Apocalisse cap. 13:1-10

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Apocalisse cap. 13:1-10
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CAP.
> LLA
BESTIA
CHE
SALE
DAL
MARE
(I commenti del presente studio sono stati in larga parte tratti dal libro di A. Pellegrini "Il
Popolo di Dio e l'Anticristo attraverso i secoli".
I testi biblici sono tratti dalla versione Riveduta Luzzi)
INTRODUZIONE
Questa prima parte di Apocalisse XIII praticamente riassume il cap. VII di Daniele (le
quattro grandi monarchie da Babilonia in poi) ed è un parallelo del cap. II (il sogno della
statua), infatti presenta, concentrate in un'unica bestia, tutte le potenze di cui aveva
parlato il profeta Daniele.
UNA BESTIA CHE SALE DAL MARE > Apoc. 13:1-2
"E vidi salir dal mare una bestia..." (vers. 1)
Come abbiamo già visto in Daniele VII, l'espressione "salire dal mare" ci vuole dire che è
a seguito di guerre, spostamenti d'eserciti, invasioni, disordini politici, che si viene a
creare un nuovo impero o, come in questo caso, che si verifica una mutazione profonda
dello stesso impero.
"Aveva dieci corna e sette teste e sulle corna dieci diademi, e sulle teste nomi di
bestemmia" (vers. 1).
Le sette teste, come abbiamo già visto al capitolo XII, raffigurano sette fasi del governo
di Satana sul mondo, potere che egli esercita tramite gli intermediari che di volta in volta
si rendono a lui disponibili (le teste portano "nomi di bestemmia").
Le dieci corna sono un simbolo già visto da Daniele sul mostro romano. Mentre in
Apocalisse XII non hanno diademi perché il Dragone rosso si presenta sulla scena
profetica al tempo dell'apparizione del Messia (anche se poi la visione ci porta fino al
tempo della fine), qui al cap. XIII, le dieci corna sono coronate. Infatti le nazioni
rappresentate da queste corna, nate dalla suddivisione dell'Impero Romano pagano,
hanno iniziato a regnare, sono politicamente esistenti, quando Giovanni è invitato a
considerare la visione.
Ora, se il Dragone rosso era eminentemente il simbolo del paganesimo romano (la quarta
bestia di Daniele VII e la quarta testa del dragone), qui, come vedremo, siamo nella fase
successiva (cioè la quinta), perché questa bestia è praticamente corrispondente al potere
rappresentato dall'undicesimo piccolo corno di Daniele VII: l'Anticristo. È logico dunque
pensare che le corna coronate siano tutte sulla sua quinta testa: l'Europa dominata dallo
strapotere papale.
Daniele aveva presentato il Papato come una "dinastia di re" (un corno) che doveva
uscire da Roma Pagana e far sopravvivere questo impero, trasformato, fino al ritorno di
Cristo. In Apocalisse XIII, Roma Papale non è più rappresentata da un corno, perché si
vuole mettere in evidenza che si tratta di un vero e proprio impero politico, in cui esiste il
connubio fra Stato e Chiesa. Infatti più avanti (al cap. XVII), una volta formate le
democrazie europee con la conseguente divisione fra il potere politico e il potere religioso
(sesta fase), la Chiesa non sarà più vista come una bestia, ma come una donna (sempre
simbolo di una Chiesa) che cavalca una bestia (sempre simbolo di uno Stato politico).
"E la bestia ch'io vidi era simile a un leopardo, e i suoi piedi erano come di orso, e la sua
bocca come bocca di leone..." (vers. 2a)
Daniele menziona il sorgere degli imperi cronologicamente rispetto al suo tempo: il leone
(Babilonia), l'orso (Medo-Persia), il leopardo (Grecia), la bestia terribile con dieci corna
non incoronate (Roma).
Per Giovanni queste monarchie sono già passate ed è per questo che le menziona in
senso inverso, partendo dalla bestia terribile con 10 corna, fino al dettaglio che gli ricorda
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il leone. Il mostro di Apocalisse XIII/I parte riassume in sé tutta la cattiveria e la
ribellione degli imperi passati, per questo ne ricorda i dettagli.
"E il dragone le diede la propria potenza e il proprio trono e grande potestà" (vers. 2b). Il
trono di Satana aveva la sua sede primitiva all'est dell'Eufrate, in Oriente, a Babilonia. Poi
si spostò verso l'Occidente, stabilendosi per alcuni secoli nell'Asia Minore, a Pergamo
(Apoc. 2:13), per poi trasferirsi in pianta stabile a Roma, con il culto ai Cesari (vedi
studio su Daniele VIII: il quinto corno che esce da una delle quattro corna dell'Impero
Greco-Macedone). L'espressione "il dragone le diede... il proprio trono" indica il momento
in cui l'Impero Romano non si presenta più nella sua forma pagana; sul trono di Roma si
cambia di Cesare. Indica il tempo in cui Costantino sposta la sede dell'impero da Roma a
Costantinopoli, lasciando che il trono di Satana sia occupato da qualcuno che incarni
meglio le sue ambizioni e che, pur non negando Dio, si sostituisca a Lui, voglia essergli
simile.
Mentre San Paolo aveva descritto questo potere sotto il suo aspetto propriamente
religioso (II Tessalonicesi 2: "l'uomo del peccato" che mostra se stesso all'interno della
Chiesa pretendendo di essere Dio), Giovanni pone invece l'accento su quello politico. La
bestia:
sale dal mare,
riceve potenza e il trono dal dragone,
ha dieci diademi sulle corna.
Questi particolari ci permettono d'indicare in quale momento della storia sul territorio
dell'Impero Latino si presenta un nuovo potere (o meglio: si ha un cambiamento nella
storia di Roma).
Il primo particolare presenta il nuovo potere che sorge a seguito di guerre e dallo
spostamento di popoli.
Il secondo particolare attesta che la sede del nuovo impero è quella precedente - Roma
(la divinizzazione dell'imperatore era stata 'importata' a Roma proprio da Pergamo) - con
il trono però occupato da un nuovo personaggio.
Il terzo particolare ci aiuta a capire che l'impero latino, emergendo dalle invasioni
barbariche, è ora diviso in diversi regni che esercitano la loro regalità. Ogni bestia con il
suo corpo rappresenta un territorio geografico specifico. Questo ci permette di capire
perché Daniele, nella visione della statua, vede solo quattro imperi (come pure al cap.
7): essendo sempre lo stesso il territorio geografico che è teatro delle tre ultime fasi degli
imperi terreni, Daniele non vede più sorgere dopo Roma altre bestie, mentre Giovanni
vede ritornare per tre volte lo stesso mostro.
IDENTIFICAZIONE STORICA DELL'ANTICRISTO DOPO CHE LA ROMA DEI CESARI
CAMBIA SEDE E L'IMPERO ANNEGA NEL MARE TURBOLENTO DELLE INVASIONI
BARBARICHE
Il Cardinale Manning riconosce il trasferimento dell'autorità dalla Roma pagana a quella
cristiana, scrivendo: «L'abbandono di Roma (da parte dei Cesari) fu la liberazione dei
pontefici... La provvidenza di Dio permise l'invasione e la desolazione dell'Italia da parte
dei Goti, dei Longobardi e degli Ungheresi in maniera da cancellare le ultime vestigia
dell'impero; ed allora i pontefici vennero ad essere i soli depositari dell'ordine, della pace,
della legge e della sicurezza... In Roma s'era formata una potenza che imperava assai di
più sulla volontà e sulla ragione dell'uomo, del dispotismo di ferro dell'impero... Tale
potenza interiore e soprannaturale, dispiegantesi sulle nazioni e sui cuori, emanava da un
centro e s'incarnava in una persona: il vescovo di Roma. La mareggiata che aveva
spazzato tutti gli altri poteri diede maggior rilievo e più preminenza alla suprema autorità
dei Vicari di Gesù Cristo.» ("The temporal Power of the Vicar of Jesus Christ" - pp. 28-29)
«La Chiesa Romana si pose insidiosamente al posto dell'Impero Romano; infatti questo si
continua in essa; non è sparito, è solamente trasformato. E quando noi affermiamo ciò
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che è vero ancora oggi, che la Chiesa Romana non è altra cosa che il vecchio Impero
Romano consacrato all'Evangelo, non è una nota spirituale: è la constatazione di un fatto
storico e la caratteristica più esatta e più feconda di questa Chiesa. Ancora oggi essa
governa i popoli, i suoi Papi regnano come Traiano e Marco Aurelio; al posto di Romolo e
Remo, si sono messi Pietro e Paolo; al posto dei proconsoli gli arcivescovi e i vescovi; le
legioni sono rimpiazzate dalle truppe dei preti e dei monaci, e la guardia pretoriana dai
Gesuiti. Fino nei dettagli, fino nei vestiti stessi, si fa sentire l'azione permanente dell'
antico impero e delle sue istituzioni. Non è una Chiesa simile alle comunità protestanti o
alle Chiese nazionali dell'Oriente, è una creazione politica grandiosa tanto quanto un
impero universale, perché è la continuazione dell'Impero Romano. Il Papa che s'intitola re
e Pontifex Maximus è il successore di Cesare.» (Karl Gustav Adolf von Harnack,
"L'essence du Christianisme", Paris 1907 - pp. 299,301)
Questa sostituzione della Chiesa all'antica Roma fu tale che «l'autocrazia militare della
Roma pagana s'introdusse pezzo per pezzo nella Chiesa cristiana, fino a che la sua
organizzazione religiosa fosse diventata la copia esatta dell'organizzazione politica. Il
vescovo di Roma divenne a poco a poco nella Chiesa ciò che era stato il Cesare
nell'impero. Il papato nacque dalla copia del cesarismo.» (Gaston Frommel, "Etudes
religieuses et sociales", II Ed. Saint-Blaise 1908 - p. 296)
Già Ireneo, discepolo di Policarpo, che era stato a sua volta discepolo di Giovanni
l'apostolo, nel II secolo, identifica il "piccolo corno" di Daniele VII con "l'Uomo del
peccato" di II Tessalonicesi 2 e con la prima bestia di Apocalisse XIII (vedi lo studio di
Daniele VIII per quanto riguarda l'eredità dei Cesari raccolta dai Papi).
LINGUAGGIO, AZIONE E DURATA DELLA SUPREMAZIA DELL'ANTICRISTO >
Apoc. 13:5-7
"Le fu data una bocca che proferiva parole arroganti..." (vers. 5). Daniele aveva detto:
"Bocca che proferiva grandi cose... parole orgogliose" (Dan. 7 e 8)
Eccone un esempio: nel Codex S. Ecclesiae Romanae del 1893 è scritto:
«Quando egli fa un concordato con il capo di uno stato politico, questo concordato non è
per nulla un contratto sinallagmatico e uguale per le due parti. Il principe è tenuto a
conformarsi perché il suo dovere di cristiano è d'obbedire alla Santa Sede. Ma il Papa,
accettando un concordato, fa una concessione puramente graziosa e sempre revocabile
dal momento che questa concessione può tornare a detrimento della Chiesa, o
semplicemente cessa d'avere per essa una qualche utilità.»
E questo il Papato ha sempre fatto attraverso i secoli.
"Aprì la bocca per bestemmiare contro Dio, per bestemmiare il Suo nome..." (vers. 6).
"Parole contro l'Altissimo" aveva detto Daniele.
Secondo il pensiero biblico, come abbiamo già visto, la bestemmia (in cui, secondo i
Farisei, era caduto Cristo dicendosi Figlio di Dio) è proprio l'elevarsi fino a Dio,
usurpandone prerogative e podestà. È quello che S. Paolo ha così bene descritto nella II
epistola ai Tessalonicesi cap. 2. Basterà ricordare solo quello che diceva di sé Innocenzo
III: "L'Unto del Signore, il Dio di Faraone, mediatore fra Dio e l'uomo, superiore a tutti gli
uomini..." ecc. (vedi anche studio sul "piccolo corno" di Dan. 7 e 8 per quanto riguarda le
parole orgogliose e le bestemmie).
"Aprì la bocca per bestemmiare contro... il Suo tabernacolo e quelli che abitano nel cielo."
(vers. 6)
Daniele aveva descritto queste stesse azioni nel suo cap. VIII. È importante notare che la
parola “tabernacolo”, in greco "skene", più che rappresentare il popolo di Dio, ricorda il
Tempio Celeste. In effetti Giovanni fa una distinzione molto netta tra il tabernacolo e i
santi (la Chiesa). È dunque il Santuario Celeste che l'Anticristo profana con le sue parole
e le sue dottrine. Al sacrificio unico della croce, essa sostituisce un sacrificio ripetuto e
incruento (quindi privo di valore espiatorio, secondo l'insegnamento di S. Paolo e di tutta
la Bibbia - vedi studio a parte sulla Messa).
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Alla salvezza completa per grazia, la Chiesa - in accordo con i principi del paganesimo di
tutti i tempi - insegna la salvezza mediante opere meritorie.
Nel 1434 introduce in forma ufficiale, perché ormai accettato universalmente, il
Purgatorio, dove le anime si conquistano il Paradiso con il merito della sofferenza. Ancor
prima il cristianesimo apostata aveva rimpiazzato gli dèi dell'Olimpo con i suoi eroi, i suoi
martiri e la Madonna, sostituendo l'unico Mediatore tra Dio e gli uomini, Cristo Gesù
uomo (II Tim. 2:5 - Atti 4:12 - I Giov. 2:1-2) e introducendo il culto delle creature.
Questa dottrina continua ancora oggi nella Chiesa con la canonizzazione di uomini e
donne: la persona di Cristo risorto non è più al centro della salvezza.
Nel Santuario Celeste Giovanni aveva scorto l'arca del patto che conteneva i dieci
comandamenti (Apoc. 11:19). L'Anticristo – nel suo linguaggio contro il tabernacolo –
cambia la legge di Dio come Daniele aveva detto.
Di queste ed altre bestemmie contro il Santuario di Dio, ovvero il Suo vero culto, si rende
colpevole il potere qui descritto.
"E le fu dato di far guerra ai santi e di vincerli..." (vers. 7). Daniele aveva ricordato:
"Faceva guerra ai santi e aveva il sopravvento... ridurrà allo stremo i santi dell'Altissimo"
(Dan. 7 e 8).
«Una dittatura di carattere religioso sarebbe la peggiore di tutte le dittature, perché
appunto ti prenderebbe dal di dentro invadendo la stessa coscienza...» così si esprimeva
don Maria Turoldo in un articolo ("È giusto battezzare un bambino quando non può
capire?" - Domenica del Corriere del 7.8.1975 - p. 9). Ed aveva ragione... (vedi studio sul
"piccolo corno" di Dan. 7 e 8 per quanto riguarda le persecuzioni del Papato).
"Le fu data potestà di agire per quarantadue mesi..." (vers. 5). "Per un tempo, dei tempi
e la metà d'un tempo" aveva detto Daniele.
Questo periodo viene ancora menzionato da Giovanni quando dice che la donna fuggì nel
deserto per 1260 giorni. È il periodo dell'intolleranza del dragone, nelle vesti del Papato.
Come abbiamo già visto in Daniele VII, questo lungo periodo inizia nel 538 d.C. (quando
il Papa diventa ufficialmente "correttore degli eretici") e si conclude alla fine del XVIII
secolo, nel 1798.
LA FERITA MORTALE DELL'ANTICRISTO > Apoc. 13:3a,9,10
"E io vidi una delle sue teste come ferita a morte..." (vers. 3a). Giovanni descrive anche
la natura della ferita: "Se uno mena in cattività andrà in cattività; se uno uccide con la
spada, bisogna che sia ucciso con la spada..." (vers. 9-10a).
Questa testa, che verrà poi guarita, rappresenta una delle sette fasi della storia
universale che viene eclissata, ferita mortalmente per un certo tempo, durante il quale
perde la sua influenza, per riacquistarla poi.
Qual è questa testa ferita a morte?
Questa testa non può che essere la quinta. È la stessa che, al tempo della supremazia
papale nel Medioevo, ha esercitato il suo potere, come diceva Daniele, per 1260 anni.
Poi, pur perdendo questo strapotere, continuerà a sussistere fino alla fine, tempo in cui
guarirà del tutto riprendendo il dominio sul mondo per compiere le sue ultime azioni
abominevoli, prima che sia colpita dal giudizio di Dio e vinta dall'apparizione di Cristo (lo
vedremo studiando Apocalisse 17 e 18).
Il tempo in cui questa testa viene ferita è allo scadere dei quarantadue mesi, nell'anno
1798. In quel tempo della Rivoluzione Francese si pubblicano i diritti dell'uomo e del
cittadino, si proclama la libertà di coscienza e di pensiero: la mentalità della gente
comincia a cambiare.
Gli enciclopedisti disseminano per tutta l'Europa, oltre allo scetticismo, anche il seme
dell'indipendenza, proprio ciò che avrebbe dovuto creare l'Evangelo, se non fosse stato
strumentalizzato dal Papa per questioni di potere.
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Il primo attacco portato dalla Rivoluzione Francese alla sovranità pontificia è dovuto alla
Costituzione che, il 14.9.1791 vota un decreto che incorpora alla Francia la città di
Avignone e il Comtat Venaissein; è una flagrante violazione del diritto internazionale ai
danni della Chiesa.
Nel 1793 il culto cattolico viene abolito in Francia e quando nel 1797 il Papa Pio VI si
ammala gravemente, Napoleone dà ordine che, quando morrà, non venga eletto nessun
successore. Il Papato dev'essere abolito.
Il 3.2.1796, il Direttorio invita il generale Bonaparte ad "andare a Roma a spegnervi la
fiaccola del fanatismo". Due anni dopo, sotto il vano pretesto di un moto al quale il
governo pontificio è estraneo, il generale Berthier invade Roma il 10.2.1798, proclama la
Repubblica Romana, viene nominato 'Liberatore del Campidoglio', arresta Papa Pio VI e lo
conduce in cattività a Valenza, dopo un viaggio estenuante. Il 29.8.1798, il Pontefice
muore rinchiuso nel castello della città.
Viene ugualmente eletto il nuovo Papa: Pio VII. Ma quando Napoleone vuole essere
consacrato imperatore dal Papa, non fa come Carlomagno che si recò a Roma, ma ordina
che il Pontefice giunga a Parigi, dove in dicembre celebra la cerimonia. Così facendo, il
Papato risulta agli ordini di Bonaparte.
Nel febbraio 1808 il generale Miollis arresta brutalmente Pio VII a Roma infliggendogli
barbari trattamenti a Savona, durante il viaggio del suo esilio. Da allora in poi, le sorti del
Papato si rovesciano. La decadenza del Papato è tale che nel 1832, Gregorio XVI
constatava ancora: «La sede di S. Pietro è scossa. I legami di unità si rilassano di giorno
in giorno. La Chiesa è abbandonata all'odio dei popoli.»
Riepilogando...
Dal 1798 al 1870 la Santa Sede vive anni tragici. Il Papa viene spogliato dal suo potere
temporale, dopo essere stato portato in cattività a più riprese. Napoleone lo tiene
prigioniero a Parigi. Nel 1848 il popolo di Roma invade il Vaticano, obbligando il Papa a
fuggire dalla Città Eterna. Nel 1869/70 gli Stati della Chiesa vengono annessi al Regno
Italiano e Roma diventa capitale d'Italia. Il Papa si rinchiude, come prigioniero volontario,
nel suo palazzo del Vaticano fino al 1929 (anno dei Patti Lateranensi con Mussolini).
ANNUNCIO DELLA GUARIGIONE > Apoc. 13:3b,4,8
"E la sua piaga mortale fu sanata; e tutta la terra meravigliata andò dietro alla bestia."
(vers. 3b)
«È per anticipazione che la ferita mortale e la sua guarigione sono messe in testa al
quadro... La cronologia di questa ferita risulta dal testo stesso: la Bestia, succedendo al
Dragone, riceve da lui come eredità la sua potenza, il suo trono e una grande autorità:
da qui una gloriosa carriera che non può coincidere con una ferita mortale alla testa;
questa ferita non può dunque avvenire che alla fine del lungo periodo durante il quale
l'autorità della bestia è universale.» (J. Vuilleumier, "L'Apocalypse", 1938 - pp. 206-207)
Il Papato non muore, è stato solo ferito mortalmente. L'8 dicembre 1869, nel periodo più
critico, si convoca il Concilio Vaticano I. Questo Concilio porrà la Chiesa sulla strada del
trionfo. Nell'anno in cui il Sommo Pontefice è spogliato della sua potenza temporale,
compie una trasfusione di sangue che salverà miracolosamente il Papato dalla morte,
proclamandolo, contro tutte le opposizioni interne ed esterne, INFALLIBILE (con effetto
retroattivo), in un Concilio in cui venne negata la libertà di espressione ai numerosi
vescovi contrari e dove le intimidazioni, le pressioni furono intollerabili.
Il Conte Wladimir d'Ormesson così commenta quel periodo: «Nel momento in cui il
Sommo Pontefice vedeva dissolversi e forse scomparire lo stato sul quale era stabilito il
suo potere - e tutto concorreva a persuadere Pio IX che ormai non si trattava che di una
questione di tempo - ecco il Papa guadagnare in autorità spirituale ciò che stava per
perdere in autorità temporale. In altri termini, ecco l'immenso vantaggio che, senza alcun
dubbio il Papa traeva da questi eventi dolorosi. Aprendo qualche mese dopo una breccia
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nelle mura aureliane, i soldati del generale Cadorna davano, senza saperlo e, soprattutto,
senza volerlo, al Papato l'occasione di rinnovare ed accrescere il proprio prestigio...»
(W. d'Ormesson, "Il Papato", Catania 1958 - p. 133)
La ferita comincia a rimarginare
Firmando il concordato (i Patti Lateranensi) l'11 febbraio 1929 con Mussolini, il Papa
sostiene il fascismo ottenendo contemporaneamente la sua liberazione: lo Stato pontificio
è restaurato.
Ecco che cosa scrisse in proposito Jacques Mitterrand: «Per le Democrazie la legge è
l'espressione della volontà generale; niente di ciò in Vaticano. Concedendo la legge di
organizzazione del 1929 la Santa Sede è restata fedele alla lettera e allo spirito
dell'Enciclica Diuturnum del 1881 con la quale Leone XIII caratterizzava la legge... "come
una disposizione della ragione fatta per il bene di tutti e promulgata da colui che ha la
cura della Comunità". Era la conferma del potere assoluto. La "legge" stessa testimonia,
nei suoi articoli più significativi, il pensiero della Santa Sede: a tale proposito essa può
dunque essere considerata come il modello a cui si deve ispirare uno Stato il cui Governo
cattolico sarebbe libero di agire a suo piacere.
Nel suo articolo I la legge di organizzazione indica che il Papa ha la pienezza del potere
legislativo, esecutivo e giuridico. Questo testo ha almeno il merito della chiarezza e non
si conosce, in questo secolo, una monarchia o una dittatura così assoluta. L'articolo 3
proibisce ogni diritto di associazione e l'articolo 4 ogni diritto di riunione sul territorio
della Città del Vaticano. Per una preoccupazione particolare dell'ordine pubblico, l'articolo
7 autorizza ogni perquisizione dell'Autorità in qualunque luogo e a qualsiasi ora.
In effetti per coronare questo piccolo edificio politico, l'articolo 8 della legge proibisce
ogni libertà di espressione e stabilisce la religione di Stato (si ricordi, inoltre, che la pena
di morte è stata tolta dalla Costituzione Vaticana solo da Paolo VI - n.d.r.). Ben candidi
sono coloro che si stupiscono dei rigori della legge di organizzazione della Città del
Vaticano. Questa legge è assolutamente conforme alle disposizioni del Syllabus dell'8
dicembre 1864. Quando la Chiesa ha i mezzi di agire a suo piacere, la sua azione nel
corso del XX secolo è rigorosamente condotta negli aspetti delle prescrizioni formulate
nel 1864.» (J. Mitterrand, "La politique extérieure du Vatican", Paris 1959 - pp. 20-21)
«I Concordati non furono che il sigillo giuridico di una complicità di natura ideologica che
nel mondo moderno ha sempre messo la Chiesa - anzi le chiese - all'unisono con le classi
dominanti.» (Don Ernesto Balducci, prefazione a Zahn, "I cattolici tedeschi e le guerre di
Hitler").
Scriveva il teologo cattolico August Bernhard Hasler:
«La Chiesa s'incontrava con il fascismo là dove questo rivelava il suo volto
antidemocratico, antiliberale, antisocialista, anticomunista e antilaicista. L'idea di
autorità, accentuatasi specialmente dopo il Concilio Vaticano I, non era priva di affinità
con la concezione del capo (Führer) politico-totalitario. Qui come là il potere si
strutturava esclusivamente dall'alto verso il basso, la responsabilità aveva, invece,
direzione inversa. In entrambi i casi l'ordine precedeva la libertà. Tutto ciò doveva,
naturalmente, promuovere il carattere autoritario, un carattere che celebra l'autorità e le
si sottomette, ma insiste nel contempo sulla propria autorità e ad essa vuole
sottomettere altri. “La forte accentuazione dell'autorità nella nuova conduzione dello
Stato – scriveva nel 1933 il teologo cattolico Michael Schmaus a proposito dello Stato
nazista – è così poco estranea alla natura dei cattolici che, sul piano naturale, essa
rappresenta piuttosto il pendant di quello che è la Chiesa sul piano soprannaturale.
Proprio nella nostra santa Chiesa cattolica vengono attribuiti all'autorità un valore e un
senso del tutto particolari”.» (Hasler, "Come il Papa divenne infallibile", Ed italiana:
Torino 1982 - pp. 220)
Con il 1929 inizia lo sviluppo del capitalismo vaticano e il suo impero economico
finanziario. Lo Stato italiano versa alla Santa Sede 750 milioni di Lire in contanti e un
miliardo in consolidato in conto riparazioni. Pio XI definisce Benito Mussolini "l'uomo della
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Provvidenza". «Dai Casinò e i Tessili di Francia, dallo zucchero dell'U.N.R.R.A., dell'
Electro-Bank della Svizzera fino al Trust Guggenheim, negli Stati Uniti, dalla Banca
Morgan d'Eisenhower fino alla Cattolica Chase Bank di Rockfeller, il cristianesimo
bancario e affarista sale allo zenith del grande capitalismo moderno.» (J. Mitterrand, o.c.
- p. 25)
La soluzione della cosiddetta "questione romana" ha avuto un'enorme risonanza mondiale
ed è stata considerata per quello che in realtà è: una vittoria della Chiesa. Il Papa
negozia con Hitler «un concordato particolarmente vantaggioso che susciterà l'indignazione di numerosi cattolici.» (Hoffet, "Politique romaine et démission des protestants", Paris
1962 - p. 115).
Inoltre non soltanto favorisce il nazismo, ma mantiene nei suoi confronti un silenzio
colpevole. In Spagna divide il potere con Franco e, nello stesso tempo che lo sostiene, si
fa sostenere. «C'erano persino cattolici che scorgevano una linea diretta tra il dogma
dell'infallibilità e lo Stato del Führer. “Quando nel 1870 definiva l'infallibilità del Papa –
scriveva nel 1933 il noto prelato di Colonia Robert Grosche nella rivista Die
Schildgenossen, diretta da Romano Guardini – la Chiesa anticipava, su un piano più
elevato, quella decisione storica che oggi viene presa sul piano politico: per l'autorità e
contro la discussione, per il papa e contro la sovranità del Concilio, per il Führer e contro
il parlamento”.» (Hasler, o.c. - p. 222)
Verso la guarigione
La fine della II Guerra Mondiale segnerà anche la fine della sua malattia. Nel dopoguerra
la Chiesa cattolica si pone alla ribalta della politica mondiale entrando in rapporto con
diverse nazioni. Gli Stati Uniti vedono nel Papato un fortissimo alleato contro l'Unione
Sovietica.
Roma manifesta la sua grande popolarità con il giubileo dell'Anno Santo del 1950 e
proclamando il 1° novembre, davanti a seicento vescovi, il dogma dell'assunzione di
Maria. Roma visitata da milioni di persone, cattoliche, protestanti, pagane celebra la sua
riacquistata potenza davanti alla quale s'inchinano statisti di vari paesi.
L'11 ottobre 1962 Giovanni XXIII apre il Concilio Vaticano II e pronuncia il suo discorso
davanti a 2350 cardinali, arcivescovi, vescovi e superiori generali di ordini religiosi. Sono
uomini che sanno influenzare i popoli e i Paesi nei quali svolgono la loro missione, quali
rappresentanti di un potere vecchio di secoli che sempre viene ascoltato. Il XXI Concilio
ecumenico è stato la più grande assemblea che il mondo abbia conosciuto, molto
superiore a quella dell'O.N.U. che riunisce 750 delegati e 220 osservatori.
L'Enciclica Pacem in Terris dell'11 aprile 1963 suscita vivo interesse nel mondo intero. A
Strasburgo il portavoce del segretario del Consiglio dell'Europa dichiara: «L'Enciclica
Pacem in Terris si aggiunge alle grandi Carte della storia.»
Il pontificato di Paolo VI, quello brevissimo di Papa Luciani, l'abilità di Giovanni Paolo II
fanno volgere gli occhi del mondo verso Roma. I viaggi compiuti in tutto il mondo, le sue
mediazioni, la sua forte personalità sono un segno dei tempi che deve portare a riflettere
coloro che amano la Parola di Dio. Con Sandro Magister possiamo dire che il Papato con
«l'ascesa di Karol Woityla alla cattedra di Pietro, ha valicato il crinale verso una rinnovata
universalità.» (S. Magister, "La politica vaticana e L'Italia 1943-1978", Roma 1979 - p.
VII).
Roma è guarita, la sua influenza è grande nel mondo, ma per realizzare completamente il
suo piano ha bisogno, come per il passato, dell'appoggio di una grande potenza; e questo
argomento sarà appunto oggetto della seconda parte della visione in Apocalisse XIII: la
bestia che sale dalla terra.
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