Piano delle Attività Estrattive del Comune di Mirandola P.A.E.

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Piano delle Attività Estrattive del Comune di Mirandola P.A.E.
sede operativa Settore
via F. Montanari, 7
sede legale Comune
p.zza Costituente,1
Dirigente
Arch.Adele Rampolla
tel. 0535 29722
fax. 0535 29711
e.mail: [email protected]
MIRANDOLA (MO)
SETTORE III – TERRITORIO E SVILUPPO ECONOMICO
Piano delle Attività Estrattive del Comune di Mirandola
P.A.E.
Volume 5 - Studio di Incidenza
Progettisti:
Dott. Geol.
PAOLO CESTARI
Dott. Geol.
RITA BALLISTA
Dott. Geol.
ERIKA MONTANARI
Dott. Geol.
GIORGIA CAMPANA
Visto il dirigente
Arch. Adele Rampolla
GIUGNO 2011
Comune di Mirandola
P.A.E 2011
Studio di Incidenza
Indice
1. Premessa
3
2. La rete Natura 2000: quadro normativo
4
2.1. Obiettivi e contenuti della Direttiva Uccelli
4
2.2. Obiettivi e contenuti della Direttiva Habitat
4
2.3. La normativa italiana
4
2.4. La normativa a livello regionale
5
2.5. La Valutazione di Incidenza
6
2.6. Natura 2000 in Emilia-Romagna
7
2.7. Natura 2000 in provincia di Modena
8
3. Dati generali del Piano
10
3.1. Titolo del Piano
10
3.2. Provincia, Comune e località interessate dal Piano
10
3.3. Soggetto proponente
10
4. Motivazioni del Piano
10
4.1. Inquadramento del Piano negli strumenti di programmazione e pianificazione vigenti
10
4.2. Finalità del Piano
10
4.3. Livello di interesse
10
4.4. Tipologia di interesse
10
4.5. Piano soggetto a VAS
11
5. Relazione tecnica descrittiva degli interventi
11
5.1. Area interessata dal Piano
11
5.2. Principali azioni previste dal Piano
11
5.3. Complementarietà con altri Piani
11
6. Relazione tecnico descrittiva dell’area interessata dal Piano e del sito di rete Natura 2000
11
6.1. Sito di rete Natura 2000 interessato
11
6.2. Aree protette interessate
12
6.3. Descrizione del sito di rete Natura 2000
12
6.4. Descrizione dell’area interessata dal Piano
23
6.5. Presenza di connessioni ecologiche
24
7. Interferenze tra le attività previste dal Piano e il sistema ambientale della ZPS
24
7.1. Identificazione dei possibili fattori di perturbazione e degrado derivanti dal Piano
24
8. Valutazione della significatività dell’incidenza del Piano
27
8.1. Criteri per la determinazione della significatività dell’incidenza del Piano
27
8.2. Determinazione della significatività dell’incidenza del Piano sugli habitat
28
8.3. Determinazione della significatività dell’incidenza del Piano sulle specie obiettivo di
conservazione della ZPS
28
8.4. Incidenza del PAE sulla ZPS Valli Mirandolesi
36
9. Misure di mitigazione
36
9.1. Indicazioni per la scelta delle mitigazioni del polo 25 “Disturbata nuova”
37
9.2. Proposte per il progetto di recupero del polo 25 “Disturbata nuova”
38
9.3. Indicazioni per la gestione successiva al recupero del polo 25 “Disturbata nuova”
39
10. Conclusioni
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Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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Bibliografia
Siti WEB consultati
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Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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1 PREMESSA
Al fine di salvaguardare la propria biodiversità, l’Unione Europea ha chiesto ai diversi stati membri di
individuare delle aree il cui insieme avrebbe consentito di ricreare una rete ecologica a livello europeo
(rete NATURA 2000) capace di garantire uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e
degli habitat naturali e seminaturali la cui conservazione appare ancora oggi fortemente minacciata.
Alla base della creazione di questa rete vi sono due normative emanate dall’Unione Europea:
- Direttiva 79/409/CEE – Direttiva Uccelli, il cui fine è quello di proteggere gli uccelli selvatici e i loro
habitat, all’interno degli stati membri;
- Direttiva 92/43/CEE – Direttiva Habitat, il cui fine è quello della salvaguardia della biodiversità in
generale, prevedendo quindi la protezione sia di specie animali e vegetali sia di habitat di particolare
valore naturalistico e rarità.
Le Direttive comunitarie in questione si basano sul principio della sussidiarietà ovvero, attraverso di
esse, l’Unione Europea delega i diversi stati membri ad individuare i siti da sottoporre a tutela e ad
impegnarsi a gestire e monitorare tale patrimonio naturalistico.
Le due Direttive comunitarie tendono a ricucire gli strappi di un territorio, quello europeo, che ha subito
molte frammentazioni degli ambienti naturali a favore dell'urbanizzazione, dell'attività industriale,
dell'agricoltura intensiva e delle infrastrutture. Garantire la sopravvivenza di molte specie significa
tutelarne l’area minima vitale e ripristinare le possibilità di comunicazione tra queste aree,
promuovendo interventi che rimuovano le minacce alle specie e agli habitat e che diano concretezza
alle potenzialità di rinaturalizzazione.
Il fine ultimo di assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente,
degli habitat naturali e delle condizioni di vita delle specie, viene perseguito concretamente sia
mediante l’applicazione di specifiche direttive ed indirizzi, oltre che di opportune modalità di verifica
della loro attuazione per la gestione, la conservazione e il monitoraggio dei medesimi habitat e specie,
sia attraverso lo studio e la valutazione di incidenza, vincolanti per piani, progetti e interventi da
realizzare all'interno o nelle adiacenze degli stessi siti della Rete Natura 2000.
In particolare la Direttiva Uccelli prevede che, per le specie considerate più minacciate (riportate
nell’Allegato I), gli Stati membri adottino misure di conservazione sia dirette sia indirette che ne
favoriscano la salvaguardia all’interno di aree di maggior interesse classificate come ZPS (Zone di
Protezione Speciale).
La Direttiva Habitat, invece, definisce degli elenchi di specie animali (esclusi gli uccelli), vegetazione e
flora rari o comunque in forte declino, la cui conservazione può essere garantita attraverso la
preservazione di particolari aree, dette SIC (Siti di Importanza Comunitaria) proposte dagli Stati
membri all’Unione Europea per una successiva valutazione e selezione.
In Italia l’individuazione delle ZPS e dei SIC da proporre è stata effettuata dalle Regioni e dalle
Province autonome di Trento e Bolzano.
Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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2. LA RETE NATURA 2000: QUADRO NORMATIVO
La creazione della rete Natura 2000 rappresenta una fase cruciale di un lungo e molto articolato
processo, iniziato dall’Unione Europea nel 1979, il cui fine ultimo era quello di ridurre l’impoverimento
della biodiversità sui territori dei diversi stati membri garantendo uno stato di conservazione
soddisfacente delle specie e dei tipi di habitat naturali e seminaturali più minacciati e tipici.
Tale percorso si è concretizzato, come già citato in premessa, nell’approvazione delle Direttive
79/409/CEE “Uccelli” e 92/43/CEE “Habitat” con le quali l’Unione Europea ha voluto proteggere le
specie animali e vegetali e gli habitat di interesse comunitario.
2.1 Obiettivi e contenuti della Direttiva Uccelli
La Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la Conservazione degli uccelli
selvatici, conosciuta anche come Direttiva Uccelli, costituisce la prima norma emanata dalla CEE in
materia di conservazione della natura ed è finalizzata alla protezione, alle gestione e alla disciplina
dello sfruttamento delle specie ornitiche viventi allo stato selvatico in Europa. In particolare, per
mantenere o adeguare la popolazione di tutte le specie di uccelli ad un livello corrispondente alle
esigenze ecologiche, scientifiche e colturali, gli Stati membri devono preservare, mantenere e
ripristinare per tutte le specie una varietà e una superficie sufficienti di biotopi e habitat attraverso:
- l’istituzione di zone di protezione;
- il mantenimento e la sistemazione, conforme alle esigenze ecologiche, degli habitat situati all’interno
e all’esterno delle zone di protezione;
- il ripristino dei biotopi distrutti;
- la creazione di biotopi.
Inoltre, la Direttiva impone la designazione come Zone di Protezione Speciale (di seguito ZPS) dei
territori più idonei, in numero e in superficie, alla conservazione delle specie ornitiche riportate
nell’Allegato I e delle specie migratrici.
A tale scopo viene attribuita particolare importanza alla protezione delle zone umide e specialmente
delle zone di importanza internazionale (ai sensi della Convenzione di Ramsar). La designazione dei
siti come ZPS deve essere effettuata dagli Stati membri e comunicata alla Commissione Europea.
2.2 Obiettivi e contenuti della Direttiva Habitat
La Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla Conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, meglio nota come Direttiva Habitat, è
finalizzata principalmente alla salvaguardia della biodiversità nell’Unione Europea tramite indirizzi
concreti per l’attuazione di vincoli e azioni da parte degli stati membri. Definisce inoltre la creazione di
un sistema coerente di aree, al fine di istituire una rete ecologica europea, la rete Natura 2000.
Più specificatamente gli obiettivi della Direttiva Habitat sono:
- la salvaguardia degli habitat naturali e seminaturali, definiti di interesse comunitario, che devono
essere protetti in quanto tali e non a causa delle specie animali e vegetali in essi presenti;
- la salvaguardia di specie animali e vegetali, definite di interesse comunitario, che devono essere
soggette a differenti misure di protezione a seconda del loro stato di conservazione.
Per raggiungere questi obiettivi la Direttiva prevede l’individuazione di Siti di Importanza Comunitaria
(di seguito SIC), cioè siti che contribuiscono in modo significativo a mantenere o ripristinare in modo
soddisfacente un habitat o specie, animali o vegetali, di interesse comunitario. I SIC proposti dagli
stati membri dopo un processo di valutazione e selezione a livello comunitario verranno designati
come Zone Speciali di Conservazione (ZSC) costituendo, assieme alle ZPS, la rete Natura 2000.
2.3 La normativa italiana
Normativa inerente la valutazione di incidenza
Per quanto riguarda le valutazioni di incidenza di piani e progetti in attuazione della direttiva "Habitat"
è disponibile un testo coordinato che integra le disposizioni riportate nei tre Decreti elencati di seguito:
Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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- DPR n. 357 - 8.9.97 (G.U. n. 219 - 23.10.97): "Regolamento recante attuazione della direttiva
92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della
fauna selvatiche";
- Ministero Ambiente D.M. 20.1.99 (G.U. n. 32 - 9.2.99): “Modifiche degli elenchi delle specie e degli
habitat (All. A e B DPR 357/97)”;
- DPR n. 120 - 12.3.03 (G.U. n. 124 - 30.5.03): "Regolamento recante modifiche ed integrazioni al
DPR 357/97 del 8.9.97 concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”.
Nel 2007, successivamente all'elaborazione del testo coordinato di cui sopra, il DPR 357/97 è stato
nuovamente modificato con un ulteriore aggiornamento degli allegati (A, B, D, E) in seguito
all'ingresso nella UE della Bulgaria e della Romania.
Il DPR 357/97, così come modificato e integrato, stabilisce all’art. 5 che ai fini della Valutazione di
Incidenza dei Piani, progetti e interventi che interessano siti della rete Natura 2000, le Regioni
definiscano le modalità di presentazione dei relativi studi, individuino le autorità competenti alla
verifica degli stessi da effettuarsi seguendo gli indirizzi di cui all’Allegato G del medesimo decreto.
Linee guida per la gestione dei Siti
Il Decreto Ministeriale 3 settembre 2002 "Linee guida per la gestione dei siti della Rete Natura 2000"
(G.U. n. 224 del 24.09.02) ha valenza di supporto tecnico-normativo all’elaborazione, da parte della
Regioni, di adeguate misure di conservazione, tra cui i piani di gestione, per i siti di rete Natura 2000
ed inoltre stabilisce che le Regioni possano legiferare su questa materia o limitarsi ad esercitare le
funzioni amministrative assegnate dal Regolamento di attuazione.
Norme relative alle Misure di Conservazione
Con il Decreto Ministeriale del 17.10.2007 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di
conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale” lo
Stato Italiano indirizza le Regioni nella definizione delle Misure di Conservazione che dovranno
applicarsi alle ZPS e alle ZSC. Attualmente un primo recepimento dei "criteri minimi uniformi" da parte
della Regione Emilia-Romagna è avvenuto attraverso la Deliberazione della propria Giunta Regionale
n. 1224 del 28.7.08.
2.4 La normativa a livello regionale
La tutela delle aree Natura 2000 nella Regione Emilia-Romagna viene regolamentata dalle seguenti
disposizioni:
- LR n. 7 del 14.04.2004 “Disposizioni in materia ambientale” che definisce i ruoli dei diversi enti
nell’ambito di applicazione della Direttiva comunitaria 92/43/CEE, nonché gli strumenti e le procedure
per la gestione dei siti della rete Natura 2000.
- LR n. 6 del 17.02.2005 "Disciplina della formazione e della gestione del sistema regionale delle Aree
naturali protette e dei siti della rete Natura 2000” e successive modifiche che, tra i vari disposti,
individua i soggetti preposti alla sorveglianza del rispetto delle norme e le sanzioni da applicare in
caso di inosservanza delle stesse.
- Le Deliberazioni della Giunta Regionale n. 167 del 13.02.06, n. 456 del 03.04.06 e n. 869
dell’11.06.08, con le quali sono stati individuati e aggiornati i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e le
Zone di Protezione Speciale (ZPS), ai sensi delle Direttive CEE “Uccelli” e “Habitat”.
- La Deliberazione della Giunta regionale n. 1435 del 17.10.06, “Misure di conservazione per la
gestione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), ai sensi delle Direttive 79/409/CEE, 92/43/CEE e
DPR 357/97 e ss.mm." e le successive modifiche (DGR n. 1935/06 e n. 1288/07), che definisce le
misure generali di conservazione per le ZPS.
- La Deliberazione della Giunta regionale n. 1191 del 30.7.07 “Approvazione direttiva contenente i
criteri di indirizzo per l'individuazione, la conservazione, la gestione ed il monitoraggio dei SIC e delle
ZPS, nonché le linee guida per l'effettuazione della valutazione di incidenza ai sensi dell'art. 2 comma
2 della L.R. n. 7/04” con la quale si definiscono le procedure amministrative per la proposta di
Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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aggiornamento dei siti esistenti e per l’individuazione di nuovi siti e, contestualmente, si definiscono i
due livelli delle misure di conservazione, quello generale, di competenza regionale, e quello specifico,
di competenza degli Enti gestori dei siti.
- La Deliberazione 1224 del 28.07.2008 “Recepimento DM n.184/07 Criteri minimi uniformi per la
definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di
Protezione Speciale (ZPS). Misure di conservazione gestione ZPS, ai sensi dirett. 79/409/CEE,
92/43/CEE e DPR 357/97 e ss.mm. e DM del 17/10/07”. Con questo atto la Regione approva le
“Misure generali di conservazione per la tutela delle ZPS dell’Emilia-Romagna” (Allegato 3) e le
“Azioni da promuovere e/o da incentivare prioritariamente per prevenire il degrado degli habitat
naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie tutelate, allo scopo di favorire il
mantenimento in un soddisfacente stato di conservazione le ZPS dell’Emilia-Romagna” (Allegato 4).
Stabilisce inoltre nell’Allegato 5 gli Enti gestori delle singole ZPS responsabili dell’adozione delle
misure specifiche di conservazione dei siti Natura 2000.
2.5 La Valutazione di Incidenza
Un aspetto di primaria importanza nella conservazione dei siti, previsto dalla Direttiva Habitat (Art. 6
Direttiva 2/43CEE e Art. 5 DPR 357/97), è la procedura preventiva della Valutazione di Incidenza, la
cui funzione è quella di tutelare le aree che costituiscono la rete Natura 2000 rispetto a interventi, piani
o progetti che potrebbero avere effetti sulla conservazione della biodiversità o che comunque,
direttamente o indirettamente, potrebbero avere un’incidenza significativa sulle specie e sugli habitat
per la cui tutela sono nati i siti.
L’Art. 6 della Direttiva Habitat 92/43/CEE ai paragrafi 3 e 4, stabilisce quanto segue:
- 3. qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso o necessario alla gestione del sito ma che
possa avere incidenza significativa su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e
progetti, forma oggetto di una valutazione appropriata dell’incidenza che ha sul sito, tenendo conto
degli obiettivi di conservazione del medesimo. Alla luce delle conclusioni della valutazione
dell’incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le autorità nazionali competenti danno il loro accordo
su tale piano o progetto soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l’integrità del
sito in causa e, se del caso, previo parere dell’opinione pubblica.
- 4. qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione di incidenza sul sito e in mancanza di
soluzioni alternative, un piano o progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante
interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni misura
compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato
membro informa la Commissione delle misure compensative adottate.
La Direttiva regionale approvata con Deliberazione della Giunta regionale n. 1191 del 30.7.07
stabilisce che tutti i Piani generali e di settore devono essere sottoposti a Valutazione di Incidenza,
procedimento finalizzato alla verifica della possibilità che le azioni individuate nello stesso, esaminate
singolarmente o in sinergia con altre, possano determinare significative incidenze negative su un sito
Natura 2000, anche in considerazione degli obiettivi di conservazione del medesimo. La Vinca ha
nello Studio di Incidenza il documento di riferimento; esso è predisposto dal soggetto proponente il
Piano e deve contenere tutti gli elementi necessari a definire e valutare i possibili impatti del Piano
sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario presenti nel sito Natura interessato.
L’Autorità competente all’effettuazione della Valutazione di Incidenza è l’Ente che approva il Piano che
formalizza le proprie conclusioni con un apposito atto, documento o con uno specifico capitolo
contenuto nel procedimento autorizzativo.
La Valutazione di Incidenza del Piano Comunale delle Attività Estrattive del Comune di Mirandola (di
seguito PAE) è ricompresa, ai sensi dell’Art. 10, comma 3, del D.Lgs. n. 4/2008, nel procedimento di
VAS; il medesimo disposto normativo stabilisce che il rapporto ambientale, presentato dal soggetto
proponente come parte integrante del Piano, debba contenere lo Studio di Incidenza.
Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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2.6 Natura 2000 in Emilia-Romagna
In seguito alla Direttiva Habitat è stato attivato, a livello nazionale, un programma cofinanziato dalla
Commissione Europea denominato Bioitaly (Biotopes Inventory of Italy), finalizzato all'individuazione
dei siti da sottoporre a tutela, che ha coinvolto tutte le regioni italiane e le province autonome di Trento
e Bolzano.
Questo lavoro attuato nel periodo 1995-1997 ha portato anche in Emilia-Romagna all'individuazione di
una serie di SIC e ZPS caratterizzati dalla presenza di habitat e specie di interesse comunitario.
L'insieme dei siti ha formato la struttura di base per la costituzione della rete Natura 2000.
L’elenco, la localizzazione e la superficie dei siti della rete Natura 2000 sono stati dettagliati in diversi
atti amministrativi approvati a partire dal 1999 e culminanti cronologicamente nella Deliberazione della
Giunta n. 512 del 20 aprile 2009 con la quale la Regione Emilia-Romagna ha proposto alcune
modifiche ai perimetri dei SIC e delle ZPS.
Dopo l’ultima fase di aggiornamento le ZPS in Emilia-Romagna sono 77, dalle iniziali 39, in gran parte
sovrapposte ai 129 SIC.
Per quanto concerne la distribuzione di queste aree in regione, si osserva come sia caratterizzata da
una certa uniformità, sia a livello provinciale che per quanto riguarda le diverse fasce altimetriche: la
distribuzione dei siti nell’intera regione si può definire pertanto sufficientemente omogenea (Figura 1).
Figura 1 – Distribuzione delle aree della rete Natura 2000 in Emilia-Romagna
Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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2.7 Natura 2000 in provincia di Modena
In provincia di Modena sono presenti 17 siti Natura 2000 che occupano complessivamente circa il 9%
dell’intera superficie territoriale; di questi 4 sono SIC, 5 sono ZPS e 8 sono sia SIC che ZPS (Figura
2). In tabella 1 è riportato l’elenco dei siti modenesi e del SIC-ZPS che pur essendo codificato in
provincia di Reggio Emilia interessa anche quella di Modena.
La rete Natura 2000 riguarda tutto il territorio provinciale ad eccezione dell’area compresa tra il
capoluogo provinciale e la media pianura (Carpi, San Prospero, Camposanto) caratterizzata da
contesti fortemente antropizzati (insediamenti urbani, industriali, colture intensive, allevamenti) dove
gli elementi naturali sono oggi quasi completamente assenti.
La distribuzione di tali aree interessa tutte le fasce altimetriche, pianura (9 siti), collina (4 siti) e
montagna (4 siti) mentre per quel che riguarda l’ambiente di riferimento, il più rappresentato è
l’ambiente umido di acqua dolce caratteristico di 7 siti, seguono le morfologie glaciali, gli ambienti
rocciosi calcarenitici, rocciosi ofiolitici e fluviali rappresentativi ognuno di 2 siti ed infine due siti hanno
come ambiente di riferimento quello forestale l’uno e quello calanchivo l’altro.
Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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Figura 2 –Rete Natura 2000 in provincia di Modena
Tabella 1 – Elenco siti rete Natura 2000 in provincia di Modena
Codice
SIC - ZPS
IT4030011
SIC-ZPS
IT4040001
SIC-ZPS
IT4040002
SIC-ZPS
IT4040003
SIC-ZPS
IT4040004
SIC-ZPS
IT4040005
SIC-ZPS
IT4040006
IT4040007
IT4040009
IT4040010
SIC
SIC
SIC-ZPS
SIC-ZPS
IT4040011
SIC-ZPS
IT4040012
SIC
IT4040013
SIC
IT4040014
IT4040015
ZPS
ZPS
IT4040016
ZPS
IT4040017
ZPS
IT4040018
ZPS
Denominazione
Cassa di espansione del
Fiume Secchia
Monte Cimone, Libro
Aperto e Lago di
Pratignano
Monte Rondinaio, Monte
Giovo
Sassi di Rocca Malatina
e di Sant’Andrea
Sassoguidano, Gaiato
Alpesigola, Sasso
Tignoso e Monte
Cantiere
Poggio Bianco Dragone
Salse di Nirano
Manzolino
Torrazzuolo
Cassa di espansione del
Fiume Panaro
Colombarone
Faeto, Varana, Torrente
Fossa
Valli mirandolesi
Valle di Gruppo
Siepi e canali di ResegaForesto
Valle delle Bruciate e
Tresinaro
Le Meleghine
Prov.
RE-MO
MO
MO
MO
MO
MO
MO
MO
MO-BO
MO
MO
MO
MO
MO
MO
MO
MO
MO
Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
Comune
Campogalliano, Modena
Fanano, Fiumalbo, Montecreto,
Riolunato, Sestola
FIumalbo, Pievepelago
Guiglia, Marano sul Panaro
Montese, Pavullo , Sestola
Frassinoro, Palavano, Pievepelago,
Riolunato
Montefiornino, Palavano
Fiorano, Sassuolo
Castelfranco Emilia
Nonantola
Modena, San cesario sul Panaro
Formigine
Prignano sulla Secchia, Serramazzoni
Finale Emilia, Mirandola
Carpi, Novi
Novi
Carpi, Novi
Finale Emilia
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3.DATI GENERALI DEL PIANO
3.1 Titolo del piano
Il Piano oggetto del presente Studio di incidenza è il “Piano comunale delle Attività Estrattive” del
Comune di Mirandola.
3.2 Provincia, comune e località interessate dal Piano
Il Piano interessa il territorio del comune di Mirandola, in provincia di Modena, in particolare riguarda
le località denominate Disturbata Nuova, Quarantoli e Gavello.
3.3 Soggetto proponente
Il soggetto proponente è il Comune di Mirandola.
4. MOTIVAZIONI DEL PIANO
Il PAE del Comune di Mirandola individua gli obiettivi della pianificazione del settore estrattivo e attua
le scelte strategiche di assetto del territorio comunale attraverso le quali si intendono raggiungere tali
obiettivi.
4.1 Inquadramento del Piano negli strumenti di programmazione e pianificazione
vigenti
Il PAE, disciplinato dall’art. 7 della LR 17/91, recepisce, nei contenuti, negli obiettivi e nei criteri di
indirizzo, la Variante Generale al Piano Infraregionale delle Attività Estrattive della Provincia di
Modena approvata con Delibera di Consiglio Provinciale n. 44 del 16.03.2009.
Il Piano individua a livello locale, in conformità e in recepimento del sopraccitato PIAE, le aree sulle
quali potrà svolgersi l’attività di estrazione di limi argillosi.
4.2 Finalità del Piano
Il Piano persegue l’obiettivo di contribuire a soddisfare il fabbisogno provinciale di limi argillosi di
bassa pianura stimato nel PIAE anche in previsione della realizzazione di un numero considerevole di
infrastrutture viarie (tra cui la Cispadana) dove questa tipologia di materiale, opportunamente
condizionata con calce, può essere impiegata; tale obiettivo si concretizza mediante l’attivazione dei
nuovi poli localizzati nella bassa pianura modenese, tra cui i tre poli ubicati in territorio mirandolese.
Il Piano ha inoltre tra le sue finalità quella di riuscire ad attuare le previsioni estrattive coerentemente
agli obiettivi di sostenibilità ambientale e territoriale.
In particolare il PAE si prefigge di limitare il consumo di risorse e di territorio prevedendo che
l’autorizzazione di parte dei volumi di inerti pianificata sia subordinata all’aggiornamento del calcolo
dei fabbisogni, sulla base delle opere infrastrutturali approvate e sulla loro progettazione
definitiva/esecutiva.
Il Piano, infine, per minimizzare gli impatti ambientali temporanei e permanenti provocati dalle
cave individua le vulnerabilità ambientali e le criticità legate all’attività estrattiva e dispone prescrizioni
funzionali a mitigare gli impatti negativi nonché la realizzazione di interventi o di opere di sistemazione
per la riqualificazione del territorio.
4.3 Livello di interesse
Il Piano interessa il territorio del comune di Mirandola.
4.4 Tipologia di interesse
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Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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Il PAE è un piano di interesse pubblico in quanto rende disponibili le risorse estrattive necessarie per
lo sviluppo e la gestione del territorio anche a livello sovracomunale.
4.5 Piano soggetto a VAS
Il PAE è soggetto a Valutazione Ambientale Strategica.
5.RELAZIONE TECNICA DESCRITTIVA DEGLI INTERVENTI
Le modalità di attuazione del Piano si realizzano tramite una serie di progetti di escavazione dotati di
specifici Piani di coltivazione corredati, qualora ricadano all’interno o nelle vicinanze della ZPS “Valli
Mirandolesi”, del relativo studio di incidenza al livello di dettaglio al quale si riferiscono i singoli
interventi estrattivi.
5.1 Area interessata dal Piano
Il Piano individua tre poli estrattivi denominati “Disturbata nuova”, “Fondo Giulia” e “Fondo Manarina”
ubicati rispettivamente nelle località di Disturbata Nuova, Quarantoli e Gavello, la cui superficie
complessiva è di 1.819.699 m2.
5.2 Principali azioni previste dal Piano
Il Piano interviene sui seguenti punti:
- Attuazione delle previsioni estrattive pianificate. Il PAE, oltre a zonizzare le aree da assoggettare
all’estrazione di limi argillosi, stabilisce le modalità di gestione dell’intero processo estrattivo, dalla
stipula degli Accordi ex Art. 24 della LR 7/04, al rilascio dell’autorizzazione estrattiva previo
adempimento delle valutazioni di carattere ambientale, dalla definizione delle tempistiche di attuazione
alla disposizione di prescrizioni vincolanti per l’esercizio dell’attività di cava.
- Sistemazione delle aree scavate. Il PAE individua la tipologia di recupero funzionale alla
riqualificazione del territorio in coerenza con gli strumenti di pianificazione sovraordinati.
- Realizzazione all’interno dei poli di bacini ad uso plurimo a basso impatto ambientale. Sulla base
delle indicazioni fornite dal Consorzio di Bonifica Burana il presente piano individua aree in cui
realizzare bacini ad uso plurimo, finalizzati oltre che a creare nuovi habitat naturalistici umidi, alla
sistemazione della rete idrica superficiale
In sintesi il Piano comunale delle Attività Estrattive definisce:
- i perimetri dei poli, nonché i quantitativi massimi estraibili ed autorizzabili;
- le destinazioni finali delle aree oggetto delle attività estrattive;
- le modalità di coltivazione delle cave e di sistemazione finale delle stesse;
- le modalità di gestione;
- il programma temporale delle attività estrattive;
- le azioni per ridurre al minimo gli impatti ambientali prevedibili.
- le modalità di attuazione del PAE: le previsioni del PAE si attuano attraverso intervento diretto,
previa approvazione dell’Accordo disciplinato dall’art. 24 della LR 7/2004.
5.3 Complementarietà con altri piani
Il PAE interagisce con il PRG, il PIAE e il PTCP.
6. RELAZIONE TECNICO-DESCRITTIVA DELL’AREA INTERESSATA DAL
PIANO E DEL SITO DI RETE NATURA 2000
6.1 Sito di rete Natura 2000 interessato
I poli estrattivi zonizzati dal Piano non ricadono all'interno di siti Natura 2000.
Il presente PAE interessa la ZPS IT4040014 denominata “Valli Mirandolesi” ubicata nei comuni di
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Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
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Mirandola e Finale Emilia con un’estensione di 2727 ha.
Il sito è stato designato nel febbraio del 2004 ed è definito di tipo A cioè senza relazioni con altri siti
Natura 2000.
6.2 Aree protette interessate
Il Piano non interessa nessuna Area Protetta.
6.3 Descrizione del sito di rete Natura 2000
Le informazioni di seguito riportate riguardanti la caratterizzazione ambientale, gli habitat e le specie di
interesse comunitario del sito sono tratte dalla Scheda del Sito IT4040014 aggiornata al Giugno 2009
e dal testo “Rete Natura 2000 in Emilia-Romagna – Manuale per conoscere e conservare la
biodiversità” pubblicato nel 2005.
6.3.1 Caratterizzazione ambientale
Il sito è collocato nella bassa pianura modenese in prossimità del confine regionale con la Lombardia
e del confine provinciale con Ferrara, in un’area scarsamente abitata ma soggetta attualmente ad
agricoltura intensiva. Il sito appartiene alla regione biogeografica Continentale e ha un’altezza
compresa tra gli 8 e i 13 m slm.
La ZPS è delimitata a nord dallo scolo Cavo di Sotto, a ovest dalla Via Guidalina, a sud e a est dalla
strada provinciale Imperiale.
Le Valli sono così definite perché rappresentano aree depresse racchiuse tra percorsi fluviali attuali ed
estinti corrispondenti a zone di esondazione dei fiumi Secchia, Panaro e Po, che nel corso degli anni
hanno contribuito alla formazione di un territorio caratterizzato da un'alternanza di rilievi e depressioni,
di dossi e di valli. In passato, per questa sua conformazione, l'area delle Valli si presentava come una
vasta zona umida incisa da piccoli e grandi corsi d'acqua e da canali di scolo di diversa dimensione.
Solamente nei primi decenni del '900 l'intera zona venne definitivamente bonificata per opera del
Consorzio di Burana, questo portò ad una totale modificazione del territorio con la conseguente
perdita dell'ambiente naturale e di un ecosistema unico come quello acquatico delle zone umide.
Attualmente la ZPS è caratterizzata da vaste zone umide, stagni, praterie arbustate, terreni agricoli,
siepi e boschetti realizzati prevalentemente da Aziende agricole negli anni ‘90 su terreni ritirati dalla
produzione attraverso l’applicazione di misure agro ambientali comunitarie finalizzate alla creazione di
ambienti per la fauna e la flora selvatiche. Le opere di rinaturalizzazione hanno favorito lo sviluppo di
un’avifauna ricchissima sino a consentire la nidificazione di specie di rilevante interesse scientifico. In
questa area scarsamente coltivata, molti animali hanno trovato il loro habitat ideale: è presente
all’interno del sito un’Oasi di protezione della fauna “Valli di Mortizzuolo” meglio nota localmente come
la “Tomina” che costituisce un punto di riferimento importante a livello non solo locale riguardo la
conservazione e lo studio degli uccelli selvatici (è uno dei siti di censimento dell’avifauna, assieme a
S. Martino Spino, di maggiore importanza ospitando sempre una frazione vicina o superiore al 50%
del totale dei soggetti censiti in ciascun anno).
Oggi questi ambienti naturali e seminaturali insieme al fitto reticolo di canali e ai bacini per l’itticoltura
e agli appostamenti per la caccia preesistenti, costituiscono una delle più vaste e importanti aree di
interesse naturalistico della bassa pianura.
La Delibera di GR 1224 del 28.07.2008 ha approvato la classificazione delle ZPS sulla base delle
tipologie ambientali presenti (Allegato 2); all’interno del sito Valli Mirandolesi sono state riscontrate le
seguenti tipologie:
- A: Ambienti aperti. Tipologia che raggruppa i paesaggi a mosaico, dalla montagna alla costa,
composti da vari ambienti (incolti, prati, pascoli, aree a macchia e gariga, etc.) anche inframmezzati gli
uni agli altri. Si tratta spesso di ambienti in gran parte modellati nei secoli dall’attività agro-silvopastorale tradizionali come il pascolo e che attualmente tendono a scomparire a causa del declino di
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talune attività antropiche.
- C: Acque lentiche e zone costiere. Tipologia che raggruppa tutte le zone umide di acqua dolce,
salmastra e salata (lagune, saline, valli, paludi, laghi, casse di espansione ed invasi artificiali) ad
eccezione degli ambienti fluviali. Si tratta di ambienti con caratteristiche ecologiche differenziate,
spesso gestite con finalità diverse (idrauliche, produttive, ricreative o naturalistiche) che sono in grado
di ospitare un elevato numero di specie ornitiche. Trattasi, infatti, di ambienti potenzialmente
caratterizzati da un elevato livello di biodiversità.
- D: Acque lotiche. Tipologia che raggruppa gli ambienti fluviali, comprensivi delle fasce golenali ed i
canali. La loro distribuzione, soprattutto nella fascia planiziale, ha comportato una drastica riduzione
degli ambienti fluviali quali lanche, golene e fasce di vegetazione arborea ed arbustiva ripariale, un
tempo molto più diffusi lungo i corsi d’acqua regionali.
- E: Ambienti agricoli e risaie. Tipologia che raggruppa le zone con coltivazioni intensive situate
soprattutto nella fascia planiziale e collinare. In queste aree densamente occupate da seminativi e
frutteti sono presenti ancora elementi di naturalità quali stagni, maceri, pozze di abbeverata, fossi,
muretti a secco, siepi, filari alberati, canneti, piantate, boschetti. Il mantenimento ed il recupero di
questi residuali elementi naturali e seminaturali caratterizzanti gli agroecosistemi costituisce un fattore
fondamentale per la sopravvivenza di numerose specie ornitiche di interesse comunitario ancora
presenti nella pianura padana.
Si riportano nei paragrafi successivi gli habitat e le specie di interesse comunitario specificando che
nella ZPS non sono presenti né mammiferi né pesci elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43.
6.3.2 Habitat di interesse comunitario
I tipi di Habitat di interesse comunitario presenti all'interno del sito sono:
- 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition che copre
circa il 10% della superficie. Si tratta di habitat lacustri, palustri e di acque stagnanti eutrofiche ricche
di basi con vegetazione dulciacquicola idrofitica azonale, sommersa o natante, flottante o radicante,
ad ampia distribuzione, riferibile alle classi Lemnetea e Potametea;
- 3260 Vegetazione sommersa di ranuncoli dei fiumi submontani e delle pianure che copre circa l'1%
della superficie. Questo habitat caratteristico di acque fluenti include i corsi d’acqua, dalla pianura alla
fascia montana, caratterizzati da vegetazione erbacea perenne paucispecifica formata da macrofite
acquatiche a sviluppo prevalentemente subacqueo con apparati fiorali generalmente emersi del
Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion e muschi acquatici;
- 3280 Fiumi mediterranei a flusso permanente:Paspalo-Agrostidion e filari ripari di Salix e di Populus
alba che copre circa il 5% della superficie. Vegetazione igro-nitrofila paucispecifica presente lungo i
corsi d’acqua mediterranei a flusso permanente, su suoli permanentemente umidi e temporaneamente
inondati. E’ un pascolo perenne denso, prostrato, quasi monospecifico dominato da graminacee
rizomatose del genere Paspalum, al cui interno possono svilupparsi alcune piante come Cynodon
dactylon e Polypogon viridis. Colonizza i depositi fluviali con granulometria fine (limosa), molto umidi e
sommersi durante la maggior parte dell’anno, ricchi di materiale organico proveniente dalle acque
eutrofiche. Le praterie igrofile a Paspalum paspaloides occupano gli spazi potenzialmente
colonizzabili dai boschi planiziali riferibili a diversi habitat tra cui 92A0 “Foreste a galleria di Salix alba
e Populus alba”;
- 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba che copre circa l'1% della superficie. Boschi
ripariali a dominanza di Salix spp. e Populus spp. presenti lungo i corsi d’acqua del bacino del
Mediterraneo, attribuibili alle alleanze Populion albae e Salicion albae. Sono diffusi sia nel piano
bioclimatico mesomediterraneo che in quello termomediterraneo oltre che nel macrobioclima
temperato, nella variante sub mediterranea.
6.3.3 Specie ornitiche elencate nell’Allegato I della Direttiva 79/409
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Il sito delle "Valli Mirandolesi" assume un ruolo rilevante a livello nazionale in quanto conta almeno 46
specie di uccelli di interesse comunitario, 14 delle quali nidificanti. Nella tabella 2 sono elencate tali
specie e a seguire una sintetica descrizione di alcune di esse.
Tabella 2 – Specie di interesse comunitario presenti nella ZPS
CODICE
A021
A022
A023
A024
A026
A027
A029
A030
A031
A032
A034
A035
A060
A072
A073
A074
A080
A081
A082
A084
A090
A094
A097
A098
A103
A119
A120
A127
A131
A132
A135
A138
A140
A151
A154
A166
A177
A193
A195
SPECIE
Botaurus stellaris*
Ixobrychus minutes*
Nycticorax nycticorax
Ardeola ralloides
Egretta garzetta
Egretta alba
Ardea purpurea*
Ciconia nigra
Ciconia ciconia*
Plegadis falcinellus
Platalea leucorodia
Phoenicopterus ruber
Aythya nyroca
Pernis apivorus
Milvus nigrans
Milvus milvus
Circaetus gallicus
Circus aeruginosus*
Circus cyaneus
Circus pygargus*
Aquila clanga
Pandion haliaetus
Falco vespertinus*
Falco columbarius
Falco peregrinus
Porzana porzana
Porzana parva
Grus grus
Himantopus himantopus*
Recurvirostra avosetta*
Glareola pratincola
Charadrius alexandrines*
Pluvialis apricaria
Philomachus pugnax
Gallinago media
Tringa glareola
Larus minutus
Sterna hirundo*
Sterna albifrons*
Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
NOME
Tarabuso
Tarabusino
Nitticora
Sgarza ciuffetto
Garzetta
Airone bianco maggiore
Airone rosso
Cicogna nera
Cicogna bianca
Mignattaio
Spatola
Fenicottero
Moretta tabaccata
Falco pecchiaiolo
Nibbio bruno
Nibbio reale
Biancone
Falco di palude
Albanella reale
Albanella minore
Aquila anatraia maggiore
Falco pescatore
Falco cuculo
Smeriglio
Pellegrino
Voltolino
Schiribilla
Gru
Cavaliere d’Italia
Avocetta
Pernice di mare
Fratino
Piviere dorato
Combattente
Croccolone
Piro piro boschereccio
Gabbianello
Sterna comune
Fraticello
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P.A.E 2011
Studio di Incidenza
A196
Chlidonias hybridus*
Mignattino piombato
A197
Chlidonias niger
Mignattino
A222
Asio flammeus
Gufo di palude
A229
Alcedo atthis*
Martin pescatore
A272
Luscinia svecica
Pettazzurro
A293
Acrocephalus melanopogon Forapaglie castagnolo
A338
Lanius collurio
Averla piccola
* Specie nidificanti
Tra le specie maggiormente significative presenti nel sito Natura ne sono state scelte alcune per un
approfondimento del presente studio; per la valutazione della loro importanza dal punto di vista
conservazionistico è stato fatto riferimento all’inserimento nell’Allegato I della Direttiva Uccelli,
individuando le specie per la cui conservazione il sito assume valore globale eccellente (Tarabuso,
falco di palude, cavaliere d’Italia, mignattino piombato), e alle categorie SPEC (Species of European
Conservation Concern) che BirdLife International ha definito per individuare lo stato di conservazione
degli uccelli in Europa (riportate al paragrafo 8.3.1) nonché alla classificazione assunta all’interno della
Lista Rossa IUCN (International Union for Conservation of Natur and Natural Resources).
Per i dati sulle singole specie si è attinto da apposita bibliografia elencata in coda al testo.
Tarabuso (Botaurus stellaris)
Frequenta zone umide dulcicole con un’estesa copertura di erbe palustri, in particolare fragmiteti, tifeti,
scirpeti, allagate almeno stagionalmente dove si mimetizza grazie al piumaggio bruno-giallastro
screziato di scuro: in caso di pericolo si immobilizza puntando il collo verso il cielo e, in presenza di
vento, ondeggia in sincronia con gli steli delle canne. È una specie crepuscolare difficile da incontrare,
nidifica nelle zone più interne del canneto e si nutre principalmente di anfibi e rettili, più raramente di
pesci.
Il tarabuso viene definito “specie ombrello” per le zone umide, cioè specie la cui presenza indica una
buona struttura dell’ecosistema e la cui tutela si riflette in termini di benefici su tutte le altre specie di
quell’habitat.
L’areale riproduttivo comprende l’Europa e l’Asia; in Europa è molto frammentato e si estende dalla
Scandinavia meridionale alla Spagna. I quartieri di svernamento della popolazione europea sono
nell’Europa centro-meridionale, dove le zone umide ghiacciano raramente o comunque per un breve
periodo, e nel Maghreb. In Italia è presente in zone umide interne e costiere della Padania, in
Toscana, Umbria, Puglia e Sardegna. Presente in Emilia-Romagna come nidificante (raro e
localizzato) e molto più abbondante come svernante e migratore tra settembre e marzo-aprile. Il
tarabuso si comporta nel modenese da svernante regolare, nidificando (con un numero variabile di
coppie) perlomeno dai primi anni ’80. Le notizie sulla fenologia riproduttiva sono limitate perchè è una
specie molto elusiva per la quale è difficile raccogliere dati e prove certe di nidificazione (l’unica prova
certa è rappresentata dal canto territoriale del maschio chiamato booming). In Italia la deposizione
delle uova è stata riscontrata in aprile e ai primi di maggio nelle aree palustri. La covata media è di 4
uova (3-6), incubate per 25-26 giorni; i giovani s’involano a circa 55 giorni di età.
All’interno della ZPS è stata stimata una popolazione complessiva di 3-4 coppie nidificanti. La
popolazione svernante, composta da individui provenienti da Germania, Ungheria, Repubblica Ceca e
Slovacchia è più numerosa e valutabile in 8-14 individui. La stabilità registrata è certamente un fatto
rilevante, considerando che l’ardeide sta facendo registrare a livello europeo un declino che perdura
da oltre 30 anni, anche se recentemente pare essersi arrestato.
Protezione esistente:
- a livello U.E. –
Specie globalmente minacciata, per la quale il Comitato ORNIS ha esaminato e approvato uno
specifico Piano di Azione, che assiste gli Stati Membri a rispettare gli obblighi assunti attraverso la
Direttiva Uccelli; la specie viene perciò considerata prioritaria per i finanziamenti LIFE NATURA.
Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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Studio di Incidenza
- a livello internazionale –
Specie inserita in Allegato 2 (inerente le specie faunistiche rigorosamente protette) della
"Convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa", adottata a
Berna il 19 settembre 1979.
- a livello nazionale –
Specie specificatamente protetta dall’art. 2 della Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la
protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”.
Falco di palude (Circus aeruginosus)
È un rapace tipico delle zone umide dal caratteristico volo a bassa quota; la specie presenta
dimorfismo sessuale con le femmine, mediamente più grandi, color cioccolata uniforme e capo e
spalle color crema mentre i maschi hanno il piumaggio brunastro, mantello rosso scuro e coda e ali
grigio-cenere.
Il falco di palude nidifica nei canneti più fitti, il maschio costruisce da uno a più falsi nidi per
l’accoppiamento mentre la femmina costruisce con gli steli della cannuccia un’ampia piattaforma sulla
quale depone 3-4 uova covate per circa 30-40 giorni.
Questo rapace si nutre di uccelli acquatici, micro mammiferi, anfibi e rettili in precarie condizioni;
durante lo svezzamento della prole il maschio si occupa della cattura e del trasporto delle prede alla
femmina che le spezzerà per distribuirle ai piccoli. Il passaggio della preda è tipico ed è chiamato footpass: la femmina, avvisata con un fischio caratteristico, raggiunge il maschio e in volo si posiziona
sotto di lui e si gira, portando le zampe verso l'alto. A quel punto il maschio lascia la preda che la
femmina recupera con le zampe.
L’areale riproduttivo comprende Paleartico, Madagascar, Nuova Guinea, Australia e Nuova Zelanda.
Come svernante è presente nell’Europa meridionale, in Africa, in Medio Oriente, in India e nell’Asia
meridionale. Nella maggior parte dell’Europa centro-occidentale era quasi scomparso nell’ultimo
secolo a causa delle persecuzioni e della scomparsa dell’habitat ma negli ultimi decenni il declino si è
arrestato e vi è stato un rapido incremento, ancora in corso. In Emilia-Romagna è presente come
nidificante, svernante e migratore. Nella ZPS Valli mirandolesi, il cui valore come sito per la
conservazione della specie è eccellente, la popolazione è di 2-3 coppie. Durante le migrazioni, tra
marzo e aprile e in agosto- settembre, la specie è comune mentre come svernante è localizzata con 2
individui all’interno del sito Natura.
Protezione esistente:
- a livello internazionale –
Specie inserita in Allegato 3 (inerente le specie faunistiche protette) della "Convenzione sulla
conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa", adottata a Berna il 19 settembre
1979.
Specie inserita in Allegato 2 (inerente le specie in cattivo stato di conservazione) della "Convenzione
sulla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica", adottata a Bonn il 23
giugno 1979.
Specie inserita nell'Allegato I del Regolamento UE 338/97, che disciplina l'applicazione della
"Convenzione sul commercio internazionale di specie di flora e di fauna minacciate di estinzione",
adottato a Washington il 3 Marzo 1973 ed entrato in vigore il 1 Luglio 1975.
- a livello nazionale –
Specie specificatamente protetta dall’art. 2 della Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la
protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”.
Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus)
È un uccello di medie dimensioni dal caratteristico piumaggio bianco e nero e zampe rosse più lunghe
rispetto il corpo; si nutre di invertebrati nascosti nel limo sotto un velo d’acqua che cattura con il lungo
becco nero; la vista ben adatta alla visione notturna gli consente di nutrirsi anche nelle notti senza
luna. Nidifica negli ambienti acquitrinosi e sul bordo di laghi salmastri interni in colonie costituite da 2Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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50 coppie, rumorose a causa degli stridi emessi nel periodo degli accoppiamenti. Nel nido, costruito a
terra con ramoscelli e argilla, vengono deposte 3-4 uova giallo verde macchiate di bruno scuro.
L'incubazione, che dura 25-26 giorni, e l'allevamento (circa un mese) della prole vengono effettuati da
ambedue i genitori.
Specie pressoché cosmopolita, l'areale riproduttivo nel Paleartico occidentale si estende dalle Isole di
Capo Verde agli Urali e comprende l'Africa settentrionale, tutta l'Europa meridionale, parte dell'Europa
centrale, i Paesi del Medio Oriente, l'Ucraina e la Russia meridionale. I quartieri di svernamento sono
situati principalmente a sud del Sahara e un contingente di anno in anno crescente è presente nella
parte meridionale della penisola Iberica, in Sardegna e nel Maghreb occidentale.
In Italia la popolazione nidificante ha subito marcate fluttuazioni correlate principalmente
all’andamento della superficie di zone umide disponibili di anno in anno nelle aree di svernamento
della popolazione italiana; oggi la popolazione italiana nidificante (che tende ad aumentare) è la
seconda per importanza in Europa, dopo quella spagnola.
In Emilia-Romagna il Cavaliere d’Italia nidifica in tutti i tipi di zone umide di pianura, ad esclusione di
quelle soggette alle maree, dimostrandosi assai opportunista nel colonizzare zone umide appena
create o nelle quali si verificano condizioni ambientali temporaneamente favorevoli. A partire dai primi
anni ‘90 il Cavaliere d’Italia in particolare si è dimostrato una delle specie più disponibili alla
colonizzazione delle zone umide create ex novo. In Emilia-Romagna, oltre che nidificante, la specie è
anche migratrice con picchi dei movimenti in marzo-aprile e tra fine luglio e settembre.
Varie osservazioni e catture di individui inanellati indicano una buona fedeltà ai siti di nidificazione
degli anni precedenti, frequenti immigrazioni di individui giovani da e verso altri Paesi europei e che i
quartieri di svernamento della popolazione nidificante in Emilia-Romagna sono situati in Senegal e
soprattutto in Mali.
La popolazione nidificante nella ZPS è composta da 120-180 coppie.
Protezione esistente:
- a livello internazionale –
Specie inserita in Allegato 2 (inerente le specie faunistiche rigorosamente protette) della
"Convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa", adottata a
Berna il 19 settembre 1979.
Specie inserita in Allegato 1 (inerente le specie minacciate) della "Convenzione sulla conservazione
delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica", adottata a Bonn il 23 giugno 1979.
- a livello nazionale –
Specie specificatamente protetta dall’art. 2 della Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la
protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”.
Mignattino piombato (Chlidonias hybridus)
È una piccola sterna di palude di colore grigio cenere uniforme, con la parte alta del petto e i lati del
collo più scuri, una calottina nera sulla testa ed una stria biancastra che la separa dal collo grigio; il
becco e le zampe sono rosso sangue. Si nutre di anfibi e di piccoli pesci che cattura con acrobatici
tuffi. Nidifica in fitte colonie costruendo piattaforme galleggianti di vegetazione palustre; su di esse la
femmina depone 3-5 uova verdastre macchiate di bruno incubate per 14-18 giorni; i pulcini vengono
nutriti dai genitori fino a quando, dopo circa tre settimane, non saranno capaci di volare. In caso di
pericolo sono difesi da tutti i membri della colonia che attuano la strategia del mobbing attaccando
insieme l’intruso che, messo in difficoltà, sarà costretto ad allontanarsi.
Specie con ampio areale comprendente Europa, Asia, Africa e Australia. In Europa l’areale
riproduttivo è abbastanza frammentato e si estende dalla Penisola Iberica al Mar Caspio. Le maggiori
popolazioni nidificano in Russia, Ucraina, Romania e Spagna. Seguono per importanza Francia,
Croazia e Ungheria. La popolazione Italiana è concentrata in Emilia-Romagna dove la specie è stata
segnalata per la prima volta come nidificante nel 1940. I quartieri di svernamento della popolazione
europea sono situati nel delta del Nilo e a sud del Sahara. La popolazione nidificante nell’EmiliaRomagna ha subito negli ultimi decenni notevoli variazioni in ognuno dei siti occupati e
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Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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Studio di Incidenza
complessivamente risulta in diminuzione. Il mignattino piombato arriva a fine aprile e riparte a fine
agosto. Lo status di conservazione delle specie in Europa è sfavorevole (SPEC 3).
Il principale fattore di minaccia è legato alla distruzione dell’habitat in seguito alla bonifica delle zone
umide, all’eutrofizzazione dell’acque e alla scomparsa della vegetazione sub emersa. Attualmente
nella ZPS è presente dal 20 al 40 % dell’intera popolazione italiana e nidificano 116-155 coppie.
Protezione esistente:
- a livello internazionale –
Specie inserita in Allegato 2 (inerente le specie faunistiche rigorosamente protette) della
"Convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa", adottata a
Berna il 19 settembre 1979.
- a livello nazionale –
Specie protetta dalla Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica
omeoterma e per il prelievo venatorio”.
Cicogna bianca (Ciconia ciconia)
Specie tipica di zone pianeggianti, caratterizzate da prati irrigui, risaie, marcite, campi arati, brughiere,
zone paludose aperte.
Specie migratrice prevalentemente trans-shariana era ampiamente diffusa in Europa ma nell’ultimo
secolo ha manifestato un drastico declino, soprattutto nella popolazione occidentale, fatto che ha
coinciso con l’estinzione come nidificante in Italia. Solo a partire dagli anni 1980, in concomitanza con
la creazione di “Centri Cicogne” e forti campagne di sensibilizzazione, la specie ha ripreso a nidificare
stabilmente in Piemonte e quindi in altre regioni italiane. La cicogna bianca da alcuni anni è divenuta
specie nidificante nel modenese ove si osservano anche esemplari svernanti.
I primi arrivi si notano in marzo-aprile, mentre la partenza per i quartieri di svernamento avviene in
agosto-settembre, con code fino a inizio ottobre. L’attività riproduttiva inizia pochi giorni dopo
l’insediamento della coppia. Come siti di nidificazione sceglie punti elevati e facilmente accessibili
come campanili, tralicci, pali, comignoli, alti edifici e, più di rado, alberi. Nella cova si alternano
entrambi i genitori per 32 giorni; i giovani involano a circa 80 giorni d’età. All’interno della ZPS è stata
osservata una coppia nidificante. Le osservazioni nei periodi migratori evidenziano un importante
flusso post-nuziale dalla Pianura Padana verso Sud-Ovest con uscita attraverso la Valle Stura di
Demonte (CN). Al contrario, la migrazione pre-nuziale interessa soprattutto la Sicilia, con particolare
concentrazione sullo Stretto di Messina. Di recente è in aumento il fenomeno dello svernamento
legato sia alla presenza di “Centri Cicogne”, sia a condizioni meteorologiche invernali favorevoli.
Protezione esistente:
- a livello internazionale –
Specie inserita in Allegato 2 (inerente le specie faunistiche rigorosamente protette) della
"Convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa", adottata a
Berna il 19 settembre 1979.
Specie inserita in Allegato 2 (inerente le specie in cattivo stato di conservazione) della "Convenzione
sulla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica", adottata a Bonn il 23
giugno 1979.
- a livello nazionale –
Specie protetta dalla Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica
omeoterma e per il prelievo venatorio”.
Moretta tabaccata (Aythia nyroca)
Piccola anatra tuffatrice dall’abito color marrone mogano con caratteristici sottocoda ed addome
bianchi (il maschio ha colori più vivaci) tipica delle zone d’acqua dolce del Mediterraneo e del Mar
Nero. Frequenta acque profonde (50-100 cm) con folta vegetazione elofitica sulle rive, si nutre con
lunghi tuffi sia di vegetazione sommersa che di piccoli invertebrati.
Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
18
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Studio di Incidenza
Specie nidificante estiva e residente, migratrice e svernante, la Moretta tabaccata è attualmente una
delle anatre più rare in assoluto del Paleartico, dove è in forte diminuzione in ampie porzioni
dell’areale distributivo. Questa anatra, a livello europeo, è classificata come SPEC 1, cioè specie la
cui sopravvivenza dipenderà dal successo delle misure di conservazione. A livello locale essa si
comporta da svernante irregolare talvolta con numeri di assoluto rilievo.
Nel recente passato (fine anni ’90), la moretta tabaccata è stata oggetto in ambito modenese di un
progetto di reintroduzione, con risultati positivi. Infatti, a fronte del rilascio di un numero limitato di
coppie (c.a. 10) sono stati registrati almeno 4 eventi riproduttivi certi, parte dei quali attribuibili a
coppie selvatiche. E’ infatti noto “l’effetto calamita” che i soggetti in ambientamento esercitano nei
confronti degli esemplari non domestici. Recentemente la specie è stata classificata come nidificante
irregolare, con consistenze variabili tra 1 e 5 coppie.
Le uova (8-10) vengono deposte tra la metà del mese di aprile e la fine di maggio, con deposizioni
tardive fino alla prima metà di giugno. I movimenti migratori avvengono tra fine agosto e fine
novembre e tra fine febbraio e fine aprile.
L’habitat riproduttivo è caratterizzato da zone umide d’acqua dolce o moderatamente salata,
eutrofiche, con acque trasparenti, profondità medie di un metro e specchi d’acqua di estensione
limitata con buona copertura di vegetazione sommersa e galleggiante e cintati da vegetazione
emergente (canneti e tifeti).
Durante le migrazioni e in inverno si può rinvenire anche in grandi laghi, fiumi a corso lento e più di
rado in lagune e stagni costieri. In tarda estate stormi numerosi di individui in muta, temporaneamente
non volanti, si radunano in aree molto riparate e pressoché totalmente schermate da vegetazione
emergente oppure al centro di ambienti aperti molto estesi. Nella ZPS ne è stata osservata la
presenza durante la migrazione, al di fuori del periodo di nidificazione.
Protezione esistente:
- a livello internazionale –
Specie inserita in Allegato 3 (inerente le specie faunistiche protette) della "Convenzione sulla
conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa", adottata a Berna il 19 settembre
1979.
Specie inserita in Allegato 1 (inerente le specie minacciate) della "Convenzione sulla conservazione
delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica", adottata a Bonn il 23 giugno 1979.
- a livello nazionale –
Specie protetta dalla Legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica
omeoterma e per il prelievo venatorio”.
6.3.4 Specie ornitiche migratrici abituali non elencate nell’Allegato I della Direttiva 79/409
La ZPS rappresenta un’area di sosta e di alimentazione per numerose specie migratrici che si
riportano nella tabella 3.
Tabella 3 – Specie ornitiche migratrici abituali all’interno della ZPS
CODICE
A004
A005
A008
A017
A025
A028
A036
A041
A043
SPECIE
Tachybaptus ruficollis*
Podiceps cri status*
Podiceps nigricollis
Phalacrocorax carbo
Bubulcus ibis
Ardea cinerea*
Cygnus olor*
Anser albifrons
Anser anser*
Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
NOME
Tuffetto
Svasso maggiore
Svasso piccolo
Cormorano
Airone guardabuoi
Airone cenerino
Cigno reale
Oca lombardella
Oca selvatica
19
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A048
A050
A051
A052
A053
A054
A055
A056
A059
A061
A086
A087
A096
A099
A112
A113
A118
A123
A125
A136
A137
A141
A142
A145
A146
A147
A149
A152
A153
A155
A156
A158
A160
A161
A162
A163
A164
A165
A168
A179
A182
A183
A198
A208
A210
A212
A213
Tadorna tadorna
Anas penelope
Anas strepera*
Anas crecca
Anas platyrhynchos*
Anas acuta
Anas querquedula*
Anas clypeata*
Aythya ferina
Aythya fuligula
Accipiter nisus*
Buteo buteo*
Falco tinnunculus
Falco subbuteo*
Perdix perdix
Coturnix coturnix*
Rallus aquaticus*
Gallinula chloropus*
Fulica atra*
Charadrius dubius*
Charadrius hiaticula
Pluvialis squatarola
Vanellus vanellus*
Calidris minuta
Calidris temminckii
Calidris ferruginea
Calidris alpina
Lymnocryptes minimus
Gallinago gallinago
Scolopax rusticola
Limosa limosa
Numenius phaeopus
Numenius arquata
Tringa erythropus
Tringa totanu
Tringa stagnatilis
Tringa nebularia
Tringa ochropus
Actitis hypoleucos
Larus ridibundus
Larus canus
Larus fuscus
Chlidonias leucopterus
Columba palumbus
Streptopelia turtur*
Cuculus canorus*
Tyto alba*
Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
Volpoca
Fischione
Canapiglia
Alzavola
Germano reale
Codone
Marzaiola
Mestolone
Moriglione
Moretta
Sparviere
Poiana
Gheppio
Lodolaio
Starna
Quaglia
Porciglione
Gallinella d'acqua
Folaga
Corriere piccolo
Corriere grosso
Pivieressa
Pavoncella
Gambecchio
Gambecchio nano
Piovanello
Piovanello pancianera
Frullino
Beccaccino
Beccaccia
Pittima reale
Chiurlo piccolo
Chiurlo
Totano moro
Pettegola
Albastrello
Pantana
Piro piro culbianco
Piro piro piccolo
Gabbiano commune
Gavina
Zafferano
Mignattino alibianche
Colombaccio
Tortora
Cuculo
Barbagianni
20
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Studio di Incidenza
A218
A221
A226
A230
A247
A249
A250
A251
A253
A257
A259
A260
A261
A262
A265
A266
A269
A271
A273
A274
A276
A277
A283
A284
A285
A286
A287
A288
A289
A292
A295
A296
A297
A298
A311
A315
A323
A329
A330
A336
A337
A340
A342
A351
A356
A359
Athene noctua*
Asio otus*
Apus apus*
Merops apiaster
Alauda arvensis*
Riparia riparia*
Ptyonoprogne rupestris
Hirundo rustica*
Delichon urbica*
Anthus pratensis
Anthus spinoletta
Motacilla flava*
Motacilla cinerea
Motacilla alba
Troglodytes troglodytes
Prunella modularis
Erithacus rubecula
Luscinia megarhynchos*
Phoenicurus ochruros
Phoenicurus phoenicurus
Saxicola torquata*
Oenanthe oenanthe
Turdus merula*
Turdus pilaris
Turdus philomelos
Turdus iliacus
Turdus viscivorus
Cettia cetti*
Cisticola juncidis*
Locustella luscinioides
Acrocephalus
schoenobaenus
Acrocephalus palustris*
Acrocephalus scirpaceus*
Acrocephalus arundinaceus*
Sylvia atricapilla*
Phylloscopus collybita*
Panurus biarmicus*
Parus caeruleus*
Parus major*
Remiz pendulinus*
Oriolus oriolus*
Lanius excubitor
Garrulus glandarius*
Sturnus vulgaris*
Passer montanus*
Fringilla coelebs
Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
Civetta
Gufo commune
Rondone
Gruccione
Allodola
Topino
Rondine Montana
Rondine
Balestruccio
Pispola
Spioncello
Cutrettola
Ballerina gialla
Ballerina Bianca
Scricciolo
Passera scopaiola
Pettirosso
Usignolo
Codirosso spazzacamino
Codirosso
Saltimpalo
Culbianco
Merlo
Cesena
Tordo bottaccio
Tordo sassello
Tordela
Usignolo di fiume
Beccamoschino
Salciaiola
Forapaglie
Cannaiola verdognola
Cannaiola
Cannareccione
Capinera
Luì piccolo
Basettino
Cinciarella
Cinciallegra
Pendolino
Rigogolo
Averla maggiore
Ghiandaia
Storno
Passera mattugia
Fringuello
21
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Studio di Incidenza
A360
A361
A363
A364
A365
A381
A383
A604
* Specie nidificanti
Fringilla montifringilla
Serinus serinus*
Carduelis chloris*
Carduelis carduelis*
Carduelis spinus
Emberiza schoeniclus*
Miliaria calandra*
Larus michahellis
Peppola
Verzellino
Verdone
Cardellino
Lucarino
Migliarino di palude
Strillozzo
Gabbiano reale zampegialle
6.3.5 Anfibi e rettili elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43
È stato segnalato come stanziale il Tritone crestato italiano, Triturus carniflex (codice 1167). L’anfibio
si presenta relativamente adattabile a vari tipi di ambienti acquatici, privilegiando stagni di dimensioni
medio grandi e paludi con profondità comprese tra i 20 cm e i 6 m. Il sito Natura 2000 assume un
valore significativo per la conservazione di questa specie.
6.3.6 Invertebrati elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43
È presente tutto l’anno il lepidottero Lycaena dispar (codice 1060) per la cui conservazione la ZPS
assume un valore significativo.
Gli adulti si possono osservare in volo da maggio a settembre. Le larve svernanti hanno l'aspetto di
Isopodi terrestri, mentre le pupe stanno in genere attaccate alla pianta ospite (Rumex).
La specie è minacciata in tutto l'areale di distribuzione sebbene sia protetta in vari paesi d'Europa. La
principale causa della diminuzione delle popolazioni è la totale scomparsa o la riduzione del loro
habitat rappresentato da paludi, acquitrini e prati umidi. Anche la perdita delle tradizionali attività di
gestione di questi ambienti con il regolare taglio delle canne ha portato ad un ulteriore riduzione delle
popolazioni: infatti le canne impediscono la crescita di Rumex che è la pianta alimentare di questa
specie.
6.3.7 Piante elencate nell’Allegato II della Direttiva 92/43
Nel sito è stata rinvenuta la presenza di una specie rarissima e minacciata, Marsilea quadrifolia
(codice 1428) con individui il cui stato di conservazione permette, assieme ad altre caratteristiche, di
stimare come buono il valore del sito per la conservazione della specie.
6.3.8 Altre specie importanti di Flora e di Fauna
All’interno della ZPS si possono trovare altre specie importanti tra cui, sola rappresentante del mondo
animale, la raganella italiana (Hyla intermedia) la cui popolazione risulta abbondante.
Tra le specie floristiche importanti sono segnalate Leucojum aestivum, specie rara e minacciata,
Nymphoides peltata e Viola pumila specie rarissime e minacciate.
È stata inoltre segnalata la presenza di Sagittaria sagittifolia, Salvinia natane e Utricularia vulgaris.
6.3.9 Tipi di habitat
Il sito Natura è caratterizzato dalla presenza degli habitat elencati nella tabella 4
Tabella 4 – Habitat presenti all’interno della ZPS
HABITAT
Corpi d’acqua interni (acque stagnanti e correnti)
Torbiere, stagni, paludi , vegetazione di cinta
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Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
COPERTURA
%
6
25
22
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Brughiere, boscaglie, macchia, garighe, friganee
Colture cerealicole estensive (incluse le colture in
rotazione con maggese regolare)
Praterie migliorate
Altri terreni agricoli
Foreste di caducifoglie
COPERTURA TOTALE HABITAT
1
64
2
1
1
100
La maggior parte della superficie (89 %) ospita zone umide, stagni e seminativi.
6.3.10 Vulnerabilità
I principali fattori di vulnerabilità della ZPS sono:
 Introduzione di specie ittiche alloctone che competono con altre specie ittiche e con gli uccelli
nell'uso delle risorse trofiche, che sono predatrici e/o che distruggono habitat favorevoli per la
nidificazione.
 Inquinamento delle acque dovuto all'immissione di sostanze inquinanti di origine industriale,
civile e agricola.
 Presenza di specie animali esotiche naturalizzate (Myocastor coypus, Rana catesbeiana,
Procambarus clarckii, Trachemys scripta): la Nutria in particolare costituisce un fattore
limitante rilevante per specie vegetali e animali rare e minacciate, causando inoltre talvolta il
prosciugamento di zone umide a causa della perforazione degli argini.
 Invasione di neofite.
 Attività di manutenzione dei canali durante il periodo riproduttivo di fauna e flora.
 Linee elettriche a media e ad alta tensione che causano la morte di uccelli per collisione e
folgorazione.
 Avvelenamento da piombo soprattutto di Anatidi e Limicoli causato dall'utilizzo di pallini in
piombo per le cartucce dei fucili da caccia.
 Bracconaggio.
 Utilizzo di esche avvelenate per il controllo illegale dei predatori e dei corvidi.
6.4 Descrizione dell’area interessata dal piano
Tra i poli pianificati nel PAE, indicati al paragrafo 5.1, solo il polo 25 “Disturbata Nuova” è ubicato in
prossimità della ZPS ed è pertanto oggetto dell’approfondimento del presente studio.
6.4.1 Caratterizzazione ambientale
Il Polo estrattivo 25 è situato nella bassa pianura modenese nel settore nord-orientale del Comune di
Mirandola ad una quota topografica media di circa 10 m s.l.m.. Dal punto di vista geomorfologico
l’area ricade all’interno di aree topograficamente depresse e ribassate rispetto il piano campagna
circostante denominate “Valli Le Partite”. Le litologie affioranti sono costituite prevalentemente da
argille alle quali si alternano in profondità limi e sabbie con disposizione preferenziale delle lenti ovestest. A nord dell’area di Polo è presente il Dosso di Fossa di Concordia, Quarantoli, Gavello e S.
Martino Spino corrispondente ad un paleoalveo, probabilmente del Fiume Secchia, altimetricamente
rilevato rispetto il territorio circostante di circa 2-3 m. Il reticolo idrografico superficiale è costituito
prevalentemente da cavi e canali del Consorzio di Bonifica tra i quali: Cavo di Sotto, Cavo di Sopra,
Canale Bordina e Fosso Maffea. L’acquifero principale, caratterizzato da sedimenti sabbiosi
arealmente molto estesi al di sotto di una copertura a granulometria fine (argille e limi), è in
connessione idraulica con il Fiume Po e in condizioni di confinamento.
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Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
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L’area è caratterizzata dalla presenza di seminativi irrigui semplici e da zone umide interne una delle
quali piuttosto estesa coinvolge buona parte dell’intero polo ed ospita un “gioco di caccia”.
6.5 Presenza di connessioni ecologiche
La Provincia di Modena ha approvato nel 2004 l’Agenda Strategica per lo sviluppo della rete ecologica
che trae origine dai risultati del Progetto Comunitario Life Ambiente Econet. Il progetto ha affrontato lo
sviluppo di reti ecologiche in territori a forte presenza di insediamenti, infrastrutture ed attività umane
sotto molteplici aspetti e punti di vista che vanno dall’analisi della situazione attuale, alla valutazione
delle politiche e degli attori che interagiscono sul territorio, alla sperimentazione di progetti pilota (in
particolare il potenziamento della valenza ecologica dei corsi d’acqua, principali corridoi della rete di
pianura), alla valutazione del ruolo del mondo agricolo ed infine al rapporto fondamentale fra progetto
di rete ecologica e pianificazione del territorio.
Sulla base delle conoscenze acquisite nel corso della Variante Generale al PTCP e del progetto di
rete ecologica provinciale del progetto LIFE Econet, è stata individuata nel PTCP (approvato con
Delibera di Consiglio Provinciale n. 46 del 18.03.2009) la rete ecologica provinciale definendone gli
elementi strutturali.
Dall’esame della cartografia (Tav.1.2.2 del PTCP “Tutela delle risorse naturali forestali e della
biodiversità del territorio”) è emerso che sia il sito Natura 2000 che il polo estrattivo ricadono all’interno
di un nodo ecologico complesso disciplinato dall’Art. 28 del PTCP e si inseriscono lungo una
“direzione di collegamento per il completamento della rete”.
7. INTERFERENZE TRA LE ATTIVITA’ PREVISTE DAL PIANO E IL SISTEMA
AMBIENTALE DELLA ZPS
Per valutare gli effetti delle misure del PAE di Mirandola sono stati individuati alcuni criteri derivati
dall’applicazione del DPR 357/97 e succ. mod. - Allegato G e i contenuti dello Schema n.1 “Contenuti
dello studio di incidenza” individuato nella Delibera regionale 1191/2007.
L’analisi di incidenza è stata effettuata considerando l’interazione fra le attività estrattive previste dal
Piano e le componenti abiotiche e biotiche del territorio su cui ricade la ZPS considerando anche una
significativa area esterna al vero e proprio perimetro.
Come precedentemente esplicitato al paragrafo 6.4, è stato preso in considerazione dal presente
studio il polo 25 che ricade nelle immediate vicinanze dalla ZPS Valli Mirandolesi analizzando i
potenziali impatti provocati dall’attività di estrazione e le eventuali mitigazioni possibili.
In particolare lo studio di Incidenza ha considerato:
 le caratteristiche ambientali della zona di protezione speciale (ZPS) presente nel comune di
Mirandola;
 le specie ornitiche di interesse comunitario presenti nel sito, raggruppate per categoria
sistematica e loro caratteristiche;
 gli habitat naturali di interesse comunitario presenti nel sito di rete Natura 2000 e loro
caratteristiche ambientali;
 gli impatti potenziali dei macchinari e automezzi (rumori, emissioni, esalazioni, traffico
veicolare) e le possibili misure di mitigazione per le componenti biotiche.
7.1 Identificazione dei possibili fattori di perturbazione e degrado derivanti dal Piano
Per l’individuazione dei probabili e/o possibili fattori, derivanti dal Piano, che possono contribuire al
degrado degli habitat e alla perturbazione delle specie di fauna selvatica con particolare riguardo a
quella ornitica, sono state prese in considerazione le azioni descritte al paragrafo 5.2 e di ognuna
valutati i possibili effetti negativi sul sistema ambientale e le relative possibili mitigazioni (Tabella 5).
Dall’analisi è emerso che, tra le azioni che compongono il Piano, è l’attuazione delle previsioni
estrattive pianificate che si traduce nell’attività estrattiva in senso stretto, la sola a provocare impatti
Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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negativi sulle componenti biotiche ed abiotiche; a tale riguardo è opportuno rimarcare che la
pianificazione estrattiva comunale ricade all’esterno del sito Natura e pertanto gli interventi sia di
scavo che di recupero non interferiscono direttamente con gli habitat e le specie di interesse
comunitario presenti nella ZPS.
L’estrazione di materiali comporta inevitabilmente la distruzione dell’ecosistema preesistente e apre
una ferita nel territorio alterandone l’equilibrio che si era venuto a creare; questo vale in particolare per
quelle aree ecologicamente fragili come le zone umide ed in tale senso va posta una particolare
attenzione durante lo scavo nelle aree contigue alla ZPS affinchè siano mantenute le condizioni
idonee all’insediamento di specie con abitudini acquatiche.
elemento.
Per quel che riguarda la sistemazione delle aree scavate la perturbazione si può considerare assente;
in particolare per il polo 25, oggetto di approfondimento, è previsto un recupero a carattere
naturalistico il cui obiettivo è quello di ricreare zone umide e ambienti ecologicamente compatibili con
quelli presenti nell’adiacente sito Natura 2000. Pertanto l’effetto di tale azione non solo non necessita
di opere di mitigazione ma può avere un’incidenza positiva per la riqualificazione, dal punto di vista
ecologico e paesaggistico, di un territorio che appare oggi banalizzato nella quantità e qualità degli
ecosistemi presenti.
Per quanto inerisce la realizzazione all’interno dei poli di bacini ad uso plurimo a basso impatto
ambientale, questa azione interessa i poli 26 e 27 che gravitano lontano dalla ZPS e pertanto anche in
questo caso la perturbazione è nulla e non richiede mitigazioni.
Tabella 5 – Azioni del PAE, tipologie di impatto e tipologie di mitigazione
AZIONI DEL PIANO
Attuazione delle previsioni
estrattive pianificate:
 Attività di scavo
 Carico e trasporto del
materiale inerte rimosso
 Manutenzione dei mezzi
di cantiere
TIPOLOGIA DI PERTURBAZIONE E
DEGRADO
TIPOLOGIA DI MITIGAZIONE
 Scelta dei tempi di
cantierizzazione, evitando i
periodi di riproduzione,
nidificazione delle specie.
Aumento dell'inquinamento
 Utilizzo di terrapieni
atmosferico locale indotto da parte
perimetrali e di opportune
dei mezzi di trasporto.
alberature e siepi lungo il
confine
dell’intera area, per il
Produzione polveri ed emissioni da
controllo dei rumori e delle
attività di cantierizzazione e
polveri.
movimentazione materiali estratti.
 Minimizzazione
Aumento dell’inquinamento
movimentazione materiali.
atmosferico locale.
 Riduzione delle polveri
attraverso periodica
Incremento dei rischi d’incidente
bagnatura delle piste di
(p.e. legati alle attività interne di
cantiere e dei cumuli di
escavazione o movimentazione,
materiali
ecc.)
 Uso delle BAT (migliori
Disturbi significativi da rumore da
tecniche disponibili).
parte dei veicoli che verranno
 Utilizzo di mezzi operativi
utilizzati nel cantiere oppure
meno inquinanti.
produzione occasionale di rumori di
 Conferimento del materiale
elevata potenza
per il successivo utilizzo
nell’area più vicina al punto di
estrazione.
 Disturbo da rumore e transito
(mezzi di cantiere, mezzi pesanti,
pompe, generatori, ecc.).





Dott. Geol. Paolo Cestari
Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
25
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 Regolamentazione fasce
orarie di trasporto materiali.
 Inquinamento d’acque
 Controllo stabilità del fondo
superficiali/sotterranee
del cantiere (accumulo
(dilavamento meteorico di superfici
materiali, controllo pendenze,
inquinate, scarichi diretti, ecc.)
canalizzazioni acque
 Alterazione del bilancio idrico
meteoriche, ecc).
sotterraneo (prime falde) nelle aree  Minimizzazione dell’area
di progetto ed in quelle circostanti
destinata al cumulo
temporaneo dei materiali
 Alterazione degli assetti del suolo
scavati.
con possibilità di contaminazione

Monitoraggio puntuale
(sversamenti,…)
dell’area a confine con la ZPS
 Consumi più o meno significativi di
(ubicazione piezometri con
suolo fertile
frequenza ravvicinata nei
periodi critici/di riproduzione
degli uccelli)
 Induzione di problemi di sicurezza
per gli utenti futuri del territorio
interessato (p.e. aumento del
traffico attuale ed impegno
eccessivo della viabilità locale da
parte del traffico indotto)
 Riduzione dei rischi sul
territorio in seguito ad azioni
di presidio o maggiori
controlli.
 Azioni di miglioramento delle
funzionalità dell’ecosistema.
 Azioni a favore di specie
Perdita complessiva di naturalità
vegetali o animali di interesse.
nella zona (frammentazione della
 Rinaturalizzazione dell’area
continuità ecologica nell'ambiente  Creazione di aree destinate a
coinvolto)
funzioni di conservazione/ di
habitat equivalenti per
Distruzione di elementi
bilanciare la perdita di aree
paesaggistici
sottratte dall’attività di cava
Eliminazione di vegetazione
 Nuove presumibili attività
naturale residua
economiche come indotto
dell'opera ed eventuale
Aumento del conflitto sociale legato
creazione di nuovi posti di
alla percezione negativa delle cave
lavoro in seguito a idoneo
Percezione visiva di nuovi elementi
ripristino eco-turistico
negativi sul piano estetico;
dell’area
intrusione paesaggistica
 Opportunità per sviluppo
locale di conoscenze tecniche
Possibile alterazione di tessuti
professionali.
paesaggistici culturalmente
 Modifiche significative
(distruzione/alterazione) di habitat.






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Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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importanti
Sistemazione delle aree
Interferenza positiva in quanto è
scavate
previsto per il polo 25 un recupero a
carattere naturalistico il cui obiettivo è
quello di ricreare zone umide e ambienti
ecologicamente compatibili con quelli
presenti nell’adiacente sito Natura 2000.
Realizzazione all’interno dei Assente in quanto coinvolge i due poli
poli di bacini ad uso plurimo a che gravitano lontano dalla ZPS
basso impatto ambientale.
/
/
In merito all’impatto causato dalla presenza di viabilità limitrofa al sito Natura si precisa che i tipi di
strade determinano una pressione maggiore in funzione della tipologia; il disturbo, infatti, dipende dal
flusso di traffico, dal tipo di traffico (mezzi pesanti e leggeri) e dal grado d’inquinamento che si può
verificare in funzione della lunghezza del tratto d’infrastruttura che interferisce con l’area protetta.
Tale indagine deve essere sviluppata all’interno di Piani attuativi di maggior dettaglio.
8.VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITA’ DELL’INCIDENZA DEL PIANO
8.1 Criteri per la determinazione della significatività dell’incidenza del Piano
La significatività dell’incidenza è in stretta correlazione con la garanzia del mantenimento in uno stato
di conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie animali e vegetali presenti nel sito Natura
2000 e per i quali è stato individuato.
Per valutare la significatività dell’incidenza del PAE di Mirandola sulla ZPS Valli Mirandolesi, intesa
come la consistenza degli effetti e degli impatti che il piano può produrre sull’integrità ambientale del
sito stesso, si sono tenuti in considerazione i criteri di cui alla Tabella O della Direttiva regionale
approvata con Delibera di GR 1191/2007 di seguito elencati.
1.L’attuazione del piano può comportare un ritardo nel raggiungimento degli obiettivi di conservazione
per i quali è stato individuato il sito.
2. L’attuazione del piano può vanificare o ridurre i progressi ottenuti per il raggiungimento degli
obiettivi di conservazione per i quali è stato individuato il sito.
3. L’attuazione del piano può eliminare o ridurre i fattori che contribuiscono a mantenere il sito in uno
stato soddisfacente di conservazione.
4. L’attuazione del piano può interferire con l’equilibrio, la distribuzione e la densità degli habitat e
delle specie principali che rappresentano gli indicatori delle condizioni favorevoli del sito.
5. L’attuazione del piano può provocare cambiamenti negli aspetti caratterizzanti e vitali che
determinano le funzioni del sito (flussi trofici, siti riproduttivi, ecc.).
6. L’attuazione del piano può modificare le dinamiche delle relazioni che determinano la funzionalità e
la struttura del sito (rapporto suolo-acqua, rapporto animali-habitat, ecc.).
7. L’attuazione del piano può interferire con le dinamiche naturali degli ecosistemi naturali o
seminaturali.
8. L’attuazione del piano può determinare l’interruzione di reti o corridoi ecologici.
9. L’attuazione del piano può determinare la riduzione della superficie degli habitat.
10. L’attuazione del piano può determinare la riduzione delle popolazioni delle specie animali o
vegetali.
11. L’attuazione del piano può determinare la riduzione della biodiversità del sito.
Per l’analisi sono state incrociate le Azioni contenute nel Piano con i singoli habitat e le singole specie
faunistiche, raggruppate per categorie, indicate negli allegati delle Direttive comunitarie 43/92
“Habitat” e 409/79 “Uccelli” individuando, nelle tabelle a seguire, i potenziali fattori di minaccia legati
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all’attività di cava di habitat e specie.
8.2 Determinazione della significatività dell’incidenza del Piano sugli habitat
Di seguito nella tabella 6 sono indicati gli habitat presenti nel sito Natura 2000 con una loro sintetica
descrizione e i fattori di minaccia connessi con le attività afferenti al PAE.
Tabella 6 – Habitat di interesse comunitario e fattori di minaccia
Habitat
Descrizione sintetica
Fattori di minaccia
3150 - Laghi eutrofici
Vegetazione galleggiante o
naturali con vegetazione
natante a lenti d’acqua,
Accumulo di polveri sulle foglie;
del tipo Magnopotamion o Hydrocharis morsus-ranae,
Mutamenti nella circolazione
Hydrocharition
Salvinia natans, Nynphae alba e
idrica.
vegetazione sommersa costituita
in prevalenza da Potamogeton sp.
3260 – Fiumi delle pianure Corsi d’acqua a lenta corrente con Accumulo di polveri sulle foglie;
e montani con vegetazione vegetazione sommersa o fluitante Mutamenti nella circolazione
del Ranunculion fluitantis e o muschi acquatici.
idrica e nella qualità delle acque,
Callitricho-Batrachion
in particolare nella torbidità.
3280 – Fiumi mediterranei Sponde e fasce perilacustri
a
flusso
permanente: colonizzate da formazioni erbacee Accumulo di polveri sulle foglie;
Mutamenti nella circolazione
Paspalo-Agrostidion e filari nitrofile
ripari di Salix e di Populus
idrica
alba
92A0 - Foreste a galleria di Boschi ripariali formati in
Accumulo di polveri sulle foglie;
Salix alba e Populus alba prevalenza da Salix alba con
inquinamento della falda
Populus alba e P. nigra e arbusti
superficiale.
igrofili
8.3 Determinazione della significatività dell’incidenza del Piano sulle specie obiettivo di
conservazione della ZPS
La valutazione della significatività dell’incidenza sulle specie elencate nell’Allegato I della Direttiva
Uccelli è stata effettuata per gruppi sistematici rimandando all’elaborazione di eventuali successivi
Piani di maggior dettaglio e ai singoli Piani di Coltivazione uno studio di incidenza più approfondito
sulle singole specie. Sono state anche considerati altri animali presenti nella ZPS di cui al paragrafo
6.3.5, 6.3.6, 6.3.8.
Nella successiva Tabella 7 sono messi in evidenza, i fattori di minaccia legati all’attività di estrazione.
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Tabella 7 – Gruppi faunistici, caratteristiche ecologiche e fattori di minaccia
Gruppo faunistico
Descrizione esigenze ecologiche
Fattori di minaccia
Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se
con fossati e ristagni d’acqua) o di zone ad acque
moderatamente profonde, nude o con bassa vegetazione
acquatica, con sponde degradanti in cui vivono
micromammiferi, macroinvertebrati, pesci e anfibi necessari
per la loro alimentazione. Presenza di formazioni boschive ad
alti alberi indispensabili per la nidificazione
Intorbidimento per presenza di materiali limosi in sospensione nei
corsi d’acqua o negli ambienti di alimentazione.
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose
notturne.
Ciconidi
Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se
con fossati e ristagni d’acqua) o di zone ad acque
moderatamente profonde, nude o con bassa vegetazione
acquatica, con sponde degradanti in cui vivono
micromammiferi, macroinvertebrati, pesci e anfibi necessari
per la loro alimentazione. Presenza di formazioni boschive ad
alti alberi indispensabili per la nidificazione
Intorbidimento per presenza di materiali limosi in sospensione nei
corsi d’acqua o negli ambienti di alimentazione.
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose
notturne.
Fenicotteridi
Predilige vaste estensioni di acque salmastre sia costiere che
interne, aperte, poco profonde, ricche di nutrimento (costituito
in gran parte da crostacei) e con limitato disturbo antropico.
Durante le migrazioni frequenta, per periodi non prolungati,
anche zone umide interne d’acqua dolce.
Intorbidimento negli ambienti di alimentazione.
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose
notturne.
Threskiornitidi
Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se
con fossati e ristagni d’acqua) o di zone ad acque
moderatamente profonde, nude o con bassa vegetazione
acquatica, con sponde degradanti in cui vivono
micromammiferi, macroinvertebrati, pesci e anfibi necessari
per la loro alimentazione.
Intorbidimento per presenza di materiali limosi in sospensione nei
corsi d’acqua o negli ambienti di alimentazione.
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose
notturne.
Anatidi
Presenza di zone ad acque libere con alternanza di canneti,
giuncheti o prati inerbiti.
Intorbidimento delle acque con conseguente scomparsa della
vegetazione acquatica sommersa; disturbi derivanti dall’incremento
del traffico e dalle fonti luminose notturne.
Accipitridi
Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose
Ardeidi
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con fossati e ristagni d’acqua) in cui vivono e sono facilmente
catturabili micromammiferi, macroinvertebrati e anfibi di cui si
alimentano. Presenza di canneti inframmezzati a specchi
d’acqua frequentati da fauna acquatica
notturne.
Pandionidi
Presenza di specchi d’acqua con fauna ittica
Disturbi derivanti dalle fonti luminose notturne
Falconidi
Presenza di superfici permanentemente inerbite in cui vivono e
sono facilmente catturabili micromammiferi, insetti (soprattutto
ortotteri e coleotteri) e piccoli rettili (lucertole) di cui si
alimentano. Presenza di alti alberi per la nidificazione.
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose
notturne.
Rallidi
Presenza di zone riparie ad acque poco profonde e folta
vegetazione erbacea con cinture di arbusti.
Intorbidimento delle acque con conseguente scomparsa della
vegetazione acquatica sommersa; disturbi derivanti dall’incremento
del traffico e dalle fonti luminose notturne.
Gruidi
Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se
con fossati e ristagni d’acqua) e zone ad acque basse con folta
vegetazione di erbe palustri in cui sono disponibili i
macroinvertebrati di cui si alimenta
Intorbidimento per presenza di materiali limosi in sospensione nei
corsi d’acqua o negli ambienti di alimentazione.
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose
notturne.
Recurvirostridi
Presenza di specchi ad acque basse alternate a zone con
bassa vegetazione acquatica emersa con al loro interno isolotti
adatti alla nidificazione
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose
notturne.
Glareolidi
Zone aperte, paludose e lungo le rive di laghi e fiumi.
Nidificano in una piccola cavità nel terreno o nel fango. Sono
abili corridori anche se amano nutrirsi in volo catturando gli
insetti.
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico.
Scolopacidi
Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se
con fossati e ristagni d’acqua) in cui vivono gli invertebrati di
cui si alimenta
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose
notturne.
Caradriformi
Superfici limoso/sabbioso/ghiaiose con scarsa vegetazione in
prossimità delle acque e nei greti fluviali
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose
notturne.
Laridi
Presenza di superfici tabulari circondate da acque dolci o
salmastre
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose
notturne.
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Dott.ssa Geol. Erika Montanari
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Sternidi
Presenza di superfici tabulari circondate da acque dolci o
salmastre
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose
notturne.
Strigidi
Presenza di prati/pascoli in cui vivono e sono facilmente
catturabili mammiferi e uccelli di cui si alimenta
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose
notturne.
Alcedinidi
Presenza di specchi d’acqua con fauna ittica e rive con cavità
Intorbidimento per presenza di materiali limosi in sospensione nei
corsi d’acqua o negli ambienti di alimentazione.
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico e dalle fonti luminose
notturne.
Alaudidi
Presenza di superfici permanentemente inerbite in cui
nidificare, non soggette a sfalci e trinciature fino a fine luglio
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose
notturne.
Muscicapidi
Presenza di formazioni arbustive ed arboree e ricca fauna di
insetti volatori
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose
notturne.
Motacillidi
Presenza di aree erbose aperte e cespugliose ricche di insetti
e di semi
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose
notturne.
Silvidi
Presenza di zone umide con vegetazione a canneti, tifeti ed
arbusti.
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose
notturne.
Lanidi
Presenza di superfici permanentemente inerbite in cui vivono e
sono facilmente catturabili i macroinvertebrati di cui si alimenta
contigue a siepi, filari alberati e alberi isolati
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose
notturne.
Emberizidi
Presenza di superfici permanentemente inerbite in cui
nidificare, non soggette a sfalci e trinciature fino a fine luglio
Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose
notturne.
Urodeli
Presenza di superfici permanentemente inerbite (con fossati e
ristagni d’acqua) e presenza di stagni, laghetti e maceri tra le
superfici agricole. Acque poco profonde o aree al margine dei
corsi d’acqua. Dipendenti in varie fasi del proprio ciclo
biologico dalla presenza di raccolte d’acqua profonde e
permanenti almeno fino alla fine dell’estate.
Intorbidimento e sversamenti occasionali di sostanze tossiche in
corsi d’acqua e nelle zone umide di frequentazione; disturbi derivanti
dall’incremento del traffico. Frammentazione dell’habitat.
Anuri
Presenza di superfici permanentemente inerbite con pozze
d’abbeverata e ristagni d’acqua. Acque poco profonde o aree
Intorbidimento e sversamenti occasionali di sostanze tossiche in
corsi d’acqua e nelle zone umide di frequentazione; disturbi derivanti
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Dott.ssa Geol. Rita Ballista
Dott.ssa Geol. Erika Montanari
Dott.ssa Geol. Giorgia Campana
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al margine dei corsi d’acqua. Dipendenti in varie fasi del
proprio ciclo biologico dalla presenza di raccolte d’acqua
sufficientemente profonde e permanenti fino alla fine
dell’estate.
Lepidotteri
Deve essere assicurata la conservazione delle aree con
presenza delle piante nutrici specie-specifiche
dall’incremento del traffico. Frammentazione dell’habitat.
Possibile impatto sulle piante nutrici.
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Dott.ssa Geol. Erika Montanari
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8.3.1 Approfondimento dei fattori di minaccia su specie di uccelli significative
È stato effettuato un approfondimento dell’incidenza del Piano sulle specie descritte al paragrafo 6.3.3
considerate, sulla base di criteri precedentemente esplicitati, rappresentative della ZPS Valli
Mirandolesi.
Mignattino piombato (Chlidonias hybridus)
Il mignattino piombato ha uno status di conservazione in Europa sfavorevole (SPEC 3). La specie è
minacciata oltre che dalla presenza della nutria anche dalla gestione idraulica degli invasi artificiali in
cui nidifica. È una specie strettamente dipendente per la riproduzione dal livello idrico: abbassamenti
del livello idrico possono rendere i nidi accessibili ai predatori terrestri (es. cani e gatti). Viceversa
innalzamenti dell’acqua durante la cova possono sommergere i nidi producendo un risultato
ugualmente negativo. È questo l’aspetto sul quale è opportuno porre attenzione: per tutelare la
presenza della specie, vista l’importanza a livello nazionale del sito modenese si può predisporre uno
specifico monitoraggio nelle aree vicine al polo, in collaborazione con l’Ente preposto alla gestione e
al monitoraggio del sito Natura 2000 nel periodo in cui avviene lo scavo.
Tarabuso (Botaurus stellaris)
Per questo Ardeide è disponibile un piano d’azione internazionale, predisposto dalla Commissione
Europea. La specie in Europa ha uno status di conservazione sfavorevole (SPEC 3: vulnerabile),
principalmente a causa della bonifica delle zone umide e per l’alterazione di quelle ancora esistenti
(inquinamento, riduzione delle specie preda o mancanza di idonee forme di gestione della
vegetazione o dei livelli dell’acqua). La popolazione italiana, pur aumentata negli ultimi decenni, è
estremamente ridotta. I principali fattori di minaccia si individuano nella limitata disponibilità di idonee
aree di nidificazione, spesso distanti tra loro, nella concentrazione della popolazione in pochi siti
chiave, e nella mancanza di corrette misure di gestione dei siti occupati o potenzialmente idonei.
Anche in questo la possibile variazione del livello idrico rappresenta l’elemento sul quale lo scavo può
interferire. Come possibile mitigazione si può predisporre un apposito monitoraggio, eventualmente
collaborando con altri Enti che hanno l’obiettivo di contribuire alla conservazione della specie e
sostenere/incentivare gli interventi di miglioramento/gestione degli habitat una volta realizzati con il
progetto di recupero, con particolare riferimento alla conservazione delle elofite.
Moretta tabaccata (Aythia nyroca)
La Moretta tabaccata è classificata, a livello globale, come prossima allo status di conservazione di
specie minacciata (Near-Threatened). In Europa, dove nidifica il 75% della popolazione mondiale ha
uno status di conservazione sfavorevole (SPEC 1: vulnerabile), e in Italia è stata inserita nelle Lista
Rossa degli uccelli italiani come “in pericolo critico” (1999). Esistono un Piano d’azione internazionale
predisposto dalla Commissione Europea e un Piano d’Azione Nazionale per la Moretta tabaccata.
In Italia, le principali minacce sono rappresentate dalla degradazione e dalla perdita di habitat, dal
bracconaggio, dal botulismo e dal saturnismo (causato dai pallini di piombo). La caccia a specie simili,
quali la Moretta, è causa di abbattimenti involontari e dovrebbe essere sospesa per ridurre la mortalità
della Moretta tabaccata e favorirne la diffusione. Anche se l’attuazione del Piano non interferisce
direttamente con questa specie è possibile attuando i progetti di recupero delle cave contribuire a
scala locale alla sua conservazione incentivando gli interventi di miglioramento/creazione di habitat
idonei alla specie prevedendo anche un sistema di gestione della nutria e il monitoraggio dell’efficacia
di quanto proposto.
Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus)
Non è allo stato attuale una specie in pericolo sia a livello nazionale che internazionale. È una specie
minacciata dal botulismo e la cui riproduzione è legata ad una corretta gestione del sistema idrico,
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senza repentine variazioni del livello dell’acqua; la corretta gestione delle attività estrattive non
interferisce con le esigenze ecologiche di questo uccello.
Cicogna bianca (Ciconia ciconia)
La specie (SPEC 2: vulnerabile) è andata incontro a un costante declino dall’inizio del 1900,
particolarmente allarmante per la popolazione occidentale dal 1974 al 1984. In seguito si è registrata
una stabilizzazione della popolazione in buona parte dell’areale. Le cause del declino sono imputabili
alla concomitanza di più fattori, come la bonifica di zone umide e l’intensificazione delle pratiche
agricole per la popolazione orientale, mentre per quella occidentale è da aggiungere la sequenza di
stagioni estremamente secche nei quartieri di svernamento dell’Africa occidentale. In Italia le minacce
attuali riguardano principalmente la folgorazione su linee elettriche e il persistere di atti di
bracconaggio. Per quanto riguarda l’attività di cava non sembra avere effetti negativi per la
conservazione di tale specie.
8.3.2 Approfondimento dei fattori di minaccia su specie floristiche significative
Tutte le piante segnalate all’interno della scheda del sito natura come rare e minacciate sono legate
agli habitat presenti nelle zone umide e pertanto la loro conservazione è strettamente dipendente
all’esistenza e alle caratteristiche qualitative di tali ambienti.
Le attività estrattive (previste nel polo 25) coinvolgono aree esterne alla ZPS e quindi non
interferiscono sottraendo habitat a queste specie.
A seguire una sintetica descrizione delle esigenze ecologiche e dei fattori di minaccia ribadendo che
attuare una gestione dell’intero ciclo estrattivo, sino al recupero finale, compatibile con le esigenze
ecologiche può favorire una loro diffusione.
Marsilea quadrifolia L.
Un tempo abbondantemente diffusa nell’Europa centro-meridionale, è attualmente considerata rara e
in diversi paesi, fra cui l’Italia, minacciata per la distruzione o alterazione degli habitat in cui vive,
rappresentati da zone umide (paludi, acquitrini temporaneamente inondati), o per cambiamenti nella
gestione di habitat secondari, come risaie, fossi e canali a lento corso.
La numerosità in individui dei popolamenti è variabile in relazione a vari fattori quali, verosimilmente,
l’andamento stagionale del livello idrico, azioni di manutenzione delle sponde con asportazione della
pianta, inquinamento, interazioni con la fauna locale (nutrie, gamberi della Louisiana, anatre, ecc.).
Altri fattori negativi possono essere dati dall’ombreggiamento per chiusura delle chiome degli alberi,
l’eccessiva crescita della cannuccia di palude ed altri fenomeni legati alla dinamica naturale della
vegetazione.
Leucojum aestivum L.
Specie rara, inserita nella Flora protetta della regione Emilia-Romagna in contrazione a causa della
scomparsa o alterazione delle zone umide. I fattori di minaccia sono pertanto legati alla distruzione di
queste zone e alla pulitura drastica delle rive di canali e fossi che attualmente costituiscono un habitat
rifugio molto importante e pertanto le eventuali operazioni di manutenzione dei fossi dovrebbero
evitare il periodo marzo-giugno.
Viola pumila Chaix
Pianta estremamente rara e a rischio di estinzione; è inclusa nelle liste rosse di diversi Paesi
dell’Europa centrale. In Italia è presente solo nella pianura emiliana, ove forma piccole popolazioni
viventi in tappeti erbosi e prati umidi.
Nymphoides peltata (Gmelin) O. Kunze
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Questa specie cresce nelle acque ferme o leggermente correnti (chiari, stagni , fossi), poco profonde
e con tendenza a riscaldarsi. È presente in Italia soltanto in pochi ambienti adatti nella Val Padana,
della Toscana, del Lazio e della Sardegna e pertanto è da considerarsi molto rara.
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8.4 Incidenza del PAE sulla ZPS Valli Mirandolesi
Il PAE si coordina alla pianificazione già esistente a livello comunale provinciale e regionale.
Per la quantificazione della significatività dell’incidenza ambientale del piano sono stati utilizzati gli
indicatori in grado di misurare gli eventuali impatti sul sito, riportati in Tabella Q della Direttiva
regionale approvata con Delibera di GR 1191/2007 che di seguito si riportano.
1. Perdita di superfici di habitat (percentuale) (sia nei confronti di habitat d'interesse comunitario, sia di
habitat importanti per specie animali e vegetali d'interesse comunitario)
2. Frammentazione di habitat (temporanea o permanente) (sia nei confronti di habitat d'interesse
comunitario, sia di habitat importanti per specie animali e vegetali d'interesse comunitario)
3. Perturbazione di habitat e specie (temporanea o permanente; livello, tipologia e distanza del
disturbo) (sia nei confronti di habitat d'interesse comunitario, sia di habitat importanti per specie
animali e vegetali d'interesse comunitario)
4. Riduzione della densità delle popolazioni animali e vegetali d'interesse comunitario (percentuale)
5. Livello di rarità dell’habitat o della specie animale o vegetale interessata (livello locale, regionale,
nazionale,
comunitario)
6. Riduzione del livello di biodiversità complessiva del sito
7. Trasformazione degli elementi naturali (acqua, aria, suolo, ecc.)
8. Modifica della struttura e perdita di funzionalità del sito
Come già ricordato, tra i tre poli pianificati è il polo 25 l’unico a gravitare nei pressi della ZPS,
comunque all’esterno, e per il quale si individua un’interferenza indiretta temporanea, dovuta
all’incremento del traffico, del rumore e delle polveri.
In sede di approvazione dei piani di coltivazione dovranno essere esplicitate le prescrizioni e le
eventuali azioni di mitigazione dettagliate per i singoli progetti.
Ai fini di una, il più possibile, corretta valutazione della significatività dell’incidenza si rileva anche
un’interferenza positiva dovuta alla sistemazione finale con recupero naturalistico che comporta
l’ampliamento della zona di interesse ambientale in coerenza con il vicino sito Natura 2000.
8.4.1 Incidenza sulle connessioni ecologiche
L’attuazione del polo ubicato nel settore nord-ovest del nodo non provoca interruzioni delle
connessioni ecologiche. Le interferenze con il nodo ecologico non compromettono la funzionalità della
rete ecologica in virtù delle modalità di coltivazione dell’area estrattiva e del recupero finale a carattere
naturalistico, coerente con le finalità della rete stessa.
9. MISURE DI MITIGAZIONE
Le misure di mitigazione proposte hanno lo scopo di rendere nulla l'incidenza negativa non
significativa legata all’attività di scavo prevista dal Piano.
Di seguito si indicano alcuni possibili interventi volti a ridurre l’impatto delle attività estrattive sugli
habitat, sulle specie e sul paesaggio da prevedere in sede di piano di coltivazione.
In questo senso le presenti indicazioni vanno a integrarsi con le Norme Tecniche di Attuazione del
PAE che forniscono già diverse prescrizioni che il presente documento assume in toto. Obiettivo
primario delle prescrizioni è rendere i piani di coltivazione e ripristino congruenti con la destinazione
finale del sito, individuata negli strumenti di pianificazione, e con le componenti del paesaggio. Si
viene così a delineare un quadro generale che comprende le misure più adatte a mantenere e/o
ripristinare condizioni ambientali soddisfacenti o capaci di riqualificare il territorio favorendo
l’ampliamento di aree interessate dai biotopi presenti nell’adiacente ZPS in coerenza anche con
quanto indicato nella Direttiva Uccelli.
In generale occorre che il disturbo nelle immediate vicinanze, del sito Natura 2000 sia ridotto al
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minimo e che, di conseguenza, si predispongano adeguati piani per la coltivazione ed il trasporto dei
materiali, nonché l’esclusione della loro lavorazione in situ.
Per accelerare i tempi di recupero è opportuno che il calendario degli interventi sia inserito nel piano di
coltivazione e che l’estrazione dei materiali avvenga in funzione di un sollecito recupero ambientale,
predisponendo l’assetto morfologico finale.
Gli interventi di rinaturalizzazione hanno l’obiettivo di creare le condizioni adatte perché l’avifauna
acquatica abbia a disposizione habitat idonei per la riproduzione. Occorre pertanto creare morfologie
che isolino tra loro, visivamente, le coppie creando delle sinuosità o delle rientranze nelle rive, oppure
impiantando strutture arbustive costituite da bassi e densi cespugli che si spingono fino al bordo
dell’acqua.
Un’efficace funzionalità dell’ecosistema di zona umida, che si viene a creare quale obiettivo del
recupero nell’area al termine dell’estrazione, è in buona parte garantita dalla scelta delle specie
vegetali da mettere a dimora e dalle strutture vegetali che si formano. Per garantire la maggiore
capacità di insediamento di biocenosi diverse devono essere presenti specie erbacee da sfalcio e
specie erbacee da lasciar crescere indisturbate, specie con portamento cespuglioso denso e specie
più lasse; inoltre la distribuzione spaziale deve mettere a disposizione un’ampia varietà di habitat
capaci di evolvere in ecosistemi complessi prevedendo siepi costituite da specie arbustive ed arboree
alternate a macchie e radure. Per favorire la sopravvivenza della fauna selvatica è indispensabile la
messa a dimora di specie che producono semi eduli e frutti che permangono, in particolare, fino al
tardo autunno o in inverno.
In sede di progettazione degli interventi è opportuno prevedere la realizzazione di “fasce cuscinetto”
attorno al cantiere di adeguata ampiezza al fine di garantire una mitigazione degli impatti (soprattutto
per quanto riguarda traffico, rumore e polveri) sul territorio circostante e sulle specie e gli habitat che
esso ospita. Queste fasce, opportunamente strutturate in vari piani di vegetazione (erbe, arbusti e
alberi ad alto fusto) costituiscono un gradiente di rinaturazione/recupero di naturalità che contribuisce
a migliorare la sostenibilità ambientale delle cave.
Questo risulta particolarmente importante anche alla luce dell’opportunità di dare organicità e
coerenza tra questi interventi e l’esigenza, fondamentale, di realizzare sul territorio comunale una
parte della struttura di “rete ecologica” provinciale che colleghi trasversalmente i temi della qualità
paesaggistica e della funzionalità degli ecosistemi.
9.1 Indicazioni per la scelta delle mitigazioni nel polo 25 “Disturbata nuova”
Per la mitigazione degli effetti negativi provocati dallo scavo del Polo 25 “Disturbata nuova” sul
sistema ambientale si propongono le seguenti prescrizioni per l’esercizio dell’attività di cava:
 Il recupero finale deve essere di tipo naturalistico.
 Devono essere realizzate fasce tampone perimetrali al sito di escavazione con vegetazione
erbacea e/o arboreo-arbustiva, di ampiezza sufficiente e utilizzando specie autoctone.
 Nel periodo febbraio –agosto i mezzi diretti alle aree estrattive devono utilizzare percorsi esterni al
sito di Rete natura 2000.
 Deve essere garantita la costante bagnatura della viabilità di servizio, dei piazzali di carico, del
materiale trasportato con i mezzi i quali dovranno anche essere muniti di teloni di chiusura della parte
superiore del vano di carico, al fine di ridurre l’emissione di polveri.
 La coltivazione della cava deve avvenire procedendo per piccoli lotti di escavazione subordinando
lo scavo al ripristino del lotto precedentemente scavato.
 Garantire il limite di sicurezza di almeno 1,50 m sopra il massimo livello della falda principale
escludendo la frangia freatica superficiale interessata dagli scavi.
 Devono essere vietate attività che comportino improvvise e consistenti variazioni del livello
dell’acqua o la riduzione della superficie di isole o zone affioranti.
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 Negli invasi o zone umide, ove realizzabili e adeguati al contesto ambientale, devono essere
creati microhabitat mediante la predisposizione di aree perimetrali a pendenza 1/7 – 1/10 per
un’ampiezza di almeno 10 m allo scopo di garantire un adeguato battente d’acqua anche nel caso di
abbassamento del livello idrico; la profondità minima nelle vasche deve essere di 45-60 cm.
 Deve essere effettuato il monitoraggio del livello idrico delle zone umide man mano ripristinate, in
particolar modo durante la stagione riproduttiva delle specie ornitiche presenti, al fine di evitare
eccessivi sbalzi del medesimo.
 Qualora negli studi preliminari e a corredo dei PCS si evidenzino delle potenziali interferenze con
gli habitat e le specie di interesse comunitario presenti nel sito di rete Natura 2000 dovrà essere
effettuato uno specifico monitoraggio delle stesse. A tal fine è opportuno registrare con metodologie
standardizzate l’evoluzione negli anni della comunità ornitica nidificante e svernante nell’area; il
monitoraggio dovrebbe articolarsi in due visite, una in primavera ed una in inverno, da compiersi ogni
anno e per cinque anni (arco temporale minimo per ottenere informazioni attendibili) con le stazioni
d’ascolto distanti 500 m dall’area di intervento e 1000 m l’una dall’altra. Tale monitoraggio deve
essere ricompreso nell’ambito del monitoraggio ambientale previsto per il polo e sottoposto a
validazione da parte degli Enti competenti in materia ambientale all’interno dell’iter procedurale
autorizzativo. (Accordo ex lege art. 24 LR 7/2004, Autorizzazione).
 Nella procedura della Valutazione di incidenza dei singoli Piani di coltivazione deve essere posta
particolare attenzione ai seguenti aspetti:
a) rispetto della compatibilità degli interventi previsti con le Misure generali di conservazione delle ZPS
(DGR n. 1224/08);
b) quando sia richiesta l’individuazione di nuovi tracciati stradali, occorre effettuare un’analisi delle
possibili alternative, al fine di allontanare il più possibile queste infrastrutture dai siti della Rete Natura
2000.
9.2 Proposte per il progetto di recupero del polo 25 “Disturbata nuova”
Per quanto riguarda il progetto di recupero (parte integrante del Piano di coltivazione soggetto ad
autorizzazione comunale) al fine di creare le condizioni ambientali favorevoli all’insediamento di
biocenosi congruenti a quelli presenti nelle Valli Mirandolesi, si consigliano i seguenti accorgimenti in
coerenza con le Misure di conservazione delle ZPS sopraccitate:
 prevedere interventi volti al mantenimento ed all’ampliamento delle zone umide d’acqua dolce;
 realizzare zone a diversa profondità d'acqua con argini e rive a pendenza ridotta;
 progettare gli specchi d’acqua della zona umida con contorni dal profilo irregolare (con insenature
e anfratti);
 garantire il mantenimento di un adeguato livello di acqua nelle zone umide, soprattutto nel periodo
febbraio-settembre
 mantenere ovvero ripristinare la vegetazione sommersa, natante ed emersa e i terreni circostanti
l'area umida;
 eseguire gli interventi volti alla diversificazione dei livelli idrici su vasta scala, per favorire il
mantenimento di aree umide a differenti profondità e di aree asciutte nel periodo riproduttivo
dell’avifauna;
 creare isole e zone affioranti idonee alla nidificazione in aree allo scopo di favorire la
conservazione delle caratteristiche vegetazionali idonee all’insediamento riproduttivo di Anatidi
(vegetazione elofitica) o Caradriformi (vegetazione alofila o aree prive di vegetazione);
 mantenere e ripristinare elementi di interesse ecologico e paesaggistico, naturali e seminaturali
tradizionali degli agroecosistemi, quali stagni, maceri, pozze di abbeverata, fossi, siepi, filari
alberati, piantate, canneti e boschetti;
 mantenere la vegetazione di ripa e dei canneti di margine prevedendo la gestione periodica degli
ambiti di canneto, da realizzarsi esclusivamente al di fuori del periodo di riproduzione
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dell'avifauna, con sfalci finalizzati alla diversificazione strutturale, al ringiovanimento, al
mantenimento di specchi d'acqua liberi, favorendo i tagli a rotazione per parcelle ed evitando il
taglio raso;
prevedere azioni volte al controllo regolare della Nutria (da effettuare attraverso l’uso di trappole)
in zone in cui la vegetazione elofitica presente può favorire la riproduzione, l’alimentazione e la
sosta di specie ornitiche e nei siti adatti alla nidificazione del Mignattino piombato;
individuare gli interventi per ridurre la densità di pesci fitofagi nelle zone in cui un’elevata
presenza di idrofite è utile per fornire habitat di nidificazione e risorsa trofica per Moretta
tabaccata e Mignattino piombato;
vietare gli interventi, durante il periodo riproduttivo dell’avifauna (20 febbraio – 10 agosto), di
taglio, sfalcio, trinciatura della vegetazione spontanea presente sulle sponde dei corsi d’acqua e
dei canali.
Praticare lo sfalcio dei prati o attraverso modalità compatibili con la riproduzione dell’avifauna,
utilizzando dispositivi di involo davanti alle barre falcianti e con andamento centrifugo dello sfalcio
ripristinare prati stabili, zone umide temporanee o permanenti, ampliare biotopi relitti gestiti per
scopi esclusivamente ambientali, in particolare nelle aree contigue alle valli tramite il riposo dei
seminativi;
9.3 Indicazioni per la gestione successiva al recupero del polo 25 “Disturbata nuova”
Al fine di raggiungere l’obiettivo di creare biotopi funzionali ad accogliere le biocenosi insediatesi
nell’adiacente ZPS devono essere previste adeguate misure per la gestione successiva al recupero
delle aree scavate.
Come precedentemente emerso uno dei problemi principali, relativo alle zone umide, è legato alla
gestione dei livelli idrici. In tale direzione ricoprono un’elevata importanza le indicazioni sopraesposte
relative alla morfologia e alla scelta delle specie vegetali da utilizzare per la rinaturazione delle zone
umide e la corretta gestione della vegetazione (sfalci periodici basati su cicli poliennali e periodica
messa all’asciutto delle vasche con interramento della vegetazione).
Riveste una particolare importanza la scelta della tempistica degli interventi; ad esempio la gestione
del canneto nel periodo primaverile-estivo appare una soluzione sconveniente, perchè questo tipo di
habitat è selezionato da molte specie per la nidificazione (es. tarabuso, falco di palude, airone rosso),
ed inoltre l’intervento è inefficace se effettuato anteriormente all’autunno, causa la ricrescita delle
piante.
Anche l’intervento sul livello idrico nei mesi di luglio e agosto (periodo critico per la sopravvenienza
delle epidemie da botulino) risulta inopportuno per non compromettere il buon esito della nidificazione
di alcune specie (es. mignattino piombato).
Una strategia da prevedere risulta la parcellizzazione degli invasi, tramite un sistema di arginature
interne: in questo modo si possono mantenere condizioni ambientali idonee su una porzione dell’area,
avendo la possibilità di asciugarne la restante per effettuare gli interventi, abbassando al contempo il
carico di spore formate da Clostridium botulinum.
In termini generali e prescindendo dal tipo di vincolo che insiste su una determinata zona, risulta
necessario garantire la presenza delle condizioni idonee all’insediamento delle specie con abitudini
acquatiche mantenendo adeguati livelli idrici nel periodo marzo-luglio. Nelle aree solo
temporaneamente allagate (es. prati umidi), dovrà essere mantenuta in acqua una superficie pari
almeno al 10% di quella complessiva, per garantire ad alcuni taxa (es. pesci, anfibi, invertebrati) le
condizioni minime di sopravvivenza. In questo tipo di situazioni, i lavori di manutenzione andranno
effettuati solamente nel periodo agosto –febbraio.
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10. CONCLUSIONI
Con il presente studio sono stati evidenziati i fattori di minaccia (aumento del traffico, del rumore e
delle polveri) del PAE del comune di Mirandola in grado di produrre perturbazioni negative sulle
specie ornitiche della ZPS Valli Mirandolesi.
Si ritiene che il recupero finale della cava previsto a carattere naturalistico e le misure di mitigazione
proposte consentano di ridurre l’incidenza negativa non significativa che i fattori di minaccia possono
esprimere.
In conseguenza di ciò l’incidenza del Piano comunale delle Attività Estrattive può dichiararsi
nulla.
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