Fraternità dei Consigli diocesani con CRS e
Transcript
Fraternità dei Consigli diocesani con CRS e
Fraternità dei Consigli diocesani con CRS e Delegati ministeriali e loro equipe Caravaggio 20 dicembre 2014 Vorrei cari fratelli, ripartire oggi da ciò che avevo affermato all’inizio del nostro mandato e precisamente a Triuggio nel settembre del 2011. In quella mia catechesi comunicavo: Evangelizzare è compito di tutti, perché evangelizzare è il compito, la missione della Chiesa. Rifacendomi poi a quanto affermava con chiarezza Paolo VI: <la testimonianza silenziosa di una buona vita cristiana non è mai sufficiente.> ed ancora: «dobbiamo dare le ragioni della propria speranza» - con un annuncio chiaro e inequivocabile che Gesù è il Signore! Non c'è vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il Regno, il mistero di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, non sono proclamati. Ricordavo anche che il papa Giovanni Paolo II proclama nella “Christifideles laici”“33. I fedeli laici, proprio perché membri della Chiesa, hanno la vocazione e la missione di essere annunciatori del Vangelo: per quest'opera sono abilitati e impegnati dai sacramenti dell'iniziazione cristiana e dai doni dello Spirito Santo.” Non c’è messaggio più importante. Tutto quanto abbiamo da annunciare è contenuta in questa frase. Il Vangelo, la buona notizia, è questo: Gesù, il Salvatore, è venuto a salvare tutti. Evangelizzazione è far conoscere questa Buona Notizia! E questa Notizia va sì proclamata, ma soprattutto vissuta. Quindi l'evangelizzazione comprende la testimonianza di vita e l'annuncio esplicito del Vangelo: - «L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri e se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (Paolo VI) Non è superfluo sottolineare inoltre, l’importanza e la necessità della predicazione: «Come potranno credere. senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? .... La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo» Rom 10.1-4.17 Il Vangelo acquista credibilità quando lo proclama qualcuno che lo vive, che mostra la veridicità della sua parola. Così ha fatto Gesù, lui che ha sempre messo in pratica il suo insegnamento e che così dice di fare anche noi:< Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri >. Le nostre comunità devono essere evangelizzate ed evangelizzatrici.. Il primo carisma che dobbiamo chiedere a Dio è l'evangelizzazione e va sottolineata l'efficacia della forma di trasmissione del Vangelo "da persona a persona — . che resta valida ed importante Evangelizzare è obbedire al comando del Signore: «torna a casa tua e racconta quello che Dio ti ha fatto. L'uomo se ne andò proclamando per tutta la città quello che Gesù gli aveva fatto» Lc 3.39 Ora vorrei chiedere a ciascuno di voi a che punto è oggi, a distanza di quattro anni, il vostro impegno ad annunciare il regno di Dio, a portare la “Buona Novella”, ad evangelizzare i nostri fratelli? “Puzziamo di pecora” avvicinandoci personalmente ai nostri fratelli più piccoli, come ci aveva sollecitato a fare Papa Francesco? Io personalmente ho compreso l’importanza di annunciare Gesù, di parlare di Lui in un rapporto personale entrando in relazione sempre più stretta con le persone che mi è stato concesso d’incontrare. Solo in un rapporto interpersonale più intimo e sincero sono stato in grado di comunicare la mia esperienza e il mio incontro con Gesù e lo Spirito Santo. Da qui vorrei ripartire. Vedete, nessun uomo è un’isola. Tutti lo sappiamo! Ma forse non sappiamo, fino in fondo, cosa significhi ! Significa soprattutto che nessuno può crescere, può raggiungere la pienezza della sua persona, può esprimere al massimo le sue qualità, può insomma realizzarsi e vivere la gioia se non entra in comunione con gli altri. Anche chi fugge gli altri, anche chi si difende dagli altri, lo fa, paradossalmente, perché ha un violento bisogno d’incontrarsi con gli altri. Ma per entrare in comunione con una persona dobbiamo dirle chi siamo, chi siamo veramente. Dobbiamo quindi, buttar giù le maschere, uscire dai panni che abbiamo indossato per nasconderci e difenderci e lasciar vedere la persona che siamo veramente. Questo ci spaventa perché, alla forte esigenza della comunione, fa contrasto la altrettanto forte resistenza alla comunicazione. Non possiamo fare comunione, entrare in relazione con l’altro, diventare una cosa sola con le persone che ci stanno accanto, se non manifestiamo il nostro vero essere. Vinta la paura, avviene un miracolo! Mentre io mi apro totalmente all’altro, nello stesso istante, la mia persona mi si rivela chiaramente, e così accade anche a chi si sta relazionando con me. Due persone che reciprocamente comunicano se stesse, crescono nella conoscenza, camminano insieme nella verità e stringono rapporti di comunione e di carità, stanno evangelizzandosi a vicenda. Quali sono le tappe , i gradini che dobbiamo percorrere per arrivare alla piena comunione, arrivare a quella soglia del cielo che leggiamo in S. Giovanni al Cap. 17, 23 del suo Vangelo: << io con loro e Tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che Tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me >>. Come sono le nostre relazioni con i fratelli e le sorelle che incontriamo? Ecco le tappe che dobbiamo percorrere per migliorare lo spirito di Comunione che viviamo nei nostri Gruppi e che ci danno anche il termometro del nostro grado relazione con gli altri: PORNEIA: Parto proprio dal basso, ma anche su questo piano si può far comunione. E’ l’amore o la relazione, anche sessuale, illecito, sbagliato. ( da questa parola deriva anche pornografia….) Le nostre relazioni sono spinte dall’istinto. Sono relazioni di carne, molto umane. L’uomo vecchio prevale. E’ amore d’appetito, l’amore che cattura l’altro per impossessarsene. I fratelli che vengono al Gruppo sono miei, vengono per me! Questo è anche l’atteggiamento di un neonato che succhia il latte dal seno materno e che diventa la sorgente e coronamento dei suoi bisogni impellenti. E’ l’amore da consumare, è l’amore della samaritana al pozzo di Giacobbe prima dell’incontro con Gesù… POTOS. Tipico di una pianta rampicante che si avvinghia con foglie molto ampie che ti avvolgono. Appartiene alla famiglia delle piante carnivore. E’ una relazione, un amore di richiesta. Entro in relazione, in comunione con te, ti desidero, perché il possederti mi da grandi emozioni. Stare in comunione con te mi appaga. Non posso fare a meno di te MANIE, E’ relazione ossessiva, disturbata, che diventa rituale e porta all’ansia. E’ ancora un amore, un bisogno di relazione legata al bisogno, ma si trasforma e diventa seduzione, perfezionismo. Tu rappresenti tutto per me, la comunione con te mi risulta indispensabile perché anch’io devo essere posseduto da te. E’ un comportamento che parte da relazioni affettive sbagliate vissute nell’infanzia. EROS. Era il dio dell’amore fisico e di desiderio. E’ desiderio di ciò che ci supera, che è più grande di noi, che è posto più in alto e mi spinge verso la bellezza perfetta. Io voglio relazionarmi con te perché tu hai qualcosa che per me è inarrivabile. Non è solo una relazione che può portare al peccato, a volte può essere positiva perché ci spinge ad andare oltre, ad elevarci, anche nel rapporto interpersonale. Stare con te, nella tua posizione più elevata, più prestigiosa, mi dona piacere e questa sensazione voglio sempre raggiungerla e possederla. FILIA. E’ ancora ricerca di amore interessato, ma la comunione diventa amicizia, affinità di sentimenti, diventa paritaria e rappresenta una relazione da coltivare. Può essere amore di relazione familiare, filiale, di comunità, di gruppo. Su di essa si appoggiano i nostri desideri, le nostre aspirazioni di bene. Possono essere relazioni di xenichè, amore di ospitalità verso lo straniero, il diverso. Ci si aspetta , però, che chi ospitiamo o aiutiamo, a sua volta ricambi. Io faccio questa cosa per te, ma desidero che anche tu ti impegni nel soddisfare i miei bisogni. STORGE ( storghe) o amore di tenerezza. E’ una ricerca di comunione più di qualità, più di generosità senza interesse, senza chiedere nulla in cambio. E’ amore e relazione di appartenenza come il bambino con sua madre. Qui i cuori sono pronti ad entrare in una relazione di comunione e di confidenza più profonde e proficue, per la crescita di entrambi. Rappresenta un affetto naturale, pacifico, che si condivide con qualcuno vicino. E’ affetto di famiglia. ARMONIA è l’amore, la relazione di bontà, completamente disinteressato. Unisce anche persone opposte che si attraggono. Anche se mi deludi, anche se la nostra comunione non è pienamente realizzata, ti amo lo stesso. E’ la bontà che da stabilità alla comunione e all’amore. E’ tutto quanto spinge alla comunione. EUNOIA, l’amore disinteressato che si fa compassione. E’ lo slancio del “ Buon Samaritano” nei confronti di chi ferito perché incappato nei briganti. Di chi viene ai nostri gruppi perché ferito dalla vita e noi lo accogliamo e ci prendiamo cura di lui. C’è più gioia nel dare che nel ricevere. Attenzione che si da anche ai cattivi, ai nemici. Relazione d’amore senza ricompensa, senza aspettative. Qui il cristiano maturo, colui che partecipa con assiduità al cammino di conversione nei nostri gruppi dovrebbe posizionarsi o almeno dovrebbe aspirare ad esserlo. CARIS, l’Amore di gratuità, la comunione donata per Grazia. Qui interviene l’azione dello Spirito Santo, è un Carisma. Può anche essere la situazione di sofferenza o una malattia vissuta con gioia.. AGAPE. Siamo nel regime celestiale. E’ l’amore che sorpassa ogni altro tipo di relazione. Io sono amore, sono comunione, amo come ama Gesù, mi trasformo ad immagine di Gesù.. amo come in Paradiso. Se sono come Gesù, allora devo vivere come Gesù, agire come Gesù, vivere l’Amore incondizionato, qualcosa che è altro da noi, è Amore divino non paragonabile a nessun altro. In questa dimensione si porta a convertire anche i nostri nemici. E’ il livello più alto della mistica, quello dei santi. Qui c’è il massimo livello di libertà e di donazione, come Gesù nel Getzemani e poi sulla croce… Cari fratelli e sorelle, a che tappa ci troviamo, a quale gradino di comunione ci siamo innalzati ? Questo è un cammino esaltante e molto impegnativo! Ora faremo per pochi minuti un esercizio di comunione e di amore. Ci spoglieremo le nostre maschere e ci presenteremo al fratello o alle sorella che ci sono accanto. Dichiariamo quale grado di comunione desideriamo ora instaurare con lui o con lei. E’ un grado ancora interessato o pian piano ci avviamo in un rapporto più libero e sincero di comunione fraterna e spirituale. Non importa se lo conosciamo già bene oppure è una persona poco conosciuta… Chiediamo prima che lo Spirito Santo ci guidi alla carità e alla comunione perfetta ... Ricordate che evangelizzare è proprio entrare in comunione e in relazione con gli altri, comunicando con sincerità e libertà i nostri sentimenti…