monsignor rodolfo orler (1892-1946)
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monsignor rodolfo orler (1892-1946)
MONSIGNOR RODOLFO ORLER (1892-1946) Nato a Vulcan (Michigan U.S.) il 27 novembre 1892 da Pietro e Zugliani Orsola, tornò ancora fanciullo a Mezzano, patria dei suoi genitori ( che vi morirono il 17 aprile del 1947 e il 6 novembre del 1941). Entrò a 17 anni tra i Comboniani di Verona e a 24 anni fu consacrato sacerdote. Nel 1920, finita la guerra, poté partire per il Bahr el Ghazal (africa centrale) dove si distinse subito per il suo zelo infaticabile, particolarmente nell’opera di evangelizzazione delle tribù più restie e indocili, che seppe con la sua grande bontà affezionarsi e stringere intorno a se e che ancora oggi ricordano il loro “abuna roler”. Nel lavoro logorò la su salute e fu nel 1929 richiamato dai Superiori in Italia; resse fino al 1931 la scuola apostolica di Tiene, e poi tornò di nuovo in Africa, A Porto Sudan. Ancora quell’anno fu nominato Assistente Generale della sua Congregazione e Superiore della Casa Madre di Verona, dove profuse tra gli allievi giovani delle missioni i tesori della sua mente illuminata e del suo cuore ardente. Il 14 dicembre del 1933 fu nominato Vicario Apostolico della sua prima missione, il Bahr el Ghazal il 7 febbraio del 1934 veniva consacrato Vescovo a Vengono (Mi) da S.E. il Cardinal Schusler. La maggior parte di noi ricorda ancora il suo primo Pontificale celebrato nella chiesa della sua infanzia a Mezzano, tra la commozione e l’orgoglio dei mezzaneschi che vedevano il loro primo concittadino elevato alla pienezza del Sacerdozio. Dopo la consacrazione episcopale mons. Orler partì subito per la sua destinazione in Africa con entusiasmo di un giovane. Le difficoltà non mancarono: tempi di guerre (Abissinia e Mondiale) di antagonismi, di diffidenze, che fecero sentire le loro funeste conseguenze anche fuori delle nazioni, così dette civili, anche tra i popoli che con la guerra non avevano proprio nulla a che fare. mons. Orler contribuì assai colo suo prestigio presso le autorità locali a risparmiare ai suoi missionari il concentramento e un’infinità di noie, alle quali furono sottoposti invece gli altri Vicariati; e lavorò e si affaticò in quegli anni fino a non poterne più; arrivò alla fine della guerra consumato. Invitato a prendersi un periodo di riposo in patria , per rimettersi in salute, rispondeva: “Ci sono molti missionari più bisognosi di me, io partirò l’ultimo.” E restò a lavorare fino alla morte avvenuta nella sua residenza a Wan, il 17 luglio del 1946. (“da Voci” luglio 1949)