il convegno diocesano nel segno della fede ora di religione
Transcript
il convegno diocesano nel segno della fede ora di religione
DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE Via dellʼArcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro - Spedizione in a.p.Tabella C - Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 FONDATO NEL 1982 30 SETTEMBRE 2012 ANNO XXXI N. 16 IL CONVEGNO DIOCESANO NEL SEGNO DELLA FEDE C i sono titoli che vanno di moda e altri passati di moda, altri poi mettono un pensiero, altri scelgono di stare su un palcoscenico e altri ancora pongono alla ricerca, perché nascono da cuori viaggiatori. Sembra proprio che un po’ di questa vicenda sia toccata al tema del Convegno con cui la Diocesi di CatanzaroSquillace attorno al suo Arcivescovo, oggi 21 settembre, abbia voluto aprire il sipario sull’anno della fede lasciandosi stuzzicare, inquietare, provocare da una riflessione sulla trasmissione della fede in un mondo in continuo cambiamento. È vero che è stato scelto un palcoscenico, quello del teatro Politeama della città, per snudare il coraggio dei credenti che, deposto il manto della delusa timidezza, sentono il bisogno di annunciare la propria fede nel Dio di Gesù Cristo, Creatore del cielo e della terra. Un palcoscenico sì, ma non per recitare a soggetto, quanto piuttosto per denunciare, già all’interno della Chiesa, che è ormai finito il tempo del sonno, oggi è tempo di annuncio e forse anche di martirio. Con una doppia domanda, che non vuole creare contrapposizioni di sorta, ha esordito l’Arcivescovo, Il viaggio apostolico di Benedetto XVI in Libano servizio a p.5 ORA DI RELIGIONE PERCHÉ QUESTA LA SECONDA EDIZIONE “PER RICORDARE… 1992” “Responsabilità e bene comune. Sicurezza e legalità nei quartieri a Sud di Catanzaro” CONFUSIONE? Una polemica motivata da una non conoscenza oggi non più giustificata e giustificabile servizio a p. 3 Mons. Vincenzo Bertolone, perché l’orditura della storia della salvezza testimonia il necessario intreccio tra l’amore e la conoscenza, l’atto che comprende e l’atto che ama. Così riportando al cuore le pagine della Sacra Scrittura, la voce del Pastore ha trapuntato di dolci imperativi l’improrogabile trasmissione della fede: ascoltare Dio che passa nella storia, accogliere la testimonianza di coloro che hanno visto ed udito, vivere una vita trasfigurata per diventare come i santi: “esistenze teologiche”. Dopo le cinque relazioni, a chiudere come in un abbraccio il Convegno è ancora l’Arcivescovo che, avendo sposato la “chiesa del grembiule”, scioglie il nodo della domanda iniziale: quando la conoscenza si spinge in profondità per incontrare Cristo, l’uomo che si è messo di traverso, allora l’amore l’abbraccia, perché ha trovato nel crocevia della croce le domande della conoscenza e le risposte dell’amore fonte di ogni bellezza. Suor Paolina Mastrandrea SCSF speciale da p.7 a p.11 Riflessione a 19 anni dalla tragica uccisione di Don Pino Puglisi PRENDIAMO ESEMPIO DAL CORAGGIO DI DON PINO PUGLISI servizio a p. 4 pp. 8 e 9 servizio nelle servizio a p. 4 L’agenda del Vescovo 26 - 28 Settembre Cetraro, convegno con i seminaristi 29 - 30 Settembre Roma, partecipa al congresso sul Santo Volto 4 ottobre -Catanzaro Lido Parrocchia Sacro Cuore, Santa Messa 5 Ottobre - Sersale Ore 18.00, presentazione volume 6 Ottobre - Squillace Ore 18.00, Santa Messa per la chiusura della missione popolare parrocchiale 7 Ottobre - Gagliano Ore 09.00, Santa Messa Ore 11.00, Montepaone, loc. Pilinga - Parrocchia S. Bruno Amministrazione del sacramento della confermazione Ore17.30 - Catanzaro, Parrocchia Madonna dei Cieli Amministrazione del sacramento della confermazione L A F E D E E’… 8/10 Ottobre Partecipa ai lavori della CEC a Vibo Valentia 11 Ottobre - Soverato Presentazione del libro di P- Eugenio Treccozzi Seme di fiducia nel Creatore immesso nel solco della vita dal cuore puro di nostra madre. 12 Ottobre - Cattedrale Ore 17.30, S. Messa per l’inizio dell’anno pastorale diocesano Gemma di abbandono nell’Eterno per superare la tristezza del tempo e guardare gioiosi oltre la siepe. Sorriso di speranza nel Redentore che da fango ci rese splendore tra le paludi del terreno nerume. Fiamma d’amore nel Consolatore che le inaridite ossa rinverdisce per renderci nel mondo messaggeri di pace. Stella lucente nel cammino della storia resa amabile dalla Chiesa, nostra madre, col premuroso invito ad essere fratelli. Tuo dono, o Signore, è questa Fede: noi la proclamiamo noi la viviamo noi la trasmettiamo. € 25,00 per lʼItalia € 40,00 per lʼestero Direttore Resposabile: Mons. Raffaele Facciolo Questa è la fiaccola che illumina dentro chi l’ha trovata! R. F. 2 30 settembre 2012 ABBONAMENTO CCP n. 10342889 intestato a “Comunità nuova” Consiglio di redazione: Francesco Candia (Amministratore) Michele Fontana • Giovanni Scarpino Marcello Lavecchia • Fabrizio Marano Valeria Nisticò • Rita Doria Saverio Candelieri • Anna Rotundo Editore e Redazione ARCIDIOCESI METROPOLITANA DI CATANZARO-SQUILLACE Via Arcivescovado, 13 88100 - Catanzaro tel. 0961.721333 e-mail: [email protected] Iscritto al n. 2/1982 del Registro della Stampa del Tribunale di Catanzaro il 16 gennaio 1982. ISSN: 2039-5132 www.diocesicatanzarosquillace.it PERCHÉ QUESTA CONFUSIONE PER L’ORA DI RELIGIONE? C ’’è da chiedersi perché. Perché il ministro Profumo esterna sull’insegnamento della religione cattolica (Irc), mostrando tra l’altro di non conoscerlo molto bene? Perché adesso? Lo stesso ministro, non molto tempo fa, ha firmato un’intesa con la Conferenza episcopale italiana sulle nuove indicazioni didattiche per l’Irc nelle scuole superiori (oltre a un’altra sulla qualificazione dei docenti) che tengono certamente conto dell’attenzione alla società multietnica, della conoscenza e del rapporto tra le religioni. Quei temi che, secondo le ultime esternazioni, renderebbero invece l’Irc inadeguato e da rivedere. Già a Torino, settimana scorsa, alla festa di Sinistra, ecologia e libertà, Profumo aveva sostenuto che l’ora di religione, così com’è strutturata, avrebbe poco senso e andrebbe modificata. Perché ormai “nelle nostre classi, soprattutto alle elementari e alle medie, il 30% degli studenti è di origine straniera e, spesso, non di religione cattolica”. “Probabilmente - aveva aggiunto - quell’ora di lezione andrebbe adattata, potrebbe diventare un corso di storia delle religioni o di etica”. Oggi, a margine di un incontro per la presentazione della biblioteca ministeriale, è tornato sulla questione, scatenando inevitabilmente una ridda di commenti, e di confusione, sull’Irc “catechismo coi soldi pubblici”, che indottrina i ragazzi. A chi giova sollevare un polverone del genere? Tanto più che il ministro dovrebbe sapere bene che l’Irc è ben diverso dal “catechismo” su cui insistono gli irriducibili paladini di ideologie ormai superate, non è solo per i cattolici ma è per tutti, concorre al pieno raggiungimento delle finalità della scuola pubblica, non chiede adesioni di fede, contempla, nei programmi e negli strumenti didattici, la conoscenza e il confronto con tradizioni culturali e religiose diverse. Dovrebbe sapere, anche, il ministro, che tale insegnamento è frequentato in concreto da molti allievi non cattolici, anche stranieri, i quali evidentemente non si sentono discriminati dall’Irc e, attraverso la conoscenza dei principi del cattolicesimo, parte del patrimonio storico del popolo italiano, contribuisce a promuovere integrazione culturale e cittadinanza. Lo ha ricordato molto bene, tra l’altro, Giuseppe Della Torre su “Avvenire”, facendo intendere come il Paese e la scuola abbiano ben altri e “gravissimi” problemi. E allora viene da pensare che il polverone - alimentato anche da un modo senza scrupoli di fare notizia (un titolo sull’ora di religione “tira” sempre, anche se c’è poco da mordere) serve a coprire proprio i “gravissimi” problemi, che vanno dall’edilizia scolastica disastrata alla situazione precaria delle scuole terremotate, dalla situazione irrisolta del precariato al malumore e disamore di molti operatori scolastici e chi più ne ha più ne metta. Problemi che evidentemente nemmeno i proclami sulla “scuola digitale” riescono a mettere in secondo piano. Davvero non serve oggi una polemica in più sull’Irc. Ben venga una riflessione sulle didattiche innovative, sulla necessità di restare al passo con la società e i bisogni educativi delle nuove generazioni, ma senza confusioni. L’Irc in questi anni ha camminato proprio in questa direzione. Si può sempre migliorare, ma polemiche e ideologia non sono la strada giusta. Alberto Campoleoni Premio Cassiodoro 2012 a mons. Giuseppe Silvestre C on la consegna dei riconoscimenti si è conclusa a Camigliatello Silano, domenica 2 settembre, la terza edizione della Settimana della Cultura Calabrese promossa dall’ “Universitas Vivariensis”, il cui rettore è Demetrio Guzzardi. Tra i premiati anche il nostro vicario episcopale monsignor Giuseppe Silvestre, teologo, scrittore, docente nell’Istituto Teologio Calabro “San Pio X”, e parroco della comunità “Madonna di Pompei” in Catanzaro. Nella motivazione del premio, per i suoi alti meriti nel campo teologico, sociale e culturale di studioso e pubblicista, è stato ricordato il decennio di missione di mons. Silvestre in Brasile, segnato ancor oggi da un importante servizio ecumenico ed interreligioso attravreso i suoi libri di teologia capaci di aiutare i cristiani a pensare la propria fede. “Sono grato all’Universitas Vivariensis – ha detto mons. Silvestre- per il riconoscimento che per me costituisce una gratificazione interiore ed uno stimolo in più per continuare nei mie studi. Sono certo infatti che la ricerca teologica può contribuire allo sviluppo della società in tutte le sue dimensioni per la promozione integrale dell’uomo e il riscatto della centralità della persona umana”. Il premio Cassiodoro, giunto ormai alla sua decima edizione, è un riconoscimento consegnato a personalità che operano e risiedono in Calabria e che si sono distinti nella ricerca e nell’elaborazione culturale, economica e sociale. A monsignor Silvestre porgiamo gli auguri dell’intera comunità diocesana. Un nuovo lavoro teologico-pastorale di don Alessandro Carioti A lla scuola del Risorto. Riflessioni teologico-pastorali sulla predicazione è il nuovo libro del prof. don Alessandro Carioti, pubblicato dall’Edizione Centro Liturgico Vincenziano. Qual è la sua innovativa proposta? Il contributo scientifico, intanto, si lega profondamente all’Anno della fede, indetto dal Pontefice Benedetto XVI, dall’11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013. È proprio in tale contesto, infatti, che don Alessandro, docente di Teologia fondamentale nell’Istituto Pio XI di Reggio Calabria, ha voluto evidenziare l’importanza della parola predicata, quale via essenziale per la maturazione della fede. L’obiettivo è quello di cogliere, a partire da alcuni brani del Nuovo Testamento, gli aspetti cardine della predicazione, con particolare rilievo dato ad alcuni temi: l’emergenza educativa, il nesso tra fede e vita, la coralità dell’annuncio, il tempo di Dio e il tempo dell’uomo, la testimonianza personale ecc. La riflessione di don Carioti interseca, così, sia il percorso presbiterale, nel suo ministero della parola, sia il percorso di chi, nella chiesa, è impegnato nei vari ambiti della pastorale. Sempre in sinergia con un’attenta analisi storico-culturale della società odierna, il sacerdote, ricorrendo ad argomentazioni ben fondate, conclude che la fede del cristiano diventa tanto più credibile, quanto più sia capace di innervarsi nell’obbedienza alla Parola di Dio e nella crescita in grazia. È questa luce, infatti, che gli uomini del nostro tempo hanno bisogno di vedere, di percepire concretamente, come orma autentica della presenza di Cristo nel mondo. Tale segno, inequivocabilmente, scuote le coscienze, dona la possibilità di aprirsi, con afflato generoso, a Dio che ha parlato e, ancora oggi, parla al cuore di ogni uomo, qualunque sia la sua cultura. Le pagine di questo libro, parafrasando l’autore, vogliono essere un dialogo e un confronto con quanti, innamorati della parola di Dio, possono trovare una ragione in più al loro credere: Cristo è la vera speranza dell’uomo. Auguriamo, quindi, a don Alessandro che egli possa fermentare questa speranza, come il lievito buono del Vangelo, approfondendo la sua passione conoscitiva e speculativa, sempre posta al servizio della Parola di Dio. 3 30 settembre 2012 LA SECONDA EDIZIONE “PER RICORDARE… 1992” “Responsabilità e bene comune. Sicurezza e legalità nei quartieri a Sud di Catanzaro” E ’ sull’esempio di vita di due grandi uomini, che hanno vissuto con responsabilità il loro essere cittadini, che si è avuto modo di riflettere, in maniera sentita e profonda, nel convegno “Responsabilità e bene comune. Sicurezza e legalità nei quartieri a Sud di Catanzaro”, organizzato dalla Segreteria Regionale del Coisp – Sindacato Indipendente di Polizia, dalla redazione di Catanzaroinforma e dall’Arcidiocesi Metropolita Catanzaro-Squillace nell’ambito della seconda edizione della manifestazione “Per ricordare… 1992”. La figura di Don Pino Puglisi da un lato e Paolo Borsellino dall’altro, due uomini apparentemente diversi ma altresì così tanto simili nei confronti di un senso di responsabilità civica e morale, hanno fatto da sfondo alle riflessioni tenutesi nei giorni scorsi nella chiesa S. Maria della Speranza del quartiere Pistoia di Catanzaro. Al dibattito, moderato dal giornalista Davide Lamanna, hanno partecipato tantissimi esponenti del mondo politico, istituzionale ed associativo della città di Catanzaro, testimoniando con la loro presenza un concreto interesse nei confronti di una problematica sociale che deve essere risolta non solo attraverso l’interiorizzazione dell’importanza del senso di responsabilità ma anche con azioni concrete che possano costruire e supportare nel tempo il senso di appartenenza, responsabile appunto, ad una comunità che vive attraverso le buone azioni di tutti i suoi componenti. “Occorre che tutti i cittadini collaborino per il bene comune- ha affermato il Prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci- c’è bisogno di una rete di solidarietà che partendo dalla famiglia coinvolga le grandi istituzioni, perché non si possono risolvere i problemi solo attraverso l’intervento delle forze dell’ordine ma occorre superarli definitivamente attraverso un cambiamento culturale”. Il cittadino, secondo il Prefetto, deve essere un collaboratore attento che nel chiedere riesca anche a dare un contributo al bene comune, il cittadino deve controllare e fare dello Statoapparato una comunità che non muore per viltà e silenzio, superando appunto quel familismo amorale, teorizzato da Banfield, causa della propria arretratezza. “Non si può essere schiavi del malgovernoha affermato Santi Consolo, Procuratore Generale di Catanzaro- occore, oggi più che mai, essere corresponsabili dell’attuazione del bene comune. Gli amministratori hanno la responsabilità di creare opportunità perché non si può uccidere la speranza dei cittadini. Tutti abbiamo diritto ad avere una dignità che viene valorizzata quando si fa il bene di tutti”. Parole queste che sono risuonate in un quartiere che ha immediato bisogno di azione concrete volte a superare il suo grave disagio sociale e in una società che ha la necessità di recuperare la sua identità attraverso valori che possano gettare le fondamenta del bene comune, un bene che deve essere sentito non dalla maggior parte ma da tutti. Come ha sottolineato Mons. Vincenzo Bertolone occorre, oggi più che mai, che tutti si rendano conto che l’orologio della storia segna l’appuntamento dei fatti e non delle parole, c’è bisogno infatti di azioni che possano risvegliare le coscienze e animare un senso di responsabilità nei cittadini catanzaresi, non più abili deleganti ma attivi controllori della propria comunità. Alle riflessioni devono appunto seguire azioni concrete che possano valorizzare nuovamente il tessuto sociale catanzarese anche nelle zone cittadine più bisognose di rigenerazione, proprio perché come ha affermato Franco Maccari, segretario generale del COISP, “Catanzaro non è Beirut!”. Maria Teresa Rotundo I 70 anni di attività della Fuci di Catanzaro S ettembre 1942 – 2012. Il gruppo della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (Fuci) di Catanzaro compie settant’anni. Fu fondato, infatti, nel settembre del 1942 da personalità come Renato Leonetti, Raffaele Gentile e Carlo Amodei in un periodo non facile per la vita civile e democratica del nostro paese. “La Fuci - ha dichiarato l’assistente ecclesiastico del gruppo Don Maurizio Franconiere- vuole da sempre mettere in evidenza il ruolo fondamentale che la cultura occupa nella vita dell’uomo. Cultura intesa come ricerca della verità, come modo specifico dell’esistere e dell’essere dell’uomo”. “La Fuci di Catanzaro – ha aggiunto il presidente Sebastian Ciancio- ha dato un contributo imprescindibile alla nascita e crescita 4 30 settembre 2012 della nostra democrazia, attraverso la formazione degli intellettuali cattolici locali, avendo a cuore la partecipazione politica, la responsabilità civile ed ecclesiale e arrivando ai nostri giorni con una proposta attuale, arricchita da una lunga storia e da significative testimonianze”. Tra le personalità che collaborarono attivamente alla fondazione del gruppo non possiamo non ricordare il Servo di Dio Antonio Lombardi, filosofo e intellettuale catanzarese, uomo di grande cultura che spese tutta la sua vita a realizzare con intensità la “vocazione alla santità” , esempio di fede autentica e incondizionata. Motivo per il quale, nel programma associativo di quest’anno, che sarà caratterizzato da un’intensa attività celebrativa e serie di iniziative, è prevista l’intitolazione del gruppo proprio ad Antonio Lombardi che in questi anni di formazione ed esperienza condivisa ha rappresentato un insostituibile guida e punto di riferimento. La figura di Lombardi è stata ricordata per l’occasione in un libro scritto dal giornalista Luigi Mariano Guzzo, consigliere centrale della Fuci e già presidente di gruppo, dal titolo “Il Servo di Dio Antonio Lombardi. Profeta laico del ventesimo secolo” (Elledici-Velar, 2012). Il viaggio di Papa Benedetto XVI in Libano nelle parole di Mons. Ruggero Franceschini, presidente dei vescovi di Turchia DARE SAPORE ALLA FEDE n questo particolare momento il mondo islamico ha bisogno di capire che il cristianesimo non si deve confondere con l’Occidente e che la Chiesa non è nemica della comunità dei credenti dell’Islam. Il viaggio del Papa, i suoi interventi, i suoi gesti, sono stati dei segni inequivocabili in tal senso”. Tre giorni intensi, ricchi d’incontri, celebrazioni, ma anche di grande rispetto, attenzione e accoglienza per “l’ospite di passaggio”. Il viaggio di Benedetto XVI in Libano, per la firma e la consegna dell’Esortazione apostolica “Ecclesia in Medio Oriente”, che si è chiuso domenica, ha lasciato nel Pontefice il “rammarico” della partenza. Salutando le autorità civili e religiose del Paese, Benedetto XVI ha ringraziato per l’accoglienza ricevuta aggiungendo che il “calore” dimostrato dal Libano nei suoi andare in Libano, come messaggero di pace, per confermare i cristiani a sostenere il dialogo interreligioso. Le tensioni innescate in questi giorni dal film blasfemo sul profeta Maometto, la violenza in Siria, non hanno ostacolato la missione di Benedetto XVI. Sulla visita del Papa in Libano, Daniele Rocchi,per il Sir, ha sentito mons. Ruggero Franceschini, arcivescovo di Smirne e presidente della Conferenza episcopale di Turchia. Qual è stato il messaggio più urgente lanciato dal Papa in questo viaggio? “In questo particolare momento il mondo islamico ha bisogno di capire che il cristianesimo non si deve confondere con l’Occidente e che la Chiesa non è nemica della comunità dei credenti dell’Islam. Il viaggio del Papa, i suoi interventi, i suoi gesti, sono stati dei segni inequivocabili in tal senso”. confronti“lo si può paragonare ad una di quelle famose spezie orientali che arricchisce il sapore delle vivande: il vostro calore e il vostro cuore, che mi hanno dato il desiderio di ritornare”. Si apre adesso la fase, forse la più difficile, quella dello “studio e dell’appropriazione” del testo “da parte di tutti i protagonisti della Chiesa, Pastori, persone consacrate e laici, affinché - dice il Papa -ciascuno trovi una gioia nuova nel portare avanti la propria missione”.Questa “mappa per il futuro” donata ai cristiani mediorientali reca un messaggio di pace che passa anche attraverso il dialogo con i musulmani. Musulmani e cristiani, insieme, erano a Beirut a salutare il Pontefice, che prima di partire aveva detto di Il Papa si è recato in Libano in un momento drammatico per la regione e ha lanciato un forte appello alla pace ribadendo l’impegno dei cristiani in questa direzione… “Il Papa ha affidato alla comunità cristiana il compito di lavorare attivamente alla costruzione di una società in cui la pace e il rispetto della coscienza dell’altro siano mete imprescindibili. Questa missione della comunità cristiana in questo contesto è ardua ma urgente. Quando si offende la sensibilità religiosa di un popolo, un discepolo di Gesù non può approvare questo comportamento blasfemo. In Occidente il fatto religioso viene sempre di più percepito come qualcosa di banale e accessorio, con cui si possa giocare. Tutto ciò che sta “I accadendo in seguito alle vicende del film blasfemo deve imporre all’Occidente un serio esame di coscienza sul suo modo di relazionarsi con il fatto religioso. D’altra parte la legittima indignazione per le offese alla sensibilità religiosa deve prendere le distanze da comportamenti violenti e omicidi, che offendono Dio in maniera non diversa da un’esplicita bestemmia”. Dopo la consegna dell’Esortazione, le Chiese sono attese da un’opera di applicazione e di studio. Da cosa dipenderà la buona riuscita di quest’opera? “L’Esortazione apostolica, senza essere astratta, fissa delle mete concrete ma ardue, che richiedono la formazione di nuove coscienze, di nuove mentalità sia nei pastori, sia nei fedeli. Si tratta di porsi in un vero atteggiamento di conversione e di ascolto. Un tale cammino richiede grande fede e tanta pazienza. Questo, però, non significa partire da zero dal momento che molti segni di speranza già s’intravedono”. Tra gli obiettivi indicati dall’Esortazione, il dialogo con l’Islam sembra avere un peso particolare… “Nel nostro contesto, tale dialogo consiste soprattutto nel cercare di abbattere i muri del pregiudizio e della chiusura, che sono il risultato di secoli di ostilità. Tutto questo viene compiuto nella ferialità, con umiltà e tenacia. Anche sul fronte dell’accoglienza dei migranti, in un’aerea in cui sono molti i rifugiati dai Paesi in conflitto, la Chiesa ha risposto alla sfida dell’accoglienza e dell’assistenza. In questo contesto, in cui non è possibile un’evangelizzazione diretta, è prioritario mostrare la credibilità del Vangelo con una testimonianza della Carità, assai più efficace di tante parole. L’Esortazione apostolica, in tal senso fornisce delle concrete indicazioni e un prezioso incoraggiamento”. In che modo l’Esortazione interpella la Chiesa cattolica turca? “Gli obiettivi della comunione intra-ecclesiale e dell’ecumenismo vedono dei segnali positivi nella nostra esperienza. Qui la comunità cristiana è talmente piccola che spesso le differenze cedono il posto a una sincera e concreta solidarietà tra le comunità cristiane. Le diversità di tradizione liturgica sono considerate una risorsa e una ricchezza. I rapporti con le gerarchie delle altre Confessioni cristiane, fatta eccezione per le nuove sette protestanti, sono improntati a una grande comunione e condivisione”. 5 30 settembre 2012 MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO AI DIRIGENTI SCOLASTICI, AI DOCENTI E AGLI STUDENTI Maestri e testimoni di vita per formare i protagonisti del domani «I l difficile non è sapere, ma saper far uso di ciò che si sa». Carissimi dirigenti scolastici, insegnanti di religione e docenti tutti, nel giorno in cui un altro anno scolastico inizia, questo pensiero di un antico maestro cinese, Han Fei, è ottimo spunto per una riflessione sui doveri degli adulti, ed in specie degli insegnanti, nel processo di trasmissione di valori e saperi in una società che, nel suo repentino mutare, perde sempre più il contatto con la memoria, correndo il rischio di avvitarsi su se stessa e di non avere più un avvenire. Oggi, in effetti, da parte di molti si tende a vivere il presente senza capirne il senso: si apprezza ciò che si confà ai bisogni immediati e si getta via il resto. Per questa via si è entrati, un pò alla volta, nella fase dell’emergenza educativa. Essa ci obbliga a prendere atto dell’interruzione della traditio, il racconto che dei valori esistenziali una generazione fa all’altra. L’elemento spirituale, l’amore gratuito e il sacrificio per gli altri vengono accolti se ritenuti di una qualche utilità per sé. E spesso, di fronte ai figli che chiedono di essere guidati alla scoperta della vita, i genitori, o chi per essi, non hanno risposte adeguate. Le famiglie appaiono anzi come turaccioli sulle onde di una società che ha smarrito il significato virtuoso e paziente della formazione rimpiazzandolo con l'illusione di carriere prive di sacrificio, rapide e, soprattutto, economicamente gratificanti. In tale contesto, nitida è l’importanza della scuola, per due ragioni. La prima: è la scuola che in maniera sistematica costruisce gli schemi logici per imparare usare la ragione. La seconda: è la scuola che libera dal conformismo, formando persone veramente libere e liberamente vere. Per questo il lavoro degli insegnanti, peraltro duramente messo alla prova dai problemi di sempre e da riforme di dubbia efficacia, è diventato oggi un lavoro di frontiera: supplire a famiglie inesistenti o angosciate; rompere la tendenza all'isolamento e all'adattamento inebetito di molti giovani; contrastare il mondo morto degli oggetti tecnologici e il potere seduttivo della televisione; riabilitare l'importanza della cultura relegata al rango di pura comparsa sulla scena del mondo; riattivare le dimensioni dell'ascolto e della parola che sembrano totalmente inesistenti, rianimare desideri, progetti, slanci, visioni in una generazione cresciuta attraverso modelli identificatori iperedonisti, conformistici o apaticamente pragmatici. Nella lectio che nel 2007 gli si impedì di tenere nell’aula magna della “Sapienza”, in occasione dell’apertura dell’anno accademico, Benedetto XVI aveva scritto: «Di fronte ad una ragione astorica che cerca di autocostruirsi solo in una razionalità astorica, la sapienza umana è da valorizzare come realtà che non si può gettare nel cestino della storia delle idee». Parole illuminate, che delineano la missione degli insegnanti: scongiurare, come sottolineava lo storico George Trevelyan, che l’istruzione produca «un gran numero di persone capaci di leggere, ma incapaci di distinguere quello che merita di essere letto», e quindi educare le menti attraverso lo studio per trasmettere la sapienza umana come tale, 6 30 settembre 2012 così che l’alunno sia risvegliato dal sonno della ragione, rifuggendo da due estremi: non dubitare di niente e dubitare di tutto. A tutti Voi è richiesto di prendervi cura del bene delle persone, nella prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente, ma anche di essere Maestri di vita eterna, maturata nel dono pasquale della vita nuova di Gesù. Ciò richiede aggiornamento e formazione permanenti, impegno di vita spirituale, coerenza tra ciò che si enuncia e ciò che si vive: il vero nemico dell'insegnante è la tendenza al riciclo e alla riproduzione di un sapere sempre uguale a se stesso. È lo spettro che sovrasta e può condizionare mortalmente questa missione: adagiarsi sul già fatto, sul già detto, sul già visto. Ridurre l'amore per il sapere a pura routine. Affrontare questa sfida e vincerla è certo un compito arduo, ma necessario, da svolgere riprendendo il confronto sull’educazione, senza accontentarsi di aggiornare i pensieri del passato, ma avendo la libertà e l’audacia d’una riflessione nuova e lavorando alla costruzione d’una grande alleanza: solo unendo pensieri e slanci l’educazione potrà cessare d’essere causa di preoccupazioni crescenti. Se tutti, ciascuno per la propria parte, sapremo spenderci perché ciò avvenga, avremo contribuito anche a esercitare una forma di profezia: quella che sa dire il valore della persona e il perché ha senso dedicarsi alla sua maturazione. In quest’ottica, la Chiesa di Catanzaro-Squillace non mancherà di accompagnare le proposte formative, culturali e relazionali a chi ogni giorno vive nella scuola, nel desiderio e con l’intento, sia pur nell’ovvio rispetto dei ruoli e delle competenze reciproche, di poter contribuire alla crescita ed all’educazione dei nostri giovani, che ci stanno a cuore proprio come il futuro delle comunità, dei paesi e delle città che compongono la nostra Chiesa particolare. Vi sono vicino con affetto e di cuore Vi benedico. MESSAGGIO AGLI STUDENTI «Io confido che voi siate fiaccole di speranza, che non restano nascoste. Voi siete la luce del mondo». Carissimi studenti, in apertura di questo nuovo anno scolastico, torno a rivolgerVi il mio saluto, il mio affet- tuoso pensiero, prendendo a prestito le parole pronunciate poco meno di un anno fa da papa Benedetto XVI nel corso del suo viaggio in Germania. Le faccio mie e le rivolgo a Voi in questa occasione particolare che si inserisce in un contesto altrettanto singolare, nella cornice di un mondo che cambia cancellando certezze che si credevano granitiche e trasformandole in inquietante precarietà. E ciò pesa soprattutto sui giovani e sui giovanissimi, posti in condizione di non poter cogliere il valore dei propri talenti e di metterli in gioco in un progetto rivolto a mete positive. Tutto questo avviene in una società pure innegabilmente segnata, in generale, dal benessere, anche se non mancano sacche sempre più larghe di disagio e di povertà: a quanto pare, il pianeta che ci ospita, nonostante il progresso tecnologico e il predominio della scienza, non è affatto diventato migliore. Certo, non mancano segnali di ripresa e di innovazione, ma persistono situazioni fortemente negative. E dentro ciascuna di esse, come hanno ricordato anche di recente i vescovi italiani, ci sono famiglie in comprensibile sofferenza. E ragazzi e ragazze che non vogliono essere accarezzati come degli eterni adolescenti, ma chiedono di non sentirsi soli, gettati nella vita e privi di possibilità. Cambiare, allora, si può e si deve. Autori del cambiamento dovranno essere gli studenti. Ad essi, come già osservava Simone Weil, è richiesto anzitutto di costruire e poi di difendere con orgoglio la propria identità. Di sottrarsi alla massificazione spersonalizzante ed annichilente. Di non fermarsi alla realtà descritta dai media. Di non nutrire un’indignazione incapace di trasformarsi in concretezza e generare speranza. Tale considerazione, se da un lato suona come invito a voi tutti a rifuggire dai luoghi comuni dell’indifferenza e del disinteresse verso il prossimo e verso ciò che Vi circonda, dall’altro esorta le famiglie a rendersi garanti della trasmissione di un messaggio nuovo, radicato e motivato, parlando coi loro figli, abbattendo il muro di incomunicabilità che questa società delle comunicazioni, incredibile dictu, sembra, a volte, aver eretto. «Dite ai giovani che il mondo esisteva già prima di loro, e ricordate ai vecchi che il mondo esisterà anche dopo di loro», amava ripetere agli adulti papa Paolo VI, esortando anche la Chiesa ad andare in mezzo ad essi per capirne il linguaggio, coinvolgersi nelle loro domande, rivolgersi alla loro mente ed alla loro anima, sostenerli nella navigazione verso gli orizzonti di una maggiore giustizia sociale e di una modernizzazione dello Stato, nel rispetto delle regole e combattendo i ricatti di ogni mafia, specie in Calabria e nel Meridione, dove s’avverte come irrinunciabile la necessità che proprio i giovani diventino con intraprendenza le colonne del cambiamento. L’auspicio, allora, è che Voi tutti, insieme ai Vostri dirigenti scolastici, agli insegnanti, ai genitori e, perché no, anche insieme al Vostro Vescovo, possiate impegnarVi non solo nello studio, ma attraverso esso nella costruzione di relazioni vere, belle, significative, in grado di condurVi alla condivisione di sogni e progetti e di amicizie sincere e profonde, in primis quella con Gesù Cristo. Con tutto l’affetto di cui il mio cuore è capace, Vi saluto e Vi rivolgo un sincero e sentito in bocca al lupo, nell’attesa di incontrarVi personalmente e, se vorrete, di poter parlare con ciascuno di Voi, da amico. X Vincenzo Bertolone CONVEGNO DIOCESANO SULLA CATECHESI nel 20° anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica La trasmissione dei contenuti della fede cristiana al centro dell’attenzione della comunità ecclesiale L ’imminente inizio dell’Anno della Fede, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI, e il 20° anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, redatto dall’allora Card. Joseph Ratzinger, hanno costituito per il nostro instancabile Arcivescovo un’occasione propizia per dare nuovo impulso al cammino della nostra comunità diocesana, che dopo la pausa estiva riprende con un programma pastorale ricco e stimolante. Il punto di partenza per il nostro cammino ecclesiale nel nuovo anno 2012-’13 è stato il Convegno sulla Catechesi, che ha avuto luogo al Teatro Politeama di Catanzaro nella giornata di venerdì 21 settembre, con la partecipazione di 5 qualificati relatori, docenti ed esperti nel settore specifico: don Giuseppe Alcamo, direttore del Centro Regionale Siciliano per l’Evangelizzazione e la Catechesi e docente di Catechetica presso la Facoltà Teologica Siciliana; don Salvatore Currò, presidente dell’AICA e docente di Pastorale e Catechetica in diverse Università Pontificie; don Flavio Placida, docente di Catechetica presso l’ISCSM della Pontificia Università Urbaniana; don Ivan Rauti, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Giovanile della nostra Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace; e suor Giancarla Barbon, membro della Consulta Nazionale di Catechesi. Dopo il momento di preghiera iniziale, il saluto del vice-sindaco di Catanzaro Sinibaldo Esposito e la lettura dei messaggi giunti dalle autorità civili provinciale e regionale (Wanda Ferro e Antonella Stasi), il Vicario generale mons. Raffaele Facciolo, moderatore dei lavori antimeridiani, ha focalizzato il tema scelto per il Convegno, sottolineandone l’importanza fondamentale per la vita della Chiesa e inquadrando l’iniziativa nel contesto ecclesiale diocesano. Il Convegno costituisce un contri- buto di riflessione scientifica sulla catechesi per una fede cristiana sempre più matura, pensata, celebrata e vissuta con fervore nella vita quotidiana, per «superare la religione dello scenario e riscoprire la gioia e il gusto di essere cristiani», per una fede viva e creativa sostenuta da una catechesi “profetica”, capace di coniugare la tradizione ecclesiale con gli eventi della storia, per una fede aperta al dialogo e alle differenze. I 5 relatori (i cui interventi sono stati preceduti dalla presentazione fatta dall’Arcivescovo) hanno coinvolto l’uditorio offrendo in successione: - uno sguardo storico sul Catechismo della Chiesa Cattolica e sui principali documenti ecclesiali della CEI in merito alla catechesi e alla formazione dei catechisti; un’analisi sul valore formativo della liturgia secondo il CCC, con una importante precisazione: la liturgia promuove la crescita nella fede cristiana con linguaggi diversi da quelli usati Dall’intervento introduttivo di Mons. Facciolo U na Diocesi senza catechesi con percorsi formativi non vive la sua identità. La catechesi dell’oggi deve far nascere nei cristiani una figura di fede adulta celebrata con la vita. E solo una “catechesi profetica”, che coordina il rapporto fra tradizione ecclesiale e i fatti della storia, rende creativa la fede vissuta. La Catechesi deve: - rivitalizzare un nuovo ruolo di apparte- nenza alla Chiesa - produrre un nuovo ruolo di presenza nel mondo - produrre un nuovo atteggiamento in un mondo pluriculturale e multireligioso con l’apertura al dialogo e alla differenza. La Catechesi è: nella catechesi; - una precisa sottolineatura della prospettiva missionaria della catechesi, essenziale per l’evangelizzazione nell’attuale contesto socio-culturale post-moderno; - una serie di forti e opportune sollecitazioni in merito alla pastorale giovanile; e - alcune proposte operative per la ripresa dei contatti con le persone che per vari motivi si sono allontanate dalla fede o dalla vita ecclesiale (II annuncio). (Di essi riportiamo a parte ampi stralci) Il Convegno si è concluso nel tardo pomeriggio con le considerazioni finali dell’Arcivescovo, che ha illustrato le principali iniziative in programma (tra cui il “Cortile dei Gentili”) ed ha invitato tutti i presenti ai prossimi appuntamenti di un intenso cammino ecclesiale che, in comunione col Signore e in spirito di amore fraterno, si spera sempre più fecondo e gioioso per i singoli fedeli e per tutta la comunità. Guido Mauro - fattore inscindibile di rinnovamento ecclesiale e quindi strumento vitale per rendere più efficace la missione evangelizzatrice della Chiesa; - approfondimento dell’identità cristiana per poter rispondere alle domande di senso; - superare la religione dello scenario e riscoprire la gioia e il gusto dell’essere cristiani. Usciamo dall’estate ricca di feste religiose: i nostri fedeli sono stati festosi o festaioli? Comunque sono stati spesi milioni di euro, mentre le Parrocchie restano carenti di strutture e i poveri senza risorse. La catechesi, quindi, deve essere purificazione dalle incrostazioni di tradizioni che non facilitano l’accoglienza di ciò che porta direttamente a Cristo. 7 30 settembre 2012 DALL’INTRODUZIONE DELL’ARCIVESCOVO BERTOLONE “Dall’evangelizzazione, dalla trasmissione della fede dipendono le sorti non solo di noi cristiani, ma del mondo intero e della storia” A introdurre il tema del convegno è stato l’arcivescovo metropolita Monsignor Vincenzo Bertolone che, nel rivolgere un saluto paterno a tutti i convegnisti, ha offerto una riflessione teologicopastorale sul tema della fede nell’oggi della Chiesa ripartendo dalle origini. Pubblichiamoi ntegralmente il quarto paragrafo dell’intervento di Mons. Arcivescovo. Q uello della trasmissione della fede è , dunque, “opera” che segna e caratterizza, in modo particolare, il tempo della Chiesa, di cui l’evangelista Luca ebbe chiara avvertenza tanto da comporre in un’unica opera il suo Vangelo e gli Atti degli Apostoli. Luca intendeva sottolineare che l’opera cominciata da Cristo introduceva un “tempo ulteriore” di missione e di salvezza. L’opera della salvezza non è opera di Cristo e della Chiesa come entità separate, bensì di Cristo nella Chiesa e per la Chiesa, nel vincolo dello Spirito Santo. Di fatto, quello della Chiesa è il tempo della universalizzazione del messaggio della salvezza, che Cristo è venuto a compiere, come sottolineano le finali del vangelo di Matteo e Marco (cfr Mt 28,16-20; Mc 16,14-20). Questo tempo della Chiesa è ormai bimillenario. Alla luce di questi venti secoli di storia non ci si può nascondere come la trasmissione della fede sia apparsa come un’opera misteriosa e, comunque, lenta, sistematica e pneumatica. Già Luca e Giovanni, ma subito dopo di loro i Padri della Chiesa, superata la fase iniziale nella quale si pensava che il ritorno del Cristo glorioso fosse imminente, ebbero chiara la percezione del cammino che attendeva la Chiesa. Notevole fu il contributo di una grande figura, Ireneo di Lione, che il Santo Padre Benedetto XVI ha richiamato in una catechesi del 2007 in ordine ad alcune note della traditio fidei.. Da Ireneo, con un salto di 17 secoli veniamo al Novecento, secolo assai ricco per la storia della Chiesa e della fede, ed ha registrato grandi stravolgimenti e grandi eventi che hanno turbato non poco e provato la civiltà umana, come hanno duramente messo alla prova lo stesso cammino storico della fede. Tra gli eventi significativi che hanno caratterizzato il Novecento per quanto concerne la Chiesa e la sua vita di fede ricordo l’indizione del Concilio Vaticano II, ad opera di Giovanni XXIII, poi proseguito da Paolo VI, e l’uscita del Catechismo della Chiesa cattolica, voluto e consegnato al mondo da Giovanni Paolo II, l’11 ottobre 1992, trentesimo anniversario dell’apertura del Concilio: due eventi che ci accingiamo a celebrare proprio in occasione dell’Anno della fede, e in vista della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata alla “nuova evangelizzazione”. Il Concilio, il Catechismo sono tappe di un cammino che s’inserisce nel quadro più vasto della trasmissione della fede. Grandi pontefici come Giovanni XXIII e Paolo VI hanno avuto per questa dimensione centrale della vita ecclesiale messaggi luminosi e forti, parole di sprone, incitamento, monito, ma anche di aggiornamento, perché non venisse meno l’obbligo della Chiesa di evangelizzare, di donare i beni messianici, d’introdurre gli uomini in quei misteri soprannaturali della fede che altro non erano e non sono se non il dono all’uomo della rigenerazione della vita nuova «mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce» (cfr 1Pt 1,3-4). Giovanni XXIII, inaugurando solennemente questa grande Assemblea ecumenica della Chiesa, manifestava la consapevolezza che la trasmissione della fede può attuarsi solo nello Spirito Santo. Il “papa buono” riconosceva nei Concili tenutisi nella Chiesa a vario livello (ecumenico, provinciale, regionale) l’azione rinnovatrice del Paraclito: «Tutti i Concili - sia i venti Ecumenici sia gli innumerevoli e da non sottovalutare Provinciali e Regionali - che sono stati celebrati nel succedersi dei secoli, attestano con evidenza la vitalità della Chiesa Cattolica e sono iscritti come lumi splendenti nella sua storia». E verso la fine esortava i partecipanti al Concilio a farsi attenti a questa Presenza determinante per l’avvio di quell’Assise: «i Santi e gli uomini cooperano nella celebrazione del concilio: i Santi del Cielo sono impegnati a proteggere i nostri lavori; i fedeli ad elevare a Dio ardenti preghiere; e voi tutti, assecondando prontamente le soprannaturali ispirazioni dello Spirito Santo, ad applicarvi attivamente perché le vostre fatiche rispondano pienamente alle attese e alle necessità dei diversi popoli. Perché ciò si avveri, si richiedono da voi la serena pace degli animi, la concordia fraterna, la moderazione delle iniziative, la correttezza delle discussioni, la saggezza in tutte le decisioni». Paolo VI, dal canto suo, affermava: «La presentazione del messaggio evangelico non è per la Chiesa un contributo facoltativo: è il dovere che le incombe per mandato del Signore Gesù, affinché gli uomini possano credere ed essere salvati. Sì, questo messaggio è necessario. È unico. È insostituibile. Non sopporta né indifferenza, né sincretismi, né accomodamenti. È in causa la salvezza degli uomini. […] Esso è la Verità. Merita che l’Apostolo vi consacri tutto il suo SINTESI DELLA RELAZIONE DI DON GIUSEPPE ALCAMO Una rilettura dei processi formativi e catechistici in Italia alla luce del CCC [ Il testo definitivo del Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato da Papa Giovanni Paolo II il 15 agosto del 1997 con la Lettera Apostolica “Laetamur magnopere”, è la risposta ad una precisa richiesta dei Vescovi (1984) in merito all’esigenza di un compendio di tutta la dottrina della Chiesa Cattolica ed è il risultato di 7 anni di lavoro (1986-1992) segnato da 10 tappe redazionali. Il nome definitivo è stato attribuito contestualmente alla prima approvazione pontificia, il 22 giugno 1992. La prima promulgazione (con la costituzione Apostolica “Fidei depositum”) porta la data dell’11 ottobre 1992.] Il Catechismo della Chiesa Cattolica si col- 8 30 settembre 2012 loca nel contesto del rinnovamento / miglioramento della formazione dei catechisti, per cui tutte le Chiese locali si sono impegnate dopo il Concilio; esso è punto di arrivo di un cammino fervido e fecondo ed è punto di partenza per procedere ancora nella fedeltà e nella comunione della fede creduta (fides quae) e nello sforzo missionario e pedagogico per maturare nell’oggi la fede credente (fides qua). Esso non può essere considerato uno strumento esclusivo ed esaustivo per l’educazione nella fede della Chiesa, ma è piuttosto un dono che le Chiese locali devono accogliere come segno di amore materno della Chiesa universale per il loro cammino, difficile e diversificato. Dal Concilio Vaticano II è scaturito un profondo rinnovamento della vita della Chiesa, ma tra il periodo pre-conciliare e il periodo post-conciliare non c’è solo rottura: la novità è legata con la continuità. Anche Papa Giovanni Paolo II si è così espresso in proposito: «Nella storia della Chiesa il “vecchio” e il “nuovo” sono profondamente intrecciati tra tempo, tutte le sue energie, e vi sacrifichi, se necessario, la propria vita»(EN, 5). Circa il modo di operare questa presentazione, papa Montini userà parole di una semplicità disarmante per un’opera mirabile di Magistero che ha segnato un’epoca di storia della Chiesa e che custodisce passaggi di indubitabile attualità e ricchezza espressiva: «Non è superfluo ricordarlo: evangelizzare è anzitutto testimoniare, in maniera semplice e diretta, Dio rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo». E ancora oltre richiamava: «è bene sottolineare questo: per la Chiesa, la testimonianza di una vita autenticamente cristiana, […] è il primo mezzo di evangelizzazione. […] S. Pietro esprimeva bene ciò quando descriveva lo spettacolo di una vita casta e rispettosa che “conquista senza bisogno di parole quelli che si rifiutano di credere alla Parola”. È dunque mediante la sua condotta, mediante la sua vita, che la Chiesa evangelizzerà innanzitutto il mondo, vale a dire mediante la sua testimonianza vissuta di fedeltà al Signore Gesù, di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola, di santità». Non meno sentito fu l’impegno di Giovanni Paolo II nella trasmissione della fede. In uno dei suoi primissimi viaggi apostolici affidò ad un’omelia quella che sarebbe stata una delle preloro. Il nuovo” cresce dal “vecchio” e il “vecchio” trova nel “nuovo” una sua più piena espressione». I tre documenti sulla formazione dei catechisti presi in considerazione esprimono in modo compiuto l’evoluzione del pensiero maturato dopo il Concilio Vaticano II dalla Chiesa italiana sul ministero catechistico connesso al servizio della Parola, ministero molto importante per la missione della Chiesa. La formazione dei catechisti (concetto dinamico, evoluto nel corso del tempo) e, prima ancora, dei ministri ordinati è il fattore più importante per l’azione di evangelizzazione che la Chiesa è chiamata a realizzare e dalla sua (alta o bassa) qualità dipende molto spesso il livello di maturità umana, sociale e civile della popolazione presente nel territorio in cui opera. Nell’ultimo documento (2006), destinato ai formatori dei catechisti, sono individuati al- occupazioni centrali del suo pontificato: «L’attuale periodo storico dell’umanità richiede una ravvivata trasmissione della fede, per comunicare all’uomo d’oggi il messaggio perenne di Cristo, adattato alle sue concrete condizioni di vita. Questa evangelizzazione è una esigenza costante ed essenziale della dinamica ecclesiale». Inoltre, presentando il Catechismo alla Chiesa, usò queste parole: «Con l’aiuto di Dio i Padri conciliari hanno potuto elaborare, in quattro anni di lavoro, un considerevole complesso di esposizioni dottrinali e di direttive pastorali offerte a tutta la Chiesa. Pastori e fedeli vi trovano orientamenti per quel “rinnovamento di pensieri, di attività, di costumi e di forza morale, di gaudio e di speranza, che è stato lo scopo stesso del Concilio”». Egli coglieva l’azione rinnovatrice dello Spirito in quella profusione di sforzi che i Pastori fecero, lui compreso a quell’epoca, per ridonare “meglio custodito e presentato” «il prezioso deposito della dottrina cristiana, per renderlo più accessibile ai fedeli di Cristo e a tutti gli uomini di buona volontà». Ed ancora: «Possa servire al rinnovamento al quale lo Spirito Santo incessantemente chiama la Chiesa di Dio, Corpo di Cristo, pellegrina verso la luce senza ombre del Regno!». Il recente Magistero di Benedetto XVI dona un’ulteriore spunto di verità ulteriore che merita cuni criteri per l’elaborazione di itinerari formativi per i catechisti dei ragazzi. Il termine “formazione”, applicato in senso pedagogico all’attività ecclesiale, è ambivalente: con esso viene indicata non solo l’attività istruttiva, di addestramento alle funzioni da svolgere, ma anche la trasmissione/acquisizione della consapevolezza del ruolo da svolgere (“prendere forma”). In quest’ultimo senso la formazione coinvolge non solo la sfera cognitiva ma anche la sfera affettiva della persona e comporta un atteggiamento di accoglienza, fiducia e ascolto. In seguito alla formazione, infatti, i catechisti dovrebbero diventare persone salde, convinte, gioiose e appassionate nella fede cristiana, che, aderendo liberamente all’invito del Signore, ne siano testimoni tra la gente come sale e lievito, capaci di rendere ragione della propria speranza e di ascoltare gli altri con fraterna attenzione. Si esige che i cate- di essere diffuso e con il quale mi avvio a concludere. Ecco le parole indirizzate ai Vescovi italiani riunitisi a Roma per la consueta Assemblea generale lo scorso 24 maggio nell’Aula del Sinodo: «Siamo consapevoli che non bastano nuovi metodi di annuncio evangelico o di azione pastorale a far sì che la proposta cristiana possa incontrare maggiore accoglienza e condivisione. […] Avvertiamo che la nostra situazione richiede un rinnovato impulso, che punti a ciò che è essenziale della fede e della vita cristiana. […] Non ci sarà rilancio dell’azione missionaria senza il rinnovamento della qualità della nostra fede e della nostra preghiera; non saremo in grado di offrire risposte adeguate senza una nuova accoglienza del dono della Grazia; non sapremo conquistare gli uomini al Vangelo se non tornando noi stessi per primi a una profonda esperienza di Dio. […] Noi abbiamo il compito di annunciarlo, di mostrarlo, di guidare all’incontro con Lui. […] non sapremo conquistare gli uomini al Vangelo se non tornando noi stessi per primi a una profonda esperienza di Dio». Dall’evangelizzazione, dalla trasmissione della fede dipendono le sorti non solo di noi cristiani, ma del mondo intero e della storia. A noi che siamo stati costituiti da Cristo, per mezzo della Chiesa, nell’unico Spirito “luce della terra e sale del mondo” è richiesto da quest’unica viva tradizione, con voce autorevole, unanime e concorde di riappropriarci dei tesori della nostra fede. Dalla nostra deriva la fede di tanti uomini e donne di buona volontà; dalla nostra adesione a Cristo ed al Vangelo scaturirà il loro ingresso nella salvezza. Prima di ogni cosa, tutto ciò richiede da noi una consegna totale allo Spirito Santo, un’immersione potente ed assidua in lui perché, senza impedimenti, possa operare la nostra giornaliera conformazione a Cristo. Solo se tutti dimoreremo nell’unico Spirito di Cristo comprenderemo Dio, il suo mistero di amore, il suo desiderio di salvezza sull’uomo; il bisogno di strumenti umani che lo realizzino. Non solo: solo se tutti dimoreremo nell’unico Spirito ci potremo comprendere tra noi, perdonare, ammonire, esortare, annunciandoci il vero Cristo per poterlo poi donare al mondo. X Vincenzo Bertolone chisti (e gli altri operatori pastorali) abbiano non solo un’adeguata preparazione biblicoteologica ma anche una personalità umana e cristiana pienamente realizzata, uno spirito missionario, aperto e generoso, ed un atteggiamento di rispetto ed accoglienza verso i diversi da sé. Il luogo della catechesi è la strada, luogo delle armonie e i catechisti devono diventare compagni di strada, in cammino tra il già e il non ancora, con il supporto di una comunità che sostenga questo cammino. La catechesi deve assumere uno stile liturgico, non scolastico, e un modello di laboratorio (imparare facendo); il suo obiettivo consiste nel favorire l’incontro con Cristo e l’adesione a Lui. La scelta dei catechisti da parte dei parroci non può essere dettata da urgenza e superficialità: i catechisti devono essere sostenuti da parroci e genitori nel contesto della loro comunità cristiana ma non possono avere deleghe in bianco. 9 30 settembre 2012 Sintesi della relazione di don Salvatore Currò La fede celebrata: l’anno liturgico nel CCC T ra il conoscere e l’amare, tra l’intelligenza e la volontà vi è lo spazio del contatto, dell’affetto, del bello, delle buone abitudini, della ritualità, della memoria, della liturgia, della festa, della tradizione. Un rapporto pieno e maturo con il Signore risorto è basato non solo su un’adesione intellettuale, cognitiva, ma anche su un’esperienza di contatto, di prossimità, mediata dai segni e dai gesti liturgici; anno dopo anno, essi ripropongono anche al corpo (e non solo alla mente) di ogni persona la vicinanza di Dio, che ha voluto porre la sua dimora tra gli uomini e le donne di ogni luogo del mondo e di ogni tempo della storia. La Pasqua del Signore, fondamento dell’identità cristiana, prima che mistero da credere, costituisce una sfida ad entrare in contatto con Colui che ci tiene vivi, a colmare lo spazio tra l’io e il sé, tra quello che siamo e quello che fin dal principio siamo chiamati ad essere secondo il progetto di Dio. Egli non vuole perdere il contatto con noi, perché ci ha chiamati all’esistenza, ha impresso il suo sigillo su di noi, ci conosce prima e più di noi stessi, ci ama senza misura anche senza la nostra piena consapevolezza e ci manda ai fratelli per testimoniarlo e farsi conoscere. Questo contatto vitale tra l’uomo e Dio è il perno dell’intelligenza e della volontà, della conoscenza e dell’impegno e viene favorito dalla pratica liturgica; seppure non sempre compresa per la specificità del suo linguaggio, la liturgia dà sempre un notevole contributo alla crescita spirituale di ogni cristiano. Sintesi della relazione di don Flavio Placida La catechesi missionaria come prospettiva essenziale della nuova evangelizzazione L ’esclusione del cattolicesimo e dei valori cristiani dall’orizzonte socio-culturale contemporaneo ha determinato un profondo cambiamento del rapporto tra le comunità ecclesiali e il loro ambiente; pertanto la comunicazione della fede cristiana richiede un rinnovamento dei codici tradizionali e un adeguamento della catechesi in dimensione missionaria, all’interno di una teologia della missione, cioè finalizzata non solo alla trasmissione della fede ma anche alla sua generazione ex novo nei singoli e nelle comunità. La questione non è più solo di metodi e di linguaggi usati da chi propone il messaggio di fede ma riguarda anche il valore (scarso) attribuito al messaggio di fede dall’uomo contemporaneo e coin- 10 30 settembre 2012 volge il ruolo del catechista, a cui sono richieste una vera conversione personale al Vangelo ed una limpida testimonianza, prima ancora che un’adeguata competenza metodologica. Per un mondo culturalmente multiforme anche la catechesi missionaria deve assumere caratteri multiformi, in una prospettiva di prima evangelizzazione. Tra i grandi ostacoli che l’annuncio evangelico si trova ad affrontare nella società del nostro tempo vanno considerati il relativismo, il sincretismo, la perdita della memoria storica e del senso di appartenenza ad una comunità, nonché l’abdicazione della famiglia al proprio ruolo educativo nel campo della fede. Ne deriva l’esigenza di valorizzare il contatto personale nei luoghi della vita quotidiana, i nuovi strumenti di comunicazione, il linguaggio narrativo, la promozione delle esperienze di fede in forma associativa. Sintesi della relazione di don Ivan Rauti La gioia della buona notizia. Educare i giovani alla fede Q ualsiasi impegno nella pastorale giovanile non può prescindere dalla dimensione del “divenire”, del cambiamento, del rinnovamento. In questa dimensione del divenire si inserisce infatti l’azione di Dio, il Fedele per eccellenza e nel contempo Colui che fa nuove tutte le cose. La fedeltà di Dio a se stesso e all’uomo è espressa al massimo livello nel volto di Gesù, nella Buona Notizia che supera ogni limite di spazio e di tempo: Nel cuore di Dio c’è l’uomo, anche quando nel cuore dell’uomo non c’è Dio. Ma alla fedeltà di Dio, nucleo del messaggio evangelico, non si può chiedere di adeguarsi ai modelli precostituiti e sclerotici dell’uomo, inadeguati ai tempi e alle persone: la fedeltà non è staticità. La staticità è invece il più ostile e pericoloso avversario di ogni uomo e in particolare di ogni giovane. Anche nella pastorale giovanile la que- stione di fondo consiste non nella modalità di trasmissione della fede ma in “quale” fede trasmettere; non si tratta solo di linguaggio o tecniche di comunicazione. C’è poi un problema di mancanza di coordinamento nella trasmissione della fede tra le generazioni, paragonabile per le sue gravi conseguenze alla mancata intesa tra i corridori in una staffetta durante il passaggio del testimone: la sua caduta comporta l’annullamento della gara e vanifica l’impegno di tutta la squadra. Per una maggiore incisività della pastorale giovanile è utile riconoscere con umiltà ed amore ma anche con coraggio profetico alcuni aspetti degni di revisione sia nello stile pastorale che nella prassi ecclesiale; per un’adesione più libera, consapevole e convinta al Vangelo si sente l’esigenza di una più attenta e sostanziale conformazione al Cristo povero, umile e casto e di un più ampio uso del senso critico in spirito di onestà intellettuale e di rispetto per il livello culturale degli interlocutori. La Chiesa è composta da credenti, non da creduloni. Non si accettano facilmente liturgie in cui si parla tanto e si dice poco, linguaggi, gesti e segni poco comprensibili, persistenza di comportamenti ambigui e di atteggiamenti da casta privilegiata. Una cornice squallida compromette anche lo splendore del quadro. Per uscire dalle acque stantie ed annunciare con entusiasmo la gioia della Buona Notizia ai giovani, è possibile percorrere tre vie: la via della leggerezza, la via della bellezza e la via della tenerezza. Dobbiamo chiederci non tanto che cosa possiamo fare noi per i giovani quanto che cosa i giovani possono dire e dare a noi, impegnandoci ad essere sempre più autentici, pronti a gioire, a scoprire e a servire. Sintesi della relazione di suor Giancarla Barbon Tra primo e secondo annuncio percorsi possibili di fede C i troviamo a vivere in Italia e in Europa una situazione inedita: la proposta della fede cristiana non incrocia più la ricerca umana; molte persone non si pongono più la domanda su Dio. Perciò nella Chiesa italiana ed europea si è parlato in questi ultimi anni di svolta missionaria della catechesi o di ritorno al primo annuncio del Vangelo, volto all’incontro con Gesù per un primo cammino di conversione. Ma sono anche molte le persone che hanno già ricevuto in passato l’annuncio della fede e vi hanno aderito, ma poi, per svariati motivi, si sono distaccati da essa o dalla vita ecclesiale. In questi casi è utile un approccio diverso, in quanto ci si trova dio fronte a persone con un vissuto spirituale che va espresso e rielaborato. I percorsi orientati al recupero della fede sono caratterizzati non tanto da incontri di istruzione ma dalla prospettiva di una (ri)scoperta: Dio è già all’opera in ogni fase della vita di un padre e di una madre, i cui gesti quotidiani sono segno dell’Amore riservato da Dio per ognuna delle sue creature. Il cammino spirituale di queste persone deve essere sostenuto da catechisti preparati e da nuove figure ministeriali, quali gli accompagnatori, sen- sibili, flessibili e capaci di esprimere i contenuti della fede con il linguaggio più adatto alle situazioni e circostanze: biblico, liturgico, simbolico, narrativo, iconografico. Ma prima della conversione della catechesi è necessaria una conversione dei catechisti e di tutta la comunità di appartenenza, volta a riconquistare la capacità di ascoltare il Signore e di stupirsi per la sua presenza, silenziosa ma efficace, nella vita quotidiana di ogni persona. Dio non è lontano, ma ha posto la sua dimora in mezzo a noi e ha reso sacro l’orizzonte umano. Egli aspetta che ci lasciamo condurre e trasformare da Lui per accompagnare il nostro prossimo con fraternità. GLI ITALIANI CHE PARTECIPERANNO AL PROSSIMO SINODO DEI VESCOVI T ra i Padri sinodali della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi – che avrà luogo dal 7 al 28 ottobre 2012, sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” – il Santo Padre ha nominato il card. Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia, mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro. A questi si aggiungono i membri eletti dall’Assemblea Generale della Cei del maggio 2011: card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova, Presidente della CEI; card. Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze; mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti – Vasto; card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano e mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini (Membro supplente). Al Sinodo sarà presente come portavoce per la lingua italiana monsignor Giorgio Costantino, direttore di Calabria Ecclesia Magazine, il settimanale della Conferenza Espiscopale Calabra. Non è la prima volta che il calabrese mons. Costantino riveste questo delicato ruolo di riferire alla stampa i lavori del Sinodo. Un orgoglio per tutta la Calabria. 11 30 settembre 2012 PRENDIAMO ESEMPIO DAL CORAGGIO DI DON PINO PUGLISI Riflessione a 19 anni dalla tragica uccisione del Beato Don Pino Puglisi O ggi, 15 Settembre 2012, dovrebbe rappresentare per tutti noi una data speciale in memoria dell’esempio e del coraggio di Don Pino Puglisi. Doppiamente cruciale, doppiamente significativa: poiché, parallelamente al Suo 75simo anno di nascita, ricorre il XIX anniversario della Sua “nascita in cielo”. Una vita vissuta all’insegna della solidarietà, al servizio dei giovani dei quartieri più emarginati, silenziosa, umile, pacata, lontana dalla visibilità e dal clamore. Una testimonianza di santità posta al servizio di una piaga sociale che non ha risparmiato e non risparmia tuttora i giovani, colpendoli e privandoli di prospettive sociali sane. Una testimonianza di fede autentica stroncata (ma solo sulla carta) dalle tenebre, dalla sopraffazione e dalla violenza brutale della mafia. Sulla carta perché due assassini Lo hanno strappato dall’ombra dove operava senza enfasi, senza retorica ma con la tenace determinazione dell’operaio del Vangelo, per mostrarLo in piena luce e consegnarLo definitivamente alla memoria collettiva. “Più che uccidermi non possono fare”. Così Don Pino Puglisi, rispondeva sorridendo a coloro che Lo invitavano alla prudenza e al ripensamento quando sceglieva di non cedere alle lusinghe e ai ricatti dei mafiosi. Già, allora, Lo definivano “eroe”, “prete- coraggio”, “prete anti-mafia” ma Lui controbatteva con la schiettezza e semplicità d’animo che Lo caratterizzava, ammettendo di non conoscere e di non comprendere il prefisso “- anti”, segno della profonda coerenza e umanità con il quale praticava il Suo ministero. "Chi diede l'ordine di ucciderlo – testimonia Mons. Bertolone, postulatore della causa di beatificazione di Don Pino Puglisi nonché nostro amato Arcivescovo - lo fece non per eliminare un pericoloso nemico, alla stregua di magistrati, giornalisti, esponenti delle forze dell'ordine e della societa' civile ma per cercare di fermare un luminoso testimone di fede". E adesso, dopo un lungo e complesso processo canonico, è arrivato il decreto con cui Papa Benedetto XVI ha riconosciuto il “martirio in odium fidei” del sacerdote e ne autorizza l'auspicata beatificazione nei prossimi mesi. Ritengo però che Don Pino Puglisi non debba essere ricordato e celebrato come un prete “eccezionale” , “straordinario” ma come un prete “ normale”, “vero”, che ha cercato di vivere la sua missione sacerdotale con la forza della coerenza e l’armonia della lealtà. Don Pino Puglisi non usava parole complicate, non compieva gesti clamorosi; viveva straordinariamente l’ordinario, raccontando a tutti la fede semplice del Vangelo tradotta con l’umanità del pastore che chiama i suoi figli ed è sempre pronto ad accoglierli. “L’opera di Puglisi – aggiunge il postulatore - si potrebbe riassumere più sinteticamente in tre punti: “la Parola, le parole e i fatti”. La “Parola” di Dio predicata con passione e intensità Si è spento l’on. Guido Mantella S i è spento nei giorni scorsi, all’età di 88 anni, nell’ospedale di Soverato, l’onorevole Guido Mantella, esponente di spicco dell’ex Democrazia Cristiana. Deputato DC, Mantella era nato a Squillace il 9 ottobre 1924, ed era stato dirigente della Democrazia Cristiana e deputato alla Camera per tre legislature, consigliere e assessore provinciale a Catanzaro, sindaco di Squillace per sei legislature. Il sindaco di Squillace, on.Guido Rhodio, a nome dell'Amministrazione e di tutta la comunità squillacese ha espresso il suo sentimento di dolore per la scomparsa dell’on. Mantella, una persona buona e umile benvoluta e stimata da tutti. 12 30 settembre 2012 I funerali sono stati presieduti nella concattedrale di Squillace dal vescovo emerito mons. Antonio Cantisani, alla presenza anche del vicario generale, mons. Raffaele Facciolo, di presbiteri e di religiosi. Mons. Cantisani e mons. Facciolo hanno voluto esprimere parole di stima e di gratitudine per Guido Mantella, un maestro di vita dai grandi valori morali e cristiani. Anche l’Arcivescovo Mons. Bertolone ha inviato un messaggio di vicinanza spirituale alla famiglia Mantella. Lascia a tutti un segno profondo per i suoi innumerevoli insegnamenti, sempre protesi verso le classi deboli e bisognose. Rosanna Paravati durante il proprio ministero, le “Parole” con cui è divenuto possibile trasmettere l’amore di Cristo, scuotere e formare le coscienze della gente ed infine i “fatti” che testimoniano alla storia come Don Pino Puglisi abbia aiutato tanti giovani ad uscire dal tunnel della paura e dell’ignoranza”. Don Pino Puglisi è stato quindi un uomo che ha portato a compimento il suo dovere fino in fondo. La Sua immagine non dovrebbe rimanere impressa in santini e libri di spiritualità ma nei cuori di tutti noi cittadini del Mezzogiorno. Il Suo messaggio dovrebbe essere incessantemente veicolato come monito nella lotta per la legalità e la denuncia sociale. Il martirio di Don Pino Puglisi dovrebbe indurre a riflettere i nostri amministratori locali e i nostri operatori di giustizia. Dovrebbe incoraggiare tutti a sentirsi responsabili riguardo alla costruzione della pace e del bene comune. Perché Don Pino non è stato solo il chicco di grano che si è lasciato gettare nella terra, dove marcire per dare frutto. Don Pino Puglisi è stato un chicco di grano che si è lasciato porre sotto la macina, stritolare e ridurre a farina. Ma la farina, solo incontrando il lievito, si arricchisce di fermenti che l’aiutano a crescere e a divenire pane digeribile e soprattutto conservabile. E quel lievito è nelle mani di chi crede oggi a un mondo diverso, a chi si è impegnato e vuole impegnarsi ancora come Don Pino a costruire una realtà nuova, densa di amore e altruismo. Prendiamo esempio dalla testimonianza vivissima e limpida di questo prete palermitano. Don Pino Puglisi ci insegna che non è poi così assurdo vivere e crescere i propri figli nel rispetto della legalità, della dignità e della libertà personale anche in un Sud schiavo dell’impossibilità di governare bene, in un Sud sempre più solo e schiavo di sé stesso. Sebastian Ciancio in dialogo … GRECI ED EBREI U no dei fondamentali principi guida della morale cristiana è la fraternità di tutti gli uomini in Cristo. Tutti i popoli vanno amati con «compassione, benevolenza e pazienza». A che mi giova, allora, cantare perfettamente in tono in chiesa, mettere i soldi ad ogni colletta, essere sempre puntuale all’inizio della messa domenicale, se poi concepisco parzialità nel mio pensiero e nel mio cuore nutro dei pregiudizi? Clotilde Albonico 12° anniversario della tragedia che nel Camping "Le Giare" di Soverato, nel corso di una terribile alluvione, fece morire 12 vittime tra disabili e volontari della sotto-sezione di Catanzaro dell'Unitalsi della Calabria L'Unitalsi è robusto simbolo della fratellanza F u un mare di fango e di detriti che la notte del 10 settembre 2000 travolse il camping Le Giare di Soverato e trasportò con sé disabili e personale dell’Unitalsi della sotto-sezione di Catanzaro che, mentre trascorrevano giornate di serenità e di festa, conclusero tragicamente la loro esistenza. Dodici furono le vittime di quella tragedia e molti di più coloro che riuscirono a salvarsi grazie all’impegno coraggioso del gruppo dei volontari che misero a repentaglio la loro vita in una gara di generosità e di altruismo che confermò lo spirito di solidarietà e di fratellanza che da sempre caratterizza l’Unitalsi. Nella cattedrale di Catanzaro, dove furono celebrati i funerali alla presenza del capo dello Stato Azelio Ciampi, mancava purtroppo la bara di Vinicio Caliò, uno degli addetti alla gestione del camping, il cui corpo non è mai stato recuperato. C’era invece quella di Rosario Russo che aveva compiuto da qualche giorno 17 anni e che assisteva i due genitori, purtroppo affetti da handicap e che negli anni scorsi a motivo della loro grave malattia hanno concluso la loro esistenza dopo essere venuti diverse volte a Lourdes. Quella tragica notte Rosario si accorse subito che i suoi stavano per essere risucchiati dal fango e dalla melma e, dopo aver aiutato il padre, riuscì a mettere in salvola madre. Accortosi che il padre si trovava in grave diffi- coltà riuscì a sistemarlo in una situazione meno rischiosa e, stremato dallo sforzo fatto, non trovò più la forza fisica per resistere al fango e alla melma che lo trascinarono via. Con Rosario e Vinicio persero la vita Franca Morelli, prestigiosa figura del volontariato unitalsiano,Salvatore Simone, esempio di particolare generosità e attenzione ai disabili, Iolanda Mancuso, che riusciva a stabilire un intenso e positivo rapporto umano con i disabili del campo, Ida Fabiano, ricca di anni di esperienza di volontariato, Paolina Lanfranco, che sapeva dare forza e coraggio a tutti, Mario Boccalone che, pur essendo disabile, riusciva a dare esempi di solidarietà con estrema semplicità, Giuseppina Marsico che, pur essendo avanzata negli anni, veniva particolarmente apprezzata dai giovani volontari, Gabriele Raffaele, che si rendeva utile quando si presentava l’occasione nonostante Il 300° anniversario della fondazione della Confraternita del SS Rosario di Gagliano I l raduno delle Confraternite, ha chiuso il programma delle celebrazioni per il 300esimo anniversario della fondazione della Confraternita del SS Rosario di Gagliano. Di fatto, però, quella di domenica pomeriggio è stata la giornata che però ha ufficialmente dato inizio al cartellone che per un anno (sino al 14 settembre del 2013) vedrà la comunità di Gagliano protagonista delle attività culturali e religiose della città. Puntuali, alle 18, i rappresentanti delle confraternite della Madonna del Carmine di Gagliano, della Basilica dell’Immacolata di Catanzaro e del San Giovanni si sono ritrovate al Calvario di via De Seta, per iniziare il percorso penitenziale che li ha portati sino alla Chiesa del SS Rosario. Lì, ad attenderli, centinaia di fedeli che hanno assistito alle funzioni. A celebrare la Santa Messa, il vicario generale Mons. Raffaele Facciolo con il parroco di Gagliano, don Dino Piraino ed il viceparroco don Ivan Rauti. Mons.Raffaele Facciolo, nella sua vibrante omelia ha esortato tutti a restare uniti accanto al Signore, amando la gente e il proprio territorio; nel dire anche oggi come Pietro "Signore da chi andremo, Tu solo hai parole di vita eterna", mons. Facciolo ha consegnato alle congreghe la missione di trasformare ogni tradizione e rito della pietà popolare di cui sono custodi, in un rinnovato impegno a costruire, alla luce del vangelo, la civiltà dell'Amore."... Nei primi banchi anche il Prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci, il presidente della Corte d’Appello di Catanzaro Gianfranco Migliaccio, il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo, l’assessore comunale allo Sport, Domenico Concolino, il docente universitario Valerio Donato, il professore presso l’Accade- fosse portatore di disabilità, Serafina Fabiano, che apprezzò la lezione di vita della sorella Ida e scelse di fare l’esperienza di volontariato nel campo, Antonio Sicilia che era ospite di una comunità per portatori di handicap e aveva trovato nella famiglia dell’Unitalsi la comprensione e la solidarietà necessarie per trascorrere giornate diverse. A 12 anni di distanza dalla tragedia, personale dell’Unitalsi della Calabria, disabili, pellegrini e autorità civili e religiose molti si recheranno oggi dove funzionava il camping Le Giare e si fermeranno dinanzi alla una lapide ricordo che fu scoperta 2 anni fa e che riporta i nomi di tutti i defunti, ricordandoli con nostalgia e ringraziandoli per la splendida testimonianza trasmessa. Ed io nel corso della Santa Messa che ho celebrato questa mattina, facendo memoria delle 12 vittime, molte delle quali conoscevo benissimo perché dal 1979 vado a Lourdes con l’Unitalsi della Calabria, ho ribadito ancora una volta il ruolo fondamentale del volontariato unitalsiano e ho pregato perché, nelle numerose esperienze che fanno, continuino a rendere meno pesante il bilancio delle vittime sofferenti e nella loro gara di generosità e di altruismo confermino lo spirito di solidarietà e di fratellanza che hanno sempre rafforzato i contenuti reali ai quali si sono sempre ispirati. Eugenio Fizzotti mia delle Belle Arti di Catanzaro, Alessandro Russo. «Quello che siete riusciti a fare in questo giorno – ha commentato Sergio Abramo al termine della funzione – è qualcosa di meraviglioso. Non è la prima volta che vengo in questa bellissima Chiesa dove, in questa occasione, ho percepito un forte valore di solidarietà. Particolarmente forte, poi, il messaggio religioso che è venuto fuori da questi tre giorni di celebrazioni». Al termine della funzione, il priore Gaetano Severino ed il presidente del comitato Cultura, Antonio Caroleo, hanno consegnato, ai componenti del Comitato d’Onore , la pergamena con l’effige della lettera di Fondazione data 23 agosto dell’anno 1712 in Santa Maria Sopra Minerva in Roma. «C’è bisogno di questi valori forti – ha chiosato il prefetto Reppucci - per irrobustire uno spirito comunitario. E’ quello che serve per affrontare le difficoltà della vita quotidiana. E’ necessario portare aventi queste tradizioni affinché i nostri nipoti possano guardare avanti con più serenità». Per Valerio Donato ed Alessandro Russo, invece, la partecipazione alla funzione è stata come un ritorno all’infanzia. I due professori, infatti, sono nati e cresciuti nell’antico quartiere cittadino. «Trecento anni di una storia di cui anche io faccio parte – ha commentato Valerio Donato». «Una Chiesa – ha concluso Alessandro Russo – in cui mi sono formato artisticamente e dove ho vissuto le mie prime emozioni». Francesco Iuliano 13 30 settembre 2012 I CAMPI ESTIVI DELLʼAZIONE CATTOLICA DIOCESANA Adulti e ragazzi alla ricerca della felicità C os'è per te la felicità? Quali sono i mezzi che usi per raggiungerla? Dio è felice di te? Nella “ricerca della felicità” il campo estivo degli adulti di Azione Cattolica, dal 24 al 26 agosto a Torre di Ruggiero, ha trovato il suo filo conduttore. E a tali ambiziose domande si è cercato di dare una risposta anche attraverso la visione dell’omonimo film di successo, “La ricerca della felicità”, di Gabriele Muccino. Come fare a pensare alla felicità se disperiamo di trovare un lavoro, in un periodo di crisi economica senza precedenti come questo? O se la perdita del lavoro ci fa pensare che non ci sia altra via d’uscita? Se anche nella famiglia e nel rapporto con gli altri, poi, non troviamo soddisfazione o restiamo turbati dai continui dissidi, come trovare la forza di ricominciare? Se, forse, imparassimo a fare silenzio attorno a noi, e ci mettessimo all’ascolto di Dio, scopriremmo di certo che la Ricerca della Felicità coincide con la Ricerca di Dio. Possiamo vivere momenti di gioia lontani da Dio, ma la vera Felicità si assapora nella sua vicinanza, in attesa di quella eterna che sarà un domani nel Paradiso. E’ con queste premesse che il campo scuola diocesano è divenuto un laboratorio di approfondimento delle tematiche affrontate negli interventi introduttivi da parte dell’assistente diocesano don Vincenzo Agosto e di don Angelo Fusto, che hanno trovato fonte d’ispirazione anche nella lettera pastorale scritta dall’arcivescovo Bertolone in occasione della Quaresima, e che fa richiamo alla ricerca della felicità come normale aspettativa di ogni uomo, non relegata però ai soli beni materiali. Con la “sfida dell’oltre” che Gesù ci pro- pone, invitandoci ad interrogarci su dove ci stia portando quest’incessante cammino di ricerca, gli adulti di Azione Cattolica si sono così confrontati sul loro modo di vivere la cristianità nei diversi ambiti del lavoro, della famiglia e della “festa”. E nella Divina Provvidenza hanno trovato l’unica soluzione possibile per recuperare lo slancio necessario a superare le difficoltà, anche quelle più insormontabili, e godere delle piccole cose, nella certezza che ognuno ha dei talenti per risollevarsi e promuovere idee per la comunità nel giorno di Festa del Signore. Perché non vi è gioia che non richieda una festa, e non c'è una bella festa senza la partecipazione di tutte le persone invitate. Sempre presso la Casa del Pellegrino del Santuario di Torre di Ruggiero, si è svolto anche il campo scuola per ragazzi aderenti all’ Azione Cattolica. Compagno di viaggio dei quaranta partecipanti, provenienti da cinque parrocchie della diocesi (S. Anna, Conventino, Gagliano, Girifalco, SS. Salvatore), è stato il discepolo San Giovanni, sui cui scritti si è focalizzata l’attenzione dei ragazzi che, accompagnati dall’équipe diocesana e dell’assistente don Nicola Ierardi, hanno vissuto un’esperienza unica di formazione e crescita. E nello spirito di condivisione, in perfetto stile A.C.R, arricchito da canti e giochi, e soprattutto del piacere di stare insieme, San Giovanni ha aiutato tutti a penetrare meglio nel Mistero che è la vita di Gesù. Entrambe le esperienze, di adulti e ragazzi, hanno beneficiato del saluto e della benedizione dell’Arcivescovo Bertolone che per il tramite del provicario Generale Don Maurizio Aloise ha benedetto le iniziative sollecitando l’Associazione, e con essa l’intero laicato cattolico, ad essere sempre presenza attiva ed operosa nella Chiesa e nel mondo. Benedetta Garofalo “E…STATE RAGAZZI!” nella parrocchia dedicata a San Massimiliano Maria Kolbe S i è concluso giovedì 6 settembre il progetto “E…state Ragazzi!” realizzato dalla Parrocchia San Massimiliano Maria Kolbe di Catanzaro. La scelta del titolo non è stata per niente casuale. L’esclamazione “E…state Ragazzi!” ha un duplice intento: evidenziare l’attrattiva della stagione estiva e invitare i giovani a rimanere nella parrocchia anche durante il periodo delle vacanze. All’iniziativa hanno partecipato numerosi ragazzi del quartiere Barone i quali, insieme al loro parroco Don Giovanni Scarpino e ai loro catechisti, con passione ed entusiasmo hanno contribuito a tenere viva la vita parrocchiale durante tutta la stagione estiva. Si è partiti la prima settimana di giugno e, ogni giovedì sera, decine di ragazzi si sono dati appuntamento nel giardino retrostante la chiesa per condividere momenti di gioco, di divertimento e soprattutto di spiritualità e riflessione. In questo secondo anno di vita, la parrocchia ha voluto continuare il progetto estivo inaugurato lo scorso anno e, nonostante l’assenza di spazi ricreativi e aule ludiche, ci si è impegnati per garantire comunque lo svolgimento delle numerose attività previste. Giochi di squadra, tornei sportivi, ri- 14 30 settembre 2012 flessioni sul Vangelo, canti e balli sono stati gli strumenti principali di queste allegre serate. E a chi ritiene ancora inutile o fuori luogo la presenza di una chiesa all’interno di un parco commerciale, verrebbe quasi spontaneo far notare come, decine di ragazzi abbiano deciso, a differenza di molti altri loro coetanei, di trascorrere tutti i loro giovedì d’estate all’interno del parco “Le Fontane” non per andare al cinema o al bowling ma per festeggiare un amico speciale che non va mai in vacanza: Gesù Cristo! Rita Doria GEMELLAGGIO TRA I SEMINARI ARCIVESCOVILI DI MILANO E CATANZARO Uno scambio di esperienze unite dal medesimo desiderio di “seguire Gesù” A caratterizzare l’inizio di un nuovo anno formativo è stato un gemellaggio che ha visto protagonisti il 4 e il 5 settembre u.s. i ragazzi del Seminario liceale, i seminaristi di teologia della nostra Arcidiocesi e i seminaristi appartenenti al Seminario Arcivescovile di Milano, accompagnati dai loro educatori. A legare tra loro i seminari, due storie, quelle di Francesco e Daniele, che, conclusi i loro studi liceali nel nostro semiario, hanno proseguito la formazione a Milano. È proprio in questa diocesi che l’ otto settembre u. s., nella solennità della Natività della Beata Vergine Maria, i due, insieme alla loro classe, nel duomo di Milano, sono stati ammessi dal cardinale Angelo Scola agli Ordini sacri. Nonostante la loro permanenza fra noi sia stata breve, si è creato un bel clima di amicizia favorito da uno scambio di esperienze unite dal medesimo desiderio di seguire Gesù secondo il suo disegno di salvezza. Mons. Bertolone, che ha seguito personalmente l’organizzazione dell’incontro estivo, ha auspicato una sempre più intensa comunione tra le realtà seminarili, esprimendo il suo compiacimento al Rettore del Seminario di Milano, don Luigi Panighetti, per il lavoro svolto tra i giovani seminaristi e per l’accoglienza riservata ai nostri due diocesani. La prima tappa di questa due-giorni è stata Squillace, in cui si è potuta ammirare la bellezza artistica della chiesa concattedrale, il museo diocesano e conoscere l’affascinante storia della cittadina e della diocesi, legata alla Chiesa milanese anche da una figura molto importante, il cardinale Eugenio Tosi, già vescovo di Squillace e poi cardinale di Milano. Il pomeriggio, il numeroso gruppo, costituito da quasi cinquanta seminaristi, si è trasferito a Torre di Ruggiero dove ha potuto visitare il santuario dedicato alla Vergine delle Grazie e recitare, nello stesso luogo, il rosario. Il giorno seguente, il clima ancora estivo ha permesso di visitare il Golfo di Squillace e di immergersi nelle acque cristalline di un mare che ha destato lo stupore dei nostri amici. Nel pomeriggio, la seconda meta è stata Serra San Bruno, il museo della Certosa e le chiese della ridente cittadina. Il gemellaggio si è concluso con una concelebrazione eucaristica, presieduta dal Rettore del Seminario liceale, don Luciano Palombo, insieme agli educatori del seminario milanese, nel santuario di S. Maria del bosco. Egli ha sottolineato l’importanza dello scambio reciproco in vista di una collaborazione sempre più intensa nell’ambito vocazionale ed ha augurato a tutti, in modo particolare ai candidati all’ammissione agli Ordini sacri, di poter proseguire con sempre maggiore entusiasmo nel cammino intrapreso. È doveroso ringraziare innanzitutto il Signore per il dono della comunione tra i Seminari. Un particolare grazie a Mons. Bertolone che con il suo amore di padre premuroso ed attento ha sostenuto il tutto. Un grazie di vero cuore all’ equipe formativa del seminario ambrosiano ed in particolare ai seminaristi con i quali si è instaurato un vero rapporto di amicizia. Concludo con le parole di papa Benedetto XVI indirizzate, poco tempo fa ai seminaristi: “Dio vive, e ha bisogno di uomini che esistono per Lui e che Lo portano agli altri. Sì, ha senso diventare sacerdote: il mondo ha bisogno di sacerdoti, di pastori, oggi, domani e sempre, fino a quando esisterà. Il seminario è una comunità in cammino verso il servizio sacerdotale. Con ciò, ho già detto qualcosa di molto importante: sacerdoti non si diventa da soli. Occorre la “comunità dei discepoli”, l’insieme di coloro che vogliono servire la comune Chiesa”. È questo l’augurio per tutti i seminaristi che si possa essere la “comunità dei discepoli”. È ciò che, mediante questo gemellaggio, abbiamo cercato di realizzare. Francesco Buccafurri “CORTILE DEI GENTILI” SOTTO LO SGUARDO DI FRANCESCO Il 5 ottobre ad Assisi il presidente Napolitano e il card. Ravasi “L ’incontro di Assisi su ‘Dio, questo Sconosciuto’, rappresenta forse l’esperienza in assoluto più originale e più alta del ‘Cortile dei Gentili’; un’esperienza molto alta proprio per la presenza nell’evento di apertura, la sera di venerdì 5 ottobre, del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano”. Così il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, ha presentato questa mattina la due-giorni di Assisi (5-6 ot- tobre) quando si ritroveranno su invito del Dicastero pontificio personalità della cultura, economia, politica, arte e spettacolo quali Corrado Passera, Franco Bernabè, Susanna Camusso, Giulio Giorello, Gustavo Zagrebelsky, Umberto Galimberti, Umberto Veronesi, Vincenzo Cerami, Ermanno Olmi e numerosi altri. L’evento di Assisi, ha proseguito il card. Ravasi, che ha portato il “Cortile dei Gentili” in diversi Paesi d’Europa, “inaugura l’Anno della fede e si colloca alla vigi- lia dell’apertura del Sinodo sulla nuova evangelizzazione, a significare quanto oggi sia importante il dialogo tra gli uomini e tra le diverse concezioni del mondo”. A questo riguardo il cardinale ha parlato della recente esperienza del “Cortile” tenuta a Stoccolma, “in uno dei Paesi tra i più secolarizzati al mondo dove sorprendentemente si è svolto un dibattito durato senza interruzioni per 3 ore e 40 minuti, a riprova di quanto il tema della trascendenza sia sentito”. 15 30 settembre 2012 SOSTENERE I SACERDOTI PER SERVIRE TUTTI L ’anno corrente non è un anno facile. Tanti sono i problemi che affliggono la nostra Italia e tanti ancora ve ne sono che bisogna affrontare con grande senso di responsabilità, con la maturità e consapevolezza che la gravità della situazione, non solo italiana, richiede. Ma le difficoltà, anche economiche, che stiamo affrontando non devono farci perdere di vista i valori essenziali sui quali dobbiamo fondare ogni giorno la nostra esistenza, come la solidarietà, la carità, l’amore verso il prossimo e, soprattutto, la fede. Nel nostro percorso terreno una guida e un riferimento sono sempre i sacerdoti che ogni giorno nelle parrocchie annunciano il Vangelo offrendo a tutti carità, accoglienza, conforto e speranza. Sono ministri dei sacramenti e amici della nostra vita, sollievo per i poveri e i soli, missionari nel nostro territorio, nelle carceri e negli ospedali, nelle grandi città come nei piccoli paesi sperduti, nelle montagne, come nelle isole, oltre che nel Terzo mondo. Quante piaghe sanate dai parroci; quante lacrime asciugate; quanto soccorso ai poveri e quante iniziative per aiutarli. Poi quanta luce attraverso le loro parole che ci illuminano nelle turbolenze della vita. La presenza dei sa- 16 30 settembre 2012 cerdoti nelle nostre comunità è un dono prezioso per tutti. Ma ha bisogno del sostegno di tutti. Da tanti anni, però, i sacerdoti non ricevono più la congrua dallo Stato, ma sono affidati alle offerte dei fedeli secondo il sistema scaturito dai valori del Concilio Vaticano II che ha creato una effettiva solidarietà nazionale tra i fedeli e i loro sacerdoti. Questo è il principio di fondo del sistema che dal 1989 ha recuperato la tradizione delle prime comunità. È giusto assicurare a ognuno di loro i mezzi necessari per una vita dignitosa e per lo svolgimento della propria missione. Per questo è importante essere consapevoli del valore della loro presenza ed aiutare generosamente i sacerdoti che vivono in mezzo a noi. Ma ancora tanti cristiani non sanno che è possibile aiutare i sacerdoti con una offerta per il loro sostentamento che, tra l’altro, è deducibile dalla dichiarazione dei redditi, ed è una via nuova di condivisione fraterna. Queste offerte che è possibile fare alla posta o in banca ( i bollettini sono disponibili presso le parrocchie o presso gli uffici postali), arrivano all’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero e vengono distribuite a tutti i sacerdoti, specialmente a quelli che hanno più bisogno. In questo modo, anche quelli delle comunità più piccole e più povere, potranno contare su una distribuzione equa delle offerte. Guardiamo perciò con fiducia al bene che ogni giorno i sacerdoti compiono con la preghiera, i sacramenti, le opere di carità, le attività educative e ricordiamoci di loro anche con una piccola offerta; l’importante è partecipare in tanti e dimostrare di essere Chiesa, luogo di comunione e corresponsabilità. Se crediamo nei sacerdoti, spetta a noi, in prima persona, sostenerli. Un dono, anche modesto, sarà il segno del nostro affetto ed un modo per accompagnarli nella loro missione e il nostro grazie alla loro vita, spesa interamente per il Vangelo ed il prossimo. Ogni volta che si fa una offerta per il sostentamento del clero realizziamo un gesto di alto valore ecclesiale, mettendo la Chiesa nelle condizioni di poter svolgere compiutamente la propria missione e cresciamo anche nel senso di solidarietà e nello spirito di condivisione. E ciò rende anche visibile la Chiesa-comunione” indicata dal Concilio Vaticano II. Luigi Bulotta