il convegno diocesano nel segno della fede ora di religione

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il convegno diocesano nel segno della fede ora di religione
DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE Via dellʼArcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro - Spedizione in a.p.Tabella C - Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003
FONDATO NEL 1982
30 SETTEMBRE 2012
ANNO XXXI N. 16
IL CONVEGNO DIOCESANO
NEL SEGNO DELLA FEDE
C
i sono titoli che vanno di moda e
altri passati di moda, altri poi mettono un pensiero, altri scelgono di
stare su un palcoscenico e altri ancora pongono alla ricerca, perché nascono da cuori
viaggiatori. Sembra proprio che un po’ di
questa vicenda sia toccata al tema del Convegno con cui la Diocesi di CatanzaroSquillace attorno al suo Arcivescovo, oggi
21 settembre, abbia voluto aprire il sipario
sull’anno della fede lasciandosi stuzzicare,
inquietare, provocare da una riflessione
sulla trasmissione della fede in un mondo
in continuo cambiamento. È vero che è stato
scelto un palcoscenico, quello del teatro Politeama della città, per snudare il coraggio
dei credenti che, deposto il manto della delusa timidezza, sentono il bisogno di annunciare la propria fede nel Dio di Gesù
Cristo, Creatore del cielo e della terra. Un
palcoscenico sì, ma non per recitare a soggetto, quanto piuttosto per denunciare, già
all’interno della Chiesa, che è ormai finito il
tempo del sonno, oggi è tempo di annuncio
e forse anche di martirio. Con una doppia
domanda, che non vuole creare contrapposizioni di sorta, ha esordito l’Arcivescovo,
Il viaggio apostolico
di Benedetto XVI
in Libano
servizio a p.5
ORA DI RELIGIONE
PERCHÉ
QUESTA
LA SECONDA EDIZIONE
“PER RICORDARE…
1992”
“Responsabilità
e bene comune.
Sicurezza e legalità
nei quartieri a Sud
di Catanzaro”
CONFUSIONE?
Una polemica motivata
da una non conoscenza
oggi non più giustificata
e giustificabile
servizio a p. 3
Mons. Vincenzo Bertolone, perché l’orditura della storia della salvezza testimonia il
necessario intreccio tra l’amore e la conoscenza, l’atto che comprende e l’atto che
ama. Così riportando al cuore le pagine
della Sacra Scrittura, la voce del Pastore ha
trapuntato di dolci imperativi l’improrogabile trasmissione della fede: ascoltare Dio
che passa nella storia, accogliere la testimonianza di coloro che hanno visto ed udito,
vivere una vita trasfigurata per diventare
come i santi: “esistenze teologiche”.
Dopo le cinque relazioni, a chiudere come
in un abbraccio il Convegno è ancora l’Arcivescovo che, avendo sposato la “chiesa
del grembiule”, scioglie il nodo della domanda iniziale: quando la conoscenza si
spinge in profondità per incontrare Cristo,
l’uomo che si è messo di traverso, allora
l’amore l’abbraccia, perché ha trovato nel
crocevia della croce le domande della conoscenza e le risposte dell’amore fonte di ogni
bellezza.
Suor Paolina Mastrandrea SCSF
speciale da p.7 a p.11
Riflessione a 19 anni
dalla tragica uccisione
di Don Pino Puglisi
PRENDIAMO
ESEMPIO
DAL CORAGGIO
DI DON PINO
PUGLISI
servizio
a p.
4 pp. 8 e 9
servizio
nelle
servizio a p. 4
L’agenda del Vescovo
26 - 28 Settembre
Cetraro, convegno con i seminaristi
29 - 30 Settembre
Roma, partecipa al congresso sul Santo Volto
4 ottobre -Catanzaro Lido
Parrocchia Sacro Cuore, Santa Messa
5 Ottobre - Sersale
Ore 18.00, presentazione volume
6 Ottobre - Squillace
Ore 18.00, Santa Messa per la chiusura della missione popolare parrocchiale
7 Ottobre - Gagliano
Ore 09.00, Santa Messa
Ore 11.00, Montepaone, loc. Pilinga - Parrocchia S. Bruno
Amministrazione del sacramento della confermazione
Ore17.30 - Catanzaro, Parrocchia Madonna dei Cieli
Amministrazione del sacramento della confermazione
L A F E D E E’…
8/10 Ottobre
Partecipa ai lavori della CEC a Vibo Valentia
11 Ottobre - Soverato
Presentazione del libro di P- Eugenio Treccozzi
Seme di fiducia nel Creatore
immesso nel solco della vita
dal cuore puro di nostra madre.
12 Ottobre - Cattedrale
Ore 17.30, S. Messa per l’inizio dell’anno pastorale diocesano
Gemma di abbandono nell’Eterno
per superare la tristezza del tempo
e guardare gioiosi oltre la siepe.
Sorriso di speranza nel Redentore
che da fango ci rese splendore
tra le paludi del terreno nerume.
Fiamma d’amore nel Consolatore
che le inaridite ossa rinverdisce per
renderci nel mondo messaggeri di pace.
Stella lucente nel cammino della storia
resa amabile dalla Chiesa, nostra madre,
col premuroso invito ad essere fratelli.
Tuo dono, o Signore, è questa Fede:
noi la proclamiamo
noi la viviamo
noi la trasmettiamo.
€ 25,00 per lʼItalia
€ 40,00 per lʼestero
Direttore Resposabile:
Mons. Raffaele Facciolo
Questa è la fiaccola
che illumina dentro
chi l’ha trovata!
R. F.
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30 settembre 2012
ABBONAMENTO
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intestato a “Comunità nuova”
Consiglio di redazione:
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di Catanzaro il 16 gennaio 1982.
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PERCHÉ QUESTA CONFUSIONE PER L’ORA DI RELIGIONE?
C
’’è da chiedersi perché. Perché il ministro
Profumo esterna sull’insegnamento della
religione cattolica (Irc), mostrando tra
l’altro di non conoscerlo molto bene? Perché
adesso? Lo stesso ministro, non molto tempo fa, ha
firmato un’intesa con la Conferenza episcopale italiana sulle nuove indicazioni didattiche per l’Irc
nelle scuole superiori (oltre a un’altra sulla qualificazione dei docenti) che tengono certamente conto
dell’attenzione alla società multietnica, della conoscenza e del rapporto tra le religioni. Quei temi che,
secondo le ultime esternazioni, renderebbero invece
l’Irc inadeguato e da rivedere. Già a Torino, settimana
scorsa, alla festa di Sinistra,
ecologia e libertà, Profumo
aveva sostenuto che l’ora di
religione, così com’è strutturata, avrebbe poco senso e
andrebbe modificata. Perché
ormai “nelle nostre classi,
soprattutto alle elementari e
alle medie, il 30% degli studenti è di origine straniera e, spesso, non di religione cattolica”. “Probabilmente - aveva aggiunto
- quell’ora di lezione andrebbe adattata, potrebbe
diventare un corso di storia delle religioni o di
etica”. Oggi, a margine di un incontro per la presentazione della biblioteca ministeriale, è tornato
sulla questione, scatenando inevitabilmente una
ridda di commenti, e di confusione, sull’Irc “catechismo coi soldi pubblici”, che indottrina i ragazzi.
A chi giova sollevare un polverone del genere?
Tanto più che il ministro dovrebbe sapere bene che
l’Irc è ben diverso dal “catechismo” su cui insistono gli irriducibili paladini di ideologie ormai superate, non è solo per i cattolici ma è per tutti,
concorre al pieno raggiungimento delle finalità
della scuola pubblica, non chiede adesioni di fede,
contempla, nei programmi e negli strumenti didattici, la conoscenza e il confronto con tradizioni
culturali e religiose diverse. Dovrebbe sapere,
anche, il ministro, che tale insegnamento è frequentato in concreto da molti allievi non cattolici,
anche stranieri, i quali evidentemente non si sentono discriminati dall’Irc e, attraverso la conoscenza dei principi del cattolicesimo, parte del
patrimonio storico del popolo italiano, contribuisce a promuovere integrazione culturale e cittadinanza. Lo ha ricordato molto bene, tra l’altro,
Giuseppe Della Torre su “Avvenire”, facendo intendere
come il Paese e la scuola abbiano ben altri e “gravissimi”
problemi.
E allora viene da pensare che
il polverone - alimentato anche
da un modo senza scrupoli di
fare notizia (un titolo sull’ora
di religione “tira” sempre,
anche se c’è poco da mordere) serve a coprire proprio i “gravissimi” problemi, che vanno
dall’edilizia scolastica disastrata alla situazione
precaria delle scuole terremotate, dalla situazione
irrisolta del precariato al malumore e disamore di
molti operatori scolastici e chi più ne ha più ne
metta. Problemi che evidentemente nemmeno i proclami sulla “scuola digitale” riescono a mettere in
secondo piano.
Davvero non serve oggi una polemica in più sull’Irc. Ben venga una riflessione sulle didattiche innovative, sulla necessità di restare al passo con la
società e i bisogni educativi delle nuove generazioni, ma senza confusioni. L’Irc in questi anni ha
camminato proprio in questa direzione. Si può
sempre migliorare, ma polemiche e ideologia non
sono la strada giusta.
Alberto Campoleoni
Premio Cassiodoro 2012
a mons. Giuseppe Silvestre
C
on la consegna dei riconoscimenti si è conclusa a Camigliatello Silano, domenica 2 settembre, la terza edizione della Settimana della Cultura Calabrese
promossa dall’ “Universitas Vivariensis”, il cui rettore è Demetrio Guzzardi.
Tra i premiati anche il nostro vicario episcopale monsignor
Giuseppe Silvestre, teologo, scrittore, docente nell’Istituto Teologio Calabro “San Pio X”, e parroco della comunità “Madonna di Pompei” in Catanzaro. Nella motivazione del premio, per i suoi alti meriti nel campo teologico, sociale e
culturale di studioso e pubblicista, è stato ricordato il decennio di missione di mons. Silvestre in Brasile, segnato ancor oggi da un importante servizio ecumenico ed interreligioso attravreso i suoi libri di teologia capaci di aiutare i cristiani a pensare la propria
fede. “Sono grato all’Universitas Vivariensis – ha detto mons. Silvestre- per il riconoscimento che per me costituisce una gratificazione interiore ed uno stimolo in più per continuare nei mie studi. Sono certo infatti che la ricerca teologica può contribuire allo
sviluppo della società in tutte le sue dimensioni per la promozione integrale dell’uomo
e il riscatto della centralità della persona umana”.
Il premio Cassiodoro, giunto ormai alla sua decima edizione, è un riconoscimento consegnato a personalità che operano e risiedono in Calabria e che si sono distinti nella ricerca e nell’elaborazione culturale, economica e sociale.
A monsignor Silvestre porgiamo gli auguri dell’intera comunità diocesana.
Un nuovo lavoro
teologico-pastorale
di don Alessandro Carioti
A
lla scuola
del Risorto.
Riflessioni
teologico-pastorali
sulla predicazione è il
nuovo libro del prof.
don Alessandro Carioti,
pubblicato
dall’Edizione Centro
Liturgico
Vincenziano. Qual è la sua
innovativa proposta?
Il contributo scientifico, intanto, si lega profondamente all’Anno
della fede, indetto dal Pontefice Benedetto
XVI, dall’11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013.
È proprio in tale contesto, infatti, che don
Alessandro, docente di Teologia fondamentale nell’Istituto Pio XI di Reggio Calabria, ha
voluto evidenziare l’importanza della parola
predicata, quale via essenziale per la maturazione della fede.
L’obiettivo è quello di cogliere, a partire da
alcuni brani del Nuovo Testamento, gli
aspetti cardine della predicazione, con particolare rilievo dato ad alcuni temi: l’emergenza educativa, il nesso tra fede e vita, la
coralità dell’annuncio, il tempo di Dio e il
tempo dell’uomo, la testimonianza personale
ecc. La riflessione di don Carioti interseca,
così, sia il percorso presbiterale, nel suo ministero della parola, sia il percorso di chi, nella
chiesa, è impegnato nei vari ambiti della pastorale.
Sempre in sinergia con un’attenta analisi
storico-culturale della società odierna, il sacerdote, ricorrendo ad argomentazioni ben
fondate, conclude che la fede del cristiano diventa tanto più credibile, quanto più sia capace di innervarsi nell’obbedienza alla Parola
di Dio e nella crescita in grazia. È questa luce,
infatti, che gli uomini del nostro tempo hanno
bisogno di vedere, di percepire concretamente, come orma autentica della presenza di
Cristo nel mondo. Tale segno, inequivocabilmente, scuote le coscienze, dona la possibilità
di aprirsi, con afflato generoso, a Dio che ha
parlato e, ancora oggi, parla al cuore di ogni
uomo, qualunque sia la sua cultura.
Le pagine di questo libro, parafrasando
l’autore, vogliono essere un dialogo e un confronto con quanti, innamorati della parola di
Dio, possono trovare una ragione in più al
loro credere: Cristo è la vera speranza dell’uomo.
Auguriamo, quindi, a don Alessandro che
egli possa fermentare questa speranza, come
il lievito buono del Vangelo, approfondendo
la sua passione conoscitiva e speculativa,
sempre posta al servizio della Parola di Dio.
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30 settembre 2012
LA SECONDA EDIZIONE
“PER RICORDARE… 1992”
“Responsabilità e bene comune.
Sicurezza e legalità nei quartieri a Sud di Catanzaro”
E
’ sull’esempio di vita di due grandi
uomini, che hanno vissuto con responsabilità il loro essere cittadini,
che si è avuto modo di riflettere, in maniera
sentita e profonda, nel convegno “Responsabilità e bene comune. Sicurezza e legalità nei
quartieri a Sud di Catanzaro”, organizzato
dalla Segreteria Regionale del Coisp – Sindacato Indipendente di Polizia, dalla redazione
di Catanzaroinforma e dall’Arcidiocesi Metropolita Catanzaro-Squillace nell’ambito
della seconda edizione della manifestazione
“Per ricordare… 1992”. La figura di Don Pino
Puglisi da un lato e Paolo Borsellino dall’altro, due uomini apparentemente diversi ma
altresì così tanto simili nei confronti di un
senso di responsabilità civica e morale, hanno
fatto da sfondo alle riflessioni tenutesi nei
giorni scorsi nella chiesa S. Maria della Speranza del quartiere Pistoia di Catanzaro.
Al dibattito, moderato dal giornalista Davide Lamanna, hanno partecipato tantissimi
esponenti del mondo politico, istituzionale
ed associativo della città di Catanzaro, testimoniando con la loro presenza un concreto
interesse nei confronti di una problematica
sociale che deve essere risolta non solo attraverso l’interiorizzazione dell’importanza del
senso di responsabilità ma anche con azioni
concrete che possano costruire e supportare
nel tempo il senso di appartenenza, responsabile appunto, ad una comunità che vive attraverso le buone azioni di tutti i suoi
componenti.
“Occorre che tutti i cittadini collaborino per
il bene comune- ha affermato il Prefetto di
Catanzaro Antonio Reppucci- c’è bisogno di
una rete di solidarietà che partendo dalla famiglia coinvolga le grandi istituzioni, perché
non si possono risolvere i problemi solo attraverso l’intervento delle forze dell’ordine
ma occorre superarli definitivamente attraverso un cambiamento culturale”. Il cittadino, secondo il Prefetto, deve essere un
collaboratore attento che nel chiedere riesca
anche a dare un contributo al bene comune, il
cittadino deve controllare e fare dello Statoapparato una comunità che non muore per
viltà e silenzio, superando appunto quel familismo amorale, teorizzato da Banfield,
causa della propria arretratezza.
“Non si può essere schiavi del malgovernoha affermato Santi Consolo, Procuratore Generale di Catanzaro- occore, oggi più che mai,
essere corresponsabili dell’attuazione del
bene comune. Gli amministratori hanno la responsabilità di creare opportunità perché non
si può uccidere la speranza dei cittadini. Tutti
abbiamo diritto ad avere una dignità che
viene valorizzata quando si fa il bene di
tutti”. Parole queste che sono risuonate in un
quartiere che ha immediato bisogno di azione
concrete volte a superare il suo grave disagio
sociale e in una società che ha la necessità di
recuperare la sua identità attraverso valori
che possano gettare le fondamenta del bene
comune, un bene che deve essere sentito non
dalla maggior parte ma da tutti.
Come ha sottolineato Mons. Vincenzo Bertolone occorre, oggi più che mai, che tutti si
rendano conto che l’orologio della storia
segna l’appuntamento dei fatti e non delle
parole, c’è bisogno infatti di azioni che possano risvegliare le coscienze e animare un
senso di responsabilità nei cittadini catanzaresi, non più abili deleganti ma attivi controllori della propria comunità. Alle riflessioni
devono appunto seguire azioni concrete che
possano valorizzare nuovamente il tessuto
sociale catanzarese anche nelle zone cittadine
più bisognose di rigenerazione, proprio perché come ha affermato Franco Maccari, segretario generale del COISP, “Catanzaro non
è Beirut!”.
Maria Teresa Rotundo
I 70 anni di attività della Fuci di Catanzaro
S
ettembre 1942 – 2012. Il gruppo della
Federazione Universitaria Cattolica
Italiana (Fuci) di Catanzaro compie
settant’anni. Fu fondato, infatti, nel settembre del 1942 da personalità come Renato Leonetti, Raffaele Gentile e Carlo Amodei in un
periodo non facile per la vita civile e democratica del nostro paese.
“La Fuci - ha dichiarato l’assistente ecclesiastico del gruppo Don Maurizio Franconiere- vuole da sempre mettere in evidenza il
ruolo fondamentale che la cultura occupa
nella vita dell’uomo. Cultura intesa come ricerca della verità, come modo specifico dell’esistere e dell’essere dell’uomo”.
“La Fuci di Catanzaro – ha aggiunto il presidente Sebastian Ciancio- ha dato un contributo imprescindibile alla nascita e crescita
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della nostra democrazia, attraverso la formazione degli intellettuali cattolici locali,
avendo a cuore la partecipazione politica, la
responsabilità civile ed ecclesiale e arrivando
ai nostri giorni con una proposta attuale, arricchita da una lunga storia e da significative
testimonianze”.
Tra le personalità che collaborarono attivamente alla fondazione del gruppo non possiamo non ricordare il Servo di Dio Antonio
Lombardi, filosofo e intellettuale catanzarese,
uomo di grande cultura che spese tutta la sua
vita a realizzare con intensità la “vocazione
alla santità” , esempio di fede autentica e incondizionata.
Motivo per il quale, nel programma associativo di quest’anno, che sarà caratterizzato
da un’intensa attività celebrativa e serie di
iniziative, è prevista l’intitolazione del
gruppo proprio ad Antonio Lombardi che in
questi anni di formazione ed esperienza condivisa ha rappresentato un insostituibile
guida e punto di riferimento. La figura di
Lombardi è stata ricordata per l’occasione in
un libro scritto dal giornalista Luigi Mariano
Guzzo, consigliere centrale della Fuci e già
presidente di gruppo, dal titolo “Il Servo di
Dio Antonio Lombardi. Profeta laico del ventesimo secolo” (Elledici-Velar, 2012).
Il viaggio di Papa Benedetto XVI in Libano
nelle parole di Mons. Ruggero Franceschini,
presidente dei vescovi di Turchia
DARE SAPORE ALLA FEDE
n questo particolare momento il
mondo islamico ha bisogno di capire che il cristianesimo non si deve
confondere con l’Occidente e che la Chiesa non
è nemica della comunità dei credenti dell’Islam. Il viaggio del Papa, i suoi interventi, i
suoi gesti, sono stati dei segni inequivocabili in
tal senso”.
Tre giorni intensi, ricchi d’incontri, celebrazioni, ma anche di grande rispetto, attenzione
e accoglienza per “l’ospite di passaggio”. Il
viaggio di Benedetto XVI in Libano, per la
firma e la consegna dell’Esortazione apostolica
“Ecclesia in Medio Oriente”, che si è chiuso domenica, ha lasciato nel Pontefice il “rammarico” della partenza. Salutando le autorità civili
e religiose del Paese, Benedetto XVI ha ringraziato per l’accoglienza ricevuta aggiungendo
che il “calore” dimostrato dal Libano nei suoi
andare in Libano, come messaggero di pace,
per confermare i cristiani a sostenere il dialogo
interreligioso. Le tensioni innescate in questi
giorni dal film blasfemo sul profeta Maometto,
la violenza in Siria, non hanno ostacolato la
missione di Benedetto XVI. Sulla visita del
Papa in Libano, Daniele Rocchi,per il Sir, ha
sentito mons. Ruggero Franceschini, arcivescovo di Smirne e presidente della Conferenza
episcopale di Turchia.
Qual è stato il messaggio più urgente lanciato dal Papa in questo viaggio?
“In questo particolare momento il mondo
islamico ha bisogno di capire che il cristianesimo non si deve confondere con l’Occidente e
che la Chiesa non è nemica della comunità dei
credenti dell’Islam. Il viaggio del Papa, i suoi
interventi, i suoi gesti, sono stati dei segni inequivocabili in tal senso”.
confronti“lo si può paragonare ad una di
quelle famose spezie orientali che arricchisce il
sapore delle vivande: il vostro calore e il vostro
cuore, che mi hanno dato il desiderio di ritornare”. Si apre adesso la fase, forse la più difficile,
quella
dello
“studio
e
dell’appropriazione” del testo “da parte di tutti
i protagonisti della Chiesa, Pastori, persone
consacrate e laici, affinché - dice il Papa -ciascuno trovi una gioia nuova nel portare avanti
la propria missione”.Questa “mappa per il futuro” donata ai cristiani mediorientali reca un
messaggio di pace che passa anche attraverso
il dialogo con i musulmani. Musulmani e cristiani, insieme, erano a Beirut a salutare il Pontefice, che prima di partire aveva detto di
Il Papa si è recato in Libano in un momento
drammatico per la regione e ha lanciato un
forte appello alla pace ribadendo l’impegno
dei cristiani in questa direzione…
“Il Papa ha affidato alla comunità cristiana il
compito di lavorare attivamente alla costruzione di una società in cui la pace e il rispetto
della coscienza dell’altro siano mete imprescindibili. Questa missione della comunità cristiana in questo contesto è ardua ma urgente.
Quando si offende la sensibilità religiosa di un
popolo, un discepolo di Gesù non può approvare questo comportamento blasfemo. In Occidente il fatto religioso viene sempre di più
percepito come qualcosa di banale e accessorio, con cui si possa giocare. Tutto ciò che sta
“I
accadendo in seguito alle vicende del film blasfemo deve imporre all’Occidente un serio
esame di coscienza sul suo modo di relazionarsi con il fatto religioso. D’altra parte la legittima indignazione per le offese alla
sensibilità religiosa deve prendere le distanze
da comportamenti violenti e omicidi, che offendono Dio in maniera non diversa da
un’esplicita bestemmia”.
Dopo la consegna dell’Esortazione, le
Chiese sono attese da un’opera di applicazione e di studio. Da cosa dipenderà la buona
riuscita di quest’opera?
“L’Esortazione apostolica, senza essere
astratta, fissa delle mete concrete ma ardue, che
richiedono la formazione di nuove coscienze,
di nuove mentalità sia nei pastori, sia nei fedeli. Si tratta di porsi in un vero atteggiamento
di conversione e di ascolto. Un tale cammino
richiede grande fede e tanta pazienza. Questo,
però, non significa partire da zero dal momento che molti segni di speranza già s’intravedono”.
Tra gli obiettivi indicati dall’Esortazione, il
dialogo con l’Islam sembra avere un peso
particolare…
“Nel nostro contesto, tale dialogo consiste
soprattutto nel cercare di abbattere i muri del
pregiudizio e della chiusura, che sono il risultato di secoli di ostilità. Tutto questo viene
compiuto nella ferialità, con umiltà e tenacia.
Anche sul fronte dell’accoglienza dei migranti,
in un’aerea in cui sono molti i rifugiati dai
Paesi in conflitto, la Chiesa ha risposto alla
sfida dell’accoglienza e dell’assistenza. In questo contesto, in cui non è possibile un’evangelizzazione diretta, è prioritario mostrare la
credibilità del Vangelo con una testimonianza
della Carità, assai più efficace di tante parole.
L’Esortazione apostolica, in tal senso fornisce
delle concrete indicazioni e un prezioso incoraggiamento”.
In che modo l’Esortazione interpella la
Chiesa cattolica turca?
“Gli obiettivi della comunione intra-ecclesiale e dell’ecumenismo vedono dei segnali positivi nella nostra esperienza. Qui la comunità
cristiana è talmente piccola che spesso le differenze cedono il posto a una sincera e concreta
solidarietà tra le comunità cristiane. Le diversità di tradizione liturgica sono considerate
una risorsa e una ricchezza. I rapporti con le
gerarchie delle altre Confessioni cristiane, fatta
eccezione per le nuove sette protestanti, sono
improntati a una grande comunione e condivisione”.
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MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO AI DIRIGENTI SCOLASTICI, AI DOCENTI E AGLI STUDENTI
Maestri e testimoni di vita per formare i protagonisti del domani
«I
l difficile non è sapere, ma saper far uso
di ciò che si sa». Carissimi dirigenti scolastici, insegnanti di religione e docenti
tutti, nel giorno in cui un altro anno scolastico inizia,
questo pensiero di un antico maestro cinese, Han
Fei, è ottimo spunto per una riflessione sui doveri
degli adulti, ed in specie degli insegnanti, nel processo di trasmissione di valori e saperi in una società che, nel suo repentino mutare, perde sempre
più il contatto con la memoria, correndo il rischio
di avvitarsi su se stessa e di non avere più un avvenire.
Oggi, in effetti, da parte di molti si tende a vivere
il presente senza capirne il senso: si apprezza ciò che
si confà ai bisogni immediati e si getta via il resto.
Per questa via si è entrati, un pò alla volta,
nella fase dell’emergenza educativa. Essa
ci obbliga a prendere atto dell’interruzione della traditio, il racconto che dei valori esistenziali una generazione fa
all’altra. L’elemento spirituale, l’amore
gratuito e il sacrificio per gli altri vengono
accolti se ritenuti di una qualche utilità
per sé. E spesso, di fronte ai figli che chiedono di essere guidati alla scoperta della
vita, i genitori, o chi per essi, non hanno
risposte adeguate. Le famiglie appaiono
anzi come turaccioli sulle onde di una società che ha smarrito il significato virtuoso e paziente della formazione
rimpiazzandolo con l'illusione di carriere
prive di sacrificio, rapide e, soprattutto,
economicamente gratificanti.
In tale contesto, nitida è l’importanza
della scuola, per due ragioni. La prima: è
la scuola che in maniera sistematica costruisce gli
schemi logici per imparare usare la ragione. La seconda: è la scuola che libera dal conformismo, formando persone veramente libere e liberamente
vere. Per questo il lavoro degli insegnanti, peraltro
duramente messo alla prova dai problemi di sempre e da riforme di dubbia efficacia, è diventato oggi
un lavoro di frontiera: supplire a famiglie inesistenti
o angosciate; rompere la tendenza all'isolamento e
all'adattamento inebetito di molti giovani; contrastare il mondo morto degli oggetti tecnologici e il
potere seduttivo della televisione; riabilitare l'importanza della cultura relegata al rango di pura
comparsa sulla scena del mondo; riattivare le dimensioni dell'ascolto e della parola che sembrano
totalmente inesistenti, rianimare desideri, progetti,
slanci, visioni in una generazione cresciuta attraverso modelli identificatori iperedonisti, conformistici o apaticamente pragmatici.
Nella lectio che nel 2007 gli si impedì di tenere
nell’aula magna della “Sapienza”, in occasione dell’apertura dell’anno accademico, Benedetto XVI
aveva scritto: «Di fronte ad una ragione astorica che
cerca di autocostruirsi solo in una razionalità astorica, la sapienza umana è da valorizzare come realtà che non si può gettare nel cestino della storia
delle idee». Parole illuminate, che delineano la missione degli insegnanti: scongiurare, come sottolineava lo storico George Trevelyan, che l’istruzione
produca «un gran numero di persone capaci di leggere, ma incapaci di distinguere quello che merita di
essere letto», e quindi educare le menti attraverso lo
studio per trasmettere la sapienza umana come tale,
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così che l’alunno sia risvegliato dal sonno della ragione, rifuggendo da due estremi: non dubitare di
niente e dubitare di tutto.
A tutti Voi è richiesto di prendervi cura del bene
delle persone, nella prospettiva di un umanesimo
integrale e trascendente, ma anche di essere Maestri di vita eterna, maturata nel dono pasquale della
vita nuova di Gesù. Ciò richiede aggiornamento e
formazione permanenti, impegno di vita spirituale,
coerenza tra ciò che si enuncia e ciò che si vive: il
vero nemico dell'insegnante è la tendenza al riciclo
e alla riproduzione di un sapere sempre uguale a se
stesso. È lo spettro che sovrasta e può condizionare
mortalmente questa missione: adagiarsi sul già
fatto, sul già detto, sul già visto. Ridurre l'amore per
il sapere a pura routine.
Affrontare questa sfida e vincerla è certo un compito arduo, ma necessario, da svolgere riprendendo
il confronto sull’educazione, senza accontentarsi di
aggiornare i pensieri del passato, ma avendo la libertà e l’audacia d’una riflessione nuova e lavorando alla costruzione d’una grande alleanza: solo
unendo pensieri e slanci l’educazione potrà cessare
d’essere causa di preoccupazioni crescenti.
Se tutti, ciascuno per la propria parte, sapremo
spenderci perché ciò avvenga, avremo contribuito
anche a esercitare una forma di profezia: quella che
sa dire il valore della persona e il perché ha senso
dedicarsi alla sua maturazione.
In quest’ottica, la Chiesa di Catanzaro-Squillace
non mancherà di accompagnare le proposte formative, culturali e relazionali a chi ogni giorno vive
nella scuola, nel desiderio e con l’intento, sia pur
nell’ovvio rispetto dei ruoli e delle competenze reciproche, di poter contribuire alla crescita ed all’educazione dei nostri giovani, che ci stanno a
cuore proprio come il futuro delle comunità, dei
paesi e delle città che compongono la nostra Chiesa
particolare.
Vi sono vicino con affetto e di cuore Vi benedico.
MESSAGGIO AGLI STUDENTI
«Io confido che voi siate fiaccole di speranza, che non
restano nascoste. Voi siete la luce del mondo».
Carissimi studenti, in apertura di questo nuovo anno
scolastico, torno a rivolgerVi il mio saluto, il mio affet-
tuoso pensiero, prendendo a prestito le parole pronunciate
poco meno di un anno fa da papa Benedetto XVI nel corso
del suo viaggio in Germania. Le faccio mie e le rivolgo a
Voi in questa occasione particolare che si inserisce in un
contesto altrettanto singolare, nella cornice di un mondo
che cambia cancellando certezze che si credevano granitiche e trasformandole in inquietante precarietà. E ciò
pesa soprattutto sui giovani e sui giovanissimi, posti in
condizione di non poter cogliere il valore dei propri talenti e di metterli in gioco in un progetto rivolto a mete
positive.
Tutto questo avviene in una società pure innegabilmente segnata, in generale, dal benessere, anche se non
mancano sacche sempre più larghe di disagio e di povertà:
a quanto pare, il pianeta che ci ospita, nonostante il progresso tecnologico e il predominio della
scienza, non è affatto diventato migliore.
Certo, non mancano segnali di ripresa e di innovazione, ma persistono situazioni fortemente negative. E dentro ciascuna di esse,
come hanno ricordato anche di recente i vescovi italiani, ci sono famiglie in comprensibile sofferenza. E ragazzi e ragazze che non
vogliono essere accarezzati come degli eterni
adolescenti, ma chiedono di non sentirsi soli,
gettati nella vita e privi di possibilità.
Cambiare, allora, si può e si deve. Autori del
cambiamento dovranno essere gli studenti. Ad
essi, come già osservava Simone Weil, è richiesto anzitutto di costruire e poi di difendere
con orgoglio la propria identità. Di sottrarsi
alla massificazione spersonalizzante ed annichilente. Di non fermarsi alla realtà descritta
dai media. Di non nutrire un’indignazione incapace di trasformarsi in concretezza e generare speranza.
Tale considerazione, se da un lato suona come invito a
voi tutti a rifuggire dai luoghi comuni dell’indifferenza e
del disinteresse verso il prossimo e verso ciò che Vi circonda, dall’altro esorta le famiglie a rendersi garanti della
trasmissione di un messaggio nuovo, radicato e motivato,
parlando coi loro figli, abbattendo il muro di incomunicabilità che questa società delle comunicazioni, incredibile dictu, sembra, a volte, aver eretto.
«Dite ai giovani che il mondo esisteva già prima di
loro, e ricordate ai vecchi che il mondo esisterà anche dopo
di loro», amava ripetere agli adulti papa Paolo VI, esortando anche la Chiesa ad andare in mezzo ad essi per capirne il linguaggio, coinvolgersi nelle loro domande,
rivolgersi alla loro mente ed alla loro anima, sostenerli
nella navigazione verso gli orizzonti di una maggiore giustizia sociale e di una modernizzazione dello Stato, nel rispetto delle regole e combattendo i ricatti di ogni mafia,
specie in Calabria e nel Meridione, dove s’avverte come irrinunciabile la necessità che proprio i giovani diventino
con intraprendenza le colonne del cambiamento.
L’auspicio, allora, è che Voi tutti, insieme ai Vostri dirigenti scolastici, agli insegnanti, ai genitori e, perché no,
anche insieme al Vostro Vescovo, possiate impegnarVi
non solo nello studio, ma attraverso esso nella costruzione
di relazioni vere, belle, significative, in grado di condurVi
alla condivisione di sogni e progetti e di amicizie sincere
e profonde, in primis quella con Gesù Cristo.
Con tutto l’affetto di cui il mio cuore è capace, Vi saluto
e Vi rivolgo un sincero e sentito in bocca al lupo, nell’attesa di incontrarVi personalmente e, se vorrete, di poter
parlare con ciascuno di Voi, da amico.
X Vincenzo Bertolone
CONVEGNO DIOCESANO SULLA CATECHESI
nel 20° anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica
La trasmissione dei contenuti della fede cristiana
al centro dell’attenzione della comunità ecclesiale
L
’imminente inizio dell’Anno della
Fede, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI, e il 20° anniversario della
pubblicazione del Catechismo della Chiesa
Cattolica, redatto dall’allora Card. Joseph Ratzinger, hanno costituito per il nostro instancabile Arcivescovo un’occasione propizia per
dare nuovo impulso al cammino della nostra
comunità diocesana, che dopo la pausa estiva
riprende con un programma pastorale ricco e
stimolante.
Il punto di partenza per il nostro cammino
ecclesiale nel nuovo anno 2012-’13 è stato il
Convegno sulla Catechesi, che ha avuto luogo
al Teatro Politeama di Catanzaro nella giornata
di venerdì 21 settembre, con la partecipazione
di 5 qualificati relatori, docenti ed esperti nel
settore specifico: don Giuseppe Alcamo, direttore del Centro Regionale Siciliano per l’Evangelizzazione e la Catechesi e docente di
Catechetica presso la Facoltà Teologica Siciliana; don Salvatore Currò, presidente dell’AICA e docente di Pastorale e Catechetica in
diverse Università Pontificie; don Flavio Placida, docente di Catechetica presso l’ISCSM
della Pontificia Università Urbaniana; don Ivan
Rauti, direttore dell’Ufficio per la Pastorale
Giovanile della nostra Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace; e suor Giancarla Barbon, membro della Consulta Nazionale di Catechesi.
Dopo il momento di preghiera iniziale, il saluto del vice-sindaco di Catanzaro Sinibaldo
Esposito e la lettura dei messaggi giunti dalle
autorità civili provinciale e regionale (Wanda
Ferro e Antonella Stasi), il Vicario generale
mons. Raffaele Facciolo, moderatore dei lavori
antimeridiani, ha focalizzato il tema scelto per
il Convegno, sottolineandone l’importanza fondamentale per la vita della Chiesa e inquadrando l’iniziativa nel contesto ecclesiale
diocesano. Il Convegno costituisce un contri-
buto di riflessione scientifica sulla catechesi per
una fede cristiana sempre più matura, pensata,
celebrata e vissuta con fervore nella vita quotidiana, per «superare la religione dello scenario
e riscoprire la gioia e il gusto di essere cristiani», per una fede viva e creativa sostenuta
da una catechesi “profetica”, capace di coniugare la tradizione ecclesiale con gli eventi della
storia, per una fede aperta al dialogo e alle differenze.
I 5 relatori (i cui interventi sono stati preceduti dalla presentazione fatta dall’Arcivescovo)
hanno coinvolto l’uditorio offrendo in successione: - uno sguardo storico sul Catechismo
della Chiesa Cattolica e sui principali documenti ecclesiali della CEI in merito alla catechesi e alla formazione dei catechisti; un’analisi sul valore formativo della liturgia secondo il CCC, con una importante precisazione: la liturgia promuove la crescita nella fede
cristiana con linguaggi diversi da quelli usati
Dall’intervento
introduttivo
di Mons. Facciolo
U
na Diocesi senza catechesi con
percorsi formativi non vive la sua
identità.
La catechesi dell’oggi deve far nascere nei
cristiani una figura di fede adulta celebrata
con la vita.
E solo una “catechesi profetica”, che coordina il rapporto fra tradizione ecclesiale e
i fatti della storia, rende creativa la fede vissuta.
La Catechesi deve:
- rivitalizzare un nuovo ruolo di apparte-
nenza alla Chiesa
- produrre un nuovo ruolo di presenza nel
mondo
- produrre un nuovo atteggiamento in un
mondo pluriculturale e multireligioso con
l’apertura al dialogo e alla differenza.
La Catechesi è:
nella catechesi; - una precisa sottolineatura
della prospettiva missionaria della catechesi,
essenziale per l’evangelizzazione nell’attuale
contesto socio-culturale post-moderno; - una
serie di forti e opportune sollecitazioni in merito alla pastorale giovanile; e - alcune proposte
operative per la ripresa dei contatti con le persone che per vari motivi si sono allontanate
dalla fede o dalla vita ecclesiale (II annuncio).
(Di essi riportiamo a parte ampi stralci)
Il Convegno si è concluso nel tardo pomeriggio con le considerazioni finali dell’Arcivescovo, che ha illustrato le principali iniziative
in programma (tra cui il “Cortile dei Gentili”)
ed ha invitato tutti i presenti ai prossimi appuntamenti di un intenso cammino ecclesiale
che, in comunione col Signore e in spirito di
amore fraterno, si spera sempre più fecondo e
gioioso per i singoli fedeli e per tutta la comunità.
Guido Mauro
- fattore inscindibile di rinnovamento ecclesiale e quindi strumento vitale per rendere
più
efficace
la
missione
evangelizzatrice della Chiesa;
- approfondimento dell’identità cristiana
per poter rispondere alle domande di senso;
- superare la religione dello scenario e riscoprire la gioia e il gusto dell’essere cristiani.
Usciamo dall’estate ricca di feste religiose:
i nostri fedeli sono stati festosi o festaioli?
Comunque sono stati spesi milioni di euro,
mentre le Parrocchie restano carenti di strutture e i poveri senza risorse.
La catechesi, quindi, deve essere purificazione dalle incrostazioni di tradizioni che
non facilitano l’accoglienza di ciò che porta
direttamente a Cristo.
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30 settembre 2012
DALL’INTRODUZIONE DELL’ARCIVESCOVO BERTOLONE
“Dall’evangelizzazione, dalla trasmissione della
fede dipendono le sorti non solo di noi cristiani,
ma del mondo intero e della storia”
A introdurre il tema del convegno è stato l’arcivescovo metropolita Monsignor Vincenzo Bertolone che, nel rivolgere un saluto paterno a tutti
i convegnisti, ha offerto una riflessione teologicopastorale sul tema della fede nell’oggi della
Chiesa ripartendo dalle origini.
Pubblichiamoi ntegralmente il quarto paragrafo
dell’intervento di Mons. Arcivescovo.
Q
uello della trasmissione della fede è ,
dunque, “opera” che segna e caratterizza, in modo particolare, il tempo
della Chiesa, di cui l’evangelista Luca ebbe chiara
avvertenza tanto da comporre in un’unica opera
il suo Vangelo e gli Atti degli Apostoli. Luca intendeva sottolineare che l’opera cominciata da
Cristo introduceva un “tempo ulteriore” di missione e di salvezza. L’opera della salvezza non è
opera di Cristo e della Chiesa come entità separate, bensì di Cristo nella Chiesa e per la Chiesa,
nel vincolo dello Spirito Santo. Di fatto, quello
della Chiesa è il tempo della universalizzazione
del messaggio della salvezza, che Cristo è venuto
a compiere, come sottolineano le finali del vangelo di Matteo e Marco (cfr Mt 28,16-20; Mc
16,14-20).
Questo tempo della Chiesa è ormai bimillenario. Alla luce di questi venti secoli di storia non ci
si può nascondere come la trasmissione della
fede sia apparsa come un’opera misteriosa e, comunque, lenta, sistematica e pneumatica. Già
Luca e Giovanni, ma subito dopo di loro i Padri
della Chiesa, superata la fase iniziale nella quale
si pensava che il ritorno del Cristo glorioso fosse
imminente, ebbero chiara la percezione del cammino che attendeva la Chiesa.
Notevole fu il contributo di una grande figura,
Ireneo di Lione, che il Santo Padre Benedetto XVI
ha richiamato in una catechesi del 2007 in ordine
ad alcune note della traditio fidei..
Da Ireneo, con un salto di 17 secoli veniamo al
Novecento, secolo assai ricco per la storia della
Chiesa e della fede, ed ha registrato grandi stravolgimenti e grandi eventi che hanno turbato
non poco e provato la civiltà umana, come
hanno duramente messo alla prova lo stesso
cammino storico della fede.
Tra gli eventi significativi che hanno caratterizzato il Novecento per quanto concerne la
Chiesa e la sua vita di fede ricordo l’indizione del
Concilio Vaticano II, ad opera di Giovanni XXIII,
poi proseguito da Paolo VI, e l’uscita del Catechismo della Chiesa cattolica, voluto e consegnato al mondo da Giovanni Paolo II, l’11
ottobre 1992, trentesimo anniversario dell’apertura del Concilio: due eventi che ci accingiamo a
celebrare proprio in occasione dell’Anno della
fede, e in vista della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata alla
“nuova evangelizzazione”.
Il Concilio, il Catechismo sono tappe di un
cammino che s’inserisce nel quadro più vasto
della trasmissione della fede. Grandi pontefici
come Giovanni XXIII e Paolo VI hanno avuto per
questa dimensione centrale della vita ecclesiale
messaggi luminosi e forti, parole di sprone, incitamento, monito, ma anche di aggiornamento,
perché non venisse meno l’obbligo della Chiesa
di evangelizzare, di donare i beni messianici,
d’introdurre gli uomini in quei misteri soprannaturali della fede che altro non erano e non sono
se non il dono all’uomo della rigenerazione della
vita nuova «mediante la risurrezione di Gesù
Cristo dai morti, per una speranza viva, per
un’eredità che non si corrompe, non si macchia e
non marcisce» (cfr 1Pt 1,3-4).
Giovanni XXIII, inaugurando solennemente
questa grande Assemblea ecumenica della
Chiesa, manifestava la consapevolezza che la trasmissione della fede può attuarsi solo nello Spirito Santo. Il “papa buono” riconosceva nei
Concili tenutisi nella Chiesa a vario livello (ecumenico, provinciale, regionale) l’azione rinnovatrice del Paraclito: «Tutti i Concili - sia i venti
Ecumenici sia gli innumerevoli e da non sottovalutare Provinciali e Regionali - che sono stati
celebrati nel succedersi dei secoli, attestano con
evidenza la vitalità della Chiesa Cattolica e sono
iscritti come lumi splendenti nella sua storia». E
verso la fine esortava i partecipanti al Concilio a
farsi attenti a questa Presenza determinante per
l’avvio di quell’Assise: «i Santi e gli uomini cooperano nella celebrazione del concilio: i Santi del
Cielo sono impegnati a proteggere i nostri lavori;
i fedeli ad elevare a Dio ardenti preghiere; e voi
tutti, assecondando prontamente le soprannaturali ispirazioni dello Spirito Santo, ad applicarvi
attivamente perché le vostre fatiche rispondano
pienamente alle attese e alle necessità dei diversi
popoli. Perché ciò si avveri, si richiedono da voi
la serena pace degli animi, la concordia fraterna,
la moderazione delle iniziative, la correttezza
delle discussioni, la saggezza in tutte le decisioni». Paolo VI, dal canto suo, affermava: «La
presentazione del messaggio evangelico non è
per la Chiesa un contributo facoltativo: è il dovere che le incombe per mandato del Signore
Gesù, affinché gli uomini possano credere ed essere salvati. Sì, questo messaggio è necessario. È
unico. È insostituibile. Non sopporta né indifferenza, né sincretismi, né accomodamenti. È in
causa la salvezza degli uomini. […] Esso è la Verità. Merita che l’Apostolo vi consacri tutto il suo
SINTESI DELLA RELAZIONE DI DON GIUSEPPE ALCAMO
Una rilettura dei processi formativi e catechistici
in Italia alla luce del CCC
[ Il testo definitivo del Catechismo della
Chiesa Cattolica, promulgato da Papa Giovanni Paolo II il 15 agosto del 1997 con la Lettera Apostolica “Laetamur magnopere”, è la
risposta ad una precisa richiesta dei Vescovi
(1984) in merito all’esigenza di un compendio di tutta la dottrina della Chiesa Cattolica
ed è il risultato di 7 anni di lavoro (1986-1992)
segnato da 10 tappe redazionali. Il nome definitivo è stato attribuito contestualmente alla
prima approvazione pontificia, il 22 giugno
1992. La prima promulgazione (con la costituzione Apostolica “Fidei depositum”) porta
la data dell’11 ottobre 1992.]
Il Catechismo della Chiesa Cattolica si col-
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30 settembre 2012
loca nel contesto del rinnovamento / miglioramento della formazione dei catechisti, per
cui tutte le Chiese locali si sono impegnate
dopo il Concilio; esso è punto di arrivo di un
cammino fervido e fecondo ed è punto di
partenza per procedere ancora nella fedeltà e
nella comunione della fede creduta (fides
quae) e nello sforzo missionario e pedagogico
per maturare nell’oggi la fede credente (fides
qua). Esso non può essere considerato uno
strumento esclusivo ed esaustivo per l’educazione nella fede della Chiesa, ma è piuttosto un dono che le Chiese locali devono
accogliere come segno di amore materno
della Chiesa universale per il loro cammino,
difficile e diversificato.
Dal Concilio Vaticano II è scaturito un profondo rinnovamento della vita della Chiesa,
ma tra il periodo pre-conciliare e il periodo
post-conciliare non c’è solo rottura: la novità
è legata con la continuità. Anche Papa Giovanni Paolo II si è così espresso in proposito:
«Nella storia della Chiesa il “vecchio” e il
“nuovo” sono profondamente intrecciati tra
tempo, tutte le sue energie, e vi sacrifichi, se necessario, la propria vita»(EN, 5).
Circa il modo di operare questa presentazione,
papa Montini userà parole di una semplicità disarmante per un’opera mirabile di Magistero che
ha segnato un’epoca di storia della Chiesa e che
custodisce passaggi di indubitabile attualità e ricchezza espressiva: «Non è superfluo ricordarlo:
evangelizzare è anzitutto testimoniare, in maniera semplice e diretta, Dio rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo». E ancora oltre
richiamava: «è bene sottolineare questo: per la
Chiesa, la testimonianza di una vita autenticamente cristiana, […] è il primo mezzo di evangelizzazione. […] S. Pietro esprimeva bene ciò
quando descriveva lo spettacolo di una vita casta
e rispettosa che “conquista senza bisogno di parole quelli che si rifiutano di credere alla Parola”.
È dunque mediante la sua condotta, mediante la
sua vita, che la Chiesa evangelizzerà innanzitutto
il mondo, vale a dire mediante la sua testimonianza vissuta di fedeltà al Signore Gesù, di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri di
questo mondo, in una parola, di santità».
Non meno sentito fu l’impegno di Giovanni
Paolo II nella trasmissione della fede. In uno dei
suoi primissimi viaggi apostolici affidò ad
un’omelia quella che sarebbe stata una delle preloro. Il nuovo” cresce dal “vecchio” e il “vecchio” trova nel “nuovo” una sua più piena
espressione».
I tre documenti sulla formazione dei catechisti presi in considerazione esprimono in
modo compiuto l’evoluzione del pensiero
maturato dopo il Concilio Vaticano II dalla
Chiesa italiana sul ministero catechistico connesso al servizio della Parola, ministero
molto importante per la missione della
Chiesa. La formazione dei catechisti (concetto
dinamico, evoluto nel corso del tempo) e,
prima ancora, dei ministri ordinati è il fattore
più importante per l’azione di evangelizzazione che la Chiesa è chiamata a realizzare e
dalla sua (alta o bassa) qualità dipende molto
spesso il livello di maturità umana, sociale e
civile della popolazione presente nel territorio in cui opera.
Nell’ultimo documento (2006), destinato ai
formatori dei catechisti, sono individuati al-
occupazioni centrali del suo pontificato: «L’attuale periodo storico dell’umanità richiede una
ravvivata trasmissione della fede, per comunicare all’uomo d’oggi il messaggio perenne di Cristo, adattato alle sue concrete condizioni di vita.
Questa evangelizzazione è una esigenza costante
ed essenziale della dinamica ecclesiale».
Inoltre, presentando il Catechismo alla Chiesa,
usò queste parole: «Con l’aiuto di Dio i Padri
conciliari hanno potuto elaborare, in quattro anni
di lavoro, un considerevole complesso di esposizioni dottrinali e di direttive pastorali offerte a
tutta la Chiesa. Pastori e fedeli vi trovano orientamenti per quel “rinnovamento di pensieri, di
attività, di costumi e di forza morale, di gaudio e
di speranza, che è stato lo scopo stesso del Concilio”». Egli coglieva l’azione rinnovatrice dello
Spirito in quella profusione di sforzi che i Pastori
fecero, lui compreso a quell’epoca, per ridonare
“meglio custodito e presentato” «il prezioso deposito della dottrina cristiana, per renderlo più
accessibile ai fedeli di Cristo e a tutti gli uomini di
buona volontà». Ed ancora: «Possa servire al rinnovamento al quale lo Spirito Santo incessantemente chiama la Chiesa di Dio, Corpo di Cristo,
pellegrina verso la luce senza ombre del Regno!».
Il recente Magistero di Benedetto XVI dona
un’ulteriore spunto di verità ulteriore che merita
cuni criteri per l’elaborazione di itinerari formativi per i catechisti dei ragazzi.
Il termine “formazione”, applicato in
senso pedagogico all’attività ecclesiale, è ambivalente: con esso viene indicata non solo
l’attività istruttiva, di addestramento alle funzioni da svolgere, ma anche la trasmissione/acquisizione della consapevolezza del
ruolo da svolgere (“prendere forma”). In quest’ultimo senso la formazione coinvolge non
solo la sfera cognitiva ma anche la sfera affettiva della persona e comporta un atteggiamento di accoglienza, fiducia e ascolto. In
seguito alla formazione, infatti, i catechisti
dovrebbero diventare persone salde, convinte, gioiose e appassionate nella fede cristiana, che, aderendo liberamente all’invito
del Signore, ne siano testimoni tra la gente
come sale e lievito, capaci di rendere ragione
della propria speranza e di ascoltare gli altri
con fraterna attenzione. Si esige che i cate-
di essere diffuso e con il quale mi avvio a concludere. Ecco le parole indirizzate ai Vescovi italiani riunitisi a Roma per la consueta Assemblea
generale lo scorso 24 maggio nell’Aula del Sinodo:
«Siamo consapevoli che non bastano nuovi
metodi di annuncio evangelico o di azione pastorale a far sì che la proposta cristiana possa incontrare maggiore accoglienza e condivisione.
[…] Avvertiamo che la nostra situazione richiede
un rinnovato impulso, che punti a ciò che è essenziale della fede e della vita cristiana. […] Non
ci sarà rilancio dell’azione missionaria senza il
rinnovamento della qualità della nostra fede e
della nostra preghiera; non saremo in grado di
offrire risposte adeguate senza una nuova accoglienza del dono della Grazia; non sapremo conquistare gli uomini al Vangelo se non tornando
noi stessi per primi a una profonda esperienza di
Dio. […] Noi abbiamo il compito di annunciarlo,
di mostrarlo, di guidare all’incontro con Lui. […]
non sapremo conquistare gli uomini al Vangelo
se non tornando noi stessi per primi a una profonda esperienza di Dio».
Dall’evangelizzazione, dalla trasmissione della
fede dipendono le sorti non solo di noi cristiani,
ma del mondo intero e della storia. A noi che
siamo stati costituiti da Cristo, per mezzo della
Chiesa, nell’unico Spirito “luce della terra e sale
del mondo” è richiesto da quest’unica viva tradizione, con voce autorevole, unanime e concorde di riappropriarci dei tesori della nostra
fede. Dalla nostra deriva la fede di tanti uomini
e donne di buona volontà; dalla nostra adesione
a Cristo ed al Vangelo scaturirà il loro ingresso
nella salvezza. Prima di ogni cosa, tutto ciò richiede da noi una consegna totale allo Spirito
Santo, un’immersione potente ed assidua in lui
perché, senza impedimenti, possa operare la nostra giornaliera conformazione a Cristo.
Solo se tutti dimoreremo nell’unico Spirito di
Cristo comprenderemo Dio, il suo mistero di
amore, il suo desiderio di salvezza sull’uomo; il
bisogno di strumenti umani che lo realizzino.
Non solo: solo se tutti dimoreremo nell’unico
Spirito ci potremo comprendere tra noi, perdonare, ammonire, esortare, annunciandoci il vero
Cristo per poterlo poi donare al mondo.
X Vincenzo Bertolone
chisti (e gli altri operatori pastorali) abbiano
non solo un’adeguata preparazione biblicoteologica ma anche una personalità umana e
cristiana pienamente realizzata, uno spirito
missionario, aperto e generoso, ed un atteggiamento di rispetto ed accoglienza verso i
diversi da sé. Il luogo della catechesi è la
strada, luogo delle armonie e i catechisti devono diventare compagni di strada, in cammino tra il già e il non ancora, con il supporto
di una comunità che sostenga questo cammino. La catechesi deve assumere uno stile
liturgico, non scolastico, e un modello di laboratorio (imparare facendo); il suo obiettivo
consiste nel favorire l’incontro con Cristo e
l’adesione a Lui. La scelta dei catechisti da
parte dei parroci non può essere dettata da
urgenza e superficialità: i catechisti devono
essere sostenuti da parroci e genitori nel contesto della loro comunità cristiana ma non
possono avere deleghe in bianco.
9
30 settembre 2012
Sintesi della relazione di don Salvatore Currò
La fede celebrata: l’anno liturgico nel CCC
T
ra il conoscere e l’amare, tra l’intelligenza e la volontà vi è lo spazio del
contatto, dell’affetto, del bello, delle
buone abitudini, della ritualità, della memoria, della liturgia, della festa, della tradizione.
Un rapporto pieno e maturo con il Signore risorto è basato non solo su un’adesione intellettuale,
cognitiva,
ma
anche
su
un’esperienza di contatto, di prossimità, mediata dai segni e dai gesti liturgici; anno dopo
anno, essi ripropongono anche al corpo (e
non solo alla mente) di ogni persona la vicinanza di Dio, che ha voluto porre la sua dimora tra gli uomini e le donne di ogni luogo
del mondo e di ogni tempo della storia.
La Pasqua del Signore, fondamento dell’identità cristiana, prima che mistero da credere, costituisce una sfida ad entrare in
contatto con Colui che ci tiene vivi, a colmare
lo spazio tra l’io e il sé, tra quello che siamo e
quello che fin dal principio siamo chiamati ad
essere secondo il progetto di Dio. Egli non
vuole perdere il contatto con noi, perché ci ha
chiamati all’esistenza, ha impresso il suo sigillo su di noi, ci conosce prima e più di noi
stessi, ci ama senza misura anche senza la nostra piena consapevolezza e ci manda ai fratelli per testimoniarlo e farsi conoscere.
Questo contatto vitale tra l’uomo e Dio è il
perno dell’intelligenza e della volontà, della
conoscenza e dell’impegno e viene favorito
dalla pratica liturgica; seppure non sempre
compresa per la specificità del suo linguaggio, la liturgia dà sempre un notevole contributo alla crescita spirituale di ogni cristiano.
Sintesi della relazione di don Flavio Placida
La catechesi missionaria come prospettiva essenziale
della nuova evangelizzazione
L
’esclusione del cattolicesimo e dei valori cristiani dall’orizzonte socio-culturale
contemporaneo
ha
determinato un profondo cambiamento del
rapporto tra le comunità ecclesiali e il loro
ambiente; pertanto la comunicazione della
fede cristiana richiede un rinnovamento dei
codici tradizionali e un adeguamento della
catechesi in dimensione missionaria, all’interno di una teologia della missione, cioè finalizzata non solo alla trasmissione della fede
ma anche alla sua generazione ex novo nei
singoli e nelle comunità. La questione non è
più solo di metodi e di linguaggi usati da chi
propone il messaggio di fede ma riguarda
anche il valore (scarso) attribuito al messaggio di fede dall’uomo contemporaneo e coin-
10
30 settembre 2012
volge il ruolo del catechista, a cui sono richieste una vera conversione personale al
Vangelo ed una limpida testimonianza,
prima ancora che un’adeguata competenza
metodologica. Per un mondo culturalmente
multiforme anche la catechesi missionaria
deve assumere caratteri multiformi, in una
prospettiva di prima evangelizzazione. Tra i
grandi ostacoli che l’annuncio evangelico si
trova ad affrontare nella società del nostro
tempo vanno considerati il relativismo, il sincretismo, la perdita della memoria storica e
del senso di appartenenza ad una comunità,
nonché l’abdicazione della famiglia al proprio ruolo educativo nel campo della fede.
Ne deriva l’esigenza di valorizzare il contatto
personale nei luoghi della vita quotidiana, i
nuovi strumenti di comunicazione, il linguaggio narrativo, la promozione delle esperienze di fede in forma associativa.
Sintesi della relazione di don Ivan Rauti
La gioia della buona notizia.
Educare i giovani alla fede
Q
ualsiasi impegno nella pastorale
giovanile non può prescindere
dalla dimensione del “divenire”,
del cambiamento, del rinnovamento. In questa dimensione del divenire si inserisce infatti
l’azione di Dio, il Fedele per eccellenza e nel
contempo Colui che fa nuove tutte le cose. La
fedeltà di Dio a se stesso e all’uomo è
espressa al massimo livello nel volto di Gesù,
nella Buona Notizia che supera ogni limite di
spazio e di tempo: Nel cuore di Dio c’è
l’uomo, anche quando nel cuore dell’uomo
non c’è Dio.
Ma alla fedeltà di Dio, nucleo del messaggio evangelico, non si può chiedere di adeguarsi ai modelli precostituiti e sclerotici
dell’uomo, inadeguati ai tempi e alle persone:
la fedeltà non è staticità. La staticità è invece
il più ostile e pericoloso avversario di ogni
uomo e in particolare di ogni giovane.
Anche nella pastorale giovanile la que-
stione di fondo consiste non nella modalità di
trasmissione della fede ma in “quale” fede
trasmettere; non si tratta solo di linguaggio o
tecniche di comunicazione. C’è poi un problema di mancanza di coordinamento nella
trasmissione della fede tra le generazioni, paragonabile per le sue gravi conseguenze alla
mancata intesa tra i corridori in una staffetta
durante il passaggio del testimone: la sua caduta comporta l’annullamento della gara e
vanifica l’impegno di tutta la squadra.
Per una maggiore incisività della pastorale
giovanile è utile riconoscere con umiltà ed
amore ma anche con coraggio profetico alcuni aspetti degni di revisione sia nello stile
pastorale che nella prassi ecclesiale; per
un’adesione più libera, consapevole e convinta al Vangelo si sente l’esigenza di una più
attenta e sostanziale conformazione al Cristo
povero, umile e casto e di un più ampio uso
del senso critico in spirito di onestà intellettuale e di rispetto per il livello culturale degli
interlocutori. La Chiesa è composta da credenti, non da creduloni. Non si accettano facilmente liturgie in cui si parla tanto e si dice
poco, linguaggi, gesti e segni poco comprensibili, persistenza di comportamenti ambigui
e di atteggiamenti da casta privilegiata. Una
cornice squallida compromette anche lo
splendore del quadro.
Per uscire dalle acque stantie ed annunciare
con entusiasmo la gioia della Buona Notizia
ai giovani, è possibile percorrere tre vie: la via
della leggerezza, la via della bellezza e la via
della tenerezza. Dobbiamo chiederci non
tanto che cosa possiamo fare noi per i giovani
quanto che cosa i giovani possono dire e dare
a noi, impegnandoci ad essere sempre più autentici, pronti a gioire, a scoprire e a servire.
Sintesi della relazione di suor Giancarla Barbon
Tra primo e secondo annuncio
percorsi possibili di fede
C
i troviamo a vivere in Italia e in Europa
una situazione inedita: la proposta della
fede cristiana non incrocia più la ricerca
umana; molte persone non si pongono più la domanda su Dio. Perciò nella Chiesa italiana ed europea si è parlato in questi ultimi anni di svolta
missionaria della catechesi o di ritorno al primo
annuncio del Vangelo, volto all’incontro con Gesù
per un primo cammino di conversione. Ma sono
anche molte le persone che hanno già ricevuto in
passato l’annuncio della fede e vi hanno aderito,
ma poi, per svariati motivi, si sono distaccati da
essa o dalla vita ecclesiale. In questi casi è utile un
approccio diverso, in quanto ci si trova dio fronte
a persone con un vissuto spirituale che va espresso
e rielaborato. I percorsi orientati al recupero della
fede sono caratterizzati non tanto da incontri di
istruzione ma dalla prospettiva di una (ri)scoperta: Dio è già all’opera in ogni fase della vita di
un padre e di una madre, i cui gesti quotidiani
sono segno dell’Amore riservato da Dio per
ognuna delle sue creature.
Il cammino spirituale di queste persone deve essere sostenuto da catechisti preparati e da nuove
figure ministeriali, quali gli accompagnatori, sen-
sibili, flessibili e capaci di esprimere i contenuti
della fede con il linguaggio più adatto alle situazioni e circostanze: biblico, liturgico, simbolico,
narrativo, iconografico.
Ma prima della conversione della catechesi è necessaria una conversione dei catechisti e di tutta la
comunità di appartenenza, volta a riconquistare
la capacità di ascoltare il Signore e di stupirsi per
la sua presenza, silenziosa ma efficace, nella vita
quotidiana di ogni persona.
Dio non è lontano, ma ha posto la sua dimora in
mezzo a noi e ha reso sacro l’orizzonte umano.
Egli aspetta che ci lasciamo condurre e trasformare da Lui per accompagnare il nostro prossimo
con fraternità.
GLI ITALIANI CHE PARTECIPERANNO AL PROSSIMO SINODO DEI VESCOVI
T
ra i Padri sinodali della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi – che avrà luogo
dal 7 al 28 ottobre 2012, sul tema “La nuova
evangelizzazione per la trasmissione della
fede cristiana” – il Santo Padre ha nominato il card. Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santità per la diocesi di
Roma, mons. Francesco Moraglia, Patriarca
di Venezia, mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro.
A questi si aggiungono i membri eletti
dall’Assemblea Generale della Cei del
maggio 2011: card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova, Presidente della CEI;
card. Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze; mons. Bruno Forte, Arcivescovo di
Chieti – Vasto; card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano e mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini (Membro
supplente).
Al Sinodo sarà presente come portavoce
per la lingua italiana monsignor Giorgio
Costantino, direttore di Calabria Ecclesia
Magazine, il
settimanale
della Conferenza Espiscopale Calabra.
Non è la prima volta che il calabrese
mons. Costantino riveste questo delicato
ruolo di riferire alla stampa i lavori del Sinodo. Un orgoglio per tutta la Calabria.
11
30 settembre 2012
PRENDIAMO ESEMPIO DAL CORAGGIO DI DON PINO PUGLISI
Riflessione a 19 anni dalla tragica uccisione del Beato Don Pino Puglisi
O
ggi, 15 Settembre 2012, dovrebbe rappresentare per
tutti noi una data speciale
in memoria dell’esempio e del coraggio di Don Pino Puglisi. Doppiamente cruciale, doppiamente
significativa: poiché, parallelamente
al Suo 75simo anno di nascita, ricorre il XIX anniversario della Sua
“nascita in cielo”.
Una vita vissuta all’insegna della
solidarietà, al servizio dei giovani
dei quartieri più emarginati, silenziosa, umile, pacata, lontana dalla
visibilità e dal clamore. Una testimonianza di santità posta al servizio di una piaga sociale che non ha
risparmiato e non risparmia tuttora
i giovani, colpendoli e privandoli di
prospettive sociali sane. Una testimonianza di fede autentica stroncata (ma solo sulla carta) dalle
tenebre, dalla sopraffazione e dalla
violenza brutale della mafia. Sulla carta perché
due assassini Lo hanno strappato dall’ombra
dove operava senza enfasi, senza retorica ma
con la tenace determinazione dell’operaio del
Vangelo, per mostrarLo in piena luce e consegnarLo definitivamente alla memoria collettiva.
“Più che uccidermi non possono fare”. Così
Don Pino Puglisi, rispondeva sorridendo a coloro che Lo invitavano alla prudenza e al ripensamento quando sceglieva di non cedere
alle lusinghe e ai ricatti dei mafiosi. Già, allora,
Lo definivano “eroe”, “prete- coraggio”, “prete
anti-mafia” ma Lui controbatteva con la schiettezza e semplicità d’animo che Lo caratterizzava, ammettendo di non conoscere e di non
comprendere il prefisso “- anti”, segno della
profonda coerenza e umanità con il quale praticava il Suo ministero.
"Chi diede l'ordine di ucciderlo – testimonia
Mons. Bertolone, postulatore della causa di
beatificazione di Don Pino Puglisi nonché nostro amato Arcivescovo - lo fece non per eliminare un pericoloso nemico, alla stregua di
magistrati, giornalisti, esponenti delle forze
dell'ordine e della societa' civile ma per cercare
di fermare un luminoso testimone di fede". E
adesso, dopo un lungo e complesso processo
canonico, è arrivato il decreto con cui Papa Benedetto XVI ha riconosciuto il “martirio in
odium fidei” del sacerdote e ne autorizza l'auspicata beatificazione nei prossimi mesi.
Ritengo però che Don Pino Puglisi non
debba essere ricordato e celebrato come un
prete “eccezionale” , “straordinario” ma come
un prete “ normale”, “vero”, che ha cercato di
vivere la sua missione sacerdotale con la forza
della coerenza e l’armonia della lealtà. Don
Pino Puglisi non usava parole complicate, non
compieva gesti clamorosi; viveva straordinariamente l’ordinario, raccontando a tutti la fede
semplice del Vangelo tradotta con l’umanità
del pastore che chiama i suoi figli ed è sempre
pronto ad accoglierli.
“L’opera di Puglisi – aggiunge il postulatore
- si potrebbe riassumere più sinteticamente in
tre punti: “la Parola, le parole e i fatti”. La “Parola” di Dio predicata con passione e intensità
Si è spento l’on. Guido Mantella
S
i è spento nei giorni scorsi, all’età di 88 anni, nell’ospedale
di Soverato, l’onorevole
Guido Mantella, esponente di spicco
dell’ex Democrazia Cristiana. Deputato DC, Mantella era nato a Squillace
il 9 ottobre 1924, ed era stato dirigente
della Democrazia Cristiana e deputato alla Camera per tre legislature, consigliere
e assessore provinciale a Catanzaro, sindaco di
Squillace per sei legislature.
Il sindaco di Squillace, on.Guido Rhodio, a
nome dell'Amministrazione e di tutta la comunità squillacese ha espresso il suo sentimento di dolore per la scomparsa dell’on.
Mantella, una persona buona e umile benvoluta e stimata da tutti.
12
30 settembre 2012
I funerali sono stati presieduti nella
concattedrale di Squillace dal vescovo
emerito mons. Antonio Cantisani, alla
presenza anche del vicario generale,
mons. Raffaele Facciolo, di presbiteri
e di religiosi. Mons. Cantisani e mons.
Facciolo hanno voluto esprimere parole di stima e di gratitudine per
Guido Mantella, un maestro di vita dai grandi
valori morali e cristiani.
Anche l’Arcivescovo Mons. Bertolone ha inviato un messaggio di vicinanza spirituale alla
famiglia Mantella. Lascia a tutti un segno
profondo per i suoi innumerevoli insegnamenti, sempre protesi verso le classi deboli e
bisognose.
Rosanna Paravati
durante il proprio ministero, le “Parole” con cui è divenuto possibile trasmettere l’amore di Cristo, scuotere e
formare le coscienze della gente ed infine i “fatti” che testimoniano alla storia come Don Pino Puglisi abbia
aiutato tanti giovani ad uscire dal tunnel della paura e dell’ignoranza”.
Don Pino Puglisi è stato quindi un
uomo che ha portato a compimento il
suo dovere fino in fondo.
La Sua immagine non dovrebbe rimanere impressa in santini e libri di
spiritualità ma nei cuori di tutti noi
cittadini del Mezzogiorno. Il Suo messaggio dovrebbe essere incessantemente veicolato come monito nella
lotta per la legalità e la denuncia sociale. Il martirio di Don Pino Puglisi
dovrebbe indurre a riflettere i nostri
amministratori locali e i nostri operatori di giustizia. Dovrebbe incoraggiare tutti a sentirsi responsabili
riguardo alla costruzione della pace e del bene
comune. Perché Don Pino non è stato solo il
chicco di grano che si è lasciato gettare nella
terra, dove marcire per dare frutto. Don Pino
Puglisi è stato un chicco di grano che si è lasciato porre sotto la macina, stritolare e ridurre
a farina. Ma la farina, solo incontrando il lievito, si arricchisce di fermenti che l’aiutano a
crescere e a divenire pane digeribile e soprattutto conservabile. E quel lievito è nelle mani
di chi crede oggi a un mondo diverso, a chi si
è impegnato e vuole impegnarsi ancora come
Don Pino a costruire una realtà nuova, densa
di amore e altruismo. Prendiamo esempio
dalla testimonianza vivissima e limpida di
questo prete palermitano.
Don Pino Puglisi ci insegna che non è poi
così assurdo vivere e crescere i propri figli nel
rispetto della legalità, della dignità e della libertà personale anche in un Sud schiavo dell’impossibilità di governare bene, in un Sud
sempre più solo e schiavo di sé stesso.
Sebastian Ciancio
in dialogo …
GRECI ED EBREI
U
no dei fondamentali principi
guida della morale cristiana è la
fraternità di tutti gli uomini in
Cristo. Tutti i popoli vanno amati con
«compassione, benevolenza e pazienza».
A che mi giova, allora, cantare perfettamente in tono in chiesa, mettere i soldi ad
ogni colletta, essere sempre puntuale all’inizio della messa domenicale, se poi concepisco parzialità nel mio pensiero e nel
mio cuore nutro dei pregiudizi?
Clotilde Albonico
12° anniversario della tragedia che nel Camping "Le Giare" di Soverato,
nel corso di una terribile alluvione, fece morire 12 vittime tra disabili
e volontari della sotto-sezione di Catanzaro dell'Unitalsi della Calabria
L'Unitalsi è robusto simbolo della fratellanza
F
u un mare di fango e di detriti che la
notte del 10 settembre 2000 travolse il
camping Le Giare di Soverato e trasportò con sé disabili e personale dell’Unitalsi della sotto-sezione di Catanzaro che,
mentre trascorrevano giornate di serenità e di
festa, conclusero tragicamente la loro esistenza.
Dodici furono le vittime di quella tragedia
e molti di più coloro che riuscirono a salvarsi
grazie all’impegno coraggioso del gruppo dei
volontari che misero a repentaglio la loro vita
in una gara di generosità e di altruismo che
confermò lo spirito di solidarietà e di fratellanza che da sempre caratterizza l’Unitalsi.
Nella cattedrale di Catanzaro, dove furono
celebrati i funerali alla presenza del capo
dello Stato Azelio Ciampi, mancava purtroppo la bara di Vinicio Caliò, uno degli addetti alla gestione del camping, il cui corpo
non è mai stato recuperato. C’era invece
quella di Rosario Russo che aveva compiuto
da qualche giorno 17 anni e che assisteva i
due genitori, purtroppo affetti da handicap e
che negli anni scorsi a motivo della loro grave
malattia hanno concluso la loro esistenza
dopo essere venuti diverse volte a Lourdes.
Quella tragica notte Rosario si accorse subito che i suoi stavano per essere risucchiati
dal fango e dalla melma e, dopo aver aiutato
il padre, riuscì a mettere in salvola madre. Accortosi che il padre si trovava in grave diffi-
coltà riuscì a sistemarlo in una situazione
meno rischiosa e, stremato dallo sforzo fatto,
non trovò più la forza fisica per resistere al
fango e alla melma che lo trascinarono via.
Con Rosario e Vinicio persero la vita Franca
Morelli, prestigiosa figura del volontariato
unitalsiano,Salvatore Simone, esempio di
particolare generosità e attenzione ai disabili,
Iolanda Mancuso, che riusciva a stabilire un
intenso e positivo rapporto umano con i disabili del campo, Ida Fabiano, ricca di anni di
esperienza di volontariato, Paolina Lanfranco, che sapeva dare forza e coraggio a
tutti, Mario Boccalone che, pur essendo disabile, riusciva a dare esempi di solidarietà con
estrema semplicità, Giuseppina Marsico che,
pur essendo avanzata negli anni, veniva particolarmente apprezzata dai giovani volontari, Gabriele Raffaele, che si rendeva utile
quando si presentava l’occasione nonostante
Il 300° anniversario
della fondazione
della Confraternita
del SS Rosario
di Gagliano
I
l raduno delle Confraternite, ha chiuso il programma delle celebrazioni per il 300esimo anniversario della fondazione della Confraternita
del SS Rosario di Gagliano. Di fatto, però, quella di
domenica pomeriggio è stata la giornata che però ha
ufficialmente dato inizio al cartellone che per un
anno (sino al 14 settembre del 2013) vedrà la comunità di Gagliano protagonista delle attività culturali
e religiose della città. Puntuali, alle 18, i rappresentanti delle confraternite della Madonna del Carmine
di Gagliano, della Basilica dell’Immacolata di Catanzaro e del San Giovanni si sono ritrovate al Calvario di via De Seta, per iniziare il percorso
penitenziale che li ha portati sino alla Chiesa del SS
Rosario. Lì, ad attenderli, centinaia di fedeli che
hanno assistito alle funzioni. A celebrare la Santa
Messa, il vicario generale Mons. Raffaele Facciolo
con il parroco di Gagliano, don Dino Piraino ed il
viceparroco don Ivan Rauti.
Mons.Raffaele Facciolo, nella sua vibrante omelia ha esortato tutti a restare uniti accanto al Signore,
amando la gente e il proprio territorio; nel dire anche
oggi come Pietro "Signore da chi andremo, Tu solo
hai parole di vita eterna", mons. Facciolo ha consegnato alle congreghe la missione di trasformare ogni
tradizione e rito della pietà popolare di cui sono custodi, in un rinnovato impegno a costruire, alla luce
del vangelo, la civiltà dell'Amore."...
Nei primi banchi anche il Prefetto di Catanzaro
Antonio Reppucci, il presidente della Corte d’Appello di Catanzaro Gianfranco Migliaccio, il sindaco
di Catanzaro Sergio Abramo, l’assessore comunale
allo Sport, Domenico Concolino, il docente universitario Valerio Donato, il professore presso l’Accade-
fosse portatore di disabilità, Serafina Fabiano,
che apprezzò la lezione di vita della sorella
Ida e scelse di fare l’esperienza di volontariato nel campo, Antonio Sicilia che era ospite
di una comunità per portatori di handicap e
aveva trovato nella famiglia dell’Unitalsi la
comprensione e la solidarietà necessarie per
trascorrere giornate diverse.
A 12 anni di distanza dalla tragedia, personale dell’Unitalsi della Calabria, disabili, pellegrini e autorità civili e religiose molti si
recheranno oggi dove funzionava il camping
Le Giare e si fermeranno dinanzi alla una lapide ricordo che fu scoperta 2 anni fa e che riporta i nomi di tutti i defunti, ricordandoli
con nostalgia e ringraziandoli per la splendida testimonianza trasmessa. Ed io nel corso
della Santa Messa che ho celebrato questa
mattina, facendo memoria delle 12 vittime,
molte delle quali conoscevo benissimo perché dal 1979 vado a Lourdes con l’Unitalsi
della Calabria, ho ribadito ancora una volta
il ruolo fondamentale del volontariato unitalsiano e ho pregato perché, nelle numerose
esperienze che fanno, continuino a rendere
meno pesante il bilancio delle vittime sofferenti e nella loro gara di generosità e di altruismo confermino lo spirito di solidarietà e
di fratellanza che hanno sempre rafforzato i
contenuti reali ai quali si sono sempre ispirati.
Eugenio Fizzotti
mia delle Belle Arti di Catanzaro, Alessandro Russo.
«Quello che siete riusciti a fare in questo giorno –
ha commentato Sergio Abramo al termine della funzione – è qualcosa di meraviglioso. Non è la prima
volta che vengo in questa bellissima Chiesa dove, in
questa occasione, ho percepito un forte valore di solidarietà. Particolarmente forte, poi, il messaggio religioso che è venuto fuori da questi tre giorni di
celebrazioni».
Al termine della funzione, il priore Gaetano Severino ed il presidente del comitato Cultura, Antonio
Caroleo, hanno consegnato, ai componenti del Comitato d’Onore , la pergamena con l’effige della lettera di Fondazione data 23 agosto dell’anno 1712 in
Santa Maria Sopra Minerva in Roma. «C’è bisogno
di questi valori forti – ha chiosato il prefetto Reppucci - per irrobustire uno spirito comunitario. E’
quello che serve per affrontare le difficoltà della vita
quotidiana. E’ necessario portare aventi queste tradizioni affinché i nostri nipoti possano guardare
avanti con più serenità». Per Valerio Donato ed
Alessandro Russo, invece, la partecipazione alla funzione è stata come un ritorno all’infanzia. I due professori, infatti, sono nati e cresciuti nell’antico
quartiere cittadino. «Trecento anni di una storia di
cui anche io faccio parte – ha commentato Valerio
Donato». «Una Chiesa – ha concluso Alessandro
Russo – in cui mi sono formato artisticamente e dove
ho vissuto le mie prime emozioni».
Francesco Iuliano
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30 settembre 2012
I CAMPI ESTIVI DELLʼAZIONE CATTOLICA DIOCESANA
Adulti e ragazzi alla ricerca della felicità
C
os'è per te la felicità? Quali sono i
mezzi che usi per raggiungerla? Dio
è felice di te?
Nella “ricerca della felicità” il campo estivo
degli adulti di Azione Cattolica, dal 24 al 26
agosto a Torre di Ruggiero, ha trovato il suo
filo conduttore. E a tali ambiziose domande si
è cercato di dare una risposta anche attraverso la visione dell’omonimo film di successo, “La ricerca della felicità”, di Gabriele
Muccino.
Come fare a pensare alla felicità se disperiamo di trovare un lavoro, in un periodo di
crisi economica senza precedenti come questo? O se la perdita del lavoro ci fa pensare
che non ci sia altra via d’uscita?
Se anche nella famiglia e nel rapporto con
gli altri, poi, non troviamo soddisfazione o restiamo turbati dai continui dissidi, come trovare la forza di ricominciare?
Se, forse, imparassimo a fare silenzio attorno a noi, e ci mettessimo all’ascolto di Dio,
scopriremmo di certo che la Ricerca della Felicità coincide con la Ricerca di Dio. Possiamo
vivere momenti di gioia lontani da Dio, ma
la vera Felicità si assapora nella sua vicinanza, in attesa di quella eterna che sarà un
domani nel Paradiso.
E’ con queste premesse che il campo scuola
diocesano è divenuto un laboratorio di approfondimento delle tematiche affrontate
negli interventi introduttivi da parte dell’assistente diocesano don Vincenzo Agosto e di
don Angelo Fusto, che hanno trovato fonte
d’ispirazione anche nella lettera pastorale
scritta dall’arcivescovo Bertolone in occasione della Quaresima, e che fa richiamo alla
ricerca della felicità come normale aspettativa
di ogni uomo, non relegata però ai soli beni
materiali.
Con la “sfida dell’oltre” che Gesù ci pro-
pone, invitandoci ad interrogarci su dove ci
stia portando quest’incessante cammino di ricerca, gli adulti di Azione Cattolica si sono
così confrontati sul loro modo di vivere la cristianità nei diversi ambiti del lavoro, della famiglia e della “festa”. E nella Divina
Provvidenza hanno trovato l’unica soluzione
possibile per recuperare lo slancio necessario
a superare le difficoltà, anche quelle più insormontabili, e godere delle piccole cose,
nella certezza che ognuno ha dei talenti per
risollevarsi e promuovere idee per la comunità nel giorno di Festa del Signore.
Perché non vi è gioia che non richieda una
festa, e non c'è una bella festa senza la partecipazione di tutte le persone invitate.
Sempre presso la Casa del Pellegrino del
Santuario di Torre di Ruggiero, si è svolto
anche il campo scuola per ragazzi aderenti
all’ Azione Cattolica.
Compagno di viaggio dei quaranta partecipanti, provenienti da cinque parrocchie
della diocesi (S. Anna, Conventino, Gagliano,
Girifalco, SS. Salvatore), è stato il discepolo
San Giovanni, sui cui scritti si è focalizzata
l’attenzione dei ragazzi che, accompagnati
dall’équipe diocesana e dell’assistente don
Nicola Ierardi, hanno vissuto un’esperienza
unica di formazione e crescita.
E nello spirito di condivisione, in perfetto
stile A.C.R, arricchito da canti e giochi, e soprattutto del piacere di stare insieme, San
Giovanni ha aiutato tutti a penetrare meglio
nel Mistero che è la vita di Gesù.
Entrambe le esperienze, di adulti e ragazzi,
hanno beneficiato del saluto e della benedizione dell’Arcivescovo Bertolone che per il
tramite del provicario Generale Don Maurizio Aloise ha benedetto le iniziative sollecitando l’Associazione, e con essa l’intero
laicato cattolico, ad essere sempre presenza
attiva ed operosa nella Chiesa e nel mondo.
Benedetta Garofalo
“E…STATE RAGAZZI!”
nella parrocchia dedicata a
San Massimiliano Maria Kolbe
S
i è concluso giovedì 6 settembre il progetto “E…state Ragazzi!” realizzato dalla Parrocchia San Massimiliano Maria
Kolbe di Catanzaro.
La scelta del titolo non è stata per niente casuale. L’esclamazione
“E…state Ragazzi!” ha un duplice intento: evidenziare l’attrattiva
della stagione estiva e invitare i giovani a rimanere nella parrocchia
anche durante il periodo delle vacanze. All’iniziativa hanno partecipato numerosi ragazzi del quartiere Barone i quali, insieme al loro
parroco Don Giovanni Scarpino e ai loro catechisti, con passione ed
entusiasmo hanno contribuito a tenere viva la vita parrocchiale durante tutta la stagione estiva. Si è partiti la prima settimana di giugno e, ogni giovedì sera, decine di ragazzi si sono dati appuntamento nel giardino retrostante la
chiesa per condividere momenti di gioco, di divertimento e soprattutto di spiritualità e riflessione. In questo secondo anno di vita, la parrocchia ha voluto continuare il progetto estivo inaugurato lo scorso anno e, nonostante l’assenza di
spazi ricreativi e aule ludiche, ci si è impegnati per garantire comunque lo svolgimento delle numerose attività previste. Giochi di squadra, tornei sportivi, ri-
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30 settembre 2012
flessioni sul Vangelo, canti e balli sono stati gli strumenti principali di queste allegre serate. E a chi ritiene ancora inutile o fuori luogo la presenza di una chiesa
all’interno di un parco commerciale, verrebbe quasi spontaneo far notare come, decine di ragazzi abbiano deciso, a differenza di molti altri loro coetanei, di trascorrere tutti i loro giovedì d’estate all’interno del parco “Le Fontane” non per andare
al cinema o al bowling ma per festeggiare un amico speciale che non va mai in vacanza: Gesù Cristo!
Rita Doria
GEMELLAGGIO TRA I SEMINARI ARCIVESCOVILI DI MILANO E CATANZARO
Uno scambio di esperienze
unite dal medesimo desiderio di “seguire Gesù”
A
caratterizzare l’inizio di un
nuovo anno formativo è stato
un gemellaggio che ha visto
protagonisti il 4 e il 5 settembre u.s. i
ragazzi del Seminario liceale, i seminaristi di teologia della nostra Arcidiocesi
e i seminaristi appartenenti al Seminario Arcivescovile di Milano, accompagnati dai loro educatori.
A legare tra loro i seminari, due storie, quelle di Francesco e Daniele, che,
conclusi i loro studi liceali nel nostro
semiario, hanno proseguito la formazione a Milano.
È proprio in questa diocesi che l’ otto
settembre u. s., nella solennità della
Natività della Beata Vergine Maria, i
due, insieme alla loro classe, nel
duomo di Milano, sono stati ammessi
dal cardinale Angelo Scola agli Ordini
sacri.
Nonostante la loro permanenza fra
noi sia stata breve, si è creato un bel
clima di amicizia favorito da uno
scambio di esperienze unite dal medesimo desiderio di seguire Gesù secondo il suo disegno di salvezza.
Mons. Bertolone, che ha seguito personalmente l’organizzazione dell’incontro estivo, ha auspicato una sempre più
intensa comunione tra le realtà seminarili,
esprimendo il suo compiacimento al Rettore
del Seminario di Milano, don Luigi Panighetti, per il lavoro svolto tra i giovani seminaristi e per l’accoglienza riservata ai nostri
due diocesani.
La prima tappa di questa due-giorni è stata
Squillace, in cui si è potuta ammirare la bellezza artistica della chiesa concattedrale, il
museo diocesano e conoscere l’affascinante
storia della cittadina e della diocesi, legata
alla Chiesa milanese anche da una figura
molto importante, il cardinale Eugenio Tosi,
già vescovo di Squillace e poi cardinale di
Milano.
Il pomeriggio, il numeroso gruppo, costituito da quasi cinquanta seminaristi, si è trasferito a Torre di Ruggiero dove ha potuto
visitare il santuario dedicato alla Vergine
delle Grazie e recitare, nello stesso luogo, il
rosario.
Il giorno seguente, il clima ancora estivo
ha permesso di visitare il Golfo di Squillace e
di immergersi nelle acque cristalline di un
mare che ha destato lo stupore dei nostri
amici.
Nel pomeriggio, la seconda meta è stata
Serra San Bruno, il museo della Certosa e le
chiese della ridente cittadina.
Il gemellaggio si è concluso con una concelebrazione eucaristica, presieduta dal Rettore
del Seminario liceale, don Luciano
Palombo, insieme agli educatori del
seminario milanese, nel santuario di
S. Maria del bosco.
Egli ha sottolineato l’importanza
dello scambio reciproco in vista di
una collaborazione sempre più intensa nell’ambito vocazionale ed ha
augurato a tutti, in modo particolare
ai candidati all’ammissione agli Ordini sacri, di poter proseguire con
sempre maggiore entusiasmo nel
cammino intrapreso.
È doveroso ringraziare innanzitutto
il Signore per il dono della comunione tra i Seminari.
Un particolare grazie a Mons. Bertolone che con il suo amore di padre
premuroso ed attento ha sostenuto il
tutto. Un grazie di vero cuore all’
equipe formativa del seminario ambrosiano ed in particolare ai seminaristi con i quali si è instaurato un vero
rapporto di amicizia.
Concludo con le parole di papa Benedetto XVI indirizzate, poco tempo
fa ai seminaristi: “Dio vive, e ha bisogno di uomini che esistono per Lui e
che Lo portano agli
altri. Sì, ha senso diventare sacerdote: il
mondo ha bisogno di sacerdoti, di pastori,
oggi, domani e sempre, fino a quando esisterà.
Il seminario è una comunità in cammino
verso il servizio sacerdotale. Con ciò, ho già
detto qualcosa di molto importante: sacerdoti
non si diventa da soli. Occorre la “comunità
dei discepoli”, l’insieme di coloro che vogliono servire la comune Chiesa”.
È questo l’augurio per tutti i seminaristi che
si possa essere la “comunità dei discepoli”.
È ciò che, mediante questo gemellaggio, abbiamo cercato di realizzare.
Francesco Buccafurri
“CORTILE DEI GENTILI” SOTTO LO SGUARDO DI FRANCESCO
Il 5 ottobre ad Assisi il presidente Napolitano e il card. Ravasi
“L
’incontro di Assisi su ‘Dio, questo
Sconosciuto’, rappresenta forse
l’esperienza in assoluto più originale e più alta del ‘Cortile dei Gentili’; un’esperienza molto alta proprio per la presenza
nell’evento di apertura, la sera di venerdì 5 ottobre,
del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano”. Così il card. Gianfranco Ravasi, presidente
del Pontificio Consiglio della cultura, ha presentato questa mattina la due-giorni di Assisi (5-6 ot-
tobre) quando si ritroveranno su invito del Dicastero pontificio personalità della cultura, economia, politica, arte e spettacolo quali Corrado
Passera, Franco Bernabè, Susanna Camusso, Giulio Giorello, Gustavo Zagrebelsky, Umberto Galimberti, Umberto Veronesi, Vincenzo Cerami,
Ermanno Olmi e numerosi altri. L’evento di Assisi, ha proseguito il card. Ravasi, che ha portato il
“Cortile dei Gentili” in diversi Paesi d’Europa,
“inaugura l’Anno della fede e si colloca alla vigi-
lia dell’apertura del Sinodo sulla nuova evangelizzazione, a significare quanto oggi sia importante il dialogo tra gli uomini e tra le diverse
concezioni del mondo”. A questo riguardo il cardinale ha parlato della recente esperienza del “Cortile” tenuta a Stoccolma, “in uno dei Paesi tra i
più secolarizzati al mondo dove sorprendentemente si è svolto un dibattito durato senza interruzioni per 3 ore e 40 minuti, a riprova di quanto
il tema della trascendenza sia sentito”.
15
30 settembre 2012
SOSTENERE I SACERDOTI PER SERVIRE TUTTI
L
’anno corrente non è un anno facile.
Tanti sono i problemi che affliggono la
nostra Italia e tanti ancora ve ne sono
che bisogna affrontare con grande senso di responsabilità, con la maturità e consapevolezza
che la gravità della situazione, non solo italiana, richiede. Ma le difficoltà, anche economiche, che stiamo affrontando non devono
farci perdere di vista i valori essenziali sui
quali dobbiamo fondare ogni giorno la nostra
esistenza, come la solidarietà, la carità, l’amore
verso il prossimo e, soprattutto, la fede.
Nel nostro percorso terreno una guida e un
riferimento sono sempre i sacerdoti che ogni
giorno nelle parrocchie annunciano il Vangelo
offrendo a tutti carità, accoglienza, conforto e
speranza. Sono ministri dei sacramenti e amici
della nostra vita, sollievo per i poveri e i soli,
missionari nel nostro territorio, nelle carceri e
negli ospedali, nelle grandi città come nei piccoli paesi sperduti, nelle montagne, come nelle
isole, oltre che nel Terzo mondo.
Quante piaghe sanate dai parroci; quante lacrime asciugate; quanto soccorso ai poveri e
quante iniziative per aiutarli. Poi quanta luce
attraverso le loro parole che ci illuminano
nelle turbolenze della vita. La presenza dei sa-
16
30 settembre 2012
cerdoti nelle nostre comunità è un dono prezioso per tutti. Ma ha bisogno del sostegno di
tutti.
Da tanti anni, però, i sacerdoti non ricevono
più la congrua dallo Stato, ma sono affidati
alle offerte dei fedeli secondo il sistema scaturito dai valori del Concilio Vaticano II che ha
creato una effettiva solidarietà nazionale tra i
fedeli e i loro sacerdoti. Questo è il principio di
fondo del sistema che dal 1989 ha recuperato
la tradizione delle prime comunità. È giusto
assicurare a ognuno di loro i mezzi necessari
per una vita dignitosa e per lo svolgimento
della propria missione. Per questo è importante essere consapevoli del valore della loro
presenza ed aiutare generosamente i sacerdoti
che vivono in mezzo a noi.
Ma ancora tanti cristiani non sanno che è
possibile aiutare i sacerdoti con una offerta per
il loro sostentamento che, tra l’altro, è deducibile dalla dichiarazione dei redditi, ed è una
via nuova di condivisione fraterna. Queste offerte che è possibile fare alla posta o in banca
( i bollettini sono disponibili presso le parrocchie o presso gli uffici postali), arrivano all’Istituto Centrale per il Sostentamento del
Clero e vengono distribuite a tutti i sacerdoti,
specialmente a quelli che hanno più bisogno.
In questo modo, anche quelli delle comunità
più piccole e più povere, potranno contare su
una distribuzione equa delle offerte.
Guardiamo perciò con fiducia al bene che
ogni giorno i sacerdoti compiono con la preghiera, i sacramenti, le opere di carità, le attività educative e ricordiamoci di loro anche con
una piccola offerta; l’importante è partecipare
in tanti e dimostrare di essere Chiesa, luogo di
comunione e corresponsabilità. Se crediamo
nei sacerdoti, spetta a noi, in prima persona,
sostenerli. Un dono, anche modesto, sarà il
segno del nostro affetto ed un modo per accompagnarli nella loro missione e il nostro
grazie alla loro vita, spesa interamente per il
Vangelo ed il prossimo. Ogni volta che si fa
una offerta per il sostentamento del clero realizziamo un gesto di alto valore ecclesiale,
mettendo la Chiesa nelle condizioni di poter
svolgere compiutamente la propria missione
e cresciamo anche nel senso di solidarietà e
nello spirito di condivisione. E ciò rende anche
visibile la Chiesa-comunione” indicata dal
Concilio Vaticano II.
Luigi Bulotta