n. 6 - GIUGNO 2011 - Santuario della Santa Casa di Loreto

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n. 6 - GIUGNO 2011 - Santuario della Santa Casa di Loreto
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Torna a
rivivere
l’antica
“Via
Lauretana”
i
an
POSTE ITALIANE SPA
Spedizione in abbonamento postale
D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1, CN/AN
Musica sacra
di alto livello
nella 51a
Rassegna
“Virgo
Lauretana”
Ce
dal
n. 6 - GIUGNO 2011
nt
ro G anni P
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INDIC AZIONI UTILI
ORARI
TELEFONI
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA
Basilica della Santa Casa
ore 6.15-20 (aprile-settembre)
ore 6.45-19 (ottobre-marzo)
La Santa Casa rimane chiusa tutti i
giorni dalle 12.30 alle 14.30.
Sagrestia Basilica
tel. e fax 071.9747.155
Sante Messe
Sabato e giorni feriali
ore 7, 8, 9, 10 ,11 (7.30 in S. Casa)
ore 17 e 18.30 (aprile-settembre)
ore 16.30 e 18 (ottobre-marzo)
Rosario: ore 18 (17.30 ottobre-marzo)
Domenica e giorni festivi
ore 7, 8, 9, 10, 11, 12
ore 17, 18, 19 (aprile-settembre)
ore 16, 17, 18 (ottobre-marzo)
Congregazione Santa Casa
tel. 071.970104 - fax 071.9747.176
Confessioni
Giorni feriali
ore 7-12.10
ore 16.00-19 (aprile-settembre)
ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)
Giorni festivi
ore 7-12.30
ore 16-19.30 (aprile-settembre)
ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)
Adorazione eucaristica quotidiana
Lunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12
Sagrestia Basilica
Dalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19.
Prenotazioni Sante Messe, stesso orario.
Celebrazione Battesimo
Prima domenica di ogni mese:
ore 17 (Basilica Santa Casa).
Celebrazione Cresima
Primo sabato di ogni mese:
ore 18 (ore 18.30 aprile-settembre)
Presentarsi un’ora prima per la registrazione dei documenti.
Celebrazione Matrimonio
Informazioni presso il Parroco della
Santa Casa: ore 10-12.
Congregazione Santa Casa-Negozio
(a sinistra della facciata della basilica).
Ufficio accoglienza pellegrini e informazioni, prenotazione guide turistiche, con
negozio ricordi e stampe del santuario,
abbonamento alla rivista e iscrizioni alle
Messe Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.3018.30 (15-19 giugno-settembre).
Ufficio Postale Loreto
Orario: 8-13.30; sabato 8-12.30.
QUOTA ASSOCIATIVA A
“IL MESSAGGIO della SANTA CASA”
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Sostenitore ………………… Euro 35,00
Benemerito ………………… Euro 40,00
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Mensile del santuario di Loreto
Delegazione Pontificia
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P.zza della Madonna, 1 - 60025 Loreto (AN)
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Redattore
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Dott. Vito Punzi
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Santa Casa
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Loreto, 20 maggio 2011
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Dal 9 aprile al 4 novembre aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, con orario:
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“Il Messaggio” esce anche in inglese:
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COME RAGGIUNGERCI…
Autostrade
Bologna-Ancona-Bari e
Roma-Pescara-Ancona:
uscita Loreto.
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Milano-Bologna-Ancona-Lecce con discesa
Loreto
alle stazioni di Loreto e
Ancona, e Roma-Falconara-Ancona, con servizio di autocorriere da
Ancona *.
Aeroporto “R. Sanzio” di Ancona-Falconara, 30 km da Loreto.
* Servizio Autobus ANCONA PER LORETO
Feriale: 5.45 - 6.45 - 7.45 - 8.45 - 9.45 - 10.15 - 11.15 - 12.10
13.15 - 14.15 - 15.30 - 16.45 - 17.30 - 18.30 - 19.30 - 22.15
Festivo: 8.00 - 10.20 - 12.40 - 15.00 - 17.45 - 20.15
Servizio Autobus LORETO PER ANCONA
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Festivo: 6.55 - 9.20 - 11.40 - 14.00 - 16.40 - 19.15
Servizio Autobus Loreto stazione per Loreto
Feriale: 6.45 - 7.00 - 7.55 - 8.25 - 8.45 - 10.40 - 11.35 - 14.15
15.00 - 16.10 - 17.20 - 18.15.
Festivo: 7.55 - 8.15 - 10.55 - 11.45 - 14.15 - 16.20 - 17.05 - 18.15
Servizio Autobus Loreto per Loreto stazione
Feriale: 6.30 - 6.50 - 7.15 - 8.10 - 8.30 - 10.30 - 11.10 - 13.50
14.30 - 15.35 - 16.28 - 17.55.
Festivo: 7.35 - 8.00 - 10.35 - 11.10 - 13.50 - 15.35 - 16.30 - 17.55
S
204
OMMARIO
EDITORIALE
La Casa “pellegrina”
p. Giuseppe Santarelli
205
LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO
Betsabea, la regina madre
mons. Giovanni Tonucci
206
In copertina:
Corali in Piazza
della Madonna a
Loreto, il 30 aprile, con i costumi
dei propri Paesi.
(Foto Montesi)
207
LETTERE AL “MESSAGGIO”
CATECHESI MARIANA
Con Maria, donna “eucaristica”
Valerio Torreggiani
SPIRITUALITÀ
208
L’Eucaristia scuola per imparare
il vero umanesimo: amare come Gesù ci ama
fr. Stefano Vita
210
“Il cuore”
sor. Francesca Entisciò
211
P come Presbitero (prete, sacerdote)
sr. Maria Elisabetta Patrizi
216
Benedetto XVI
San Giuseppe e la nuova evangelizzazione
p.Tarcisio Stramare
n. 6 - GIUGNO 2011
“Loreto, dopo Nazaret,
è il luogo ideale per pregare
meditando il mistero
dell’Incarnazione del Figlio di Dio.”
STUDI E APPROFONDIMENTI
218
SIMBOLOGIA MARIANA
La colonna di fumo
Filippo Di Cuffa
219
inserto giovani
223
IL “MESSAGGIO” INTERVISTA…
dal Centro
Giovanni Paolo ll
Mons. Mario Lusek
Vito Punzi
207
216
224
STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA
La celebrazione della messa
nell’arte lauretana/5
p. Giuseppe Santarelli
227
228
LORETO NEL MONDO
EVENTI SPECIALI
51a Rassegna Internazionale di Musica Sacra
“Virgo Lauretana”
mo p. Giuliano Viabile
VITA DEL SANTUARIO
223
228
233
234
235
236
Pellegrinaggio degli aspiranti diaconi romani
Giornata Nazionale dell’Unitalsi
Il vescovo anglicano Alan Smith in visita al santuario
NOTIZIE FLASH
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
EDITORIALE
La Casa
“pellegrina”
P. GIUSEPPE SANTARELLI
- DIRETTORE
L
204
Mario Baldassarri, Medaglia del
Bimillenario Mariano (1984). Vi è
raffigurata la Casa nazaretana
dentro una nave,
in cammino da
Oriente ad Occidente. La scritta
latina dice: «La
salvezza scaturisce dal suo luogo
di origine» (cioè
Nazaret). L’ideazione si deve all’arcivescovo Loris F. Capovilla.
a Casa di Nazaret, trasportata a Loreto «per divino volere», è per sua natura una casa «pellegrina». Un valoroso poeta del Seicento, Giulio Acquaticci (1603-1688), ha pubblicato un
voluminoso poema sulla Santa Casa di Loreto intitolato Il Tempio Peregrino, ora uscito in edizione critica con un sapiente commento storico ad opera di Dino Cervigni, professore universitario emerito di Lingue Romanze e
Letterature Comparate. Di tale edizione si è data ampia notizia su questa rivista nel numero del marzo scorso (pp.
103-104). Il titolo del poema mette bene in evidenza il
«pellegrinaggio» della Casa di Nazaret, trasportata
prima nell’antica Illiria e poi, nel 1294, in Italia.
È stata annessa una particolare simbologia
all’evento. Per qualcuno, il trasporto della Casa dalla Palestina in Italia rappresenterebbe
bene anche il cammino del Vangelo da Oriente ad Occidente, concretizzatosi con san Paolo, che, mosso dallo Spirito Santo, dopo la visione in sogno di un macedone implorante
aiuto, raggiunse prima la Macedonia (Atti degli Apostoli 16,6-19) e più tardi l’Italia. La Casa
di Nazaret, «culla» del Vangelo, avrebbe seguito lo stesso itinerario.
Più suggestiva e articolata mi sembra la riflessione, con la relativa simbologia, di Benedetto XVI, il
quale, da cardinale, l’8 settembre 1991 pronunciò a Loreto una storica omelia. Tra l’altro, annotando che la Santa
Casa fu collocata su una pubblica strada, disse: «Proprio così
si esprime il messaggio vero di questa Casa, che non è una casa
privata di una persona, di una famiglia, di una stirpe, ma sta sulla
via di noi tutti. La stessa casa ci fa abitare e ci fa camminare. La vita stessa è la casa della famiglia di
Dio che è in pellegrinaggio con Dio, verso Dio, verso la casa definitiva e verso la città nuova».
E più oltre aggiunse: «Questa esperienza della casa però presuppone l’esperienza di un
cammino, l’esperienza del pellegrinaggio. Il pellegrinaggio è una dimensione fondamentale
dell’esperienza umana. Solo camminando, pellegrinando possiamo superare le frontiere delle
nazioni, delle professioni, delle razze. Possiamo diventare uniti solo andando insieme verso
Dio» (Il Santuario di Loreto nella parola di Giovanni Paolo II e del Cardinale Joseph Ratzinger ora Benedetto XVI, Loreto 2005, p. 271).
Una strofa dell’inno del VII Centenario Lauretano, che ancora si canta, dice: «È la Casa del
cammino - da Oriente ad Occidente: - essa è segno della gente - che cammina verso il ciel».
In tal modo il santuario di Loreto appare meta di pellegrinaggio per eccellenza, perché la
stessa reliquia a cui si va - la Santa Casa - ha fatto un suo mirabile «pellegrinaggio».
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO
Betsabea,
la regina madre
MONS. GIOVANNI TONUCCI
- ARCIVESCOVO DI LORETO
A
bbiamo lasciato Betsabea, “quella che fu la moglie
di Uria”, mentre entrava nel palazzo del re Davide,
per diventarne la nuova sposa, ma come donna addolorata e umiliata. Il primo figlio che le nasce muore poco
dopo. Il secondo invece è benedetto dal Signore e sarà
destinato a succedere nel trono a suo padre. Già il suo
nome – Salomone – è di buon augurio, perché contiene
la radice della parola “Shalom” (pace). Ma poi il profeta
Natan gli attribuisce il soprannome di “Iedidià”, che
vuol dire “amato dal Signore”, e questo conferma la
speciale benevolenza con la quale Dio guardava al giovane erede della famiglia di Davide.
Negli anni che seguono, la famiglia di Davide è scossa da eventi tristissimi. Abbiamo già visto la drammatica storia di Amnon e Tamar. Ne seguì l’uccisione di Amnon da parte del fratellastro Assalonne, e, più tardi, la
ribellione di quest’ultimo contro suo padre. Il giovane
principe non tollerava di aspettare la
morte del re, per poter diventare suo
successore: voleva il trono subito, e
quindi tentò un colpo di stato, che ebbe inizialmente successo ma che finì
con la sconfitta del ribelle e con la sua
morte nel campo di battaglia.
In questo periodo travagliato, Betsabea e Salomone non appaiono. La
narrazione sembra essersi dimenticata di loro. Ma il loro momento giunge
quando, ormai, la vita di Davide sta
avviandosi verso la sua naturale conclusione. Tra i figli del re, dopo la
morte di Amnon e di Assalonne, Adonia, fratello minore di Assalonne e, come lui, ambizioso, era uno dei più anziani e dei più autorevoli. Vedendo
che ormai il re Davide rimaneva sem-
pre in casa, Adonia cominciò a comportarsi come se già avesse una piena
autorità, muovendosi con un grande seguito di cortigiani. Davide se ne accorse, ma preferì pazientare e non
umiliare suo figlio. Questa debolezza, però, permetteva
ad Adonia di rafforzare le sue pretese e di guadagnare
qualche seguito tra coloro che pensavano di poter trarre
vantaggio dal suo successo. Possiamo dirlo: le cose del
mondo andavano così allora e continuano ad andare così anche oggi, in ogni tipo di società e di organizzazione. Qualche volta, purtroppo, anche nella Chiesa.
Il profeta Natan, che era stato messaggero di Dio nei
momenti più drammatici della vita di Davide, intervenne e chiese a Betsabea di usare la propria influenza presso il vecchio re. A quanto pare, anche se nella narrazione che noi conosciamo non c’è traccia di questo, Davide
aveva apertamente promesso che Salomone sarebbe sta-
Arazzo fiammingo del secolo XV, Sposalizio di Davide e Betsabea, particolare. Firenze, Palazzo Davanzati.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
205
LETTERE AL “MESSAGGIO”
206
to il suo successore come re d’Israele. Betsabea quindi ricordò a Davide
questo impegno, sigillato addirittura con un giuramento. E mentre lei
parlava al re, Natan si unì a lei nel
denunciare le macchinazioni di
Adonia, che stava invece imponendosi come l’erede presunto al trono.
Davide era allora anziano, ma ancora in possesso delle sue facoltà
mentali e ben deciso a prendere personalmente le decisioni importanti
che riguardavano il regno: con pochi
ordini, mise in moto la procedura che
avrebbe assicurato a Salomone la designazione come re ed avrebbe quindi sventato le manovre di Adonia.
Volle dare le sue istruzioni in presenza di Betsabea, con la quale si era impegnato e verso la quale si sentiva in
dovere di mantenere la sua parola.
Per questo, al termine delle parole di
Davide, la regina “si inchinò con la
faccia a terra, si prostrò davanti al re
dicendo: ‘Viva il mio signore, il re
Davide, per sempre!’” (1Re 1,31)
La vicenda di Betsabea non si conclude qui. Come regina madre, dopo
la morte di Davide, ebbe la gioia di
vedere suo figlio Salomone salire al
trono e diventare un re saggio e giusto, conosciuto ovunque per la sua
grande conoscenza e profonda sapienza. Eppure, proprio all’inizio del
regno, Betsabea corse il rischio di
mettere in pericolo l’incolumità di
suo figlio, per ascoltare le richieste di
Adonia che, non contento della sua
sorte, voleva sovvertire la situazione
e impossessarsi del regno. In quella
occasione, fu Salomone a mettere le
cose a posto, con la sua saggezza politica. Ma Betsabea, anche se in maniera ingenua e quindi inopportuna,
aveva solo il desiderio di rendere
meno triste per Adonia il sapore della sconfitta che gli era stata inflitta.
Betsabea ha conosciuto il sapore
amaro della violenza e dell’umiliazione, ma lo ha saputo superare attraverso la fedeltà e la dedizione alla sua
missione di sposa, madre e regina.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
La Madonna di Loreto intercede da Dio il dono di un figlio
Non possiamo pubblicare tutte le lettere che arrivano alla Congregazione Universale da parte di mamme che hanno ottenuto la grazia di un
figlio da Dio per intercessione della Madonna di Loreto, dopo aver indossato il «Nastro azzurro», pratica introdotta dalle Passioniste di Loreto e fatta propria dal santuario. Su tutte scegliamo quella portata a mano
il 20 aprile scorso, per la ricchezza dei particolari.
«Carissimo padre, sono una neo mamma e mi chiamo Alessandra e vivo a
Pescara. Attendevo da tempo la nascita di un figlio, cullando nel mio cuore questo desiderio. Mia madre [latrice della lettera], che sa leggere nel
cuore, ha raccolto questo desiderio e l’11 febbraio 2010, recandosi alla Santa Casa di Loreto, ha parlato al cuore della nostra Mamma celeste e ha
chiesto alla vostra direzione il Nastro azzurro, che io ho subito indossato.
Ogni sera recitavo la preghiera e chiedevo al buon Dio questo sorriso. È
giunto il mese di maggio e io ho scoperto di essere incinta. Tutto questo era
stato preparato per me anche dalla presenza di padre Pio, perché sempre
mia madre aveva sognato padre Pio che gli chiedeva di fare un triduo di
preghiere per festeggiare una nuova vita. Terminato il triduo, ho scoperto
di essere in dolce attesa. Recatasi mia madre a Medjugorie, ha affidato la
mia gravidanza a Maria, che mi ha rassicurata e accompagnata sempre.
Il 25 gennaio 2011 è nata la piccola Grazia. Ringrazio la Madonna
che mi ha sostenuta nel parto e sono sicura che mi abbia assistito nel
momento della nascita, che si è presentata molto difficile, in quanto la
bambina aveva il cordone ombelicale attorcigliato intorno al collo per
tre volte e aveva una sofferenza cardiaca.
A conferma di tutto questo amore è stato il fatto che in ospedale, sul
letto, ho trovato appena sono arrivata l’immagine della Madonna di
Loreto. Grazie, padre, per il vostro servizio per tutte le donne che desiderano un figlio».
Alessandra, Arnaldo e Grazia
CATECHESI MARIANA
VALERIO TORREGGIANI
In preparazione al Congresso Eucaristico Nazionale
Con Maria, donna “eucaristica”
C
re continuamente questo dono. Significa
redo sia bello rendere omaggio al
prendere con noi – sull’esempio di Gionuovo beato, il grande e amato
vanni – colei che ogni volta ci viene doGiovanni Paolo II, parlando del suo
nata come Madre (…). Se Chiesa ed
amore alla Madonna, madre di Dio
Eucaristia sono un binomio inscine madre della Chiesa.
dibile, altrettanto occorre dire del
A lei Karol Wojtyla si era consabinomio Maria ed Eucaristia”.
crato totalmente fin da giovane sacerdote. “Totus tuus” era il suo
motto, che ancora si legge sulla
Il Magnificat canto “eucaristico”
parete esterna del Palazzo ApoGiovanni Paolo II invita (n. 58)
stolico, da dove si è affacciato per
a rileggere il Magnificat in proparlare, pregare e benedire per
spettiva eucaristica: “Quando Maquasi 27 anni. Giovanni Paolo II ci
ria esclama: ‘l’anima mia magnifiaccompagna verso il Congresso
ca il Signore e il mio spirito esulta in
Eucaristico Nazionale in compagnia
Dio mio salvatore’, ella porta in
di Maria, da lui definita, nella bella
grembo Gesù. Loda il Padre ‘per’ Geenciclica Ecclesia de Eucharistia del 17
sù, ma lo loda anche ‘in’ Gesù e ‘con’
aprile 2003, donna “eucaristica”.
Gesù. È precisamente questo il vero ‘attegÈ, questo, il suo testamento “mariano”,
giamento eucaristico’. E conclude: se il
pubblicato circa due anni prima della
Magnificat esprime la spiritualità di
sua morte.
J. A. Dominique Ingres (1780-1867),
Maria, nulla più di questa spiritualità
L’enciclica si sviluppa, dopo un’amLa Madonna in adorazione davanti
all’Ostia sul calice, Bayonne.
ci aiuta a vivere il mistero eucaristico.
pia introduzione, in sei capitoli, che
L’Eucaristia ci è data perché la nostra
approfondiscono il mistero eucaristivita, come quella di Maria, sia tutta un Magnificat”.
co, centro della fede e della comunione ecclesiale.
Anche la conclusione dell’enciclica è in gran parte
Il 6° capitolo è dedicato a Maria: Alla scuola di Maria,
dedicata a Maria. Il Papa accenna con animo commosso
donna “eucaristica”.
“Se vogliamo riscoprire – scrive il Papa (n. 53) – in al 50° di sacerdozio celebrato nel 1996 e al 25° di ministetutta la sua ricchezza il rapporto intimo che lega Chiesa ro petrino: “Lasciate (n. 59) che, come Pietro alla fine del
ed Eucaristia, non possiamo dimenticare Maria, madre discorso eucaristico nel Vangelo di Giovanni, io ripeta a
e modello della Chiesa. Maria è donna ‘eucaristica’ con Cristo, a nome di tutta la Chiesa, a nome di ciascuno di
l’intera sua vita. La Chiesa, guardando a Maria come a voi: ‘Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita etersuo modello, è chiamata ad imitarla anche nel suo rap- na’ (Gv 6,68). Mettiamoci soprattutto in ascolto di Maria
santissima, nella quale il mistero eucaristico appare, più
porto con questo mistero santissimo”.
“In certo senso – continua il Papa (n. 55) – Maria ha che in ogni altro, come mistero di luce (n. 62).
Nell’umile segno del pane e del vino, transustanziati
esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che l’Eucaristia fosse istituita, per il fatto stesso di aver offerto il suo nel suo corpo e nel suo sangue, Cristo cammina con noi
quale nostra forza e nostro viatico e ci rende per tutti tegrembo verginale per l’incarnazione del Verbo di Dio (…)
‘Beata colei che ha creduto’ (Lc 1,45): Maria ha antici- stimoni di speranza”.
Il migliore omaggio al nuovo beato credo possa conpato, nel mistero dell’incarnazione, anche la fede eucasistere nel rimeditare il suo ricco insegnamento e seguiristica della Chiesa”.
“Vivere nell’Eucaristia – sottolinea papa Wojtyla (n. 57) re il suo luminoso esempio di fede e di amore a Cristo, a
– il memoriale della morte di Cristo implica anche riceve- Maria e a tutti gli uomini.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
207
SPIRITUALITÀ
FR. STEFANO VITA
FFB
Verso il Congresso Eucaristico Nazionale
L’Eucaristia scuola per imparare
il vero umanesimo:
amare come Gesù ci ama
L’uomo è vero uomo quando ama
G
208
iovanni Paolo II, nella sua prima enciclica
dal titolo Redemptor hominis, al n. 10 scrive: “L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua
vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente”. Qual è il luogo privilegiato in cui possiamo incontrare l’amore, sperimentare l’amore, farlo proprio e parteciparvi vivamente?
L’Eucaristia. La vita cristiana, in quanto sequela di Gesù Cristo, è una vita chiamata all’amore, perché Gesù è colui che ci rivela il volto di
Dio Padre e “Dio è amore” (1Gv 4,16). L’Eucaristia, ci insegna il Vaticano II, è “fonte e culmine
della vita cristiana” (LG 11), pertanto la capacità
di amare non può non nascere dal contatto con
Dio attraverso questo sacramento, e ad esso
deve tornare come offerta a Dio gradita; la prima scuola da cui possiamo imparare ad amare
non può quindi che essere l’Eucaristia, perché
l’Eucaristia è riattualizzazione della passione,
morte e risurrezione di Gesù e cioè è un rivivere concreto e reale di quello che è stato e che sempre rimarrà il più
grande, straordinario e autentico atto di amore: Dio si è
lasciato crocifiggere come un maledetto per donarci la
vera vita e la salvezza eterna; Dio ha permesso che fossero lese la sua dignità e la sua bellezza per ridonare all’uomo la sua vera dignità e il suo vero volto.
L’Eucaristia ci insegna le qualità dell’amore
Ma quali sono le caratteristiche di questo amore che
impariamo dall’Eucaristia?
La prima caratteristica dell’amore è l’accoglienza. AlIL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
l’inizio della santa messa, Gesù ci accoglie così come
siamo, anche con il nostro peccato, e ci invita a fare un
esame di coscienza per donarci il suo perdono senza riserve e condizioni e farci così sentire cercati e amati da
Lui, compresi dal suo amore misericordioso.
La seconda caratteristica dell’amore è l’ascolto che si fa
dialogo. La prima parte fondamentale della celebrazione
eucaristica è la Liturgia della Parola. Dio parla alla sua
creatura, l’uomo. Dio desidera “leggere” con la sua Parola la vita dell’uomo per illuminarla, per guidarla, per
trasfigurarla, rendendola una pagina di Vangelo vivente. In questo contatto-incontro nasce il dialogo tra Dio e
l’uomo, un dialogo che vuole farsi amicizia, comunione
d’amore, cammino insieme, affinché la creatura conosca
se stessa conoscendo il Creatore, impari ad amare se
stessa e il prossimo, accogliendo quella lettera d’amore
di Dio, che è la sua Parola.
Un’altra importante caratteristica dell’amore è il silenzio. Nella santa messa il silenzio, inteso non solamente come assenza di rumore, ma come intimo raccoglimento in Dio, avvolge tutta la celebrazione ed in particolare alcuni momenti fondamentali, quali l’ascolto della Parola e la consacrazione. Il silenzio è amico di Dio. Il
silenzio, infatti, è la condizione in cui l’amore si fa parola creatrice, si fa comunicazione di sé, diventa manifestazione luminosa, come è avvenuto nella creazione. In
quel silenzio, Dio, attraverso la sua Parola, ha creato l’universo e l’uomo. In ogni santa messa si vive allora una
nuova creazione. Dio, ancora una volta, fa nuove tutte
le cose con la forza del suo amore eucaristico, con la potenza del silenzio traboccante d’amore che squarcia il
“rumore assordante” del peccato e delle tenebre.
Una qualità essenziale dell’amore è poi la sua capacità di donarsi. L’amore vero per sua natura è donazione.
Gesù, nel sacramento dell’Eucaristia, si fa pane per noi,
si lascia mangiare da noi, ingerire da noi. L’amore di
Dio non potrebbe spingersi oltre. Più di questo non potrebbe fare. Con l’Incarnazione, Dio si è fatto uno di noi,
fuorché nel peccato. Questo evento ha costituito la massima unione che Dio avrebbe potuto creare con la sua
creatura. Ma ciò non è bastato a Dio. Egli si è spinto oltre. Egli ha istituito l’Eucaristia, affinché potesse stare
ogni giorno, tutti i giorni, sino alla fine del mondo, con i
suoi e potesse così vivere con loro una comunione, oltre
la quale non sarebbe possibile arrivare. Una comunione
che si chiama donazione totale di Sé.
Un’ultima caratteristica dell’amore va evidenziata: la fiducia nell’altro. Dio ha fiducia nell’uomo, una fiducia sconfinata, tanto
che pone nelle sue mani quel bene
preziosissimo, il bene più prezioso
che è l’Eucaristia. Il sacerdote, ad
esempio, con le sue labbra e le
sue mani ha ricevuto da Dio
il potere di continuare l’opera della redenzione sulla
terra, prima di tutto attraverso il sacramento dell’Eucaristia. Potremmo
dire, usando un’espressione del Curato d’Ars,
che il sacerdote ha ricevuto da Dio “la chiave
dei tesori celesti; è lui che
apre la porta”; il tesoro
celeste per eccellenza è proprio l’Eucaristia, dove si fa
presente realmente la persona viva di Cristo Risorto.
“Dio si è fatto uomo,
affinché l’uomo diventi Dio”
Sant’Agostino, nella sua opera autobiografica “Le
Confessioni”, scrive: “Tu, o Signore, ci hai fatti per te e il
nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”. Il vescovo
d’Ippona aveva compreso che l’uomo è veramente tale
se vive di Dio, se si lascia guidare da Dio sulle vie della
sua volontà, se si lascia toccare dall’amore di Dio. Egli
ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza e desidera ardentemente che quell’immagine diventi sempre
più profondamente somiglianza con Lui. Dio desidera,
in altre parole, che l’uomo partecipi della sua natura divina. A questo l’uomo è chiamato. Solo questo cammino
di divinizzazione renderà l’uomo vero uomo. Sant’Atanasio di Alessandria scrive che “infatti il Figlio di Dio si è
fatto uomo per farci Dio”. Ecco l’altissima dignità dell’uomo. Ecco il vero umanesimo.
209
Conclusione
L’Eucaristia è il momento assolutamente imprescindibile per vivere questo percorso spirituale. Dio, attraverso questo sacramento, entra in noi, diventa una cosa
sola con noi, per assumerci in Sé e cioè per farci Sé, pur
rispettando, anzi valorizzando al meglio tutta la nostra
originalità, irripetibilità e unicità. Dio, in altre parole,
desidera che anche noi, come san Paolo, possiamo
esclamare “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal
2,20). Ecco la meravigliosa grandezza e creatività dell’amore di Dio, che rende l’uomo vero uomo.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
SPIRITUALITÀ
SOR. FRANCESCA ENTISCIÒ
FFB
“Il cuore”
S
210
apere che qualcuno prega per te
è veramente consolante, soprattutto in certe situazioni difficili. Nel
cuore di qualcuno ci si sente protetti, sicuri, al riparo dal pericolo di
pensare di non farcela a superare il
momento della prova, o a sopportare il male, la malattia, la stessa morte. Il luogo di questa mediazione è il
cuore, questo piccolo organo pulsante al centro del nostro organismo, che racchiude tutta la ricchezza dell’uomo e tanto più esso si
riempie di Dio, quanto più diventa
largo e spazioso per contenere gli
aneliti di quelli che gridano a Lui.
In queste ferie estive ciascuno di
noi avrà mille occasioni per riposare
il proprio cuore, oppure per riempirlo di un nuovo amore, o per spezzarlo nel pentimento… Da qualche parte forse ci sarà qualcuno che lo renderà capace di intercessione nella
preghiera a Dio, che vede nel segreto
e che, nel segreto, ricompensa molto
più di quanto possiamo desiderare.
Pregare nel tempo
La preghiera ha bisogno di uno
spazio e di un tempo, e non necessariamente di una chiesa o di un monastero, perché è alla portata di tutti
ed è per tutti. Se questo è vero, lo è
anche il fatto che ci sono alcuni preposti a questo ufficio per vocazione
e notte e giorno donano il loro tempo a Dio perché altri possano trovare sollievo nelle loro pene.
Credo che la domanda che si pone quel tale ce la siamo posta un po’
tutti: come fa il Rabbi a tenere a
mente tutti, ad avere tempo per ricordare tutti? Domanda lecita, certo, che trova spiegazione solo nella
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
“Rabbi Mendel soleva dire che tutti gli uomini che gli avevano chiesto di pregare Dio per loro gli passavano nella mente quando
diceva la tacita preghiera delle Diciotto Benedizioni (preghiera che si recita tre volte al giorno stando in piedi). Un giorno un tale si stupì che ciò
fosse possibile, poiché il tempo non bastava certo. Rabbi Mendel rispose:
«Una traccia della pena di ognuno rimane incisa nel mio cuore. Nell’ora
della preghiera io apro il mio cuore e dico: Signore del mondo, leggi ciò
che è scritto qui!»”. (Martin Buber, Storie e leggende chassidiche)
profonda confidenza e nell’abbandono che ha in Dio, attraverso cui il maestro diventa padre nello spirito, capace dunque di farsi canale dell’amore
che Dio riversa sull’uomo.
È una missione delicata e importante quella di pregare per gli altri, un
dovere di tutti i cristiani, ma in particolare di alcuni che si fanno carico della debolezza e della scarsa resistenza alla preghiera incessante, carisma che
non è riservato a tutti. Costoro, uomini e donne di ogni tempo, sono nel
tempo, lo abitano pienamente, eppure sono al di là di esso, come trasfigurati dall’esperienza di Dio. Il tempo della preghiera, scelta come assoluta priorità di vita, diventa il luogo in cui il cielo scende sulla terra e, con la semplice mediazione di un cuore che batte e ama, fa fiorire i semi di pace profonda nascosti nel cuore di ogni uomo.
Incidere nel cuore
Ci sono esempi di santi che fisicamente hanno sperimentato la trasformazione reale del cuore toccato da Dio. San Filippo Neri ha ricevuto in dono una
trafittura d’amore che gli ha dilatato il cuore, al punto che non poteva quasi
accostare il calice consacrato alla bocca, tanto era forte il battito cardiaco. Nel cuore di «Sapere che qualcuno prega per
santa Chiara da Montefalco i nervi si sono te è veramente consolante…».
(Foto Longarini)
contratti a tal punto da formare al suo interno i flagelli della passione di Gesù.
È dunque proprio di queste anime
oranti rendere con la preghiera il cuore capace di essere inciso dalle pene degli uomini, così da permettere a Dio di leggervi
nel profondo e ricevere la richiesta di affidamento, di protezione, di sostegno. In un
certo senso sono nel cuore del mondo,
ascoltano il suo battito e con esso modellano la preghiera. Il cuore non è più solo un
luogo fisico, ma l’esperienza profonda di
comunione e di intercessione per l’umanità intera, per me e per te.
“Questo imparai a fare ogni sera da un eremita, il quale così pregava e diceva solamente:
«Signore, aiuta gli uomini!». La tua preghiera
e il tuo pianto possono commuovere Iddio, fino
a liberare gli uomini dal dolore”. (Anonimo)
SPIRITUALITÀ
SR. MARIA ELISABETTA PATRIZI
SFM
L’alfabeto della cultura cristiana, dalla A alla Z
P
come Presbitero
(prete, sacerdote)
NELL’ANTICO TESTAMENTO
M
osè fu eletto da Dio stesso per una specialissima
missione e per il suo servizio. A lui il Signore consegnò le “tavole della Legge”, scritte su due lati, che erano
«opera di Dio» (Es 32,16). Con lui Dio contrasse una Alleanza (Es 33,10-27) e «il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con il suo vicino» (ivi,
11). Tramite Mosè, il Signore diede l’investitura sacerdotale ai figli di Levi (Es 32,29).
Nell’Antico Testamento i sacerdoti esercitavano due
ministeri fondamentali: il servizio del culto e della Parola di Dio. Con essa evocavano i grandi avvenimenti
della storia sacra: della Pasqua, dell’Alleanza sinaitica,
della Legge; e nella liturgia delle varie feste commemoravano gli eventi su cui si fonda la fede d’Israele,
descritti prevalentemente nel Libro dell’Esodo. L’esodo,
infatti, «è stato un evento fondamentale per la nazione
ebraica: all’intervento del Dio dei padri, Israele deve la
sua stessa esistenza e la sua coscienza di popolo unito e
libero»(1). Ad esso seguì l’Alleanza, in cui Israele divenne “il popolo di Dio” (cfr. Es 6,7), impegnato ad una fedele risposta al Decalogo (Es 20).
I sacerdoti erano gli interpreti ordinari della Legge
(Torah), come era stato detto da Mosè poco prima di
morire: «insegnano a Giacobbe i tuoi giudizi, la tua legge a
Israele; offrono il sacrificio davanti a te e l’olocausto sul tuo
altare» (Dt 33,10). Ma il sommo sacerdote aveva accesso
al “Santo dei Santi” una sola volta all’anno, officiando
per il perdono di tutte le colpe del suo popolo (Lv 16)
nel giorno dell’Espiazione.
Dio suscitò anche i profeti e negli ultimi secoli del giudaismo crebbe pure l’autorità degli scribi (laici) che, al
tempo di Gesù, erano i principali “maestri d’Israele”.
Frattanto, la rovina simultanea del Tempio e della monarchia (587 a.C.) aveva messo fine alla tutela regale sul
sacerdozio e questo aveva acquisito un’autorità più
grande, fino a diventare la guida religiosa della nazione.
A partire dal regno di Erode (37 a.C. – 4 d.C.), il sommo
sacerdote è designato dall’autorità politica che lo sceglie tra le grandi famiglie sacerdotali.
Comunque: «il sacerdozio dell’Antico Testamento,
nell’insieme, è stato fedele alla sua missione: con le sue
liturgie, il suo insegnamento e la redazione dei Libri sacri, ha mantenuto viva, in Israele, la tradizione di Mosè
e dei profeti e ha assicurato, di età in età, la vita religiosa del popolo di Dio»(2). Tuttavia, le imperfezioni umane
ci furono e perciò si incominciò a desiderare un Messiasacerdote, coerente con la vocazione d’Israele ad essere
«un popolo sacerdotale, una nazione santa» (Es 19,6).
NEL NUOVO TESTAMENTO
I valori dell’Antico Testamento giungono a compimento in Gesù: «il Cristo è l’unico Sacerdote che offre il
sacrificio di salvezza, l’unico portatore della rivelazione
perché egli è la Parola di Dio fatta carne»(3). Gesù è sacerdote, anche se non attribuisce mai a sé tale titolo
(forse perché non discendeva dalla tribù di Levi ma da
quella di Giuda, antenato di Davide). Ma, per definire
la propria missione, Gesù usa termini sacerdotali: sacrificio espiatorio, uomo dei dolori che «si è fatto carico delle
nostre infermità» (Is 53,4)(4) e il cui «sangue dell’alleanza
sarà versato per molti» (cfr. Mc 14,24). Nel Vangelo di
Giovanni il racconto della passione è un atto sacrificale
inaugurato dalla “preghiera sacerdotale” (Gv 17). Come il
prete offriva la vittima per l’espiazione dei peccati,
Gesù offre se stesso: è il prete del suo stesso sacrificio.
Inoltre, Gesù è venuto a mettere in luce il valore profondo della Legge, non legato alla “lettera”, di una giustizia autoreferenziale! Egli la porta a compimento indicando “il precetto più grande”: l’amore di Dio e del
prossimo (cfr. Mt 22,34-40). Questo aspetto della missione di Gesù prolunga quello dei preti dell’Antico Testamento ma lo supera: egli stesso è il Vangelo della
salvezza, ed anche il sommo ed eterno sacerdote (per
conoscere il sacerdozio di Gesù è importante conoscere
quello dell’Antico Testamento «che lo prepara e lo preIL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
211
212
figura»(5)). La Lettera agli Ebrei, scritta verso il 65 d.C., cerdozio per i discepoli ma li invita a prolungare l’offertratta del rapporto fra il sacerdozio di Cristo e quello ta del suo sacrificio, ad annunciare la Parola, a guarire
di Aronne, tra il suo sacrificio e i sacrifici del Tempio. E gli infermi e a rendergli testimonianza fino al martirio
«la conseguenza da trarre è che davanti a un “sommo sa- (Mt 10,17-39).
cerdote” come Cristo, “santo, innocente, immacolato”, mediatore di un’ “alleanza migliore”, è impensabile tornare
IL SACERDOZIO DEI FEDELI
alle “ombre” dell’Antico Testamento»(6). Grazie a Cristo,
Per san Paolo tutta la vita cristiana è un atto sacerdoabbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del suo sangue: via nuova e vivente che egli ha inau- tale. Egli esorta i fedeli a offrire «i vostri corpi come un
gurato per noi. Abbiamo un sommo sacerdote, reso ta- sacrificio vivente, santo, gradito a Dio, come vostro culto spile da Dio Padre che gli disse: “Mio figlio sei tu, io oggi ti rituale» (Rm 12,1).
ho generato” (Eb 6,5). Gesù fu messo alla prova e «diventò per tutti quelli che gli prestano obbedienza, autoI MINISTRI DEL SACERDOZIO DI GESÙ
re di eterna salvezza, proclamato da Dio, sommo sacerNessun testo del Nuovo Testamento dà il nome di
dote secondo l’ordine di Melchisedek» (ivi, 9-10): «assiso
alla destra del trono della maestà nei cieli, ministro del san- “prete” a uno o l’altro dei responsabili della Chiesa, epputuario e del tabernacolo vero» (Eb 8,1-2). Il suo sacerdozio re il sacerdozio di Cristo è partecipato con “l’imposiziopone fine al sacerdozio antico e si radica nella sua per- ne delle mani” (1Tm 5,17-22) solo a ministri chiamati da
sona umano-divina: «assimilato in tutto ai fratelli, per di- Dio e stabiliti tali dagli apostoli (o dai loro successori).
Alcuni di questi ministri hanno il nome di
ventare pontefice mi-sericordioso e fedele nelle
“anziani” (presbyteros: da cui deriverà il nocose che riguardano Dio, per espiare i peccati
In
alto:
Francesco
Menzocme “presbitero” o “prete”) e il compito di
del popolo» (Eb 2,17-18).
«Egli è il prete unico ed eterno»(7). Va chi (1502-1584), Raccolta presiedere o dirigere le comunità (At
della manna, particolare
14,23). In occasione del “Concilio di Gerudunque ribadito che il sacerdozio cristiacon Mosè e Aronne nelle
no partecipa dell’unico sacerdozio di vesti e bende di sacerdote salemme”, si uniscono agli apostoli anche i
Cristo, a gloria di Dio Padre (cfr. Gv dell’antica Legge. Loreto, presbiteri della comunità locale (At 15,6),
che hanno Giacomo come capo(8). E gli apo17,1ss). Infatti, egli non “inventa” un sa- Palazzo Apostolico.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
stoli stabiliranno direttamente, o per mezzo di mandatari, «presbiteri, in ogni città» secondo regole precise, come
dice Paolo, «secondo le istruzioni da me ricevute» (Tt 1,5).
IL CELIBATO
San Paolo raccomanda: «Ognuno di loro sia irreprensibile, sia marito di una sola moglie, abbia figli credenti che
non siano accusati di vita dissoluta né siano insubordinati» (Tt 1,6). Come si vede, «la perfetta e perpetua continenza per il regno dei cieli, raccomandata da Cristo Signore
(cfr. Mt 19,12) (…) non è certamente richiesta dalla natura
stessa del sacerdozio, come risulta evidente se si pensa alla prassi della Chiesa primitiva (cfr. 1Tm 3,2-5 e Tt 1,6) e alla tradizione delle Chiese orientali, nelle quali, oltre a coloro che assieme a tutti i vescovi scelgono con l’aiuto della
grazia il celibato, vi sono anche degli eccellenti presbiteri
coniugati»(9). Ma «il celibato, comunque, ha per molte ragioni un rapporto di convenienza con il sacerdozio. Infatti la missione sacerdotale è tutta dedicata al servizio della nuova umanità che Cristo, vincitore della morte, suscita nel mondo con il suo Spirito (…) Ora, con la verginità o
il celibato osservato per il regno dei cieli, i presbiteri si
consacrano a Dio (…),
aderiscono più facilmente a lui con un cuore indiviso (cfr. 1Cor
7,32-34), si dedicano più
liberamente in lui e per
lui al servizio di Dio e
degli uomini…»(10).
Con l’enciclica “Sacerdotalis
caelibatus”
(24/06/1967), Paolo VI
mantenne la promessa
fatta ai padri conciliari
di esaminare le obiezioni sollevate nei confronti del celibato e, ponendo l’accento sui fondamenti cristologici e
facendo appello alla
storia e ai documenti
dei primi secoli, ne confermò pienamente il
valore(11).
L’IMPOSIZIONE
DELLE MANI
Questo gesto rituale
è legato alla consacra-
zione di una persona scelta per un ministero nella
Chiesa. Così Paolo raccomanda a Timoteo: «Non trascurare il dono (lett. il carisma)(12), che è in te e che ti è stato
conferito, mediante una parola profetica, con l’imposizione
delle mani da parte dei presbiteri» (1Tm 4,14). Il presbiterato, dunque, è frutto di un carisma particolare, del riconoscimento della sua autenticità, dell’adeguatezza
della persona alle regole stabilite e dell’ “imposizione
delle mani” da parte degli apostoli, che si può intendere
anche come «l’imposizione delle mani che introduce nel
gruppo dei presbiteri»(13).
LA MISSIONE DEI PRESBITERI
«I presbiteri sono stati presi fra gli uomini e costituiti
in favore degli uomini stessi nelle cose che si riferiscono a Dio, per offrire doni e sacrifici in remissione dei
peccati (cfr. Eb 5,1): vivono quindi in mezzo agli altri uomini come fratelli in mezzo ai fratelli»(14), tuttavia «in virtù
della sacra ordinazione e della missione che ricevono
dai vescovi, sono promossi al servizio di Cristo Maestro,
sacerdote e re; essi partecipano al suo ministero, per il
quale la Chiesa qui in terra è incessantemente edificata in
popolo di Dio, corpo di
Cristo e tempio dello
Spirito Santo»(15).
I presbiteri hanno il
compito di pascere il
gregge (1Pt 5,2), come
Cristo: «sorvegliandolo
non per costrizione ma volentieri, secondo Dio, non
per vergognoso interesse
ma con animo generoso,
non come padroni delle
persone a voi affidate, ma
facendovi modelli del
gregge» (ivi)(16). Il modello assoluto è Gesù Cristo, il quale, pur essendo Dio, «svuotò se stesso,
assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini (…) facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di
croce» … morte «riservata ai delinquenti (Eb
12,2). È lo scandalo della
croce, uno dei punti
fondamentali della predicazione di Paolo»(17)!
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
213
214
I presbiteri sono partecipi del sacerdozio di Gesù Cristo: sono gli «amministratori di Dio» (Tt 1,7), dei suoi misteri (1Cor 4,2), della sua grazia (1Pt 4,10).
«Questa è la prospettiva nella quale si svilupperà l’idea del sacerdozio cristiano, in tre gradi gerarchici (vescovi(18), preti, diaconi): identico nelle sue funzioni al ministero descritto nel Nuovo Testamento, esercitato in
virtù degli stessi poteri carismatici e derivato dal ministero degli Apostoli, in ciò che aveva di trasmettibile»(19),
e diventato uno stato di vita permanente. C’è una precisa
“successione”: Gesù ha chiamato “i Dodici”; li ha preparati al servizio della Parola; ha trasmesso loro alcuni
suoi poteri (Mt 10,8), come “rimettere i peccati” (Mt
18,18), e ha affidato loro l’Eucaristia nell’ultima cena
(Lc 22,19). Inoltre, «esercitando la funzione di Cristo capo e pastore per la parte di autorità che spetta loro, i
presbiteri, in nome del vescovo, riuniscono la famiglia
di Dio come fraternità viva e unita e la conducono al
Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo. Per questo ministero, così come per le altre funzioni, viene conferita al presbitero una potestà spirituale (…) ai fini
della edificazione»(20) della Chiesa. Sì, il sacerdote è
«dotato d’una funzione altissima e specialissima: “Voi
siete il sale della terra (…) la luce del mondo” (Mt 5,13)»(21).
Ai ministri, responsabili di prolungare l’azione di Gesù Cristo, san Paolo dona dei “titoli sacerdotali ” come:
«amministratori dei misteri di Dio»(22) (1Cor 4,1); «ministri
idonei di una Nuova Alleanza» (2Cor 3,5): non più dell’Antica, cioè «non della lettera, ma dello Spirito» (ivi, 6)(23). Pertanto, il sacerdozio ministeriale non sminuisce né il sacerdozio unico di Cristo, né il sacerdozio dei fedeli, ma
è al servizio dell’uno e dell’altro. È una mediazione subordinata, in Cristo, che estende al mondo intero, fino alla fine dei tempi (Mt 28,19), la sua mediazione universale. Ai presbiteri è affidata la sua Parola, il Battesimo,
l’Eucaristia, la Riconciliazione o perdono dei peccati,
l’Unzione degli infermi. Ma tutto ciò lo compiono come
“prolungamento” di quanto Cristo Capo ha istituito e continua ad attuare attraverso di loro, “con lo Spirito Santo”.
AZIONE DI GRAZIE
Il culmine dell’azione di grazie di Gesù - vittima e sacerdote – si ha nell’Eucaristia (dal greco eucharisteô)(24),
inseparabile, nel culto dei primi cristiani, da “lode”, “glorificazione”, “benedizione”. Si introduce nel Nuovo Testamento una parola nuova, presente ben 60 volte! Essa
manifesta «l’originalità e l’importanza dell’azione di
grazie cristiano che è risposta alla grazia (charis) donata
da Dio in Gesù Cristo (…) e la cui espressione compiuta
è l’Eucaristia sacramentale, l’azione di grazie del Signore, donata da lui alla sua Chiesa»(25). Essa racchiude e
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
riattualizza il sacrificio di Gesù che consacra la sua vita
al Padre, fino alla morte in croce, per santificare i suoi
(Gv 17,19). Egli glorifica il Padre (Gv 17,1) così, ma tutta
la sua vita ha reso gloria a Dio. Noi possiamo prolungare tutto questo nella nostra vita, unita alla sua, attingendo alla Eucaristia e offrendo tutto: “per Ipsum, cum Ipso et
in Ipso”. Come i primi cristiani, attirati dall’esempio del
Maestro e consapevoli del dono ricevuto, fecero dell’azione di grazie la trama stessa della loro vita nello Spirito Santo (At 28,15; Rm 7,25; 2Cor 1,11), così possiamo fare
anche noi, attraverso il Mediatore supremo per cui sempre «rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo» (cfr.
Rm 1,8). Nella Gerusalemme celeste, portata a compimento in noi l’opera messianica, i cieli risuoneranno della lode di gloria mentre saremo nella contemplazione perfetta di Dio e delle sue opere (cfr. Ap 4,9ss.; 11,16ss.). E
coloro che hanno vinto “la bestia” [= il demonio] canteranno: «Grandi e mirabili sono le tue opere, Signore Dio onnipotente, giuste e vere le tue vie, Re delle genti» (Ap 15,3).
Ma intanto, in questo tempo della Chiesa pellegrina,
tocca in modo eminente al presbitero testimoniare e
comunicare la presenza viva di Cristo Signore. Infatti,
nel legame intrinseco tra il Signore Gesù e il presbitero
«sta il fondamento e nello stesso tempo la forza per quella “vita secondo lo Spirito” e per quel “radicalismo evangeli-
Note
La Bibbia – Nuovissima versione dai testi originali – Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano), 2010, p. 65.
(2)
AA. VV., Vocabulaire
de Théologie Biblique (a
cura di Xavier LeonDufour), Ed. du Cerf,
Paris, 1966, col. 963.
(3)
Idem, o.c., col. 614.
(4)
Vedi anche: Mc 8,31;
9,31; 10,33-34.
(5)
AA.VV., Vocabulaire de
Théologie Biblique, o.c.,
col. 959.
(6)
La Bibbia – Nuovissima versione dai testi originali, o.c., p. 1270.
(7)
AA. VV., Vocabulaire
de Théologie Biblique, o.c.,
col. 966.
(8)
Questi stessi anziani,
con Giacomo, si raduneranno attorno a Paolo
nella sua ultima visita a
Gerusalemme (At 21,18).
(9)
Concilio Ecumenico
Vaticano II, Decreto
“Presbyterorum Ordinis”
(= P.O.) sul ministero e
la vita sacerdotale, dicembre 1965, n. 16.
(10)
Ibidem. Gli studiosi dicono che l’obbligo del celibato, o almeno della
continenza, è diventato
legge canonica fin dal IV
secolo. Il Sinodo di Elvira
(300–303?), al Canone 27
prescrive: «Un Vescovo,
come qualsiasi altro chierico, abbia con sé solo o
(1)
una sorella o una vergine
consacrata»; e al Canone
33: «Si è deciso complessivamente il seguente divieto ai Vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, come
a tutti i chierici che esercitano un ministero: si
astengano dalle loro mogli e non generino figli».
Il Concilio di Cartagine
(del 390) stabilisce: «Conviene che quelli che sono
al servizio dei divini misteri siano perfettamente
continenti (continentes esse in omnibus), affinché
ciò che hanno insegnato
gli apostoli e ha mantenuto l’antichità stessa, lo
osserviamo anche noi».
(10)
Anche il Sinodo dei
Vescovi del 1971, nel documento finale “Ultimis
temporibus”, confermò la
necessità di conservare
il celibato nella Chiesa
latina. Il Codice di Diritto Canonico (1983) fece
altrettanto e così pure il
Sinodo del 1990, dal
quale è scaturita l’esortazione apostolica “Pastores dabo vobis” del Servo di Dio papa Giovanni
Paolo II. Egli presenta il
celibato come un’esigenza del radicalismo evangelico e della configurazione del prete a Gesù
Cristo, attraverso il sacramento dell’Ordine. Il
Catechismo della Chiesa
Cattolica (1992) ribadisce la stessa dottrina.
co” al quale è chiamato ogni sacerdote»(26). Sì, nel rito dell’ordinazione, il vescovo ha esortato il presbitero dicendo: «Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai,
conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore».
Nelle “Lettere Pastorali” del corpus paolino, la
parola “carisma” è usata
soltanto in due testi riguardanti l’ordinazione
sacerdotale: 1Tm 4,14 e
2Tm 1,6.
(13)
La Bibbia - TOB, Nuova traduzione CEI, Ed.
Elledici, Leumann (TO),
2009, nota “t”, p. 2758.
(14)
Concilio Ecumenico
Vaticano II, P.O., n. 3.
(15)
Idem, P.O., n. 1.
(16)
Il tema del “modello” è
presentato più volte da
san Paolo e, riferendosi
a sé, chiede di essere
imitato perché lui stesso imita Cristo. I cristiani imiteranno Cristo (cfr.
1Cor 4,16; 11,1; Fil 3,17)
soprattutto soffrendo
con lui a motivo del
Vangelo… come i Tessalonicesi che hanno accolto la Parola «in mezzo a
grandi prove» (1Tess 1,6;
cfr. ivi 2,14).
(17)
La Bibbia – TOB, o.c.,
nota “s”, p. 2709. (Si vedano anche i testi paolini di 1Cor 1,18-25; 2,1-2;
Gal 6,14).
(18)
I vescovi (gr. “episcopos”), etimologicamente
“sorveglianti”, o “guardiani” (cfr. At 20,28), avevano una responsabilità, in
comune con i presbiteri,
nel pascere e sorvegliare la
Chiesa, soprattutto per
l’unità e l’annunzio del
Vangelo. Più tardi il termine indicherà «il re(12)
sponsabile di una Chiesa locale» (La Bibbia - TOB,
o.c., nota “e”, p. 2541).
(19)
AA.VV. Vocabulaire de
Théologie Biblique, o.c.,
col. 617.
(20)
Concilio Ecumenico
Vaticano II, P.O., n. 6.
(21)
PAOLO VI, Discorso ai
parroci di Roma, 17 Febbraio 1969.
(22)
I “misteri di Dio” sono
«quelle cose che occhio non
vide, né orecchio udì, né
mai entrarono in cuore di
uomo» ma che Dio ha
«preparate per coloro che lo
amano» (cfr. 1Cor 2,9). Lo
Spirito Santo, che solo
permette di comprendere anche le «profondità di
Dio» (ivi, 10) le ha rivelate a Paolo (e a chi ha ricevuto lo Spirito di Dio).
(23)
Alleanza vissuta, frutto autentico dell’incontro con Dio: grazia offerta ai cristiani, dalla quale
«veniamo trasformati in
quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione della Spirito
del Signore» (2Cor 3,18).
(24)
Cfr. M.E. PATRIZI, L’alfabeto della cultura cristiana, dalla A alla Z - “H” come Hostia, in: “Il Messaggio della S. Casa – Loreto”,
n. 8, 2010, p. 291.
(25)
AA.VV., Vocabulaire de
Théologie Biblique, o.c.,
col. 10.
(26)
GIOVANNI PAOLO II,
Esort. Ap. Pastores dabo
vobis, 25/03/1992, n. 72.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
215
STUDI E APPROFONDIMENTI
P. TARCISIO STRAMARE
OSJ
Nel pensiero di Giovanni Paolo II
San Giuseppe
e la nuova
evangelizzazione
T
216
ra le sfide del terzo millennio, la
crisi di identità è una delle principali. Come riconosciuto dagli
esperti, in un mondo dominato dal
mito dell’efficienza e dell’efficacia,
dalla globalizzazione e dalla massificazione, dal trionfo dell’individualismo e dalla crisi dei soggetti,
diventa sempre più difficile costruire la propria identità. Il Concilio l’ha
individuata, per la Chiesa, nel “religioso ascolto della Parola di Dio”;
Giovanni Paolo II ha chiaramente
interpretato questo “religioso ascolto” come “assoluta disponibilità a
servire fedelmente” l’economia della salvezza e ne ha indicato il modello evangelico in san Giuseppe,
che “fece come l’angelo del Signore
gli aveva ordinato”
(Redemptoris Custos, n. 1)
L’attualità di san Giuseppe,
“ministro della salvezza”
“È certo che la figura di Giuseppe acquista una rinnovata attualità per la
Chiesa del nostro tempo, in relazione al
nuovo millennio cristiano”. L’affermazione è di Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica Redemptoris
Custos, dove richiama la Christifideles laici nel contesto storico del decreto Quemadmodum Deus (1870),
con il quale Pio IX “metteva se stesso e tutti i fedeli sotto il potentissiIL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
Modesto Faustini, San Giuseppe, particolare del Ritorno dall’Egitto. Loreto,
Cappella di San Giuseppe o Spagnola (1890).
mo patrocinio del santo Patriarca
Giuseppe”. Giovanni Paolo II riteneva che la situazione della Chiesa e
della società non fosse meno grave
al presente che “in quei tristissimi
tempi”: «Questo patrocinio deve essere
invocato ed è necessario tuttora alla
Chiesa non soltanto contro gli insorgenti pericoli, ma anche e soprattutto a
conforto del suo rinnovato impegno di
evangelizzazione del mondo e di rievangelizzazione in quei paesi e nazioni dove la religione e la vita cristiana erano
un tempo quanto mai fiorenti e che ora
sono messi a dura prova» (n. 29). Il
“Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione”, istituito da Benedetto XVI il 21
settembre 2010, a vent’anni dalla
Redemptoris Custos, con il motuproprio Ubicumque et semper si pone
nella linea della continuità.
I mezzi di comunicazione sociale
di cui oggi disponiamo ci informano quotidianamente sulle gravi
“turbolenze” che scuotono ovunque
l’umanità e sulle sofferenze della
Chiesa, che ne impediscono o com-
promettono lo sviluppo, dimostrando che «ancora oggi abbiamo numerosi motivi per pregare san Giuseppe nello stesso modo: ‘Allontana da
noi, o padre amatissimo, questa peste di errori e di vizi..., assistitici
propizio dal cielo in questa lotta col
potere delle tenebre...; e come un
tempo scampasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così
ora difendi la santa Chiesa dalle
ostili insidie e da ogni avversità’.
Ancora oggi abbiamo perduranti motivi per raccomandare a san Giuseppe
ogni uomo» (n. 31).
La rinnovata “attualità” di san
Giuseppe si estende dall’intervento
di difesa verso l’esterno all’opera
interna di rinvigorimento. Essa è vista come “immunitaria” e “corroborante”, ossia diretta sia a preservare
l’organismo dalle malattie, sia a fortificarlo nel suo interno. Tutta l’esortazione apostolica Redemptoris custos è focalizzata, infatti, sull’economia della salvezza, della quale san
Giuseppe è stato, insieme con Maria, singolare “ministro”. Così lo ha
presentato la predicazione apostolica, testimoniata nei Vangeli là dove
essi descrivono “gli inizi della Redenzione”, ossia “i misteri della vita
nascosta di Gesù”, gli stessi “misteri” che la Chiesa “attua” nel ciclo
annuale della sua celebrazione liturgica. Di questi “misteri” Giuseppe è
stato ministro fedele “mediante l’esercizio della sua paternità: proprio in
tal modo egli coopera nella pienezza dei tempi al grande mistero della
Redenzione ed è veramente ‘ministro della salvezza’ “ (n. 8).
È questo il cardine della Redemptoris Custos. La qualifica di “ministro
della salvezza” è esplicita in san
Giovanni Crisostomo: “tutta l’economia della salvezza è nelle mani di
san Giuseppe”. “Giuseppe è colui
che Dio ha scelto per essere l’ordinatore della nascita del Signore, colui
che ha l’incarico di provvedere all’inserimento ‘ordinato’ del Figlio di
Dio nel mondo, nel rispetto delle disposizioni divine e delle leggi umane” (RC, n. 8). La relazione della paternità di san Giuseppe con il mistero della salvezza fa parte della verità
che “tutta” la vita di Cristo, ossia
tutta la presenza del Verbo nella carne, è “salvifica”, ossia è “mistero”.
Siamo così entrati nello specifico
della Redemptoris Custos, la quale,
pur sottolineando la dignità che deriva a san Giuseppe dai suoi sublimi
titoli, non si ferma tuttavia ad essi.
San Giuseppe, infatti, non è visto
per se stesso, ma come “custode del
Redentore”, ossia a servizio del mistero dell’Incarnazione, fondamento
della Redenzione. Essenziale è l’affermazione che “l’Incarnazione e la
Redenzione costituiscono un’unità
organica ed indissolubile” (RC, n. 6),
verità che fa da presupposto ai “misteri della vita nascosta di Cristo”,
dei quali Giuseppe è stato “ministro”. Che di san Giuseppe si voglia
evidenziare soprattutto il “ministero”, appare già nel titolo dell’esortazione apostolica, Redemptoris Custos;
esso, infatti, non intende mettere in
ombra la sua “paternità”, della quale anzi il documento difende espressamente l’autenticità, quanto piuttosto sottolinearne la funzione, che è
quella del “servizio”, come d’altronde deve essere per ogni paternità.
È già questo un chiaro ammonimento a quei genitori che oggi si arrogano il diritto di “spadroneggiare” sulla vita dei figli come se fossero il prodotto di una qualsiasi attività. La vita dell’uomo è nelle mani
di Dio, al quale il titolo di “Padre”
appartiene in assoluto (cf. Mt 23,9).
Di questa paternità divina san Giuseppe è stato colui che ha esperimentato in modo “singolare” la ministerialità della paternità umana:
escluso dalla “generazione” a motivo dell’origine divina del Figlio,
egli ha assunto, tuttavia, gli impegni più onerosi della paternità, ossia
l”’accoglienza” e l’’’educazione’’
della prole, elementi che rientrano,
insieme alla generazione, nella “natura” della paternità umana, come
insegna espressamente san Tommaso. Già Origene scriveva: «Benché
niente nella sua generazione, Giuseppe gli ha dedicato il servizio e
l’amore. È per questo suo fedele servizio, che la Scrittura gli ha concesso il nome di “padre”».
Giovanni Paolo II considera la
paternità di san Giuseppe appunto
come un servizio, del quale la debolezza dell’umanità di Gesù aveva
bisogno, soprattutto nel periodo
della sua vita nascosta. All’indifferenza dei contemporanei di Gesù,
che non lo tenevano in nessun conto
perché lo consideravano semplicemente “figlio” di Giuseppe e di Maria (cf. Mt 13,55; Gv 6,42), si contrappone con forza la fede della Chiesa
in Gesù, “il Redentore”, che si
estende da Maria, “mater Salvatoris”, a Giuseppe, invocato come
“pater Salvatoris”. “Custode del Redentore” e “ministro della salvezza”,
appunto. Ebbene, questo “profilo”
di san Giuseppe è lo stesso che deve
qualificare e definire la Chiesa, la
quale “terrà sempre dinanzi agli occhi il suo umile, maturo modo di
servire e di ‘partecipare’ all’economia della salvezza”.
Di fronte all’odierna diffusa crisi
di “identità”, che non ha risparmiato neppure la Chiesa, è proprio “il
riconsiderare la partecipazione dello sposo di Maria al riguardo, che
consentirà alla Chiesa di ritrovare
continuamente la propria identità
nell’ambito del disegno redentivo,
che ha il suo fondamento nel mistero dell’Incarnazione” (RC, n. l). Con
la preghiera liturgica, chiediamo a
Dio Padre che ci conceda “la stessa
fedeltà e purezza di cuore che animò san Giuseppe nel servire il Verbo Incarnato e di camminare, sull’esempio e per l’intercessione del santo, davanti a Dio nelle vie della santità e della giustizia”.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
217
SIMBOLOGIA MARIANA
FILIPPO DI CUFFA
La colonna di fumo
S
218
tavolta cominciamo da un semplice e lineare teorema logico-deduttivo.
Assioma n° 1: Maria di Nazaret è una donna di preghiera e le sue invocazioni salgono in cielo per raggiungere Dio.
Assioma n°2: il fumo dell’incenso, da millenni impiegato nei riti religiosi, è più leggero dell’aria e si libra delicatamente verso l’alto.
Deduzione logica conseguente: Maria di Nazaret è
come una colonna di fumo d’incenso, che si eleva verso
il cielo, sino a inebriare del suo profumo le narici di Dio.
Volute di fumo, dunque, che si innalzano da terra: è
questo uno dei simboli mariani meno conosciuti, ma,
probabilmente, è proprio quello che rispecchia di più le
virtù oranti della Madonna.
Secondo la tradizione cristiana, infatti, Maria, sin da
quando era fanciulla, distribuiva le proprie giornate tra
lo studio dei testi sacri e la preghiera a Dio Padre. Anzi,
la stessa iconografia dell’Annunciazione la vede spesso
protagonista di questo incontro angelico proprio mentre sta riflettendo sulle pagine aperte della Bibbia: una
lettura che molti ritengono indirizzata alle profezie
messianiche del libro di Isaia.
La Madonna, del resto, conserva e consolida queste
virtù di preghiera anche durante l’infanzia e la fanciullezza di Gesù: i Vangeli, più volte, la scorgono “meditare nel proprio grembo” su tutti gli accadimenti misteriosi che si svolgono accanto a lei. E questa meditazione,
per Maria, non consiste certo nella ricerca del “nirvana”, ma in un dialogo costante con Dio, un dialogo fecondo di risposte, ma, soprattutto, ricco di domande.
Non è un caso, allora, che la colonna di fumo rappresentata nella Cappella Tedesca del nostro santuario di
Loreto termini la sua ascesa verso l’alto con una sorta di
punto interrogativo: la preghiera, spesso, è una domanda di grazia, una richiesta di salvezza, una invocazione
rivolta al Signore affinché ci liberi dal male, da ogni genere di male. Ed è Maria, “avvocata nostra”, a rivolgere
per noi queste domande a Nostro Signore.
Del resto, per raggiungere le orecchie di Dio, l’invocazione dell’uomo deve salire leggera in cielo, liberarsi
dalle scorie appesantite della materialità, dai legami con
le angosce e le preoccupazioni, affrancarsi persino dalle
piccole ipocrisie e meschinità umane.
Cosa c’è, allora, di più leggero e inebriante dell’incenso, che sale verso il cielo nelle liturgie cristiane e che,
persino nel deserto, saliva lieve, tra fragranze di profumi, così come ne parla il Cantico dei Cantici (3,6)?
Maria colonna di preghiera, dunque. E non solamente colonna di fumo, a dire il vero.
Vi dice niente la “Virgen del Pilar”? Sì, proprio la Vergine più celebre di Spagna, quella apparsa a Saragoza
per sostenere la predicazione dell’apostolo Giacomo in
terra iberica, sceglie un pilastro, una colonna di marmo
per lasciare un segno visibile della propria apparizione
e della propria maestà. La tradizione indica persino la
data precisa di questa apparizione, anzi di questa bilocazione, essendo Maria ancora viva in quei frangenti: è
il 2 gennaio del 40.
Ludovico
Ebbene, da allora diverrà appunto la
Seitz, Virgula
Virgen del Pilar, la Vergine del Pilastro,
fumi (Colonla Vergine della Colonna.
na di fumo).
A quella colonna, stabile e profumaLoreto, volta
ta
al
tempo stesso, leghiamo tutti la nodella Cappelstra
preghiera e la nostra precarietà,
la Tedesca
certi di essere sostenuti e rinvigoriti.
(1892-1902).
IL “MESSAGGIO” INTERVISTA…
VITO PUNZI
UFFICIO STAMPA SANTUARIO DI LORETO
Mons. Mario Lusek
“Torna a vivere
l’antica Via Lauretana”
Q
uello che è avvenuto dal 25 aprile al
2 maggio lungo le strade che da Assisi portano a Loreto è stato un insieme di
gesti semplici, essenziali, come lo sono
tutti i pellegrinaggi, in particolare quelli
che si affrontano a piedi. Lo stesso numero contenuto dei partecipanti, cinque, dice di come l’evento sia stato pensato anzitutto nel suo valore simbolico: il recupero,
la valorizzazione e il ripristino dell’antica
“Via Lauretana”. Il progetto di recupero
vede tra i promotori l’Associazione Amici
del Centro Giovanni Paolo II e del Santuario Lauretano,
la collaborazione del Centro “Giovanni Paolo II - Ecco la
vostra casa” di Loreto, e gode del patrocinio della Conferenza Episcopale Marchigiana, dell’Associazione “Via
Lauretana”, dell’ANCI – MARCHE, della Fondazione
Cassa di Risparmio di Loreto e della Fondazione Cassa
di Risparmio di Macerata. Dal protocollo d’intesa sottoscritto lo scorso 10 dicembre alla presenza del card. Angelo Bagnasco, presidente della CEI, è stato creato un
gruppo di studio coordinato dal vicario della Delegazione Pontificia, fr. Stefano Vita, delegato da mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo di Loreto, cui partecipano tra gli
altri mons. Liberio Andreatta, come delegato della Conferenza Episcopale Laziale, e mons. Paolo Giulietti, vicario generale della diocesi di Perugia, come delegato della
Conferenza Episcopale Umbra. Al gruppo di studio partecipa anche don Mario Lusek, il direttore dell’Ufficio
Nazionale per la Pastorale del Turismo, Sport e Tempo libero della CEI. A lui abbiamo rivolto alcune domande.
Don Lusek, che cosa differenzia il progetto di recupero dell’antica Via Lauretana da altri tentati anche in un
recente passato?
Il processo di recupero e rilancio dell’antica via di
pellegrinaggio è emblematico sia nel metodo che nelle
finalità individuate. A differenza di analoghe iniziative
che faticano molto a mettere in rete forze, risorse e sensibilità diversificate, sulla Via Lauretana vediamo il
convergere delle tre Regioni e delle rispettive Conferen-
223
ze Episcopali (Marche, Umbria, Lazio), con la Delegazione Pontificia di Loreto e la Regione Marche quali capofila, su alcuni criteri base: l’identità religiosa della via
e la conseguente salvaguardia dei “luoghi sacri” (pievi,
eremi, conventi, edicole) che innervano il territorio.
Il pellegrino è testimone di una forte domanda religiosa, ma il camminare in direzione di una meta sacra
ha in sé anche un valore culturale e sociale: in che modo
è chiamato a rapportarsi con i luoghi che attraversa?
È propria del pellegrinaggio una dimensione ecologico-ambientale nell’ottica della custodia del creato, della
valorizzazione della sua bellezza, della riscoperta della
“minorità” (sobrietà, semplicità, essenzialità) e questa
dimensione accompagna sempre il pellegrino, così come il “moderno” viandante, anch’esso “cercatore” di
verità. Il convergere su questi criteri salvaguarda l’aspetto religioso e nello stesso tempo favorisce lo sviluppo e il benessere, in maniera qualitativa, dei territori che
vengono attraversati. Il pellegrinaggio diventa così una
sorta di impresa educante e dai forti risvolti sociali.
Qual è il valore di un pellegrinaggio che ha come destinazione la Santa Casa lauretana?
La meta da raggiungere, Loreto, la “Santa Casa”, oltre
a richiamare il “farsi uomo”, spinge il pellegrino, ma anche il turista, a percepire la strada, la via, il territorio come sua dimora, in cui non si sente straniero ma “ospite”,
“uno di casa” con cui condividere la comune ricerca.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA
P. GIUSEPPE SANTARELLI
Verso il Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona (3-11 settembre 2011)
La celebrazione della messa
nell’arte lauretana /5
N
el santuario di Loreto esistono tre dipinti raffiguranti la celebrazione dell’Eucaristia, tutti e tre ambientati nella Santa Casa: uno a Nazaret e due a Loreto.
Celebrazione della messa a Nazaret
alla presenza di san Luigi IX
224
Nel piano di ripristino generale delle cappelle absidali, attuato tra Ottocento e Novecento, quella più ampia del settore nord fu dedicata al Santissimo Sacramento e intitolata alla nazione francese. Fu decorata dal pittore parigino Charles Lameire negli anni 1896-1903.
Nella tela applicata a muro, che funge da pala d’altare, il Lameire ha raffigurato la celebrazione della messa
nella Santa Casa a Nazaret, davanti a Luigi IX, re di
Francia, che vi si recò pellegrino il 25 marzo 1251. Essa
un tempo aveva anche la
funzione di ricordare al
pellegrino che si trovava
davanti alla Cappella dove
veniva distribuita la comunione ai pellegrini.
Il pittore ha rappresentato il vescovo di Frascati
Odon, legato della Santa
Sede a Nazaret, in abiti liturgici che, durante la celebrazione della messa, distribuisce la comunione al
re di Francia, ritratto in primo piano, in ginocchio sui
gradini dell’altare della Casa di Maria. Sulla sinistra
ha raffigurato quattro croCharles Lameire, Celebrazione della messa a Nazaret alla
presenza di San Luigi IX. Loreto, Cappella Francese.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
ciati in preghiera e un monaco prostrato in adorazione,
e sulla destra altri crociati e due ecclesiastici, pure in atteggiamento orante.
Il santo aureolato veste un ampio manto con cappa
di ermellino tutto tempestato di gigli d’oro su fondo
celeste, simbolo della sua dignità regale e della sua dinastia. Sostiene nelle mani, protese in avanti, un ampio candido velo, che funge da “piattino” nella ricezione della comunione e vuol significare il grande rispetto del re verso l’Eucaristia. Il velo richiama i candidi lini degli angeli della volta che sostengono la Croce, con segreti raccordi di carattere teologico tra Croce
ed Eucaristia.
Il Lameire riproduce l’altare della Casa a Nazaret sul
modello di quello esistente al suo tempo nella Santa Casa di Loreto, ispirandosi in
parte a un’iconostasi disegnata dal Sacconi nel 1894.
Si nota in alto, a sinistra,
entro uno scudo, il mistico
agnello con aureola dorata
e con un vessillo crociato:
allude al sacrificio eucaristico, nel quale si rinnova
in modo incruento il sacrificio della Croce, dove Cristo, agnello che toglie i peccati del mondo, è stato immolato per la salvezza degli uomini.
Questo dipinto del Lameire si fa ammirare per
l’armonica composizione.
Al simbolismo di segno soggettivo, che per segreti raccordi allude a sublimi valori, fanno da supporto un disegno raffinato e un’aristocratica decorazione, che richiama l’arte degli arazzi.
San Serafino serve la
messa in Santa Casa
donna di Loreto con la dalmatica, mentre sul lato sinistro
spicca la parete della Santa
Casa con la rispettiva porta.
La raffigurazione è svolta
con correttezza formale, nella
quale all’intensità del volto
del santo, in raccolta preghiera, fa da contrappunto un’ambientazione sapientemente resa con pochi ma caratterizzanti elementi.
La terza cappella laterale
della navata sinistra della basilica è dedicata a san Francesco d’Assisi e, dal 1937, è intitolata ai santi e beati cappuccini delle Marche. La raffigurazione pittorica a monocromo
grigio fu commissionata in
quello stesso anno dal p. Bonaventura da Elcito, direttore
della Congregazione UniverSanta Teresa
sale, al pittore anconetano
di Lisieux riceve
Giuseppe Cherubini (1867la comunione
1960), discepolo di Francesco
in Santa Casa
Podesti e poi attivo a Venezia.
Nel piano della decorazioVi è rappresentato, tra gli
ne delle cappelle laterali, la sealtri, san Serafino da Montesta della navata sinistra, dedigranaro (1540-1604). Il comcata all’Ultima Cena, fu scelta
mittente ha voluto mettere in
nel 1933 dal p. Bonaventura
risalto la sua grande devozioda Elcito per la raffigurazione
ne verso la Santa Casa, alla
di scene legate alla vita di sanquale il santo si portò più volta Teresa di Lisieux, di cui egli
te come pellegrino, e la sua arera devotissimo. L’esecuzione
dente devozione eucaristica,
pittorica fu affidata a Cesare
che si esprimeva nella prolunPeruzzi (1894-1995), che nel
gata adorazione davanti al tabernacolo, nella frequente co- Giuseppe Cherubini, San Serafino serve la messa in 1932 aveva decorato la Capmunione, al di là degli usi del Santa Casa, Cappella di San Francesco o dei Santi pella degli Indiani.
L’artista, in pannelli lignei
tempo, e nel desiderio di ser- Cappuccini.
applicati a muro, nell’intravire più messe possibile.
In particolar modo, san Serafino amava ripetere che dosso dell’arco sinistro della cappella, tra i vari episodi,
avrebbe avuto a caro dimorare a Loreto per avere occa- ha raffigurato anche la Comunione di Teresa in Santa Casa,
sione di servire un gran numero di messe, che a quel durante una celebrazione eucaristica. Il Peruzzi ha raffitempo venivano celebrate quasi in continuazione per gurato la fanciulla aureolata, con ampio velo bianco che
tutta la mattinata, non essendo allora consentita la con- le scende lungo il corpo e con veste azzurra, nell’atto di
ricevere l’ostia santa da un sacerdote, tenendo nelle macelebrazione.
Questo particolare ha suggerito la scena raffigurata ni il rituale “piattino”. In primo piano si vede, ripreso
dal Cherubini nella Cappella dei Cappuccini. Il pittore da tergo, un chierichetto con veste nera e cotta bianca.
ha rappresentato il santo di Montegranaro dentro la San- Sullo sfondo si scorge il muro nord della Santa Casa.
Il pittore non fa altro che rievocare figurativamente il
ta Casa, in ginocchio sul gradino dell’altare, mentre serve la messa a un confratello sacerdote, che nelle sem- momento culminante del toccante racconto di Teresa, la
bianze richiama il volto e la sagoma del committente p. quale con il genitore, la sorella Celina e un folto gruppo
Bonaventura. San Serafino stringe tra le mani la corona e di francesi, pellegrinò a Loreto il 12 novembre 1887. Il
il crocifisso, sul quale fissa lo sguardo contemplativo. giorno dopo, attraverso un piccolo stratagemma, riuscì a
Sono i suoi tradizionali simboli iconografici che lo indi- ricevere l’Eucaristia in Santa Casa insieme a Celina. Ecco
viduano immediatamente. Accanto alle sue ginocchia si che cosa scrive su Loreto la santa, nella sua Storia di un’ascorge un giglio, alludente alla sua castità, mentre sulla nima, a riguardo della sua comunione in Santa Casa:
«Ma la nostra più grande consolazione fu quella di ripredella stanno un campanello e un piccolo libro aperto.
Sul fondo, sopra l’altare, si intravede la statua della Ma- cevere lo stesso Gesù nella sua casa e d’esserne tempio
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
225
226
vivo nel luogo stesso che aveva
onorato della sua presenza.
Secondo una tradizione
italiana, in tutte le chiese il
santo ciborio si conserva
solo su un altare, e solo là
è possibile ricevere la comunione. Questo altare
era nella stessa basilica
dove si trova la Santa Casa rinchiusa come un diamante prezioso in uno
scrigno di marmo bianco.
Noi volevamo fare la comunione nel diamante
stesso e non nello scrigno.
Papà, con la sua abituale
dolcezza, fece come tutti
gli altri, ma Celina e io andammo a trovare un sacerdote che ci accompagnava dappertutto e che, proprio in quel
momento, era in procinto di celebrare la messa nella Santa Casa, per privi-
Una pubblicazione
sui bronzi lauretani
el pomeriggio del 31 marzo, presso la Sala del Tinello «Pasquale
Macchi», è stato presentato il volume
dal titolo: Fusioni Divine. Bronzi lauretani del Cinquecento, promosso congiuntamente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto, Fondazione Opere
Laiche Lauretane e Casa Hermes, Cassa
di Risparmio Spa di Loreto e Banca Mediolanum Spa. Ha moderato l’incontro
Giuseppe Casali, amministratore della
Tecnostampa e presidente della Confindustria della Provincia di Ancona. I
testi del volume sono stati redatti dagli
storici dell’arte Massimo Papetti e Stefano Papetti, mentre le foto sono state
eseguite da Giovanni Ricci Novaro.
Dopo il saluto dell’arcivescovo Giovanni Tonucci e del sindaco Paolo Niccoletti e gli interventi di rito di Ancilla
Tombolini, presidente della Fondazione Carilo, di Rino Cappellacci, presi-
N
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
dente delle Opere Laiche, di Mario Volpini, presidente della Carilo Spa, e di
Giovanni Pirovano, direttore generale
della Banca Mediolanum, il prof. Stefano Papetti ha illustrato il contenuto
del libro. Egli ha fatto notare che i testi
commentano, a mo’ di ampie didascalie, le foto magistralmente scattate dal
Ricci Novaro e quindi non intendono
apportare nuove certezze filologiche
in materia, ciò che potrà essere fatto
da una ricerca di padre Floriano Grimaldi, che sta studiando l’argomento
sulla base di documenti d’archivio. Il
relatore ha messo in evidenza come a
Loreto gli scultori dei bronzi abbiano
dato il meglio di se stessi per due ragioni: perché venivano pagati bene e
sempre e perché venivano sorvegliati
attentamente dai committenti. Si può
aggiungere: anche perché le loro opere erano destinate alla visione di innumerevoli e talora qualificati visitatori,
provenienti da tutta Europa.
Dopo l’incontro nella Sala del Tinello, il numeroso pubblico si è portato
Cesare Peruzzi, Santa Teresa di Lisieux riceve la comunione in Santa Casa. Loreto, Cappella dell’Ultima Cena di Santa Teresa del Bambin Gesù.
legio speciale. Chiese due
piccole ostie e le pose sulla
patena accanto all’ostia
grande... Quale rapimento
non fu il nostro nel fare
tutte e due la santa comunione in quella casa benedetta... Le parole non sono
capaci di esprimere questa
gioia tutta celestiale».
La rappresentazione
pittorica è garbata e delicata, secondo le connotazioni proprie dell’arte del
Peruzzi.
nelle cosiddette Cantine del Bramante
- locali sotterranei del Palazzo Apostolico - dove è stata inaugurata una mostra con le foto dei bronzi, pubblicate in
gran parte nel volume e riprodotte in
gigantografie. L’autore delle foto le ha
illustrate ai presenti. La mostra, aperta
fino al 15 maggio, ha riscosso interesse
soprattutto presso un pubblico particolarmente preparato. (Foto Montesi)
LORETO NEL MONDO
P
UNA SPLENDIDA STATUA
LAURETANA DEL SEICENTO
A VOLTERRA
oco nota, anche agli studiosi più attenti sul
culto mariano-lauretano nel mondo cattolico,
è una statua lignea dipinta, raffigurante la Madonna di Loreto con il Bambino in braccio, custodita nella chiesa di Santa Dorotea a Volterra, annessa al seminario vescovile.
La Vergine reca sul capo il triregno, il quale fa
riferimento alla corona donata dai recanatesi alla Madonna di Loreto nel 1498,
sostituita poi, nel 1643, da quella donata da Luigi XIII, re di Francia. Ne consegue
che il simulacro fu eseguito probabilmente intorno alla metà del secolo XVII. Il
Bambino ha perso la corona. Le vesti del Bambino e della Madonna recano i colori dell’antica e distrutta statua venerata in Santa Casa: veste gialla e manto azzurro. Lo stile però si ricollega a quello della statua rinascimentale, scolpita in
bronzo da Girolamo Lombardo nel 1583, posta sulla
facciata della basilica di Loreto, che ha costituito il
modello per alcuni simulacri lauretani dei secoli XVIXVIII (foto a sinistra).
Sempre a Volterra, in un’edicola collocata un tempo
presso il seminario, ex monastero olivetano, si trovava
un’immagine della Vergine Lauretana dipinta a muro,
la quale attualmente è custodita nella chiesa di
Sant’Antonio. Raffigura la Vergine con dalmatica che
regge il Bambino, con due angioletti sul davanti. La
sua conservazione è assai precaria (foto a destra).
L
scolpito una Traslazione della Santa Casa nella cripta
UNA «TRASLAZIONE»
del santuario lauretano di Ripatransone (AP), annesso alla
DI SERGIO TAPIA RADIC cattedrale con il titolo popolare di «Madonna di San Giovanni». Si tratta di una formella in terracotta policroma, facente parte di una serie del genere.
A RIPATRANSONE
o scultore cileno Sergio Tapia Radic, attivo in Italia, ha
L’artista, pur ispirandosi all’iconografia tradizionale della Casa in volo, l’ha interpretata però in maniera originale e incisiva. Su una spessa coltre di nubi ha raffigurato la Casa e la Madonna con il Bambino in piedi, a lato, ambedue trasportate da un angelo,
orizzontalmente disposto. Sulla destra ha rappresentato due donne, a mezza figura,
che volgono lo sguardo in alto. Nella sezione superiore ha scolpito un altro angelo, nella stessa posizione orizzontale, ma in senso inverso, il quale reca un cesto pieno di pani, mentre un altro angelo, più piccolo, pure in volo, mostra un cesto pieno di uve: gli
uni e le altre sono simboli eucaristici. Sotto, sempre tra nubi, occhieggiano sette teste di
serafini, disposti su due piani. Le figure - di una plastica evidenza, definite con tocco
nobile e raffinato - sono orientate con i volti a sinistra, verso un’invisibile meta.
Il contenuto dinamismo, coniugato sapientemente con le composte forme della
Vergine col Bambino e delle due donne a lato, e scosso dalla fuga angelica della sezione superiore, crea un clima di contemplazione e di fiaba.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
227
EVENTI SPECIALI
MO P. GIULIANO VIABILE
DIRETTORE DELLA
CAPPELLA “SANTA CASA”
51a Rassegna Internazionale
di Musica Sacra
“Virgo Lauretana”
P
228
asso dopo passo si è giunti alla
51a edizione della Rassegna Internazionale di Musica Sacra “Virgo Lauretana”. Più che un passo,
possiamo tranquillamente dire che
quest’anno la Rassegna ha fatto un
salto: un salto di qualità. Dodici cori, provenienti da tutto il mondo,
hanno dato vita a quattro indimenticabili giornate di canto sacro. Dodici nazioni (Italia, Slovacchia, Russia, Bielorussia, Bulgaria, Lituania,
Germania, Repubblica Ceca, Filippine, Taiwan, Polonia e Serbia) ci
hanno fatto ascoltare pagine di alta
polifonia che spaziavano dal Rinascimento ai nostri giorni. Tra tante
note, una ne è emersa in modo particolare: la qualità. La commissione
artistica, riunitasi a Roma il giorno
11 novembre 2010, si è trovata ad
affrontare un insolito problema:
dover dire di no a molti cori che
meritavano di calcare il palco lauretano. Possiamo paragonare le varie
edizioni di Rassegne Internazionali
di Musica Sacra alla raccolta del viDall’alto:
Il coro della Fondazione “Domenico
Bartolucci” (Roma). Nella foto, il cardinale a colloquio con don Lamberto Pigini, presidente del Consiglio di Amministrazione della Rassegna.
La Cappella della Santa Casa di Loreto,
con il direttore m° p. Giuliano Viabile.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
no; c’è l’annata buona e quella meno buona. Quest’anno l’annata è
stata eccellente.
Certamente la Rassegna sta riprendendo vita. Le richieste di partecipazione aumentano, un maggior
numero di direttori di coro sono presenti alla rassegna, la qualità sale,
una “Giurì d’Ascolto” ha attentamente analizzato i vari cori. Tutto ciò
ha contribuito a rendere la Rassegna
del 2011 una rassegna da ricordare.
mente sconosciuti. Ricordo vecchie edizioni in
cui il repertorio
era formato quasi
esclusivamente
da musiche latino-mediterranee. I vari Palestrina,
Victoria, Lasso, Hassler ecc. vengono sempre più lasciati impietosamente negli archivi. Certamente oggi la Rassegna ha assunto un respiro
più globale. Sonorità nuove, tecniche nuove, forme musicali nuove
che creano un fascino unico ed interessante.
I cori, quasi tut«Cantores Trevirenses» di
ti di ottima vocaTrier (Germalità, hanno verania), diretto da
mente impressioMatthias Balzer.
nato. Ripenso alla
giovane formazione corale “Prague Philarmonic
Children’s Choir”, di perfetta intonazione e gradevole emissione vocale, frutto di un’ottima impostazione
vocale. Ripenso al coro “Blagovest”
di Minsk, di notevole spessore artistico. Voci duttili capaci di passare da un
pianissiEnsemble Vocale «Blagovest»
di Minsk (Bielorussia), diretto da Serguey
Agranovich.
La Rassegna
Come da tradizione, la Rassegna
si è aperta con il concerto “Saluto a
Maria”, in cui tutti i cori hanno elevato a Maria un canto di saluto. Sua
Ecc. mons. Giovanni Tonucci ha raccolto i partecipanti in preghiera, salutandoli e benedicendoli. Sono seguiti tre giorni intensi tra prove e
concerti: visita alla Santa Casa, concerto del mattino al teatro comunale,
prove a mezzogiorno, concerto del
pomeriggio e alla sera concerti di gala in basilica. Uno schema consolidato e vincente, che impegna i coristi e
nello stesso tempo colora e riempie
di suoni la città mariana.
Vista la qualità dei cori, è
stato piacevole partecipare ai vari concerti programmati e ascoltare brani polifonici di ogni genere e periodo storico. Chi
l’ha fatta da padrone è stata certamente la polifonia moderna. In questi
ultimi anni, vista la
massiccia partecipazione dei cori dell’Est, siamo stati
abituati ad ascoltare autori a
noi total-
Il cardinale maestro Domenico Bartolucci insieme all’arcivescovo Giovanni Tonucci.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
229
Dall’alto:
Girl’ s Choir «Versme» di Vilnius (Lituania), diretto da Alina Velentinaviciene.
Coro Youth Choir «Echo» di Bratislava
(Slovacchia), diretto da Ondrej Šaray.
Coro «Abrasevich» di Belgrado (Serbia), diretto da Zorana Zderic.
«Taiwan National Choir» di Taipei City
(Taiwan), diretto da Agnes Grossman.
230
mo ad un fortissimo con ottima vocalità e fusione armonica. Ogni esecuzione è risultata eccellente. È proprio il caso di dire “pochi ma buoni”.
Non possiamo dimenticare il coro
“Taiwan National Choir” di Taipei
City, di notevole capacità interpretativa, con ottime doti vocali. Nella
mia ormai lunga esperienza corale
non mi era mai capitato di ascoltare
vocalizzi portati fino al Re 5.
Quanto abbiamo finora detto non
deve per nulla sminuire il valore degli altri cori, che hanno mostrato ottimi impasti vocali, capacità espressive ed ampio repertorio. Non essendo un concorso, alla Rassegna
ogni coro viene per dare e per ricevere; offre all’altro il frutto di ore di
prove e riceve in cambio la stessa
moneta che arricchisce e affratella.
Volti sorridenti che nel lungo applauso si sentono appagati del duro
lavoro. Voci, concerti e culture diverse che si intrecciano in un grande abbraccio di musica e fede.
Tra tante note vorrei ricordare un
fatto che mi ha commosso. Vivendo
per quattro giorni a stretto contatto
con i cantori, ogni anno mi rendo involontario testimone di fatti nascosti al pubblico. Terminato il canto in
Santa Casa, che ogni coro esegue alla mattina alle ore 8.30, ho visto una
corista uscire in lacrime. Altre volte,
durante il canto, ho notato volti
commossi e fissi sull’immagine della Vergine. Certamente, durante
questo momento così personale, i
cantori sentono tutto il fascino che
quella Casa emana.
La Rassegna ha offerto altri mo-
«Manila Chamber Singers» di Quezon
City (Filippine), diretto da William
Lloyd Cordero.
ro, formato da professionisti, ha saputo magistralmente interpretare
quelle pagine che tanto hanno fatto
parlare di sé. Musiche nate per la liturgia e che noi oggi, purtroppo,
ascoltiamo solo nei concerti.
La sera di venerdì abbiamo goduto
della presenza a Loreto di un coro
straordinario. Sette giovani artisti di
menti aggreganti.
Corale «Cantori
Materani» di
La messa concluMatera
(Italia),
siva, celebrata dal
diretta da Alesnostro arcivescosandra Barbaro.
vo mons. Giovanni Tonucci, ha riunito tutti i cantori nel canto collettivo
della “Missa Brevis” del m° Domenico Bartolucci. Toccante esecuzione,
ricca di fascino ed emotività per la
grandezza delle armonie provenienti dagli oltre 400 cantori partecipanti
alla Rassegna. Sotto la direzione del
m° p. Giuliano Viabile, la potenza
dell’organo, suonato dal m° Mauro
Buscarini, e delle numerosi voci hanno riempito la basilica di vibranti armonie. Altro momento aggregante è
stato certamente il “Corinfesta” di
sabato mattina. Nell’ampia e soleggiata Piazza della Madonna, i cori si
sono ritrovati a fare festa. Attorno alle tavole imbandite di prodotti dei
vari paesi, i cantori hanno danzato e
cantato, fraternizzando e scaricando
quella tensione accumulata nei concerti dei giorni precedenti.
I concerti straordinari
Come negli anni precedenti, le serate di giovedì e venerdì sono state
riservate a due concerti straordinari.
In preparazione al Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona, l’ente
organizzatore ha invitato il neo eletto cardinale m° Domenico Bartolucci a tenere un concerto straordinario.
231
Il coro della Fondazione “Domenico
Bartolucci” ha eseguito musiche del
maestro e la grande “Missa Papae
Marcelli”. Il cardinale Bartolucci, direttore perpetuo del Cappella Sistina, eletto cardinale da Benedetto
XVI durante il concistoro dello scorso 20 novembre, nonostante i suoi 94
anni di età ha diretto a memoria il
“Credo” della suddetta messa. Il co-
Minsk hanno incantato il numeroso
pubblico con brani della liturgia ortodossa, dal XV al XX secolo e, nella seconda parte, con brani tratti dai canzonieri popolari
«Warszawski
ucraini russi e
Chor Miedzyucbielorussi. Abbiazelniany» di
mo ascoltato cose
Varsavia (Poloche fanno la diffenia), diretto da
renza per estenElzbieta Siczek.
sione di voce, potenza e raffinatezza.
Conclusione
232
Vorrei a questo punto rassicurare il
nostro arcivescovo su quanto aveva
in precedenza scritto nella presentazione del libretto della Rassegna. La
meta, come molti cori sanno, è certamente prestigiosa e visti i risultati di
questa 51a edizione “il desiderio di andare avanti e di confermare quanto è stato
fatto fino ad ora” è ancor più forte.
Inoltre si è fatto meglio del passato e
questo noi oggi lo possiamo dire non
a bassa voce ma ad alta voce, perché
questa prospettiva è diventata realtà.
Loreto sta tornando ad essere
palco ambito della coralità internazionale, dove i migliori cori possono confrontarsi per crescere o consolidare il lavoro fatto. Anche la
Rassegna Organistica è una bella
realtà consolidata da vari anni e da
illustri maestri, con la sola differenza che mentre la Rassegna Organistica porta “Loreto nel mondo”, la
Rassegna Internazionale di Musica
Sacra porta “il mondo a Loreto”.
(Servizio fotografico di F. Montesi)
Dall’alto:
Coro Misto «Dobri Chintulov» di Sliven
(Bulgaria), diretto da Metodi Grigorov.
«Prague Philarmonic Children’s Choir»
di Praga (Repubblica Ceka), diretto da
Jiri Chivala.
Coro «Vozrozhdeniye» di Mosca (Russia), diretto da Marina Kuznetsova.
Sottoscrizione
per i restauri degli
affreschi della Sala
del Pomarancio
Continuano a pervenire i contributi per
i restauri degli affreschi nella Sala del
Tesoro, eseguiti dal Pomarancio nel
1605-1610,degli stucchi e degli armadi.
Marchi Deanna (S. Giovanni in P.) ....€ 10,00
offerente anonimo ........................................€ 20,00
G. M. (Gravina di Puglia) ........................€ 500,00
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Leonardi A. Maria (Roma) ........................€ 30,00
coniugi Barchiesi Michele e Claudia ....€ 30,00
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
VITA DEL SANTUARIO
Meditazioni musicali a Loreto e a Firenze
N
ella basilica di Loreto, il 7 aprile,
ha avuto luogo il concerto inaugurale di «Armonie dello spirito Meditazioni musicali per le basiliche», un progetto di interesse nazionale, dedicato alla musica sacra e liturgica nei luoghi della spiritualità.
L’iniziativa gode il patrocinio della
Pontificia Commissione per i Beni
Culturali della Chiesa e del Progetto
culturale della CEI. A Loreto è stata
accolta dalla Delegazione Pontificia e
dal rispettivo Centro Studi Lauretani.
Il progetto, ideato e diretto da Claudio Orazi, ha avuto la sua inaugurazione a Loreto con un concerto che ha
visto l’esecuzione di musiche di Mozart (Adagio e Fuga KV 546) e di Boccherini (Stabat Mater). Si sono esibiti il soprano Gemma Bartagnolli, l’Ensemble Aurora (con strumenti d’epoca), Enrico Gatti e Rossella Croce (violino), Sebastiano Airoldi e Gaetano Nasillo (violoncello). Una meditazione dell’arcivescovo Giovanni Tonucci, all’inizio del concerto, ha introdotto il pubblico a meglio intendere e gustare le opere eseguite.
Il concerto è stato replicato il 9 aprile successivo nella basilica di San Lorenzo a Firenze, dove la meditazione è
stata dettata dall’arcivescovo Giuseppe Betori. (Foto Montesi)
Pellegrinaggio
degli aspiranti
diaconi romani
D
al 1° al 3 aprile si è svolto il 13°
pellegrinaggio degli aspiranti al
diaconato della diocesi di Roma. Accompagnati dal delegato diocesano
mons. Nicola Filippi e da alcuni diaconi formatori, sono giunti venerdì
sera e hanno aperto il pellegrinaggio
con il canto delle Litanie Lauretane,
partendo da Porta Romana, e con la
recita del santo rosario in basilica, alla quale è seguita una preghiera silenziosa in Santa Casa. Nei giorni di
sabato e domenica il gruppo ha vissuto momenti di preghiera, alternati
a catechesi e a condivisione.
Il dott. Francesco Mattiocco, diacono permanente, zelatore della Santa
Casa, uno degli organizzatori del pellegrinaggio, ha rivolto a mons. Filippi
la seguente domanda: «Dopo 13 anni,
perché il pellegrinaggio a Loreto è
una tappa importante nella formazione degli aspiranti al diaconato di
Roma?». Mons. Filippi ha dato la seguente risposta: «Veniamo a Loreto
per guardare a Maria, per imparare
che essere diaconi significa essere discepoli e, dunque, essere uomini di
fede che ascoltano la Parola di Dio e,
con cuore docile, vi obbediscono per
donare al mondo - come ricorda spesso il Santo Padre - la gioia di Dio».
(Foto Montesi)
233
VITA DEL SANTUARIO
Giornata dell’Ordine
Francescano Secolare
Giornata Nazionale
dell’Unitalsi
I
N
n preparazione alla Pasqua, il 10 aprile, presso il Centro di Montorso, si è svolta una Giornata di spiritualità riservata ai francescani secolari, che vi si sono recati in gran numero. Nel pomeriggio essi si sono portati
in basilica, dove hanno partecipato alla solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dall’arcivescovo Giovanni Tonucci. (Foto Montesi)
234
Fidanzati a Loreto
l 3 aprile, in una domenica molto affollata, con
gruppi ecclesiali di ogni provenienza, si sono distinti i fidanzati delle diocesi di San Benedetto del
Tronto, guidati dal vescovo mons. Gervasio Gestori,
di Ascoli Piceno, guidati dal vescovo Silvano Montevecchi, e di Pesaro, guidati dal vescovo Piero Coccia.
A questi ultimi ha tenuto una meditazione padre Alberto D’Antonio, parroco emerito della parrocchia
dei cappuccini a Pesaro. A Loreto i fidanzati trovano
un modello unico di santi fidanzati: Maria e Giuseppe, vissuti nella Casa di Nazaret. (Foto Montesi)
I
ei giorni 2-3 aprile è stata celebrata la decima
Giornata Nazionale Unitalsi, che ha avuto come
motto: «Per te un piccolo gesto, per loro un grande dono». La sezione marchigiana, tramite il neo presidente
Giuseppe Pierantozzi, ha consegnato all’arcivescovo
Giovanni Tonucci e al rettore padre Giuliano Viabile la
simbolica pianta dell’ulivo. Nella foto il presidente Pierantozzi con l’arcivescovo Tonucci.
VITA DEL SANTUARIO
235
Il vescovo anglicano Alan Smith in visita al santuario di Loreto
11 aprile Alan Smith, vescovo anglicano di St. Albans (Inghilterra), è stato ospite del Centro di Pastorale
Giovanile «Giovanni Paolo II» di Montorso e ha avuto occasione di trascorrere lungo tempo nel santuario.
Accompagnato da una guida di lingua inglese, ha potuto conoscere in profondità la storia della Santa Casa e
ammirare le opere d’arte della basilica e il suo camminamento di ronda. Nel tardo pomeriggio ha partecipato ai
vespri solenni nel coro della Cappella Tedesca con tutta
la fraternità dei cappuccini al servizio del santuario e alcuni operatori di Montorso. I vespri sono stati presieduti
dall’arcivescovo Giovanni Tonucci. (Foto Montesi)
L’
I
Visita a Loreto
dell’ambasciatore
francese presso
la Santa Sede
l 5 aprile,
l’ambasciatore di Francia
presso la Santa Sede, Stanislas de Laboulaye, ha fatto
visita al santuario di Loreto, accompagnato dalla sua signora. Padre
Marc Flicy, cappellano francese a Loreto, ha guidato l’illustre
ospite alla visita della Santa Casa e della basilica. (Foto Montesi)
NOTIZIE FLASH
Inaugurata la Sede dei Volontari
con annesso Ufficio Informazioni
236
Il 7 aprile ha avuto luogo l’inaugurazione di una Sede dei Volontari che operano nel santuario, soprattutto
nei giorni festivi. La Sede si trova in un locale sito nel
loggiato inferiore, al n° 97. L’avv. Claudio Quattrini,
segretario generale della Delegazione Pontificia, prima
del rito ha letto l’atto costitutivo dell’Ufficio Informazioni, il quale risulta come unità operativa della Congregazione Universale della Santa Casa che, in forza
dello statuto e del regolamento della stessa Delegazione, ha il compito istituzionale di fornire informazioni
sia orali e sia epistolari ai pellegrini, anche tramite email, nelle varie lingue. L’arcivescovo Giovanni Tonucci ha proceduto alla benedizione del locale, rinnovato e arredato, ringraziando poi il rettore per essersi
adoperato a riguardo e tutti i volontari che si sono offerti per il servizio del santuario. Ha quindi preso la
parola il rettore, che ha rinnovato il grazie ai volontari,
giunti ormai al numero di circa ottanta. L’Ufficio Informazioni, quale supporto della Congregazione Universale, dipende dalla stessa. L’auspicio generale è stato
quello di poter offrire ai pellegrini un’accoglienza
sempre più capillare ed efficace. Sono intervenuti alla
cerimonia il sindaco Paolo Niccoletti, alcuni consiglieri e assessori comunali, autorità civili e militari e numerosi volontari.
Una ciclista protetta dalla Vergine Lauretana
Alcuni quotidiani hanno dato risalto alle vicende di
una brava ciclista, Marina Romoli di Potenza Picena, la
quale, dopo essere stata investita da un’auto il 9 giugno
Il cardinale Elio Sgreccia
in Santa Casa
l neo cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito
della Pontificia Accademia per la Vita, il 18 aprile
ha celebrato la messa in Santa Casa, alla quale da
tempo si reca in devoto pellegrinaggio, essendo originario di Nidastore d’Arcevia (AN). Il cardinale è
considerato uno dei massimi esperti in materia di
bioetica. (Foto Montesi)
I
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
2009, è restata in coma per sei mesi e poi, svegliatasi, è
finita in carrozzella. La ragazza si è affidata alla potente
intercessione della Madonna di Loreto, la cui immagine
dorata brilla nella sua stanza. E così è iniziato un recupero straordinario. La mamma ha confidato al giornalista Giovanni Fermani, nostro collaboratore: «Un alzati e
cammina che nessuno forse si aspettava, certezza di un
qualcosa di miracoloso che ha guarito un polmone
perforato che i medici avevano giudicato ormai irrecuperabile. Marina, con tenacia e con esercizi massacranti,
è riuscita a superare anche questo grave handicap e ora
respira senza nessun aiuto». La speranza che Marina
torni alla vita normale ora è tanta. Conclude la mamma:
«La fiducia nella Madonna di Loreto l’ha aiutata a credere nella potenza di Dio e ad avere speranza per pedalare di nuovo e non cadere più».
Tappa a Loreto del Giro Handbike
Cento atleti diversamente abili, paraolimpici, in sella
alle «tre ruote», agili e rapide, il 9 e 10 aprile hanno animato il santuario e gli spazi contigui, in occasione di
una tappa del secondo Giro d’Italia Handbike. Il 10
aprile, dopo la benedizione dell’arcivescovo Giovanni
Tonucci in Piazza della Madonna, i partecipanti si sono
trasferiti a passo d’uomo a Villa Musone, dove si è svolta la tappa del Giro.
Riaperta la cattedrale di Recanati
Il 10 aprile, con una solenne concelebrazione presieduta dal vescovo di Macerata Claudio Giuliodori, è stata
riaperta al culto la cattedrale di San Flaviano di Recanati.
La cerimonia è stata preceduta e seguita da diverse iniziative a carattere religioso e culturale. La storia di questa chiesa di Recanati, elevata a cattedrale nel 1240, è intimamente legata alla Santa Casa, che, per volere divino,
da Nazaret nel 1294 è stata trasportata nel territorio di
Recanati, quando era vescovo Salvo, che fu anche vicario
del Papa a Roma dal 1291 al 1295, l’epoca della Traslazione. Il vescovo di Recanati Federico nel 1313 rivendicò i
diritti sulla Santa Casa, detta allora Santa Maria di Loreto, contro le rivalse e le prepotenze dei ghibellini recanatesi. Al vescovo Nicolò delle Aste si deve l’iniziativa della costruzione dell’attuale basilica di Loreto (1468). Nei
secoli successivi, per lungo tempo Recanati e Loreto sono state unite in un’unica diocesi, fino al 1934, quando,
in attuazione delle norme concordatarie, fu istituita
l’Amministrazione Pontificia per il Santuario di Loreto,
che attendeva anche alla cura pastorale della popolazione del rispettivo comune, come fa ora la Prelatura della
Santa Casa. Sul catino della cattedrale recanatese, sopra
l’altare maggiore, troneggia una splendida Traslazione
della Santa Casa, abilmente dipinta, a ricordo di questo
storico e incancellabile legame.
Il santuario di Loreto sul TG3
Il 16 aprile, sul TG3 - Cronache Marchigiane, alle ore
12.30 è andato in onda un servizio sul santuario di Loreto, magistralmente condotto dalla giornalista M. Francesca Alfonsi, con interviste a padre Giuseppe Santarelli. Il servizio si è concluso con un cenno agli affreschi
della Sala del Tesoro, eseguiti dal Pomarancio negli anni 1605-1610, e con un richiamo all’urgenza di un loro
improcrastinabile restauro.
CENSIMENTO SUL CULTO MARIANO-LAURETANO NEL MONDO
237
l dott. Michele Libutti, che da oltre un decennio attende alla ricerca dei luoghi e delle testimonianze di culto mariano-lauretano
nel mondo cattolico, ha aggiornato i dati relativi che, al 15 aprile
2011, risultano come segue.
I
ITALIA
A tutt’oggi in 1.139 comuni d’Italia si conoscono 2.388 luoghi mariano-lauretani nei quali sono stati individuati: 401 chiese, 80 parrocchie
(di cui 4 forse non più esistenti), 91
riproduzioni della Santa Casa, 34 ulteriori edifici dedicati alla Madonna
di Loreto, 217 edicole, 246 località,
899 statue, 885 dipinti, 213 immagini (di cui alcune sicuramente statue
o dipinti), 105 plastici processionali,
32 comunità religiose lauretane e
332 ulteriori “segni di devozione
mariano-lauretana”.
ESTERO
A tutt’oggi in 91 Stati esteri disse-
minati sui cinque continenti, nella
Colonia Territoriale di Gibilterra, in
Artide e in Antartide si conoscono
1.821 luoghi mariano-lauretani nei
quali si trovano: 299 chiese, 76 parrocchie, 260 riproduzioni della S. Casa, 277 cappelle (di cui molte sono
sicuramente vere chiese o riproduzioni della Santa Casa), 239 ulteriori
edifici dedicati alla Madonna di Loreto, 29 edicole, 206 località, 577 statue, 169 dipinti, 186 immagini (di cui
alcune sicuramente statue o dipinti), 161 comunità religiose lauretane
e 221 ulteriori “segni di devozione
mariano-lauretana”.
DATI CONCLUSIVI
In tutto il mondo, in 92 Stati (precisamente 89 Nazioni [tra cui l’Italia]
e 3 Stati all’interno di un territorio
nazionale [San Marino, Vaticano e
Principato di Monaco]), includendo
anche i dati della Colonia Territoriale
di Gibilterra, dell’Artide e dell’Antartide, attualmente si conoscono
4.209 luoghi che conservano testi-
monianze di culto mariano-lauretano, per i quali, compresi quelli non
più esistenti, sono stati individuati:
n. 700 chiese
n. 156 parrocchie (di cui 4 forse
declassate)
n. 351 riproduzioni della Santa
Casa (edifici a sé stanti o
all’interno di altri)
n. 277 cappelle(1) (di cui molte sicuramente ulteriori chiese
o riproduzioni)
n. 273 edifici non di culto
n. 246 edicole
n. 452 località (comuni, frazioni,
vie e piazze)
n. 1.476 statue
n. 1.054 dipinti
n. 399 immagini (di cui alcune
probabili statue o dipinti)
n. 105 plastici processionali
n. 193 comunità religiose lauretane
n. 553 ulteriori “segni di devozione mariano-lauretana”.
(1)
Numero che non include quelle italiane.
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N. MONELLI - G. SANTARELLI, L’altare degli apostoli nella Santa
Casa di Loreto, Loreto
2006, pp. 77, illustrazioni 35, € 6,50.
G. SANTARELLI, Le origini del Cristianesimo nelle Marche, Loreto 2009, 2a ediz.,
pp. 430, illustrazioni 39, € 20,00.
Immaginetta con medaglietta - € 0,60.
Pagelline con preghiere varie - € 0,10.
SOUVENIR E VIDEO
Pagelline con rosario e con preghiere lauretane - € 0,20.
Albumino con vedute di
Loreto - € 2,00.
Santini con
preghiere
lauretane.
Audiocassetta “Canti lauretani” (con libretto) - € 5,20.
Dvd “Loreto - Fede
Storia Arte” - € 11,00.
B. ANSELMI, G. VIABILE,
Salmi Responsoriali,
Anno B e C, pp. 120 € 25,00 cadauno.
€ 0,10
€ 0,25
Ai sensi del d.lgs 196 del 30/06/2003 la informiamo che i dati personali che verranno
forniti saranno oggetto di trattamento a mezzo di sistemi informatici. La Redazione,
nella persona del responsabile del trattamento dei dati, garantisce che le informazioni
saranno trattate unicamente allo scopo di inviare agli associati e/o benefattori le pubblicazioni nel pieno rispetto delle norme del D.L. 30/06/2003. Rispetto a tali dati potranno essere esercitati i diritti a cui all'art. 7 del d.lgs 196/2003; in particolare il soggetto interessato potrà richiederne la cancellazione e/o rettifica scrivendo alla redazione.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Giugno 2011
CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA
Fondata nel 1883, ha le seguenti finalità:
• Diffondere la conoscenza e la devozione verso la Madonna e la sua Santa
•
•
Casa, dove ha avuto inizio la storia della nostra salvezza con l’Annunciazione
e l’Incarnazione;
Curare la promozione e il decoro del santuario con offerte e lasciti vari;
Accogliere i pellegrini orientandoli a vivere i messaggi del santuario, la vita
della S. Famiglia, le feste della Madonna.
L’ISCRIZIONE alla Congregazione è aperta a quanti desiderano collaborare alle sue
finalità. Con l’iscrizione si partecipa in perpetuo ai benefici spirituali delle preghiere e di una Messa che si celebra ogni giorno alle ore 8 nel santuario (Messe
Perpetue); agli iscritti è concessa inoltre l’indulgenza plenaria alle solite condizioni nel giorno dell’iscrizione e nella festa della Madonna di Loreto (10 dicembre).
NORME PER L’ISCRIZIONE
• Farne richiesta, anche con lettera, alla Direzione. Possono essere iscritti vivi e defunti, persone singole e
famiglie. Viene rilasciato un diploma di iscrizione.
• La partecipazione ai beni spirituali, comprese le Messe perpetue, è perpetua, cioè per sempre.
• Gli iscritti non hanno obblighi particolari, tranne l’impegno di vivere cristianamente.
• Si raccomanda la recita dell’Angelus tre volte al giorno e la recita frequente del Rosario e delle Litanie
Lauretane.
• La quota d’iscrizione è di € 10,00 (per l’iscrizione individuale) o di € 16,00 (per l’iscrizione di più persone
o di una famiglia).
La Congregazione Universale pubblica la rivista mensile “IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA”, che informa sulla vita
del santuario e funge da collegamento con gli animatori e gli iscritti. Promuove inoltre gli studi e le pubblicazioni
sulla storia della S. Casa e del santuario. Chi desidera collaborare più intensamente agli scopi della Congregazione
Universale può chiedere di far parte del gruppo degli AMICI DELLA SACRA FAMIGLIA che riunisce gli Zelatori e le
Zelatrici della Santa Casa. Essi riceveranno particolari incarichi insieme ad un nostro tesserino d’iscrizione. Per l’invio di corrispondenza e di offerte servirsi del seguente indirizzo:
DELEGAZIONE PONTIFICIA - CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA
60025 Loreto (AN), Italia - Tel. 071.97.01.04 - Fax 071.97.47.176 - C.C.P. n. 311605
MESSE PERPETUE
Iscrivi te stesso e i tuoi familiari alla Congregazione Universale della Santa Casa.
Potrai usufruire di vari benefici spirituali, in primo luogo delle messe perpetue:
cioè, di una messa celebrata ogni giorno nel santuario della Santa Casa alle ore 8.
Puoi iscrivere te stesso o altra persona singola, viva o defunta (offerta € 10,00)
Puoi iscrivere la tua famiglia o altre famiglie, per vivi e/o defunti (offerta € 16,00)
Invia la tua offerta tramite C.C.P. n. 311605 intestato a:
Delegazione Pontificia - Congregazione Universale Santa Casa - 60025 Loreto (AN)
oppure tramite bonifico bancario:
Banca delle Marche cod. IBAN: IT70O0605537380000000000941 BIC: BAMAIT3A
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Chi intende inviare l’offerta tramite bonifico bancario è pregato di comunicare il proprio recapito tramite lettera, fax o e-mail per consentire una risposta.
Per contattarci: tel. 071.970104 - fax 071.9747176 Sito: www.santuarioloreto.it e-mail: [email protected]