le normative per favorire l`emersione
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le normative per favorire l`emersione
L LEE N NO OR RM MA AT TIIV VEE PPEER R FFA AV VO OR RIIR REE LL’’EEM MEER RSSIIO ON NEE Scheda 2 a cura di Flavia Pasquini Centro Studi Internazionali e Comparati “Marco Biagi” http://www.csmb.unimo.it Università di Modena e Reggio Emilia LE NORMATIVE PER FAVORIRE L’EMERSIONE 1) GERMANIA. Una importantissima misura intrapresa in Germania in tema di lavoro irregolare, che costituisce anche la base dell’intera regolamentazione, in materia, è la Legge contro il lavoro non dichiarato (Gesetz zur Bekämpfung der Schwarzarbeit) del 30 marzo 1957, modificata peraltro più volte, e da ultimo il 1° giugno 1998. All’interno di tale provvedimento si trovano una definizione generale di lavoro non dichiarato, la determinazione di un sistema sanzionatorio (i cui limiti massimi sono stati innalzati) per la fornitura, l’utilizzazione e altre attività connesse al lavoro irregolare. Per quanto attiene, più in particolare, le modifiche introdotte nel 1998, esse hanno riguardato: - l’innalzamento del valore massimo per le ammende (200.000 marchi); - l’ampliamento del numero delle autorità che si occupano del problema, in cui sono stati ricompresi anche i servizi sociali e le strutture di gestione dei trattamenti pensionistici; - la precisa determinazione delle diverse responsabilità facenti capo alle singole autorità coinvolte, al fine di rendere più semplice ed efficace l’individuazione delle forme di manifestazione del lavoro irregolare1. 2) GERMANIA. Recentemente sono intervenute tre modifiche, nell’ambito del diritto del lavoro tedesco, che hanno introdotto una serie di misure più severe in relazione all’impiego di lavoratori, in particolare stranieri, ai quali è ad esempio stato imposto di produrre più rigide certificazioni: - la Legge sull’impiego dei lavoratori all’estero (Gesetz über zwingende Arbeitsbedingungen bei grenzüberschreitenden Dienstleistungen o Arbeitnehmer-Entsendegesetz); - la Legge sul distacco dei lavoratori (Arbeitnehmerüberlassungsgesetz); 1 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, Final Report, Regioplan Publication n. 424, Amsterdam, 2001, 18. 2 - la Legge per la lotta al lavoro irregolare (Gesetz zur Bekämpfung illegaler Beschäftigung). Nonostante l’ampia finalità di tali piani, la riduzione del lavoro irregolare è però stata quasi irrilevante2. 3) GERMANIA. Le sanzioni per i datori di lavoro che utilizzano lavoratori irregolari, in Germania, sono state aumentate fino a prevedere ammende di un valore che può raggiungere 1 milione di marchi, o condanne ad un periodo di detenzione fino a 5 anni. Sono stati ampliati i requisiti per l’istituzione di una penale a carico dei soggetti che subappaltano determinate attività a chi utilizza lavoratori irregolari. Ciò ha comportato una riduzione dei casi rilevati di lavoro irregolare, del 13,5% per i lavoratori irregolari in senso stretto (con una diminuzione dalle 254.640 unità del 1998 alle 220.161 unità del 1999), e dell’11,5% per i lavoratori irregolari stranieri (diminuiti dagli 85.648 casi del 1996 ai 75.829 casi del 1999)3. 4) PAESI BASSI. Nel 1995, è stata introdotta la Legge sul lavoro degli extracomunitari (Wet Arbeid Vreemdelingen), la quale dispone che lo svolgimento di attività di lavoro nei Paesi Bassi da parte di tali soggetti è possibile soltanto ove non vi siano cittadini olandesi o di altri Paesi dell’Unione Europea disponibili a svolgerla in un lasso di tempo ragionevole. Anche questa misura ha in qualche modo ridotto i tassi di irregolarità del lavoro, agendo in via preventiva. I datori di lavoro, infatti, sanno che non è facile ottenere un permesso di lavoro, anche per via delle articolate procedure burocratiche. D’altra parte, si potrebbe sostenere che proprio il peso della burocrazia contribuisca ad aumentare il ricorso a forme di lavoro irregolare4. 5) PAESI BASSI. Il 1° febbraio 1994 è entrata in vigore la Legge sulla responsabilità solidale nel settore tessile (Wet ketenaansprakelijkheid confectiesector), che permette di rivalersi anche sul subappaltante per i debiti fiscali e contributivi del 2 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 19. 3 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 20-21. 4 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 36. 3 subappaltatore. Tale misura ha avuto un effetto preventivo, tanto che, dalla metà degli anni ’90 in avanti, il numero delle lavorazioni per conto terzi svolte in maniera irregolare nel settore dell’abbigliamento sono notevolmente diminuite. Tale riduzione è comunque anche una effetto di una azione repressiva più forte contro tali pratiche, oltre che dell’avvenuta apertura del mercato ad est, realtà sicuramente competitiva sulla base dei costi di produzione5. 6) PAESI BASSI. Nel 1996 è entrata in vigore la Nuova legge sull’assistenza sociale (Nieuwe Algemene Bijstandswet), caratterizzata da una ancor più spiccata attenzione nei confronti della lotta alle attività esercitate in frode alla legge, con particolare riferimento all’uso di lavoro irregolare. Sono stati introdotti meccanismi di controllo, come ad esempio il controllo incrociato dei dati fiscali e degli organismi preposti alla gestione della previdenza sociale, e a questi ultimi soggetti, in particolare, è stata richiesta la predisposizione di piani anti-frode. I risultati raggiunti sono difficili da misurare, ma lo scambio dei dati tra i differenti organismi ha certamente contribuito a ridurre il numero di persone che avevano un lavoro ma che continuavano ugualmente a beneficiare di particolari benefici. Questa forma particolare di frode “alla luce del sole” è stata considerevolmente ridotta, ma ciò potrebbe aver condotto all’aumento di quelle forme di lavoro irregolare in senso stretto, svolte cioè da lavoratori formalmente disoccupati, e per questo fruitori di particolari trattamenti pubblici. Ricerche relativamente recenti hanno infatti dimostrato che il 18% di coloro che usufruiscono dei trattamenti previdenziali svolgono contemporaneamente un’attività irregolare6. 7) PAESI BASSI. Per i datori di lavoro che impiegano extracomunitari irregolari è prevista la pena della detenzione fino ad un anno (che può però arrivare fino a tre in caso di recidiva) o dell’ammenda “di quinta categoria”, pari a 45.378 euro per ogni lavoratore impiegato. Tale misura è stata introdotta dalla Legge 5 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 36. 6 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 37. 4 Penale del 1° gennaio 1994, ma ancora non ne sono stati resi noti i risultati7. 8) FRANCIA. Per combattere il lavoro irregolare, dalla metà degli anni ’90 in poi in Francia sono state intraprese differenti misure: - nel 1997 è stato disposto che i soggetti o le imprese che vogliano svolgere un’attività commerciale debbano registrarsi in un apposito Registro delle imprese e delle attività commerciali; - i lavoratori autonomi, prima di iniziare la propria attività, devono iscriversi ad un apposito Registro dei mestieri (Répertoire des Métiers); - sempre dal 1997, tutti i soggetti che svolgono una qualsiasi attività che non sia soggetta all’iscrizione nei suddetti registri devono dichiararlo all’istituto di previdenza sociale e al fisco; - nel 2000 è entrata in vigore la legge Aubry II, la quale ha introdotto una maggiore flessibilità nella organizzazione dell’orario di lavoro, introducendo la possibilità, per i lavoratori, di alternare periodi di lavoro a periodi di non lavoro; - nel gennaio 1997 è stata predisposta una circolare che sottopone ad una particolare autorizzazione la possibilità di vendere in luoghi prefissati determinati marchi. Non sono stati fatti studi sui risultati di questi interventi legislativi, ma il numero delle infrazioni rilevate nel corso degli ultimi due anni è notevolmente aumentato8. 9) FRANCIA. Nel giugno del 1999 è stata emanata una circolare in tema di regolarizzazione dei lavoratori impiegati in modo irregolare. Tale regolarizzazione permette ai lavoratori in precedenza sommersi di avere un lavoro regolare e di vedersi versati tutti i contributi. A seguito dell’introduzione di tale misura, 82.000 persone (su 140.000 domande) sono state regolarizzate, e hanno trovato in breve tempo un’occupazione regolare, necessaria anche per far ottenere in 7 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 37. 8 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 6. 5 un anno, ai lavoratori extracomunitari, un permesso di soggiorno. In tal modo, si è avuta una consistente diminuzione anche del lavoro irregolare9. 10) FRANCIA. In virtù di una Direttiva del 25 maggio 1999, la legge finanziaria prevede una diminuzione dell’IVA per lo svolgimento di servizi utili al miglioramento, alla trasformazione e alla organizzazione delle attività che consentono di trovare - o di ritrovare - un posto di lavoro. La legge finanziaria per il 2000 ha previsto un rimborso fiscale del 5% per le spese di conservazione degli immobili, e del 15% per gli interventi di ristrutturazione, il che dovrebbe aver incoraggiato l’utilizzazione di lavoro regolare, anche se non sono ancora stati presentati dati ufficiali in proposito10. 11) FRANCIA. Combattere il lavoro irregolare è sicuramente uno tra gli obiettivi principali delle iniziative politiche francesi, tanto da essere divenuto fondamentale non solo a livello nazionale, ma pure a livello locale, attraverso misure specifiche. Le iniziative intraprese sono state rivolte a diminuire sia la domanda che l’offerta di lavoro irregolare, attraverso misure di tipo fiscale o più strettamente connesse al mercato del lavoro, oltre che attraverso campagne di sensibilizzazione e di informazione. Si può sostenere che tali iniziative costituiscano un approccio integrato al problema del lavoro irregolare, in quanto formano un pacchetto unitario, all’interno del quale ci si è mossi sia in un’ottica preventiva che repressiva. La costituzione di vari comitati per la lotta contro il lavoro irregolare, come ad esempio la DILTI, acquisisce poi un’importanza fondamentale, proprio in un’ottica di coordinamento tra i diversi organismi preposti alla repressione del lavoro irregolare e di integrazione delle varie iniziative. Nella pratica, però, tale coordinamento non è stato probabilmente così efficace come si credeva. Il più recente rapporto annuale sulla sicurezza sociale ha infatti sottolineato un basso livello di partecipazione dell’organismo che si occupa di previdenza sociale (URSAFF) nel comitato operativo per la lotta contro il lavoro irregolare. Il rapporto ha inoltre raccomandato ai prefetti di 9 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 7. 10 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 8. 6 organizzare i comitati locali all’interno dei dipartimenti, mentre il Comitato Operativo dovrebbe essere responsabile del coordinamento concreto tra le varie autorità pubbliche, sulla base della condivisione dei medesimi obiettivi. Quanto alle modifiche della normativa in materia di lavoro, esse sono state le seguenti: - Dal 1993, i datori di lavoro hanno l’obbligo di dichiarare i lavoratori assunti all’organismo che si occupa di previdenza sociale (URSSAF), entro una settimana dall’avvenuto inizio del lavoro. - Nel 1997, la Legge Madelin ha disposto una riduzione dei contributi sanitari a carico dei lavoratori autonomi, nel caso in cui essi siano iscritti nel Registro delle imprese e delle attività commerciali. Tale normativa ha avuto come fine principale quello di rafforzare la coordinazione tra le strutture che si occupano di contrastare il lavoro irregolare. - I datori di lavoro hanno l’obbligo di tenere un unico registro dei dipendenti. - Le buste paga devono menzionare tutte le ore di lavoro. - Le sanzioni conseguenti all’utilizzazione di lavoratori irregolari sono state incrementate, a scopo preventivo. I risultati di tale incremento non sono però ancora noti. - E’ obbligatoria una specifica autorizzazione per lo svolgimento di lavoro da parte di cittadini extracomunitari11. 12) FRANCIA. In Francia sono state creati alcuni enti specificamente preposti a combattere il lavoro irregolare. Nel 1997, nell’ambito del Ministero del Lavoro e della Solidarietà, è stata creata la Delegazione Interministeriale per la lotta contro il lavoro non dichiarato (Délégation Interministerielle à la Lutte contre le Travail Illégal, o DILTI). Essa è costituita da dipendenti del Ministero stesso, da magistrati e personale militare, oltre che da dipendenti di altri Ministeri in qualche modo correlati alla lotta contro il lavoro irregolare. A livello nazionale, la DILTI, presieduta dal Primo Ministro, si occupa della determinazione delle politiche per la lotta contro il lavoro irregolare, coordina le azioni dei differenti Ministeri che sono coinvolti nel problema, oltre che dei vari organismi che se ne 11 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 9. 7 occupano, stabilendo le linee guida per le operazioni di prevenzione e di repressione da portare avanti a livello locale e si sostituisce alle differenti amministrazioni ove queste ultime rimangano inattive. Più in particolare, le funzioni della DILTI sono molto diversificate. Innanzitutto, essa fornisce assistenza ai servizi ispettivi e ai magistrati, vista la relativa complessità dei testi di legge in materia di lavoro irregolare e l’elevato livello di sofisticatezza di alcuni tipi di frodi alla richiamata normativa. Tale assistenza si sostanzia anche nella elaborazione e nella distribuzione di documenti specifici per la magistratura e per gli ispettori del lavoro, sotto forma di pubblicazioni periodiche, oltre che nel continuo scambio di esperienze e di interpretazioni con i soggetti coinvolti nell’attività di repressione e controllo, sia con modalità scritta che oralmente. In secondo luogo, essa si occupa di analizzare a livello centrale tutte le diverse modalità di aggiramento della normativa finalizzata a combattere il lavoro irregolare. In terzo luogo, la DILTI si occupa di sviluppare collaborazioni con le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori che operano nei settori dove il lavoro irregolare è maggiormente diffuso, attraverso la firma di particolari accordi a livello sia nazionale che locale, i cui principi guida sono stati stabiliti da una circolare del Primo Ministro del 24 gennaio 1992. Infine, la DILTI si occupa di presentare alle pubbliche autorità tutte le proposte che potrebbero contribuire a migliorare le operazioni di lotta contro il lavoro irregolare. A livello locale, e in particolare di dipartimento, sono state invece create le organizzazioni per la lotta contro il lavoro irregolare, che sono commissioni speciali dotate di una particolare conoscenza del tessuto economico-sociale locale. Esse devono redigere rapporti annuali sulla situazione del lavoro irregolare nel territorio di propria competenza, proponendo azioni specifiche da inserire all’interno dei programmi per la lotta contro il lavoro irregolare intrapresi dal dipartimento. All’interno del Comitato operativo per la lotta contro il lavoro irregolare operano invece i membri degli organismi di controllo che si occupano della repressione di tale fenomeno, unitamente a rappresentanti delle Prefetture. Tale Comitato si incontra ogni due mesi, ma è dotato di una segreteria permanente. Esso determina e attua le misure di controllo in materia di lavoro irregolare, in esecuzione del programma di dipartimento o anche di propria 8 iniziativa, sulla base delle informazioni di cui entra in possesso, e si occupa di garantire la comunicazione tra i differenti organismi che si occupano di lotta contro il lavoro irregolare12. 13) SPAGNA. L’approccio della Spagna nei confronti del lavoro irregolare consiste soprattutto nella predisposizione di sconti fiscali e contributivi e nell’incremento delle sanzioni e dei controlli, anche se questi ultimi, in particolare, coinvolgono in maniera più significativa il lavoro irregolare svolto all’interno di imprese formalmente regolari. Molte delle misure politiche intraprese negli ultimi anni sono poi state finalizzate ad incrementare l’occupazione, ed hanno avuto come effetto residuale anche la riduzione del lavoro irregolare, nonostante questo non fosse il loro obiettivo principale. All’interno della strategia combinata della Spagna viene incoraggiato il lavoro regolare e allo stesso tempo scoraggiato quello irregolare. Ciononostante, tale approccio non sembra far parte di un pacchetto di interventi tra loro coordinati ed orientati a diminuire il ricorso al lavoro irregolare. Il Ministro del Lavoro sta infatti autonomamente predisponendo un aumento delle proprie risorse per le ispezioni. Il fisco si sta occupando degli aspetti di propria competenza e il Ministero dell’Interno si occupa dei problemi connessi all’impiego di manodopera extracomunitaria irregolare. Visto che le priorità di ciascun Ministero sono differenti, esiste una dispersione delle forze, piuttosto che un coordinamento delle stesse verso il medesimo obiettivo13. 14) SPAGNA. Nel 1985 sono stati disciplinati i contratti a tempo determinato, il che ha comportato un ampliamento ed una diversificazione dei contratti di lavoro, che fino a quel momento potevano essere solo a tempo indeterminato. Nel 1994 è finito il monopolio pubblico del collocamento, sono state legalizzate le agenzie di lavoro interinale e sono stati legalizzati i contratti di apprendistato. Nel 1997 sono stati abbassati i contributi dovuti per la previdenza sociale nel caso di stipulazione di nuovi contratti di lavoro con soggetti di età superiore ai 45 anni o di conversione di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. E’ stata inoltre 12 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 11. 13 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 50. 9 diminuita, per i contratti di nuova stipulazione, l’indennità da corrispondere in caso di licenziamento ingiustificato. Nel 1999 sono inoltre stati creati contratti di lavoro part-time a tempo indeterminato, che hanno dato diritto anche al versamento dei contributi in maniera proporzionale. La creazione di nuove forme contrattuali ha fatto da contrappeso alla diminuzione delle indennità dovute in caso di licenziamento, con l’idea che questo avrebbe ridotto non solo la tendenza delle imprese ad assumere lavoratori con contratti precari, quanto alla tutela o alla durata, ma anche il ricorso al lavoro irregolare. La riduzione dei contributi posti a carico del datore di lavoro e dei “costi” degli eventuali licenziamenti ha in effetti raggiunto l’obiettivo di diminuire il lavoro non dichiarato, ma al raggiungimento di tale risultato hanno in realtà contribuito anche altri due fattori, ossia la moderazione delle richieste di aumenti salariali dal 1995 in avanti e la riduzione delle imposte sui redditi da lavoro dal 2000. Oltre agli effetti già menzionati, il sistematico rinnovo dei contratti a tempo determinato ha condotto ad una diminuzione della rotazione del personale, col che è stato raggiunto uno dei maggiori obiettivi del sindacato, ossia quello di rendere l’impiego più stabile14. 15) SPAGNA. Nel 1997 è stata fornita la possibilità di convertire i contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, mentre altre procedure non sono state semplificate, ma addirittura complicate, come ad esempio il sistema delle dichiarazioni richieste dalle autorità previdenziali15. 16) SPAGNA. L’indennità dovuta in caso di licenziamento (indemnización en case de despidos improcedentes) in Spagna può essere di due tipi. In caso di licenziamento giustificato, infatti, è dovuta al lavoratore una somma pari al salario di venti giorni di lavoro per ogni anno di anzianità, con un tetto massimo di un anno. In caso di licenziamento illegittimo, invece, deve essere corrisposta al lavoratore una somma pari a 45 giorni di lavoro per ogni anno di anzianità, ed è possibile arrivare ad un massimo di 42 mesi. A tale somma deve essere aggiunto il pagamento delle retribuzioni perdute 14 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 46. 15 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 48. 10 dal momento del licenziamento fino al pronunciamento del giudice, e il rimborso delle spese processuali. Così, ogni volta che viene assunto un lavoratore viene fatta un’analisi dei costi che include, oltre al salario e ai relativi contributi, anche il “costo” del lavoratore in caso di licenziamento. Più alto tale ultimo costo risulta, minori saranno le probabilità che un datore di lavoro decida di assumere nuovi lavoratori a tempo indeterminato. Nel 1997 un accordo tra sindacati e organizzazioni dei datori di lavoro (poi incluso in una legge del Parlamento) ha accettato la istituzione di una nuova forma di contratto di lavoro, nell’ambito della quale in caso di licenziamento illegittimo dovrà essere corrisposta una somma pari soltanto a 33 giornate lavorative per ogni anno di anzianità, con un tetto massimo di 24 mesi. Nonostante sia stata limitata ai lavoratori giovani e a quelli anziani, o alla conversioni di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, il risultato di tale riduzione ha comportato un immediato aumento del numero di soggetti che si sono avvalsi di tale nuova forma contrattuale16. 17) SPAGNA. Nel 1999 è stata varata una riforma che si propone di regolarizzare la posizione dei cittadini extracomunitari, che ha portato un alto numero di domande di regolarizzazione. Nonostante non siano ancora noti i dati completi, il numero degli immigrati regolarizzati dovrebbe aggirarsi introno alle 800 mila unità17. 18) REGNO UNITO. Nella Finanziaria del marzo 2000 il Governo Inglese ha introdotto un pacchetto di misure per l’occupazione, la maggior parte delle quali sono finalizzate a combattere il lavoro irregolare o, più, in generale, le attività svolte in frode alla legge. Nella Finanziaria del 2000, il Governo britannico ha introdotto un pacchetto di misure ben bilanciate, motivate soprattutto dalle preoccupazioni in tema di evasione fiscale, di mancanza di una tutela di tipo previdenziale per i lavoratori irregolari e, più in generale, da un rinnovato interesse per la soluzione del problema dell’economia informale. Visto che tali misure sono estremamente recenti, non è ancora possibile disporre di studi attendibili sui risultati ottenuti. 16 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 49. 17 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 49. 11 In ogni caso, nonostante tali norme fossero prevalentemente orientate a promuovere l’occupazione e a combattere l’aggiramento delle norme, anche la finalità di combattere il lavoro irregolare non è certo stata di minor rilievo. Una critica che può certamente essere rivolta a tali misure, però, è quella di aver pesato in maniera troppo rilevante sulle classi di lavoratori maggiormente svantaggiati, attraverso, ad esempio, l’introduzione di una salario minimo molto basso o un approccio di tipo “minimalista” all’applicazione delle tutele derivanti dalla trasposizione delle direttive comunitarie (come ad esempio in materia di orario di lavoro, di congedi parentali e di lavoro parttime). Infine, la precedente riluttanza a rinforzare i sistemi per rendere operative le norme in materia fiscale era correlata agli altissimi costi delle attività ispettive e sanzionatorie, che spesso superavano addirittura il valore delle mancate entrate per evasione fiscale. La gran parte delle misure poi adottate si rivolgono a coloro che, pur avendo un lavoro, fanno domanda per poter godere di indennità pubbliche, mentre minore attenzione è stata dedicata a coloro che, oltre al lavoro “ufficiale”, svolgono una seconda attività, part-time o anche saltuaria, che però non dichiarano. Anche le misure adottate nei confronti dei lavoratori autonomi non paiono sufficienti, in quanto per tali soggetti risulta ancora molto facile dichiarare soltanto una parte del lavoro svolto, con la sicurezza di non incorrere in sanzioni18. 19) REGNO UNITO. Fino al 1999, nel Regno Unito non era fissata una soglia minima salariale. Nell’aprile di quell’anno, però, è stato introdotto il salario minimo nazionale per i lavoratori maggiori di 18 anni (3,60 sterline l’ora per i maggiori di 21 anni, e 3,00 sterline l’ora per i lavoratori di età compresa tra i 18 e i 21 anni). Nel giugno del 2000 il salario minimo per i soggetti di età compresa tra i 18 e i 21 anni è poi stata incrementata a 3,20 sterline. Anche se non sono stati esaminati i risultati di tale misura sul lavoro irregolare, il Governo ha riconosciuto il successo che essa ha riscontrato sotto altri profili. La previsione di un salario minimo è stata infatti finalizzata a migliorare la posizione di quei soggetti vittime della “trappola della disoccupazione”, o della “trappola dei 18 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 60-61. 12 trattamenti di disoccupazione”, che rendono i costi di partecipazione al mercato del lavoro maggiori di quelli che si dovrebbero affrontare in assenza di un posto di lavoro. Se la “trappola della disoccupazione” è uno degli elementi che agevola lo svolgimento del lavoro irregolare, ci si aspetta che l’introduzione di un salario minimo possa ridurre tale fenomeno. D’altra parte, tale disposizione potrebbe far crescere il costo dei lavoratori irregolari per i datori, che sarebbero perciò spinti ad utilizzare maggiormente lavoratori irregolari. Comunque, anche se la previsione di un salario minimo a livello nazionale ha sicuramente beneficiato numerosi lavoratori, e in particolare le donne, recenti stime indicano che circa 300.000 lavoratori non raggiungono ancora il livello salariale minimo. Inoltre, il salario minimo previsto nel regno Unito rimane al di sotto della soglia stabilita dal Consiglio Europeo per garantire ai lavoratori e alle loro famiglie standard di vita dignitosi. La formula europea prevede infatti che nessun salario dovrebbe scendere al di sotto del 68% della media dei salari. Deve infine essere ricordato che non è stata nemmeno prevista una periodica revisione ed un eventuale adeguamento del salario minimo al costo della vita19. 20) REGNO UNITO. Nella Finanziaria del 2000 l’evasione delle imposte sui redditi è divenuta un reato, soggetta a particolari sanzioni, simili a quelle previste in caso di mancato versamento dell’IVA o dei contributi per l’assicurazione dei lavoratori. Coloro che non verseranno i contributi saranno poi perseguiti anche per frode fiscale, il che comporta anche una semplificazione delle precedenti procedure. Il risultato di tale disposizione è ancora non del tutto chiaro. Ciò che risulta evidente, in ogni caso, è la grossa disparità tra l’ammontare degli sforzi sul piano della rilevazione e della persecuzione dell’evasione fiscale, rispetto all’evasione contributiva. Infatti, nonostante il totale delle mancate entrate dello Stato per evasione fiscale sia 50 volte superiore (100 miliardi di sterline l’anno) all’ammontare delle perdite subite per mancato versamento dei contributi (2 miliardi di sterline l’anno), verso gli evasori fiscali vengono operati circa 2-300 controlli l’anno, mentre nei confronti delle violazioni in materia contributiva le ispezioni salgono a 10.000 19 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 56. 13 l’anno. A ciò deve aggiungersi che la repressione sotto il profilo penale, almeno finora, è stata abbastanza rara20. 21) REGNO UNITO. Dall’aprile del 2000 i lavoratori autonomi a basso reddito devono versare soltanto 2 sterline a settimana (invece di 6.55 sterline) di contributi obbligatori per avere diritto alla pensione21. 22) REGNO UNITO. Nel 1999, il Governo britannico ha promosso una Strategia nazionale per la cura dell’infanzia, attraverso la quale ha voluto, tra le altre cose, incoraggiare la costituzione di partnership locali tra strutture pubbliche, private e del volontariato, introducendo contemporaneamente dei crediti fiscali per la cura dell’infanzia, da corrispondere in aggiunta agli assegni famigliari. A tali crediti hanno diritto i genitori lavoratori per far fronte fino al 70% delle spese effettuate per la cura e la custodia dei bambini22. 23) AUSTRIA. In Austria, i cittadini extracomunitari che vogliano prestare un’attività di lavoro devono possedere non solo un permesso di soggiorno, ma anche un permesso di lavoro. Il Codice Penale (Strafgesetzbuch) non prevede però che il lavoro irregolare sia un reato. La stessa frode fiscale, ossia il mancato pagamento delle tasse o dei contributi, è punita soltanto con sanzioni amministrative. Nel dicembre del 1997, il Governo austriaco ha comunque annunciato di voler intraprendere una campagna per combattere il lavoro irregolare (Aktion sauberer Arbeitsplatz), data la rilevanza del fenomeno, il cui obiettivo principale era stringere la morsa fiscale sui redditi da lavoro, ma anche di creare un meccanismo che potesse accogliere i favori delle parti sociali, particolarmente ostili a seguito dell’acceso dibattito sulle pensioni, di poco precedente. Presso il Ministero del Lavoro, della Salute e degli Affari Sociali (Bundesministerium für Arbeit, Gesundheit und Soziales, BMAGS) sono stati così costituiti sei gruppi di lavoro, con il compito di predisporre controlli più severi ed accurati e sanzioni adeguate. All’interno di 20 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 57. 21 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 60. 22 Cfr. S. Mateman, P.H. Renooy, Undeclared Labour in Europe. Towards an integrated approach of combatting undeclared labour, cit., 59-60. 14 tutti i gruppi di lavoro è stata prevista la partecipazione delle parti sociali e di rappresentanti dei vari Ministeri interessati. I destinatari diretti della Campagna sono stati soprattutto i lavoratori extracomunitari residenti illegalmente nello Stato. Le misure proposte per combattere tale fenomeno sono state: un più stretto coordinamento tra chi si occupa dei premessi di soggiorno e chi si occupa di previdenza sociale; la previsione di sanzioni più severe per i datori di lavoro che impieghino lavoratori irregolari, che possano anche sostanziarsi nel ritiro della licenza commerciale; la disposizione di un controllo fiscale automatico; la previsione di una serie di svantaggi nei casi in cui venga prestato lavoro irregolare, tra i quali anche l’espulsione dal Paese; l’esclusione dai trattamenti pubblici di assistenza, gestiti dai Servizi pubblici per l’impiego (Arbeitsmarktservice, AMS). La Federazione austriaca dei sindacati (Österreichischer Gewerkschaftsbund, ÖGB), che raggruppa tutti i sindacati, e di fatto controlla la Camera Federale del Lavoro (Bundesarbeitskammer, BAK), ha espresso il proprio parere favorevole sull’esigenza di attuare una campagna del genere. Anche la Camera Austriaca dell’Economia (Wirtschaftskammer Österreich, WKÖ), della quale fanno parte in maniera obbligatoria quasi tutti i datori di lavoro, si è dichiarata a favore della campagna. Soprattutto i commercianti e le imprese del settore manifatturiero hanno poi sottolineato la loro adesione, visto che sono coloro che subiscono le maggiori perdite, proprio a causa della diffusione del lavoro irregolare. Il Ministero dell’Economia, dal canto suo, ha spronato la Camera dell’Economia perché si coordini con gli organismi ispettivi, al fine di incrementare i controlli e l’irrogazione delle sanzioni soprattutto nel fine settimana. Tutto il mondo politico austriaco, in ogni caso, per l’una o per l’altra ragione ha appoggiato la campagna23. 24) AUSTRIA. Una proposta di legge per arginare il lavoro irregolare. Nell’autunno del 1998, dopo un anno di intenso dibattito, è stata realizzata in Austria una proposta di legge per combattere il lavoro irregolare. Il dibattito aveva coinvolto la Federazione austriaca dei sindacati (Österreichischer Gewerkschaftsbund, ÖGB), i 23 Cfr. A. Gächter, Campaign against illegal employment, 1997, consultabile al sito http://www.eiro.eurofound.ie/about/1997/12/inbrief/at9712154n.html. 15 sindacati che di essa fanno parte, la Camera Austriaca dell’Economia (Wirtschaftskammer Österreich, WKÖ) e l’Associazione degli industriali (Industriellenvereinigung, IV). La proposta ha previsto l’emanazione di una nuova Legge sul lavoro irregolare (Schwarzarbeitsgesetz, SchwAG), ma anche una serie di emendamenti a nove leggi già esistenti. Tale proposta ha avuto, tra le diverse finalità, anche quelle di risanare il sistema fiscale e di previdenza sociale, oltre che di proteggere le piccole imprese dalla concorrenza sleale. Sono state poi definite irregolari cinque situazioni lavorative: - il lavoro dipendente svolto in contrasto con le norme in materia di previdenza sociale; - il lavoro autonomo in agricoltura svolto in contrasto con le norme in materia di previdenza sociale; - gli altri casi di lavoro autonomo svolto in contrasto con le norme in materia di previdenza sociale; - l’impiego di lavoratori stranieri in contrasto con la legge sull’impiego di soggetti non residenti (Ausländerbeschäftigungsgesetz, AuslBG, modificata ben 20 volte in 11 anni); - il lavoro autonomo svolto in contrasto con le norme che regolano il commercio. La proposta ha escluso dall’ambito del lavoro irregolare il c.d. “lavoro tra vicini” (Nachbarschaftshilfe), che probabilmente comprende anche i servizi resi ai famigliari o per rapporto di amicizia, anche se non è stata fornita una definizione ufficiale, visti i contrasti, sul punto, tra le parti sociali. I datori di lavoro hanno infatti ritenuto che sposando un’interpretazione ampia di tale definizione più del 60% del lavoro irregolare non sarebbe perseguibile, con la conseguenza che soltanto le imprese risentirebbero dell’aggravamento delle sanzioni in materia di lavoro irregolare. Alle autorità è conferito il potere di accedere liberamente ai luoghi di lavoro, nella più ampia accezione del termine, di muoversi liberamente al loro interno e, ove si sospetti la commissione di illeciti, di usare la forza ove venga impedito l’esercizio delle funzioni di cui sono titolari. Nei luoghi in cui vengono esercitati i controlli possono essere chiesti i documenti ai soggetti ispezionati, e di essi può essere fatta copia, oppure disposta la confisca. Le autorità possono inoltre interrogare i soggetti coinvolti, e anche disporre l’espulsione dal Paese di quanti siano sospettati di svolgere lavoro irregolare. Ai datori di lavoro e a coloro che appaltano servizi è richiesto di 16 cooperare, così come anche ai soggetti sui quali gli accertamenti vengono svolti, anche se la proposta di legge non prevede comunque un obbligo di auto-denuncia. Una misura sanzionatorie prevista a carico di chi svolge lavoro irregolare è la confisca dei beni. Se le autorità ritengono che non vi sia un’altra via per fermare il ricorso al lavoro irregolare, le autorità possono anche procedere alla chiusura dell’unità produttiva interessata o addirittura dell’intera impresa, per il tempo ritenuto necessario. Le violazioni delle norme in materia di commercio devono essere controllate dalle apposte autorità (Gewerbebehörde). Le violazioni delle norme in materia previdenziale e delle norme sull’impiego dei lavoratori extracomunitari devono essere invece rilavate da un altro ufficio (Hauptzollamt), anche se le ispezioni possono essere condotte rispettivamente dalle agenzie che si occupano di sicurezza sociale e dai Servizi pubblici per l’impiego (Arbeitsmarktservice, AMS). E’ stato poi previsto l’obbligo, per tutte le autorità, compresi gli uffici fiscali, di assistersi vicendevolmente, di coordinarsi e di scambiarsi tutte le informazioni utili per combattere il lavoro irregolare, designando, a tal fine, un responsabile in ogni ufficio. Nel corso del 2000 la dogana dovrebbe poi aver raggiunto i livelli di organico necessari per la piena operatività, con un notevolissimo incremento del numero degli ispettori. Quanto alle sanzioni, è stata prevista la corresponsione dei profitti derivanti dall’uso di lavoro irregolare all’autorità competente, con la possibilità di concordare la somma da versare tramite un apposito accordo. Il lavoro irregolare organizzato in forma di impresa può condurre anche alla reclusione di un anno per gli amministratori dell’impresa, che può essere comunque convertita in una pena pecuniaria. In generale, tutte le pene pecuniarie e detentive previste dalle leggi già in vigore sono state rese più severe, sia nei confronti di chi svolge lavoro irregolare, sia nei confronti di chi impiega lavoratori irregolari24. 24 Cfr. A. Gaechter, Draft legislation seeks to curb illicit work, 19998, consultabile al sito http://www.eiro.eurofound.ie/about/1998/10/feature/at9810106f.html. 17