LA SIMBOLOGIA PSICOANALITICA DEL CAVO ORALE

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LA SIMBOLOGIA PSICOANALITICA DEL CAVO ORALE
NOTA INFORMATIVA: Il presente saggio è stato presentato quale relazione nell’ambito del V Congresso AIO
(Associazione Italiana Odontoiatri), Mauritius, 21-29 aprile 2002.
Published in www.anthropos-web.it 2007.
Published in www.anthropos1987.org 2009.
LA SIMBOLOGIA PSICOANALITICA
DEL CAVO ORALE.
IMPLICAZIONI AFFETTIVO-EROTICHE
NEL TRANSFERT-CONTROTRANSFERT
FRA PAZIENTE E DENTISTA
Luciano Peirone
Elena Gerardi
L’antefatto reale
Indossando freddamente e razionalmente i propri abiti professionali (camice, guanti,
mascherina), nonché impugnando freddamente e razionalmente i propri “ferri del mestiere”
(specillo, trapano, siringa, etc.) altrettanto professionali, il dentista maschio si avvicina alla
paziente femmina, la quale apre il proprio apparato buccale. Una carie? un’otturazione?
un’impronta? un impianto? Quale che sia la malattia, quale che sia il trattamento, questa
situazione si presenta come reale e scientifica, come tecnica e professionale.
Ma è tutto qui? Tutto si risolve in ciò che alla prima occhiata si vede? Il fatto si limita al davanti,
alla superficie? Non c’è altro, non c’è profondità?
Il retrofatto simbolico
Intabarrato nei propri paramenti, che sono “sacri” per via della funzione medicaletrascendentale, impugnando i propri strumenti altrettanto “sacri” per via della loro funzione
magico-sciamanica connessa alla cura, il “curandero” maschio – officiando il rito - si avvicina
alla femmina sofferente, la quale gli offre la propria bocca, sulle prime un poco riottosa e poi
via via sempre più aperta e ricettiva, accogliendo infine dentro di sé il curandero.
Così ri-descritta, la situazione di prima appare diversa, decisamente differente: non più fredda
e razionale, bensì calda ed irrazionale, pervasa non tanto di competenza tecnica quanto di
coinvolgimento emozionale. Il fatto si evidenzia adesso in modo ben “altro” da prima, il “retro”
prevale: ci si rende conto delle profondità, ed in esse ci si immerge. Il Conscio cede il passo
all’Inconscio. La prestazione si discioglie nell’Eros.
Nell’azione quotidiana, la dimensione simbolico-archetipica
Dalla medicina si compie il salto alla psicoanalisi. Il corpo non è più un corpo inerte, ma un
corpo vivente: un corpo pulsante, un corpo desiderante. E il corpo del paziente accende il corpo
del dentista. La sofferenza (proveniente dalla malattia) si mescola – e a volte gli cede
decisamente il passo – al piacere, al piacere della relazione, la quale non è più neutraleprofessionale bensì privato-personale, anzi addirittura “intima”.
Nell’asettico studio dentistico scatta qualcosa che sempre esiste, ma raramente si coglie in
modo aperto. Scatta un archetipo, un simbolo archetipico: quello della cavità, l’oscura cavità
che sta per ricevere-accogliere dentro di sé la visibile e luminosa convessità (la lucentezza
dell’acciaio inossidabile, l’incessante-instancabile lavoro della fresa, la leggera praticità del
titanio… la immane potenza del Fallo).
Nell’Inconscio, l’Eros
Ciò che è cavo è femminile; ciò che è convesso è maschile. Così parla l’Inconscio. E parla un
linguaggio che è quello dell’Eros. Che è quello dell’unione fra cavità e convessità, tra
femminilità e maschilità.
Il cavo orale corrisponde alla zona erogena primaria (primaria nel tempo e quindi primaria
anche nell’importanza dell’investimento emotivo ed affettivo). Il Cibo che richiama il Latte, e
con esso il Seno, e con esso la Femmina, ovvero la Donna adulta provvista di organi genitali, la
Vulva-Vagina-Utero, tutti organi concavi come la Bocca… tutti organi che attirano a sé, dentro
di sé la protuberanza, la maschilità adulta.
L’oralità patologico-erogena (sofferenza e piacere che convivono) costituisce pertanto un
potente richiamo agli organi genitali; un richiamo agli organi connessi al cibo (labbra, lingua,
denti), e quindi piacevoli, erotici, arcaicamente erotici, primitivi rispetto agli stessi organi
genitali.
A questo punto, secondo i dettami della bi-logica dell’Inconscio, l’introduzione è una: dei ferri e
dell’”istrumento”. A questo punto, la lavorazione (da parte dei ferri e dell’”istrumento”)
richiama l’amplesso. Richiama l’unione-fusione del maschile col femminile. Richiama il coito: sia
il coito vaginale (penetrazione) sia il coito orale (suzione del frutto di mango).
E la bocca, il velo, l’imene? Come dimostra la psicoanalisi, nella sessualità primitiva e quindi più
autentica, lo svelamento (togliere il velo, togliere l’imene) coincide con un altro svelamento
(togliere la verginità, far conoscere l’uomo, accedere all’autentica realtà, quella che sta dietro).
Dentista: che bel mestiere!
Metaforicamente, il lavoro dentistico ha a che fare con la deflorazione, con la penetrazione, con
l’orgasmo.
E’ sicuramente per questa ragione che, statistiche alla mano, i rapporti sessuali fra paziente e
terapeuta sono più frequenti nel settore dentistico, prima ancora (si badi bene!) che nel settore
ginecologico e nel settore psicologico.
Il transfert del paziente (intriso di piacere, eros, affetto, bisogno relazionale) stimola (e può
incontrarsi con) il controtransfert del dentista (specularmente intriso di piacere, eros, affetto,
bisogno relazionale).
Il tutto, nella realtà quotidiana, avviene più nella direzione paziente femmina-dentista maschio
che nella direzione paziente maschio-dentista femmina: e ciò non solo per ovvie ragioni storico-
sociali-professionali ma anche per meno ovvie (ma più potenti) ragioni archetipiche in fatto di
seduttività-ricettività-passività (ruoli simbolici decisamente femminili, in quanto concavi), e in
fatto di attività (ruolo simbolico decisamente maschile in quanto convesso).
Apparentemente asettico, lo studio dentistico, cela (ma anche svela) seduzione e sessualità
(talvolta giocate tramite schermaglie del tipo “ti vedo/non ti vedo”, talaltra agite).