Libera il Bene - Progetto Policoro

Transcript

Libera il Bene - Progetto Policoro
Libera il Bene: dal “bene confiscato” al “bene comune”
Contesto
La presenza dei beni confiscati alle organizzazioni criminali e mafiose riguarda tutte le regioni del
nostro Paese. Secondo i dati aggiornati al 31 dicembre 2011 dall’Agenzia nazionale per
l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata –
istituita nel 2010 presso il Ministero dell’Interno - in Italia sono stati confiscati 10.438 beni
immobili (appartamenti, ville, locali, capannoni, terreni agricoli) e 1.516 aziende (supermercati,
alberghi, ristoranti, esercizi commerciali, negozi, imprese agricole, imprese edili, società
immobiliari…).
La Sicilia è la regione con il maggior numero di beni, seguita dalla Campania, dalla Calabria, dalla
Puglia, dalla Lombardia e dal Lazio. È da notare che le provincie di Milano e di Roma si collocano
fra le prime dieci con il maggior numero di beni.
La recente approvazione del codice antimafia ha dato organicità alle procedure in materia di
destinazione dei beni confiscati che vengono assegnati dai Comuni per finalità sociali.
Oggi diverse diocesi, parrocchie, caritas diocesane, associazioni utilizzano i beni per gli scopi di
promozione educativa e culturale, di formazione e accoglienza, trasformando luoghi di violenza e di
morte in segni di vita nuova e speranza.
Qui di seguito vengono indicate alcune esperienze positive di riutilizzo:
a) Lamezia Terme (Catanzaro): Comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza;
b) Reggio Calabria: Parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio di don Pasquale Catanese;
c) Reggio Calabria: Centro reggino di solidarietà di don Piero Catalano;
d) Gioia Tauro (Reggio Calabria): Diocesi di Oppido Palmi - Complesso parrocchiale San
Gaetano Catanoso;
e) Polistena (Reggio Calabria): Cooperativa Valle del Marro nata con il progetto Policoro;
f) Polistena (Reggio Calabria): Parrocchia Santa Marina Vergine di don Pino De Masi;
g) Reggio Calabria: Piccola Opera Papa Giovanni con Caritas diocesana e Centro Agape
fondato da don Italo Calabrò;
h) Castelvolturno (Caserta): Cooperativa Le Terre di don Peppe Diana dedicata al sacerdote
ucciso dalla camorra nella sua chiesa di Casal di Principe il 19 marzo 1994;
i) Trentola Ducenta (Caserta): La Compagnia dei Felicioni dell’associazione Comunità di
Capodarco;
j) Napoli: Scout Agesci Zona Napoli nei quartieri spagnoli;
k) Portici (Napoli): villa Fernandes assegnata alla Diocesi per le attività sociali
dell'associazione la Tenda;
l) Torre del Greco (Napoli): Comunità educativa Il Faro in collaborazione con la Caritas
1
diocesana;
m) Formia (Latina): Associazione Volontari Emmanuel Duemila di don Vittorio Valerio;
n) Milano: Opera San Francesco per i Poveri;
o) Milano: Fondazione Exodus;
p) Milano: Fondazione Casa della Carità di don Virginio Colmegna;
q) Galbiate (Lecco): Cooperativa sociale L’Arcobaleno promossa nell’ambito delle attività
della Caritas Ambrosiana;
r) Cerignola (Foggia): Associazione Volontari Emmanuel di don Nunzio Galantino;
s) Catania: Casa di accoglienza “don Pino Puglisi” di padre Rosario Taormina;
t) Enna: Cooperativa Nuovi Percorsi nata in collaborazione con la Diocesi di Piazza Armerina;
u) Castelvetrano e Mazara del Vallo (Trapani): Fondazione San Vito della diocesi di Mazara
del Vallo;
v) Palermo: Base scout Agesci Volpe Astuta – Fondo Micciulla
w) Naro (Agrigento) Base scout Agesci Antonino e Stefano Saetta, dedicata al magistrato e
figlio uccisi dalla mafia;
x) Erbè (Verona): Base scout Agesci Gruppo Tartaro Tione 1;
y) Quartu Sant'Elena (Cagliari): villa confiscata utilizzata per l'accoglienza dalla Caritas
Descrizione
La legge n. 109 del 1996 sulla confisca dei beni e sul loro riutilizzo a fini sociali costituisce uno
strumento importante in grado di distruggere il “capitale sociale” della mafia.
Uno dei punti di forza delle organizzazioni mafiose è rappresentato proprio dalla capacità di
ottenere cooperazione da soggetti esterni all’organizzazione criminale. Il loro controllo del territorio
modifica la struttura delle relazioni sociali alterando quelli che sono gli effetti dello sviluppo locale.
Inoltre la mafia impedisce l’affermazione di un tessuto sociale fondato sulla fiducia e sulla
condivisione e si appropria, nelle zone in cui è fortemente radicata, di questo capitale relazionale,
sottraendo risorse all’attuazione di un vero sviluppo nella legalità. Il valore simbolico, educativo e
culturale dell’uso sociale dei beni confiscati, produce, quindi, effetti negativi sul consenso di cui
godono i mafiosi che, in molti casi, continua ad esercitare un forte potere di attrazione, soprattutto
nei giovani che necessitano di un lavoro.
I beni confiscati rappresentano un valore economico tangibile e costituiscono uno strumento per far
crescere le comunità locali sul piano economico e sociale, diventando moltiplicatori di progettualità
positiva da parte dei vari soggetti ed attori coinvolti.
Questo approccio organico ai temi della legalità caratterizza, in maniera significativa, l’attività
prevista da questa proposta progettuale.
2
Obiettivi generali
La presente proposta progettuale si ispira ai principi della nota pastorale “Educare alla legalità” del
1991 e del documento “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno” del 2010 e rivolge
l’attenzione all’impegno di tanti cittadini e giovani del nostro Paese.
Nella nota pastorale “Educare alla legalità” si legge che la crescita del senso della legalità nel
nostro Paese ha come necessario presupposto un rinnovato sviluppo dell’etica della socialità e
della solidarietà… Un secondo fattore, legato intimamente al senso della legalità, è la ricerca del
bene comune…. Il senso della legalità non è un valore che si improvvisa. Esso esige un lungo e
costante processo educativo. La sua affermazione e la sua crescita sono affidate alla collaborazione
di tutti…. La comunità cristiana, con le sue varie strutture, è anch’essa impegnata in quest’opera
formativa: la parrocchia attraverso la catechesi e le sue molteplici iniziative culturali, formative e
caritative; l’associazionismo, specie giovanile, con un’attenta considerazione dell’itinerario
formativo della persona; il volontariato che si pone al servizio delle persone in difficoltà….
Nel documento “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno” si legge che le coscienze dei
giovani possono muoversi con più slancio, perché meno disilluse, più coraggiose nel contrastare la
criminalità e l’ingiustizia diffusa, più aperte ad un futuro diverso. Sono soprattutto i giovani, infatti,
ad aver ritrovato il gusto dell’associazionismo, dando vita ad esperienze di volontariato e a reti di
solidarietà, non volendo più sentirsi vittime della rassegnazione, della violenza e dello
sfruttamento…. In questo impegno di promozione umana e di educazione alla speranza si è
costantemente spesa la parte migliore della Chiesa nel Sud…. Le Chiese hanno fatto sorgere e
accompagnato esperienze di rinnovamento pastorale e di mobilitazione morale, che hanno
coinvolto numerosi laici e tante aggregazioni laicali, sia tradizionali sia di recente creazione, come
le associazioni antiusura e antiracket.
L’utilizzo dei beni confiscati alla criminalità costituisce un’importante occasione di sviluppo sociale
ed economico del territorio e un’opportunità per creare lavoro per i giovani, al fine di coniugare e
integrare la dimensione economica con quella sociale nella sperimentazione di soluzioni innovative
relative alla valorizzazione e all’autosostenibilità. In particolare la presente proposta progettuale ha
l’obiettivo di promuovere interventi integrati in grado di combinare in maniera efficace e funzionale
la promozione del valore della legalità e il sostegno allo sviluppo locale del territorio.
A ciò si aggiunge l’impatto originato dal perseguimento dell’obiettivo sociale che il progetto si
prefigge, in un percorso virtuoso di sviluppo che combina le reti relazionali al raggiungimento di
risultati con effetti concreti su un determinato contesto territoriale.
3
Obiettivi specifici
Nella presente proposta progettuale l’uso sociale dei beni confiscati diventa lo strumento con cui
vengono costruiti gli interventi in favore di una politica sempre più incisiva e consapevole in tema
di attenzione alla legalità e ai meccanismi di crescita comunitaria.
Gli obiettivi sono:
-sviluppare le conoscenze e le competenze in materia di prevenzione della criminalità ed delle varie
forme di illegalità;
-promuovere un maggiore confronto territoriale dei problemi della criminalità e della legalità e un
network relazionale dei cittadini, del mondo dell’associazionismo e della cooperazione sociale,
della scuola, dell’università e dell’economia.
Si intende continuare e rafforzare l’opera di sensibilizzazione e supporto alla gestione innovativa
dei beni confiscati alle mafie, incentivando l’utilizzo di metodologie innovative per diffondere
l’idea di una redistribuzione sociale delle risorse illecitamente sottratte alla collettività, in modo da
restituire al territorio le proprie potenzialità di crescita economica, occupazionale e sociale.
Attività
Alcuni dei beni confiscati sono già riutilizzati per finalità istituzionali e sociali, molti sono stati
destinati ai Comuni ma non sono ancora riutilizzati mentre altri ancora sono ancora da destinare.
Le criticità che hanno rallentato e/o impedito il riutilizzo dei beni confiscati sono diverse: dai beni
gravati da ipoteca bancaria a quelli confiscati per quota indivisa, dai beni occupati a quelli che
necessitano di lavori di ristrutturazione.
Le attività previste sono di due tipi:
a) censimento delle esperienze positive e delle buone prassi già realizzate dalle varie
espressioni di Chiesa, in modo da favorire percorsi di reciprocità e di sostegno (molte di
queste realtà sono molto deboli e alcune di esse hanno subito intimidazioni e
danneggiamenti come atti di ritorsione delle organizzazioni mafiose);
b) animazione e formazione per promuovere nuove opportunità di riutilizzo dei beni confiscati.
Le suddette attività sono tese alla promozione del progetto nelle diocesi e vogliono contribuire a
rendere ancor più visibile l’intreccio delle rete che va dalle grandi associazioni nazionali a quelle
locali, dagli enti locali ai soggetti dell’imprenditoria sociale. A tal fine si svolgerà un ciclo di
seminari informativi che coinvolgeranno 45 diocesi individuate dal Comitato scientifico.
Nei seminari informativi diocesani porteranno il proprio contributo docenti universitari, magistrati e
rappresentanti istituzionali dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni
sequestrati e confiscati e delle Prefetture. Sono previste anche testimonianze delle esperienze
positive già realizzate.
4
I risultati di questa attività di conoscenza e analisi saranno utilizzati per impostare la progettazione
di massima, per pianificare l’intervento, tenendo in considerazione i bisogni espressi dalle realtà
sociali e il contesto territoriale di riferimento.
Si procederà quindi alla valutazione delle reali possibilità di impiego dei beni confiscati
individuando, in concertazione con gli enti locali.
Si organizzeranno anche visite guidate sui beni confiscati per i giovani, campi di volontariato per
gruppi parrocchiali e scout.
Destinatari
Responsabili uffici diocesani, tutor e animatori di comunità del progetto Policoro, Caritas
diocesane, parrocchie/gruppi parrocchiali, associazioni (Azione cattolica, Agesci, Acli, Fuci, Meic,
Msac, Gioc, Mlac, Confcooperative) e altre realtà di volontariato interessate.
Proposta delle 45 diocesi da coinvolgere nel progetto (per 36 percorsi di animazione,
informazione, formazione e progettazione):
Abruzzo: Diocesi dell'Aquila e di Avezzano (unico percorso);
Basilicata: Diocesi di Acerenza e di Matera Irsina (unico percorso);
Calabria: Diocesi di Reggio Bova, Oppido Palmi, Locri Gerace, Lamezia Terme, Cassano all'Jonio,
Crotone Santa Severina;
Campania: Diocesi di Napoli, Nola, Aversa e Capua (unico percorso), Benevento e Salerno
Campagna Acerno;
Emilia Romagna: Diocesi di Imola, Forlì Bertinoro, Cesena Sarsina, Rimini (unico percorso);
Lazio: Diocesi di Albano Laziale e Velletri Segni (unico percorso), Roma e Gaeta;
Liguria: Diocesi di Genova;
Lombardia: Diocesi di Milano;
Marche: Diocesi di Fano e di Urbino (unico percorso);
Molise: Diocesi di Campobasso Boiano;
Piemonte: Diocesi di Torino;
Puglia: Diocesi di Lecce, Andria, Bari Bitonto, Cerignola Ascoli Satriano;
Sardegna: Diocesi di Cagliari (unico percorso regionale);
Sicilia: Diocesi di Mazara del Vallo, Agrigento, Palermo, Monreale, Piazza Armerina, Catania;
Toscana: Diocesi di Siena Colle di Val D’Elsa Montalcino;
Umbria: Diocesi di Assisi Nocera Umbra Gualdo Tadino;
Veneto: Diocesi di Padova e di Venezia (unico percorso).
5
Partner progettuali:
Ufficio nazionale per la Pastorale sociale e del lavoro
Nel documento “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno” si legge che tra i segnali
concreti di rinnovamento e di speranza che hanno per protagonisti i giovani, vogliamo citare in
particolare per tutti il Progetto Policoro, avviato…con l’intento di affrontare il problema della
disoccupazione giovanile, attivando iniziative di formazione a una nuova cultura del lavoro,
promuovendo e sostenendo l’imprenditorialità giovanile e costruendo rapporti di reciprocità e
sostegno tra le Chiese del Nord e quelle del Sud, potendo contare sulla fattiva collaborazione di
aggregazioni laicali che si ispirano all’insegnamento sociale della Chiesa. Il Progetto Policoro
costituisce una nuova forma di solidarietà e condivisione, che cerca di contrastare la
disoccupazione, l’usura, lo sfruttamento minorile e il lavoro nero. I suoi esiti sono incoraggianti
per il numero di diocesi coinvolte e di imprese sorte, per lo più cooperative, alcune delle quali
lavorano con terreni e beni sottratti alla mafia.
Grazie a questa assunzione di responsabilità individuale e comunitaria sono nati i Gesti Concreti
che danno lavoro a centinaia di giovani. Imprese cooperative che costituiscono oggi, in una
situazione di crisi etica ed economica, un patrimonio da salvaguardare.
Il lavoro della cooperativa Valle del Marro nella diocesi di Oppido - Palmi, così come gli altri
progetti in corso di realizzazione nelle diocesi di Agrigento, Crotone, Trapani e Mazara del Vallo
che prevedono la nascita – con bando pubblico – di cooperative sociali per il riutilizzo di beni e
terreni confiscati alle organizzazioni criminali, rappresentano percorsi virtuosi di animazione
sociale, formazione e promozione imprenditoriale per i giovani nella legalità.
L’Ufficio nazionale per la Pastorale sociale e del lavoro coinvolgerà, nelle diocesi dove è stato
attivato il progetto Policoro, gli animatori di comunità con ruoli organizzativi e di coordinamento.
Servizio nazionale per la pastorale giovanile
Il Servizio nazionale per la pastorale giovanile, attraverso gli incaricati diocesani e le consulte
diocesane, parteciperà alla progettazione degli interventi e delle varie iniziative previste nel
progetto, inserendole in modo armonico nel cammino delle diocesi. Le consulte diocesane sono
costituite dai referenti delle parrocchie, delle zone pastorali, delle aggregazioni laicali e degli istituti
di vita consacrata, ritenendo fondamentale che tutto il livello diocesano sia coinvolto pastoralmente
e culturalmente prima ancora che operativamente.
La consulta diocesana è un osservatorio qualificato per valutare le soluzioni pastoralmente più
significative. Nelle diocesi dove è attivo il progetto Policoro, il Servizio diocesano per la pastorale
giovanile - insieme all'Ufficio diocesano per i problemi sociali ed il lavoro e la Caritas diocesana sosterrà il coinvolgimento dei tutor e degli animatori di comunità.
6
Caritas italiana
Gli Uffici diocesani Caritas costituiranno in tutte le diocesi il riferimento territoriale del progetto.
La rete capillare nelle diocesi permetterà di coinvolgere diverse realtà di volontariato e di
assistenza. Già alcune Caritas diocesane riutilizzano direttamente e/o indirettamente beni confiscati
per i vari servizi e le accoglienze a favore e col concorso di quei soggetti “deboli” che proprio in
questo modo possono riscattare la propria condizione, recuperando dignità di vita e speranza di un
futuro migliore.
I direttori diocesani e i loro collaboratori costituiranno un punto di riferimento importante per la
buona riuscita delle varie fasi progettuali.
Comitato scientifico
Il Comitato scientifico ha il compito di elaborare le linee guida del progetto esecutivo, partendo
dagli indirizzi contenuti nella presente proposta.
Verificherà la congruità dei risultati raggiunti in collaborazione con i referenti di ciascuna diocesi
(che saranno individuati dallo stesso Comitato).
Componenti del Comitato Scientifico:
Don Nicolò Anselmi (responsabile Servizio nazionale pastorale giovanile)
Don Angelo Casile (direttore Ufficio nazionale Pastorale sociale e del lavoro)
Don Nunzio Galantino (vescovo di Cassano all'Jonio)
Dott. Antonio Maria Mira (capo redattore quotidiano Avvenire)
Dott. Davide Pati (Presidenza nazionale Associazione Libera)
Don Francesco Soddu (direttore Caritas italiana)
7