ADAMO E CRISTO

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ADAMO E CRISTO
ADAMO E CRISTO
Cristo è risorto dai morti, primizia di col oro che sono morti. Perché, se per mezzo d i
un u om o venne la m or te, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti.
Come infatti in Adamo tutti muoiono, così i n Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno
però al su o posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli c he
sono di Cristo.
Poi sarà la fine, quando egli consegnerà i l regno a Dio Padre, dopo avere ridotto a l
nulla ogni Pr incipato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finc hé
non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi pi edi . L’ultimo nemico ad essere annienta to
sarà la m or te. (1 C orinzi 15, 20-26)
È un affresco grandioso quello che san Paolo dipinge in finale alla sua Prima
Lettera ai Corinzi : nel capitolo 15, inf att i, pr esenta la risurrezione di Cristo in tutta la
vastità del suo orizzonte di luce. Noi abbiam o scelto per la nostra riflessione domenica le
paolina una scena di f orte impatto, rita glian do la da quell’affresco. Potremmo intraved ere
in essa quasi due ri quadri. Nel primo si confr ontano due figure, Adamo e Cristo.
Da un lat o, c’è colui che incarna l’um an ità nella sua caducità e peccaminosità. In
Adam o, che in ebrai co significa “uomo t er reno” , ci ritroviamo tutti con la nostra miseria, col
marchio dell a morte in fronte, col peso della colpa. D’altro lato, ecco invece Cristo riso rto
che ha in sé t utt i i tratti dell’umanità, m a anche tutta la gloria della divinità. Ebbene, e g li
irradia la sua vita divina ed eterna in t utt i i f igli di Adamo che, con l’incarnazione, so no
divenuti suoi fratel li .
Questa i rradi azione trasformatr ice è ra ppresentata dall’Apostolo con un simbo lo,
quello dell’ aparché in greco, cioè dell a “pr imizia”. Come è noto, il primo frutto del gremb o,
il prim ogenito , e i pri mi prodotti della te rra n ell’antico Israele erano offerti a Dio perché e gli
li moltiplicasse poi in una famiglia fecon da di f igli e in un raccolto abbondante. Similme nte
Cristo è la «primizia dei morti» che sono risort i: è lui che ha aperto per primo la to mba
alla vita, è l u i che ha fecondato di ete rnità il sepolcro, è lui che ha reso la morte non u n
baratro di polvere e di t enebra, ma la soglia a perta verso la luce e la gloria.
Cristo è la primizia della stagion e p asquale, a cui tutti partecipiamo. A questo
punto possiamo fissare l’attenzione s ull’altr o riquadro che descrive la meta ultima e p iena
a cui la Pasqua ci vuole condurre. Quel cr ea to, uscito dalle mani di Dio nella sua belle zza
e bontà, è sta to sfregi ato dal peccato um an o ed è stato oscurato dall’irrompere del male
e di Satana. U sando il linguaggio de lla tr ad izione giudaica, Paolo parla delle teneb rose
presenze dei P ri ncipat i, delle Potenze e d elle Forze, una triade di realtà negative che
tormentano e sconvolgono la storia um ana.
Quando la risurrezione avrà comp iuto in pienezza il suo percorso nell’inte ra
umanità, questi pot eri occulti saranno f inalm ente resi inoffensivi e annientati. E Pa olo
definisce questa vi tt oria ricorrendo a un a cita zione del Salmo messianico 110 (109 ) in
cui Dio «pone tut ti i nemici sotto i suoi p iedi» . Ma l’avversario decisivo è la morte ch e la
Pasqua di Cr ist o eli mina dall’orizzonte . Si r ivela, così, la “primizia” di quel “raccolto ” d i
vita e di gioia che è appunto la meta fina le della storia. Allora saremo tutti nel regn o d i
Dio Padre, e «Dio sarà tutto in tutti» ( 1 Cor inzi 15, 28).
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