Il ricercatore visibile. Nuovi modi di fare e

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Il ricercatore visibile. Nuovi modi di fare e
 9^ Scuola Nazionale SCS -­‐ SCIENZA, COMUNICAZIONE, SOCIETA’ Il ricercatore visibile. Nuovi modi di fare e comunicare la ricerca 30 agosto -­‐ 4 settembre 2015 Università degli studi di Scienze Gastronomiche, Pollenzo (CN) CV & Abstract Booklet Lunedì 31 agosto Slow or fast? Il tempo della ricerca e l’etica della pubblicazione scientifica Intervengono: Gilberto Corbellini (Università di Roma La Sapienza) Chiara Zuccato (Università di Milano) Enrico Bucci (BioDigitalValley) Modera Piero Bianucci (giornalista scientifico) _____________________
Gilberto Corbellini è professore ordinario di storia della medicina e docente di bioetica alla Sapienza Università di Roma. Ha studiato diversi aspetti dell’evoluzione storico-­‐epistemologica delle scienze biomediche nel Novecento (immunoscienze, neuroscienze, psichiatria, medicina molecolare) e dei modelli di concettualizzazione della malattia, nonché l’emergere delle istanze etiche e sociali in relazione agli avanzamenti conoscitivi e applicativi della biomedicina. Negli ultimi anni ha studiato il ruolo svolto dalla diffusione della scienza e delle sue basi cognitive per la crescita economica e per l’emergere in occidente dei valori democratici e liberali. Ha curato un'antologia storica dal titolo L'evoluzione del pensiero immunologico (Bollati Boringhieri 1990). Tra le sue pubblicazioni: Le grammatiche del vivente. Storia della biologia e della medicina molecolare (1997) e EBM. Medicina basata sull’evoluzione (2007) per gli Editori Laterza, Storia e teorie della salute e delle malattie (Carocci 2014), Scienza, quindi democrazia (Einaudi nel 2011), Perché gli scienziati non sono pericolosi (Longanesi 2009). Perché alcuni scienziati imbrogliano? Per una evidence based ethics della ricerca scientifica Abstract -­‐ C’è del marcio nella scienza? Per chi di mestiere fa lo storico è difficile eccitarsi o allarmarsi perché si scoprono un certo numero di casi di cattiva condotta da parte di scienziati, dato che il fenomeno non è nuovo. La scienza, per definizione, si “autocorregge”: non solo è previsto l’errore, ma anche la fuoriuscita sicura, presto o tardi, delle lesine dal sacco. Tuttavia nell’era delle “big sciences”, della produzione e riproduzione in serie dei dati, della competizione per finanziamenti che si riducono e a fronte delle aspettative sociali nei riguardi della ricerca soprattutto applicata, il numero dei casi di cattiva condotta sembra stia effettivamente aumentando, così come la relativa risonanza mediatica. Qui si vuole esaminare come la comunità scientifica ha affrontato il problema e quali strategie ha adottato per contrastarlo e prevenirlo. Per esemplarità sarà ripercorsa la storia dell’Office for Research Integrity (ORI) dei National Institutes for Health e delle scelte che ne hanno fatto una struttura altamente affidabile. Saranno confrontati alcuni codici etici o linee guida differenti da paese a paese e saranno infine discussi i risultati di alcuni studi dai quali si evince che non bastano i codici etici per contrastare il fenomeno, ma sia più utile un’azione più responsabile di chi ha la funzione di insegnare come si fa ricerca e quindi di trasmettere i valori etici che sono insiti nell’attività scientifica. Bibliografia G. Corbellini, Scienza, Bollati Boringhieri, Torino, 2013. Chiara Zuccato è Professore Associato presso il Dipartimento di Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano. La sua attività di ricerca è volta all'identificazione delle disfunzioni molecolari alla base della Malattia di Huntington. Autrice di 45 pubblicazioni su riviste internazionali, è stata finanziata dalla CRUI e dal British Council, dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e dalla Fondazione Telethon. Dal 2002 è invitata ad esporre i risultati delle sue ricerche a congressi nazionali ed internazionali. Dal 2006 è impegnata nella promozione della cultura scientifica e della ricerca, partecipando a dibattiti e svolgendo lezioni. Dal 2008 è parte del Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana Corea di Huntington (AICH Milano Onlus) con il ruolo di responsabile scientifico. Dal 2008 al 2012 è stata titolare di insegnamenti presso il corso di laurea in Farmacia e dal 2013 ha incarichi didattici presso i corsi di laurea in Scienze Biologiche e Biotecnologie Industriali ed Ambientali dell’Università degli Studi di Milano. Nel 2006 è stata insignita del premio “Le Scienze” per la Biomedicina Molecolare e di una medaglia per meriti scientifici conferita dal Presidente della Repubblica Italiana. Buone pratiche per fare scienza: ruolo e responsabilità del ricercatore Abstract - L’intervento sarà focalizzato sul tema del fare scienza, quella trasparente, condivisa, collettiva, generatrice di scoperte replicabili e validate da più mani. Attraverso la discussione di esempi sarà affrontato il tema della tracciabilità e della chiarezza dei dati sperimentali e quello dell’insegnamento ai giovani ricercatori delle buone pratiche di laboratorio. Enrico Bucci si è laureato con lode in Scienze Biologiche nel 1997 all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Nel 2001 ha conseguito un dottorato di ricerca in Biochimica e Biologia Molecolare in Germania (IMB, Jena) ed poi diventato ricercatore a tempo indeterminato presso il CNR Istituto IBB a Napoli, dove ha lavorato fino al 2014. Nel 2006 ha fondato la BioNucleon Srl per lo sviluppo di farmaci basati su acidi nucleici, premiata come miglior giovane azienda innovativa italiana. Incubata in Piemonte presso il Bioindustry Park, la società ha depositato oltre 10 domande di brevetto e pubblicato diversi articoli scientifici su riviste peer-­‐reviewed. Dal 2013 è CEO della BioDigitalValley Srl, la sua seconda start-­‐up dedicata alla bioinformatica. Da giugno 2015 insegna System Biology presso la Scuola di Dottorato in Biologia e Biotecnologie della Università Milano Bicocca. Attualmente si interessa di estrazione di Big Data e della loro analisi nella Biologia dei Sistemi, nella analisi di immagine per la ricerca scientifica e nella rivelazione di frodi accademiche. È anche Image Editor per Cell Death Discovery (gruppo Nature). È autore di circa 80 pubblicazioni su riviste peer-­‐reviewed e ha coordinato numerosi progetti di ricerca nazionali ed europei. Fabbricazione, Falsificazione e Plagio: la letteratura scientifica e i suoi tre peccati capitali Abstract -­‐ Quando ho iniziato la mia attività di analisi su larga scala di dati biomedici, ero pienamente convinto che la Scienza fosse in grado di autocorreggersi -­‐ e che la comunità scientifica nel suo insieme fosse motivata a dire la verità, nonostante qualche eccezione. Invece, sebbene la frode nella Scienza non sia cosa nuova né inaspettata, data la natura umana di scienziati, la scala a cui è oggi è perpetrata è del tutto inedita -­‐ semplicemente perché ci sono troppi incentivi e pochissimi rischi, in massima parte a causa dell'attuale organizzazione dell'impresa scientifica. Il risultato? La Scienza rischia di essere distrutta da un numero sempre maggiore di ricercatori disonesti -­‐ e se permetteremo che questo continui, sarà molto difficile tornare indietro. Per questo motivo, molti scienziati coraggiosi sparsi in diversi paesi hanno deciso di rischiare la propria vita professionale e di agire in diversi modi – dal concepire nuovi metodi per scoprire le frodi, portandole spesso alla luce, al testimoniare in casi giudiziari pubblici, fino ai tentativi in corso di modificare le normative nazionali e internazionali. Penso che tutti noi dovremmo sapere cosa sta accadendo -­‐ che cosa stiamo rischiando, chi sono i truffatori, che cosa possiamo fare e quale responsabilità ogni singolo cittadino ha nel sapere cosa in realtà è Scienza -­‐ e cosa non lo è. Martedì 1 settembre Nuovi modi di fare ricerca: dalla scienza post-­‐accademica all’Open Access Intervengono: Paola Borgna (Università di Torino) Luciano Paccagnella (Università di Torino) Andrea Lanzini (Politecnico di Torino) Alessandro Chiolerio (Istituto Italiano di Tecnologia – in collegamento da NASA-­‐JPL Pasadena, USA) Modera Piero Bianucci (giornalista scientifico) _____________________
Paola Borgna è Professore ordinario, settore scientifico-­‐
disciplinare SPS/07 Sociologia generale, presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università degli Studi di Torino. Ha lavorato sul tema generale del rapporto scienza-­‐società, occupandosi dell’analisi empirica di come le persone comuni si immaginano la scienza e di come le loro azioni quotidiane siano influenzate da tali immagini; e dell’analisi dei modi della produzione della conoscenza scientifica e delle sue trasformazioni. Tra le pubblicazioni su questi temi: Scienza 1,5. Cos’è cambiato nei modi della produzione della conoscenza scientifica, in Scamuzzi S., Tipaldo G. (a cura di), Apriti scienza. Comunicare la scienza in Italia tra vincoli e nuove sfide, Bologna, il Mulino, 2015; Le immagini pubbliche della scienza, e Il rapporto scienza e società, tra alfabetizzazione e partecipazione, in Scamuzzi S., De Bortoli A. (a cura di), Come cambia la comunicazione della scienza. Nuovi media e terza missione dell’università, Bologna, il Mulino, 2012, pp. 53-­‐90 e pp. 31-­‐52; Immagini della scienza per una storia delle scienze, in Rinzivillo G. (a cura di), Una storia delle scienze per i nuovi saperi. Discussioni e Ricerche, Roma, Casa Editrice Università La Sapienza, 2011, pp. 85-­‐105; Immagini pubbliche della scienza. Gli italiani e la ricerca scientifica e tecnologica, Torino, Edizioni di Comunità, 2001. Che cosa è cambiato nei modi della produzione della conoscenza scientifica? Abstract -­‐ Una consistente letteratura che si occupa di aspetti diversi delle condizioni in cui si svolge la ricerca scientifica a partire dagli anni ‘80 concorda sostanzialmente nell’affermare che da quel periodo in poi si è generata una discontinuità rispetto ai modi della produzione della conoscenza scientifica generalmente osservabili sino a quel momento. Sulla base dei risultati di una ricerca empirica, l’intervento mette a confronto alcune affermazioni tratte da quella riflessione con l’esperienza e l’opinione di chi produce conoscenza scientifica. Luciano Paccagnella è Professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi (SSD SPS/08) presso l'Università di Torino. Insegna Sociologia della comunicazione (presso il corso di laurea triennale in Scienze della comunicazione) e Sociologia della conoscenza e delle reti (presso il corso di laurea magistrale in Comunicazione, ICT e media). Si occupa da molti anni di nuovi media digitali e comunicazione via Internet. Più recentemente i suoi interessi scientifici si sono indirizzati verso gli studi su Scienza, Tecnologia e Società e verso i processi di diffusione e valutazione della conoscenza in rete: dalla conoscenza scientifica, alle pseudoscienze, alle vere e proprie bufale. Open Access: la responsabilità sociale dei ricercatori Abstract -­‐ Open access significa libera disponibilità della letteratura scientifica, indipendente da barriere economiche (per esempio gli alti costi di abbonamento alle riviste accademiche), secondo il principio che ciò che viene prodotto all'interno di istituzioni pubbliche è già stato pagato dalla collettività e dovrebbe quindi essere considerato alla stregua di un bene pubblico. Al di là dei suoi principi etici, il movimento per l'accesso aperto mette in luce alcune criticità interessanti della ricerca scientifica e dei suoi rapporti con i diversi stakeholders: gli scienziati, gli editori, la gente comune, il mondo politico e quello della divulgazione. In un mondo in cui grazie a internet siamo tutti quotidianamente inondati da informazioni e notizie, cosa accade se anche la torre d'avorio della ricerca scientifica viene aperta alla gente comune? Chi finanzierà le pubblicazioni scientifiche se queste saranno diffuse gratuitamente in rete? Che fine faranno gli editori? Come cambieranno i sistemi di valutazione della qualità della ricerca? Come cambierà il modo di scrivere? E quello di leggere? Bibliografia Per un'introduzione puntuale su cosa sia l'accesso aperto e quali problemi ponga: Suber, P. [2013], Open access, Cambridge, The MIT Press. Per una visione più ampia in cui l'accesso aperto è solo una particolare e specifica modalità di un più vasto concetto di “conoscenza aperta”: Paccagnella, L. [2010], Open Access. Conoscenza aperta e società dell'informazione, Bologna, Il Mulino. Andrea Lanzini è nato a Torino il 20/10/1982. Dottore di ricerca in Energetica presso il Politecnico di Torino nel 2011, si è laureato in Ingegneria Energetica e Nucleare con 110/110 nel 2007 presso lo stesso ateneo. Ricercatore post-­‐doc al Dipartimento Energia (www.polito.it/denerg) dal 2011 con oltre 40 pubblicazioni all’attivo su riviste internazionali nel settore Energy e Chemical Engineering. Ha partecipato e partecipa a diversi progetti finanziati dall’Unione Europea (SOFCOM 2011-­‐
2014, DEMOSOFC 2015-­‐2020). L’attività scientifica si colloca nell’ambito dei sistemi elettrochimici per l’energia con 8 anni di esperienza all’attivo nel settore fuel cells, tecnologie dell’idrogeno ed impianti termochimici. Esperto inoltre di impianti di gassificazione e per la produzione di biogas da digestione anaerobica. Ricercatore in visita nel 2010/2011 presso il Princeton Environmental Institute con una borsa di studio Fulbright, collabora con la Princeton University (www.princeton.edu/pei/energy/) come esperto di modellazione tecno-­‐
economica di impianti poligenerativi. E’ stato inoltre ricercatore in visita per 6 mesi presso l’Energy Futures Lab dell’Imperial College of London nel 2010. Ingegnere 2.0: sfide e opportunità Abstract - L’esperienza personale di uno ‘scienziato/ingegnere 2.0’ nell’affrontare temi scientifici complessi e multi-­‐disciplinari nel contesto di progetti di ricerca collaborativi finanziati dall’Unione Europea con partners provenienti da molte nazioni sarà l’oggetto della prima parte dell’intervento. Verrà condivisa nei tratti salienti l’esperienza di scrivere una proposta di successo, portare a termine un progetto europeo con attività sperimentali di laboratorio ed in campo, confrontarsi con il pubblico nel presentare i risultati della propria ricerca ed infine sfruttare questi ultimi per continuare nell’attività intrapresa. La seconda parte dell’intervento trae invece spunto dall’esperienza didattica nell’ambito di un corso tenuto al Politecnico di Torino cui collaboro e che è di respiro più divulgativo. “Che cosa significa la parola sostenibilità?” Ecco un esempio di un concetto che dovrebbe avere un significato consolidato tra scienziati, umanisti, ingegneri ed ovviamente gli utenti finali: ovvero tutti noi indistintamente. Tuttavia il termine è spesso abusato sia dagli ‘addetti ai lavori’ che dai mass media. Tentare di spiegare il concetto di sostenibilità permette di riflettere su come sia importante comunicare in modo chiaro e trasparente una parola apparentemente così importante per la nostra società. Bibliografia Michele Calì (a cura di), Guida all’energia nella natura e nelle civiltà umane, Esculapio. (Testo divulgativo sul tema ‘Energia’. A. Lanzini è co-­‐autore dei capitoli 8 e 9). Sessione pomeridiana Scienza e storytelling, Stefano Milano (Codice Edizioni) Stefano Milano è Direttore editoriale di Codice Edizioni (una delle più importanti case editrici scientifiche italiane) e responsabile dell’area dedicata ai magazine Oxygen (attualità, ambiente, energia, economia, geopolitica), Agorà (sviluppo, tecnologie, reti, infrastrutture), BCFN Magazine (cibo, nutrizione, salute, sostenibilità). Giornalista freelance, scrive e realizza reportage per le principali riviste italiane e alcuni quotidiani. Insegna “Reportage narrato” alla Scuola Holden di Torino ed è autore di alcuni libri scolastici editi da Loescher, tra cui “Scienze del Pianeta. Percorsi interdisciplinari di scienze della natura, ecologia e sostenibilità ambientale”. In passato ha lavorato in ambito radiofonico (Radio Flash/Popolare Network), è stato caporedattore del portale Extratorino.it (Italian Web Award nel 2004), copywriter, coordinatore editoriale (Torino Film Festival, Film Commission Torino Piemonte, Museo Nazionale del Cinema, ecc.), editor per diverse case editrici. In quanti modi diversi si può raccontare la scienza? Abstract -­‐ «Non c’è nulla di più visionario della scienza e di certe domande che si sta ponendo in questi anni» (Ian McEwan). Una panoramica sullo storytelling scientifico, per conoscere i diversi e tanti modi in cui si può raccontare la scienza. Dai libri italiani ai migliori esempi di popular science internazionale, dal data telling alle graphic novel, fino ai libri illustrati, un percorso articolato e curioso che offre una visione a 360 gradi sui diversi approcci del racconto scientifico. Un focus particolare viene dedicato alle riviste di divulgazione scientifica, in particolare quelle che accolgono e sanno intrecciare differenti linguaggi di comunicazione visiva e storytelling. Nel corso del workshop che seguirà l’incontro, in collaborazione con Pamela Pelatelli verrà “costruito” un numero di un magazine scientifico: i partecipanti ne diverranno la redazione. Mercoledì 2 settembre Theory and practices of Responsible Research and Innovation in Europe Intervengono: Rosina Malagrida (IrsiCaixa, Spagna, Partner progetto EU RRI Tools) Giovanni Pellegri (L’ideatorio, Svizzera) Andrea Vargiu (Università di Sassari) Modera Isabella Susa (Centro Interuniversitario Agorà Scienza) _____________________
Rosina Malagrida has a degree in chemistry from the University of Barcelona, Spain, and a master’s in science communication from Imperial College London, UK. She is specialised in public engagement and non-­‐
formal education activities, mainly on health research. Currently, she is the head of Public Engagement on Health Research at IrsiCaixa in Barcelona, where she co-­‐ordinates the European educational portal Xplore Health, and a programme for outreach and prevention on AIDS. She is also in charge of facilitating the participation of patients in shaping the R&I of the institution, and is also the deputy coordinator of the EC project RRI tools, to promote Responsible Research and Innovation in Europe, and the PI of the EC project EnRRIch, to promote the participation of higher education in RRI. She previously worked at the Barcelona Science Park and at the science museums of London and Barcelona, developing exhibitions, experimental workshops, fairs and debates to decrease the gap between research and society. Theory and practices of Responsible Research and Innovation in Europe Abstract -­‐ Research and Innovation bring solutions to the social challenges of our knowledge society and they have an impact on the lives of all of us. However, citizens are rarely engaged in democratic processes to participate in defining what innovation we want. On the other hand, once the resulting services or products are in the market, we are all exposed to choose whether we want to make use of them, and citizens often lack the necessary knowledge and skills to perform informed decisions. Finally, there are still a wide range of social challenges to be identified and solved while at the same time innovation is also bringing new products and services that may not respond to existing social challenges, and that require strong marketing campaigns to provoke the need. All this, brings us to a growing need to reconsider the governance of science, its role in society and the process of what makes R&I an excellent research. The aims focuses on enhancing the quality of the research to make sure its outcomes are more aligned with the needs and expectations of society. To attain this aim, R&I needs to become more open and inclusive and capable of responding to citizens’ inputs and it needs to be performed with the collaboration of different stakeholders (industry, CSOs, researchers, policy makers and educators). This new paradigm of R&I is called Responsible Research and Innovation (RRI). In this page you will find a lot of information, with our working definition and also deliberables that can be of interest to you: http://www.rri-­‐tools.eu/about-­‐rri Giovanni Pellegri holds a PhD in neurobiology from the Faculty of Medicine, University of Lausanne (Switzerland). He is the regional coordinator of Science et Cité Foundation, a Centre of Excellence of the Swiss Academies of Arts and Sciences. He heads L’ideatorio (www.ideatorio.usi.ch), a service of Università della Svizzera italiana, which recommends new approaches to the need to bring together science and society and has set up an observatory for the public perception of science. Since 2006, Pellegri has been working for the Swiss Broadcasting Corporation in the Italian language (Radiotelevisione Svizzera Italiana -­‐ RSI), in particular as a scientific adviser and presenter of “Il Giardino di Albert” (www.rtsi.ch/albert). He has set up and coordinated several interactive projects, in collaboration with The Swiss Technology Assessment, regional institutions or international projects, working on scientific subjects of current relevance targeting a grown-­‐up audience as well as schoolchildren and the young. He lives in Lugano, he is married and he has 4 children. What is science and technology in citizen’s view? Abstract - To build a better link between Science and technology on the one hand and Society on the other, Europe has launched the new “brand” RRI -­‐ Responsible Research and Innovation. The idea is to use different tools to approach all societal actors (researchers, citizens, students, policy maker and the entrepreneurial world) and make them active in research and innovation processes. Before developing useful instruments for RRI, it is necessary to understand the mental images and representations that citizens have about science. Outside specialized fields, consolidated stereotypes exist and if we ignore this, we risk having an insensitive debate. RRI, outside its important role of making science more understandable , allows the development of a more open vision of science: scientific knowledge cannot be restricted to answer the demand of new software or new clinical treatments but should become the occasion to ask ourselves the fundamental questions about science. What is the role of scientific knowledge? Which cultural visions – not just technical ones – do we promote with our work or communicating science to mass media? Andrea Vargiu is professor of Sociology and of Methodology of social research at the University of Sassari where he presides the MA Course in Social work and Social policies. Has a solid record in conducting research through participatory approach methodologies such as action research, community based research, participated evaluation. Recently he has been involved in the PERARES Project (Public Engagement with Research and Research Engagement with Society – 7thFP) and is now involved in a new H2020 project titled EnRRICH (Enhancing Responsible Research and Innovation through Curricula in Higher education). Authored or co-­‐authored several books and papers on research engagement with society, university evaluation and public engagement, community development and action research, participation and active citizenship, organized solidarity and social policies, research methodology and knowledge production and sharing. He is president of IntHum – Intercultural laboratory for research and promotion of the human condition, a CSO promoting knowledge mobilization and community-­‐university alliance. He is member of the Global Steering Committee of the Equity & Sustainability Field Hearings. Responsible Research and Innovation: relevant concepts and practices Abstract - The expression Responsible Research and Innovation (RRI) has gained increasing EU policy relevance in the last years, notably within the European Commission’s Science with and for Society programme, in the context of Horizon 2020, the EU's Framework Programme for Research and Innovation for years 2014-­‐2020. The definition of RRI adopted by the Commission is based on specific keys such as public engagement, open access to scientific results, gender equality, ethics, promotion of science education and governance: it is a general definition that is currently widely discussed as it includes a wide range of issues that are to be found both in academic literature and in policy documents and reports. The presentation will build on most recent elaborations on the notion of RRI and will discuss some relevant concepts for current definitions such as public engagement, participation and diversity. It will also present some practices and concrete experiences that can be associated with those concepts. Giovedì 3 settembre Come comunicano i ricercatori italiani? Stato dell'arte e prospettive future Intervengono: Giuseppe Tipaldo (Università di Torino) Paola Allamano (Politecnico di Torino) Amedeo Balbi (Università di Roma Tor Vergata) Modera Silvia Bencivelli (giornalista scientifico) _____________________ Giuseppe Tipaldo è dottore di ricerca in Ricerca Sociale Comparata e ricercatore post Doc presso l’Università di Torino. Insegna Sociologia della Comunicazione e dell’Informazione alla SAA School of Management e all’Istituto Europeo di Design e Analisi dei Media presso il corso di laurea in Comunicazione Pubblica e Politica. Tra i suoi più recenti lavori: Apriti scienza (sullo stato della comunicazione della scienza in Italia, edito con Sergio Scamuzzi, 2015 Il Mulino), L’analisi del contenuto e i mass media (Il Mulino 2014), due sull’analisi della qualità televisiva (UCLan 2013 e Celid 2014), diversi capitoli in volumi collettanei su Scienza Tecnologia e Società (2013 in Wilson, D. e Batta, H. (ed); 2013 in Pellegrino, V. (ed); 2014 in AAVV) e vari articoli per riviste scientifiche con peer-­‐review, sul tema del rapporto tra media, scienza e politica nella gestione dei rifiuti (The International Journal of Interdisciplinary Environmental Studies 2012, vol. 7/1), la condanna degli scienziati della CGR per il terremoto dell’Aquila (in Slejko, D. (ed.), Acts of the 32nd GNGTS Conference, Trieste, Italy, 134-­‐139), la rappresentazione mediatica dell’expertise nel caso della TAV in Val di Susa (Culture della sostenibilità12/2013), la costruzione dell’identità online del M5S di Beppe Grillo (Compol 2/2014). Comunicare la scienza in Italia: della comunicazione della scienza in Italia tra vincoli e nuove sfide Abstract -­‐ Chi sono gli emittenti della comunicazione scientifica in Italia? Quali sono le loro caratteristiche e quali attività comunicative svolgono? Quale percezione hanno delle proprie competenze comunicative e qual è il loro atteggiamento nei confronti di diversi tipi di pubblici, stakeholder e mass media? Dopo aver messo a fuoco i produttori di comunicazione della scienza, analizzeremo i messaggi e codici utilizzati, occupandoci di contenuti, strategie e stili comunicativi preferiti dagli scienziati. A ciò seguirà una descrizione dei destinatari dal punto di vista dei comunicatori: qual è l’immagine del pubblico da parte della comunità scientifica? Infine prenderemo in considerazione il contesto della comunicazione nell’opinione degli scienziati, in termini di vantaggi e svantaggi, incentivi e ostacoli che si frappongono allo sviluppo delle attività comunicative, accennando in chiusura a una delle sfide più provanti che la comunità scientifica dovrà superare nel prossimo futuro, ma con cui è già chiamata a cimentarsi oggi: la lotta con la pseudoscienza. Paola Allamano ha conseguito la laurea in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio e il dottorato di Ricerca in Ingegneria Idraulica. Attualmente è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale del Politecnico di Torino. La specializzazione acquisita nell’ambito del dottorato e del periodo di post-­‐dottorato le ha permesso di venire a contatto con le tecniche e i sistemi di misura e di analisi statistica di dati idro-­‐meteorologici. In tale ambito ha partecipato anche a numerosi progetti ed è autrice di diverse pubblicazioni. Nel gennaio 2015 ha fondato WaterView, una startup innovativa ospitata presso l'Incubatore delle Imprese Innovative del Politecnico di Torino (I3P). Il rischio idrologico e la sicurezza partecipata: primi risultati e prospettive future Abstract -­‐ L’intervento descriverà due progetti nati e sviluppati in seno al Politecnico di Torino in tema di “sicurezza partecipata”: Mi LEGO al Territorio e SmartRAIN. Mi LEGO al Territorio è un progetto ideato e gestito da un gruppo studentesco del Politecnico. Il progetto mira a coinvolgere i cittadini più giovani (in età scolare) in iniziative di gioco finalizzate alla diffusione della cultura dell’autoprotezione nel corso di eventi meteorici ed alluvionali di forte intensità. SmartRAIN invece è una tecnica per misurare la pioggia (rain) in un modo nuovo ed intelligente (smart). SmartRAIN è, infatti, il primo sistema al mondo che riconosce e misura in tempo reale l’intensità della pioggia catturata in una semplice fotografia. La fotografia può essere acquisita anche con smartphone. SmartRAIN permetterà, ad ogni cittadino, di misurare la pioggia scattando una fotografia col proprio telefono. Partecipare alle operazioni di monitoraggio consentirà inoltre ai cittadini di acquisire consapevolezza nei confronti degli eventi più severi e di essere parte di una comunità con cui condividere esperienze e riflessioni. Amedeo Balbi, astrofisico, è ricercatore al Dipartimento di Fisica dell'Università di Roma Tor Vergata. Membro dell'International Astronomical Union e del Foundational Questions Institute, i suoi interessi di ricerca spaziano dallo studio dell’universo primordiale all’emergere della complessità e della vita nel cosmo. Autore di oltre novanta pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali, ha lavorato all’University of California a Berkeley con il premio Nobel George Smoot, e ha trascorso periodi di ricerca in vari istituti tra cui il Fermilab di Chicago e il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. Sul fronte della divulgazione, oltre a curare un popolare blog scientifico (keplero.org), è editorialista per Le Scienze, Wired e il Post, partecipa a programmi radio e tv, e ha scritto i libri La musica del Big Bang (Springer, 2007), Seconda stella a destra (De Agostini, 2010), Il buio oltre le stelle (Codice, 2011) e la sceneggiatura del graphic novel Cosmicomic (Codice, 2013). Il suo ultimo libro è Cercatori di meraviglia (Rizzoli, 2014). Studio l’universo e ve lo racconto. Abstract -­‐ Comunicare la scienza è difficile. Comunicare le immense vastità di spazio e di tempo dell’universo in cui viviamo lo è in modo particolare. Proverò a fare qualche riflessione sulla mia esperienza personale nel raccontare ai non addetti ai lavori l’astrofisica e, più in generale, l’impresa scientifica, indicando quelle che mi sembrano le lezioni più interessanti. Venerdì 4 settembre La comunicazione della ricerca in Italia, tra vecchi problemi e nuove strategie Intervengono: Luca Bonfanti (Neuroscience Institute Cavaliere Ottolenghi, Università di Torino) Beatrice Mautino (giornalista scientifica free lance) Agnese Collino (Istituto Europeo di Oncologia, Pro-­‐Test Italia e Italia Unita per la Scienza) Modera Pietro Greco (giornalista scientifico) _____________________
Luca Bonfanti è professore associato al Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino. Dopo un dottorato in Neuroanatomia e un postdoc a Bordeaux, dal 1992 studia la plasticità del cervello, le cellule staminali cerebrali e la genesi di nuovi neuroni; dal 2010 fa ricerca al Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO) di Orbassano. È nel comitato editoriale di riviste scientifiche internazionali (Neurogenesis, Frontiers in Neurogenesis) e autore di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali con peer review. Ha curato la stesura di due libri specialistici sulla genesi di nuovi neuroni (Postnatal and adult neurogenesis, Research Signpost, 2008; Neural Stem Cells: new perspectives, Intech, 2013). Ha pubblicato i saggi scientifico-­‐divulgativi Le cellule invisibili. Il mistero delle staminali del cervello nel 2009, per Bollati Boringhieri, e La scienza fa bene (se conosci le istruzioni) nel 2015 (con Armando Massarenti), per Ponte alle Grazie. Dal 2015 è nel comitato scientifico di Agorà Scienza. La grande moria dei dinosauri (la terza missione come necessità) Abstract -­‐ Nel marasma della comunicazione scientifica italiana (e non solo), tra festival della scienza per intellettuali elitari e divulgazione trash sulle riviste popolari, e nella conseguente visione distorta della scienza con i prodotti aberranti che ne rappresentano il tragico epilogo (il caso Stamina, per esempio), la disseminazione della ricerca universitaria è una missione che non è mai partita. Perché i ricercatori dovrebbero spiegare quello che fanno? Perché non lo fanno? Perché non lasciare questo compito ai giornalisti? Perché esiste una diffusa sfiducia nella scienza e nei ricercatori? Perché è difficile spiegare che la scienza fa bene? E, infine, perché Barack Obama nel 2009 è andato davanti a migliaia di scienziati americani a chiedere di fare più terza missione? Dietro i tanti perché irrisolti nel rapporto scienza-­‐società esiste un problema reale, tanto più grande quanto scarsamente percepito da tutti gli attori in gioco: ricercatori, cittadini, istituzioni. La terza missione non è un lusso, ma una necessità. La posta in gioco è il futuro del Paese e il benessere collettivo. Ma anche la stessa sopravvivenza dell'istituzione universitaria dal pericolo di estinzione. Bibliografia consigliata L. Bonfanti, A. Massarenti, La scienza fa bene (se conosci le istruzioni) Ponte alle Grazie, 2015. Beatrice Mautino è biotecnologa, giornalista e comunicatrice scientifica. Da alcuni anni è responsabile del programma delle conferenze del Festival della Scienza di Genova. Ha una rubrica fissa sulla rivista Le Scienze e cura per il sito web della rivista il blog "EXPOsed -­‐ L'EXPO messa a nudo". Ha pubblicato Sulla scena del mistero (2010, con Stefano Bagnasco e Andrea Ferrero) e l’ebook Stamina. Una storia sbagliata (2014) e il saggio Contro Natura (2015, con Dario Bressanini). È nel board di SWIM, l'associazione dei Science Writers italiani. Con il piede in tante scarpe Abstract -­‐ La comunicazione della scienza è una faccenda seria. Troppo seria, verrebbe da dire, per lasciarla agli scienziati, ma forse nemmeno ai giornalisti e sicuramente non agli studenti volenterosi. Di fronte a un disastro come quello del caso Stamina ci siamo interrogati tutti su quali fossero le strategie migliori per riuscire a riportare le cose nella cornice giusta. E quelle riflessioni si possono estendere ai tanti casi di controversie scientifiche che ci troviamo ogni giorno ad affrontare. La semplice cronaca abbiamo capito che non serve. Raccontare come funziona la ricerca scientifica fa arrabbiare, perché dall'altra parte, spesso, c'è chi vende speranze e le speranze vincono sulle statistiche e sul peer review. Non serve nemmeno, anzi diventa controproducente, dire che la comunità scientifica non è per niente divisa, perché suona come la difesa della kasta dei ricercatori che proteggono il loro orticello. Come si è arrivati a questo? È davvero solo colpa delle Iene che mandano in onda il dolore e lo amplificano o c’è qualcosa di più? E, soprattutto, c'è una soluzione? Chi fa il mio mestiere si trova ogni giorno di fronte a questi interrogativi, con un piede nel mondo della scienza e un altro fuori nella società, cercando di far conoscere questioni complesse e magari controverse per le quali la scienza ha da dire molto, ma non è l'unica voce e, quasi mai, la più importante. Agnese Collino è laureata in biologia molecolare e cellulare, e ha conseguito un dottorato presso la Scuola Europea di Medicina Molecolare (SEMM) di Milano. Attualmente è post-­‐doc presso l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), dove si occupa di tumori del fegato. Sta inoltre completando il master in “Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” dell’Università di Ferrara. Dal 2013 è parte del comitato scientifico di Pro-­‐Test Italia, associazione no-­‐profit in difesa della sperimentazione animale, e collabora con “Italia Unita per la Scienza”, iniziativa per la diffusione di una corretta informazione scientifica. Da febbraio 2014 è titolare di “Detti Contraddetti”, un blog sul portale della Fondazione Umberto Veronesi. Iniziative dal basso: la nascita di associazioni giovanili per la corretta informazione scientifica Abstract -­‐ “La cura esiste ma la tengono segreta”. A chi non è capitato di leggere annunci simili nell’era di facebook, youtube e twitter? C’è chi legge e si scandalizza “com’è possibile che ce la nascondano?” C’è chi non sa che pesci pigliare. C’è poi chi non ci crede e ci ride su. Spesso queste affermazioni hanno scarsa base scientifica e alcune nascono da vere e proprie frodi o leggende metropolitane. E nonostante messaggi come questi si propaghino sempre più facilmente tramite i social network, le istituzioni restano silenziose, mentre stampa e tv dedicano alla scienza uno spazio irrisorio. In questo contesto stanno nascendo spontaneamente associazioni giovanili (formate da studenti, ricercatori e appassionati) che cercano di rispondere al diffondersi di bufale a sfondo scientifico o medico, soprattutto su piattaforme social, ma anche tramite manifestazioni e conferenze. Si tratta per lo più di attività volontaristiche e amatoriali, spesso locali, che testimoniano la preoccupazione dei giovani per il diffondersi di notizie false e potenzialmente dannose e la voglia di contribuire alla diffusione di informazioni scientifiche corrette. Come integrare queste nuove realtà tra di loro e con figure impegnate nella comunicazione della scienza a livello professionale? Lunedì, martedì e giovedì pomeriggio Laboratorio di storytelling a cura di Pamela Pelatelli Pamela Pelatelli fonda la sua esperienza nell’ambito della ricerca semiotica applicata agli studi di mercato, etnografici e sociologici. Inizia a collaborare con grandi agenzie di pubblicità come responsabile delle strategie di comunicazione. Successivamente, frequenta il Master Fondamenta presso la Scuola Holden di Torino per aggiungere competenze divulgativo-­‐narrative a quelle logico-­‐
strategiche e specializzarsi come storyteller. Tra il 2008 e il 2012 coordina e gestisce progetti di comunicazione nell’ambito di grandi eventi. In particolare si occupa di implementare i contenuti scientifici nell’ambito del percorso espositivo di Stazione Futuro, mostra realizzata in collaborazione con la rivista Wired Italia e curata da Riccardo Luna dedicata a raccontare i cento progetti innovativi che avrebbero determinato il futuro dell’Italia nel corso dei prossimi cinquant’anni. Oggi collabora con agenzie di comunicazione nell’ideazione e gestione di strategie per aziende e per prodotti, realizza e coordina piani di comunicazione per start-­‐up. Dal 2010 si occupa della gestione della comunicazione di Operae Independent Design Festival di Torino. Dal 2014 collabora stabilmente con la Scuola Holden come docente formatore per le aziende nell’ambito della Scrittura e del Corporate Storytelling. WORKSHOP STORYTELLING Il workshop ha l’obiettivo di migliorare la capacità di restituire argomenti di natura tecnico-­‐
scientifica in vere e proprie narrazioni a elevato impatto, convincenti, memorizzabili, capaci di essere raccontate a terzi. Nel dettaglio l’esercitazione si divide in tre parti consequenziali e propedeutiche le une alle altre. La prima giornata sarà dedicata ad approfondire la conoscenza delle logiche e delle regole base della narrazione, utili a contestualizzare un tema, strumentali a mantenere l’attenzione e facilitare la comprensione da parte del destinatario. Nel corso della seconda giornata, insieme con Stefano Milano, direttore editoriale di Codice Edizioni, si procederà a esplorare il mondo dell’editoria specializzata nella divulgazione scientifica allo scopo di restituire una panoramica di come la narrazione interviene oggi a favorire la diffusione di scoperte, innovazioni, riflessioni. Insieme con i partecipanti, si individuerà un tema da stratificare attraverso l’identificazione dei diversi punti di vista da cui può essere guardato e restituito al pubblico per ipotizzare l’indice di una pubblicazione editoriale. Verrà quindi richiesto ai partecipanti divisi in gruppo di esercitarsi nella scrittura di un breve racconto per misurare l’applicazione dei principi dello storytelling. Bibliografia: Christian Salmon, Storytelling, Fazi editore