A151 A154 A166 A177 A193 A195 SPECIE Botaurus stellaris* Ixobrychus minutes* Nycticorax nycticorax Ardeola ralloides Egretta garzetta Egretta alba Ardea purpurea* Ciconia nigra Ciconia ciconia* Plegadis falcinellus Platalea leucorodia Phoenicopterus ruber Aythya nyroca Pernis apivorus Milvus nigrans Milvus milvus Circaetus gallicus Circus aeruginosus* Circus cyaneus Circus pygargus* Aquila clanga Pandion haliaetus Falco vespertinus* Falco columbarius Falco peregrinus Porzana porzana Porzana parva Grus grus Himantopus himantopus* Recurvirostra avosetta* Glareola pratincola Charadrius alexandrines* Pluvialis apricaria Philomachus pugnax Gallinago media Tringa glareola Larus minutus Sterna hirundo* Sterna albifrons* Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana NOME Tarabuso Tarabusino Nitticora Sgarza ciuffetto Garzetta Airone bianco maggiore Airone rosso Cicogna nera Cicogna bianca Mignattaio Spatola Fenicottero Moretta tabaccata Falco pecchiaiolo Nibbio bruno Nibbio reale Biancone Falco di palude Albanella reale Albanella minore Aquila anatraia maggiore Falco pescatore Falco cuculo Smeriglio Pellegrino Voltolino Schiribilla Gru Cavaliere d’Italia Avocetta Pernice di mare Fratino Piviere dorato Combattente Croccolone Piro piro boschereccio Gabbianello Sterna comune Fraticello 14 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza A196 Chlidonias hybridus* Mignattino piombato A197 Chlidonias niger Mignattino A222 Asio flammeus Gufo di palude A229 Alcedo atthis* Martin pescatore A272 Luscinia svecica Pettazzurro A293 Acrocephalus melanopogon Forapaglie castagnolo A338 Lanius collurio Averla piccola * Specie nidificanti Tra le specie maggiormente significative presenti nel sito Natura ne sono state scelte alcune per un approfondimento del presente studio; per la valutazione della loro importanza dal punto di vista conservazionistico è stato fatto riferimento all’inserimento nell’Allegato I della Direttiva Uccelli, individuando le specie per la cui conservazione il sito assume valore globale eccellente (Tarabuso, falco di palude, cavaliere d’Italia, mignattino piombato), e alle categorie SPEC (Species of European Conservation Concern) che BirdLife International ha definito per individuare lo stato di conservazione degli uccelli in Europa (riportate al paragrafo 8.3.1) nonché alla classificazione assunta all’interno della Lista Rossa IUCN (International Union for Conservation of Natur and Natural Resources). Per i dati sulle singole specie si è attinto da apposita bibliografia elencata in coda al testo. Tarabuso (Botaurus stellaris) Frequenta zone umide dulcicole con un’estesa copertura di erbe palustri, in particolare fragmiteti, tifeti, scirpeti, allagate almeno stagionalmente dove si mimetizza grazie al piumaggio bruno-giallastro screziato di scuro: in caso di pericolo si immobilizza puntando il collo verso il cielo e, in presenza di vento, ondeggia in sincronia con gli steli delle canne. È una specie crepuscolare difficile da incontrare, nidifica nelle zone più interne del canneto e si nutre principalmente di anfibi e rettili, più raramente di pesci. Il tarabuso viene definito “specie ombrello” per le zone umide, cioè specie la cui presenza indica una buona struttura dell’ecosistema e la cui tutela si riflette in termini di benefici su tutte le altre specie di quell’habitat. L’areale riproduttivo comprende l’Europa e l’Asia; in Europa è molto frammentato e si estende dalla Scandinavia meridionale alla Spagna. I quartieri di svernamento della popolazione europea sono nell’Europa centro-meridionale, dove le zone umide ghiacciano raramente o comunque per un breve periodo, e nel Maghreb. In Italia è presente in zone umide interne e costiere della Padania, in Toscana, Umbria, Puglia e Sardegna. Presente in Emilia-Romagna come nidificante (raro e localizzato) e molto più abbondante come svernante e migratore tra settembre e marzo-aprile. Il tarabuso si comporta nel modenese da svernante regolare, nidificando (con un numero variabile di coppie) perlomeno dai primi anni ’80. Le notizie sulla fenologia riproduttiva sono limitate perchè è una specie molto elusiva per la quale è difficile raccogliere dati e prove certe di nidificazione (l’unica prova certa è rappresentata dal canto territoriale del maschio chiamato booming). In Italia la deposizione delle uova è stata riscontrata in aprile e ai primi di maggio nelle aree palustri. La covata media è di 4 uova (3-6), incubate per 25-26 giorni; i giovani s’involano a circa 55 giorni di età. All’interno della ZPS è stata stimata una popolazione complessiva di 3-4 coppie nidificanti. La popolazione svernante, composta da individui provenienti da Germania, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia è più numerosa e valutabile in 8-14 individui. La stabilità registrata è certamente un fatto rilevante, considerando che l’ardeide sta facendo registrare a livello europeo un declino che perdura da oltre 30 anni, anche se recentemente pare essersi arrestato. Protezione esistente: - a livello U.E. – Specie globalmente minacciata, per la quale il Comitato ORNIS ha esaminato e approvato uno specifico Piano di Azione, che assiste gli Stati Membri a rispettare gli obblighi assunti attraverso la Direttiva Uccelli; la specie viene perciò considerata prioritaria per i finanziamenti LIFE NATURA. Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 15 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza - a livello internazionale – Specie inserita in Allegato 2 (inerente le specie faunistiche rigorosamente protette) della "Convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa", adottata a Berna il 19 settembre 1979. - a livello nazionale – Specie specificatamente protetta dall’art. 2 della Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. Falco di palude (Circus aeruginosus) È un rapace tipico delle zone umide dal caratteristico volo a bassa quota; la specie presenta dimorfismo sessuale con le femmine, mediamente più grandi, color cioccolata uniforme e capo e spalle color crema mentre i maschi hanno il piumaggio brunastro, mantello rosso scuro e coda e ali grigio-cenere. Il falco di palude nidifica nei canneti più fitti, il maschio costruisce da uno a più falsi nidi per l’accoppiamento mentre la femmina costruisce con gli steli della cannuccia un’ampia piattaforma sulla quale depone 3-4 uova covate per circa 30-40 giorni. Questo rapace si nutre di uccelli acquatici, micro mammiferi, anfibi e rettili in precarie condizioni; durante lo svezzamento della prole il maschio si occupa della cattura e del trasporto delle prede alla femmina che le spezzerà per distribuirle ai piccoli. Il passaggio della preda è tipico ed è chiamato footpass: la femmina, avvisata con un fischio caratteristico, raggiunge il maschio e in volo si posiziona sotto di lui e si gira, portando le zampe verso l'alto. A quel punto il maschio lascia la preda che la femmina recupera con le zampe. L’areale riproduttivo comprende Paleartico, Madagascar, Nuova Guinea, Australia e Nuova Zelanda. Come svernante è presente nell’Europa meridionale, in Africa, in Medio Oriente, in India e nell’Asia meridionale. Nella maggior parte dell’Europa centro-occidentale era quasi scomparso nell’ultimo secolo a causa delle persecuzioni e della scomparsa dell’habitat ma negli ultimi decenni il declino si è arrestato e vi è stato un rapido incremento, ancora in corso. In Emilia-Romagna è presente come nidificante, svernante e migratore. Nella ZPS Valli mirandolesi, il cui valore come sito per la conservazione della specie è eccellente, la popolazione è di 2-3 coppie. Durante le migrazioni, tra marzo e aprile e in agosto- settembre, la specie è comune mentre come svernante è localizzata con 2 individui all’interno del sito Natura. Protezione esistente: - a livello internazionale – Specie inserita in Allegato 3 (inerente le specie faunistiche protette) della "Convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa", adottata a Berna il 19 settembre 1979. Specie inserita in Allegato 2 (inerente le specie in cattivo stato di conservazione) della "Convenzione sulla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica", adottata a Bonn il 23 giugno 1979. Specie inserita nell'Allegato I del Regolamento UE 338/97, che disciplina l'applicazione della "Convenzione sul commercio internazionale di specie di flora e di fauna minacciate di estinzione", adottato a Washington il 3 Marzo 1973 ed entrato in vigore il 1 Luglio 1975. - a livello nazionale – Specie specificatamente protetta dall’art. 2 della Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus) È un uccello di medie dimensioni dal caratteristico piumaggio bianco e nero e zampe rosse più lunghe rispetto il corpo; si nutre di invertebrati nascosti nel limo sotto un velo d’acqua che cattura con il lungo becco nero; la vista ben adatta alla visione notturna gli consente di nutrirsi anche nelle notti senza luna. Nidifica negli ambienti acquitrinosi e sul bordo di laghi salmastri interni in colonie costituite da 2Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 16 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza 50 coppie, rumorose a causa degli stridi emessi nel periodo degli accoppiamenti. Nel nido, costruito a terra con ramoscelli e argilla, vengono deposte 3-4 uova giallo verde macchiate di bruno scuro. L'incubazione, che dura 25-26 giorni, e l'allevamento (circa un mese) della prole vengono effettuati da ambedue i genitori. Specie pressoché cosmopolita, l'areale riproduttivo nel Paleartico occidentale si estende dalle Isole di Capo Verde agli Urali e comprende l'Africa settentrionale, tutta l'Europa meridionale, parte dell'Europa centrale, i Paesi del Medio Oriente, l'Ucraina e la Russia meridionale. I quartieri di svernamento sono situati principalmente a sud del Sahara e un contingente di anno in anno crescente è presente nella parte meridionale della penisola Iberica, in Sardegna e nel Maghreb occidentale. In Italia la popolazione nidificante ha subito marcate fluttuazioni correlate principalmente all’andamento della superficie di zone umide disponibili di anno in anno nelle aree di svernamento della popolazione italiana; oggi la popolazione italiana nidificante (che tende ad aumentare) è la seconda per importanza in Europa, dopo quella spagnola. In Emilia-Romagna il Cavaliere d’Italia nidifica in tutti i tipi di zone umide di pianura, ad esclusione di quelle soggette alle maree, dimostrandosi assai opportunista nel colonizzare zone umide appena create o nelle quali si verificano condizioni ambientali temporaneamente favorevoli. A partire dai primi anni ‘90 il Cavaliere d’Italia in particolare si è dimostrato una delle specie più disponibili alla colonizzazione delle zone umide create ex novo. In Emilia-Romagna, oltre che nidificante, la specie è anche migratrice con picchi dei movimenti in marzo-aprile e tra fine luglio e settembre. Varie osservazioni e catture di individui inanellati indicano una buona fedeltà ai siti di nidificazione degli anni precedenti, frequenti immigrazioni di individui giovani da e verso altri Paesi europei e che i quartieri di svernamento della popolazione nidificante in Emilia-Romagna sono situati in Senegal e soprattutto in Mali. La popolazione nidificante nella ZPS è composta da 120-180 coppie. Protezione esistente: - a livello internazionale – Specie inserita in Allegato 2 (inerente le specie faunistiche rigorosamente protette) della "Convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa", adottata a Berna il 19 settembre 1979. Specie inserita in Allegato 1 (inerente le specie minacciate) della "Convenzione sulla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica", adottata a Bonn il 23 giugno 1979. - a livello nazionale – Specie specificatamente protetta dall’art. 2 della Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. Mignattino piombato (Chlidonias hybridus) È una piccola sterna di palude di colore grigio cenere uniforme, con la parte alta del petto e i lati del collo più scuri, una calottina nera sulla testa ed una stria biancastra che la separa dal collo grigio; il becco e le zampe sono rosso sangue. Si nutre di anfibi e di piccoli pesci che cattura con acrobatici tuffi. Nidifica in fitte colonie costruendo piattaforme galleggianti di vegetazione palustre; su di esse la femmina depone 3-5 uova verdastre macchiate di bruno incubate per 14-18 giorni; i pulcini vengono nutriti dai genitori fino a quando, dopo circa tre settimane, non saranno capaci di volare. In caso di pericolo sono difesi da tutti i membri della colonia che attuano la strategia del mobbing attaccando insieme l’intruso che, messo in difficoltà, sarà costretto ad allontanarsi. Specie con ampio areale comprendente Europa, Asia, Africa e Australia. In Europa l’areale riproduttivo è abbastanza frammentato e si estende dalla Penisola Iberica al Mar Caspio. Le maggiori popolazioni nidificano in Russia, Ucraina, Romania e Spagna. Seguono per importanza Francia, Croazia e Ungheria. La popolazione Italiana è concentrata in Emilia-Romagna dove la specie è stata segnalata per la prima volta come nidificante nel 1940. I quartieri di svernamento della popolazione europea sono situati nel delta del Nilo e a sud del Sahara. La popolazione nidificante nell’EmiliaRomagna ha subito negli ultimi decenni notevoli variazioni in ognuno dei siti occupati e Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 17 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza complessivamente risulta in diminuzione. Il mignattino piombato arriva a fine aprile e riparte a fine agosto. Lo status di conservazione delle specie in Europa è sfavorevole (SPEC 3). Il principale fattore di minaccia è legato alla distruzione dell’habitat in seguito alla bonifica delle zone umide, all’eutrofizzazione dell’acque e alla scomparsa della vegetazione sub emersa. Attualmente nella ZPS è presente dal 20 al 40 % dell’intera popolazione italiana e nidificano 116-155 coppie. Protezione esistente: - a livello internazionale – Specie inserita in Allegato 2 (inerente le specie faunistiche rigorosamente protette) della "Convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa", adottata a Berna il 19 settembre 1979. - a livello nazionale – Specie protetta dalla Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. Cicogna bianca (Ciconia ciconia) Specie tipica di zone pianeggianti, caratterizzate da prati irrigui, risaie, marcite, campi arati, brughiere, zone paludose aperte. Specie migratrice prevalentemente trans-shariana era ampiamente diffusa in Europa ma nell’ultimo secolo ha manifestato un drastico declino, soprattutto nella popolazione occidentale, fatto che ha coinciso con l’estinzione come nidificante in Italia. Solo a partire dagli anni 1980, in concomitanza con la creazione di “Centri Cicogne” e forti campagne di sensibilizzazione, la specie ha ripreso a nidificare stabilmente in Piemonte e quindi in altre regioni italiane. La cicogna bianca da alcuni anni è divenuta specie nidificante nel modenese ove si osservano anche esemplari svernanti. I primi arrivi si notano in marzo-aprile, mentre la partenza per i quartieri di svernamento avviene in agosto-settembre, con code fino a inizio ottobre. L’attività riproduttiva inizia pochi giorni dopo l’insediamento della coppia. Come siti di nidificazione sceglie punti elevati e facilmente accessibili come campanili, tralicci, pali, comignoli, alti edifici e, più di rado, alberi. Nella cova si alternano entrambi i genitori per 32 giorni; i giovani involano a circa 80 giorni d’età. All’interno della ZPS è stata osservata una coppia nidificante. Le osservazioni nei periodi migratori evidenziano un importante flusso post-nuziale dalla Pianura Padana verso Sud-Ovest con uscita attraverso la Valle Stura di Demonte (CN). Al contrario, la migrazione pre-nuziale interessa soprattutto la Sicilia, con particolare concentrazione sullo Stretto di Messina. Di recente è in aumento il fenomeno dello svernamento legato sia alla presenza di “Centri Cicogne”, sia a condizioni meteorologiche invernali favorevoli. Protezione esistente: - a livello internazionale – Specie inserita in Allegato 2 (inerente le specie faunistiche rigorosamente protette) della "Convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa", adottata a Berna il 19 settembre 1979. Specie inserita in Allegato 2 (inerente le specie in cattivo stato di conservazione) della "Convenzione sulla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica", adottata a Bonn il 23 giugno 1979. - a livello nazionale – Specie protetta dalla Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. Moretta tabaccata (Aythia nyroca) Piccola anatra tuffatrice dall’abito color marrone mogano con caratteristici sottocoda ed addome bianchi (il maschio ha colori più vivaci) tipica delle zone d’acqua dolce del Mediterraneo e del Mar Nero. Frequenta acque profonde (50-100 cm) con folta vegetazione elofitica sulle rive, si nutre con lunghi tuffi sia di vegetazione sommersa che di piccoli invertebrati. Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 18 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza Specie nidificante estiva e residente, migratrice e svernante, la Moretta tabaccata è attualmente una delle anatre più rare in assoluto del Paleartico, dove è in forte diminuzione in ampie porzioni dell’areale distributivo. Questa anatra, a livello europeo, è classificata come SPEC 1, cioè specie la cui sopravvivenza dipenderà dal successo delle misure di conservazione. A livello locale essa si comporta da svernante irregolare talvolta con numeri di assoluto rilievo. Nel recente passato (fine anni ’90), la moretta tabaccata è stata oggetto in ambito modenese di un progetto di reintroduzione, con risultati positivi. Infatti, a fronte del rilascio di un numero limitato di coppie (c.a. 10) sono stati registrati almeno 4 eventi riproduttivi certi, parte dei quali attribuibili a coppie selvatiche. E’ infatti noto “l’effetto calamita” che i soggetti in ambientamento esercitano nei confronti degli esemplari non domestici. Recentemente la specie è stata classificata come nidificante irregolare, con consistenze variabili tra 1 e 5 coppie. Le uova (8-10) vengono deposte tra la metà del mese di aprile e la fine di maggio, con deposizioni tardive fino alla prima metà di giugno. I movimenti migratori avvengono tra fine agosto e fine novembre e tra fine febbraio e fine aprile. L’habitat riproduttivo è caratterizzato da zone umide d’acqua dolce o moderatamente salata, eutrofiche, con acque trasparenti, profondità medie di un metro e specchi d’acqua di estensione limitata con buona copertura di vegetazione sommersa e galleggiante e cintati da vegetazione emergente (canneti e tifeti). Durante le migrazioni e in inverno si può rinvenire anche in grandi laghi, fiumi a corso lento e più di rado in lagune e stagni costieri. In tarda estate stormi numerosi di individui in muta, temporaneamente non volanti, si radunano in aree molto riparate e pressoché totalmente schermate da vegetazione emergente oppure al centro di ambienti aperti molto estesi. Nella ZPS ne è stata osservata la presenza durante la migrazione, al di fuori del periodo di nidificazione. Protezione esistente: - a livello internazionale – Specie inserita in Allegato 3 (inerente le specie faunistiche protette) della "Convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa", adottata a Berna il 19 settembre 1979. Specie inserita in Allegato 1 (inerente le specie minacciate) della "Convenzione sulla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica", adottata a Bonn il 23 giugno 1979. - a livello nazionale – Specie protetta dalla Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. 6.3.4 Specie ornitiche migratrici abituali non elencate nell’Allegato I della Direttiva 79/409 La ZPS rappresenta un’area di sosta e di alimentazione per numerose specie migratrici che si riportano nella tabella 3. Tabella 3 – Specie ornitiche migratrici abituali all’interno della ZPS CODICE A004 A005 A008 A017 A025 A028 A036 A041 A043 SPECIE Tachybaptus ruficollis* Podiceps cri status* Podiceps nigricollis Phalacrocorax carbo Bubulcus ibis Ardea cinerea* Cygnus olor* Anser albifrons Anser anser* Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana NOME Tuffetto Svasso maggiore Svasso piccolo Cormorano Airone guardabuoi Airone cenerino Cigno reale Oca lombardella Oca selvatica 19 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza A048 A050 A051 A052 A053 A054 A055 A056 A059 A061 A086 A087 A096 A099 A112 A113 A118 A123 A125 A136 A137 A141 A142 A145 A146 A147 A149 A152 A153 A155 A156 A158 A160 A161 A162 A163 A164 A165 A168 A179 A182 A183 A198 A208 A210 A212 A213 Tadorna tadorna Anas penelope Anas strepera* Anas crecca Anas platyrhynchos* Anas acuta Anas querquedula* Anas clypeata* Aythya ferina Aythya fuligula Accipiter nisus* Buteo buteo* Falco tinnunculus Falco subbuteo* Perdix perdix Coturnix coturnix* Rallus aquaticus* Gallinula chloropus* Fulica atra* Charadrius dubius* Charadrius hiaticula Pluvialis squatarola Vanellus vanellus* Calidris minuta Calidris temminckii Calidris ferruginea Calidris alpina Lymnocryptes minimus Gallinago gallinago Scolopax rusticola Limosa limosa Numenius phaeopus Numenius arquata Tringa erythropus Tringa totanu Tringa stagnatilis Tringa nebularia Tringa ochropus Actitis hypoleucos Larus ridibundus Larus canus Larus fuscus Chlidonias leucopterus Columba palumbus Streptopelia turtur* Cuculus canorus* Tyto alba* Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana Volpoca Fischione Canapiglia Alzavola Germano reale Codone Marzaiola Mestolone Moriglione Moretta Sparviere Poiana Gheppio Lodolaio Starna Quaglia Porciglione Gallinella d'acqua Folaga Corriere piccolo Corriere grosso Pivieressa Pavoncella Gambecchio Gambecchio nano Piovanello Piovanello pancianera Frullino Beccaccino Beccaccia Pittima reale Chiurlo piccolo Chiurlo Totano moro Pettegola Albastrello Pantana Piro piro culbianco Piro piro piccolo Gabbiano commune Gavina Zafferano Mignattino alibianche Colombaccio Tortora Cuculo Barbagianni 20 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza A218 A221 A226 A230 A247 A249 A250 A251 A253 A257 A259 A260 A261 A262 A265 A266 A269 A271 A273 A274 A276 A277 A283 A284 A285 A286 A287 A288 A289 A292 A295 A296 A297 A298 A311 A315 A323 A329 A330 A336 A337 A340 A342 A351 A356 A359 Athene noctua* Asio otus* Apus apus* Merops apiaster Alauda arvensis* Riparia riparia* Ptyonoprogne rupestris Hirundo rustica* Delichon urbica* Anthus pratensis Anthus spinoletta Motacilla flava* Motacilla cinerea Motacilla alba Troglodytes troglodytes Prunella modularis Erithacus rubecula Luscinia megarhynchos* Phoenicurus ochruros Phoenicurus phoenicurus Saxicola torquata* Oenanthe oenanthe Turdus merula* Turdus pilaris Turdus philomelos Turdus iliacus Turdus viscivorus Cettia cetti* Cisticola juncidis* Locustella luscinioides Acrocephalus schoenobaenus Acrocephalus palustris* Acrocephalus scirpaceus* Acrocephalus arundinaceus* Sylvia atricapilla* Phylloscopus collybita* Panurus biarmicus* Parus caeruleus* Parus major* Remiz pendulinus* Oriolus oriolus* Lanius excubitor Garrulus glandarius* Sturnus vulgaris* Passer montanus* Fringilla coelebs Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana Civetta Gufo commune Rondone Gruccione Allodola Topino Rondine Montana Rondine Balestruccio Pispola Spioncello Cutrettola Ballerina gialla Ballerina Bianca Scricciolo Passera scopaiola Pettirosso Usignolo Codirosso spazzacamino Codirosso Saltimpalo Culbianco Merlo Cesena Tordo bottaccio Tordo sassello Tordela Usignolo di fiume Beccamoschino Salciaiola Forapaglie Cannaiola verdognola Cannaiola Cannareccione Capinera Luì piccolo Basettino Cinciarella Cinciallegra Pendolino Rigogolo Averla maggiore Ghiandaia Storno Passera mattugia Fringuello 21 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza A360 A361 A363 A364 A365 A381 A383 A604 * Specie nidificanti Fringilla montifringilla Serinus serinus* Carduelis chloris* Carduelis carduelis* Carduelis spinus Emberiza schoeniclus* Miliaria calandra* Larus michahellis Peppola Verzellino Verdone Cardellino Lucarino Migliarino di palude Strillozzo Gabbiano reale zampegialle 6.3.5 Anfibi e rettili elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43 È stato segnalato come stanziale il Tritone crestato italiano, Triturus carniflex (codice 1167). L’anfibio si presenta relativamente adattabile a vari tipi di ambienti acquatici, privilegiando stagni di dimensioni medio grandi e paludi con profondità comprese tra i 20 cm e i 6 m. Il sito Natura 2000 assume un valore significativo per la conservazione di questa specie. 6.3.6 Invertebrati elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43 È presente tutto l’anno il lepidottero Lycaena dispar (codice 1060) per la cui conservazione la ZPS assume un valore significativo. Gli adulti si possono osservare in volo da maggio a settembre. Le larve svernanti hanno l'aspetto di Isopodi terrestri, mentre le pupe stanno in genere attaccate alla pianta ospite (Rumex). La specie è minacciata in tutto l'areale di distribuzione sebbene sia protetta in vari paesi d'Europa. La principale causa della diminuzione delle popolazioni è la totale scomparsa o la riduzione del loro habitat rappresentato da paludi, acquitrini e prati umidi. Anche la perdita delle tradizionali attività di gestione di questi ambienti con il regolare taglio delle canne ha portato ad un ulteriore riduzione delle popolazioni: infatti le canne impediscono la crescita di Rumex che è la pianta alimentare di questa specie. 6.3.7 Piante elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43 Nel sito è stata rinvenuta la presenza di una specie rarissima e minacciata, Marsilea quadrifolia (codice 1428) con individui il cui stato di conservazione permette, assieme ad altre caratteristiche, di stimare come buono il valore del sito per la conservazione della specie. 6.3.8 Altre specie importanti di Flora e di Fauna All’interno della ZPS si possono trovare altre specie importanti tra cui, sola rappresentante del mondo animale, la raganella italiana (Hyla intermedia) la cui popolazione risulta abbondante. Tra le specie floristiche importanti sono segnalate Leucojum aestivum, specie rara e minacciata, Nymphoides peltata e Viola pumila specie rarissime e minacciate. È stata inoltre segnalata la presenza di Sagittaria sagittifolia, Salvinia natane e Utricularia vulgaris. 6.3.9 Tipi di habitat Il sito Natura è caratterizzato dalla presenza degli habitat elencati nella tabella 4 Tabella 4 – Habitat presenti all’interno della ZPS HABITAT Corpi d’acqua interni (acque stagnanti e correnti) Torbiere, stagni, paludi , vegetazione di cinta Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana COPERTURA % 6 25 22 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza Brughiere, boscaglie, macchia, garighe, friganee Colture cerealicole estensive (incluse le colture in rotazione con maggese regolare) Praterie migliorate Altri terreni agricoli Foreste di caducifoglie COPERTURA TOTALE HABITAT 1 64 2 1 1 100 La maggior parte della superficie (89 %) ospita zone umide, stagni e seminativi. 6.3.10 Vulnerabilità I principali fattori di vulnerabilità della ZPS sono: Introduzione di specie ittiche alloctone che competono con altre specie ittiche e con gli uccelli nell'uso delle risorse trofiche, che sono predatrici e/o che distruggono habitat favorevoli per la nidificazione. Inquinamento delle acque dovuto all'immissione di sostanze inquinanti di origine industriale, civile e agricola. Presenza di specie animali esotiche naturalizzate (Myocastor coypus, Rana catesbeiana, Procambarus clarckii, Trachemys scripta): la Nutria in particolare costituisce un fattore limitante rilevante per specie vegetali e animali rare e minacciate, causando inoltre talvolta il prosciugamento di zone umide a causa della perforazione degli argini. Invasione di neofite. Attività di manutenzione dei canali durante il periodo riproduttivo di fauna e flora. Linee elettriche a media e ad alta tensione che causano la morte di uccelli per collisione e folgorazione. Avvelenamento da piombo soprattutto di Anatidi e Limicoli causato dall'utilizzo di pallini in piombo per le cartucce dei fucili da caccia. Bracconaggio. Utilizzo di esche avvelenate per il controllo illegale dei predatori e dei corvidi. 6.4 Descrizione dell’area interessata dal piano Tra i poli pianificati nel PAE, indicati al paragrafo 5.1, solo il polo 25 “Disturbata Nuova” è ubicato in prossimità della ZPS ed è pertanto oggetto dell’approfondimento del presente studio. 6.4.1 Caratterizzazione ambientale Il Polo estrattivo 25 è situato nella bassa pianura modenese nel settore nord-orientale del Comune di Mirandola ad una quota topografica media di circa 10 m s.l.m.. Dal punto di vista geomorfologico l’area ricade all’interno di aree topograficamente depresse e ribassate rispetto il piano campagna circostante denominate “Valli Le Partite”. Le litologie affioranti sono costituite prevalentemente da argille alle quali si alternano in profondità limi e sabbie con disposizione preferenziale delle lenti ovestest. A nord dell’area di Polo è presente il Dosso di Fossa di Concordia, Quarantoli, Gavello e S. Martino Spino corrispondente ad un paleoalveo, probabilmente del Fiume Secchia, altimetricamente rilevato rispetto il territorio circostante di circa 2-3 m. Il reticolo idrografico superficiale è costituito prevalentemente da cavi e canali del Consorzio di Bonifica tra i quali: Cavo di Sotto, Cavo di Sopra, Canale Bordina e Fosso Maffea. L’acquifero principale, caratterizzato da sedimenti sabbiosi arealmente molto estesi al di sotto di una copertura a granulometria fine (argille e limi), è in connessione idraulica con il Fiume Po e in condizioni di confinamento. Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 23 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza L’area è caratterizzata dalla presenza di seminativi irrigui semplici e da zone umide interne una delle quali piuttosto estesa coinvolge buona parte dell’intero polo ed ospita un “gioco di caccia”. 6.5 Presenza di connessioni ecologiche La Provincia di Modena ha approvato nel 2004 l’Agenda Strategica per lo sviluppo della rete ecologica che trae origine dai risultati del Progetto Comunitario Life Ambiente Econet. Il progetto ha affrontato lo sviluppo di reti ecologiche in territori a forte presenza di insediamenti, infrastrutture ed attività umane sotto molteplici aspetti e punti di vista che vanno dall’analisi della situazione attuale, alla valutazione delle politiche e degli attori che interagiscono sul territorio, alla sperimentazione di progetti pilota (in particolare il potenziamento della valenza ecologica dei corsi d’acqua, principali corridoi della rete di pianura), alla valutazione del ruolo del mondo agricolo ed infine al rapporto fondamentale fra progetto di rete ecologica e pianificazione del territorio. Sulla base delle conoscenze acquisite nel corso della Variante Generale al PTCP e del progetto di rete ecologica provinciale del progetto LIFE Econet, è stata individuata nel PTCP (approvato con Delibera di Consiglio Provinciale n. 46 del 18.03.2009) la rete ecologica provinciale definendone gli elementi strutturali. Dall’esame della cartografia (Tav.1.2.2 del PTCP “Tutela delle risorse naturali forestali e della biodiversità del territorio”) è emerso che sia il sito Natura 2000 che il polo estrattivo ricadono all’interno di un nodo ecologico complesso disciplinato dall’Art. 28 del PTCP e si inseriscono lungo una “direzione di collegamento per il completamento della rete”. 7. INTERFERENZE TRA LE ATTIVITA’ PREVISTE DAL PIANO E IL SISTEMA AMBIENTALE DELLA ZPS Per valutare gli effetti delle misure del PAE di Mirandola sono stati individuati alcuni criteri derivati dall’applicazione del DPR 357/97 e succ. mod. - Allegato G e i contenuti dello Schema n.1 “Contenuti dello studio di incidenza” individuato nella Delibera regionale 1191/2007. L’analisi di incidenza è stata effettuata considerando l’interazione fra le attività estrattive previste dal Piano e le componenti abiotiche e biotiche del territorio su cui ricade la ZPS considerando anche una significativa area esterna al vero e proprio perimetro. Come precedentemente esplicitato al paragrafo 6.4, è stato preso in considerazione dal presente studio il polo 25 che ricade nelle immediate vicinanze dalla ZPS Valli Mirandolesi analizzando i potenziali impatti provocati dall’attività di estrazione e le eventuali mitigazioni possibili. In particolare lo studio di Incidenza ha considerato: le caratteristiche ambientali della zona di protezione speciale (ZPS) presente nel comune di Mirandola; le specie ornitiche di interesse comunitario presenti nel sito, raggruppate per categoria sistematica e loro caratteristiche; gli habitat naturali di interesse comunitario presenti nel sito di rete Natura 2000 e loro caratteristiche ambientali; gli impatti potenziali dei macchinari e automezzi (rumori, emissioni, esalazioni, traffico veicolare) e le possibili misure di mitigazione per le componenti biotiche. 7.1 Identificazione dei possibili fattori di perturbazione e degrado derivanti dal Piano Per l’individuazione dei probabili e/o possibili fattori, derivanti dal Piano, che possono contribuire al degrado degli habitat e alla perturbazione delle specie di fauna selvatica con particolare riguardo a quella ornitica, sono state prese in considerazione le azioni descritte al paragrafo 5.2 e di ognuna valutati i possibili effetti negativi sul sistema ambientale e le relative possibili mitigazioni (Tabella 5). Dall’analisi è emerso che, tra le azioni che compongono il Piano, è l’attuazione delle previsioni estrattive pianificate che si traduce nell’attività estrattiva in senso stretto, la sola a provocare impatti Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 24 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza negativi sulle componenti biotiche ed abiotiche; a tale riguardo è opportuno rimarcare che la pianificazione estrattiva comunale ricade all’esterno del sito Natura e pertanto gli interventi sia di scavo che di recupero non interferiscono direttamente con gli habitat e le specie di interesse comunitario presenti nella ZPS. L’estrazione di materiali comporta inevitabilmente la distruzione dell’ecosistema preesistente e apre una ferita nel territorio alterandone l’equilibrio che si era venuto a creare; questo vale in particolare per quelle aree ecologicamente fragili come le zone umide ed in tale senso va posta una particolare attenzione durante lo scavo nelle aree contigue alla ZPS affinchè siano mantenute le condizioni idonee all’insediamento di specie con abitudini acquatiche. elemento. Per quel che riguarda la sistemazione delle aree scavate la perturbazione si può considerare assente; in particolare per il polo 25, oggetto di approfondimento, è previsto un recupero a carattere naturalistico il cui obiettivo è quello di ricreare zone umide e ambienti ecologicamente compatibili con quelli presenti nell’adiacente sito Natura 2000. Pertanto l’effetto di tale azione non solo non necessita di opere di mitigazione ma può avere un’incidenza positiva per la riqualificazione, dal punto di vista ecologico e paesaggistico, di un territorio che appare oggi banalizzato nella quantità e qualità degli ecosistemi presenti. Per quanto inerisce la realizzazione all’interno dei poli di bacini ad uso plurimo a basso impatto ambientale, questa azione interessa i poli 26 e 27 che gravitano lontano dalla ZPS e pertanto anche in questo caso la perturbazione è nulla e non richiede mitigazioni. Tabella 5 – Azioni del PAE, tipologie di impatto e tipologie di mitigazione AZIONI DEL PIANO Attuazione delle previsioni estrattive pianificate: Attività di scavo Carico e trasporto del materiale inerte rimosso Manutenzione dei mezzi di cantiere TIPOLOGIA DI PERTURBAZIONE E DEGRADO TIPOLOGIA DI MITIGAZIONE Scelta dei tempi di cantierizzazione, evitando i periodi di riproduzione, nidificazione delle specie. Aumento dell'inquinamento Utilizzo di terrapieni atmosferico locale indotto da parte perimetrali e di opportune dei mezzi di trasporto. alberature e siepi lungo il confine dell’intera area, per il Produzione polveri ed emissioni da controllo dei rumori e delle attività di cantierizzazione e polveri. movimentazione materiali estratti. Minimizzazione Aumento dell’inquinamento movimentazione materiali. atmosferico locale. Riduzione delle polveri attraverso periodica Incremento dei rischi d’incidente bagnatura delle piste di (p.e. legati alle attività interne di cantiere e dei cumuli di escavazione o movimentazione, materiali ecc.) Uso delle BAT (migliori Disturbi significativi da rumore da tecniche disponibili). parte dei veicoli che verranno Utilizzo di mezzi operativi utilizzati nel cantiere oppure meno inquinanti. produzione occasionale di rumori di Conferimento del materiale elevata potenza per il successivo utilizzo nell’area più vicina al punto di estrazione. Disturbo da rumore e transito (mezzi di cantiere, mezzi pesanti, pompe, generatori, ecc.). Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 25 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza Regolamentazione fasce orarie di trasporto materiali. Inquinamento d’acque Controllo stabilità del fondo superficiali/sotterranee del cantiere (accumulo (dilavamento meteorico di superfici materiali, controllo pendenze, inquinate, scarichi diretti, ecc.) canalizzazioni acque Alterazione del bilancio idrico meteoriche, ecc). sotterraneo (prime falde) nelle aree Minimizzazione dell’area di progetto ed in quelle circostanti destinata al cumulo temporaneo dei materiali Alterazione degli assetti del suolo scavati. con possibilità di contaminazione Monitoraggio puntuale (sversamenti,…) dell’area a confine con la ZPS Consumi più o meno significativi di (ubicazione piezometri con suolo fertile frequenza ravvicinata nei periodi critici/di riproduzione degli uccelli) Induzione di problemi di sicurezza per gli utenti futuri del territorio interessato (p.e. aumento del traffico attuale ed impegno eccessivo della viabilità locale da parte del traffico indotto) Riduzione dei rischi sul territorio in seguito ad azioni di presidio o maggiori controlli. Azioni di miglioramento delle funzionalità dell’ecosistema. Azioni a favore di specie Perdita complessiva di naturalità vegetali o animali di interesse. nella zona (frammentazione della Rinaturalizzazione dell’area continuità ecologica nell'ambiente Creazione di aree destinate a coinvolto) funzioni di conservazione/ di habitat equivalenti per Distruzione di elementi bilanciare la perdita di aree paesaggistici sottratte dall’attività di cava Eliminazione di vegetazione Nuove presumibili attività naturale residua economiche come indotto dell'opera ed eventuale Aumento del conflitto sociale legato creazione di nuovi posti di alla percezione negativa delle cave lavoro in seguito a idoneo Percezione visiva di nuovi elementi ripristino eco-turistico negativi sul piano estetico; dell’area intrusione paesaggistica Opportunità per sviluppo locale di conoscenze tecniche Possibile alterazione di tessuti professionali. paesaggistici culturalmente Modifiche significative (distruzione/alterazione) di habitat. Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 26 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza importanti Sistemazione delle aree Interferenza positiva in quanto è scavate previsto per il polo 25 un recupero a carattere naturalistico il cui obiettivo è quello di ricreare zone umide e ambienti ecologicamente compatibili con quelli presenti nell’adiacente sito Natura 2000. Realizzazione all’interno dei Assente in quanto coinvolge i due poli poli di bacini ad uso plurimo a che gravitano lontano dalla ZPS basso impatto ambientale. / / In merito all’impatto causato dalla presenza di viabilità limitrofa al sito Natura si precisa che i tipi di strade determinano una pressione maggiore in funzione della tipologia; il disturbo, infatti, dipende dal flusso di traffico, dal tipo di traffico (mezzi pesanti e leggeri) e dal grado d’inquinamento che si può verificare in funzione della lunghezza del tratto d’infrastruttura che interferisce con l’area protetta. Tale indagine deve essere sviluppata all’interno di Piani attuativi di maggior dettaglio. 8.VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITA’ DELL’INCIDENZA DEL PIANO 8.1 Criteri per la determinazione della significatività dell’incidenza del Piano La significatività dell’incidenza è in stretta correlazione con la garanzia del mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie animali e vegetali presenti nel sito Natura 2000 e per i quali è stato individuato. Per valutare la significatività dell’incidenza del PAE di Mirandola sulla ZPS Valli Mirandolesi, intesa come la consistenza degli effetti e degli impatti che il piano può produrre sull’integrità ambientale del sito stesso, si sono tenuti in considerazione i criteri di cui alla Tabella O della Direttiva regionale approvata con Delibera di GR 1191/2007 di seguito elencati. 1.L’attuazione del piano può comportare un ritardo nel raggiungimento degli obiettivi di conservazione per i quali è stato individuato il sito. 2. L’attuazione del piano può vanificare o ridurre i progressi ottenuti per il raggiungimento degli obiettivi di conservazione per i quali è stato individuato il sito. 3. L’attuazione del piano può eliminare o ridurre i fattori che contribuiscono a mantenere il sito in uno stato soddisfacente di conservazione. 4. L’attuazione del piano può interferire con l’equilibrio, la distribuzione e la densità degli habitat e delle specie principali che rappresentano gli indicatori delle condizioni favorevoli del sito. 5. L’attuazione del piano può provocare cambiamenti negli aspetti caratterizzanti e vitali che determinano le funzioni del sito (flussi trofici, siti riproduttivi, ecc.). 6. L’attuazione del piano può modificare le dinamiche delle relazioni che determinano la funzionalità e la struttura del sito (rapporto suolo-acqua, rapporto animali-habitat, ecc.). 7. L’attuazione del piano può interferire con le dinamiche naturali degli ecosistemi naturali o seminaturali. 8. L’attuazione del piano può determinare l’interruzione di reti o corridoi ecologici. 9. L’attuazione del piano può determinare la riduzione della superficie degli habitat. 10. L’attuazione del piano può determinare la riduzione delle popolazioni delle specie animali o vegetali. 11. L’attuazione del piano può determinare la riduzione della biodiversità del sito. Per l’analisi sono state incrociate le Azioni contenute nel Piano con i singoli habitat e le singole specie faunistiche, raggruppate per categorie, indicate negli allegati delle Direttive comunitarie 43/92 “Habitat” e 409/79 “Uccelli” individuando, nelle tabelle a seguire, i potenziali fattori di minaccia legati Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 27 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza all’attività di cava di habitat e specie. 8.2 Determinazione della significatività dell’incidenza del Piano sugli habitat Di seguito nella tabella 6 sono indicati gli habitat presenti nel sito Natura 2000 con una loro sintetica descrizione e i fattori di minaccia connessi con le attività afferenti al PAE. Tabella 6 – Habitat di interesse comunitario e fattori di minaccia Habitat Descrizione sintetica Fattori di minaccia 3150 - Laghi eutrofici Vegetazione galleggiante o naturali con vegetazione natante a lenti d’acqua, Accumulo di polveri sulle foglie; del tipo Magnopotamion o Hydrocharis morsus-ranae, Mutamenti nella circolazione Hydrocharition Salvinia natans, Nynphae alba e idrica. vegetazione sommersa costituita in prevalenza da Potamogeton sp. 3260 – Fiumi delle pianure Corsi d’acqua a lenta corrente con Accumulo di polveri sulle foglie; e montani con vegetazione vegetazione sommersa o fluitante Mutamenti nella circolazione del Ranunculion fluitantis e o muschi acquatici. idrica e nella qualità delle acque, Callitricho-Batrachion in particolare nella torbidità. 3280 – Fiumi mediterranei Sponde e fasce perilacustri a flusso permanente: colonizzate da formazioni erbacee Accumulo di polveri sulle foglie; Mutamenti nella circolazione Paspalo-Agrostidion e filari nitrofile ripari di Salix e di Populus idrica alba 92A0 - Foreste a galleria di Boschi ripariali formati in Accumulo di polveri sulle foglie; Salix alba e Populus alba prevalenza da Salix alba con inquinamento della falda Populus alba e P. nigra e arbusti superficiale. igrofili 8.3 Determinazione della significatività dell’incidenza del Piano sulle specie obiettivo di conservazione della ZPS La valutazione della significatività dell’incidenza sulle specie elencate nell’Allegato I della Direttiva Uccelli è stata effettuata per gruppi sistematici rimandando all’elaborazione di eventuali successivi Piani di maggior dettaglio e ai singoli Piani di Coltivazione uno studio di incidenza più approfondito sulle singole specie. Sono state anche considerati altri animali presenti nella ZPS di cui al paragrafo 6.3.5, 6.3.6, 6.3.8. Nella successiva Tabella 7 sono messi in evidenza, i fattori di minaccia legati all’attività di estrazione. Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 28 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza Tabella 7 – Gruppi faunistici, caratteristiche ecologiche e fattori di minaccia Gruppo faunistico Descrizione esigenze ecologiche Fattori di minaccia Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se con fossati e ristagni d’acqua) o di zone ad acque moderatamente profonde, nude o con bassa vegetazione acquatica, con sponde degradanti in cui vivono micromammiferi, macroinvertebrati, pesci e anfibi necessari per la loro alimentazione. Presenza di formazioni boschive ad alti alberi indispensabili per la nidificazione Intorbidimento per presenza di materiali limosi in sospensione nei corsi d’acqua o negli ambienti di alimentazione. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose notturne. Ciconidi Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se con fossati e ristagni d’acqua) o di zone ad acque moderatamente profonde, nude o con bassa vegetazione acquatica, con sponde degradanti in cui vivono micromammiferi, macroinvertebrati, pesci e anfibi necessari per la loro alimentazione. Presenza di formazioni boschive ad alti alberi indispensabili per la nidificazione Intorbidimento per presenza di materiali limosi in sospensione nei corsi d’acqua o negli ambienti di alimentazione. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose notturne. Fenicotteridi Predilige vaste estensioni di acque salmastre sia costiere che interne, aperte, poco profonde, ricche di nutrimento (costituito in gran parte da crostacei) e con limitato disturbo antropico. Durante le migrazioni frequenta, per periodi non prolungati, anche zone umide interne d’acqua dolce. Intorbidimento negli ambienti di alimentazione. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose notturne. Threskiornitidi Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se con fossati e ristagni d’acqua) o di zone ad acque moderatamente profonde, nude o con bassa vegetazione acquatica, con sponde degradanti in cui vivono micromammiferi, macroinvertebrati, pesci e anfibi necessari per la loro alimentazione. Intorbidimento per presenza di materiali limosi in sospensione nei corsi d’acqua o negli ambienti di alimentazione. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose notturne. Anatidi Presenza di zone ad acque libere con alternanza di canneti, giuncheti o prati inerbiti. Intorbidimento delle acque con conseguente scomparsa della vegetazione acquatica sommersa; disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose notturne. Accipitridi Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se Disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose Ardeidi Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 29 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza con fossati e ristagni d’acqua) in cui vivono e sono facilmente catturabili micromammiferi, macroinvertebrati e anfibi di cui si alimentano. Presenza di canneti inframmezzati a specchi d’acqua frequentati da fauna acquatica notturne. Pandionidi Presenza di specchi d’acqua con fauna ittica Disturbi derivanti dalle fonti luminose notturne Falconidi Presenza di superfici permanentemente inerbite in cui vivono e sono facilmente catturabili micromammiferi, insetti (soprattutto ortotteri e coleotteri) e piccoli rettili (lucertole) di cui si alimentano. Presenza di alti alberi per la nidificazione. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Rallidi Presenza di zone riparie ad acque poco profonde e folta vegetazione erbacea con cinture di arbusti. Intorbidimento delle acque con conseguente scomparsa della vegetazione acquatica sommersa; disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose notturne. Gruidi Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se con fossati e ristagni d’acqua) e zone ad acque basse con folta vegetazione di erbe palustri in cui sono disponibili i macroinvertebrati di cui si alimenta Intorbidimento per presenza di materiali limosi in sospensione nei corsi d’acqua o negli ambienti di alimentazione. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose notturne. Recurvirostridi Presenza di specchi ad acque basse alternate a zone con bassa vegetazione acquatica emersa con al loro interno isolotti adatti alla nidificazione Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Glareolidi Zone aperte, paludose e lungo le rive di laghi e fiumi. Nidificano in una piccola cavità nel terreno o nel fango. Sono abili corridori anche se amano nutrirsi in volo catturando gli insetti. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico. Scolopacidi Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se con fossati e ristagni d’acqua) in cui vivono gli invertebrati di cui si alimenta Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Caradriformi Superfici limoso/sabbioso/ghiaiose con scarsa vegetazione in prossimità delle acque e nei greti fluviali Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Laridi Presenza di superfici tabulari circondate da acque dolci o salmastre Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 30 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza Sternidi Presenza di superfici tabulari circondate da acque dolci o salmastre Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Strigidi Presenza di prati/pascoli in cui vivono e sono facilmente catturabili mammiferi e uccelli di cui si alimenta Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Alcedinidi Presenza di specchi d’acqua con fauna ittica e rive con cavità Intorbidimento per presenza di materiali limosi in sospensione nei corsi d’acqua o negli ambienti di alimentazione. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose notturne. Alaudidi Presenza di superfici permanentemente inerbite in cui nidificare, non soggette a sfalci e trinciature fino a fine luglio Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Muscicapidi Presenza di formazioni arbustive ed arboree e ricca fauna di insetti volatori Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Motacillidi Presenza di aree erbose aperte e cespugliose ricche di insetti e di semi Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Silvidi Presenza di zone umide con vegetazione a canneti, tifeti ed arbusti. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Lanidi Presenza di superfici permanentemente inerbite in cui vivono e sono facilmente catturabili i macroinvertebrati di cui si alimenta contigue a siepi, filari alberati e alberi isolati Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Emberizidi Presenza di superfici permanentemente inerbite in cui nidificare, non soggette a sfalci e trinciature fino a fine luglio Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Urodeli Presenza di superfici permanentemente inerbite (con fossati e ristagni d’acqua) e presenza di stagni, laghetti e maceri tra le superfici agricole. Acque poco profonde o aree al margine dei corsi d’acqua. Dipendenti in varie fasi del proprio ciclo biologico dalla presenza di raccolte d’acqua profonde e permanenti almeno fino alla fine dell’estate. Intorbidimento e sversamenti occasionali di sostanze tossiche in corsi d’acqua e nelle zone umide di frequentazione; disturbi derivanti dall’incremento del traffico. Frammentazione dell’habitat. Anuri Presenza di superfici permanentemente inerbite con pozze d’abbeverata e ristagni d’acqua. Acque poco profonde o aree Intorbidimento e sversamenti occasionali di sostanze tossiche in corsi d’acqua e nelle zone umide di frequentazione; disturbi derivanti Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 31 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza al margine dei corsi d’acqua. Dipendenti in varie fasi del proprio ciclo biologico dalla presenza di raccolte d’acqua sufficientemente profonde e permanenti fino alla fine dell’estate. Lepidotteri Deve essere assicurata la conservazione delle aree con presenza delle piante nutrici specie-specifiche dall’incremento del traffico. Frammentazione dell’habitat. Possibile impatto sulle piante nutrici. Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 32 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza 8.3.1 Approfondimento dei fattori di minaccia su specie di uccelli significative È stato effettuato un approfondimento dell’incidenza del Piano sulle specie descritte al paragrafo 6.3.3 considerate, sulla base di criteri precedentemente esplicitati, rappresentative della ZPS Valli Mirandolesi. Mignattino piombato (Chlidonias hybridus) Il mignattino piombato ha uno status di conservazione in Europa sfavorevole (SPEC 3). La specie è minacciata oltre che dalla presenza della nutria anche dalla gestione idraulica degli invasi artificiali in cui nidifica. È una specie strettamente dipendente per la riproduzione dal livello idrico: abbassamenti del livello idrico possono rendere i nidi accessibili ai predatori terrestri (es. cani e gatti). Viceversa innalzamenti dell’acqua durante la cova possono sommergere i nidi producendo un risultato ugualmente negativo. È questo l’aspetto sul quale è opportuno porre attenzione: per tutelare la presenza della specie, vista l’importanza a livello nazionale del sito modenese si può predisporre uno specifico monitoraggio nelle aree vicine al polo, in collaborazione con l’Ente preposto alla gestione e al monitoraggio del sito Natura 2000 nel periodo in cui avviene lo scavo. Tarabuso (Botaurus stellaris) Per questo Ardeide è disponibile un piano d’azione internazionale, predisposto dalla Commissione Europea. La specie in Europa ha uno status di conservazione sfavorevole (SPEC 3: vulnerabile), principalmente a causa della bonifica delle zone umide e per l’alterazione di quelle ancora esistenti (inquinamento, riduzione delle specie preda o mancanza di idonee forme di gestione della vegetazione o dei livelli dell’acqua). La popolazione italiana, pur aumentata negli ultimi decenni, è estremamente ridotta. I principali fattori di minaccia si individuano nella limitata disponibilità di idonee aree di nidificazione, spesso distanti tra loro, nella concentrazione della popolazione in pochi siti chiave, e nella mancanza di corrette misure di gestione dei siti occupati o potenzialmente idonei. Anche in questo la possibile variazione del livello idrico rappresenta l’elemento sul quale lo scavo può interferire. Come possibile mitigazione si può predisporre un apposito monitoraggio, eventualmente collaborando con altri Enti che hanno l’obiettivo di contribuire alla conservazione della specie e sostenere/incentivare gli interventi di miglioramento/gestione degli habitat una volta realizzati con il progetto di recupero, con particolare riferimento alla conservazione delle elofite. Moretta tabaccata (Aythia nyroca) La Moretta tabaccata è classificata, a livello globale, come prossima allo status di conservazione di specie minacciata (Near-Threatened). In Europa, dove nidifica il 75% della popolazione mondiale ha uno status di conservazione sfavorevole (SPEC 1: vulnerabile), e in Italia è stata inserita nelle Lista Rossa degli uccelli italiani come “in pericolo critico” (1999). Esistono un Piano d’azione internazionale predisposto dalla Commissione Europea e un Piano d’Azione Nazionale per la Moretta tabaccata. In Italia, le principali minacce sono rappresentate dalla degradazione e dalla perdita di habitat, dal bracconaggio, dal botulismo e dal saturnismo (causato dai pallini di piombo). La caccia a specie simili, quali la Moretta, è causa di abbattimenti involontari e dovrebbe essere sospesa per ridurre la mortalità della Moretta tabaccata e favorirne la diffusione. Anche se l’attuazione del Piano non interferisce direttamente con questa specie è possibile attuando i progetti di recupero delle cave contribuire a scala locale alla sua conservazione incentivando gli interventi di miglioramento/creazione di habitat idonei alla specie prevedendo anche un sistema di gestione della nutria e il monitoraggio dell’efficacia di quanto proposto. Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus) Non è allo stato attuale una specie in pericolo sia a livello nazionale che internazionale. È una specie minacciata dal botulismo e la cui riproduzione è legata ad una corretta gestione del sistema idrico, Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 33 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza senza repentine variazioni del livello dell’acqua; la corretta gestione delle attività estrattive non interferisce con le esigenze ecologiche di questo uccello. Cicogna bianca (Ciconia ciconia) La specie (SPEC 2: vulnerabile) è andata incontro a un costante declino dall’inizio del 1900, particolarmente allarmante per la popolazione occidentale dal 1974 al 1984. In seguito si è registrata una stabilizzazione della popolazione in buona parte dell’areale. Le cause del declino sono imputabili alla concomitanza di più fattori, come la bonifica di zone umide e l’intensificazione delle pratiche agricole per la popolazione orientale, mentre per quella occidentale è da aggiungere la sequenza di stagioni estremamente secche nei quartieri di svernamento dell’Africa occidentale. In Italia le minacce attuali riguardano principalmente la folgorazione su linee elettriche e il persistere di atti di bracconaggio. Per quanto riguarda l’attività di cava non sembra avere effetti negativi per la conservazione di tale specie. 8.3.2 Approfondimento dei fattori di minaccia su specie floristiche significative Tutte le piante segnalate all’interno della scheda del sito natura come rare e minacciate sono legate agli habitat presenti nelle zone umide e pertanto la loro conservazione è strettamente dipendente all’esistenza e alle caratteristiche qualitative di tali ambienti. Le attività estrattive (previste nel polo 25) coinvolgono aree esterne alla ZPS e quindi non interferiscono sottraendo habitat a queste specie. A seguire una sintetica descrizione delle esigenze ecologiche e dei fattori di minaccia ribadendo che attuare una gestione dell’intero ciclo estrattivo, sino al recupero finale, compatibile con le esigenze ecologiche può favorire una loro diffusione. Marsilea quadrifolia L. Un tempo abbondantemente diffusa nell’Europa centro-meridionale, è attualmente considerata rara e in diversi paesi, fra cui l’Italia, minacciata per la distruzione o alterazione degli habitat in cui vive, rappresentati da zone umide (paludi, acquitrini temporaneamente inondati), o per cambiamenti nella gestione di habitat secondari, come risaie, fossi e canali a lento corso. La numerosità in individui dei popolamenti è variabile in relazione a vari fattori quali, verosimilmente, l’andamento stagionale del livello idrico, azioni di manutenzione delle sponde con asportazione della pianta, inquinamento, interazioni con la fauna locale (nutrie, gamberi della Louisiana, anatre, ecc.). Altri fattori negativi possono essere dati dall’ombreggiamento per chiusura delle chiome degli alberi, l’eccessiva crescita della cannuccia di palude ed altri fenomeni legati alla dinamica naturale della vegetazione. Leucojum aestivum L. Specie rara, inserita nella Flora protetta della regione Emilia-Romagna in contrazione a causa della scomparsa o alterazione delle zone umide. I fattori di minaccia sono pertanto legati alla distruzione di queste zone e alla pulitura drastica delle rive di canali e fossi che attualmente costituiscono un habitat rifugio molto importante e pertanto le eventuali operazioni di manutenzione dei fossi dovrebbero evitare il periodo marzo-giugno. Viola pumila Chaix Pianta estremamente rara e a rischio di estinzione; è inclusa nelle liste rosse di diversi Paesi dell’Europa centrale. In Italia è presente solo nella pianura emiliana, ove forma piccole popolazioni viventi in tappeti erbosi e prati umidi. Nymphoides peltata (Gmelin) O. Kunze Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 34 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza Questa specie cresce nelle acque ferme o leggermente correnti (chiari, stagni , fossi), poco profonde e con tendenza a riscaldarsi. È presente in Italia soltanto in pochi ambienti adatti nella Val Padana, della Toscana, del Lazio e della Sardegna e pertanto è da considerarsi molto rara. Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 35 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza 8.4 Incidenza del PAE sulla ZPS Valli Mirandolesi Il PAE si coordina alla pianificazione già esistente a livello comunale provinciale e regionale. Per la quantificazione della significatività dell’incidenza ambientale del piano sono stati utilizzati gli indicatori in grado di misurare gli eventuali impatti sul sito, riportati in Tabella Q della Direttiva regionale approvata con Delibera di GR 1191/2007 che di seguito si riportano. 1. Perdita di superfici di habitat (percentuale) (sia nei confronti di habitat d'interesse comunitario, sia di habitat importanti per specie animali e vegetali d'interesse comunitario) 2. Frammentazione di habitat (temporanea o permanente) (sia nei confronti di habitat d'interesse comunitario, sia di habitat importanti per specie animali e vegetali d'interesse comunitario) 3. Perturbazione di habitat e specie (temporanea o permanente; livello, tipologia e distanza del disturbo) (sia nei confronti di habitat d'interesse comunitario, sia di habitat importanti per specie animali e vegetali d'interesse comunitario) 4. Riduzione della densità delle popolazioni animali e vegetali d'interesse comunitario (percentuale) 5. Livello di rarità dell’habitat o della specie animale o vegetale interessata (livello locale, regionale, nazionale, comunitario) 6. Riduzione del livello di biodiversità complessiva del sito 7. Trasformazione degli elementi naturali (acqua, aria, suolo, ecc.) 8. Modifica della struttura e perdita di funzionalità del sito Come già ricordato, tra i tre poli pianificati è il polo 25 l’unico a gravitare nei pressi della ZPS, comunque all’esterno, e per il quale si individua un’interferenza indiretta temporanea, dovuta all’incremento del traffico, del rumore e delle polveri. In sede di approvazione dei piani di coltivazione dovranno essere esplicitate le prescrizioni e le eventuali azioni di mitigazione dettagliate per i singoli progetti. Ai fini di una, il più possibile, corretta valutazione della significatività dell’incidenza si rileva anche un’interferenza positiva dovuta alla sistemazione finale con recupero naturalistico che comporta l’ampliamento della zona di interesse ambientale in coerenza con il vicino sito Natura 2000. 8.4.1 Incidenza sulle connessioni ecologiche L’attuazione del polo ubicato nel settore nord-ovest del nodo non provoca interruzioni delle connessioni ecologiche. Le interferenze con il nodo ecologico non compromettono la funzionalità della rete ecologica in virtù delle modalità di coltivazione dell’area estrattiva e del recupero finale a carattere naturalistico, coerente con le finalità della rete stessa. 9. MISURE DI MITIGAZIONE Le misure di mitigazione proposte hanno lo scopo di rendere nulla l'incidenza negativa non significativa legata all’attività di scavo prevista dal Piano. Di seguito si indicano alcuni possibili interventi volti a ridurre l’impatto delle attività estrattive sugli habitat, sulle specie e sul paesaggio da prevedere in sede di piano di coltivazione. In questo senso le presenti indicazioni vanno a integrarsi con le Norme Tecniche di Attuazione del PAE che forniscono già diverse prescrizioni che il presente documento assume in toto. Obiettivo primario delle prescrizioni è rendere i piani di coltivazione e ripristino congruenti con la destinazione finale del sito, individuata negli strumenti di pianificazione, e con le componenti del paesaggio. Si viene così a delineare un quadro generale che comprende le misure più adatte a mantenere e/o ripristinare condizioni ambientali soddisfacenti o capaci di riqualificare il territorio favorendo l’ampliamento di aree interessate dai biotopi presenti nell’adiacente ZPS in coerenza anche con quanto indicato nella Direttiva Uccelli. In generale occorre che il disturbo nelle immediate vicinanze, del sito Natura 2000 sia ridotto al Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 36 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza minimo e che, di conseguenza, si predispongano adeguati piani per la coltivazione ed il trasporto dei materiali, nonché l’esclusione della loro lavorazione in situ. Per accelerare i tempi di recupero è opportuno che il calendario degli interventi sia inserito nel piano di coltivazione e che l’estrazione dei materiali avvenga in funzione di un sollecito recupero ambientale, predisponendo l’assetto morfologico finale. Gli interventi di rinaturalizzazione hanno l’obiettivo di creare le condizioni adatte perché l’avifauna acquatica abbia a disposizione habitat idonei per la riproduzione. Occorre pertanto creare morfologie che isolino tra loro, visivamente, le coppie creando delle sinuosità o delle rientranze nelle rive, oppure impiantando strutture arbustive costituite da bassi e densi cespugli che si spingono fino al bordo dell’acqua. Un’efficace funzionalità dell’ecosistema di zona umida, che si viene a creare quale obiettivo del recupero nell’area al termine dell’estrazione, è in buona parte garantita dalla scelta delle specie vegetali da mettere a dimora e dalle strutture vegetali che si formano. Per garantire la maggiore capacità di insediamento di biocenosi diverse devono essere presenti specie erbacee da sfalcio e specie erbacee da lasciar crescere indisturbate, specie con portamento cespuglioso denso e specie più lasse; inoltre la distribuzione spaziale deve mettere a disposizione un’ampia varietà di habitat capaci di evolvere in ecosistemi complessi prevedendo siepi costituite da specie arbustive ed arboree alternate a macchie e radure. Per favorire la sopravvivenza della fauna selvatica è indispensabile la messa a dimora di specie che producono semi eduli e frutti che permangono, in particolare, fino al tardo autunno o in inverno. In sede di progettazione degli interventi è opportuno prevedere la realizzazione di “fasce cuscinetto” attorno al cantiere di adeguata ampiezza al fine di garantire una mitigazione degli impatti (soprattutto per quanto riguarda traffico, rumore e polveri) sul territorio circostante e sulle specie e gli habitat che esso ospita. Queste fasce, opportunamente strutturate in vari piani di vegetazione (erbe, arbusti e alberi ad alto fusto) costituiscono un gradiente di rinaturazione/recupero di naturalità che contribuisce a migliorare la sostenibilità ambientale delle cave. Questo risulta particolarmente importante anche alla luce dell’opportunità di dare organicità e coerenza tra questi interventi e l’esigenza, fondamentale, di realizzare sul territorio comunale una parte della struttura di “rete ecologica” provinciale che colleghi trasversalmente i temi della qualità paesaggistica e della funzionalità degli ecosistemi. 9.1 Indicazioni per la scelta delle mitigazioni nel polo 25 “Disturbata nuova” Per la mitigazione degli effetti negativi provocati dallo scavo del Polo 25 “Disturbata nuova” sul sistema ambientale si propongono le seguenti prescrizioni per l’esercizio dell’attività di cava: Il recupero finale deve essere di tipo naturalistico. Devono essere realizzate fasce tampone perimetrali al sito di escavazione con vegetazione erbacea e/o arboreo-arbustiva, di ampiezza sufficiente e utilizzando specie autoctone. Nel periodo febbraio –agosto i mezzi diretti alle aree estrattive devono utilizzare percorsi esterni al sito di Rete natura 2000. Deve essere garantita la costante bagnatura della viabilità di servizio, dei piazzali di carico, del materiale trasportato con i mezzi i quali dovranno anche essere muniti di teloni di chiusura della parte superiore del vano di carico, al fine di ridurre l’emissione di polveri. La coltivazione della cava deve avvenire procedendo per piccoli lotti di escavazione subordinando lo scavo al ripristino del lotto precedentemente scavato. Garantire il limite di sicurezza di almeno 1,50 m sopra il massimo livello della falda principale escludendo la frangia freatica superficiale interessata dagli scavi. Devono essere vietate attività che comportino improvvise e consistenti variazioni del livello dell’acqua o la riduzione della superficie di isole o zone affioranti. Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 37 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza Negli invasi o zone umide, ove realizzabili e adeguati al contesto ambientale, devono essere creati microhabitat mediante la predisposizione di aree perimetrali a pendenza 1/7 – 1/10 per un’ampiezza di almeno 10 m allo scopo di garantire un adeguato battente d’acqua anche nel caso di abbassamento del livello idrico; la profondità minima nelle vasche deve essere di 45-60 cm. Deve essere effettuato il monitoraggio del livello idrico delle zone umide man mano ripristinate, in particolar modo durante la stagione riproduttiva delle specie ornitiche presenti, al fine di evitare eccessivi sbalzi del medesimo. Qualora negli studi preliminari e a corredo dei PCS si evidenzino delle potenziali interferenze con gli habitat e le specie di interesse comunitario presenti nel sito di rete Natura 2000 dovrà essere effettuato uno specifico monitoraggio delle stesse. A tal fine è opportuno registrare con metodologie standardizzate l’evoluzione negli anni della comunità ornitica nidificante e svernante nell’area; il monitoraggio dovrebbe articolarsi in due visite, una in primavera ed una in inverno, da compiersi ogni anno e per cinque anni (arco temporale minimo per ottenere informazioni attendibili) con le stazioni d’ascolto distanti 500 m dall’area di intervento e 1000 m l’una dall’altra. Tale monitoraggio deve essere ricompreso nell’ambito del monitoraggio ambientale previsto per il polo e sottoposto a validazione da parte degli Enti competenti in materia ambientale all’interno dell’iter procedurale autorizzativo. (Accordo ex lege art. 24 LR 7/2004, Autorizzazione). Nella procedura della Valutazione di incidenza dei singoli Piani di coltivazione deve essere posta particolare attenzione ai seguenti aspetti: a) rispetto della compatibilità degli interventi previsti con le Misure generali di conservazione delle ZPS (DGR n. 1224/08); b) quando sia richiesta l’individuazione di nuovi tracciati stradali, occorre effettuare un’analisi delle possibili alternative, al fine di allontanare il più possibile queste infrastrutture dai siti della Rete Natura 2000. 9.2 Proposte per il progetto di recupero del polo 25 “Disturbata nuova” Per quanto riguarda il progetto di recupero (parte integrante del Piano di coltivazione soggetto ad autorizzazione comunale) al fine di creare le condizioni ambientali favorevoli all’insediamento di biocenosi congruenti a quelli presenti nelle Valli Mirandolesi, si consigliano i seguenti accorgimenti in coerenza con le Misure di conservazione delle ZPS sopraccitate: prevedere interventi volti al mantenimento ed all’ampliamento delle zone umide d’acqua dolce; realizzare zone a diversa profondità d'acqua con argini e rive a pendenza ridotta; progettare gli specchi d’acqua della zona umida con contorni dal profilo irregolare (con insenature e anfratti); garantire il mantenimento di un adeguato livello di acqua nelle zone umide, soprattutto nel periodo febbraio-settembre mantenere ovvero ripristinare la vegetazione sommersa, natante ed emersa e i terreni circostanti l'area umida; eseguire gli interventi volti alla diversificazione dei livelli idrici su vasta scala, per favorire il mantenimento di aree umide a differenti profondità e di aree asciutte nel periodo riproduttivo dell’avifauna; creare isole e zone affioranti idonee alla nidificazione in aree allo scopo di favorire la conservazione delle caratteristiche vegetazionali idonee all’insediamento riproduttivo di Anatidi (vegetazione elofitica) o Caradriformi (vegetazione alofila o aree prive di vegetazione); mantenere e ripristinare elementi di interesse ecologico e paesaggistico, naturali e seminaturali tradizionali degli agroecosistemi, quali stagni, maceri, pozze di abbeverata, fossi, siepi, filari alberati, piantate, canneti e boschetti; mantenere la vegetazione di ripa e dei canneti di margine prevedendo la gestione periodica degli ambiti di canneto, da realizzarsi esclusivamente al di fuori del periodo di riproduzione Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 38 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza dell'avifauna, con sfalci finalizzati alla diversificazione strutturale, al ringiovanimento, al mantenimento di specchi d'acqua liberi, favorendo i tagli a rotazione per parcelle ed evitando il taglio raso; prevedere azioni volte al controllo regolare della Nutria (da effettuare attraverso l’uso di trappole) in zone in cui la vegetazione elofitica presente può favorire la riproduzione, l’alimentazione e la sosta di specie ornitiche e nei siti adatti alla nidificazione del Mignattino piombato; individuare gli interventi per ridurre la densità di pesci fitofagi nelle zone in cui un’elevata presenza di idrofite è utile per fornire habitat di nidificazione e risorsa trofica per Moretta tabaccata e Mignattino piombato; vietare gli interventi, durante il periodo riproduttivo dell’avifauna (20 febbraio – 10 agosto), di taglio, sfalcio, trinciatura della vegetazione spontanea presente sulle sponde dei corsi d’acqua e dei canali. Praticare lo sfalcio dei prati o attraverso modalità compatibili con la riproduzione dell’avifauna, utilizzando dispositivi di involo davanti alle barre falcianti e con andamento centrifugo dello sfalcio ripristinare prati stabili, zone umide temporanee o permanenti, ampliare biotopi relitti gestiti per scopi esclusivamente ambientali, in particolare nelle aree contigue alle valli tramite il riposo dei seminativi; 9.3 Indicazioni per la gestione successiva al recupero del polo 25 “Disturbata nuova” Al fine di raggiungere l’obiettivo di creare biotopi funzionali ad accogliere le biocenosi insediatesi nell’adiacente ZPS devono essere previste adeguate misure per la gestione successiva al recupero delle aree scavate. Come precedentemente emerso uno dei problemi principali, relativo alle zone umide, è legato alla gestione dei livelli idrici. In tale direzione ricoprono un’elevata importanza le indicazioni sopraesposte relative alla morfologia e alla scelta delle specie vegetali da utilizzare per la rinaturazione delle zone umide e la corretta gestione della vegetazione (sfalci periodici basati su cicli poliennali e periodica messa all’asciutto delle vasche con interramento della vegetazione). Riveste una particolare importanza la scelta della tempistica degli interventi; ad esempio la gestione del canneto nel periodo primaverile-estivo appare una soluzione sconveniente, perchè questo tipo di habitat è selezionato da molte specie per la nidificazione (es. tarabuso, falco di palude, airone rosso), ed inoltre l’intervento è inefficace se effettuato anteriormente all’autunno, causa la ricrescita delle piante. Anche l’intervento sul livello idrico nei mesi di luglio e agosto (periodo critico per la sopravvenienza delle epidemie da botulino) risulta inopportuno per non compromettere il buon esito della nidificazione di alcune specie (es. mignattino piombato). Una strategia da prevedere risulta la parcellizzazione degli invasi, tramite un sistema di arginature interne: in questo modo si possono mantenere condizioni ambientali idonee su una porzione dell’area, avendo la possibilità di asciugarne la restante per effettuare gli interventi, abbassando al contempo il carico di spore formate da Clostridium botulinum. In termini generali e prescindendo dal tipo di vincolo che insiste su una determinata zona, risulta necessario garantire la presenza delle condizioni idonee all’insediamento delle specie con abitudini acquatiche mantenendo adeguati livelli idrici nel periodo marzo-luglio. Nelle aree solo temporaneamente allagate (es. prati umidi), dovrà essere mantenuta in acqua una superficie pari almeno al 10% di quella complessiva, per garantire ad alcuni taxa (es. pesci, anfibi, invertebrati) le condizioni minime di sopravvivenza. In questo tipo di situazioni, i lavori di manutenzione andranno effettuati solamente nel periodo agosto –febbraio. Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 39 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza 10. CONCLUSIONI Con il presente studio sono stati evidenziati i fattori di minaccia (aumento del traffico, del rumore e delle polveri) del PAE del comune di Mirandola in grado di produrre perturbazioni negative sulle specie ornitiche della ZPS Valli Mirandolesi. Si ritiene che il recupero finale della cava previsto a carattere naturalistico e le misure di mitigazione proposte consentano di ridurre l’incidenza negativa non significativa che i fattori di minaccia possono esprimere. In conseguenza di ciò l’incidenza del Piano comunale delle Attività Estrattive può dichiararsi nulla. Dott. Geol. Paolo Cestari Dott.ssa Geol. Rita Ballista Dott.ssa Geol. Erika Montanari Dott.ssa Geol. Giorgia Campana 40 Comune di Mirandola P.A.E 2011 Studio di Incidenza BIBLIOGRAFIA AA.VV. Piano Faunistico-Venatorio Provinciale, Provincia di Modena – Approvato con Del CP n.23 del 06/02/2008 Baccetti N., Dall’Antonia P., Magagnoli P., Melega L., Serra L., Soldatini C., Zenatello M. 2002. Risultati dei censimenti degli uccelli acquatici svernanti in Italia: distribuzione, stima e trend delle popolazioni nel 1991-2000. Biol. Cons. Fauna, 111: 1-240. BirdLife International, 2004. Birds in the European Union: a status assessment. 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