bombardieri italiani nella missione afghana

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BOMBARDIERI ITALIANI NELLA MISSIONE AFGHANA
Il governo invia quattro caccia nel paese centro-asiatico in guerra. «Solo per missioni di osservazione», dice il ministro
della difesa Ignazio La Russa. Ma gli aerei vengono da Ghedi sono per definizione destinati all'attacco, sia con armi
convenzionali che nucleari
Sarà il 6° Stormo di stanza a Ghedi (Bs) a inviare in Afghanistan i quattro cacciabombardieri Tornado: lo comunica
l'aeronautica, precisando che si tratta della versione Ids (Interdiction and strike) del Tornado, «in grado di svolgere
missioni di attacco e di ricognizione». Sono dotati del nuovo sistema Reccelite, per «l'acquisizione di target ( l'obiettivo
da colpire ) completamente automatizzata». Ma gli aerei, come ha spiegato il ministro della difesa Ignazio La Russa,
«serviranno non per bombardare ma per osservare». Se così fosse, perché non usare i Predator A, gli aerei teleguidati
che l'aeronautica ha acquistato nel 2004 (durante il governo Berlusconi) e stanziato in Afghanistan per compiti di
ricognizione? Perché non usare i quattro Predator B/Reaper, di cui la commissione difesa della Camera ha approvato
l'acquisizione lo scorso febbraio (durante il governo Prodi)? I Tornado sono in grado di volare a una velocità superiore a
quella del suono, lungo il profilo del terreno a pochi metri da suolo, così da penetrare in profondità nel territorio nemico
prima di essere avvistati. Per questo sono destinati all'attacco, con armi sia convenzionali che nucleari. Secondo
documenti ufficiali declassificati - resi pubblici nel rapporto U.S. Nuclear Weapons in Europe (febbraio 2005) dal Natural
Resources Defense Council - risulta che gli Stati uniti mantengono a Ghedi 40 bombe nucleari (più 50 ad Aviano) e che
al loro uso sono destinati i Tornado italiani. Quelle dislocate a Ghedi e ad Aviano sono bombe tattiche B-61 in tre
versioni, la cui potenza va da 45 a 170 kiloton (13 volte maggiore di quella della bomba di Hiroshima). Le bombe sono
tenute in speciali hangar insieme ai caccia pronti per l'attacco nucleare: F-15 e F-16 statunitensi ad Aviano e i Tornado
italiani a Ghedi. La pericolosità di questo arsenale nucleare in Italia consiste nel fatto che il nostro paese viene ad essere
agganciato alla strategia nucleare statunitense. Al Pentagono sono in fase di realizzazione armi di nuovo tipo, tra cui
bombe nucleari in grado di penetrare nel terreno e distruggere i bunker dei centri di comando, così da «decapitare» il
paese nemico con un first strike , un attacco nucleare di sorpresa. La B-61, il tipo di bomba nucleare depositato in Italia,
è stata modificata per trasformarla in bomba nucleare penetrante: alla famiglia delle B-61 si è così aggiunta la B61-11
che, secondo i test, può penetrare nel terreno così da creare, con l'esplosione nucleare, un'onda d'urto capace di
distruggere obiettivi sotterranei. È quindi probabile che, tra le bombe nucleari depositate a Ghedi e Aviano, vi siano anche
B61-11, pronte per l'uso. In tal modo l'Italia viola il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari che, all'articolo 2,
stabilisce: «Ciascuno degli Stati militarmente non-nucleari, si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri
congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente». Ciò è stato
confermato il 19 giugno 2008 dalla Federazione degli scienziati americani: nel quadro delle armi nucleari Usa in Europa
2008, si legge che le bombe nucleari, custodite a Ghedi dal 704 Munss statunitense, saranno trasportate in caso di
guerra dai «Tornado italiani del 6° Stormo». Gli stessi che il governo Berlusconi invia in Afghanistan: anche senza armi
nucleari, essi costituiscono la punta di lancia della nostra aviazione da attacco. Preoccupati, i ministri ombra Pd della
difesa e degli esteri, Roberta Pinotti e Piero Fassino, hanno chiesto al governo: «In quale scenario e in quale contesto si
colloca l'invio dei Tornado in Afghanistan? Si presuppone un cambio di strategia nella missione? E in questo caso con
quali obiettivi e quali impegni per le nostre forze armate?». In attesa della risposta del governo Berlusconi, possiamo dire
qualcosa noi. Lo scenario della guerra e della conseguente strage di civili in Afghanistan è lo stesso di quando, nel 2006,
il governo Prodi decise la spesa annua di 1 miliardo di euro nel 2007, 2008 e 2009, per finanziare la partecipazione
italiana alla missione in Afghanistan e alle altre «missioni internazionali di pace». Resta la stessa la strategia e di
conseguenza restano immutati gli impegni delle nostre forze armate, da quando nell'agosto 2003 la Nato ha assunto con
un colpo di mano «il ruolo di leadership dell'Isaf, forza con mandato Onu» (senza che in quel momento vi fosse una
decisione del Consiglio di sicurezza, che solo dopo ha preso atto del fatto compiuto). Da allora, il quartier generale Isaf è
stato inserito nella catena di comando Nato e, di conseguenza, in quella del Pentagono, che mira al controllo
dell'Afghanistan: zona di primaria importanza per la sua posizione geostrategica rispetto a Russia e Cina, e per il
controllo dei corridoi energetici del Caspio. Il contingente italiano in Afghanistan è inserito nella catena di comando che
fa capo al generale Usa David D. McKiernan, già comandante delle forze terrestri che nel 2003 attaccarono e invasero
l'Iraq, il quale nel giugno 2008 ha assunto il comando Isaf, prima ricoperto da un altro generale Usa. Il gen. McKiernan,
che comanda allo stesso tempo le forze Usa in Afghanistan nel quadro dell'operazione Enduring Freedom, ha posto in
chiaro il 16 settembre che gli alleati devono inviare in Afghanistan maggiori forze e rinunciare ai vincoli sul loro uso. Sarà il
gen. McKiernan, col suo stato maggiore, a decidere l'impiego dei Tornado italiani, nel quadro della crescente guerra
aerea condotta dagli Usa in Afghanistan. Come documenta il Comando centrale, ogni giorno i cacciabombardieri
statunitensi e alleati effettuano, in media, circa 80 «missioni di appoggio aereo ravvicinato alle truppe Isaf in
Afghanistan». Dalla sola portaerei Lincoln, stazionata nel Golfo, ne sono state compiute 7.100 da aprile ad agosto. A
questi aerei si uniranno i Tornado italiani, «non per bombardare ma per osservare».
Tommaso Di Francesco e Manlio Dinucci
Da Il Manifesto del 30 settembre
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