Leggi - Carmelitane Vetralla

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Leggi - Carmelitane Vetralla
TOC Provincia Italiana
SCHEDA TOC dicembre 2016
La Misericordia di Dio
Invocazione allo Spirito Santo
Vieni, Santo Spirito,/manda a noi dal cielo/un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,/vieni, datore dei doni,/vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,/ospite dolce dell'anima,/dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,/nella calura, riparo,/nel pianto, conforto.
O luce beatissima,/invadi nell'intimo/il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,/nulla è nell'uomo,/nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,/bagna ciò che è arido,/sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,/scalda ciò che è gelido,/drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli/che solo in te confidano/i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,/dona morte santa,/ dona gioia eterna. Amen.
Testi di Maria Maddalena
I colloqui. Diciassettesimo colloquio.
Dopo di questo si ricordò il versetto del salmo che dice: Non mi allontano mai dai tuoi giudizi, perché
sei tu ad istruirmi (Sal 119, 102). Dio ci ha dato la legge perché non ci allontaniamo dai suoi comandamenti, e questa legge è il santo vangelo che contiene l’amore di Dio e del prossimo. E intese tante e
tante belle cose di questo amore del prossimo e di come Dio ha tanto caro di vederlo in noi: se potessimo amare lui senza amare il prossimo, Dio preferirebbe che amassimo il prossimo piuttosto che lui.
Cioè, se si dovesse amare o l’uno o l’altro, Dio senza il prossimo o il prossimo senza Dio, preferirebbe che amassimo il prossimo piuttosto che lui, e l’amore del prossimo induce Dio a fare del bene alle
persone che tu ami. Quelli che si amano insieme provocano lo Spirito Santo a venire ad abitare in loro
e quell’amore unisce a noi anche il Verbo eterno.
Considerava poi come oggi questo amore si è spento nelle creature, perché non c’è che odio e cattiveria. In questo tempo si concepisce più odio nel cuore delle creature di quanto non produca fiori la
primavera; e perfino nella vita religiosa, quelli che fanno professione di questo amore e di questa
unione, sono quelli che meno la osservano, perché non si amano l’uno con l’altro come dovrebbero.
Gesù si lamentava che noi manchiamo di questo amore, perché non sentiamo dolore per tanto odio
che oggi c’è in giro e per il male che si compie. Anche se si tratta di noi non c’è questo odio, tuttavia
manchiamo per non sentir dispiacere nel vederlo nei nostri vicini.
I colloqui. Quarantasettesimo colloquio.
“Ti parlerò di un altro frutto della mia eguaglianza: la misericordia. Come il mio essere proprio è carità, è anche misericordia. Ve lo rivelò la mia Verità che per usarvi misericordia prese sopra di sé tutta
la giustizia. Ve la lodò quando disse: Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia (Mt 5,7).
Lo poteva forse rivelare meglio e di più di quando fu messo in croce e mi pregò di non tener conto
delle offese dei suoi crocifissori e delle vostre iniquità dicendo: Padre, perdona loro, perché non
sanno quello che fanno (Lc 23, 34)? Vedi come li scusò perché mi muovessi a misericordia e non li
castigassi come meritavano? Quando poi disse Ho sete (Gv 19, 28) penetrò tanto il mio seno che mi
mosse a manifestare alla sua umanità, anche se già li conosceva tutti i doni, la grazia e la gloria che
doveva dare ai suoi e miei eletti”.
Scheda formativa
Dicembre 2016
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Linee di approfondimento
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Sottolineo le parole che ruotano intorno al significato misericordia (misericordia, amore, compassione). Quando
compaiono e in che contesti? A cosa sono associate?
Per quale ragione per Maria Maddalena Dio preferisce l’amore al prossimo che a lui?
Quali elementi e caratteristiche emergono dai due testi in merito alla misericordia?
Le parole di Maria Maddalena mi richiamano espressioni od esperienze simili nella spiritualità carmelitana?
In ascolto della Parola
Sal 118 (119), 1 – 8; 97 - 106: 1 Beato chi è integro nella sua via e cammina nella legge del Signore. 2 Beato
chi custodisce i suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore. 3 Non commette certo ingiustizie e cammina
nelle sue vie. 4 Tu hai promulgato i tuoi precetti perché siano osservati interamente. 5 Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti. 6 Non dovrò allora vergognarmi, se avrò considerato tutti i tuoi comandi. 7 Ti loderò con cuore sincero, quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi. 8 Voglio osservare i tuoi decreti: non abbandonarmi mai. 97 Quanto amo la tua legge! La medito tutto il giorno. 98 Il tuo comando mi fa più saggio dei miei
nemici, perché esso è sempre con me. 99 Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti. 100 Ho più intelligenza degli anziani, perché custodisco i tuoi precetti. 101 Tengo lontani i miei piedi da
ogni cattivo sentiero, per osservare la tua parola. 102 Non mi allontano dai tuoi giudizi, perché sei tu a istruirmi. 103 Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, più del miele per la mia bocca. 104 I tuoi precetti mi
danno intelligenza, perciò odio ogni falso sentiero. 105 Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio
cammino. 106 Ho giurato, e lo confermo, di osservare i tuoi giusti giudizi.
Mt 5, 17 – 19: 17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire,
ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un
solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di
questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi
invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Mt 22, 34 – 40: 34Allora i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono
insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge,
qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la
tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a
quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i
Profeti».
1Gv 2, 3 – 11: 3Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. 4Chi dice: «Lo
conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c'è la verità. 5Chi invece osserva la sua
parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. 6Chi dice di rimanere
in lui, deve anch'egli comportarsi come lui si è comportato. 7Carissimi, non vi scrivo un nuovo
comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio. Il comandamento antico è la
Parola che avete udito. 8Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le
tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera. 9Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora
nelle tenebre. 10Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. 11Ma chi odia
suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi
occhi.
1Gv 3, 11 – 17: 11Poiché questo è il messaggio che avete udito da principio: che ci amiamo gli uni gli altri.
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Non come Caino, che era dal Maligno e uccise suo fratello. E per quale motivo l'uccise? Perché le sue opere
erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste. 13Non meravigliatevi, fratelli, se il mondo vi odia.
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Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella
morte. 15Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che
dimora in lui. 16In questo abbiamo conosciuto l'amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi
anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. 17Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo
fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l'amore di Dio? 18Figlioli, non amiamo a
parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
Lc 10, 30 – 37: 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti,
che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un
sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in
quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe
compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua
cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede
all'albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio
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ritorno». 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?».
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Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così».
Catechismo della Chiesa Cattolica
580: L'adempimento perfetto della Legge poteva essere soltanto l'opera del divino Legislatore nato sotto la
Legge nella Persona del Figlio [Cf Gal 4,4]. Con Gesù, la Legge non appare più incisa su tavole di pietra ma
scritta nel “cuore” (Ger 31,33) del Servo che, proclamando “il diritto con fermezza” (Is 42,3), diventa
l'“Alleanza del Popolo” (Is 42,6). Gesù compie la Legge fino a prendere su di sé “la maledizione della Legge”
(Gal 3,13), in cui erano incorsi coloro che non erano rimasti fedeli “a tutte le cose scritte nel libro della Legge” (Gal 3,10); infatti la morte di Cristo intervenne “per la redenzione delle colpe commesse sotto la Prima
Alleanza” (Eb 9,15).
603 Gesù non ha conosciuto la riprovazione come se egli stesso avesse peccato [Cf Gv 8,46]. Ma nell'amore
redentore che sempre lo univa al Padre, [Cf Gv 8,29] egli ci ha assunto nella nostra separazione da Dio a causa del peccato al punto da poter dire a nome nostro sulla croce: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34; Sal 22,2). Avendolo reso così solidale con noi peccatori, “Dio non ha risparmiato il proprio
Figlio, ma lo ha dato per tutti noi” (Rm 8,32) affinché noi fossimo “riconciliati con lui per mezzo della morte
del Figlio suo” (Rm 5,10).
604 Nel consegnare suo Figlio per i nostri peccati, Dio manifesta che il suo disegno su di noi è un disegno di
amore benevolo che precede ogni merito da parte nostra. “In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare
Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati”
(1Gv 4,10) [Cf 1Gv 4,19]. “Dio dimostra il suo amore verso di noi, perché mentre eravamo ancora peccatori,
Cristo è morto per noi” (Rm 5,8).
609 Accogliendo nel suo cuore umano l'amore del Padre per gli uomini, Gesù “li amò sino alla fine” (Gv
13,1) “perché nessuno ha un amore più grande di questo: dare la propria vita per i propri amici” (Gv 15,13).
Così nella sofferenza e nella morte, la sua umanità è diventata lo strumento libero e perfetto del suo amore divino che vuole la salvezza degli uomini [Cf Eb 2,10; Eb 2,17-18; Eb 4,15; Eb 5,7-9]. Infatti, egli ha liberamente accettato la sua passione e la sua morte per amore del Padre suo e degli uomini che il Padre vuole salvare: “Nessuno mi toglie la vita, ma la offro da me stesso” (Gv 10,18). Di qui la sovrana libertà del Figlio di
Dio quando va liberamente verso la morte [Cf Gv 18,4-6; 609 Mt 26,53].
616 È l'amore “sino alla fine” (Gv 13,1) che conferisce valore di redenzione e di riparazione, di espiazione e
di soddisfazione al sacrificio di Cristo. Egli ci ha tutti conosciuti e amati nell'offerta della sua vita [Cf Gal
2,20; Ef 5,2; Ef 5,25]. “L'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono
morti” (2Cor 5,14). Nessun uomo, fosse pure il più santo, era in grado di prendere su di sé i peccati di tutti gli
uomini e di offrirsi in sacrificio per tutti. L'esistenza in Cristo della Persona divina del Figlio, che supera e nel
medesimo tempo abbraccia tutte le persone umane e lo costituisce Capo di tutta l'umanità, rende possibile il
suo sacrificio redentore per tutti.
Domande
1. Quanto tempo ed energie dedico alla conoscenza della Scrittura? Quanto essa è “luce sul mio cammino”?
2. Rifletto sul mio modo di pormi di fronte agli altri. Quali sono le “ferite del mio amore”? Cioè in quali aspetti e
modalità il mio modo di amare si discosta da ciò che Gesù mi insegna e testimonia?
3. La compassione fa parte della mia vita? In che modi concreti si manifesta?
4. Possono Gesù e le persone che incontro avere “sete” del mio amore, della mia attenzione, del mio interesse, …?
Preghiera (dal Mantovano: Partenice mariana; le parole di Elisabetta a Maria)
“Tu sei dunque la stirpe tanto attesa, promessa ai nostri padri? Tu così altamente celebrata dal santo canto dei
profeti, che la mia parente dette alla luce in tarda età? O splendore, o volto ben degno dell’alto dei cieli, il cielo ti ha finalmente rivelato al mondo! Perché piangere ancora i frutti della prima madre? O lunga speranza degli antichi padri, o alba meravigliosa che rinnova il gran giorno! Quanto fu lunga la notte che ritardò la tua nascita! Quale casa ignota trattenne nell’ombra la luce celeste che non emise prima i suoi raggi? Quanto furono
ansiosi i tuoi antenati sepolti da gran tempo! Felici giorni si sono aperti negli alti cieli: sorge un’epoca nuova.
Tu rendi le stelle accessibili al mondo, tu sbarri l’inferno, tu restauri l’umanità, tu liberi un popolo che vaga
nell’esilio imposto dal Padre”!
Figure significative della Mantovana (Battista Spagnoli, detto il Mantovano 1447 - 1516)
1. Un Modello di santità
Battista nasce a Mantova il 17 aprile 1447, figlio di Pietro Modover, di origine spagnola, da qui il soprannome Spagnoli,
con il quale è conosciuto. Nel 1463 decide di entrare in religione con sorpresa del mondo intellettuale nel quale, pur esScheda formativa
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sendo così giovane, si muoveva in modo brillante. Per giustificare la sua scelta agli occhi di suo padre, scrisse il De vita
beata, di stile ciceroniano. Entrò nella Congregazione Mantovana a Ferrara. “Era quei di Priore del predetto Convento il
Padre Baccelliere Pietro Vapingo e maestro dei novizi il venerabile Bartolomeo Fanti, religioso distintissimo sia per nobiltà di casato, sia per santità di vita. Ora sotto un tanto maestro il nostro novizio è facile immaginare quanto nella via
della cristiana perfezione si avanzasse”1. Emise la sua professione religiosa nel 1464 e studiò all’università di Bologna,
conseguendo il grado di baccelliere in teologia nel 1469 e quello di maestro nel 1475.
“Le sue doti eccezionali gli guadagnarono ben presto la stima e la confidenza dei suoi superiori. Già nel 1466, non essendo ancora ventenne, ricevette l’incarico di pronunciare il discorso ufficiale nel Capitolo di Brescia. Fu nominato
Priore di Parma nel 1471 e di Mantova nel 1479. Nel 1483 viene eletto Vicario Generale della Congregazione e nel
1513 Priore Generale di tutto l’Ordine”2. Impegnò il suo genio letterario a servizio della Chiesa e del Carmelo per il
quale scrisse Apologia pro Ordine Carmelitarum. Partecipò al Concilio Lateranense nel 1513. Sensibile ai problemi del
suo tempo, scrisse la sua Obiurgatio cum exhortatione ad capienda arma contra infideles, ad reges et principes christianos. Lo stesso Papa Leone X gli affidò una missione di pace fra il Re di Francia e il Duca di Milano. Dedicò poemi
all’Italia in pace (Pro pacata Italia post bellum ferrariense) e contro l’iniqua Roma (In Roma bellis tumultuantem), sulle
calamità dei tempi … e su tanti altri temi che, per essere un contemplativo ritirato dal mondo, o forse proprio per questo,
non viveva straniandosi da ciò che gli accadeva intorno. Morì il 15 marzo 1516.
2. Il “Virgilio Cristiano”
“L’amicizia che lo legò a Giovanni Pico della Mirandola, a Pomponio Leto, a Gioviano Pontano, a Filippo Beroaldo, a
Giovanni Sabbadino degli Arienti, ad Andrea Mantegna e ad altri insigni personaggi dell’epoca, è prova del suo altro
prestigio nel mondo della cultura. Del movimento umanistico fu, anzi, uno dei più celebri protagonisti, specialmente per
quella Bucolica seu adolescentia in decem aeglogas divisa, di cui si contano circa 150 edizioni delle quali oltre 100 nel
secolo sedicesimo, che portò i contemporanei persino Erasmo da Rotterdam a proclamarlo il Virgilio Cristiano”. La sua
opera poetica fu conosciuta dallo stesso Shakespeare che include alcuni suoi versi nella sua opera Pene d’amor perdute.
Influì nella letteratura inglese in autori quali Alexander Barklay, Edmund Spenser e John Milton. “Alcune frasi particolarmente severe indussero lo stesso Lutero ad appoggiarsi sulla sua autorità nel prendere posizione contro Roma… [e i
Protestanti arrivarono ad additare nel Carmelitano un precursore del Riformatore tedesco”3.
Dal suo tenerissimo amore per la Vergine, più che dal suo genio poetico e dalla sua intelligenza, scaturirono i versi delle
sue composizioni mariane e del suo famoso poema in tre libri, la Parthenice Mariana (Canti a Maria), che ebbe rapida
diffusione in tutta Europa. Influì sulla poesia di San Giovanni della Croce? Di questa idea sono Josè Vicente Rodriguez
e alcuni altri autori spagnoli, considerato che nella sua formazione umanistica, ricevuta tanto presso i Gesuiti di Medina
del Campo come nel suo proprio Ordine, le opere del Mantovano erano conosciute, soprattutto la Parthenice Mariana.
“Questo ed altri libri dell’umanista carmelitano, mostro di fecondità in versi latini in tutte le materie, San Giovanni della
Croce li poté conoscere non solo in Medina del Campo, ma anche in Salamanca, Alcalà, Baeza ed altre parti, dal momento che erano assai diffusi e glossati”4.
Nell’età moderna si è recuperata gran parte della figura del Mantovano da quando Burckhart lo considerò come “il precursore della poesia del genere di Bassano” e il celebre professore dell’Università di Roma lo chiamasse “il Beato Angelico della poesia”. Il Mantovano fu un umanista cristiano, un apostolo del bene. “Solo da questo spirito di apostolato attinge la forza il coraggio per mettere le mani sulle piaghe vive sulla società del suo tempo. Aveva già nel suo De Calamitatibus Temporum descritti, con ardita prosopopea, i sette vizi capitali che infestavano il mondo […]. Nel Mantovano,
che armonizza la sua poesia con la sua vita illibata, non sopravvive soltanto il Medioevo cristiano […]: vi è tutta l’ansia
e l’ardore del Vecchio Tesbite rivissuti nel latino di Virgilio”5.
“Non è facile ridurre a brevi cenni la poliedrica figura spirituale dello Spagnoli”, confessa il P. Saggi. “Fu un umanista
cristiano di primissimo ordine; fu uno zelante riformatore dei costumi dei tempi e fu un santo che visse al sua vocazione
religiosa. Come umanista dimostrò che era possibile unire la cultura e l’amore del bello con la virtù […]. Lo zelo per la
riforma della Chiesa lo si scorge in moltissimi dei suoi scritti”. “Ma non si comprende appieno la sua spiritualità senza
l’affetto tutto filiale per l’Ordine e la sua Patrona. Del suo Ordine ha letto le glorie e prende ogni occasione per esaltarle
e difenderle…Particolarmente caro gli era il titolo di “Fratres Beatae Mariae Virginis de Monte Carmelo”. Esso non solo gli ricorda tutta la gloriosa storia carmelitana, ma ne indica l’intima ragione di esistere”6.
1
Giuseppe Fanucchi, Della vita del B. P. Battista Spagnoli detto il Mantovano, Priore generale di tuto l’Ordine Carmelitano
dell’Antica Osservanza, Lucca 1887, p. 25.
2
Edmondo Coccia, Spagnoli, Battista detto il Mantovano, beato in Santi del Carmelo, p. 326.
3
Ivi, pp. 327 – 328.
4
Josè Vicente Rodriguez, Lectura varia sanjuanista en Revista de Espiritualidad, 52 (1993), p. 311. In nota cita altri suoi lavori
precedenti sul medesimo tema e sulla stessa ipotesi.
5
Angelo Santolla, Il Manotvano Riformatore e le sue Egloghe, Roma 1926, pp. 21 – 22.
6
Ludovico Saggi, La Congregazione Mantovana dei Carmelitani sino alla morte del B. Battista Spagnoli (1516), Roma 1954, pp.
141. 147 – 148. Sulla sua mariologia cfr. Enrique del S. Cuore – José Miguel dell’Immacolata, La Mariologia de Juan Bautista
Spagnoli “El Mantuano” , in El Monte Carmelo 48 (1947), pp. 329 – 355.
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