UBS Research Focus

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UBS Research Focus
UBS Research Focus
CIO Wealth Management
Luglio 2013
Investimenti sostenibili
Gli investimenti sostenibili
offrono risultati di investimento
competitivi
Gli investitori possono orientare
i propri asset HG
esprimere i propri
valori
Le aziende hanno maggiori
strumenti per preservare
e creare valore per
gli stakeholder
Il presente report è stato originariamente pubblicato negli Stati Uniti l’11 luglio 2013.
Il report è stato adattato per la divulgazione al di fuori degli Stati Uniti.
UBS Research Focus
Questo report è redatto da UBS Financial Services
Inc. («UBS FS») e UBS SA. Si vedano le note
legali e le informazioni riportate alla fine di
questo documento. Le performance del
passato non sono indicative dei rendimenti
futuri. I prezzi di mercato riportati corrispondono ai corsi di chiusura della rispettiva borsa
principale. Ciò vale per tutti i grafici e le
tabelle relativi alla performance.
Editore
UBS SA, CIO WM Research,
casella postale, CH-8098 Zurigo
Autori
Bruno Bertocci, UBS Global Asset Management
Agathe Bolli, UBS Wealth Management
Alexander S. Friedman, UBS Wealth Management
Julie Hudson, UBS Investment Bank
Maryam Khan, UBS Wealth Management
Kurt E. Reiman, UBS Wealth Management
Alexander Stiehler, UBS Wealth Management
Eva Zlotnicka, UBS Investment Bank
Chiusura editoriale
11 luglio 2013
Gestione progetto
Paul Leeming
Nikki Ackermann
Réda Mouhid
Sita L. Chavali*
Desktop
CIO Digital & Print Publishing
Foto
getty images
Stampa
Fotorotar AG, Egg, Svizzera
Traduzione
24translate, San Gallo, Svizzera
Lingue
Pubblicato in italiano, inglese, tedesco, francese,
spagnolo, portoghese e russo
Contatto
[email protected]
UBS homepage: www.ubs.com
*Desideriamo ringraziare Sita L. Chavali, una collaboratrice del Gruppo Cognizant, per il supporto
forni­toci nell’allestimento di questo resoconto di
ricerca. I collaboratori di Cognizant forniscono a
UBS servizi di supporto alla ricerca.
SAP-Nr. 82092I-1301
Indice
Investimento sostenibile
03 05
09 15
22
27
34
35
Editoriale
Sezione 1 Cosa si intende per investimento sostenibile?
Sezione 2 Quali sono i benefici dell’investimento
sostenibile?
Sezione 3 Come è possibile valutare la sostenibilità?
Sezione 4 Cosa considerare nella creazione di portafogli
sostenibili
Sezione 5 Temi di investimento sostenibile
Conclusione
Glossario
Editoriale
Cari lettori,
dall’inizio del millennio abbiamo assistito all’implosione delle bolle
nel settore tecnologico e immobiliare, a un lungo elenco
di errori di governance e scandali contabili e alla più grande crisi
finanziaria del nostro tempo. In risposta a ciò, pare che tra gli investitori stia emergendo un’opinione comune secondo la quale è necessario mettere fine alle tendenze economiche e industriali insostenibili
degli ultimi anni. In parole semplici, le ripercussioni sociali sono
troppo negative.
Alexander S. Friedman
Una delle tendenze che si sta formando nel panorama finanziario riguarda la modalità con cui gli investitori possono esprimere
i loro valori nelle decisioni finanziarie e avere un impatto positivo su
ciò che li circonda. Gli obiettivi finali sono chiari – migliorare la performance rettificata per il rischio, realizzare un impatto sociale positivo con l’allocazione del capitale e incorporare i propri valori – e per
realizzare tali obiettivi e gestire il loro portafoglio di conseguenza, gli
investitori stanno valutando una gamma più ampia di informazioni e
strumenti.
Kurt E. Reiman
Il presente report spiega come incorporare considerazioni relative
alla sostenibilità nelle decisioni di investimento, informazioni che
tradizionalmente erano considerate esterne al processo di investimento, ma che ora stanno acquisendo sempre più importanza.
Un’analisi e un processo decisionale che poggino sulla sintesi di
importanti fattori ambientali, sociali e di governance con dati fondamentali tradizionali possono garantire migliori risultati di performance e consentono agli investitori di esprimere i propri valori e di
esercitare un ruolo grazie ai propri investimenti.
La situazione economica del mondo di oggi richiede tale cambiamento. L’economia globale affronta varie minacce, quali cambiamento climatico, scarsità di risorse idriche, impoverimento di
importanti risorse naturali e altri fattori dovuti all’uomo che, se non
gestite adeguatamente, peggioreranno via via che la popolazione
mondiale crescerà e sempre più persone verranno sottratte alla
povertà. La crisi finanziaria globale del 2008–2009 ha mostrato gli
eccessi dell’insostenibile crescita alimentata dal credito e dagli errori
di governance e ha creato numerose necessità sociali che finora i
governi non sono stati in grado di soddisfare.
Nel frattempo, un numero sempre più crescente di aziende non solo
si sta facendo promotore di un adeguamento a queste nuove realtà
sociali, ambientali ed economiche, ma sta anche lavorando in collaborazione con organizzazioni non governative e altri stakeholder
per contribuire a migliorare la situazione. Tali organizzazioni considerano la sostenibilità una fonte di vantaggio competitivo, pertanto
operano secondo la logica dei loro interessi economici, ma con un
risultato che vada a beneficio sia dei propri azionisti che del pubblico in
generale.
[segue]
Investimento sostenibile
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Editoriale
Dal punto di vista degli investimenti, la tempistica di questo cambiamento è più che azzeccata. Le aziende dispongono di un volume
di dati senza precedenti per contribuire a gestire il rischio nonché
a preservare e ad accrescere il valore degli azionisti – proprio in un
momento in cui si assiste a un aumento degli sforzi volti a standardizzare e a integrare la rendicontazione di fattori inerenti la sostenibilità. Le aziende hanno iniziato a pensare in maniera strategica a
una gamma più ampia di rischi per le proprie attività, e gli investitori
ora dispongono di maggiori strumenti per incorporare tali informazioni nelle loro visioni di investimento.
Tuttavia, è più facile a dirsi che a farsi. L’investimento sostenibile è
ancora un tema poco noto a molti investitori, nonostante l’industria
dei servizi finanziari fornisca ai propri clienti una gamma di soluzioni
finanziarie senza precedenti. La comunità aziendale sta, sì, assumendo un approccio più olistico nella gestione del rischio e nella
costruzione di valore, ma rimane ancora molto da fare affinché gli
investitori possano ottenere una piena trasparenza sugli sforzi aziendali volti alla sostenibilità. E persino laddove nei portafogli vengono
inseriti investimenti sostenibili, questi sono spesso trattati come una
cosa a sé stante e non vengono incorporati nel contesto dell’intera
gamma di asset.
Abbiamo incoraggiato i professionisti e i ricercatori di tutta UBS –
Wealth Management, Investment Bank e Global Asset Management
– a condividere le loro conoscenze sul tema di come
investire tenendo conto della sostenibilità. Abbiamo inoltre intervistato esperti esterni che hanno sviluppato conoscenze specializzate
per valutare li vantaggi di investire in società sostenibili e la
ragione che spinge a considerare indicatori di sostenibilità al fine di
preservare e creare valore.
L’obiettivo di questo numero di UBS Research Focus è valutare l’evoluzione dell’investimento sostenibile, prevedendone gli sviluppi futuri
e dimostrando perché un approccio ben ponderato alla sostenibilità
può aggiungere valore al portafoglio.
La domanda a cui ora dovete rispondere è la seguente:
«Il denaro che avete investito riflette i vostri valori e soddisfa
i vostri interessi finanziari considerando, al contempo il benessere
delle generazioni future?»
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Alexander S. Friedman
Kurt E. Reiman
Global Chief Investment Officer
Wealth Management
Head, Thematic Research
Wealth Management
«L O sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddISFisfi i bisogni dELpRESEnTESEnzACOMpROMETTEREromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.»
Commissione Brundtland, Our Common Future (Il futuro di tutti noi)
SEZIONE 1
Cosa si intende per
investimento sostenibile?
Julie Hudson, Maryam Khan, Kurt E. Reiman, Alexander Stiehler
Origini umili
Le odierne strategie di investimento sostenibile
affondano le radici nei primi approcci di investimento etico risalenti a centinaia di anni fa,
quando le religioni islamica, ebraica e cristiana
iniziarono a prendere decisioni economiche e
di investimento basate sui principi della propria
fede (cfr. fig. 1). Il primo fondo d’investimento
con orientamento etico, il Pioneer Fund, nacque nel 1928 durante l’era del proibizionismo,
quando le chiese esortavano gli investitori a
evitare investimenti legati al traffico di alcolici,
armi, tabacco e altri beni «peccaminosi».
I movimenti per i diritti civili e ambientalisti
degli anni Sessanta e Settanta aprirono la strada
alla moderna concezione di investimento socialmente responsabile (SRI – Socially Responsible
Investing) allorché gli eventi del tempo indussero molti investitori a rivedere completamente
le proprie decisioni d’investimento. L’approccio
SRI si sviluppò come estensione dell’investimento etico, continuando ad avere come obiettivo l’esclusione di società implicate in attività
che si rivelavano offensive per alcuni investitori,
come quelle legate a tabacco, alcolici, gioco
d’azzardo, pornografia, test sugli animali, organismi geneticamente modificati ed esposizione
militare.
Si ritiene che il processo di disinvestimento
dal Sudafrica negli anni Ottanta sia una delle
ragioni chiave che decretò la fine del regime
dell’apartheid. Intanto, la fusione parziale del
nocciolo nella centrale nucleare di Three Mile
Island negli Stati Uniti, il disastro nucleare di
Chernobyl in Ucraina, l’esplosione di Union
Carbide a Bhopal, in India, e la fuoriuscita di
greggio di Exxon Valdez al largo delle coste
dell’Alaska accesero i riflettori sulle tematiche
ambientali. In questo periodo prese vita anche
l’investimento attivista, quando i principali
Investimento sostenibile
Luglio 2013
Sezione1
investitori iniziarono a cercare di influenzare
non solo il costo di capitale di società controverse ma anche le decisioni prese dai consigli di
amministrazione.
Ilpercorsodimaturazioneversola
sostenibilità
Il concetto di sostenibilità, tuttavia, fece per
la prima volta capolino sul panorama mondiale oltre un quarto di secolo fa. Accadde nel
1987, quando la Commissione Brundtland delle
Nazioni Unite pubblicò lo sconvolgente rapporto intitolato Our Common Future (Il futuro
di tutti noi) in cui sosteneva che «lo sviluppo
sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni
del presente senza compromettere la possibilità
delle generazioni future di soddisfare i propri».1
Ma per buona parte della decade successiva,
la capacità di resistenza del pianeta e le frizioni sociali nel mondo furono tutt’altro che
una priorità per gli investitori, confortati dal
continuo declino dei tassi di povertà, dai bassi
prezzi delle materie prime, tra l’altro in continuo calo, da tassi di crescita economica superiori alla media nei paesi in via di sviluppo e da
un ciclo economico generalmente senza grandi
sorprese.
Le percezioni iniziarono però a mutare nei primi
anni del nuovo millennio allorché:
• fallimenti di società di alto profilo e il disastro
dei mutui subprime negli Stati Uniti portarono a galla dubbie pratiche di corporate
governance
• il crescente consumo globale di materie prime
unito allo sviluppo economico di mercati
emergenti densamente popolati iniziarono a
esercitare una pressione rialzista sui prezzi di
molte risorse naturali
Fig. 1: Storia dell’investimento sostenibile
XVI secolo
Anni Quaranta
Anni Cinquanta
Anni Sessanta
XVI sec. circa: L’investimento etico inizia con alcune pratiche adottate da religiosi, che escludevano taluni investimenti e certe attività non conformi alle proprie credenze.
1928: Fu costituito il Pioneer Fund per
aiutare gli investitori ad aggirare società
implicate nel gioco d’azzardo e nel commercio di tabacco e alcolici.
1953: Howard Bowen conia il termine
Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI)
(o Corporate Social Responsibility) nel
suo libro «Social Responsibilities of the
Businessman».
Anni Settanta
Anni Settanta circa:
La SEC inizia ad ammettere temi di responsabilità sociale alle votazioni
in assemblea dei soci
dopo una causa tra il
Medical Committee for
Human Right e la SEC
che fece giurisprudenza.
1971: Viene fondato il
Pax World Funds, il primo
fondo d’investimento
etico.
1977: Furono sviluppati
i principi di Sullivan, che
esortavano a disinvestire in Sudafrica e, in
ultima istanza, spinsero
le aziende del paese a
redigere il documento
per invocare la fine
dell’apartheid.
Negative screening: Esclude specifici investimenti o classi di investimento (come società, settori e paesi) dall’universo investibile.
Fonte: UBS, al 5 giugno 2013
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Cosa si intende per investimento sostenibile?
• le disuguaglianze di reddito divennero più dif-
fuse nei paesi sviluppati come in quelli in via
di sviluppo
• si moltiplicarono gli esempi di degrado
ambientale, come il cambiamento climatico,
la scarsità di acqua, l’inquinamento dell’aria e
l’estrazione da superficie.
In risposta agli appelli per un maggiore coinvolgimento delle aziende nella soluzione di questi
problemi, nel 2006 le Nazioni Unite elaborarono i Principi di investimento responsabile (PRI)
al fine di suggerire linee guida non vincolanti a
istituzioni finanziarie e investitori per integrare e
riconoscere un ruolo a fattori ambientali, sociali
e di corporate governance (ESG) nei propri processi decisionali di investimento (cfr. fig. 2).
Quindi, l’investimento sostenibile si è evoluto dal primordiale approccio di esclusione e
Anni Ottanta
Anni Novanta
1985: Viene istituito il Social Investment
Forum per promuovere pratiche di investimento basate su criteri ambientali, sociali
e di corporate governance (ESG).
1987: La Commissione
Brundtland conia la sua definizione di sviluppo sostenibile.
1989: Viene dato il via
all’annuale conferenza «SRI
in the Rockies».
1990: Viene creato il
primo fondo d’investimento SRI, il Domini
Social Index.
disinvestimento a un approccio che considera
gli aspetti di sostenibilità come fattori positivi
nello stimare il valore, il potenziale di rischio e
il rendimento sottostante delle imprese. In UBS
abbiamo sviluppato la nostra personale definizione di «investimento sostenibile».
Partendo dagli approcci di investimento
tradizionali, l’investimento sostenibile
integra fattori di sostenibilità ambientale,
sociale, di corporate governance e di altro
tipo nel processo decisionale di investimento, nell’ottica di preservare e creare
valore per gli investitori. Questo approccio globale di investimento cerca di generare rendimenti competitivi corretti per
il rischio. Fornisce anche un modello che
consente agli investitori di riflettere i propri valori nei rispettivi portafogli finanziari e di esercitare un impatto positivo
sulla società attraverso i loro investimenti.
Anni Duemila
1999: Viene lanciata la
Global Reporting Initiative
(GRI); oltre 11 000 società
ora adottano il protocollo
GRI.
Anni Duemiladieci
2010: Viene lanciato l’International Integrated
Reporting Council (IIRC) per promuovere la rendicontazione aziendale su tutti gli aspetti della creazione
del valore.
2012: Il Sustainability Accounting Standards Board
2006: L’ONU
inizia a sviluppare standard per la divulgazione di
lancia i suoi
questioni di sostenibilità materiale per i documenti
Principi di
presentanti annualmente alla SEC.
Investimento
Responsabile
Integrazione di fattori ESG nell’analisi finanziaria:
(PRI) con l’inEsplicita inclusione di rischi e opportunità ESG nella tradizionale
tento di creare
analisi finanziaria e nelle decisioni d’investimento in base a un
un sistema
processo sistematico.
finanziario
sostenibile. Investimento a impatto: Investimenti in determinate società, organizzazioni
e determinati fondi con l’intento di imprimere un impatto sociale e ambientale
positivo oltre a conseguire un rendimento finanziario.
Investimento in temi di sostenibilità: Investimento in temi o strumenti legati allo
sviluppo della sostenibilità. I fondi tematici si concentrano su temi ESG specifici o multipli.
Impegno e voto: Partecipazione attiva attraverso l’esercizio dei diritti di voto e l’impegno insieme alle imprese su questioni ESG. Un processo
a lungo termine che cerca di influenzare il comportamento o aumentare la trasparenza.
Best in class: Strategia di portafoglio attiva e diversificata che seleziona gli investimenti con le migliori performance ESG all’interno di un universo, una
categoria o classe.
Investimento sostenibile
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Sezione 1
L’investimento sostenibile, quando implementato correttamente, va oltre la mera integrazione di temi ESG nel processo di investimento.
Si potrebbe obiettare che basti semplicemente
chiamarlo «investimento», perché già definisce
la messa in conto di tutti i fattori rilevanti per
il processo decisionale di investimento. Tuttavia, l’integrazione ESG è una disciplina ancora
tutt’altro che scontata, per il semplice fatto
che l’analisi economica e finanziaria, e la strategia e la rendicontazione aziendale, nel loro
stato attuale, tendono a funzionare sulla base
di modelli nei quali i costi per la società e l’ambiente, i benefici, gli attivi e i passivi vengono
«esternalizzati».
Ciò può rendere difficile l’integrazione ESG e
agli investitori servono strumenti che li aiutino
nel difficile compito di distinguere il quadro
generale nella fitta rete di dati ESG disponibili.
Fortunatamente stanno emergendo standard
di rendicontazione e contabili comuni, come
illustriamo nella Sezione 3. Di conseguenza, lo
scenario dei dati relativi alla sostenibilità attraversa un processo di razionalizzazione e punta
agli stessi standard di qualità dei tradizionali
dati finanziari.
a livello globale, corrispondenti a più del 20%
del patrimonio gestito nelle regioni oggetto
dello studio.3 Le strategie di investimento sostenibile più seguite sono quelle a esclusione (ad
esempio il «negative screening») e quelle che
integrano criteri ESG. L’investimento a impatto,
pressoché un esordiente nel panorama dell’investimento sostenibile, conta meno seguaci
rispetto ad altre strategie ma presenta anche un
buon potenziale di crescita futura.
Secondo le nostre previsioni, i patrimoni gestiti
allocati in investimenti sostenibili continueranno
a crescere nei prossimi anni grazie alla maggiore
consapevolezza verso problematiche ambientali, sociali e di corporate governance. Crediamo inoltre che una maggiore comunicazione
e trasparenza su considerazioni ESG permetterà
agli investitori di gestire meglio il rischio e di
valutare come le imprese preservano e creano
valore, come abbiamo discusso nella Sezione
3. Nella Sezione 4 analizziamo le domande
che gli investitori devono porsi per costruire un
portafoglio sostenibile. Ma innanzitutto, nella
Sezione 2, esaminiamo come l’investimento
sostenibile può ottenere migliori performance
corrette per il rischio.
La sostenibilità conquista la ribalta
Le strategie di investimento sostenibile hanno
ottenuto ottimi riscontri negli ultimi anni, surclassando la crescita generale del patrimonio
gestito in Europa e Nord America – le regioni
nelle quali la sostenibilità ha avuto il maggiore
successo (cfr. fig. 3).2 Nel suo rapporto del
2012, la Global Sustainable Investment Alliance
ha stimato le dimensioni dei mercati per l’investimento sostenibile a 13 600 miliardi di dollari
Patrimonio gestito, in migliaia di miliardi di dollari USA
Fig. 3: Crescita costante di patrimoni investiti in sostenibilità
negli USA
1400
40
Patrimonio gestito con focus su sostenibilità, in migliaia di miliardi di dollari USA
1200
35
4
1000
30
Fig. 2: L’adesione è aumentata dal lancio dei PRI nel 2006
Numero di firmatari
25
800
20
600
15
400
10
200
2
5
0
0
2006
2007
2008
2009
2010
Numero di firmatari
Patrimonio gestito
Fonte: PRI Association, UBS, al 30 giugno 2013
8
3
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2011
2012
1
2013
0
2005
2007
Fonte: US SIF Foundation, UBS, al 30 giugno 2013
2010
2012
«smettete di farvi intimidire dall’idea che una buona azione sia impossibile perché non massimizza i profitti, o che un’azione sbagliata vada perdonata in ragione di ciò che se ne ricava.»
Aldo Leopold, Almanacco di un mondo semplice
sezione 2
Quali sono i benefici
dell’investimento
sostenibile?
Julie Hudson, Maryam Khan, Kurt E. Reiman, Alexander Stiehler, Eva Zlotnicka
Guardare da una prospettiva più ampia
La crisi finanziaria e la contrazione economica
globale del 2008-2009 possono avere distolto
l’attenzione degli investitori dal breve termine
facendola convergere verso tendenze e tematiche di lungo periodo. Crediamo che ora più che
in passato agli investitori importi ridurre la volatilità nel proprio portafoglio, viste le marcate
oscillazioni a cui sono esposti i mercati azionari
dall’inizio del millennio.
alla gestione dell’attivo e del passivo (abbandonando gli asset più rischiosi come le azioni),
come attualmente accade nel mercato dei fondi
pensione a prestazione definita. In alternativa,
si può allargare lo spettro di rischi da tenere in
considerazione quando si scelgono gli asset in
cui investire. Ed è esattamente ciò che ci si propone di fare integrando tematiche ambientali,
sociali e di corporate governance (ESG) nel processo decisionale di investimento (cfr. fig. 1).
Esistono diversi approcci per attuare una strategia di riduzione del rischio. Uno è semplicemente quello di ridurre gli attivi rischiosi in portafoglio. Un buon esempio è quello di passare
Ci sembra assolutamente sensato includere
considerazioni di sostenibilità nei portafogli di
investimento, perché un simile approccio aiuta
a rispondere alle preoccupazioni su volatilità
Fig. 1: Esempi di fattori ambientali, sociali e di corporate governance
Ambientali
Sociali
Cambiamento climatico
Diritti dei consumatori
Politica ambientale
Gestione della catena di
fornitura
Buone prassi in termini di
sostenibilità
Salute e sicurezza
Gestione ambientale
Sicurezza del prodotto
Approvvigionamento idrico
Rapporti con i lavoratori,
inclusi i sindacati
Trasporto sostenibile
Gestione dei rifiuti
Relazioni con la comunità
Relazioni con gli
stakeholder
Corporate governance
SOCIETÀ
FO ND I
Struttura del consiglio
Governance del fondo
Retribuzione della
dirigenza
Poteri e composizione
del comitato consultivo
Diritti degli azionisti
Processi di valutazione
Contabilità / revisione
contabile
Strutture delle
commissioni
Etica aziendale
Conflitti di interesse
Fonte: PRI Association, UBS, al 30 giugno 2013
Investimento sostenibile
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Sezione 2
e rischio. Molti investitori, però, continuano
a dubitare dei risultati di performance perché
sono convinti che concentrarsi sulla sostenibilità
significhi per forza accettare un compromesso.
Sebbene non si possa negare che in passato
alcuni fondi orientati alla sostenibilità abbiano
conseguito risultati alterni in termini di performance, altri approcci di investimento attivo
non hanno certo saputo fare meglio. Inoltre, è
comprovato che aziende meglio qualificate in
termini di sostenibilità possono e di fatto generano una migliore performance finanziaria.
E come abbiamo scritto nella Sezione 1, la
performance può essere solo uno degli aspetti
da considerare quando si investe attraverso la
lente della sostenibilità; investimento a impatto
e strategie di investimento basate sui valori
possono avere un’importanza pari o addirittura
maggiore per alcuni investitori. Analizziamo
anche questi potenziali benefici.
I fondi di sostenibilità riescono a stare
al passo
Una delle maggiori preoccupazioni quando si
pondera un investimento in fondi orientati sul
tema della sostenibilità verte sulla performance.
È percezione diffusa che questo approccio di
investimento non riesca a sovraperformare e
richieda addirittura di sacrificare i rendimenti.
Questa convinzione scaturisce probabilmente
dalle innumerevoli ricerche accademiche pubblicate negli ultimi anni a proposito della performance finanziaria di fondi di investimento sostenibile.1 La letteratura in materia arriva a concludere che le strategie di investimento sostenibile
realizzano una performance più o meno in linea
con i principali benchmark.2 La teoria finanziaria ritiene che la performance di portafogli a
gestione attiva debba discostarsi dal benchmark
in proporzione al rischio assunto: il cosiddetto
«tracking error». In media, dai fondi attivi ci si
aspetta una sottoperformance per via dei costi
d’investimento. La conclusione poco confortante che la performance sarebbe più o meno
simile al benchmark diventa così rivelatrice, perché suggerisce che fondi ESG o di investimento
socialmente responsabile (SRI) in realtà non
sempre subiscono il «sacrificio di rendimento»
spesso criticato nelle discussioni riguardo all’investimento sostenibile.
Alcuni portafogli specializzati in investimento
sostenibile si orientano sulle tendenze di lungo
termine. Può essere quindi inopportuno valutarne la performance finanziaria a breve termine, diciamo a tre o cinque anni. Alcune delle
10
Luglio 2013 UBS Research Focus
opportunità e i rischi incorporati da questi fondi
possono essere incerti in termini di portata e
tempistica. Ma facciamo presente che non si
tratta di un problema circoscritto ai fondi di
sostenibilità perché lo stesso si può dire di altri
stili di investimento. Chi ha buona memoria
ricorderà certamente l’«effetto small cap» (la
convinzione che le piccole imprese siano destinate a sovraperformare le grandi), scomparso
non appena ricerche accademiche ne confermarono l’esistenza; o, in tempi più recenti, l’ineluttabile sottoperformance dei fondi value durante
la bolla tecnologica, seguita dalla drastica inversione di tendenza all’inizio del 2000.
Oltre alla performance dei fondi si può guardare
anche al track record degli indici generali di
sostenibilità per ottenere ragguagli sulla performance relativa conseguita da strategie di investimento sostenibile. Ad esempio, l’MSCI KLD
400 Social Index è un famoso indice che include
400 società statunitensi con buoni rating ESG
ed esclude quelle con attività potenzialmente
opinabili. Dal suo lancio nei primi anni Novanta,
l’indice ha ottenuto risultati competitivi se confrontato con il mercato azionario statunitense
generale, pur senza conseguire una significativa
sovraperformance (cfr. fig. 2).
L’investimento sostenibile non va sempre a braccetto con la riduzione del rischio, anzi, alcuni
approcci implicano un rischio superiore e sono
destinati a investitori sofisticati. Tra questi figurano i portafogli tematici, meno diversificati
rispetto ai portafogli meno specifici perché si
concentrano su società specializzate, ad esempio, nella mitigazione della scarsità di acqua
o nel cambiamento climatico. A molti questi
portafogli sembrano molto più promettenti dei
Fig. 2: L’investimento sostenibile offre risultati competitivi
MSCI KLD 400 Social Index verso MSCI US Index (giugno 1990 = 100)
600
500
400
300
200
100
0
1990
1995
2000
MSCI KLD 400 Social Index
MSCI US Index
Fonte: Bloomberg, FactSet, UBS, al 3 luglio 2013
2005
2010
Quali sono i benefici dell’investimento sostenibile?
portafogli a «esclusione». Ma anche un approccio tematico ha i suoi limiti. Consideriamo il concetto di energia alternativa. A livello teorico, l’energia alternativa si collega all’idea di sostenibilità; tuttavia, se viene fornita tramite società quotate operanti nell’energia solare ed eolica assume
immediatamente le caratteristiche di rischio del
settore, che hanno ben poco a che vedere con la
sostenibilità. Ad esempio, una società operante
nell’energia solare è, di fatto, un ibrido di produzione basata su silicio (semiconduttori) e assemblaggio (produzione industriale), a significare
che questo settore è aspramente competitivo,
potenzialmente ciclico e volatile a breve termine
a livello di quotazioni azionarie.
Molte società di energia alternativa erano start­
­up relative nel 2010, ed era quindi improbabile che gli investitori potessero sperare in un
ritorno sotto forma di dividendi. Chi investe
in un settore con un simile profilo di rischio –
competitivo, ciclico, volatile, fortemente dipendente dalla liquidità – deve avere un’elevata
capacità di rischio e un orizzonte temporale
flessibile. Come illustrato in fig. 3, gli investitori nell’indice S&P Global Clean Energy hanno
dovuto «sacrificare» i rendimenti non perché
avessero investito in sostenibilità ma per via dei
rischi specificamente associati al fatto che l’universo di società disponibili per realizzare un’esposizione a questo tema era limitato.
L’indice S&P Global Water, anch’esso associato
al tema della sostenibilità, sembra meno volatile e si è evoluto in modo differente. Teniamo
a precisare che ciò non fornisce alcuna indicazione su rendimenti futuri. Il punto che ci
preme sottolineare in questa sede è che gli
investitori non devono considerare isolatamente
i rischi e le opportunità impliciti in ciascun tema
di investimento sostenibile ma piuttosto considerarli come parte di tutto ciò che influisce sui
dati fondamentali.
Migliore performance aziendale
Se fondi e indici possono generare risultati misti
rispetto ai classici benchmark azionari, è invece
comprovato che società sostenibili generano
sovraperformance. La ricerca accademica è
sostanzialmente unanime nel dimostrare che
gli sforzi di sostenibilità – sotto forma di concentrazione su aspetti ESG o di un maggiore
impegno in termini di responsabilità sociale
d’impresa – abbassano il costo del capitale
di un’azienda e migliorano l’accesso al finanziamento.3 Se considerazioni di sostenibilità
possono abbassare il costo del capitale di un’azienda, ci sono buone ragioni per credere che
le imprese riescano anche a produrre risultati
finanziari migliori. E ancora, la stragrande maggioranza degli studi accademici conclude che
le strategie di integrazione ESG promettono
anche una migliore performance finanziaria.4
Un autorevole studio condotto nel 2011 dalla
Harvard Business School analizza quali benefici
producono per gli investitori società che perseguono obiettivi di sostenibilità rispetto a quelle
che seguono un approccio tradizionale.5 Lo studio presenta una chiara distorsione da sopravvivenza, visto che le 180 società selezionate dagli
autori erano aziende rimaste in attività per tutto
il periodo dello studio dai primi anni Novanta al
2010. Detto ciò, le società che tenevano conto
delle esigenze di vari stakeholder e particolarmente attente ai rischi ESG hanno sovraperformato di molto le altre società, esponendosi, tra
l’altro, a una minore volatilità (cfr. fig. 4).
Fig. 4: La cultura della sostenibilità genera sovraperformance
Fig. 3: I fondi tematici offrono un diverso profilo
rischio/rendimento
Indici selezionati di «sostenibilità» e del mercato azionario generale
(gennaio 2010 = 100)
Evoluzione di $1 investito nel mercato azionario in portafogli ponderati in
base al valore
25
140
120
20
100
15
80
10
60
40
5
20
0
0
2010
2011
Indice S&P Global Water
Indice S&P Global Clean Energy
Fonte: Bloomberg, UBS, al 3 luglio 2013
2012
Indice DJ Sustainability World
Indice MSCI World
2013
1992
1994
1996
1998
2000
2002
2004
2006
2008
2010
Aziende con bassa sostenibilità
Aziende con alta sostenibilità
Fonte: Eccles et al. (2011), al 3 luglio 2013
Investimento sostenibile
Luglio 2013
11
Sezione 2
Vari studi usciti negli ultimi anni raccontano una
storia analoga sui potenziali benefici che possono derivare dal prestare particolare attenzione
alle caratteristiche di sostenibilità nel processo di
selezione delle società. L’MSCI, adottando la propria metodologia ESG, ha valutato diverse strategie di sostenibilità – negative screening, predilezione per punteggi ESG superiori e migrazione
dei rating ESG – per rilevare se una di queste
avesse ottenuto una sovraperformance rispetto
al mercato in generale nel periodo dal 2007 al
2012.6 Benché la finestra sia troppo breve per
dirsi definitiva, ogni strategia ha ottimizzato la
performance ottenendo anche punteggi ESG
migliori rispetto alla media, pur mantenendo
caratteristiche di portafoglio simili a quelle del
rispettivo benchmark. Ricercatori europei hanno
anche verificato se la selezione di imprese bestin-class sarebbe in grado di garantire benefici
agli investitori.7 Gli autori hanno selezionato
85 società tra quelle dell’S&P 500 che hanno
adottato misure per integrare tematiche sociali
e ambientali nella propria strategia aziendale dal
2006 fino al 2010 rilevando che queste hanno
effettivamente generato una performance
migliore e hanno resistito meglio alla crisi finanziaria rispetto all’indice S&P 500 generale.
Creazione e conservazione del valore
Riteniamo che un approccio concentrato su
tematiche di sostenibilità possa garantire una
migliore performance aziendale attraverso due
elementi principali: una gestione dei rischi più
affidabile e un’attenzione focalizzata sulla creazione di valore a lungo termine. Al giorno
d’oggi gli attori del mercato sono molto più
attenti alle attività immateriali di una società
– R&S, reputazione, gestione delle esternalità
– per cercare di intuire la performance a lungo
termine, tanto che oggi si stima che l’80% del
valore di borsa sia determinato da questi fattori
(cfr. fig. 5).8 Comprendere le attitudini aziendali
su temi ESG, quindi, può rivelare molto non
solo sulla «reale» valutazione e sul potenziale
di successo a lungo termine di un’impresa ma
anche sulla sua esposizione a significativi rischi
operativi e d’impresa.
Il concetto delle «3P» sale prepotentemente
alla ribalta – l’idea che un’azienda di successo
debba generare benefici economici (profitto),
sociali (persone) e ambientali (pianeta).9 Questa concezione fonda sulla premessa che le
aziende non operino isolatamente ma piuttosto all’interno di dinamiche ambientali e sociali
di più ampio spettro, e che il loro successo sia
collegato a filo diretto con la salvaguardia e il
miglioramento del retroscena in cui operano.
12
Luglio 2013 UBS Research Focus
Prevenire è meglio che curare
In passato, molte imprese adottavano un
approccio destrutturato di gestione del rischio
di perdita, che considerava il costo di eventuali
conseguenze negative come esternalità. Questi costi venivano tacitamente scaricati sulla
collettività e sull’ambiente senza stare troppo
a pensare al pericolo, e al costo economico,
che di fatto rappresentavano. Simili attitudini
prevalevano nei settori estrattivi, dove l’inefficiente gestione delle risorse o la scarsa attenzione verso condizioni di lavoro insicure si sono
rivelate dannose per la società e l’ambiente, e
naturalmente per l’azienda stessa. Ma questa
mentalità era condivisa anche in molti altri settori. Visto che oggi buona parte del valore per
l’azionista è immateriale, quantificare il rischio
di perdita può essere complicato. Ma è comunque possibile – facendo leva su capacità interne
ed esterne all’azienda – calcolare e attribuire un
valore pecuniario a questi rischi.
Dopo la volatilità alimentata da anni di strategie di massimizzazione dei profitti a breve termine, gli investitori hanno iniziato a chiedere
alle imprese maggiore consapevolezza riguardo
a un maggior numero di rischi. Contemporaneamente, le imprese hanno capito che queste
esternalità sono costose anche per loro stesse
e possono irrimediabilmente erodere i fattori
immateriali che determinano il valore, come
il marchio, la credibilità e la fiducia. Accuse di
lavoro minorile in uno stabilimento indonesiano, una fuoriuscita di petrolio nel Golfo del
Messico e l’attenzione mediatica sul dislocamento all’estero di posti di lavoro possono mettere in ginocchio un’impresa e azzerare il valore
per l’azionista; i prezzi azionari possono impiegare anni per recuperare le perdite.
Fig. 5: Le attività immateriali influenzano buona parte
del valore di borsa
Componenti del valore di borsa dell’S&P 500, in %
100
80
60
40
20
0
1975
1985
1995
Attività immateriali
Attività materiali
Fonte: Ocean Tomo (2010), UBS, al 3 luglio 2013
2005
2009
Quali sono i benefici dell’investimento sostenibile?
Quindi, pressioni esterne unite al nuovo atteggiamento delle imprese hanno spinto a «internalizzare» le esternalità. Gli organi aziendali di
dirigenza iniziano a capire che danni alla reputazione provocati da shock esterni producono gravi
ripercussioni a catena sul patrimonio di marca e
sulla successiva capacità di posizionare e imporre
il prezzo di prodotti e servizi in un segmento
premium. Danni al patrimonio di marca in un’epoca caratterizzata dall’estrema rapidità delle
comunicazioni e dai social network possono
facilmente degenerare in un danno economico.
In altre parole, un approccio «preventivo» salva
le finanze delle imprese nel lungo periodo.
Optare per aziende con le migliori tecniche di
gestione dei rischi può anche garantire rendimenti più stabili in portafoglio per gli investitori.
Le aziende determinate a fornire valore agli stakeholder, rinunciando a massimizzare i profitti a
tutti i costi, dovrebbero essere meno vulnerabili
ai picchi di volatilità.
Oltre la carità verso la creazione di valore
Creare valore attraverso iniziative aziendali
sostenibili eleva questo concetto a un gradino
più alto. In una società che tende a ridurre l’indebitamento, in cui i governi sono stati costretti
a limare i programmi sociali, le imprese private possono concretamente adoperarsi per
soddisfare le esigenze sociali senza rinunciare
a incrementare la redditività. La creazione di
valore sostenibile integra il concetto di responsabilità sociale e filantropia d’impresa e coglie
nei fabbisogni sociali e ambientali opportunità
di business uniche (cfr. fig. 6).10 L’innovazione
è cruciale per realizzare questa creazione di
valore; i management non devono limitarsi a
cercare opportunità in territori inesplorati ma
anche rivalutare le strategie e sviluppare nuovi
prodotti e servizi pur continuando a perseguire
gli obiettivi aziendali.
Stando a un articolo dell’Harvard Business
Review firmato da Robert Eccles e George Serafeim, conseguire una performance finanziaria
con il duplice obiettivo di integrare tematiche
ESG dipende dalla capacità di un’azienda di
identificare le problematiche ESG più rilevanti
per incrementare il valore per l’azionista e di
dare continuamente vita a prodotti, processi e
modelli d’affari innovativi in linea con le proprie
priorità in termini di sostenibilità.11 Ciò significa
che, nonostante gli sforzi per standardizzare le
pratiche ESG, esistono comunque sfumature
specifiche in base alle attività core e alle piattaforme, che le aziende devono continuamente
valutare e sfruttare. Crediamo che modifiche
negli standard di rendicontazione e contabili
delle aziende, come illustrato nella Sezione 3,
possano aiutare a incanalare questi sforzi. I
futuri rendimenti degli investimenti dipenderanno dal grado di innovazione, lungimiranza e
flessibilità delle aziende capaci di rispondere alle
sfide sociali con drastiche innovazioni.12
Da generare performance a imprimere un
impatto
Alcuni investitori danno più importanza all’impatto sociale a medio e lungo termine delle
società in un portafoglio, nella convinzione che
in società ben gestite la performance finanziaria
dipenda da un’abile esecuzione. In casi estremi
può essere impossibile dimostrare nell’arco di
una vita che il proprio approccio di investimento
era il migliore. D’altro canto, grandi eventi
inattesi, come la stretta creditizia, hanno dimostrato quanto sia importante tenere conto di
problematiche apparentemente non finanziarie
(come pratiche sostenibili di concessione di prestiti) nelle scelte di investimento. Come testimoniato dai recenti eventi, il lungo termine tende
curiosamente a trasformarsi in breve termine
con sconcertante rapidità.
L’investimento a impatto, benché ancora un
mercato di nicchia, offre agli investitori un
approccio concreto per contribuire a risolvere
problemi sociali e ambientali pur generando un
Fig. 6: Creare valore aziendale da sostenibilità
Responsabilità Sociale d’Impresa
Creare valore condiviso
Valore: Fare la cosa giusta
Valore: Benefici economici e sociali
rispetto ai costi
Cittadinanza, filantropia, sostenibilità
Creazione condivisa di valore per
impresa e comunità
Discrezionale o in risposta a pressioni
esterne
Integrante nelle strategie di
concorrenza
Separato dalla massimizzazione dei
profitti
Integrante nella massimizzazione dei
profitti
L’agenda è determinata da reporting
esterno e preferenze personali
L’agenda è specifica per l’azienda ed
elaborata internamente
Impatto limitato dalla presenza
dell’azienda e dal budget dedicato
a CSR
Riallinea l’intero budget societario
Esempio: Acquisto equo e solidale
Esempio: Trasformare le procedure
di acquisto per incrementare qualità
e rendimento
Fonte: M. Porter, M. Kramer (2011), UBS, al 3 luglio 2013
Investimento sostenibile
Luglio 2013
13
Sezione 2
rendimento finanziario nominale (cfr. fig. 7).
Diversamente da altri approcci di investimento
sostenibile dove i progressi conquistati in materia
sociale e ambientale possono essere un benefico effetto collaterale, nelle strategie di investimento a impatto generare un impatto benefico
misurabile è l’intento manifesto. La Rockefeller
Philanthropy Advisors, tra i primi pionieri dell’investimento a impatto, parla di «investimenti in
società, organizzazioni e fondi con l’intento di
generare un impatto sociale e ambientale misurabile insieme a un rendimento finanziario.»13
Per anni i governi hanno investito in progetti di
sviluppo attraverso vari veicoli, tra i quali private
equity, strumenti di debito e strutturati. In un
momento in cui i governi dei paesi sviluppati
dispongono di risorse limitate, gli investitori privati cercano di colmare il vuoto iniettando capitale in aziende e fondi che credono punteranno
sul «potere positivo dell’impresa».14
La microfinanza è il veicolo più comune perché offre servizi finanziari a imprese startup e
aziende familiari a basso reddito. L’obiettivo è
migliorare le condizioni di vita garantendo risorse
finanziarie e assicurazione a chi può contare solo
su un accesso limitato al credito. L’investimento
a impatto sostiene anche imprese a piccola e
media capitalizzazione in paesi meno sviluppati
per creare posti di lavoro e accesso a beni primari, come cibo, alloggio ed energia. In questo
modo, chi opta per l’investimento a impatto produce un impatto sociale positivo sostenendo lo
sviluppo economico sostenibile a livello locale.15
Esempi di investimento a impatto spaziano da
piattaforme di prestito per la comunità su larga
scala, come Grameen Bank, a fondi di sostegno per alloggi a livello cittadino fino a imprese
sociali di microcredito online come Kiva, dove
un investimento di appena $25 può aiutare
a finanziare attività su piccola scala nei paesi
in via di sviluppo. È possibile realizzare investimenti a impatto non solo in nuove aziende
ma anche in strumenti a reddito fisso proposti
nel quadro di iniziative come i green bond e i
social impact bond (SIB) della Banca Mondiale.
Dapprima introdotti nel Regno Unito nel 2009
per finanziare la riabilitazione dei carcerati, i
SIB puntano a finanziare progetti sociali rivolgendosi a investitori privati che otterranno un
rendimento in caso di realizzazione di taluni
obiettivi. Benché programmi «pay for success»
di questo genere siano ancora agli esordi, l’Australia e alcune municipalità statunitensi hanno
introdotto simili programmi di incentivo per
abbassare il tasso di recidiva.
14
Luglio 2013 UBS Research Focus
In senso più ampio, gli investitori esercitano, in
maniera più o meno intenzionale, un impatto
con il capitale che investono. Tenere in considerazione aspetti di sostenibilità significa dare
già il via al processo di riorientamento del capitale per premiare alcune società e penalizzarne
altre. Ma disinvestire completamente da alcune
società implica dei compromessi per gli investitori che desiderano esercitare un impatto. Chi
liquida posizioni in società dubbie non sarà più
in grado di esprimere il proprio voto di rappresentanza per influenzare in modo più diretto i
consigli di amministrazione e la direzione aziendale. Pertanto, visti i molti approcci e le varie
filosofie disponibili sul panorama dell’investimento a impatto, gli investitori dovrebbero definire attentamente l’approccio che meglio corrisponde ai propri obiettivi, alla propria missione
e ai propri valori.
I valori nella sostenibilità
Un ultimo punto sulla sostenibilità: «A lungo
andare saremo tutti morti». Questo famoso
detto descrive bene l’approccio economico
tradizionale e può suggerire che sostenibilità significhi sacrificare il rendimento a favore
delle generazioni future. Trascura però alcune
considerazioni, come il patrimonio intergenerazionale, che invitano a lasciare l’ambiente
(il pianeta) come vorremmo trovarlo. In breve,
ignora i valori. Ma i valori contano per gli investitori sotto molti punti di vista – sia che si tratti
di pensare in termini di quadro allargato e di
giustizia sociale oppure della propria situazione
immediata; il desiderio di salvaguardare gli interessi dei nipoti; o il tentativo da parte dei fondatori di aziende familiari di lasciare un’eredità
sostenibile alla generazione futura.
Fig. 7: L’approccio di negative screening domina ancora
in materia di sostenibilità
Patrimonio gestito con focus su sostenibilità, in migliaia di miliardi di dollari USA
Negative screening/esclusione
Integrazione
Impegno aziendale e attivismo degli azionisti
Screening basato sulla conformità alle norme
Positive screening/inclusione di best-in-class
Investimento a impatto/per la comunità
Investimento in temi legati alla sostenibilità
0
Europa
USA
Canada
Australia / Nuova Zelanda
2
4
6
8
Asia escluso Giappone
Giappone
Nota: se un investitore riferisce di usare due strategie per alcuni asset, tali asset sono
conteggiati due volte (uno per ciascuna strategia).
Fonte: Global Sustainable Investment Alliance (GSIA), UBS, al 30 giugno 2013
10
Africa
«U NA QUESTIONE è MATERIALE SE VI È UN’ELEVATA PROBABILITÀ CHE UNA PERSONA RAGIONEVOLE… FACENDO
AFFIDAMENTO SUL RENDICONTO POSSA CAMBIARE IDEA O ESSERE INFLUENZATA DALL’INCLUSIONE O DALLA
CORREZIONE DELL’ELEMENTO… LA DIRIGENZA FINANZIARIA E IL REVISORE DEI CONTI DEVONO PRENDERE IN CONSIDERAZIONE FATTORI sia ‹QUANTITATIVI› sia ‹QUALITATIVI› NEL VALUTARE LA MATERIALITÀ DI UN ELEMENTO.»
Securities and Exchange Commission
SEZIONE 3
Come è possibile valutare
la sostenibilità?
Bruno Bertocci, Julie Hudson, Maryam Khan, Kurt E. Reiman, Eva Zlotnicka
La prossima evoluzione nella
rendicontazione
Oltre a una maggiore consapevolezza e attenzione a fattori ambientali, sociali e di corporate
governance (ESG), la costante crescita delle
strategie di investimento sostenibile è dovuta
anche a una maggiore disponibilità di informazioni e trasparenza su tali questioni. Mai come
oggi le aziende hanno effettuato tanti rendiconti e gli analisti hanno monitorato così tanti
dati e informazioni, eppure, come abbiamo già
detto, i tradizionali rendiconti finanziari sono
incompleti poiché non tengono conto della
miriade di fattori immateriali che vanno a costituire la valutazione di un’azienda. Gli investitori
possono tentare di colmare questo divario di
informazioni cercando fatti rilevanti sulle questioni ESG e dirigendo i propri asset in modo da
creare un impatto e riflettere i propri valori.
La rendicontazione aziendale è in costante
evoluzione. Le aziende statunitensi sono state
obbligate a standardizzare la rendicontazione in
seguito al crack del 1929 e alla Grande depressione. Il Securities Exchange Act del 1934, che
ha dato vita alla SEC, ha richiesto alle aziende di
preparare periodicamente rendiconti finanziari
nonché di comunicare immediatamente qualsiasi modifica materiale che possa influenzare il
prezzo dei titoli – tutto allo scopo di proteggere
gli investitori e fornire maggiore trasparenza
sulla solidità delle aziende quotate. Le informazioni che oggi la maggior parte degli investitori
dà per scontate erano alquanto insolite negli
anni Trenta e Quaranta. A nostro avviso gli
standard di rendicontazione sulla sostenibilità e
la rendicontazione integrata rappresenteranno
la prossima fase di quest’evoluzione .
I dati sulla sostenibilità diventano sempre
più completi, nonostante esistano vari modi
per darne conto (cfr. riquadro a pagina 16).
Il Sustainability Accounting Standards Board
(SASB) fornisce alle società quotate negli USA
standard da usare nel divulgare questioni di
sostenibilità materiale a beneficio degli investitori e del pubblico. Un’altra organizzazione
non governativa (ONG), l’International Integrated Reporting Council (IIRC), sta portando
avanti un’importante iniziativa, ossia una struttura di reporting radicata nel generale principio
di rendicontazione secondo il quale i rendiconti aziendali dovrebbero fornire una rappresentazione «veritiera e corretta» dell’attività
dell’azienda.
Scoprire il valore intrinseco di un’azienda
Le informazioni rappresentano la base di
tutte le decisioni di investimento. La guida di
Benjamin Graham e David Dodd del 1934 per
valutare i titoli, Security Analysis, fornisce agli
investitori una struttura logica e basata su fatti
per prendere decisioni di investimento dettate
dalle informazioni sui fondamentali.1 Il libro è
stato in parte redatto in reazione al crollo del
mercato degli anni Trenta e alla successiva scoperta che molti titoli erano stati valutati in base
a considerazioni emotive, dicerie o altri fattori
non correlati ai fondamentali societari. Alla base
di questo approccio c’era il cosiddetto «valore
intrinseco», ossia un valore stimato basato sui
rendiconti finanziari e altre informazioni disponibili che potrebbe essere messo a confronto
con i prezzi del mercato.
Investimento sostenibile
Luglio 2013
15
Sezione 3
È importante notare che per la determinazione
del valore intrinseco, secondo Graham e Dodd,
non sarebbero necessari unicamente i dati statistici contenuti nei rendiconti finanziari ma
anche «..fattori qualitativi… (quali)… la natura
delle attività aziendali; la posizione relativa
dell’azienda nel settore; le caratteristiche fisiche, geografiche e operative; la qualità della
dirigenza; [e] la [prospettiva a lungo termine]
per l’unità, il settore e l’azienda in generale».2
Chiaramente, Graham e Dodd intendevano dire
che le proiezioni finanziarie o le misure di valutazione sarebbero influenzate da tali fattori e
che l’investitore conferirebbe un premio o uno
sconto all’azienda in base ai meriti relativi di tali
fattori.
Svelare informazioni materiali
Nelle aziende moderne, basate su conoscenze,
con sempre meno asset fisici e sempre più attività immateriali, la sostenibilità dei fondamentali risulta particolarmente utile. I rendiconti
finanziari di oggi fanno meno luce sul modello
d’affari che li ha creati rispetto a quelli di un’industria manifatturiera del 1934, anno in cui
è stata resa obbligatoria la rendicontazione
finanziaria.
A nostro parere i fattori ESG non sono diversi
dalle molte altre informazioni prese in considerazione nell’analisi degli investimenti e considerate «finanziarie». Un semplice modo per
identificare tali fattori consiste nell’elencare le
questioni o i valori a cui si dà particolare importanza e identificare i punti di dati che forniscono informazioni al riguardo. Esistono vari
provider di dati e indici che gestiscono l’enumerazione e la raccolta di tali dati setacciando rendiconti pubblici e pubblicando sondaggi compilati da aziende.
Un altro approccio, che viene applicato in UBS
per i nostri prodotti di ricerca e le decisioni di
investimento, consiste nell’identificare le forze
competitive e strategiche che hanno un effetto
materiale sulle future dinamiche di un settore e
nel fornire agli investitori e agli analisti il knowhow per valutare l’esposizione di un’azienda
a tali forze e la sua capacità di gestirle. Descrivendo dettagliatamente le condizioni competitive, si ha la garanzia che l’analisi presenti i driver ESG pertinenti. L’importante in quest’ultimo
approccio è porre attenzione al settore e al contesto in modo da trattare la basilare questione
della materialità per gli investitori.
Rendicontazione per la sostenibilità
In tutto il mondo i modelli di rendicontazione si possono dividere in due categorie: basati su
principi e basati su regole. La rendicontazione basata su principi (quali gli International Financial
Reporting Standard) è una struttura concettuale di obiettivi, mentre la rendicontazione basata
su regole (quali gli US Generally Accepted Accounting Principle) presenta un insieme rigoroso
di regole dettagliate. Questi due modelli stanno gradualmente convergendo per venire incontro
alla globalizzazione, ma entrambi sono validi e preziosi per misurare, rendicontare e valutare la
sostenibilità.
Negli Stati Uniti la rendicontazione sulla sostenibilità è al momento maggiormente basata su
regole, pertanto non si presta a sfumature nei processi decisionali quanto gli standard basati su
principi, che sono più comuni al di fuori degli USA. Tuttavia, man mano che vengono sviluppati
e standardizzati gli standard di rendicontazione per le informazioni inerenti la sostenibilità, riteniamo che i dati passeranno gradualmente a una metodologia maggiormente basata su principi
e che tali informazioni verranno integrate nei rendiconti finanziari aziendali.
In UBS l’approccio maggiormente dettato da principi all’analisi ESG evidenzia difficoltà inerenti
la misurazione, la rendicontazione e la valutazione della sostenibilità – un indicatore può rilevare
qualcosa sull’esposizione di un’azienda a una questione, ma non indica necessariamente se tale
azienda sarà in grado di affrontarla con successo in condizioni industriali competitive. Pertanto
risultano utili entrambi gli approcci e a volte possono essere complementari.
16
Luglio 2013 UBS Research Focus
Come è possibile valutare la sostenibilità?
In UBS il «Global ESG Analyser» – report che
presenta questa valutazione grazie alle ricerche
azionarie di Investment Bank – può rappresentare un prezioso aiuto per coloro che desiderano ottenere una prospettiva completa sui settori e sulle aziende che tenga conto della sostenibilità. È diverso dagli indici ESG tradizionali3
perché gli analisti di UBS identificano e inquadrano i rischi e le questioni sostanziali che interessano le società nel loro universo di copertura.
Le informazioni sono materiali se hanno conseguenze sulla valutazione delle società attraverso
prospettive sugli utili futuri, attività e passività,
e rischi, nonché contesto competitivo e driver
strategici a lungo termine di un settore (cfr.
fig. 1). Se i fattori ESG possono influenzare gli
elementi che necessitano di essere valutati per
effettuare una stima del valore intrinseco, allora
i dati sono materiali. Ignorando o escludendo i
fattori ESG, gli investitori potrebbero creare una
valutazione incompleta, o persino erronea, del
valore intrinseco. Gli sbagli in tale valutazione
possono portare a errori, come escludere un
asset prezioso, una riduzione del valore degli
asset o un potenziale rischio di «coda».
I dati materiali sulla sostenibilità conferiscono
rigore alle analisi delle società. Ad esempio, una
società può generare un’elevata redditività del
capitale proprio (ROE) in vari modi: limitando
l’investimento di capitale, facendo leva sul
bilancio o generando alti margini. In tutti e tre i
casi il ROE dichiarato è identico, ma le implicazioni per i risultati futuri sono profonde. Il sottoinvestimento può portare all’obsolescenza dei
prodotti; un eccessivo debito può causare un
problema creditizio. Per contro, i prodotti giusti
vengono venduti con un premio rispetto alla
concorrenza e generano alti margini.
Gli indicatori di sostenibilità dei fondamentali
possono contribuire a rilevare tali differenze e
consentono agli investitori di prendere decisioni
di investimento migliori e più informate. L’efficienza del combustibile della flotta, il tasso di
guasto, i crash test, le statistiche sugli infortuni
sul lavoro ed altri dati possono aiutare a descrivere le differenze tra i modelli d’affari di due case
automobilistiche perché contribuiscono a spiegare il patrimonio di marca, il posizionamento
sul mercato, il potere di definizione dei prezzi e
la domanda dei clienti. Nell’industria estrattiva la
Fig.1:Identificarequandountemadisostenibilitàèrilevanteperunsettore
Impatti / rischi finanziari
Temi che possono avere un impatto finanziario o porre dei rischi al settore a breve,
medio o lungo termine (p.es. sicurezza del prodotto).
Fattori giuridici / normativi / politici
Temi settoriali che dipendono dallo sviluppo del quadro normativo e politico (p.es.
normativa sulle emissioni di anidride carbonica).
Universo
di potenziali temi di
sostenibilità
Prassi settoriali / temi di competitività
Temi di sostenibilità che le imprese di un settore tendono a includere nei propri
report e che riconoscono come fattori importanti nella propria linea di attività (p.es.
sicurezza nel settore dell’aviazione civile).
Interessi degli stakeholder / tendenze sociali
Questioni di estrema importanza per gli stakeholder, tra cui comunità, organizzazioni non governative e il pubblico in generale, e /o che riflettono tendenze sociali
o di consumo (p.es. offensiva dei consumatori contro ingredienti geneticamente
modificati).
Temi di sostenibilità più
rilevanti per il
settore
Opportunità per innovazione
Aree in cui esiste potenziale per esplorare soluzioni innovative a vantaggio dell’ambiente, dei consumatori e di altri stakeholder, dimostrare leadership nel settore e
creare un vantaggio competitivo.
Fonte: «From Transparency to Performance», Initiative for Responsible Investment, S. Lydenberg, J. Rogers, D. Wood, giugno 2010
Investimento sostenibile
Luglio 2013
17
Sezione3
sicurezza non rappresenta unicamente un fattore
ESG, ma ricopre un’importanza fondamentale.
Alla luce di ciò la rendicontazione dovrebbe
essere pienamente trasparente tanto da includere il numero di «infortuni evitati», che notoriamente presentano un valore predittivo.
Comunicazionediqualità
Gli investitori possono utilizzare tutti i dati
materiali disponibili, ma la rendicontazione sulla
sostenibilità può migliorare i risultati dell’investimento solo se effettuata adeguatamente.
In sostanza, i rendiconti aziendali di alta qualità
consentono di effettuare collegamenti perspicaci tra le informazioni chiave nel momento in
cui vengono prese decisioni di investimento. Tali
rendiconti offrono una chiara panoramica sugli
elementi importanti della strategia e dei progressi di un’azienda senza dimenticare i rischi e
le difficoltà e la modalità con cui l’impresa li sta
affrontando. Una buona informativa permette
di prendere in considerazione i rischi e le opportunità «non quantificabili» a lungo termine e di
chiarire il legame tra le questioni ESG materiali
e la strategia core. Tuttavia, la maggior parte
delle società tratta la rendicontazione finanziaria in modo separato dai rendiconti inerenti la
responsabilità e la sostenibilità aziendale. L’ultimo tentativo di integrare informazioni finanziarie e quelle inerenti la sostenibilità all’interno
del contesto della generale strategia aziendale
prende il nome di «integrated reporting» (rendicontazione integrata) (cfr. fig. 2).
La rendicontazione integrata non mira unicamente a unificare i rendiconti finanziari e quelli
relativi alla sostenibilità di una società in un
unico report «universale». Le modalità con cui
le aziende trattano le loro strategie core e l’interazione di questioni di sostenibilità materiali
o potenzialmente materiali per il core business
ricoprono la stessa importanza delle modalità con cui comunicano tali informazione agli
investitori. Vogliamo inoltre sottolineare che la
rendicontazione integrata non riguarda unicamente la sostenibilità; un rendiconto integrato
di buona qualità raccoglie tutte le informazioni
che sono basilari per la strategia dell’azienda,
incluse questioni di sostenibilità.
Pertanto, l’attuale discussione sulla rendicontazione integrata prevede un rendiconto per
più stakeholder il cui punto focale è la strategia aziendale, e la tecnologia consente agli
utenti di trovare le informazioni di loro interesse
comprendendo appieno i collegamenti che vi
sono tra queste e l’azienda. Questo indica che
le specifiche informazioni necessarie ai singoli
stakeholder possono variare, ma il risultato è
essenzialmente la stessa immagine dell’azienda
indipendentemente dal punto di osservazione.
La rendicontazione integrata è ancora agli inizi
e, finché non verrà comunemente utilizzata, gli
investitori dovranno fare affidamento sul loro
know-how e sulle risorse disponibili per prendere le loro decisioni.
Fig.2:Larendicontazioneintegratafondefattorifinanziari,strategiciedisostenibilità
Investitori a lungo termine
Investitori a breve e medio termine
Strategia
Finanza
Rendicontazione
integrata
Organi di vigilanza, ONG
Report di
sostenibilità
Specialisti in sostenibilità
Fonte: Q-Series®: What is «Integrated Reporting»? (Cos’è la rendicontazione integrata?), UBS Investment Research, J. Hudson, H. Jeaneau, E. Zlotnicka,
20 giugno 2012
18
Luglio 2013 UBS ResearchFocus
Come è possibile valutare la sostenibilità?
Da azionista a stakeholder
Come abbiamo affermato nelle Sezioni 1 e 2
del presente report, i tradizionali modelli di
mercato dei capitali incentrati sull’azionista
sono stati messi in dubbio dopo la crisi finanziaria globale del 2008-2009. La ricerca di un
approccio di investimento più solido ha migliorato il valore e l’importanza dell’integrazione
ESG e ha spostato l’attenzione dagli azionisti a una più ampia gamma di stakeholder.
Il modello di investimento integrato si basa
sull’analisi integrata, che a sua volta si fonda
su un modello di rendicontazione integrata,
che è possibile solo se sostenuto da un modello
d’affari pienamente integrato in cui la buona
corporate governance offre il giusto equilibrio
tra stakeholder – investitori a breve, medio e
lungo termine, specialisti di sostenibilità, organi
di vigilanza, organizzazioni non governative,
clienti, fornitori e la comunità e il suo ambiente.
Affinché i modelli di stakeholder possano offrire
un approccio sostenibile agli investimenti (da
tutte le prospettive), è necessario che i fattori
ESG vengano integrati nell’economia, nelle
decisioni e nelle analisi di investimento, e nella
strategia e rendicontazione aziendale.
Investimento sostenibile
Luglio 2013
19
Queste pagine contengono raccomandazioni d’investimento che non sono state formulate esclusivamente da CIO WM Research e,
quindi, non sono soggette a tutte le disposizioni legali sull’indipendenza dell’analisi finanziaria.
Reengergized
Intervista a Dinah A. Koehler, ScD
Dinah Koehler, ScD, effettua ricerche sulla sostenibilità presso
Deloitte Research, il reparto ricerche di Deloitte US. Ha conseguito un Doctor of Science in Environmental Science and Risk
Management presso la Harvard’s School of Public Health e ha
lavorato in ambiti pubblici, privati e accademici.
Perché può essere importante per gli
investitori porre attenzione alla sostenibilità?
La problematica della sostenibilità è principalmente legata a fattori esterni di tipo ambientale e
sociale, che solitamente non vengono pienamente
presi in considerazione nei beni e servizi acquistati
e venduti. Di conseguenza, nella nostra economia
di mercato, ciò che ha un valore insito è trattato
come qualcosa di gratuito, come la salute e la
produttività dell’ecosistema o la stabilità del clima.
Detto questo, negli ultimi 40 anni, la capacità
degli scienziati di valutare l’impatto delle attività
industriali sulla salute dell’uomo e sull’ambiente –
dagli incidenti industriali a politiche del lavoro non
sicure – è migliorata ed è possibile ottenere una
stima pecuniaria dell’impatto. A tale aumento corrisponde il crescente rischio che la società non sia
più disposta ad accettare il sempre maggiore costo
inerente la salute e il benessere dell’umanità.
Per gli investitori, la sfida è prevedere il momento
in cui la società non sarà più disposta a sopportare tali costi. Quando si presenta una problematica sociale o ambientale nella catena di valore di
un’azienda, le proteste, i boicottaggi, il disonore
pubblico o i servizi dei mezzi di comunicazione
potrebbero, singolarmente o in gruppo, metterla
in cattiva luce. Più a lungo l’azienda ignora la questione e maggiori sono le possibilità che si materializzino danni finanziari o alla reputazione. Per gli
investitori questo rappresenta un rischio di ribasso
che fa crollare il prezzo del titolo.1 Diventerà sempre più importante prevedere gli eventi negativi e
l’impatto che questi possono avere su un’azienda.
È possibile misurare l’impatto di queste
esternalità di carattere sociale e ambientale?
È necessario essere creativi e disposti a pensare
senza preconcetti. La maggior parte delle conoscenze non verrà dalle tradizionali analisi di business e dal normale programma di studi aziendali.
Si tratta di una sfida interdisciplinare e servono
persone con vari background per valutare in
maniera più olistica gli asset sociali e ambientali.
20
Luglio 2013 UBS Research Focus
Al momento troppo di questo lavoro viene svolto
in maniera indipendente. Esistono CFO che utilizzano i loro modelli e vantano una certa comprensione del rischio. Ci sono chief sustainability officer che cercano di dimostrare che la loro azienda
è «meno male di altre» o responsabili delle risorse
umane che tentano di incoraggiare una cultura
produttiva e innovativa. L’integrated reporting
(rendicontazione integrata), così come ideata
dall’International Integrated Reporting Council,
mira a contribuire a rimuovere le barriere tra tali
gruppi e a far utilizzare loro l’integrated thinking
(pensiero integrato).
Si tratta solo di svantaggi?
Per le aziende che considerano i rischi ambientali
e sociali un’opportunità per migliorare i processi
aziendali, rafforzare la cosiddetta «social license
to operate» e ottenere un vantaggio competitivo,
vi sono anche conseguenze finanziarie positive.
Finora sono stati pochi i tentativi di quantificare i
vantaggi di una gestione dinamica delle questioni
ambientali e sociali.
Ci può fornire un esempio di creazione
di valore?
Gli studenti di Wharton hanno analizzato l’impatto delle relazioni con gli stakeholder nell’industria mineraria dell’oro e hanno trovato prove
di creazione di valore.2 Le miniere che vantavano
migliori relazioni con gli stakeholder ottenevano
una valutazione finanziaria migliore perché veniva
ridotto il rischio di costosi ritardi e altre interruzioni in miniera. Per le miniere che presentano
maggiori rischi, la situazione è diversa: minore
probabilità di estrarre l’oro secondo quanto programmato, maggiore tasso di sconto, minore
valutazione e investimento più a rischio. Secondo
le conclusioni degli studenti, la qualità del coinvolgimento degli stakeholder spiega la differenza
tra un’azienda ad alto valore e un’azienda a basso
valore, che per il resto sono identiche. Si tratta di
un’importante aggiunta di valore, che si stima corrisponda al doppio del valore dell’oro presente nel
Queste pagine contengono raccomandazioni d’investimento che non sono state formulate esclusivamente da CIO WM Research e,
quindi, non sono soggette a tutte le disposizioni legali sull’indipendenza dell’analisi finanziaria.
sottosuolo. Potremmo ravvisare effetti simili nel
prelievo idrico, nell’industria estrattiva in generale
e in quelle aziende che hanno asset di lunga vita
il cui utilizzo dipende da un forte consenso a operare e crescere.
Che cosa ottengono gli investitori da
una maggiore trasparenza?
La rendicontazione sulle questioni ambientali e
sociali è in evoluzione, è su base volontaria e non è
standardizzata. Vi è di conseguenza una generale
mancanza di coerenza in ciò che le aziende condividono con i loro investitori su quanto viene monitorato e sulle ragioni di tale monitoraggio. Come
già detto in precedenza, il costo delle esternalità
sociali e ambientali non è pienamente scontato
nel mercato, benché i rischi e i costi per la società
e le aziende siano sempre presenti. È importante
prendere in considerazione i rischi e capire se la
dirigenza sia riuscita in passato a gestirli in modo
efficace. Qualora non sia stato così, vi sono più
possibilità che qualcosa vada storto.
La stessa cosa avviene in ambito assicurativo: l’investimento paga quando qualcosa va storto e l’azienda
non deve sobbarcarsi tutto il costo. «Il migliore
rendimento che si può ottenere da una polizza assicurativa è un rendimento pari a zero».3 Poiché le
questioni ambientali e sociali tendono a presentare
un rischio di ribasso per le aziende, la gestione del
rischio comporta la riduzione della perdita.
nel rendiconto integrato su vari «ambiti chiave»
che l’azienda usa e sui quali influisce. Spiegando in
maniera più esplicita i collegamenti tra questi vari
ambiti chiave, un rendiconto integrato può aumentare la comprensione da parte degli investitori del
potenziale di creazione di valore di un’azienda.
Come fa un’azienda a preparare
un rendiconto integrato?
Per la maggior parte dei manager è difficile pensare in maniera più ampia, tenendo conto di
diverse dimensioni finanziarie e non finanziarie e
in termini di sistemi. Il rendiconto integrato deve
avere l’obiettivo di informare su come la strategia,
la governance, la performance e le prospettive
di un’azienda possano portare alla creazione di
valore nel breve, medio e lungo termine. Questo
comporta un processo efficiente e completo atto
a valutare ciò che è importante per un’organizzazione in vari intervalli di tempo e negli ambiti
chiave. La vera difficoltà può essere quella di avere
a che fare con le varie interdipendenze e incertezze. In generale, gli esseri umani hanno difficoltà
nel prendere decisioni complesse in situazioni di
incertezza. Tuttavia, le «scienze delle decisioni»
– trattamento multidisciplinare delle questioni
importanti nel prendere decisioni – hanno elaborato tecniche per affrontare queste tipologie di
problemi, tecniche che devono essere utilizzate in
maniera più efficiente nel contesto aziendale.5
Per le aziende è estremamente difficile nascondere
informazioni sul loro impatto ambientale e sociale
nell’attuale mondo dei social media. La gente sviluppa delle opinioni poiché è sempre più consapevole dell’impatto, e i mezzi di comunicazione
tradizionali e i social media trasmettono le informazioni. Questa dinamica rafforza la necessità per gli
investitori di prestare molta attenzione alle questioni
ambientali e sociali via via che queste si evolvono.
Indipendentemente dalla portata dell’impatto sui
flussi di cassa a breve termine, sono a rischio la
­reputazione e il marchio di un’azienda, nonché i
suoi flussi di cassa futuri.
Fra cinque anni potremo guardarci alle
spalle e affermare che la rendicontazione di
un’azienda era davvero obsoleta?
Forse sì, ma il dibattito su ciò che le aziende
dovrebbero divulgare probabilmente proseguirà. In
questo ambito gli investitori possono ricoprire un
ruolo importante ponendo domande su come la
dirigenza aziendale si sta preparando per il futuro.
In generale gli stakeholder mostreranno sempre
più consapevolezza e attenzione per l’impatto
che la modalità con cui produciamo e consumiamo beni può avere sull’ambiente e sul benessere dell’umanità, e potrebbero decidere di non
pagarne più le conseguenze.
Che informazioni possono ottenere
gli investitori sulle aziende attraverso
la rendicontazione integrata?
La rendicontazione integrata è un processo che si
basa sul pensiero integrato. I rendiconti integrati,
che rappresentano solo uno dei risultati del processo, possono aiutare un’azienda a migliorare la
comunicazione con gli investitori sulle sue capacità
di creare valore nel breve, medio e lungo termine.
Lo scopo è chiarire l’operato dell’azienda in termini
di creazione di valore in sei ambiti chiave: finanziario, manifatturiero, intellettuale, umano, sociale
e relazionale, e naturale.4 Il valore viene valutato
dagli investitori in base a informazioni contenute
Informazioni su Deloitte
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Unito, e alla sua rete di società membri, ognuna delle quali è
un’entità indipendente e separata legalmente. Si rimanda al
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delle sue società membri. Si rimanda al sito www.deloitte.
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Investimento sostenibile
Luglio 2013
21
«d ovremmo guadagnare il più possibile… ma una cosa non dovremmo fare di certo: arricchirci a spese della vita, …e nemmeno della nostra salute.»
John Wesley, The Use of Money
SEZIONE 4
Cosa considerare nella
creazione di portafogli
sostenibili
Agathe Bolli, Maryam Khan, Kurt E. Reiman
Oltre i titoli azionari
Per molti anni l’investimento sostenibile si è
fatto largo prevalentemente negli investimenti
azionari – forse perché le azioni si collocano sul
gradino inferiore della struttura del capitale (e
quindi sono potenzialmente più vulnerabili in
caso di perdite derivanti dal concretizzarsi di
rischi ambientali, sociali e di corporate governance, ovvero ESG), oppure perché gli azionisti
sono tecnicamente proprietari delle imprese
in cui investono (e quindi responsabili per le
rispettive pratiche aziendali). Di conseguenza, le
strategie di investimento sostenibile erano solitamente appannaggio di una sola componente
del portafoglio complessivo o considerate esclusivamente come elemento satellite separato
dagli investimenti core.
Un approccio più globale verso l’investimento
sostenibile dovrebbe valutare i rischi ESG all’interno di ciascuna categoria di investimento,
non solo delle azioni, per una maggiore coerenza all’interno dell’intero portafoglio. Che
senso ha, infatti, escludere alcune azioni del
settore metallurgico e minerario perché non
conformi alla tutela dei diritti umani per poi
integrare le medesime società nella componente a reddito fisso? Per non parlare dell’esposizione alle materie prime fisiche, come l’oro,
dove la violazione dei diritti umani suscita serie
preoccupazioni in molti investitori.
offrire soluzioni coerenti per l’intero portafoglio. Detto ciò, nelle categorie di investimento
diverse dalle azioni esiste ancora molto terreno
inesplorato in materia di applicazione di fattori
di sostenibilità, e destinato a evolvere molto nei
prossimi anni. Non dobbiamo poi dimenticare
che la creazione di un portafoglio è un’impresa
profondamente personale e che gli investitori
possono avere motivazioni diverse per includere
fattori di sostenibilità nel proprio processo decisionale, così come diverse risulteranno le ponderazioni delle varie categorie di investimento
all’interno del portafoglio generale.
Fixed income
Benché trascurate per anni, le considerazioni
di sostenibilità sono importanti per la componente fixed income almeno quanto lo sono per
Fig. 1: Il mercato obbligazionario surclassa l’azionario
Posizioni globali in obbligazioni e azioni in essere, in migliaia di miliardi
di dollari USA
250
200
150
100
50
0
Trovare la giusta combinazione
Visto che oggi disponiamo di un numero maggiore di informazioni ESG per diverse categorie
di investimento, i moderni mandati di investimento sostenibile riescono più facilmente a
22
Luglio 2013 UBS Research Focus
1990 1995 2000 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2Q12
Azioni
Titoli di Stato
Obbligazioni societarie
Obbligazioni della finanza
Prestiti cartolarizzati
Prestiti non cartolarizzati
Nota: i dati sono aggiornati alla fine del periodo e tenuti costanti ai tassi di cambio del 2011.
Fonte: McKinsey Global Institute Financial Assets Database, UBS, al 30 giugno 2013
Cosa considerare nella creazione di portafogli sostenibili
l’universo azionario, anzi forse anche di più
viste le dimensioni del mercato obbligazionario globale rispetto ad altri asset finanziari (cfr.
fig. 1). Sebbene la ricerca sul legame tra fattori
di sostenibilità e performance sia più arretrata
nel panorama obbligazionario rispetto a quello
azionario, il messaggio è simile: protezione
senza sacrificare la performance.
Fatta questa premessa, però, il legame può
essere più difficile da provare. Le obbligazioni
sono meno volatili delle azioni e una quota
maggiore del loro rendimento totale dipende
dai pagamenti di interessi anziché dalle oscillazioni del prezzo. Inoltre, mentre i rischi ESG
possono rappresentare una minaccia significativa per le previsioni sugli utili e la valutazione di
un’impresa, gli stessi rischi hanno meno probabilità di intaccare significativamente la capacità
di un’impresa di onorare gli interessi maturati
sul proprio debito. Ma se negli investimenti
obbligazionari la scelta di prestare particolare
attenzione alla sostenibilità potrebbe non essere
giustificata da considerazioni di performance,
esistono approcci possibili che gli investitori
possono adottare per esprimere i propri valori
attraverso il portafoglio obbligazionario o per
esercitare un impatto.
Diversamente dagli azionari, i mercati obbligazionari includono investimenti sia in titoli
sovrani sia in obbligazioni societarie. Forse non
sorprende che le considerazioni di sostenibilità
siano tanto diverse per governi e società. Nel
caso del debito societario valgono gli stessi criteri dei titoli azionari della società. Gli investitori
che vogliono esprimere i propri valori e imprimere un impatto possono applicare approcci
di positive e negative screening nella scelta di
obbligazioni societarie, proprio come fanno
con le azioni. Inoltre, i Principi di Investimento
Responsabile delle Nazioni Unite aiutano a ottenere una maggiore trasparenza e forniscono
una guida su come valutare le obbligazioni
societarie in base a rischi ESG e a promuovere una maggiore trasparenza sulle attività
dell’impresa.
Meno chiaro, però, è come giudicare la sostenibilità di governi e dei loro titoli di debito.
Esistono alcuni inconfutabili esempi di criteri di
esclusione che potrebbero aiutare a tenersi alla
larga da alcuni governi come: conflitti militari;
violazioni dei diritti umani; accesso a salute,
acqua potabile, educazione e altre necessità
primarie; l’evoluzione del rapporto debito/PIL
di una nazione; disparità di reddito; e la salute
dell’ambiente. Il servizio MSCI ESG Sovereign
Ratings propone una panoramica completa
di rischi ESG in 90 paesi, offrendo agli investitori obbligazionari informazioni supplementari
per valutare il profilo di sostenibilità dei titoli
di Stato nei propri portafogli. Queste informazioni potrebbero risultare particolarmente utili
a investitori in obbligazioni sovrane del mercato
emergente, per le quali la governance è un
Competitività sostenibile
Nel 2012 il Forum Economico Mondiale ha introdotto un indice di competitività sostenibile
che coniuga un’ampia gamma di fattori ambientali e sociali in una classifica internazionale
standard di competitività.1 Com’è prevedibile, i punteggi ambientali e sociali inferiori tendono a coincidere con le posizioni più basse nella classifica della competitività e viceversa,
il che amplia il gap di competitività tra Paesi. In altre parole, le nazioni non vengono penalizzate in termini di competitività se perseguono una crescita economica sostenibile. Coloro
che investono in obbligazioni dei mercati emergenti e desiderano esprimere i loro valori,
generare un impatto o semplicemente effettuare un investimento migliore possono fare
leva su informazioni di questo tipo per evitare Paesi con punteggi di sostenibilità che vanno
a deteriorare la loro posizione nella classifica della competitività. Al contempo, gli investitori
orientati alla performance possono selezionare Paesi con elevate posizioni nella classifica
della sostenibilità che incoraggiano la competitività per minimizzare il rischio.
Investimento sostenibile
Luglio 2013
23
Sezione 4
fattore cruciale nella stima dei rendimenti attesi
(cfr. riquadro sottostante).
Materie prime
Gli investitori attenti ad aspetti di sostenibilità
hanno molte cose da tenere in considerazione
quando investono in materie prime, e tuttavia
i rischi sociali e ambientali associati a questa
categoria di investimento sono spesso trascurati (cfr. fig. 2). La produzione di materie prime
fisiche è legata alla degradazione ambientale
dovuta ad attività di estrazione, perforazione,
disboscamento, utilizzo di acqua e livelli generalmente elevati di inquinamento. Altro problema rilevante nella produzione e distribuzione
di minerali è la violazione dei diritti umani in
aree di conflitto, come la Repubblica Democratica del Congo. Inoltre, gli investitori in derivati
su materie prime, distinti dalle materie prime
fisiche, sono accusati di accentuare la volatilità dei prezzi di beni primari, come cibo ed
energia.
Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli sforzi
per promuovere pratiche sostenibili nella produzione di, e nell’investimento in, materie prime,
ma la conformità a criteri ESG è tutt’altro che
uniforme o ben diffusa. È impossibile estrarre
risorse naturali senza impatto ambientale, non
importa quanti sforzi si facciano per ripulire le
pratiche di business e aumentare la consapevolezza riguardo a questi temi. In materia di diritti
umani, il World Gold Council ha introdotto lo
standard Conflict-Free Gold per sostenere un
migliore approvvigionamento e maggiore trasparenza lungo la catena di fornitura dell’oro.2
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha pubblicato uno
studio che cerca di assicurare il rispetto dei
diritti umani da parte di società operanti in
zone di conflitto e aree ad alto rischio e di incoraggiare lo sviluppo economico sostenibile.3
Il modo in cui gli investitori si pongono di fronte
a queste realtà nel mercato delle materie prime
varia da un soggetto all’altro. Se l’investimento
in materie prime è in contrasto con i valori di
un investitore per via del legame percepito con
problematiche di carattere sociale, di degradazione ambientale o di violazione dei diritti
umani, tale investitore può decidere di eliminare
l’intera categoria dalle sue opzioni di investimento. Altrimenti, può scegliere di destinare il
capitale a società che offrono alternative alle
materie prime ad alto rischio (passaggio da carbone termico a gas naturale), un miglioramento
della tecnologia di raccolta (miniere artigianali,
olio di palma sostenibile, agricoltura e selvicoltura) o una riduzione della domanda di risorse
naturali in generale (maggiore contenuto di
materiale riciclato, maggiore efficienza energetica, ridotto uso di acqua).
Investimenti alternativi
Gli investimenti alternativi, che includono
hedge fund, private equity e investimenti
immobiliari privati, offrono agli investitori
opportunità di convogliare i propri investimenti
Fig. 2: Considerazioni di sostenibilità nelle materie prime
Tipo di investimento
Temi ESG da considerare
Asset reali produttivi, come foreste e terreno
agricolo
Esposizione diretta a temi come sostenibilità ambientale, diritti del
lavoro e umani, diritti esistenti su terreni e risorse
Investimenti obbligazionari o azionari in
imprese che possiedono asset che producono materie prime o business correlati nella
catena del valore delle materie prime
Esposizione diretta a temi ESG come residui di lavorazione prodotti
da miniere, condizioni di lavoro nella catena di fornitura, scarsità di
acqua, livelli di inquinamento
Materie prime fisiche
Esposizione indiretta ai potenziali impatti dell’investimento in
materie prime fisiche. Anche importanti temi ESG possono essere
legati alla produzione di materie prime fisiche, tra cui i costi
esternalizzati
Derivati su materie prime che possono essere
negoziati in borsa od OTC
Taluni investimenti in derivati su materie prime sono stati accusati di influenzare la volatilità dei prezzi e la maggiore stabilità
dei mercati finanziari
Fonte: PRI Association, al 30 giugno 2013
24
Luglio 2013 UBS Research Focus
Cosa considerare nella creazione di portafogli sostenibili
in una direzione specifica a sostegno di obiettivi
di sostenibilità. È possibile concentrarsi su temi
di sostenibilità attraverso un fondo di private
equity dedicato all’energia rinnovabile, immobili
commerciali ad alta efficienza energetica o un
hedge fund orientato alla sostenibilità.
Queste categorie non sono senza inconvenienti:
alcune ricerche che associano hedge fund e
private equity a maggiori tassi di disparità di
reddito nonché le dispute sul regime fiscale dei
«carried interest» negli Stati Uniti possono infastidire alcuni investitori con orientamento sostenibile. Una limitata offerta di prodotti e importi
elevati per l’investimento minimo riducono ulteriormente le possibilità di includere sostenibilità
nei portafogli attraverso investimenti alternativi.
Ma ciò che oggi può essere considerata una
ridotta offerta di prodotti può potenzialmente
crescere gradualmente con la diffusione dell’investimento sostenibile.
Quando si valuta il ruolo che possono giocare
gli investimenti alternativi in un portafoglio
sostenibile bisogna considerare:
Investimenti immobiliari privati. Lo sviluppo
immobiliare sostenibile probabilmente diventerà
la norma viste le nuove tecnologie e le innovazioni adottate in campo edilizio. È interessante
notare che le costruzioni più nuove e quelle più
datate tendono a posizionarsi meglio in termini
di sostenibilità. Per il futuro prevediamo uno
sconto su edifici «non sostenibili» e un premio
per costruzioni «sostenibili». La mitigazione del
rischio di policy è molto concreta. Normative
più severe e una maggiore trasparenza sui livelli
di sostenibilità degli edifici continueranno a
prendere piede.4
Private equity. I gestori di private equity sono
stati criticati per la loro ricerca, a volte spasmodica, di guadagni di efficienza a spese di perdite
di posti di lavoro e decadimento sociale. Ma
non va dimenticato che le aziende di private
equity si sono anche concentrate sull’incremento della performance finanziaria attraverso
obiettivi di efficienza eco-sostenibile, come un
ridotto consumo di risorse naturali scarse quali
acqua ed energia, e minor spreco.
adatto per cogliere opportunità di investimento
specializzate, che vanno dalle energie rinnovabili a nuove fonti proteiche fino a opportunità
di business sottofinanziate in comunità svantaggiate. L’investimento a impatto, una strategia
di investimento intraprendente che nasce dal
private equity tradizionale, persegue rendimenti
sociali e finanziari positivi (per maggiori dettagli
rimandiamo alla Sezione 2).
Hedge fund. Nonostante siano particolarmente adatti a integrare fattori ESG, sono
pochissimi gli hedge fund con orientamento
alla sostenibilità. Dopotutto, «migliori rendimenti corretti per il rischio» è la value proposition sia di hedge fund sia dell’investimento
sostenibile. Se i gestori si convincessero dei
benefici di integrare considerazioni di sostenibilità, la crescita delle strategie di hedge fund che
incorporano fattori ESG nel proprio processo di
investimento potrebbe diventare la norma.
Un approccio personalizzato
La motivazione che spinge il singolo cliente a
perseguire strategie di investimento sostenibile
– performance, valori, impatto o una combinazione di queste – determina se e come occorra
apportare modifiche alla rispettiva asset allocation. Ad esempio, investitori orientati alla
performance possono preferire un maggiore
collocamento in private equity per approfittare
di specifiche opportunità ESG non disponibili
nei mercati aperti al pubblico. Gli investitori
orientati ai valori potrebbero non volere investire in materie prime ed hedge fund. Anche
investitori istituzionali, per via di restrizioni
dovute al benchmark e al rapporto fiduciario,
assumono un approccio differente rispetto ai
singoli che vogliono implementare posizioni più
estreme per dare voce alle proprie preferenze
in termini di sostenibilità (cfr. riquadro a pagina
26). Da ultimo, la decisione di modificare l’asset
allocation per implementare strategie di investimento sostenibile non rientra nell’ottica di una
migliore efficienza di portafoglio ma piuttosto
di migliori rendimenti corretti per il rischio in
tutte le categorie di investimento pur riflettendo i valori degli investitori ed esercitando un
impatto.
Il private equity solitamente è a lungo termine,
e impegna il capitale per circa 10–15 anni.
Ciò è utile quando si investe in tecnologie
esordienti che possono generare significativi
benefici ambientali e diventare possibili nuovi
business che poi producono benefici sociali. Ciò
significa che il private equity è particolarmente
Investimento sostenibile
Luglio 2013
25
Sezione4
Sostenibilità alla norvegese
Il governo norvegese gestisce due fondi sovrani di investimento per investire i proventi che
ottiene dal suo patrimonio petrolifero. Il Government Pension Fund Global norvegese è uno
dei più grandi fondi di investimento pubblici al mondo e investe a livello internazionale con
due distinti obiettivi: preservare il patrimonio petrolifero e garantire la stabilità dell’economia norvegese. Date le dimensioni e la notevole posizione in varie multinazionali, negli anni
il fondo ha cercato di integrare considerazioni etiche nella propria strategia di investimento.
L’attenzione alla sostenibilità del fondo è stata istituzionalizzata nel 2004 e al momento viene
implementata dal Ministero delle finanze norvegese e da Norges Bank Investment Management (NBIM) – branche amministrative controllate dal Parlamento norvegese. Il Ministero della
Finanza stabilisce linee guida di investimento responsabile e, insieme alla Commissione etica,
determina le società da escludere. Al contempo, NBIM esercita i diritti di proprietà del fondo
sponsorizzando e supportando le mozioni degli azionisti, le votazioni per delega e l’impegno societario (cfr. fig. 3). Una valutazione delle linee guida di investimento responsabile del
fondo, effettuata nel 2009, ha rilevato che dovrebbero essere effettuati maggiori sforzi per
indurre cambiamenti positivi nelle imprese,5 presumibilmente attraverso una partecipazione
attiva e un maggiore impegno con i consigli di amministrazione.
Fig.3:Separazionedeiruoliperottenereunfocussusostenibilità
Il ministero delle finanze
• Stabilisce i principi per l’esercizio dei diritti di
proprietà.
• Stabilisce i criteri per l’esclusione di imprese.
Norges Bank
• Esercita diritti di proprietà in singoli casi.
• Riferisce trimestralmente su attività di partecipazione attiva.
Fonte: Governo norvegese, ministero delle finanze, al 30 giugno 2013
26
Luglio 2013 UBS ResearchFocus
Consiglio etico
• Fornisce consulenza sull’esclusione di imprese dall’universo di
investimento del fondo.
«NON EREDITIAMO IL MONDO DAI NOSTRI PADRI, Lo PRENDIAMO IN PRESTITO DAI NOSTRI FIGLI.»
Proverbio dei nativi americani
SEZIONE 5
Temi di investimento
sostenibile
Julie Hudson, Kurt E. Reiman, Alexander Stiehler, Eva Zlotnicka
Un approccio tematico
Oltre a inserire considerazioni inerenti la sostenibilità nei portafogli, gli investitori potrebbero
voler creare un’esposizione a specifici temi di
investimento che mirano ad affrontare una
gamma di problematiche ambientali, sociali e di
corporate governance. Dirigendo gli asset verso
temi identificabili, gli investitori possono perseguire potenziali opportunità di crescita, integrare
i propri valori nel portafoglio finanziario ed esercitare un impatto positivo su ciò che li circonda.
Sono molte le tendenze che potrebbero presumibilmente rientrare nella gamma dell’investimento sostenibile, ma ci concentriamo su alcuni
dei temi a lungo termine più interessanti e nei
quali è possibile investire fin da subito, quali:
• disponibilità di e accesso a prodotti alimentari;
• obesità e malattie correlate;
• energia rinnovabile ed efficienza energetica;
• gestione idrica.
Le economie e le popolazioni in crescita stanno
aumentando la domanda globale di beni di
prima necessità: cibo, medicine, energia e
acqua. Quotidianamente ci confrontiamo con
elevati prezzi energetici, sia nelle notizie che
presso i distributori. In molte parti del mondo
l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari di
base sta mettendo a rischio la stabilità sociale.
Diete povere e determinati stili di vita stanno
abbassando le aspettative di vita e obbligano
il settore sanitario, carente di risorse, a trovare
soluzioni. Inoltre, la mancanza di acqua potabile ha enormi implicazioni in termini di salute
(e costi) a livello globale, sia oggi che domani.
In questa sezione trattiamo dell’imminente scarsità di generi alimentari, sanità, energia e acqua
e analizziamo alcune idee innovative per affrontare tali problematiche.
Offerta alimentare
Dare accesso alla nutrizione
La crescita della popolazione e del reddito nei
paesi dei mercati emergenti fa presagire una
sempre più crescente pressione sul sistema
alimentare umano. La continua crescita della
domanda e le limitazioni nell’offerta portano
inevitabilmente a conflitti. Il destinare maggiori
terreni ai raccolti cambiando l’uso della terra
non è più una strategia fattibile dal punto di
vista ambientale. Storicamente le nuove tecnologie hanno consentito di evitare una crisi
alimentare globale di proporzioni maltusiane
(l’economista Thomas Malthus scoprì che, se
non controllata, la popolazione, che tende a
crescere più rapidamente dei suoi mezzi di sussistenza, porterà a risultati disastrosi). Tuttavia,
oggi gli esseri umani dominano l’ecosistema
Fig. 1: I prezzi agricoli sono scesi nonostante la crescita
demografica
Indice dei prezzi delle materie prime agricole corretto per l’inflazione
(2005 = 100)
450
400
350
300
250
200
150
100
50
0
1960
1970
1980
1990
2000
2010
Nota: serie deflazionate utilizzando l’indice dei prezzi al consumo USA.
Fonte: Bureau of Labor Statistics, Banca Mondiale, UBS, al 30 giugno 2013
Investimento sostenibile
Luglio 2013
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Sezione 5
e le economie continuano a operare in base
a un modello di crescita di esternalizzazione
dei costi, in cui la mancanza di risorse tende
a essere ignorata finché non si materializza.
Senza un’altra rivoluzione tecnologica, presto
le materie prime agricole a basso costo potrebbero scomparire (cfr. fig. 1).
Le conseguenze di eventuali conflitti tra
domanda e offerta alimentari non sono mai
distribuite equamente. La malnutrizione deriva
dalla disuguaglianza (questione sociale) e mina
anche le economie (questione economica e
finanziaria nel quadro allargato). I prodotti alimentari sono un ibrido socio-economico, pertanto non si può lasciare che siano i mercati
a risolvere i conflitti tra domanda e offerta.
Tuttavia, l’investimento a impatto può essere
particolarmente indicato per il necessario mix
di elementi sociali e finanziari atti a facilitare un
approccio di investimento sostenibile nel campo
alimentare.
Inoltre, l’obiettivo più realizzabile nel settore alimentare ha a che fare con gli sprechi,1 che non
sempre vengono prontamente gestiti nei mercati. Uno studio dell’Istituto svedese di tecnologia e biotecnologia per l’Organizzazione delle
Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura
(FAO) del 2011 ha scoperto che circa un terzo
degli alimenti prodotti per il consumo umano a
livello mondiale viene perso o sprecato.2 Materie prime, come acqua e prodotti agrochimici,
vengono utilizzati con molti sprechi. Le diete ad
alto contenuto di carne sprecano molta acqua,
energia e terreni. Una sorprendente percentuale
Access to Nutrition Index
L’Access to Nutrition Index (ATNI), lanciato nel 2013, evidenzia l’importanza strategica e reputazionale dell’alimentazione per le aziende di alimenti e bevande (cfr. fig. 2).3 L’ATNI contribuisce a una migliore trasparenza e tracciabilità nei
settori alimentari e una maggiore assunzione di responsabilità in ambiti quali agricoltura, materie prime, trasformazione,
vendita al dettaglio e sprechi.
Fig. 2: Access to Nutrition Index 2013
Classifica generale globale (punteggio massimo = 100)
Danone SA
Unilever
Nestlé SA
PepsiCo Inc.
Kra Foods, Inc.
Grupo Bimbo SAB de CV
ConAgra Foods
H. J. Heinz Company
The Coca-Cola Company
The Kellogg Company
General Mills, Inc.*
Barilla SpA
Campbell Soup Company
Ferrero SpA
Sigma Alimentos
Mars, Inc.
Ajinomoto Co., Inc.
The Hershey Company
FrieslandCampina*
Brasil Foods SA*
Nichirei Corporation
Groupe Lactalis*
Lotte Co. Ltd.*
Nissin Food Holdings Co., Ltd.*
Tingyi Holding Corp.*
0
Corporate governance
Prodotti
1
Accessibilità
Marketing
2
Stili di vita
Etichettatura
3
Impegno
* La società non ha fornito informazioni al partner dell’indice ATNI durante la fase di ricerca.
Fonte: Indice Access to Nutrition, UBS, al 30 giugno 2013
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Luglio 2013 UBS Research Focus
4
5
6
7
Temi di investimento sostenibile
di cibo viene sprecata a causa di infrastrutture
inadeguate di stoccaggio e trasporto, il che
spesso rappresenta un problema nei paesi in
via di sviluppo, o per via delle prassi di marketing di vendere a minor prezzo grandi quantità,
utilizzate in alcuni paesi sviluppati. Anche le
abitudini alimentari possono portare a sprechi
attraverso l’eccessivo consumo di calorie non
necessarie (vedi il tema dell’Obesità in questa
pagina).
Le soluzioni per i conflitti tra domanda e offerta
alimentari possono quindi includere un contenimento della domanda dettato da una riduzione
degli sprechi. Per quanto riguarda l’offerta, tra
le soluzioni vi possono essere idee basate su
sistemi quali la creazione di una rete mondiale
di «panieri», oltre al commercio globale di
materie prime agricole. Inoltre, incoraggiando i
sistemi agricoli autogestiti a livello regionale si
possono sfruttare i vantaggi di approvvigionamento e si può far fronte a situazioni di emergenza. Ulteriori soluzioni potrebbero consistere
nell’utilizzo di biotecnologie e altre tecnologie
oggetto di intensa ricerca e sviluppo, e persino
nel cambiare le prassi di vendita all’ingrosso
e al dettaglio per responsabilizzare i consumatori affinché prendano decisioni alimentari
sostenibili.
Per investire in un migliore accesso ai prodotti
alimentari consigliamo di investire in veicoli
d’investimento ben diversificati e a gestione
attiva, che offrano esposizione all’aumento
della produttività lungo l’intera catena di fornitura alimentare, dal campo alla tavola. A nostro
parere sono interessanti le seguenti aree di
business:
• terreni agricoli (qualità del suolo, uso della
terra, salvaguardia del territorio, fertilizzanti,
semenze e protezione delle colture);
• irrigazione e acquicoltura;
• salute degli animali;
• materie prime (corretto funzionamento dei
mercati);
• trasformazione dei prodotti alimentari (contenuto nutrizionale, etichettatura, sicurezza
alimentare, catena di fornitura);
• distribuzione alimentare e vendita al dettaglio
(mix nutrizionale, catena di fornitura);
• sprechi alimentari (che impediscono che i
prodotti alimentari arrivino là dove sono
necessari).
Salute
Gestire un’epidemia
di obesità
La tendenza a consumare più alimenti ad alto
contenuto calorico associata a uno stile di vita
sempre più sedentario ha portato a un costante
aumento dei tassi di obesità in tutto il mondo
(cfr. fig. 3). L’obesità si è diffusa sia nelle nazioni
sviluppate che in quelle in via di sviluppo e
riguarda sia i giovani che gli anziani. Negli Stati
Uniti, in cui l’epidemia dell’obesità è già altamente avanzata, più del 35% degli adulti e circa
il 17% dei bambini e degli adolescenti tra i 2 e
i 19 anni sono obesi.4 Se a questi si aggiunge la
popolazione in sovrappeso, la percentuale sale
al 70% per gli adulti e al 34% per i bambini.
Le aziende del settore della salute operano
in prima linea in questo ambito, cercando di
affrontare le esigenze mediche insoddisfatte.
In mancanza di cure o soluzioni ravvisabili nel
prossimo futuro, il numero di pazienti continuerà probabilmente ad aumentare. Inoltre, le
maggiori aspettative di vita e l’esordio giovanile fanno presagire un ampliamento delle cure
mediche per malattie croniche.
I problemi di peso e l’obesità sono associati a
molte comorbidità, alcune delle quali risultano
gravi o croniche, come il diabete. Il diabete
consiste in un malfunzionamento nel trasferimento di glucosio (zucchero) che porta a
elevati livelli di glucosio nel sangue. Questo
malfunzionamento avviene quando il pancreas
produce quantità insufficienti di insulina (tipo
1), ormone che regola i livelli di glucosio ematico, o quando il corpo non riesce a utilizzare in
maniera efficace l’insulina prodotta (tipo 2).
Fig. 3: Giro vita in continuo aumento
Tassi di obesità tra gli adulti, in alcuni paesi, in %
40
35
30
25
20
15
10
5
0
1973
1978
USA
Regno Unito
1983
1988
Ungheria
Canada
1993
Irlanda
Spagna
1998
Francia
Italia
2003
2008
Corea del Sud
Fonte: Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, UBS, al 30 giugno 2013
Investimento sostenibile
Luglio 2013
29
Sezione 5
Il diabete è una malattia cronica, potenzialmente mortale, per la quale non esiste cura.
Può portare a complicazioni a lungo termine
e può persino risultare fatale. Nel 2012 sono
morte 4,8 milioni di persone a causa del diabete; è la quarta o quinta principale causa di
morte nella maggior parte dei paesi sviluppati
e ha raggiunto proporzioni epidemiche in molti
paesi dei mercati emergenti.
Secondo l’International Diabetes Federation
(IDF), nel 2012 il numero dei diabetici è salito
a 371 milioni dai 366 milioni dell’anno prima.
Inoltre, l’IDF stima che nel mondo ci siano 187
milioni di persone alle quali non sia ancora
stato diagnosticato. Poiché si tratta di una
comorbidità dell’epidemia di obesità in rapida
crescita, la larga diffusione e il tasso di crescita
del diabete non sorprendono. Al momento le
proiezioni dell’IDF per il 2030 parlano di 552
milioni di diabetici (cfr. fig. 4).5
Data la situazione, gli antidiabetici rappresentano
un mercato a rapida crescita per le compagnie
farmaceutiche e un’interessante opportunità di
investimento. L’IMS Institute for Healthcare Informatics prevede che la crescita mondiale di antidiabetici arriverà a $48-$53 miliardi entro il 2016
(dai $39,2 miliardi del 2011), con il secondo più
alto livello di spesa per farmaci dopo l’oncologia.6
Energia
Alla ricerca di energie
rinnovabili ed efficienza
Gli sforzi volti a generare una fonte di energia abbondante e sostenibile hanno forgiato
l’intera storia dell’umanità. In tale ambito si
pone anche la moderna ricerca di energie rinnovabili, come l’energia eolica, solare, idrica,
da biomassa, dalle maree e geotermica, per
sostituire i combustibili fossili che producono
molta anidride carbonica come il petrolio, il
gas naturale e il carbone, nonché l’energia
nucleare, che risente di problemi di sicurezza e
smaltimento. Oltre a sfruttare le fonti di energia rinnovabile in modo sia economico che
scalabile, vi è anche spazio per incentivare l’efficienza nella modalità con cui l’energia viene
prodotta e lavorata, convertita in elettricità e
infine consumata.
Energia eolica
Il vento è la principale forma di energia rinnovabile in termini di capacità, con oltre 200 000
turbine installate in tutto il mondo che producono circa 300 gigawatt. La ragione del
successo dell’energia eolica, nonostante il suo
profilo di produzione volatile, è la sua scalabilità: grandi parchi eolici operano su una capacità simile alle centrali a combustibili fossili
e quindi rappresentano una fonte di energia
interessante per i servizi di pubblica utilità.
Nonostante i costi di produzione dell’energia
eolica nelle migliori posizioni onshore e offshore, quali la Scozia, siano più vantaggiosi
rispetto ai combustibili fossili, in generale il
mercato dipende ancora molto dalle sovvenzioni. I bassi prezzi del gas naturale negli USA
hanno in certo qual modo decretato un rallentamento dell’energia eolica negli Stati Uniti
sotto forma di domanda debole, vendite in
diminuzione e pressione sui margini. Il mercato
prevalente è quello cinese, dove negli ultimi
anni sono stati costruiti nuovi impianti per
circa 17–18 gigawatt all’anno (cfr. fig. 5).
Fig. 4: Una persona su dieci soffrirà di diabete nel 2030
Stime regionali sulla diffusione del diabete tra i 20 e i 79 anni di età, in milioni
di persone
600
Fig. 5: L’Asia sta installando la più alta nuova capacità
di energia eolica
Nuove installazioni globali di turbine eoliche, in megawatt all’anno
50 000
500
40 000
400
300
30 000
200
20 000
100
10 000
0
2011
Africa
Europa
Medio Oriente e Nord Africa
Nord America e Caraibi
America del Sud e Centrale
Sud-est asiatico
Fonte: International Diabetes Federation, UBS, al 30 giugno 2013
30
0
2030
Luglio 2013 UBS Research Focus
2002
Pacifico
occidentale
Americhe
Europa
2004
2006
2008
Asia Pacifico
Resto del mondo
Fonte: Stime UBS, al 30 giugno 2013
2010
2012
2014E
2016E
2018E
Temi di investimento sostenibile
Energia solare
Il settore del fotovoltaico (conversione dell’energia solare in elettricità) sta attraversando un
periodo di consolidamento dopo anni di rapida
crescita dei volumi e abbassamento dei prezzi.
La produzione cinese è altamente automatizzata e i prodotti possono facilmente essere
spediti in tutto il mondo a basso costo. Al contempo, dopo alcune perdite trimestrali, molte
aziende europee e statunitensi operanti nel settore del fotovoltaico hanno presentato istanza
di fallimento (cfr. fig. 6).
Non solo l’offerta, ma anche la domanda si
sta allontanando dall’Europa. Dopo vari anni
di dominio europeo, vi è stato un deciso calo
nella domanda europea a causa di deboli rendimenti sugli investimenti (per es. tagli a tariffe
incentivanti per incoraggiare l’uso di energie
rinnovabili). Mercati come la Germania e l’Italia
risentono di una diminuzione dei volumi. Gli
altri mercati chiave per la crescita sono Cina,
Giappone e Stati Uniti.
Continuiamo a ritenete che le energie rinnovabili registreranno una crescita sostenibile perché
le varie tecnologie hanno una cosa in comune:
possono essere prodotte secondo un «processo
industriale» ma nel rispetto dell’ambiente e non
sfruttano una risorsa che si è creata nei secoli.
In teoria, il sole può produrre energia sufficiente
a soddisfare più volte le esigenze energetiche
dell’umanità (cfr. fig. 7).
Tuttavia, l’elenco di variabili per il successo
aziendale è lungo, e l’investimento rimane
rischioso. Il contesto societario potrebbe risultare totalmente diverso tra qualche anno e
la società leader nell’energia solare del 2030
potrebbe non esistere ancora. Nel frattempo
gli affermati costruttori di centrali si stanno
posizionando scalzando dal mercato le piccole
realtà aziendali. Sebbene le prospettive risultino
favorevoli, gli investitori affrontano alti rischi
ed esiti incerti. A nostro parere sono poche le
buone opportunità di investimento per ora, ma
il settore crescerà sicuramente con un passo più
rapido.
Efficienza energetica
Migliorie nell’efficienza energetica portano sia
a risparmi energetici che a riduzioni nelle emissioni di biossido di carbonio. Negli ultimi anni
l’aumento dei prezzi del greggio ha portato a
un maggiore interesse per gli investimenti in
efficienza nel settore dei trasporti. Tuttavia, le
normative più severe atte a salvaguardare l’ambiente e a garantire l’offerta energetica rappresentano un fattore ancora più potente nell’incoraggiare l’efficienza negli edifici, nelle auto e
nella generazione di energia.
L’efficienza energetica ha a che fare con
un’ampia gamma di questioni, quali la tanto
ricercata riduzione dell’uso di fonti di energia
fossili e la mancanza di tecnologie di stoccaggio
per le energie rinnovabili. Risparmiando energia
direttamente alla fonte si abbassano i costi, si
conservano le risorse e si riducono le emissioni.
Il ritmo di crescita dell’urbanizzazione nei paesi
in via di sviluppo, in particolare, sta creando un
aumento della domanda di edifici e macchinari efficienti dal punto di vista energetico. Nel
2010 metà della popolazione mondiale viveva
in città ed era responsabile della sproporzionata
percentuale del 75% in fatto di consumo energetico e dell’80% per quanto concerne le emissioni di gas serra.
Fig. 6: Le imprese asiatiche dominano il mercato dei moduli
fotovoltaici
Fig. 7: L’energia rinnovabile può fornire cinque volte
l’attuale consumo di energia globale
Quota di produzione di moduli fotovoltaici (compresi quelli a film sottile), in %
Consumo globale di energia (circa 500 exajoule all’anno = 1x)
3,65v
0
2009
USA
Resto del mondo
Fonte: UBS, al 30 giugno 2013
2010
Giappone
Europa
2011
Cina
2012
sa
0,5v
om
as
20
On
Bi
Vento
200v
40
En
er
gi
a
1750v
60
ge
ot
er
m
ica
Luce solare
(solo continentale)
80
de
,m
ar
Ac
ee
qu
a
100
20v
0,2v
20v
0,4v
5v
0,1v
1v
0,15v
Offerta totale di energia fisica, pari a ≈2000 volte il consumo di energia globale
Intero potenziale teorico utilizzabile con le tecnologie odierne, pari a ~ 5 volte
il consumo di energia globale
Fonte: Deutsches Lu und Raumfahrtzentrum (DLR), UBS, al 30 giugno 2013
Investimento sostenibile
Luglio 2013
31
Sezione 5
Acqua
Sete di investimenti
Energia-acqua
A nostro parere l’energia e l’acqua sono intrinsecamente collegate: l’energia è necessaria per
procurare, trattare e distribuire l’acqua mentre
quest’ultima serve per utilizzare l’energia. La
produzione energetica rappresenta il 39% di
tutto il prelievo idrico negli Stati Uniti e il 31%
nell’Unione Europea. Allo stesso modo i sistemi
di approvvigionamento dell’acqua richiedono
grandi quantità di energia – circa il 4% della
generazione di energia negli Stati Uniti viene
utilizzata per trattare e distribuire acqua potabile e acque reflue.7
L’offerta di acqua potabile risente della mancanza di infrastrutture nei mercati emergenti e
dell’invecchiamento di quelle delle regioni industrializzate (cfr. fig. 8). Inoltre il cambiamento
climatico, l’urbanizzazione e le attività industriali nei mercati emergenti stanno creando un
impatto negativo sull’offerta idrica.
L’acqua è un vero e proprio settore, ma l’accesso all’acqua ha conseguenze su vari settori,
quali materie prime, alimenti e bevande, semiconduttori e industria mineraria. I rischi nel settore idrico possono potenzialmente influire sulle
attività aziendali nei seguenti modi: chiusura
di stabilimenti a causa di mancanza di acqua;
costi di produzione più elevati per prodotti
agricoli e materiali di base a fronte di interruzioni nella catena di fornitura; costi derivanti
dalla mancata conformità a standard normativi
riguardanti lo smaltimento delle acque; e infine
perdita dei permessi necessari a svolgere le attività in una particolare regione se si ritiene che
un’azienda usi in modo inadeguato o prenda
possesso di limitate quantità di acqua condivisa.
Il recente boom statunitense nel settore del gas
da scisti bituminosi ha portato a un aumento
nell’utilizzo di metodi di fratturazione idraulica
(«fracking»), pertanto la gestione idrica in tale
ambito ha incentivato una crescita lungo la
catena del valore del settore idrico, in particolare tra le aziende che si occupano del trattamento dell’acqua. Anche il trasporto di acque
reflue e la disponibilità di acqua dolce o acqua
delle falde utilizzate nel fracking pone delle difficoltà che vanno affrontate. Di conseguenza i
mercati di tecnologie e servizi che offrono all’industria energetica soluzioni alternative (quali
macchinari per analisi qualitative, impianti per
il trattamento delle acque e sostanze chimiche,
soluzioni per lo stoccaggio idrico) hanno registrato una decisa crescita.
La scarsità idrica può avere gravi conseguenze
sulle risorse globali e sul commercio, e quindi
sulla crescita economica; in casi estremi può
portare a conflitti sociali. Inoltre, l’aumento
della consapevolezza pubblica e le rigide normative riguardanti la qualità idrica incoraggiano
la domanda di tecnologie più avanzate. Riteniamo che dall’intersezione di energia e acqua
e prodotti alimentari e acqua derivino due
importanti temi di investimento.
Prodotti alimentari-acqua
L’agricoltura è il maggiore consumatore di
acqua, con il 70% del prelievo e oltre il 90%
del consumo globale, e le necessità idriche
per l’agricoltura continuano a crescere più
rapidamente della popolazione mondiale,
secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite
Fig. 8: Infrastrutture datate aggravano la scarsità di acqua
Fig. 9: Quantità di acqua usate nella produzione alimentare
Tassi di perdita di acqua dalla rete urbana per alcune città, in %
Volume d’acqua necessario per produrre 1 chilogrammo di cibo, in migliaia di litri
70
60
50
40
30
20
10
0
18
16
14
12
10
Fonte: Smart Water Networks Forum, UBS, al 30 giugno 2013
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Luglio 2013 UBS Research Focus
Bangkok, Tailandia
Bangalore, India
Kuala Lumpur, Malesia
Lima, Perù
Città del Messico, Messico
Roma, Italia
Kathmandu, Nepal
San Paolo, Brasile
Montreal, Canada
Dublino, Irlanda
Ho Chi Minh, Vietnam
Bogotá, Colombia
Dhaka, Bangladesh
Cork, Irlanda
Hanoi, Vietnam
Hyderabad, India
Bucarest, Romania
Delhi, India
Giacarta, Indonesia
Sofia, Bulgaria
8
6
4
2
0
Manzo
Agnello
Maiale
Fonte: Unesco, UBS, al 30 giugno 2013
Capra
Riso
Semi di soia Grano
Cereali
Temi di investimento sostenibile
per l’alimentazione e l’agricoltura. Un fattore
importante che limita la disponibilità idrica è
la crescente domanda di carne a livello globale, via via che i redditi e le città aumentano
nei paesi dei mercati emergenti (cfr. fig. 9). A
dispetto della concorrenza per le risorse e degli
alti costi di input, le aziende che lavorano attivamente con i loro fornitori di prodotti agricoli,
promuovo metodi di coltivazione più efficienti
e gestiscono i bacini idrografici locali saranno
maggiormente in grado di accedere a materie
prime di alta qualità.
Le soluzioni per limitare la domanda idrica per
la produzione alimentare esistono sia a valle
(riduzione degli sprechi alimentari) che a monte
(produttività idrica). Le colture che hanno bisogno di maggiore irrigazione utilizzano ancora
sistemi per sommersione, che offrono bassi
livelli di efficienza, quindi riteniamo che ci sia
un ampio mercato non sfruttato per quelle
aziende che forniscono sistemi di irrigazione
più efficienti, quali irrigatori ad alta pressione,
irrigatori a bassa pressione, microirrigazione a
goccia – ognuno dei quali vanta ottime applicazioni specifiche.
Vittoria dello spirito sulla materia
Riteniamo che le aziende in grado di offrire
maggiore efficienza nel soddisfare le necessità
base in campo alimentare, sanitario, energetico e idrico presentino buone opportunità di
investimento. L’aumento dell’efficienza ha un
doppio vantaggio: l’utilizzo di minori risorse
risulta da un lato più sostenibile e dall’altro
meno costoso. La tecnologia per migliorare l’efficienza in varie attività è già disponibile, e le
barriere informative che ne bloccano l’adozione
stanno venendo meno. Gli incentivi per il cambiamento – sotto forma di prezzi più alti e politiche governative – sono in aumento, e anche la
volontà politica di ottenere maggiore efficienza
è aumentata. In tali circostanze riteniamo che
lo «spirito» avrà la meglio sulla «materia» e
che gli investimenti nell’ingegnosità umana
per utilizzare in maniera efficiente le scarse
risorse abbiano molto senso dal punto di vista
finanziario.
Investimento sostenibile
Luglio 2013
33
Conclusione
Da segmento di nicchia, l’investimento sostenibile è divenuto una pratica diffusa, che offre agli investitori risultati di investimento competitivi,
capacità di generare un impatto positivo sul mondo in cui vivono e una
modalità per integrare i propri valori negli investimenti. Le imprese stanno
costantemente integrando nella propria generale strategia aziendale e nelle
attività di rendicontazione finanziaria le considerazioni di carattere ambientale, sociale e di corporate governance più pertinenti al loro settore. Tale
approccio non si limita ad aiutare le società a preservare e a creare valore
per gli azionisti, ma offre anche agli investitori migliori informazioni su cui
basare le proprie decisioni di investimento.
Il miglioramento delle informazioni ha facilitato un’altra importante evoluzione in materia di investimento sostenibile: la capacità di integrare considerazioni di natura ambientale, sociale e di corporate governance nei
portafogli. Se nelle prime forme di investimento sostenibile ci si limitava a
escludere aziende coinvolte in alcune attività dubbie, l’attuale approccio
valuta criteri di sostenibilità in un’ampia gamma di asset – titoli, obbligazioni, materie prime e asset non tradizionali – e seleziona gli investimenti
più in linea con i valori, gli scopi e gli obiettivi finanziari di un investitore.
Prendendo in considerazione i criteri di sostenibilità, gli investitori generano
un impatto riorientando il capitale per premiare alcune imprese e penalizzarne altre.
L’investimento sostenibile si presta a specifici approcci e temi di investimento. Abbiamo mostrato come l’investimento a impatto sia un approccio innovativo che può essere impiegato dagli investitori per integrare la
propria missione filantropica nel proprio portafoglio, consentendo loro di
ottenere, idealmente, sia un rendimento sociale che finanziario. Abbiamo
inoltre identificato quattro temi che a nostro parere rappresentano opportunità di investimento a lungo termine, ossia cibo, salute, energia e acqua.
Si tenga presente, tuttavia, che le opportunità e i rischi associati a ogni
tema di investimento sostenibile non devono essere osservati isolatamente
ma come parte di una più ampia valutazione sui fondamentali.
In definitiva, riteniamo che l’investimento sostenibile sia un tema che perdurerà nonostante continuerà a evolversi e, soprattutto, fornirà ai portafogli
una maggiore resistenza sul lungo termine rispetto agli approcci di investimento tradizionali.
34
Luglio 2013 UBS Research Focus
Glossario
Breve descrizione dei termini utilizzati in questo report
Best in class: approccio di investimento sostenibile che utilizza criteri ambientali, sociali e di
corporate governance, nonché la performance
finanziaria per selezionare le migliori società
all’interno di un’industria o di un settore al fine
di inserirle in un portafoglio (vedi anche Positive
screening).
Criteri di esclusione: standard che escludono
società o titoli che sono in conflitto con i valori
di un investitore. Spesso l’applicazione di criteri
di esclusione comporta la totale esclusione di
specifici settori o società in base a criteri qualitativi, che nella maggior parte dei casi escludono prodotti quali pornografia, alcol, gioco di
azzardo, armi e tabacco (vedi anche Negative
screening).
Disinvestimento: pratica che consiste nel
ridurre o vendere investimenti in una società
o Paese che non rispondono a specifici criteri
di natura ambientale, sociale e di corporate
governace (ESG) o di performance finanziaria,
per indurre la società a modificare le proprie
attività o, in casi estremi, per obbligarla a uscire
dal mercato.
ESG: acronimo di «environmental, social and
governance» (ambientale, sociale e di corporate governance); ampia espressione utilizzata
per indicare i fattori di investimento sostenibile, in aggiunta ai tradizionali criteri finanziari,
nella selezione dei titoli e nella gestione del
portafoglio.
Esternalità: costo o beneficio di un’attività
economica nei confronti di terzi non coinvolti,
come la società in generale.
Investimento a impatto: investimento
mirato a risolvere problematiche ambientali
e sociali, quali investimenti nella comunità, a
volte finalizzati in secondo luogo a recuperare
l’investimento finanziario al valore nominale o
con un rendimento finanziario.
Investimento attivista: strategia di investimento in cui gli investitori, agendo individualmente o in gruppo, acquistano azioni di una
società per ottenere un controllo sufficiente a
influenzare o persino a cambiare radicalmente
le sue attività.
Investimento basato sui valori
(VBI – Values-Based Investing): filosofia di
investimento che incorpora i valori o le condizioni sociali e ambientali di una persona
nelle decisioni finanziarie e negli obiettivi di
performance.
Investimento etico: stile di investimento che
incorpora i principi etici di un investitore o
norme sociali ampiamente accettate per determinare la selezione dei titoli.
Investimento socialmente responsabile
(SRI – Socially Responsible Investing): termine generico utilizzato per descrivere uno
stile di investimento dettato dal sistema di
valori degli investitori che riflette le loro considerazioni sociali ed etiche insieme a fattori
tradizionalmente considerati nelle strategie di
investimento quali la propensione al rischio.
L’SRI comporta prendere in considerazione fattori di natura ESG nella costruzione dei portafogli o nella selezione dei titoli più in generale.
Governance: struttura di controllo e di obiettivi normativi all’interno di un’organizzazione
che indica la distribuzione dei diritti e delle
responsabilità di vari stakeholder e definisce
regole e procedure per il processo decisionale
negli affari aziendali.
Materialità: termine derivante dalle pratiche
di rendicontazione finanziaria, che fa riferimento all’universo delle informazioni qualitative e quantitative in grado di influenzare le
decisioni degli investitori e che indica il vero
valore di una società.
Impegno: dialogo costruttivo tra dirigenza
aziendale e stakeholder chiave; compatibile
anche con una struttura in cui l’azionista agisce
quale titolare monitorando da vicino la società.
Microfinanza: offerta di servizi finanziari,
quali prestiti e assicurazioni, per singoli individui o popolazioni a basso reddito che solitamente non hanno accesso ai servizi bancari
tradizionali.
Investimento sostenibile
Luglio 2013
35
Glossario
Negative screening: una delle prime metodologie dell’«investimento socialmente responsabile», che comporta l’esclusione delle società
che non rispondono a standard etici personali
o sociali.
Rendimento sociale: impatto delle azioni
o delle attività su fattori sociali, economici e
ambientali, il cui valore non viene completamente rappresentato nella normale analisi costi/
benefici.
Organizzazione non governativa: gruppo
civico, di volontariato, no profit solitamente
non associato al governo, organizzato a livello
locale, nazionale o internazionale.
Responsabilità sociale d’impresa (RSI): sforzi
effettuati da società per valutare l’impatto delle
attività aziendali su sistemi più ampi in cui tali
società operano, nonché iniziative per supportare e investire nella società, nella comunità,
nell’ambiente e in altri preziosi stakeholder. La
RSI comprende sia responsabilità introdotte
dalle società stesse che attività di natura filantropica, nonché conformità a standard e normative esterne.
Pay for Success: modello di pagamento basato
sulla performance tra governo e fornitori di servizi pubblici, dove il finanziamento governativo
dipende dagli esiti (a differenza delle tradizionali attività no profit «basate su sovvenzioni»
in cui il pagamento è anticipato). In questo
modello, invece, l’impatto è misurato in base a
vari indicatori e il governo paga i fornitori dopo
che questi hanno dimostrato i risultati ottenuti
(vedi anche Social Impact Bond).
Positive screening: strategia atta a identificare
società o prodotti e servizi che utilizzano pratiche di business responsabili e lungimiranti e
offrono opportunità di investimenti etici.
Rendicontazione basata su principi: linea
guida concettuale di rendicontazione in cui
viene utilizzata un’ampia gamma di obiettivi
quale modello di «buona» rendicontazione.
Possono essere forniti degli esempi quale riferimento, ma più spesso viene utilizzata un’analisi
più soggettiva, caso per caso.
Rendicontazione basata su regole: approccio «universale» per la preparazione dei rendiconti finanziari che utilizza regole generali e
offre poche possibilità di introdurre giudizi soggettivi. Tale rendicontazione mira ad aumentare
l’accuratezza, ridurre l’ambiguità e promuovere
la standardizzazione della rendicontazione inerente la sostenibilità.
Rendicontazione integrata (IR – Integrated
Reporting): stile di rendicontazione, attualmente in sviluppo, che amplia la portata della
tradizionale rendicontazione finanziaria e
comporta la rendicontazione di qualsiasi informazione, comprese questioni di sostenibilità,
considerata importante per la strategia aziendale e gli investitori.
36
Luglio 2013 UBS Research Focus
Social Impact Bond (SIB): termine che indica
un nuovo stile di «obbligazione», introdotta
nel Regno Unito e ora utilizzata in tutto il
mondo con diversi nomi, che riunisce governi,
organizzazioni no profit e investitori privati a
sostegno di programmi sociali. Gli investitori
contribuiscono con un capitale anticipato e se il
programma raggiunge i propri obiettivi – quale
riduzione della recidività – gli investitori vengono ripagati. In caso contrario, gli investitori
perdono il loro denaro e i contribuenti non vengono interessati.
Sostenibilità: il significato letterale rimanda
al verbo «sostenere» e indica le condizioni in
cui le aziende e la società possono coesistere.
Comporta soddisfare le necessità economiche,
ambientali e sociali di oggi e nel contempo
quelle delle generazioni future garantendo la
longevità dell’ecosistema del pianeta.
Stakeholder: singoli individui o gruppi interessati dalle attività di una società, quali investitori,
comunità, collaboratori, fornitori, governi e istituzioni accademiche.
Valore intrinseco: valore effettivo o «reale» di
una società o di un asset separato dal valore di
mercato, che comprende sia il valore materiale
che immateriale.
Note conclusive
Sezione 1
1Rapporto
Brundtland «Our Common Future», Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo, Nazioni
Unite, giugno 1987.
2«2012 Report on Sustainable and Responsible Investing
Trends in the United States», The Forum for Sustainable and Responsible Investment, US SIF Foundation,
2012.
3«2012 Global Sustainable Investment Review», Global
Sustainable Investment Alliance (GSIA), 2012. Web, 5
luglio 2013. http://gsiareview2012.gsi-alliance.org/#/1/
Sezione 2
1 Nel suo articolo del 2012 intitolato Trends in the literature on socially responsible investment: looking for the
keys under the lamppost, Gunther Capelle-Blancard si
interroga su che senso abbia condurre tali innumerevoli studi sulla performance finanziaria di fondi SRI e
di sostenibilità quando la metodologia adottata è scarsamente innovativa, le conclusioni sulla performance
finanziaria sono pressoché simili e gli obiettivi non
finanziari di tali fondi tendono a essere trascurati.
2«Socially Responsible Investing in the Global Market:
The Performance of US and European Funds», Social
Science Research Network, M. Cortez, F. Silva, N.
Areal, 13 febbraio 2009.
3«Sustainable Investing: Establishing Long-Term Value
and Performance», DB Climate Change Advisors, Deutsche Bank, giugno 2012.
4 Ibid.
5«The Impact of a Corporate Culture of Sustainability
on Corporate Behavior and Performance», Harvard
Business School, R. Eccles, I. Ioannou, G. Serafeim, 25
novembre 2011.
6«Optimizing Environmental, Social, and Governance
Factors in Portfolio Construction: An Analysis of Three
ESG-Tilted Strategies», MSCI Research Insight, Z. Nagy,
D. Cogan, D. Sinnreich, febbraio 2013.
7«Corporate Sustainability and Shareholder Wealth»,
Journal of Environmental Planning and Management,
J. Przychodzen, W. Pryzchodzen, 20 gennaio 2012.
8«Intangible Asset Value Remains Steady from 20092010, Despite Drop in Innovation Spending», 2010
Results of Annual Study, Ocean Tomo, 4 aprile 2011.
9«Business at its Best: Driving Sustainable Value Creation», Committee Encouraging Corporate Philanthropy
(CECP), Accenture, 26 maggio 2011.
10
Mentre il concetto di creazione del valore attraverso
strategie sostenibili circola da qualche decennio, il termine «Creazione di valore condiviso» o CSV si è diffuso con un articolo del professor Michael Porter della
Harvard Business School «Strategy and Society: The
Link between Competitive Advantage and Corporate
Social Responsibility», pubblicato in Harvard Business
Review nel dicembre 2006. Altri lavori sull’argomento
includono «Creating Shared Value: A How-To Guide
for the New Corporate (R)evolution», FSG Social
Impact Consultants, V. Backstette, M. Stamp, 16 settembre 2011.
11«The
Performance Frontier: Innovating for a Sustainable
Strategy», Harvard Business Review, R. Eccles, G. Serafeim, maggio 2013.
12 «Creating Sustainable Value», The Academy of Management Executive, S. Hart, M. Milstein, 2 maggio
2003.
13
«Frequently Asked Questions», IRIS: Impact Reporting
and Investment Standards, Global Impact Investing
Network, gennaio 2013. Web, 5 luglio 2013.
14 «What is Impact Investing», The Global Impact Investing
Network, Global Impact Investing Rating System
(GIIRS), 2 luglio 2013.
15
Adattato da «Microfinance Investments» e «Small
Enterprise Impact Investing», Symbiotics Research
Papers, Syminvest, 17 aprile 2013.
Sezione 3
1«Security Analysis: Principles and Techniques», B.
Graham, D. Dodd, Whittlesey House/McGraw Hill,
1934.
2 Ibid.
3«Q-Series®: Global ESG Analyser», UBS Investment
Research, J. Hudson, H. Jeaneau, E. Zlotnicka, 29
ottobre 2012.
Intervista
1«Finding the Value in Environmental, Social and Governance Performance», Deloitte Review, D. Koehler, E.
Hespenheide, gennaio 2013.
2 «Spinning Gold: The Financial Returns to External Stakeholder Engagement», The Wharton School – University of Pennsylvania, W. Henisz, 30 giugno 2011.
3«Addressing The Disconnect», Best’s Review, M. Pauly,
H. Kunreuther, gennaio 2013.
4 Capitale finanziario: fondi disponibili per produrre
beni e servizi, ottenuti tramite il ricorso al debito,
capitale azionario o concessioni, o generati tramite
operazioni o investimenti. Capitale prodotto: oggetti
fisici prodotti da utilizzare nella produzione di beni o
per la fornitura di servizi, tra cui: edifici, attrezzature
e infrastrutture. Capitale intellettuale: patrimonio
immateriale di conoscenza, ad esempio brevetti,
copyright, software, diritti, licenze, conoscenza tacita,
sistemi, procedure e protocolli, marchio e valore di
reputazione. Capitale umano: competenze, capacità
ed esperienze delle persone, così come la loro motivazione a innovare, sistema di governance di un’organizzazione, approccio alla gestione dei rischi e valori
etici. Capitale sociale e relazionale: relazioni chiave
con gli stakeholder sviluppate da un’organizzazione
con clienti, fornitori, business partner, comunità locali, legislatori, organi di vigilanza e politici –– licenza
sociale che permette a un’organizzazione di operare.
Capitale naturale: risorse naturali rinnovabili e non
rinnovabili e processi che forniscono beni o servizi a
sostegno della prosperità di un’organizzazione, p.es.
aria, acqua, terreno, minerali e foreste, biodiversità
e salute dell’ecosistema. Adattato da «Consultation
Investimento sostenibile
Luglio 2013
37
Note conclusive
Draft of the International <IR> Framework», International Integrated Reporting Council (IIRC), web, 7
luglio 2013. http://www.theiirc.org/wp-content/uploads/Consultation-Draft/Consultation-Draft-of-the-InternationalIRFramework.pdf
5 «Disclosure of Long-term Business Value: what matters», Deloitte Review, D. Koehler, E. Hespenheide,
Deloitte University Press, marzo 2012.
Sezione 4
1 Questo risultato è in linea con la maggior parte degli
studi sullo sviluppo economico che concludono che
solide istituzioni politiche sono cruciali per creare prosperità e benessere.
2 Si vedano anche gli sforzi per la certificazione della
catena di custodia (Chain-of-Custody Standard), che
estende e integra il codice deontologico del Responsible Jewellery Council.
3 «OECD Due Diligence Guidance for Responsible
Supply Chains of Minerals from Conflict-Affected
and High-Risk Areas: Second Edition», OECD Publishing, Organizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo Economico, 20 marzo 2013. http://dx.doi.
org/10.1787/9789264185050-en
4«Green Bricks», UBS Investment Research, K. Wright, 6
gennaio 2012.
5 «Report No. 27 to the Storting», The Management of
the Government Pension Fund in 2012, Regjeringen
Norway, 12 aprile 2013. http://www.regjeringen.no/
pages/7772/chapter1_2.pdf
38
Luglio 2013 UBS Research Focus
Sezione 5
1 Alcune di queste idee sono discusse in «Food Policy
and the Environmental Credit Crunch: From Soup to
Nuts», Routledge, J. Hudson, P. Donovan, in uscita a
ottobre 2013.
2 «Global food losses and food waste: Extent, Causes
and Prevention», Swedish Institute for Food and
Biotechnology (SIK), J. Gustavsson, C. Cederberg, U.
Sonesson, R. Otterdijk, A. Meybeck, Organizzazione
per l’Alimentazione e l’Agricoltura, 17 maggio 2011.
3«Access to Nutrition Index (ATNI)», Global Alliance for
Improved Nutrition, I. Kauer, marzo 2013.
4«Prevalence of Obesity in the United States, 20092010», Centers for Disease Control and Prevention, C.
Ogden, M. Carroll, B. Kit, K. Flegal, NCHS Data Brief,
gennaio 2012.
5«The Global Burden», IDF Diabetes Atlas Fifth Edition,
International Diabetes Federation, 2012. http://www.
idf.org/diabetesatlas/5e/the-global-burden
6«The Global Use of Medicines: Outlook through
2016», IMS Institute for Healthcare Informatics, luglio
2012.
7«The Bubble is Close to Bursting: A Forecast of the
Main Economic and Geopolitical Water Issues Likely
to Arise in the World during the Next Two Decades»,
World Economic Forum Water Initiative, Forum Economico Mondiale (WEF), gennaio 2009.
UBS CIO WM Research è pubblicato da Wealth Management & Swiss Bank e Wealth Management Americas, Divisioni d’affari di UBS AG (UBS) o da una sua affiliata. In
alcuni Paesi, UBS AG viene indicata come UBS SA. Questa pubblicazione viene distribuita al solo fine informativo e non rappresenta né un’offerta né una sollecitazione di
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investita o dover effettuare un versamento integrativo. Le variazioni dei corsi di cambio possono avere un effetto negativo sul prezzo, sul valore o sul rendimento di un
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