the look of silence - contributi del dr. cataldo greco

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the look of silence - contributi del dr. cataldo greco
 SPECIALE VENEZIA 2014 "THE LOOK OF SILENCE" ‐INSCENAL'ORROREDELLASTORIA‐ ‐ OPPENHEIMER "PRESENTA" IL GENOCIDIO IN INDONESIA. IN "RACCONTI" L'IRAN CLANDESTINO. DUE BALORDI E LA BARA DEL GRANDE CHAPLIN NEL FRANCESE "LA RANCON DE LA GLOIRE". Venezia di Cataldo Greco Oggi, 29 agosto 2014, la Mostra del Cinema di Venezia 71, verrà ricordata negli annali come la giornata di storie di grande forza morale e
di
tragedie
umane, con testimonianze drammatiche che la lieve commedia di Beauvois attenua in parte. Nel 2012 Joshua Oppenheimer sfiorava l'Oscar con "The art of Killing", che ricostruiva le stragi terribili degli squadroni della morte che nel 1965 in Indocina uccisero oltre due milioni di persone. "The look of silence" riparte da li per testimoniare l'eccidio dei militanti dell'opposizione comunista in Indonesia. La forza incredibile di "The look of silence" ‐ prodotto tra gli altri da Werner Herzog ‐ è l'assoluta elementarità delle domande che il La regista iraniana di "Racconti" Rakhshan Banietemad
fratello di una vittima pone agli aguzzini di con gli attori Habib Rezael e Peiman Moadi
allora e, ancor di più, la disarmante naturalezza delle ragioni degli assassini. La banalità del male per citare Hannah Arendt,
risiede nella terribile semplicità della sua esecuzione: chi ha visto in queste ultime settimane anche qualche drammatico esempio delle follie omicide dello Stato islamico sa di cosa parliamo. L'elaborazione critica del passato naufraga nelle foto dei sicari con le dita a V in segno di vittoria sui luoghi della strage: onde della Storia: il televisore in cui scorre il materiale girato è in una stanza vuota, isolato come chi cerca la verità. Un altro titolo scuote la coscienza civile, i «Racconti» dell'iraniana Rakhshan Banietemad, cineasta censurata dall'ex Presidente Ahmadinejad per otto anni. Il suo film cresce con lo scorrere del tempo attraverso una costruzione nota, ma sempre interessante, grazie alla forza di un mestiere e di un'etica incisa con semplicità sui primi piani dei protagonisti. Prostituzione e
droga, disorganizzazione amministrativa
e politica, con la corruzione che impera,
mancanza assoluta del rispetto di ogni
diritto, sono ferite comuni. Che se ne parli anche in quel particolare pezzo di mondo islamico fa capire quanto Banietemad abbia dovuto penare per portare a termine il film. La genuinità di certe storie e dell'interpretazione Il regista di "The look of silence" Joshua Oppenheimer
degli attori mostrano una forza morale, una con l'attore Adi Rukum
convinzione e una speranza di fondo che si sintetizzano nella battuta finale del documentarista: «Nessun film è mai rimasto chiuso nel
cassetto». Il suo film bocciato dalla censura iraniana più volte (per nascondere verità e giustizia), ha infine ottenuto il visto della Commissione: tutto ciò che si è visto a Venezia, sarà visto (si dice) anche in Iran, come vuole la forza della comunicazione. ‐ Una nota leggera viene invece dal francese: "Le rancon de la gloire", di Xavier Beauvois. Il 2 marzo 1978 due balordi trafugarono dal Corsier sur Vevey, in Svizzera, le spoglie diCharlie Chaplin, morto il giorno di Natale del 1977. Chiesero un riscatto di 600 mila dollari, ma vennero scoperti. Il caso non è isolato: a non riposare in pace sono stati (nella recente cronaca) in tanti: da Elvis Presley a Maria Callas, da Chaplin a Mike Bongiorno, da Enrico Cuccia a Juan Peron, l'elenco è più lungo; ci fermiamo qui. Il regista ne ha fatto un film molto "Chapliniano", dai protagonisti, due rifugiati politici che nel film diventano un belga e un algerino (Benoit Poelvoorde e Roschdy Zem) che sembrano usciti ‐ come ricorderà l'avvocato difensore al processo ‐ dalla "Febbre dell'oro", "Luci della Città" o "Il Circo". In effetti i due protagonisti vivono ai margini della società, rubano per necessità. In bilico tra Commedia all'italiana e analisi storica. "Le rancon de la
gloire" resta a metà del guado per ciò che concerne stile e struttura narrativa. Beauvois affastella il racconto di sentimenti e di profili individuali, lasciando poco spazio alla commedia, senza virare verso la satira di costume. Piace, come nota di cronaca, aggiungere che a Venezia il figlio di Chaplin, Eugene, ha seguito commosso il film e ha tenuto a dire ai giornalisti: «Mia madre perdonò ai Nadine Labaki protagonista del film "La
rancon de la gloire"
rapitori», senza aggiungere altre parole.