Iniziative Sel su cantieri verdi e strumenti di contrasto alla povertà

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Iniziative Sel su cantieri verdi e strumenti di contrasto alla povertà
Tempio Pausania: da domani in funzione il vecchio macchinario per la Tac, da maggio arriverà
il nuovo
OLBIA. Entro la prima settimana di maggio l’ospedale di Tempio Pausania potrà contare su un
nuovo Tac di ultima generazione a 32 strati, estendibile a 64, che verrà installato in locali
riqualificati del “Paolo Dettori”. Nei 40 giorni di fermo macchina, il personale verrà formato
all’uso della nuova apparecchiatura e agli utenti del distretto di Tempio verranno garantite
delle sedute dedicate di Tac nell’ospedale di Olbia.
Dopo il fermo di alcuni giorni causato da un improvviso guasto della macchina, già
da domani pomeriggio il Tomografo assiale computerizzato (Tac) in uso all’ospedale di Tempio
Pausania riprenderà a funzionare, garantendo la sua attività sino a fine marzo, quando è
previsto l’avvio dei lavori di riqualificazione dei locali e la rimozione del vecchio
macchinario. L’intervento sul vecchio Tac dovrebbe completarsi nella serata di oggi, così da
consentire sin da domani la ripresa dell’attività per i pazienti ricoverati e per le urgenzeemergenze.
Nell’ambito del potenziamento dei servizi diagnostici, l’Azienda sanitaria ha stabilito di
dotare l’ospedale Paolo Dettori di Tempio Pausania di un Tomografo Computerizzato
multidisciplinare che potrà operare sin da subito a 32 strati, e che potrà esser elevato anche
a 64, e sarà in grado di soddisfare, in maniera ottimale, le esigenze diagnostiche del
territorio.
In seguito ad un’attenta valutazione della struttura e dei costi, l’Azienda, in accordo con i
tecnici e gli operatori sanitari, ha stabilito di procedere alla riqualificazione sia dei
locali attualmente in uso (con annesso rinforzo strutturale) che degli impianti, cui seguirà
l’installazione del nuovo Tac, il conseguente collaudo e la ripresa dell’attività diagnostica,
prevista per i primi giorni di maggio 2016.
Nei 40 giorni di fermo macchina previsti dal cronoprogramma condiviso tra l’Azienda sanitaria
e le ditte appaltatrici per l’installazione del nuovo Tac (avvio lavori a fine marzo, sino ai
primi giorni di maggio 2016), al fine di garantire una ottimale risposta alle esigenze della
popolazione, in un clima di piena collaborazione tra strutture aziendali, è stato stabilito di
potenziare l’attività all’ospedale Giovanni Paolo II Olbia, riservando delle sedute di Tac per
i pazienti provenienti dal Distretto di Tempio Pausania.
Contestualmente, il personale della Radiologia di Tempio verrà formato nella struttura di
Olbia, nella quale è in uso la stessa “consolle di comando” che verrà installata al
Paolo Dettori, così da anticipare i tempi di utilizzo a regime della nuova apparecchiatura.
A tutela dell’immagine di questa Azienda, e nell’intento di tranquillizzare la popolazione, è
doveroso precisare che qualsiasi informazione circolata in merito ad un non ben definito
“rischio elevato della salute degli utenti e del personale” causato dalle radiazioni generate
nel reparto di Radiologia, sono destituite di qualsiasi fondamento.
La Asl di Olbia, infatti, così come previsto dalle norme di Radioprotezione, attraverso il
Servizio di Fisica Sanitaria aziendale, monitora attraverso dispositivi e procedure specifiche
i livelli dosimetrici di radiazioni a cui i pazienti e gli operatori sanitari sono sottoposti,
senza porre in alcun modo a rischio la salute della popolazione.
Plauso di Confartigianato per l’approvazione della legge sulla panificazione
PANIFICAZIONE – Il Consiglio Regionale approva la legge sul pane: la
soddisfazione di Confartigianato Sardegna. Folchetti: “Oggi è un bel
giorno per i panificatori artigiani della Sardegna e per i
consumatori”.
“Oggi è un bel giorno per il settore della panificazione in Sardegna.
La legge appena approvata dal Consiglio Regionale rappresenta una
importante notizia per tanti artigiani del settore ma anche per i
consumatori che non si troveranno più davanti a spiacevoli sorprese”.
Questo il commento di Maria Carmela Folchetti, Presidente di
Confartigianato Imprese Sardegna, relativo alla legge regionale di
tutela del pane varata questa mattina dall’Assemblea Regionale.
“Era necessario proteggere l’attività di panificazione e migliorare
l’informazione al consumatore è ciò è stato fatto – ha continua la
Presidente – la Sardegna era priva di uno strumento fondamentale che
mettesse i fruitori nelle condizioni di riconoscere subito il vero
“pane sardo” e il “vero pane fresco” da quello importato”.
Per Confartigianato Sardegna era anche necessario tutelare le imprese
che, anche in questi anni di crisi e calo dei consumi hanno comunque
tenuto con forza e determinazione, sorretti dalla loro qualità.
Sopravvivenza che negli ultimi due anni era stata messa in pericolo
dalla concorrenza sleale del falso pane fresco.
L’Associazione Artigiana esprime anche apprezzamento su tutte le
attività di sensibilizzazione e promozione che si potranno attuare,
soprattutto se fatte in maniera coordinata fra gli assessorati
competenti.
“Ora è necessario vigilare affinché tutto questo venga applicato –
conclude la Presidente Folchetti – occorrerà prestare particolare
attenzione agli aspetti di controllo affinché tutti i protocolli
vengano applicati”.
Stop alle trivelle. Più di 2000 firme in poche ore per dire stop alle trivelle nei mari
italiani.
Il referendum del 17 aprile riguarderà le trivelle e le attività petrolifere presenti nelle
acque italiane. Sarà necessario rispondere SÌ per impedire che una volta scadute le
concessioni le attività di estrazione nei giacimenti continuino.
Su Firmiamo.it un utente ha lanciato una petizione spiegando le ragioni del sì allo stop delle
trivelle: l’intero processo di estrazione costituisce un grande pericolo per l’ambiente e per
gli animali, dalla scansione dei fondali tramite macchine ad aria compressa che feriscono e
uccidono i pesci al rischio ecologico di una fuoriuscita di petrolio in un mare chiuso e
piccolo come il Mediterraneo.
Dal punto di vista economico ed energetico, inoltre, le trivelle non portano alcun vantaggio
rilevante: le estrazioni e le riserve coprono solo qualche mese del totale dei consumi
nazionali. Gli unici a trarne vantaggio sono i petrolieri: per estrarre petrolio, infatti, le
compagnie devono versare dei “diritti”, ma in acque italiane questi sono i più bassi al mondo,
solo il 7% del valore di quanto si estrae.
La comunità di Firmiamo.it, sempre attenta alle più delicate tematiche ambientaliste, si è
subito data da fare firmando e diffondendo il più possibile la petizione, che nel giro di
poche ore ha già raggiunto più di 2000 firme.
LA PETIZIONE – “Il 17 aprile il referendum anti trivelle riguarderà le attività petrolifere
presenti nelle acque italiane, ovvero entro 22 km dalla costa. La domanda che ci verrà posta
sarà: scadute le concessioni, volete che i giacimenti in attività si fermino?
Per aderire gratuitamente alla raccolta firme, basta andare al link http://bit.ly/1UfqVW4 e
cliccare su “Firma”.
Alcoa, Ugl: “Servono fatti”
“Su Alcoa servono risposte immediate, che non arriveranno certamente da riunioni alle quali
non sono state invitate tutte le parti sociali”.
Lo dichiarano in una nota congiunta il segretario generale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio
Spera, e il segretario provinciale dell’Ugl Metalmeccanici del Sulcis-Iglesiente, Marco Spiga,
evidenziando come “siano tre anni che chiediamo un piano industriale serio o alternative
concrete per il polo sardo, e mentre la politica, nazionale e regionale, cerca di contenere la
rabbia degli operai con inutili riunioni, nulla viene fatto per evitare che i lavoratori
perdano il sostegno della mobilità, come già avvenuto per i due terzi degli ex dipendenti
Alcoa”.
“A questo punto – concludono i sindacalisti – servono fatti, altrimenti le istituzioni si
assumeranno la responsabilità di gettare sul lastrico migliaia di lavoratori, fra diretti e
indotto”.
SOS DUNE AL POETTO: CALPESTATE, EROSE. COSÌ SI PRESENTAVANO LE DUNE QUESTA MATTINA ALLE
MIGLIAIA DI PERSONE CHE HANNO AFFOLLATO IL POETTO
Il risultato positivo delle opere di riqualificazione del lungomare del Poetto, con incremento
della frequentazione da parte dei cittadini dell’area urbana, rende urgentissima l’opera di
protezione e implementazione del sistema dunale sopravvissuto, per completare e migliorare
l’intervento finora eseguito.
La duna artificiale dell’eco-filtro ad oggi predisposta, al confine tra lungomare e spiaggia,
appare insufficiente: la sua profondità è limitata, è frequentemente interrotta da strutture
di vario tipo come i “Dek” ed i baretti.
Le opere, gli accessi non regolamentati, la mancanza di barriere e di segnalazioni minacciano
le dune sopravvissute e la vegetazione autoctona che le forma e le mantiene.
Era stato eseguito un sopralluogo il giorno 28 febbraio nel quale erano stati evidenziati dei
punti deboli nell’azione dell’amministrazione:
1. non è prevista una delimitazione delle dune esistenti per permettere al pubblico di
riconoscerle e rispettarle
2. non sono in opera (e forse neanche finanziate) le opere di formazione delle passerelle
necessarie a sovra passare le dune naturali e quelle formate dall’ecofiltro appena posto in
opera, atte ad impedirne il calpestio
Legambiente questa mattina alla 4° fermata ha effettuato una azione
dimostrativa
delimitando con un nastro i lembi di duna che sopravvivono al degrado antropico ed alla
erosione provocata dalle frequenti mareggiate.
I dirigenti della associazione hanno potuto evidenziare la fragilità del sistema naturale,
posto a confronto con le nuove opere, alle centinaia di persone che si sono avvicinate al
punto informativo, preoccupate per la prospettiva di recupero ambientale del litorale.
Molti ci hanno fatto notare che per accedere dal lungomare pedonale alla battigia si è
costretti a calpestare il cordone dell’ecofiltro (ormai degradato in decine di tratti), oppure
percorrere chilometri per trovare un passaggio regolare, non essendo state posizionate le
previste passerelle che comunque sono impostate ad un livello tale da interrompere la
continuità della barriera di protezione.
In alcuni tratti le dune sono state letteralmente spianate per permettere il posizionamento di
alcuni campi di beach-volley.
Allo stato attuale appaiono insufficienti i servizi igienici pubblici: intorno alla quarta
fermata ad esempio non vi è alcun servizio per centinaia di metri.
Inoltre appaiono contradditori i progetti di localizzazione delle concessioni balneari perché
in alcuni elaborati le aree previste in concessione sembrano occupare dune e vegetazione, in
contrasto con il PUL e le direttive europee in merito.
Legambiente propone quindi che siano urgentemente eseguiti:
3. La individuazione e delimitazione di tutte le aree nelle quali la vegetazione naturale è
presente
4. La individuazione e delimitazione intorno a tali aree di un franco adeguato, circa 5 metri
5. IL divieto di calpestio delle aree delimitate, segnalato con apposita cartellonistica
6. La predisposizione di passaggi sopraelevati per il superamento delle aree dunali delimitate
Di seguito appare indispensabile un intervento nel quale dovranno essere predisposti :
Una campagna di monitoraggio dotata di sistemi adeguati di osservazione e misurazione
Un più ampio sistema di osservazione della dinamica litorale che inquadri scientificamente
il Poetto nel complesso del Golfo degli Angeli e del retrostante sistema lagunare, capace
di osservare il rapporto tra le dinamiche naturali e sistema urbano
Pertanto, facendo tesoro delle esperienze positive di successo, utili a ricostituire i
complessi dunali con interventi pluriennali, attuate in molti litorali della Sardegna da
Stintino a Posada da Villasimius a Chia
Rivolgiamo un APPELLO alla Amministrazione comunale di Cagliari per un intervento urgente,
prima che si avvii la stagione balneare,
per completare le opere di salvaguardia e fruizione
corretta dell’arenile:
sistemando recinzioni e segnalazioni delle dune naturali, delle aree degradate ed in
depressione e del cordone dell’ecofiltro;
mettendo in opera idonee passerelle di accesso alla battiggia;
provvedendo ad avviare le altre opere ed attività di gestione e monitoraggio descritte;
installando appositi sistemi di aiuto all’implementazione delle dune, del tipo
incannucciato o simili;
ubicando le concessioni demaniali degli stabilimenti balneari in aree prive di dune ed alla
distanza di 5 metri dalla vegetazione naturale.
BUDELLI. PECORARO SCANIO: «GRANDE SODDISFAZIONE. ORA BASTA POLEMICHE. TUTTI SOSTENGANO IL
PARCO»
«Ringrazio i 100.000 cittadini e le tante personalità, in particolare Fulco Pratesi, per aver
collaborato all’ottenimento di una legge in Parlamento e per la tenace difesa della tutela
integrale dell’isola di Budelli. Sono soddisfatto per la decisione del Tribunale di assegnare
l’isola della famosa spiaggia rosa al Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena». Lo
dichiara il presidente della Fondazione UniVerde e già Ministro dell’Ambiente, Alfonso
Pecoraro Scanio, in seguito alla decisione del Tribunale di Tempio Pausania di assegnare
l’Isola di Budelli al parco.
«L’idea di una nuova asta – continua Alfonso Pecoraro Scanio – sarebbe stata giuridicamente
scorretta e avrebbe prolungato i disagi causati da anni di polemiche. Faccio appello a tutti
per collaborare alla migliore tutela di questo gioiello naturale. Sono certo che la regione
Sardegna e il Ministero dell’Ambiente garantiranno la tutela integrale di Budelli, ma occorre
anche aiutare il parco nella gestione».
«Invito tutti a sostenere – conclude Alfonso Pecoraro Scanio – iniziative come quella del WWF
di raccogliere risorse da destinare al Parco per la migliore amministrazione di questo bene
comune. Questa è vera filantropia, non comprare privatamente per realizzare strutture
incompatibili con aree a tutela integrale».
Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena: “L’Isola di Budelli è un patrimonio di tutti”
Si conclude con l’assegnazione al Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena la lunga
querelle relativa alla proprietà dell’isola di Budelli. La decisione, assunta dal Giudice per
le esecuzioni fallimentari del Tribunale di Tempio, assegna l’isola all’Ente di gestione
dell’area protetta e quindi al patrimonio pubblico nazionale. Budelli, fino a questo momento
proprietà privata e che nel corso degli anni è stata interessata da una lunga procedura
fallimentare, diventa un bene comune a disposizione dell’intera comunità così come voluto da
una decisione approvata in maniera trasversale dal Parlamento al momento della votazione della
Legge di stabilità 2013. Il Decreto di assegnazione del giudice del Tribunale di Tempio
conclude definitivamente una vicenda giuridicamente complessa e avvia una nuova fase per la
gestione e la valorizzazione di Budelli con la certezza che il patrimonio ambientale in essa
custodito rappresenta, compatibilmente con il suo equilibrio naturale che deve essere
rispettato e gelosamente custodito, un bene a disposizione di tutti.
«Si conclude definitivamente e positivamente una vicenda che ha occupato le cronache dei
quotidiani in questi anni. – commenta il Presidente Giuseppe Bonanno – Una vicenda che ha
coinvolto tante persone che hanno dichiaratamente espresso la volontà che Budelli divenisse
patrimonio pubblico ed entrasse nella disponibilità del Parco. Non è stato un percorso
semplice ma alla fine a prevalere è stata la volontà espressa dal Parlamento che nel 2013 votò
in maniera trasversale affinché l’isola di Budelli divenisse patrimonio pubblico. A questa
decisione politica, sono da aggiungere le 85 mila firme di privati cittadini raccolte
attraverso una petizione: una mobilitazione popolare senza precedenti che chiedeva
inequivocabilmente che il gioiello dell’Arcipelago di La Maddalena venisse garantito integro
dallo Stato alle generazioni future»
A partire dalla comunicazione ufficiale da parte del Tribunale con l’invio del Decreto di
assegnazione scatterà immediatamente una nuova stagione per l’Isola: «L’Ente Parco –
sottolinea Bonanno – è chiamato a una responsabilità importante: superare rapidamente questa
lunga vicenda giudiziaria per provare a costruire un futuro diverso per l’isola. Già in queste
ore siamo impegnati a raccogliere la sfida lanciata dalla campagna di crowdfunding promossa
dai bambini dell’Istituto di Mosso. Dobbiamo lavorare con loro e con il WWF per non disperdere
quel potenziale di energia che hanno messo in campo, testimoniando una consapevolezza
importante rispetto all’ambiente che li circonda e al loro stesso futuro. In queste ore –
spiega il Presidente – mi hanno espresso il desiderio di incontrarci, dichiarando la piena
disponibilità per convertire la raccolta di fondi per l’acquisizione, in una raccolta di fondi
per la sua gestione, e trasformare così Budelli nell’isola dei ragazzi. Stiamo verificando la
possibilità di un incontro nei prossimi giorni esteso a tutto il Consiglio direttivo del Parco
per dare corpo all’idea».
Sanità. Da Italia Unica secco no ad una sola Asl in Sardegna
Meglio invece tre Asl, due Aziende miste e la centralizzazione dei
servizi. Il coordinatore regionale Tore Piana: «Solo così potremo garantire
efficienza, risparmio e presenza sul territorio»*
*Cagliari. *No ad una sola Asl per tutta la Sardegna. Italia Unica giudica
irricevibile l’ipotesi di riforma del sistema sanitario sardo in
discussione nel Consiglio regionale. «La Asl unica per tutta l’Isola è un
errore clamoroso di gestione della sanità nei territori», commenta il
coordinatore regionale di Italia Unica Tore Piana. «La scelta del
presidente Pigliaru costituisce un grave errore. Se sarà davvero così, è
facile prevedere un impoverimento dei servizi, delle competenze e delle
professionalità delle realtà territoriali a favore di un cagliaricentrismo
non sopportabile», prosegue Piana, che ricorda quanto sta accadendo nelle
Marche. «In quella regione hanno capito che il progetto di una sola azienda
sanitaria è fallimentare. La domanda che allora faccio è: perché in
Sardegna si sta spingendo verso un’unica Asl? La sanità nella nostra isola
assorbe 3 miliardi e 200 milioni di euro, tutti a carico del bilancio
regionale, non dimentichiamolo».
Secondo Tore Piana bisogna tornare indietro e va rivista l’impostazione di
partenza. «Invito i sindaci della nostra isola a farsi portavoce delle
istanze dei loro territori. Certo, 8 asl e due aziende miste sono troppe»,
afferma il coordinatore regionale di Italia Unica. Ma una sola asl è
decisamente poco. «L’azienda sanitaria unitaria non esiste da nessuna altra
parte. La nostra proposta è invece quella di puntare su tre asl: una al
nord, una al centro ed un’altra al sud, oltre alle due aziende
ospedaliero-universitarie. Solo così potremo ridurre realmente i costi
rispettando comuni e territori. Inoltre, riteniamo importante slegare la
nomina dei direttori generali dal centralismo politico regionale
affidandola all’assemblea dei sindaci del territorio di competenza delle
asl», continua Tore Piana, che conclude rivolgendo alcune domande alla
Giunta regionale: «Con la Asl unica non si corre il rischio di
avvantaggiare le cliniche private? Come verranno spostati i posti letto
oggi distribuiti sul territorio? E perché invece non pensare alla
centralizzazione dei servizi, creando, per esempio, il centro unico degli
appalti o il centro unico di elaborazione delle buste paga?».
Cagliari. Il Comune ha aderito al progetto “Il movimento è vita” per la prevenzione del
diabete
Il Comune di Cagliari, con l’assessorato alle Politiche Sociali e Salute, ha aderito al
progetto “Il Movimento è Vita”. L’iniziativa, progettata dal Servizio di Igiene e sanità
pubblica della ASL per la prevenzione dell’insorgenza del diabete mellito di tipo 2, si
concretizza nella palestra della Casa di accoglienza Vittorio Emanuele II°, in località
Terramaini, dove si svolgerà, da lunedì a venerdì, l’attività fisica sotto la guida di
personale esperto.
Gli effetti positivi dell’attività fisica sulla prevenzione e terapia delle patologie croniche
non trasmissibili, sono solidamente documentati e le evidenze disponibili indicano l’effetto
favorevole che l’esercizio fisico determina sulla morbilità e mortalità cardiovascolare.
L’attività motoria ha inoltre un ruolo positivo in altre patologie quali osteoporosi, deficit
cognitivo, depressione, sindrome ansiosa, psicosi e disabilita in generale. “Le conoscenze
sulle ricadute di tutte queste patologie, in termini sociali e di costi economici, oltre che
sulla salute delle persone e sulla loro qualità di vita, inducono a rafforzare in città
l’attività integrata sociosanitaria di promozione e prevenzione”, commenta l’assessore alle
Politiche sociali e salute, Luigi Minerba.
Sono in corso gli arruolamenti degli utenti con la collaborazione del Servizio di Diabetologia
diretto da Luciano Carboni e il contributo dei medici di Medicina Generale che hanno aderito
al progetto per offrire ai loro pazienti un effettivo e concreto momento di prevenzione
primaria con l’attività fisica strutturata.
Il progetto “Movimento è Vita – Interventi per l’incremento dell’attività fisica nella
popolazione prediabetica, sovrappeso e obesa” prevede inoltre la stretta interazione degli
utenti con il team di Medicina dello sport aziendale, del quale fanno parte i medici Gianmario
Satta, Simonetta Santus, e gli esperti in scienze motorie Lucia Cugusi, Giuseppe Attene,
Myosotis Massidda.
Con preghiera di cortese diffusione.
Farmaci immunoterapici, una speranza nella lotta ai tumori. Necessarie nuove regole per
favorire accesso alle terapie
Roma. Colpiscono il tumore liberando i freni che bloccano il sistema immunitario; i loro
meccanismi d’azione innovativi permettono maggiori opportunità di combinazioni; hanno un
profilo di sicurezza unico; promettono migliori risultati a lungo termine grazie alla “memoria
immunologica” e alla conseguente adattabilità della terapia. Sono i “principi attivi”
dell’immunoterapia, considerata ormai il quarto pilastro nel trattamento del cancro insieme a
chemioterapia, chirurgia e radioterapia. Molecole innovative che stanno dimostrando di avere
il potenziale per migliorare la sopravvivenza a lungo termine e l’esito clinico di diversi
tumori maligni “difficili” come il melanoma e il tumore del polmone.
Un obiettivo fondamentale alla luce del fatto che, nonostante i progressi degli ultimi
decenni, la mortalità per tumore resta elevata: nel 2011 in Italia si sono registrati circa
175.000 decessi (quasi 99.000 tra gli uomini e quasi 77.000 tra le donne), vale a dire circa 3
ogni 1.000 persone. Il potenziale di questi nuovi farmaci si scontra però con l’annoso
problema dell’accesso e della sostenibilità per il Servizio Sanitario.
Che l’immunoterapia rappresenti il futuro dell’oncologia sono convinti clinici, ricercatori e
aziende che oggi incontrano il mondo dell’informazione nel Corso di Formazione Professionale
Immunoterapia: la nuova frontiera per la lotta ai tumori, promosso dal Master di comunicazione
scientifica della Sapienza “La Scienza nella Pratica Giornalistica”, con il supporto di MSD
Italia.
Le patologie tumorali nel nostro Paese, come in tutti i Paesi industrializzati, sono
ampiamente diffuse e rappresentano una delle principali cause di decesso. I tumori più
frequenti, escludendo le neoplasie della pelle, risultano essere quelli del colon-retto, della
mammella e della prostata, seguiti dal tumore del polmone e della vescica. «Al 2014 oltre 2,9
milioni d’italiani hanno avuto una diagnosi di tumore nel corso della loro vita, con le donne
che mostrano una più alta prevalenza (56%) rispetto agli uomini (44%)» afferma Walter
Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. «Per quanto riguarda, invece,
l’incidenza, le più aggiornate stime dell’AIRTUM riportano come ogni anno vengano
diagnosticati circa 1.000 tumori al giorno, con un tasso annuale di circa 6 casi ogni 1.000
persone, maggiore negli uomini (6,9/1.000 abitanti/anno) che nelle donne (5,4/1.000
abitanti/anno). Tuttavia, confrontando i dati del 1996 con quelli più recenti disponibili del
2014, si nota un significativo decremento della mortalità, del 18% tra gli uomini e del 10%
tra le donne».
Il melanoma è il tumore che ha permesso di ottenere la maggior parte delle conoscenze
attualmente disponibili sull’immunoterapia. L’elemento chiave è stata la scoperta dei
checkpoint inhibitors, molecole chiave coinvolte nei meccanismi che permettono al tumore di
evadere il controllo del sistema immunitario. Queste molecole possono diventare bersaglio di
anticorpi monoclonali che inibendo i checkpoint riattivano la risposta immunitaria antitumorale.
Il 2011 segna il punto di partenza dell’immunoterapia nella pratica clinica con l’approvazione
del primo anticorpo monoclonale (ipilimumab) diretto contro CTLA-4 (citotoxic T-lymphocyteassociated protein 4). A distanza di 4 anni sono stati sviluppati altri 4 diversi inibitori
dei checkpoint immunitari, come pembrolizumab che sta dimostrando un’ampia azione in
molteplici forme di tumore e che in particolare nel trattamento del melanoma, per il quale ha
già ricevuto il via libera in Europa, è la prima e unica terapia anti-PD-1 ad offrire un
beneficio – in termini di sopravvivenza – statisticamente superiore rispetto alla
chemioterapia e a ipilimumab, l’attuale standard di cura per il melanoma avanzato.
Uno dei passaggi più critici dell’immunoterapia, però, è la complessità dei processi che
portano le nuove molecole sul mercato anche a causa della specificità del meccanismo d’azione
di questi farmaci, che richiederebbe un aggiornamento dei criteri di valutazione di efficacia
e tollerabilità.
L’avvento di molecole in grado di rivoluzionare il trattamento dei tumori richiede quindi
misure e interventi altrettanto straordinari. «In Italia nel 2014 la spesa per i farmaci
oncologici ospedalieri è stata pari a 3.899 milioni di euro, con un incremento di circa il
9,6% rispetto alla spesa del 2013 – dichiara Carmine Pinto, Presidente Nazionale
dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, AIOM – il 2016 potrebbe rappresentare l’anno
di svolta per un intervento nazionale sul cancro con l’istituzione di un Fondo specifico che
contribuisca al rimborso alle Regioni dei farmaci oncologici individuati a forte carattere
innovativo sulla base di definiti parametri. Un vero e proprio “Fondo Nazionale per
l’Oncologia”, il primo in Italia, che potrebbe essere finanziato attraverso il gettito
derivante dall’accise delle sigarette. Un centesimo in più a sigaretta, con il duplice
obiettivo di sostenere il Fondo e contrastare il tabagismo. Il Fondo Nazionale garantirebbe
uguali diritti di cura e di accesso ai farmaci innovativi per tutti i pazienti in tutte le
Regioni del nostro Paese».
Il 2015 è stato l’anno dell’arrivo di grandi farmaci, molto efficaci; l’Italia, come molti
altri Paesi, è davanti ad una grande sfida: mettere a disposizione dei cittadini queste nuove
opportunità di cura con un’attenzione alla sostenibilità dei Servizi Sanitari. «Questo grande
tema sembra non poter trovare soluzione nella sola istituzione di un fondo ad hoc per
l’innovazione in grado di coprire le spese solo per le cure dei pazienti più gravi –
sottolinea Federico Gelli, XII Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati – di fronte a
questa rivoluzione di portata epocale che sta riguardando il mondo dei farmaci, i sistemi di
salute pubblica vanno riconsiderati complessivamente, in un’ottica integrata e sempre meno
localistica. L’Italia, ma anche gli altri nostri partner, è di fronte alla grande sfida:
mettere a disposizione dei cittadini queste nuove opportunità terapeutiche senza far sballare
i conti della sanità pubblica».
Per rispondere alla necessità di identificare nuovi modelli di governance della spesa
farmaceutica è stato istituito il tavolo sulla Farmaceutica, un tavolo intergovernativo
ospitato dal Ministero dello Sviluppo Economico e partecipato dal Ministero dell’Economia e
dal Ministero della Salute, in cui sono coinvolte anche le Regioni, le imprese farmaceutiche e
le associazioni di categorie del settore. «Ad oggi i farmaci innovativi hanno alti costi,
perché richiedono forti investimenti in ricerca e sviluppo, con una durata del ciclo di vita
del prodotto spesso inferiore alla durata del brevetto, determinata dalla velocità di
immissione sul mercato di prodotti concorrenti più performanti – commenta Paolo Bonaretti,
Consigliere per Politiche Industriali del Gabinetto del Ministero dello Sviluppo Economico –
per poter favorire lo sviluppo di questi farmaci sarebbero necessarie politiche innovative
nazionali e sovranazionali condivise e ben definite. La revisione della governance della spesa
farmaceutica è un tema dunque che deve essere affrontato già dal 2016, considerando anche
l’impatto a cui assisteremo nei prossimi anni con l’ingresso sul mercato annunciato dalla FDA
di 45 farmaci innovativi di cui 16 in fast track, metà dei quali sono farmaci per patologie
diffuse».
Anche le aziende farmaceutiche, in prima linea nello sviluppo di questa nuova frontiera della
lotta ai tumori, sollecitano nuove regole. «Siamo orgogliosi – dichiara Nicoletta Luppi,
Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia – dei risultati ottenuti dai nostri
laboratori di ricerca che hanno consentito di sviluppare un rivoluzionario paradigma di cura;
una molecola “pembrolizumab” che riesce ad inibire specifici recettori in grado di combattere
alcuni tumori umani fra cui il melanoma, migliorando la risposta autoimmune dell’organismo.
Siamo pienamente consapevoli che l’innovazione farmacologica, soprattutto in ambito
oncologico, comporti un problema di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Per
garantire l’accesso dei pazienti alle terapie innovative in ambito oncologico, riteniamo
urgente ed imprescindibile l’adozione di una nuova governance del settore farmaceutico. In
particolare, diverse sono le possibili e concrete soluzioni: dal superamento del tetto per la
spesa farmaceutica ospedaliera (e la sua inclusione all’interno della spesa ospedaliera) alla
creazione di un Fondo ad hoc alimentato anche con tasse di scopo».