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LE ORIGINI BIBLICHE DEL MINISTERO DELLA MUSICA E DEL CANTO E LA SUA
IMPORTANZA NEL SERVIZIO AI GRUPPI DI RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO
Anna Teresa Francia
Rho 10 aprile 2011
La scoperta del passato mi ha appassionato fin da quando la mia maestra ci spiegò
che esisteva la “storia”, che io stessa avevo una storia, che era iniziata da quando
stavo nella pancia della mia mamma; che tutte le storie di tutte le persone prima di
me, insieme facevano le grandi storie. I greci, i romani, i maya; che le storie delle
persone facevano pure le storie delle loro idee e delle loro cose ( storia della
filosofia, storia della letteratura, storia della lingua., etc)
Ricordo precisamente quando alla prima lezione di storia della prima media, la mia
professoressa con solennità ci disse: “Ragazzi, ricordatevi sempre che “Historia
magistra vitae”. La storia è maestra di vita.
Non me lo sono dimenticato più. E non dimenticatelo nemmeno voi. La storia, il
passato, è la chiave del presente, ce lo fa capire, ci fa capire la nostra vita, e ci
permette di gettare buone basi per il futuro, se stiamo attenti a non commettere
sempre gli stessi errori.
Allora parto da questo preambolo per il mio primo intervento.
Parto da Cicerone, parto da “Historia Magistra Vitae”. Quale storia?
Storia greca? Storia romana? Storia delle civiltà precolombiane? Storia d’Italia?
Parto, anzi, partiamo dalla STORIA DELLA SALVEZZA!!!
Parlare delle origini bibliche del ministero in cui ci ha chiamati il Signore a servire,
significa parlare della storia della salvezza. La Bibbia è la storia della salvezza!
Ciò che caratterizza il nostro movimento più di ogni cosa, come anche tutte le
realtà carismatiche cattoliche e pentecostali, è la preghiera di lode e adorazione. E’
il segno particolare della nostra carta di identità.
Il ministero della musica e del canto è l’esercizio in maniera carismatica, del dono
del canto e della musica, suscitato dallo Spirito in alcuni fratelli e sorelle, perché
mediante questo dono aiutino gli altri a lodare, cantare, pregare e servire il Signore.
E’ un ministero che svolgiamo non solo nei nostri incontri di preghiera ma anche
nelle liturgie della Chiesa.
Chi tra di voi è fidanzato o sposato?
Chi tra di voi, non fidanzato né sposato, immagina il proprio amore?
A tutti rivolgo la seguente domanda.
Cosa vi farebbe sciogliere di più il cuore, cosa vi toccherebbe più intimamente tra
questi doni del partner:
1) una torta fatta con le sue mani;
2) un mazzo dei fiori che più preferite;
3) un gioiello;
4) un capo di vestiario griffato;
5) una canzone d’amore, bella veramente e che vi canta lui/lei occhi negli occhi..
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Nel Cantico dei Cantici ( Cc 2,10-14) lo Sposo dice alla Sposa: “ Alzati amica mia, mia
bella …. fammi sentire la tua voce … la tua voce è soave”.
Ancora in Isaia 5,1 leggiamo “Canterò per il mio amico il mio cantico d’amore”
Ora l’esegesi ci insegna che lo Sposo è Cristo e la Sposa è la Chiesa.
Altra domanda.
Alla luce della parola del Cantico, se io chiedessi a Dio quel che ho chiesto a voi, che
risponderebbe? Una canzone, anzi, un cantico d’amore!
Il ministero della musica e del canto è stato suscitato dallo Spirito perché porti
amore a Dio, perché disseti il Signore della sete dell’amore di ogni uomo.
Nei Vangeli per due volte Gesù esprime la sua sete. Una è sulla croce. Un’altra è
presso il pozzo di Giacobbe, alla donna Samaritana.
A quella donna dice: “E’ giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori
adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori”.
La sete di Gesù è la sete di Dio Padre, sete di veri adoratori.
Ma chi sono questi adoratori? Seguitemi in questo ragionamento amoroso.
Cosa ci fa capire senza ombra di dubbio che un uomo e una donna sono più che
amici?
Quale gesto per eccellenza indica che due si amano e stanno insieme? Il bacio.
Che c’entra il bacio con l’adorazione?L’etimologia del verbo adorare è spiazzante!
Adorare significa portare alla bocca, adorare significa baciare!
Quando Gesù dice che il Padre cerca veri adoratori, dice che il Padre vuole essere
baciato, vuole essere amato. Veramente.
Il ministero della musica e del canto ha questo compito: portare la Sposa a baciare
lo Sposo, ovvero portare la Chiesa all’adorazione di Dio, adorna per il suo sposo (
Ap 21,2).
Vedete che ho parlato di Chiesa, non ho parlato di gruppo di preghiera, o di gruppi
della diocesi, o di incontro regionale, o di convocazione nazionale dei gruppi e delle
comunità di Rinnovamento.
Noi parliamo di ministero della musica e del canto. E parliamo bene.
Ma ne parleremmo in maniera riduttiva, se considerassimo questo ministero
ancorato unicamente all’esperienza della preghiera comunitaria carismatica.
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Questo ministero è della Chiesa, è ecclesiale, perché la musica e il canto sono, fin
dalle origini della Chiesa utilizzati nelle espressioni di uno dei tre uffici comuni dei
battezzati.
Stiamo parlando dell’ ufficio sacerdotale. Che cos’è? Chi lo sa?
Ancora latino, ancora etimologia.
Ufficio viene da ob “davanti” e facere “ fare”, nel senso di compito da svolgere
visibilmente, e lo svolgo per la funzione che ho- L’Ufficio è un dovere determinato
dal mio stato.
Siamo battezzati e abbiamo dei doveri nei confronti di Dio, connaturati al sigillo
che in noi imprime questo sacramento.
“ Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è
acquistato perché proclami le opere meravigliose di Lui che vi ha chiamato dalle
tenebre alla sua ammirabile luce” (1 Pt 2,9)
Come esercitiamo questo nostro ufficio? Come espletiamo questo nostro compito di
figli di Dio? E’ la Parola che ci dice cosa fare.
“ Per mezzo di lui dunque (cioè Gesù), offriamo continuamente un sacrificio di lode
a Dio, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome” (Eb.13,15).
Forse non facciamo questo nei nostri incontri di preghiera? E’ così che esercitiamo il
nostro sacerdozio.
Ma capiamo bene che a questo non sono chiamati solo gli appartenenti al
Rinnovamento nello Spirito Santo e solamente nei nostri incontri di preghiera!
Siamo tutti continuamente chiamati, in virtù del nostro battesimo.
La storia del Servizio Nazionale della Musica e del Canto è iniziata una ventina di
anni fa. E certo fu chiaro agli “anziani” dell’epoca che lo Spirito Santo metteva nei
cuori di molti questo desiderio di lode e adorazione di Dio perché, attraverso il
Rinnovamento, tutto il popolo di Dio, tutta la Chiesa, riscoprisse il suo ruolo
sacerdotale nella celebrazione del Signore, proprio con musiche, canti e danze.
Lodate il Signore nel suo santuario,
lodatelo nel firmamento della sua potenza.
Lodatelo per i suoi prodigi,
lodatelo per la sua immensa grandezza.
Lodatelo con squilli di tromba,
lodatelo con arpa e cetra;
lodatelo con timpani e danze,
lodatelo sulle corde e sui flauti.
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Lodatelo con cembali sonori,
lodatelo con cembali squillanti;
ogni vivente dia lode al Signore. Sal. 150
I salmi esprimono una vasta gamma di modi in cui è possibile adorare Dio:
“Benedite il Signore”, “Rendete grazie”, “Lodate il signore”, “Magnificate il suo
Nome”, “ Cantate al signore”, “Acclamate a Dio”, Battete le mani”, “Alzate le mani”,
“Danzate”, “Inchinatevi”, “Inginocchiatevi”, “Adorate”, “Lodatelo con timpani e
danze”….e ancora, ancora e ancora.
La lettura delle lettere di Paolo ci dipingono una Chiesa primitiva che cantava,
lodava e adorava. Le prime assemblee di preghiera certo dovevano svolgersi in una
dimensione veramente carismatica. Ognuno contribuiva all’incontro di preghiera e
all’edificazione personale.
Certo noi non sappiamo come si manifestasse in età paolina la preghiera di lode, ma
possiamo ben ritenere che la gioia della vita nuova in Cristo, l’effusione di Spirito
Santo, si esprimessero compiutamente nelle forme di adorazione e di lode
contenute nei salmi. Salmi di lode, inni, cantici spirituali
Si pregava, si lodava, si adorava come indicavano i salmi.
Gli esperti della storia della Chiesa ci dicono che dopo il periodo dei salmi, degli
inni, dei cantici spirituali e del canto spontaneo suscitato dallo Spirito, ci fu un
declino del tipo di preghiera e della vita assembleare che san Paolo aveva descritto.
Avete mai parlato di “storia della Chiesa” con i vostri nonni?
Secondo voi, quando loro alla nostra età andavano in chiesa, lì si pregava così come
la Parola, attraverso il salmo che abbiamo letto, ci dice di fare?
No cari amici! La chitarra che suona in chiesa al posto dell’organo era
inimmaginabile all’epoca! La preghiera era quella del Rosario, detto bisbigliando
mentre il sacerdote celebrava in latino, spalle all’assemblea. I timpani e le danze
erano cose da festa di paese, non certo da chiesa, da santuario di Dio.
Non mi soffermo più di tanto sui secoli che da san Paolo ci separano dai nostri
nonni. Comunque penso che possiate convenire con me nell’affermare che fino a 40
anni fa, almeno nella Chiesa Cattolica, i laici non esercitavano affatto il loro
sacerdozio comune. Non lo facevano non perché non volevano, ma perché non
sapevano.
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Poi è venuto il Concilio Vaticano II. Tanti documenti, tante encicliche, tanto Spirito
Santo! La Chiesa, la Sposa, vive una nuova primavera. Fioriscono i movimenti
ecclesiali. Fiorisce il Rinnovamento carismatico Cattolico. L’esperienza dell’effusione
dello Spirito è di certo connessa alla riscoperta dell’adorazione.
Nei raduni di grandi o piccole comunità, incontri nazionali o internazionali, preghiera
carismatica ha attirato e continua ad attirare uomini e donne, giovani e vecchi, alla
lode e all’adorazione.
L’incontro di preghiera, fin dalle origini del Rinnovamento, è stato il veicolo ideale
per la riscoperta dell’ufficio sacerdotale dei battezzati. Ed è così che, attraverso i
nostri incontri di preghiera, sull’intera Chiesa si è diffuso e continua a diffondersi
uno Spirito di lode e adorazione.
Vi leggo di seguito uno stralcio di un intervento tenuto dal primo responsabile del
Servizio Nazionale della Musica e del Canto, Matteo Calisi, alla XVIII Conferenza
Animatori nel 1994.
Parliamo dunque di 17 anni fa - …historia magistra vitae…Sono convinto che il Rinnovamento nello Spirito Santo abbia ricevuto dal Signore
un preciso mandato per suscitare nel mondo un grande “movimento di
adorazione” ( cfr. Gv 4, 23-24). Con il termine biblico di “adorazione” intendo
definire un concetto molto ampio di servizio reso a Dio, che include anche ogni
forma di preghiera, di lode, di canto, di supplica e d’invocazione […] Ritengo che
la particolarità del “movimento” carismatico consista nell’aver creato un popolo di
adoratori: una vocazione specifica, se vogliamo, che il Signore ha dato più che ad
altri
Questa chiamata è comunque la chiamata che Dio fa a tutta la Chiesa.
Non c’è Chiesa senza adorazione. La lode e l’adorazione di Dio fanno bella la Chiesa.
Uno scrittore russo, un classico della letteratura mondiale, Dostoiewsky, ebbe a dire
una volta: la Bellezza salverà il mondo. Secondo me glielo suggerì lo Spirito Santo!
A questo detto di Dostoiewsky facciamo seguire una frase molto conosciuta: Extra
Ecclesia nulla salus. Fuori dalla Chiesa non c’è salvezza.
Le due affermazioni ci dicono dove troviamo la salvezza. La Bellezza e la Chiesa.
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Non c’è salvezza, perché non c’è altro luogo sulla terra, al di fuori della Chiesa che
celebra Dio. Nelle liturgie della Chiesa si manifesta la Bellezza di un Dio che ti ama e,
attraverso quest’amore bello, ti salva.
Cosa c’è di più bello, di più santo e di più salvifico di una Santa Messa? Ma io prima
non lo capivo, non lo vedevo, non lo sentivo prima che ricevessi l’effusione!
Mia madre mi dice che lei quando è entrata nel Rinnovamento si è innamorata della
liturgia perchè iniziò a capire bene tutte le parole della messa. Andava a messa ogni
giorno! Perché era bello, perché è bello! Perché Gesù è bello e la bellezza salverà il
mondo!
Nella celebrazione eucaristica, come in tutte le celebrazioni liturgiche della Chiesa,
quindi anche nei nostri incontri di preghiera – i nostri incontri sono infatti delle
liturgie - noi partecipiamo come sacerdoti comuni insieme al sacerdote ordinato!
La differenza tra una messa cui si assiste e una cui si partecipa, sta nella capacità di
comprendere le parole della liturgia, comprese quelle dei canti in essa utilizzati,
comprenderle e proclamarle. Confesso che se la grazia del Rinnovamento nello
Spirito Santo non mi avesse toccato, avrei continuato ad assistere alla messa, non a
partecipare ad essa. Avrei assistito da spettatrice, non l’avrei celebrata come
sacerdote!
E’ veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
lodarti e ringraziarti sempre per i tuoi benefici,
Dio onnipotente ed eterno.
Tu non hai bisogno della nostra lode,
ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie;
i nostri inni di benedizione
non accrescono la tua grandezza,
ma ci ottengono la grazia che ci salva,
per Cristo nostro Signore.
E noi,
con tutti gli angeli del cielo,
innalziamo a te il nostro canto,
e proclamiamo insieme la tua gloria.
Cosa vi ho letto?
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E’ il Prefazio n. 4 del Tempo Ordinario, che porta questo titolo: “La lode dono di
Dio”.
Immaginate un nostro incontro. Forse che nel prefazio n. 4 ( che è frutto di un
rinnovamento dei testi della liturgia operato proprio col Concilio) non ritroviamo le
parole, gli inni di benedizione e i canti delle nostre preghiere comunitarie?
Nel Prefazio 4 troviamo ben definito il nostro dovere di regali sacerdoti.
Lodare, ringraziare, benedire, innalzare, adorare, glorificare! Non sono forse le
azioni delle nostre preghiere? Queste sono le azioni di grazie!
Quanti cristiani ancora sono nell’ignoranza del dono della lode, di questa fonte di
salvezza.
Lo Spirito Santo ha inventato il Rinnovamento anche per questo! Per ridestare nella
Chiesa la preghiera di lode. Per fare uscire dall’ignoranza del dono della lode tutti i
credenti in Gesù.
La lode è per la manifestazione della potenza di Dio sulla terra.
E’ la preghiera del cielo discesa in terra.
E’ la stessa preghiera esercitata in cielo nella gloria di Dio, da Gesù, da Maria e San
Giuseppe, dagli angeli e dai santi.
Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza (Is 12,3)
E’ la lode una di queste sorgenti della salvezza! Dopo l’incontro con Gesù, l’acqua
dello Spirito sarà attinta dalla Samaritana non più dal pozzo di Giacobbe, ma dalla
lode di Dio, quel Dio che le ha parlato!
Amici, il servizio della musica e del canto è il mezzo privilegiato per la lode e per
l’adorazione a nostro Signore. La sua importanza sta in questo.
Lo possiamo considerare come il secchio con cui la Samaritana prese l’acqua per
soddisfare la sete di Gesù, ma anche la sete che lei stessa aveva.
Musica, canto e danza sono quel secchio con cui attingiamo l’acqua dello Spirito.
Con musiche e canti lodiamo il Signore, lo adoriamo e facciamo esperienza della
gloria di Dio, facciamo esperienza del Cielo.
Gloria a Dio nell’alto dei cieli
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo,ti glorifichiamo,
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ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa
Questa è la volontà di Dio. Il Padre cerca tali adoratori! Ce lo ha detto Gesù!
Chi tra noi quando era piccolo non è stato comandato dalla mamma o dal papà ad
andare a fare una commissione? Che so io, comprare il pane o il sale o le uova…cose
di questo genere insomma.
Ma quando vi diceva – Va’ a comprare il pane – forse che non vi dava i soldi per
comprarlo, e non vi istruiva su dove andare, quanto comprarne, il tipo di pane?
e se era inverno e fuori faceva freddo, prima di farvi uscire forse che non vi diceva: “
mettiti il cappotto, mettiti la sciarpa, copriti le orecchie – e poi –non passare da lì,
sta attento a quando attraversi …”
Insomma c’era un comando da adempiere, ma chi ce lo dava ci forniva di tutto
quanto per adempierlo, comprese le modalità. Giusto?
La volontà del Padre è che noi lo adoriamo, per la nostra salvezza.
Da Padre buono ce lo dice lui come fare!
E qui ritorniamo all’inizio del nostro discorso, cioè le origini bibliche del ministero
della musica e del canto.
Questo ministero non l’abbiamo inventato noi.
Questo ministero di lode e adorazione ha dei modelli di riferimento certi, dei
modelli biblici oggettivi.
Cosa ci dice la Scrittura? Cosa ci dice la Tradizione della Chiesa riguardo il culto del
Signore, riguardo il modo in cui lodarlo e adorarlo? Quali modelli abbiamo?
Historia Magistra vitae!
L’Antico Testamento ci insegna che Dio ha stabilito dei principi, dei modelli, come
anche delle espressioni di preghiera, mediante i quali gli uomini possono entrare alla
sua presenza per adorarlo. Tali modelli sono stati rivelati dal Signore al suo popolo e
vengono chiaramente descritti nella Bibbia.
Nel libro dell’Esodo è Dio stesso che dà istruzioni a Mosè circa la costruzione del
santuario e i ministri del santuario.
“Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. Eseguirete ogni cosa
secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i
suoi arredi”.
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Da Es 25 a Es 32 troviamo in ogni minimo particolare le disposizioni che Dio dà a
Mosè per costruire la sua dimora e per creare e istruire i sacerdoti che officiassero
nella Tenda del Convegno.
Poi Israele arriva alla Terra Promessa, vi si stabilisce. E Dio parla al re Davide e di
nuovo gli fornisce le istruzioni per il culto, quale Dimora costruire per adorarlo e
come, in quella dimora, adorarlo.
Da 1 Cr 22 a 1Cr 29 di nuovo troviamo scritto tutto riguardo il Tempio, quel tempio
che poi fu Salomone a costruire a Dio e che divenne una delle meraviglie del mondo
antico – oggi resta solo una parte del Muro occidentale - .
Nel Nuovo Testamento troviamo come modello di culto quello descritto
nell’Apocalisse.
Anche in questo caso historia magistra vitae!
Perché la storia del culto di Dio nella Tenda del Convegno e nel Tempio di Davide è
maestra del culto che noi renderemo a Dio in Paradiso.
Giovanni infatti ha la visione di quello che sono lode e adorazione in Cielo.
Esiste uno stretto rapporto tra l’adorazione e la lode descritta nell’Apocalisse e
quella presso la Tenda di Davide, di cui tra poco vi parlerò.
Nell’Apocalisse si parla di ventiquattro vegliardi che suonano delle arpe e, mentre
guidano la lode, cantano. Presso la tenda di Davide troveremo ventiquattro turni di
cantori.
Giovanni dice cosa facevano questi vegliardi: non cessavano mai di cantare, si
prostravano davanti a Dio, cantavano il canto di Mosè e il cantico dell’Agnello( cfr.
Ap 15,3; Es, 15, 1-21).
Dio è grande! Fin dall’inizio della storia della nostra salvezza ci ha rivelato il nostro
destino. Siamo destinati alla sua Gloria, alla sua lode, alla sua benedizione, alla sua
adorazione.
Il Signore ordina prima a Mosè e poi a Davide una cosa ben precisa.
Ordina di costruirgli in terra una dimora, come Egli ce l’ha in Cielo!
Le strutture, le istruzioni, le forme di adorazione che Dio vuole sulla terra, sono
quelle che già ci sono in Cielo.
“Sia fatta la tua Volontà come in Cielo così in terra” capiamo che si può applicare
anche a come Dio vuole che gli si renda culto sulla terra, come ha voluto nella storia
della salvezza che gli si rendesse culto…cioè come in cielo fanno gli angeli e i santi.
Ed ha istruito prima Mosè, poi Davide su come voleva la sua dimora in terra, su
quello che doveva esserci nella sua Casa. Li ha istruiti sul suo Tempio: questo Tempio
come è in Cielo, così è in terra. E a san Giovanni Apostolo ha rivelato com’è il Cielo,
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com’è l’eternità. Una lode della sua Gloria senza fine. Giovanni ha verificato il
modello che il Signore aveva dato ai suoi antenati.
Ma, attenzione, cambia qualcosa.
Il cuore della Tenda di Mose è l’arca.
Il cuore della Tenda di Davide e poi del Tempio di Salomone è l’arca.
Il cuore del Tempio che è nel cielo (cfr Ap. 14,17) è l’Agnello immolato. E’ Gesù!
L’arca del Vecchio Testamento è dunque prefigurazione dell’Eucarestia.
“Poi vidi in mezzo al trono un Agnello, come immolato”( Ap 4,6). E, descrivendo la
nuova Gerusalemme, Giovanni dice una cosa bellissima “Non vidi alcun tempio in
essa perché il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio” ( Ap 21,22)
Dopo la Pentecoste gli apostoli avevano iniziato a predicare il Vangelo ed ecco che
anche e soprattutto i non circoncisi si convertivano e aderivano alla Chiesa. Gli
apostoli però non sapevano come comportarsi con i cosiddetti Gentili, con quanti
cioè non erano ebrei. Anche allora infatti c’erano tra gli anziani i conservatori, che
avevano una loro precisa convinzione: o i convertiti si circoncidevano oppure non
entravano nella Chiesa.
Sia benedetto lo Spirito Santo quando, come leggiamo negli Atti al capitolo 15, 1320, ispirò a san Giacomo una parola del profeta Amos per illuminare gli apostoli e gli
anziani relativamente al modello cui la Chiesa avrebbe dovuto rifarsi.
“Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto
scegliere fra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. Con questo si
accordano le parole dei profeti, come sta scritto:
Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide che era caduta; ne
riparerò le rovine e la rialzerò, perché anche gli altri uomini cerchino il Signore e tutte
le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, dice il Signore che fa queste cose da
lui conosciute dall’eternità.
Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio
tra i pagani”.
Lo Spirito Santo illuminò gli apostoli sulla Dimora che Dio voleva gli si costruisse
dopo la morte e risurrezione di suo Figlio.
Quando muore Gesù, il velo del tempio si squarcia. Si squarcia perché la Gloria di
Dio non sarebbe più stata contenuta tra le mura del tempio di Salomone.
Lo Spirito suggerisce agli Apostoli il modello di Dio per il nuovo Tempio, per la
Chiesa: Tenda di Davide riedificata.
La Chiesa come Tenda di Davide, intesa come luogo di lode, di adorazione, come
luogo di preghiera, come luogo della presenza Sua, viva e vera!
Mi viene in mente San Francesco… “Francesco và, ripara la mia casa ….”
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Francesco all’inizio non capisce e così restaura la chiesetta di San Damiano, che è in
rovina. Ma poi capisce …. e diventa il giullare di Dio che canta e danza al Signore, che
canta un canto nuovo…..Francesco si è fatto santo nella Tenda di Davide!!!
Rinnovamento va… ripara la mia casa…
E’ questo il modello per noi, questo il modello della Chiesa, questo il modello per i
nostri incontri. Così ce l’ha dato Dio. Questa è la sua volontà!
Per comprendere il reale significato della Tenda di Davide, dobbiamo prima
considerare quello della Tenda di Mosè. L’una non escluse mai l’altra e lo vedremo.
Come prima vi dicevo, durante i quarant’anni nel deserto, Dio diede a Mosè delle
istruzioni minutissime per erigere una Tenda – detta anche Dimora e Tabernacolo - .
La parola ebraica per tenda, non indica tanto la tenda – come ce la possiamo
immaginare noi – il tee pee dei pellirossa, la tenda da beduino di Gheddafi – che
delimita uno spazio.
Tenda in ebraico indica semplicemente il luogo di una presenza.
Nella Tenda di Mosè Dio manifestava la sua presenza.
La tenda era divisa mediante un tendaggio in due parti, una esterna e l’altra interna
detta Santo dei Santi.
Nel Santo dei Santi era racchiusa l’Arca, tutta decorata e rivestita d’oro, sormontata
da due cherubini.
Nell’Arca dell’alleanza erano custodite le Tavole della legge, un po’ di manna, e la
verga di Aronne, germogliata per grazia divina.
Nel Santo dei Santi trovava dimora la “Shekinà”.
La Gloria di Dio si manifestava unicamente lì.
Solo il sommo sacerdote poteva entrare nel Santo una volta l’anno, nel giorno
dell’espiazione dei peccati di tutto il popolo, a conclusione di un complesso rituale
di sacrifici cruenti di animali.
E solo Mosè poteva stare alla presenza di Dio. Nessun altro. Lui entrava, parlava al
Signore, gli esponeva le richieste del popolo, e il Signore rispondeva a lui soltanto.
La Tenda, o Dimora, o Tabernacolo divenne il cuore della vita spirituale di Israele,
perché quello era il luogo di Dio.
Il popolo da lontano ringraziava Dio ( la Todah) quando era presente nella sua
Gloria.
Una volta giunti nella terra Promessa, la Tenda venne fissata a Silo.
Fu in una delle guerre con i Filistei che il Tabernacolo venne da questi distrutto.
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L’ arca dell’alleanza cadde in loro possesso e la portarono ad Asdod nel tempio di
una loro divinità.
La Parola, in 1 Sam 5, ci dice che l’arca iniziò a dare seri problemi ai Filistei, tanto
che essi decisero di sbarazzarsene, ma non sapevano come.
Chiesero ai loro indovini e questi risolsero che bisognava collocare l’arca su un carro
trainato da due vacche che la riportarono nella terra israelita, e più precisamente a
Kiriat – Iearim, vicino Gerusalemme, presso la casa di Abinadab.
Lì rimase per venti anni.
Quando Davide divenne re, riuscì a portare l’arca prima dalla casa di Abinadab a
quella di Obed –Edom, dove restò per qualche mese, poi la portò a Gerusalemme,
in processione per le vie della città.
Uno spettacolo meraviglioso, almeno così ci viene descritto.
I leviti la trasportavano secondo norme ben precise, intanto musicisti e cantori,
diretti da un capo musico di nome Chenania, inneggiavano e benedicevano Dio con
canti e danze.
L’arca dell’Alleanza trovò dimora sul Monte Sion, all’interno di una tenda che
Davide aveva fissato lì. Quello fu il luogo in cui riposava la Gloria di Dio. ( Shekina)
Il tabernacolo di Mosè, svuotato dell’arca, venne posto sul monte Gabaon; su quel
monte dovevano essere osservate le leggi e le prescrizioni mosaiche riguardo i
sacrifici.
Nella Tenda di Mosè poteva entrare solo il sacerdote purificato dai sacrifici di
sangue; nella Tenda di Davide entravano tutti, secondo turni, fin davanti all’Arca.
Nella Tenda di Mosè, nessuno strumento musicale – solo lo shofar; nella Tenda di
Davide ogni genere di strumenti musicali.
Nella Tenda di Mosè il silenzio; nella Tenda di Davide, voci di giubilo e vittoria e
danze. Davide danzava con tutte le forze davanti all’arca.
Nella Tenda di Mosè l’arca era nascosta alla vista del popolo; nella Tenda di Davide
l’arca era visibile a tutti, tutti potevano avvicinarsi. Tutti da vicino benedivano il
Signore. Lì era la dimora di Dio, lì la grazia, lì la gloria.
La Tenda di Mosè rappresentava la legge antica, quella di Davide era stata la
prefigurazione della vita nella nuova alleanza, prefigurazione della libertà dei figli di
Dio, che a Lui si avvicinano nella semplicità, senza bisogno dei sacrifici di sangue, e
che a Lui possono avvicinarsi anche se non circoncisi.
Ecco cosa aveva fatto capire lo Spirito Santo a san Giacomo.
Il Primo libro delle Cronache, al capitolo 25, fornisce una attenta descrizione
dell’attività musicale presso la Tenda di Davide, dall’organizzazione ai turni di
servizio di musicisti e cantori.
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LE ORIGINI BIBLICHE DEL MINISTERO DELLA MUSICA E DEL CANTO E LA SUA
IMPORTANZA NEL SERVIZIO AI GRUPPI DI RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO
Anna Teresa Francia
Rho 10 aprile 2011
Le celebrazioni all’interno della Tenda erano spontanee e gioiose, pur nel rispetto
delle leggi divine e fedeli alle indicazioni del re.
Fu Davide ad istruire i leviti riguardo una nuova lode e adorazione.
Questo nuovo modo prediligeva la musica e il canto.
Il re affidò a Chenania, il capo dei leviti, la guida dell’esecuzione della lode, perché
ne era esperto.
Ci furono poi tre leviti, Asaf, Idutun e Eman, con tutti i loro figli, scelti
esclusivamente per suonare cantare e profetare.
Asaf e i suoi figli: eseguiva la musica secondo le istruzioni di Davide.
Idutun e i suoi figli: cantava con cetre per celebrare e lodare il Signore.
Eman e i suoi figli: veggente del re riguardo alle parole di Dio, insomma un profeta
in musica.
Così leggiamo:
“Tutti costoro, sotto la direzione del padre, cioè di Asaf, di Idutun e di Eman,
cantavano nel tempio con cembali, arpe e cetre, per il servizio del tempio, agli ordini
del re. Il numero di costoro, insieme con i fratelli, esperti nel canto del Signore, cioè
tutti veramente capaci, era di duecentottantotto. Per i loro turni di servizio furono
sorteggiati i piccoli come i grandi, i maestri come i discepoli”.
Chenania, sotto la direzione di Davide, sovraintendeva ad ogni cosa. Asaf, Eman e
Idutun curarono la formazione dei figli, i quali a loro volta l’avrebbero tramandata ai
discendenti. Alla fine ogni famiglia avrebbe imparato il giusto modo di eseguire la
musica davanti al Signore.
Vi leggo una ricostruzione che fa l’autore di un libro edito dal Rinnovamento
“Riscoprire la lode” , David Fellingham, di quello che accadeva nella Tenda di Davide.
E’ una ricostruzione fatta con la Bibbia alla mano, non vera, ma di sicuro verosimile.
Quando tutta la comunità si riuniva davanti all’Arca, ciascuno partecipava alla
lode e all’adorazione. Gli esperti musicisti profetici non si limitavano a fare un
servizio, ma con la musica e le parole che Dio aveva loro suggerito, riuscivano a
coinvolgere tutta la comunità.
E’ possibile che, nel momento in cui Dio ispirava un salmo a Davide, questi lo
insegnasse a Chenania che a sua volta radunava i responsabili musicisti.
Forse, quando i musici ricevevano le parole di Davide, lo Spirito di Dio scendeva
anche su di loro, ed essi profetavano l’uno l’altro con l’aiuto di un
accompagnamento musicale. Quando attraverso il canto e la musica si
comunicavano le parole di Dio, queste venivano poi tramandate di generazione in
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LE ORIGINI BIBLICHE DEL MINISTERO DELLA MUSICA E DEL CANTO E LA SUA
IMPORTANZA NEL SERVIZIO AI GRUPPI DI RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO
Anna Teresa Francia
Rho 10 aprile 2011
generazione. I duecentottantotto musici designati, suddivisi in ventiquattro turni,
con parole, melodie e accompagnamento musicale, incoraggiavano l’intera
comunità a partecipare alla celebrazione e alla lode. Questa, alzando le mani,
prorompendo in applausi gioiosi, danzando, inginocchiandosi, prostrandosi
davanti a Dio, unendosi per cantare un ritornello ripetitivo o attraverso altre
molteplici manifestazioni, adorava e lodava Dio. In tal modo, tutta la comunità
era in grado di partecipare all’ufficio di un salmo al Signore senza bisogno
dell’ausilio di “amplificatori”, lavagne luminose e libri dei canti!
Il culto presso la Tenda di Davide aveva un forte contenuto profetico.
I salmi non sono soltanto poemi personali; molti di essi contengono affermazioni
profetiche riguardanti la signoria di Dio sulle Nazioni, la venuta del Messia e
l’instaurazione del regno di Dio sulla terra.
Il cuore del culto di Davide era l’amore per il Signore.
Dalla Tenda di Davide alla Chiesa, il cuore del culto, il cuore di ogni liturgia che
celebra Dio è sempre l’amore per Lui. L’amore per un Dio che ama i suoi figli e il cui
disegno è da sempre quello di rivelare la sua Gloria a tutti i popoli della terra, così
che anche loro avrebbero potuto adorare e glorificare il Signore dei Signori.
Lodate il Signore, popoli tutti.
Voi tutte nazioni dategli gloria.
Perché forte è il suo amore per noi
E la fedeltà del Signore dura in eterno. (Sal 117)
Voglio concludere questo intervento come concluse Matteo Calisi, il primo
responsabile nazionale della musica e del canto, una delle sue catechesi a Lozio,
durante le settimane nazionali del ministero.
< Davide nel Salmo 46,5 dice :
Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la Città di Dio, la santa dimora dell’Altissimo.
Lo stesso fiume ha visto Giovanni nell’Apocalisse ( Ap 22,1). E noi siamo chiamati
a essere questo fiume, questa lode, questo nuovo suono che rallegra la città di Dio,
la Chiesa. E’ scritto che da Sion, dalla Chiesa uscirà il canto, il suono che chiamerà
a raccolta tutti quanti, tutte le nazioni. Se ascoltiamo con orecchi spirituali e
profetici già si ode questo canto nella Chiesa.
Sentiamoci parte attiva nella restaurazione di questa atmosfera di lode e musica
che ci viene dato nella Tenda di Davide, perché questo modello di lode e
adorazione cambierà il corso degli ultimi anni e precederà il ritorno glorioso di
nostro Signore Gesù Cristo >.
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