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11-03-11, 08Sardegna
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I cavalieri: «Non snaturate Sa Carrela»
dall inviato Giampaolo Meloni
SANTU LUSSURGIU. Tradizione rigida o spazi per il cambiamento?
Esibizione sfrenata o introduzione della sicurezza? I lutti del passato, i
feriti dei giorni scorsi, di cui uno ancora grave. Sulle giostre si riapre il
dibattito. A Santu Lussurgiu, a Sedilo, cavalieri e associazioni discutono
del futuro di queste manifestazioni. Nel sito della “Nuova” il pubblico
interviene.
Protagonista nelle feste religiose, eroe del Risorgimento, bestia da lavoro,
macchina da guerra, atleta, esemplare da riproduzione. Ahi lui, anche carne da
macello e via scivolando verso le metafore. Il cavallo, mille ruoli ma sempre
amato, lodato, mitizzato e onorato con le bardature a festa nelle scene
folcloristiche e nell’esercitazione di muscoli e abilità come le manifestazioni
spericolate che esaltano i cavalieri: Ardia, Sartiglia, Sa Carrela ’e nanti. Senza di
lui, l’uomo non potrebbe lanciarsi nelle giostre equestri che da due anni
ripropongono il confronto, anche in alternativa, fra tradizione e sicurezza. Feriti o
in qualche caso morti, come anche due anni fa all’Ardia di Sedilo. È andato tutto
bene domenica e martedì alla Sartiglia di Oristano, salvo qualche caduta. È andata
peggio a Santulussurgiu, nelle stesse giornate, con un cavaliere in gravi condizioni.
Nel primo caso la superprotezione della manifestazione oristanese, dall’altra la
genuinità sfrenata della corsa lussurgese.
«Si tratta di trovare il giusto equilibrio tra le due componenti - osserva il sindaco
di Santu Lussurgiu Emilio Chessa -. Ora lavoriamo per capire meglio come
migliorare la sicurezza ma senza forzare e snaturare la tradizione». Le proposte
non mancano, come le tribune nella parte alta di via Roma, dove partono i
cavalieri. «Ma tutto da soli non possiamo fare - dice Chessa -: faccio appello alla
Regione perchè anche Sa Carrela ’e nanti venga inserita nei grandi eventi della
Sardegna». Non bastano i soldi. Ci sono di mezzo anche la sicurezza delle persone
e degli animali. «Sì - ribatte Chessa -: occorre però chiarezza su una
responsabilità diffusa, che non può essere solo del Circolo ippico, nè della Pro loco
o del Comune ma condivisa tra tutte le componenti interessate». Futuro per il
quale già si prefigura una soluzione: dare corpo all’associazione Sa carrela ’e nanti
con il compito della gestione, e in capo a questa saranno tutte le responsabilità.
Lo scenario attuale, soprattutto dopo il provvedimento sulla sicurezza generato
dal Palio di Siena e introdotto l’anno scorso dal sottosegretario Martini anche per
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l’Ardia di Sedilo, inchioda il sindaco a pagare il conto in esclusiva di quanto accade.
«Una volta, se non morivi e scampavi a qualcosa durante l’Ardia andavi in chiesa,
facevi un ex voto, ringraziavi il santo, e tutto finiva lì - osserva Umberto Cocco,
primo cittadino di Sedilo -. Ora le persone denunciano. È un elemento nuovo. Se
non si tiene conto della sicurezza si mette a rischio l’organizzazione. Se ci sono
incidenti, il magistrato persegue». Fu così che qualche decennio fa un inquirente di
buon cuore avrebbe suggerito a un sindaco di stare lontano dal paese il giorno di
quell’Ardia. Appena due anni fa, quando i destini si incrociano, un giovane di Santu
Lussurgiu che assisteva all’Ardia finì in una cunetta, rimase ferito. Denunciò.
L’assicurazione gli ha risarcito 15mila euro. «Il punto è che c’è un quadro
normativo e chi è responsabile vi deve fare riferimento», conclude Cocco,
impegnato a perfezionare gli aspetti organizzativi della manifestazione.
Intanto di queste manifestazioni e giochi storici (comprese quelle sarde che ne
hanno i requisiti, Sartiglia in testa) che «costituiscono un’antica e nobile tradizione
delle strade e piazze italiane», si occupa una disegno di legge bibartisan (primo
firmatario il parlamentare del Pd Ermete Realacci) che verrà presentato alla
Camera la prossima settimana. Si tratta, di occasioni che valorizzano i centri
storici e che «rappresentano l’ossatura dell’inestimabile patrimonio storicoartistico italiano». Sviluppano un volume d’affari annuo di circa 650 milioni e
coinvolgono un pubblico annuo medio di 600mila persone. Dovranno essere
salvate e finanziate, spiega Realacci motivando l’iniziativa che istituirà l’Albo delle
manifestazioni.
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