Influenza A, io non so cosa fare con mio figlio l`Adige – Francesco

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Influenza A, io non so cosa fare con mio figlio l`Adige – Francesco
Influenza A, io non so cosa fare con mio figlio
l’Adige – Francesco Marcovecchio, 3 novembre 2009
Quanto sta avvenendo in questi giorni rispetto al diffondersi dell'influenza A è davvero assurdo
ed inaccettabile. Sono il papà di un bambino di tre anni e mezzo e mi trovo, come molti, in una
situazione che va dalla confusione più totale al terrore. La colpa è in primo luogo delle autorità
sanitarie che, con la collaborazione dei media, diffondono notizie confuse e contraddittorie con una
leggerezza irresponsabile.
Oggi, lunedì 2 novembre, entrambi i quotidiani della regione dedicano la loro prima pagina al
tema dell'influenza A. Uno titola «la battaglia del vaccino» contrapponendo le opinioni di due medici
che la pensano agli antipodi, l'altro quotidiano titola «influenza, allarme bambini» evidenziando che
siamo ormai vicini al «picco». Immediatamente, ho telefonato all'asilo frequentato da mio figlio dove
una maestra mi tranquillizza dicendo che sono presenti 55 bambini su 63. Poi vado a leggere le pagine
interne dei giornali e ci trovo di tutto. La società italiana di pediatria invita i genitori a far vaccinare i
bambini ed il viceministro Fazio rincara la dose aggiungendo che i bambini vanno immunizzati perché
diffondono l'influenza. Peccato che i vaccini siano arrivati con il contagocce nelle regioni e che la
vaccinazione non possa cominciare che a gennaio come dichiara ad un quotidiano Annunziata Di
Palma primario di Pediatria a Trento.
Da profano mi chiedo, ma cosa serve fare una vaccinazione a gennaio se siamo vicini al picco
influenzale in questi giorni? Sempre dai quotidiani regionali leggo che i pediatri Andrenacci e Piccoli
dichiarano che non occorre allarmarsi perché l'influenza si risolve in pochi giorni ed i sintomi non
sono particolarmente aggressivi. Ottimo, ma allora perché la società italiana di pediatria ed il
viceministro consigliano la vaccinazione? Interrogativi che lasciano noi genitori nel panico più totale.
Ci sono pediatri che in questi giorni si sfidano in battaglie dialettiche senza curarsi minimamente degli
effetti che le loro parole possono avere su noi genitori.
È da diversi mesi che si parla di influenza A, c'era tutto il tempo di arrivare al dunque preparati,
sia dal punto di vista della comunicazione, cosa fondamentale per affrontare il diffondersi di una
pandemia, sia dal punto di vista dei vaccini. Se era opportuno vaccinare i nostri figli bisognava farlo
prima che l'influenza si diffondesse, se non è opportuno, allora era meglio non parlarne nemmeno e
vaccinare solo le persone con particolari patologie.
Come dicevo all'inizio, anche i media hanno le loro responsabilità. Giornali e televisioni
dovrebbero informare la popolazione con toni pacati e, soprattutto, diffondendo solo notizie sicure,
verificate attentamente, che non siano in contraddizione fra di loro.
Francesco Marcovecchio - Trento