Schede integrative per animatori

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Schede integrative per animatori
Schede integrative per animatori
formazione-programmazione-verifica
0.1
Scheda biblica di approfondimento del tema, di incontro animatori, di programmazione (e/o verifica)
Cfr. Cap. 1 Molliamo gli ormeggi
Invoca lo Spirito Santo
Vieni, Spirito creatore, visita le nostre menti,
riempi della tua grazia i cuori che hai creato.
O dolce consolatore, dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell’anima.
Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola.
Sii luce all’intelletto, fiamma ardente nel cuore,
sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore.
Difendici dal nemico, reca in dono la pace,
la tua guida invincibile ci preservi dal male.
Luce d’eterna sapienza, svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore. Amen.
Dal Vangelo secondo Marco (1,21-28)
Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli
infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto
da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei:
il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità.
Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Momento personale
Raccogliti
Composizione di luogo: entro nella scena : guardo, ascolto, osservo, sento.
Chiedi un dono
Chiedo al Signore di poter stare alla sua presenza, che si fa viva nella Parola. Chiedo la disponibilità a lasciarmi raggiungere e
toccare il cuore da essa. Chiedo al Signore di potermi affidare con libertà al suo progetto per me, per il gruppo animatori, per
gli adolescenti.
Leggi
Marco (1,21-28) leggo e rileggo la parola, mi lascio raggiungere e condurre da una parola che scalda il cuore, lascio che mi
ritornino in mente altri brani che quella parola mi ricorda, immagini che vi si legano e mi apro alla contemplazione
Medita/Contempla
Il villaggio di Cafarnao è una meta importante per Gesù. Possiamo pensare che qui Gesù si sia stabilito per un certo tempo,
conoscendo Simon Pietro e il suo clan. Qui Gesù da buon ebreo entra nella sinagoga e insegna. Non sappiamo che cosa ha
detto, sappiamo però l’effetto delle sue parole: lo stupore del villaggio per l’autorità del suo parlare; il grido di un demone che
non vuole assolutamente avere a che fare con Gesù. La situazione è interessante: la gente si stupisce e si pone delle domande
su di Lui; il demone conosce qualcosa che la gente non sa e perciò vuole distanziarsi da Gesù. Il demone conosce: «Io so chi tu
sei» (1,34; 3,11), ma conoscere non è aderire. Puoi sapere molte cose su Gesù, ma non aderire a Lui, anzi puoi percepirlo come
un nemico. La gente che non lo conosce invece si stupisce e si pone della domande. Questo è un passaggio molto importante:
sei chiamato ad abbandonare le cose che pensi di sapere su Gesù e cominciare, così, a stupirti, a farti delle domande e quindi
ad approfondire. Come si comporta Gesù con il demone? Non lo uccide, ma gli ordina di tacere (4,35-39) e lo scaccia: questo
modo di fare è degno di attenzione. Da una parte troverai un Gesù che ha il potere sul male, dall’altra un Gesù che non si
mostrerà mai violento con lui; difatti non lo elimina, non lo uccide. Gesù affronterà direttamente il male quando esso cercherà
di impossessarsi di Lui e di ucciderlo: anche in questo caso Gesù eserciterà il suo potere sul male, senza usare la violenza, ma
consegnandosi. Gesù accoglie e ama anche chi lo vuole morto.
Rispondi
Conoscere qualcosa di Gesù non significa che lo ami, che ti affidi a lui, in poche parole aderire: sei in grado di riconoscere la
differenza tra la fede e il conoscere?
La parola del Vangelo è in grado di stupirti?
Se sei ancora insensibile alla sua parola, cosa potrebbe aprirti gli occhi della meraviglia e dello stupore?
Lodo il Signore per il dono della sua Parola
Salmo 119,25-32(d) a p. 10.
Prego il Signore
Donami Signore di conoscerti come un innamorato:
di stupirmi ad ogni tuo gesto, di meravigliarmi ad ogni tua parola, di portare nel cuore e nella mente quello che fai per me.
Donami la fede: aderire a te, unica roccia di salvezza.
Sintetizzo in poche parole chiave la mia riflessione, pensieri e sentimenti emersi dalla preghiera, espressione del dialogo
intimo e profondo.
Momento comunitario
Condivido una o due parole, una domanda/desiderio
Ringrazio il Signore per il tempo di incontro con Lui (con una preghiera spontanea o un semplice Padre Nostro)
Momento operativo
Spazio per l’approfondimento e la programmazione tra animatori, dando uno sguardo al capitolo lasciare lo spazio per
impostare gli incontri insieme (in un secondo tempo si possono pianificare meglio nei dettagli)
Schede integrative per animatori
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0.2
Scheda biblica di approfondimento del tema, di incontro animatori, di programmazione (e/o verifica)
Cfr. Cap. 2 Gesù: il grande ammiraglio
Invoca lo Spirito Santo
Onnipotente Spirito Paraclito
Penetra nell’intimo del mio cuore con la tua divina potenza.
Vieni in me, dolce ospite dell’anima, illumina con il fulgore della tua luce splendente
ogni angolo tenebroso del mio cuore.
Vieni in me, dolcissimo sollievo: visita e feconda con la tua rugiada il mio spirito,
reso sterile da una lunga aridità.
Vieni in me, sorgente d’acqua viva: dissetami al torrente del tuo amore,
perché non trovi più piacere nelle vane e vuote dolcezze del mondo.
Beato chi merita di ospitarti:
con te verranno a prendere dimora nel suo cuore il Padre e il Figlio.
Vieni stella dei naviganti porto dei naufraghi.
Vieni splendore di ogni vivente, dei morenti unica salute. Amen.
Dal Vangelo secondo Marco (9,2-10)
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu
trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle
così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì,
è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa
dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio
mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio
dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. Momento personale (’30)
Raccogliti
Composizione di luogo: entro nella scena : guardo, ascolto, osservo, sento.
Chiedi un dono
Chiedo al Signore di poter stare alla sua presenza, che si fa viva nella Parola. Chiedo la disponibilità a lasciarmi raggiungere e
toccare il cuore da essa. Chiedo al Signore di potermi affidare con libertà al suo progetto per me, per il gruppo animatori, per
gli adolescenti.
Leggi
Marco (9,2-10) leggo e rileggo la parola, mi lascio raggiungere e condurre da una parola che scalda il cuore, lascio che mi
ritornino in mente altri brani che quella parola mi ricorda, immagini che vi si legano e mi apro alla contemplazione
Medita/Contempla
Proprio come nel suo primo inizio per le strade di Galilea Gesù ha ricevuto una voce dal cielo che lo confermava, così ora il
Padre, di fronte alla scelta di andare a Gerusalemme, conferma le intenzioni del Figlio. È di nuovo un Padre che propone come
unico progetto per suo Figlio il seguente: tu sei mio Figlio «amato», agapetos (1,11). Le intenzioni del Figlio sono quelle del
Padre e viceversa: quale sintonia tra il Padre e il Figlio, che unità di intenti, che libertà d’iniziative.
L’amore trasfigura, l’amore coinvolge: Gesù porta con sé i suoi amici più vicini e concede loro una bella esperienza, trasformante.
La veste nel mondo antico indica l’identità della persona (spesso oggi serve per sfoggiare una immagine apparente di sé): la
veste bianchissima richiama la resurrezione. In questo contesto di luce Gesù prende parte ad un colloquio, in questo dialogo
creativo con la Legge, rappresentata da Mosè e la Profezia, rappresentata da Elia. Gesù al centro è l’Amore. Nessuna legge e
nessuna profezia hanno senso senza l’amore. La legge può addirittura schiavizzare (7,4), la profezia può farti perdere il senso
della vita presente (7,6) e improvvisarti un rivoluzionario che profetizza un regno possibile solo se si butta via il passato, cose
che Gesù si è ben guardato di essere (12,28-34). L’amore è l’unico vincitore perché l’unico che sa perdere.
Su questo «monte alto» (vedi foto 13, p. 133) cielo e terra si toccano, i discepoli sono coinvolti in qualcosa di più grande di loro,
che li coinvolge nella luce e un po’ li fa sognare e straparlare…Gesù è confermato dalla Legge, dalla Profezia, dall’Amore del
Padre. La sua voce lo ha sempre accompagnato sulle strade di Galilea, ora lo accompagna sulla strada verso Gerusalemme!
Questo amore trasformante, questa cosmesi spirituale, questa luce e questo biancore è bellissimo, però non può durare in
eterno, altrimenti si confonderebbe il mondo con il paradiso. Nella storia le cose speciali e particolarmente belle sono effimere,
una specie di antipasto che ci orienta il cammino verso il Cielo, ma non durature. Così dal monte si scende.
Rispondi
Hai conosciuto persone trasfigurate dall’amore di Cristo? Come è possibile?
Come leggi le esperienze belle che conosci ma che sono durate poco?
Cosa significa scendere dal monte?
Lodo il Signore per il dono della sua Parola
Salmo 119,89-96
Prego il Signore
Signore donami di accettare ciò che sono, il mio corpo, le mie debolezze, la mia storia.
Poi trasfigura tutto questo, perché non solo sia accettato ma diventi segno della tua luce.
Che io scopra che nella mia debolezza si manifesta al tua potenza,
che nei miei fallimenti, si veda la tua croce,
nella mia storia ferita, si vedano le feritoie delle tua luce.
Sintetizzo in poche parole chiave la mia riflessione, pensieri e sentimenti emersi dalla preghiera, espressione del dialogo
intimo e profondo.
Momento comunitario (’20)
Condivido una o due parole, una domanda/desiderio, nella semplicità e fraternità
Ringrazio il Signore per il tempo di incontro con Lui (con una preghiera spontanea o un semplice Padre Nostro)
Momento operativo (’45)
Spazio per l’approfondimento e la programmazione tra animatori
Dando uno sguardo al capitolo lasciare lo spazio per impostare gli incontri insieme (in un secondo tempo si possono pianificare
meglio nei dettagli)
Schede integrative per animatori
formazione-programmazione-verifica
0.3
Scheda biblica di approfondimento del tema, di incontro animatori, di programmazione (e/o verifica)
Cfr. Cap. 3 Compagni d’avventura
Invoca lo Spirito Santo
O Gesù mio, inondami del tuo Spirito
e della tua vita. Penetra in me e impossessati del mio essere così pienamente,
che la mia vita sia soltanto una irradiazione della tua.
Aiutami a spargere il profumo di te, ovunque vada.
Che ogni anima che avvicino senta ala tua presenza nella mia anima.
Che io cerchi e veda non più me, ma soltanto te.
Fa’ che io ti lodi nel modo che a te più piace,
effondendo la tua luce su quanti mi circondano.
Che io predichi te senza parlare, non con la parola, ma con mio esempio, con la forza che trascina, con l’amore che il mio
cuore nutre per te.
Dal Vangelo secondo Marco (4,35-41)
In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così
com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella
barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro,
non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande
bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un
l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Momento personale (‘30)
Raccogliti
Composizione di luogo: entro nella scena : guardo, ascolto, osservo, sento.
Chiedi un dono
Chiedo al Signore di poter stare alla sua presenza, che si fa viva nella Parola. Chiedo la disponibilità a lasciarmi raggiungere e
toccare il cuore da essa. Chiedo al Signore di potermi affidare con libertà al suo progetto per me, per il gruppo animatori, per
gli adolescenti.
Leggi
Marco (4,35-41) leggo e rileggo la parola, mi lascio raggiungere e condurre da una parola che scalda il cuore, lascio che mi
ritornino in mente altri brani che quella parola mi ricorda, immagini che vi si legano e mi apro alla contemplazione
Medita/Contempla
Questo racconto è vivace e colorito, ambientato nel mare di Galilea, il lago di Tiberiade. Due avvenimenti lo inquadrano: «e
avvenne una grande bufera di vento» (4,37), «e vi fu grande bonaccia» (4,39). Durante la bufera Gesù dormiva: come mai?
È lo stesso dormire che abbiamo già trovato in 4,27. E’ un verbo che non esprime un atteggiamento di menefreghismo o
indifferenza, ma esprime la piena fiducia che Gesù ha nei suoi discepoli, come il seminatore nel seme. Ma i discepoli tradiscono
subito questa fiducia e, presi dal panico, dicono al Maestro: «Non ti importa che moriamo?». Questa non è solamente una
semplice domanda, ma una vera e propria preghiera; è un grido che si innalza al Signore in un momento di prova. Il mare
nella simbologia biblica, rappresenta il male (5,13): i discepoli sono dunque chiamati dal Signore ad attraversare il mare, con
i loro problemi, con le loro tentazioni per imparare a starci proprio nel momento della tempesta. Ciò che realmente rischia di
far affondare la barca non è certo la forza della tempesta, ma piuttosto la poca fede nel Maestro. «Taci, calmati!»: è l’ordine
che Gesù impone al mare. È una tipica espressione di esorcismo (1,15). Gesù non elimina il male, altrimenti sarebbe come
lui: uccisore; lo calma, invece; il Maestro riporta il male al suo giusto posto. Ma quello stesso «Taci, calmati!» è rivolto anche
al cuore dei discepoli, schiavi della paura e orfani della meta a cui guardare, cioè il loro Signore. La barca con i discepoli e
Gesù è simbolo della chiesa: la chiesa del primo secolo attraversava momenti di prova, di persecuzione (4,17) e Dio sembrava
dormire di fronte alla morte dei primi cristiani. Con Gesù la barca attraversa un mare in tempesta, la storia; con Gesù la chiesa
non muore mai…è Lui che porta a riva, non gli uomini.
Lodo il Signore per il dono della sua Parola
Salmo 119,137-144(c) a p. 10.
Prego il Signore
Elevo a Te il mio grido di preghiera, o Padre, per tutte le tempeste
che si stanno abbattendo su questo mondo, fino ad arrivare a quelle
che forse anch’io sto vivendo o vedo esserci in qualche persona
a cui voglio bene. Ti affido queste situazioni, sapendo che
l’aver fede in Te, non permette alla barca di affondare.
Rispondi
«Non ti importa che moriamo?»…può un grido essere preghiera? Ti è mai capitato di gridare qualcosa a Dio?
Quali tempeste hai affrontato nella tua vita? Hai preferito fuggire o viverle?
Queste tempeste ti hanno poi insegnato qualcosa? Hanno cambiato il tuo rapporto con Dio Padre?
Sintetizzo in poche parole chiave la mia riflessione, pensieri e sentimenti emersi dalla preghiera, espressione del dialogo
intimo e profondo.
Momento comunitario (‘20)
Condivido una o due parole, una domanda/desiderio
Ringrazio il Signore per il tempo di incontro con Lui (con una preghiera spontanea o un semplice Padre Nostro)
Momento operativo (’45)
Spazio per l’approfondimento e la programmazione tra animatori
Dando uno sguardo al capitolo lasciare lo spazio per impostare gli incontri insieme (in un secondo tempo si possono pianificare
meglio nei dettagli)
Schede integrative per animatori
formazione-programmazione-verifica
0.4
Scheda biblica di approfondimento del tema, di incontro animatori, di programmazione (e/o verifica)
Cfr. Cap. 4 A vele spiegate
Invoca lo Spirito Santo
Spirito Santo
anima dell’anima mia, in te solo posso esclamare: Abbà, Padre.
Sei tu, o Spirito di Dio, che mi rendi capace di chiedere e mi suggerisci che cosa chiedere.
Spirito d’amore suscita in me il desiderio di camminare con Dio: solo tu lo puoi suscitare.
Spirito di santità, tu scruti le profondità dell’anima nelle quali abiti,
e non sopporti in lei neppure le minime imperfezioni:
bruciale in me, tutte, con il fuoco del tuo amore.
O dolce e soave orienta sempre più la mia volontà verso la tua,
perché la possa conoscere chiaramente,
amare ardentemente e compiere efficacemente. Amen.
S. Agostino
Dal Vangelo secondo Marco (1,29-34)
E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era
a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla
porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché
lo conoscevano.
Momento personale (’30)
Raccogliti
Composizione di luogo: entro nella scena : guardo, ascolto, osservo, sento.
Chiedi un dono
Chiedo al Signore di poter stare alla sua presenza, che si fa viva nella Parola. Chiedo la disponibilità a lasciarmi raggiungere e
toccare il cuore da essa. Chiedo al Signore di potermi affidare con libertà al suo progetto per me, per il gruppo animatori, per
gli adolescenti.
Leggi
Marco (1,29-34) leggo e rileggo la parola, mi lascio raggiungere e condurre da una parola che scalda il cuore, lascio che mi
ritornino in mente altri brani che quella parola mi ricorda, immagini che vi si legano e mi apro alla contemplazione
Medita/Contempla
Non lontano dalla sinagoga, dopo aver raggiunto il villaggio di Cafarnao, Gesù e i suoi discepoli giunsero ad una casa molto
caratteristica, tipica di quel tempo. Sopra quella casa, lungo i secoli fino ad oggi, furono costruite delle chiese: si tratta della
casa di Pietro (vedi foto 8, p. 133). La sua struttura è semplice e piccola perché in quel tempo si preferiva vivere all’aperto. In
quella casa una donna stava male: la suocera di Pietro era distesa nel letto, ferma, immobile come quando si è morti, piegati
a terra. Gesù esce dalla sinagoga e passa dalle parole insegnate a quelle vissute: ascolta quel che dice Pietro e si prende cura
di chi soffre e sta male.
Prova a sottolineare con la matita i gesti dell’amore. «Gesù si avvicina»: non teme la donna e il suo male; «la solleva»: si potrebbe
tradurre «la risorse» (perché il verbo che Marco usa qui è egheiro «risorgere») le restituisce la posizione eretta, in piedi; «la
prende per mano»: Gesù non ha paura di toccare: prendere la sua mano non vuol dire trattenere, ma liberare. A questo punto
la donna guarita si mette a servire: tutto ciò è bellissimo! L’amore ricevuto diventa a sua volta l’amore servizievole e umile
della donna: quella casa rappresenta la chiesa dove i guariti, i salvati dal peccato e dalla morte, si spendono per gli altri, si
mettono a servizio, umile e nascosto. La donna non parla mai, non è necessario: lo fa tramite il suo amore e il suo servizio.
L’amore liberante di Gesù genera il servizio libero e guarito da ogni arroganza.
Rispondi
Come sono i nostri gesti? Desideriamo la tenerezza e la libertà di Gesù?
Ti sei mai domandato cosa significa per te «servire»? nella tua casa «servi»?
Servono coloro che sono guariti: quando ti metti a servizio perché lo fai? Per dimostrare qualcosa o perché qualcuno ti amato?
Lodo il Signore per il dono della sua Parola
Salmo 119,33-40
Prego il Signore
Donami signore di fidarmi della tua mano,
che mi solleva dalle mie infermità fisiche e morali
e che mi abilita a servire e amare.
Donami di diventare l’amore che mi dai.
Sintetizzo
in poche parole chiave la mia riflessione, pensieri e sentimenti emersi dalla preghiera, espressione del dialogo intimo e
profondo.
Momento comunitario (’20)
Condivido una o due parole, una domanda/desiderio
Ringrazio il Signore per il tempo di incontro con Lui (con una preghiera spontanea o un semplice Padre Nostro)
Momento operativo (’45)
Spazio per l’approfondimento e la programmazione tra animatori
Dando uno sguardo al capitolo lasciare lo spazio per impostare gli incontri insieme (in un secondo tempo si possono pianificare
meglio nei dettagli)
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0.5
Scheda di approfondimento del tema
La copertina:
Icona del Cristo Pantocratore,
prima metà del VI secolo, Monastero di
S. Caterina al Sinai
Questa icona del Cristo Pantocratore è la più antica giunta
ai giorni nostri (successivamente analizzerò meglio questa
tipologia). Risale alla prima metà del IV secolo, dipinta su
tavola con tecnica a encausto (il colore si unisce alla cera a
caldo). La sua conservazione è dovuta al luogo dove è stata
tenuta e cioè nel monastero di Santa Caterina del Sinai (una
fortezza costruita nel deserto per proteggere i monaci tra il
548 e il 565 dall’imperatore Giustiniano).
La tavola misura 84x45,5 cm e risulta tagliata. Il Cristo
dovrebbe essere seduto su un trono che si scorge dietro le sue
spalle. Ha il nimbo (aureola) crociato, su fondo oro-verdastro
cosparso di stelle dorate. È raffigurato frontalmente anche
se si intuisce una leggerissima torsione e il suo sguardo va
sempre oltre. La sua veste (maphorion) forse inizialmente
era rosso porpora perché era il colore imperiale.
La mano destra è benedicente mentre con la sinistra regge
un libro tempestato di pietre preziose.
La parola Pantocràtor letteralmente significa: “Colui che
contiene tutte le cose” o anche “Dominatore su tutto”.
L’immagine, rappresentata a mezzo busto, vuole riproporre
in qualche modo l’umile storia dell’uomo di Nazareth e la sua regalità. Soprattutto questo indissolubile mistero di Dio che si fa
uomo lo si può leggere nelle dita della mano destra che benedice. Infatti la posizione delle dita ha un doppio significato: le tre
dita unite simboleggiano la Santissima Trinità, mentre le altre due stanno ad indicare le due nature di Cristo, perché formano
il monogramma greco di Cristo (XC JC - Jesous Christos).
Anche lo sguardo apparentemente severo del Volto mette in risalto che il Verbo incarnato è l’immagine del Padre.
Il Libro della Vita tenuto dalla mano sinistra del Pantocràtor, in opposizione al rotolo sigillato, sta ad affermare che la Rivelazione
di Dio Padre è avvenuta in Cristo suo Figlio.
La tunica rossa indica la sua regalità (divinità), mentre il mantello blu la sua umanità.
Il volto dipinto frontalmente come tutti i volti delle icone, che non sono mai raffigurati di profilo, sta a significare che la Parola
di Dio (che è Cristo stesso) deve essere accolta “faccia a faccia con tutti i nostri sensi: gli orecchi, sempre visibili, ascoltano la
Parola di Dio; il naso ne sente il profumo;la bocca parla lodandola, le mani indicano anche la bellezza, bontà e verità e gli occhi
contemplano il suo mistero” (Guillem Ramos Poquì, Come si dipinge un’icona - Ed. Piemme 1991).
L’oro nelle icone rappresenta la luce pura, il paradiso e separa il mondo sacro (l’icona è luogo della santità di Dio) dal mondo
profano.
Il centro della composizione- costruita su una serie di cerchi concentrici - è il volto del Signore, assorto e severo, ma anche
infinitamente misericordioso; un volto in cui si esprime tutto l’amore doloroso ed appassionato per l’uomo, amore che lo porta
a morire per ricondurre al Padre la creazione, affinché questa possa partecipare alla vita divina.
I tratti fini e delicati ne sottolineano la bellezza e la giovane baldanza: il naso sottile, la bocca socchiusa nell’atto di soffiare lo
Spirito, la cui presenza è evidenziata dall’innaturale collo rigonfio.
Davanti a questa icona Romano il Melode (+ ca. 560) pregava: “Possa io vedere la tua immagine divina, con coscienza pura,
e proclamare: A te conviene onore e adorazione, al Padre, al Figlio con lo Spirito, da tutta la creazione e sempre, nei secoli
dei secoli, o Amico degli uomini”.
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0.6
Scheda di approfondimento del tema
Dal Catechismo della Chiesa Cattolica: LE VIRTU’
1803 « Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo
sia oggetto dei vostri pensieri » (Fil 4,8).
La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene. Essa consente alla persona, non soltanto di compiere atti
buoni, ma di dare il meglio di sé. Con tutte le proprie energie sensibili e spirituali la persona virtuosa tende verso il
bene; lo ricerca e lo sceglie in azioni concrete:
« Il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simili a Dio ».81
I. Le virtù umane
1804 Le virtù umane sono attitudini ferme, disposizioni stabili, perfezioni abituali dell’intelligenza e della volontà
che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e guidano la nostra condotta secondo la ragione e la fede.
Esse procurano facilità, padronanza di sé e gioia per condurre una vita moralmente buona. L’uomo virtuoso è colui
che liberamente pratica il bene.
Le virtù morali vengono acquisite umanamente. Sono i frutti e i germi di atti moralmente buoni; dispongono tutte
le potenzialità dell’essere umano ad entrare in comunione con l’amore divino.
II. Le virtù teologali
1812 Le virtù umane si radicano nelle virtù teologali, le quali rendono le facoltà dell’uomo idonee alla partecipazione
alla natura divina.85 Le virtù teologali, infatti, si riferiscono direttamente a Dio. Esse dispongono i cristiani a vivere in
relazione con la Santissima Trinità. Hanno come origine, causa ed oggetto Dio Uno e Trino.
1813 Le virtù teologali fondano, animano e caratterizzano l’agire morale del cristiano. Esse informano e vivificano
tutte le virtù morali. Sono infuse da Dio nell’anima dei fedeli per renderli capaci di agire quali suoi figli e meritare la
vita eterna. Sono il pegno della presenza e dell’azione dello Spirito Santo nelle facoltà dell’essere umano. Tre sono
le virtù teologali: la fede, la speranza e la carità.86
La fede
1814 La fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio e a tutto ciò che egli ci ha detto e rivelato, e
che la Chiesa ci propone da credere, perché egli è la stessa verità. Con la fede « l’uomo si abbandona tutto a Dio
liberamente ».87 Per questo il credente cerca di conoscere e di fare la volontà di Dio. « Il giusto vivrà mediante la
fede » (Rm 1,17). La fede viva « opera per mezzo della carità » (Gal 5,6).
1815 Il dono della fede rimane in colui che non ha peccato contro di essa.88 Ma « la fede senza le opere è morta »
(Gc 2,26). Se non si accompagna alla speranza e all’amore, la fede non unisce pienamente il fedele a Cristo e non
ne fa un membro vivo del suo corpo.
1816 Il discepolo di Cristo non deve soltanto custodire la fede e vivere di essa, ma anche professarla, darne
testimonianza con franchezza e diffonderla: « Devono tutti essere pronti a confessare Cristo davanti agli uomini,
e a seguirlo sulla via della croce attraverso le persecuzioni, che non mancano mai alla Chiesa ».89 Il servizio e la
testimonianza della fede sono indispensabili per la salvezza: « Chi [...] mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo
riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò
davanti al Padre mio che è nei cieli » (Mt 10,32-33).
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0.7
Scheda di approfondimento del tema
I GIARDINI DELL’EDEN
Genere:Drammatico
Regia: Alessandro D’Alatri
Interpreti: Kim Rossi Stuart (Jeoshua), Said Taghmaoui
(Aziz), Boris Ter- ral (Jochannan), Kassandra Voyagis
(Miriam), Renzo Stacchi (Centurione), Asher Cohen (Jeoshua
bambino), Omar Chenbod (Josef), Lorenzo Cherubini (David),
Massimo Ghini (ufficiale romano).
Nazionalità: Italia (1998)
Distribuzione: Medusa
Anno di uscita: 1998
Soggetto: Alessandro D’Alatri Scenegg.: Alessandro D’Alatri, Miro Silvera Fotografia : (Panoramica/a colori) Federico Masiero Musiche: Pivio, Aldo De Scalzi Montagg.: Cecilia Zanuso Durata: 95’ Produzione: Magic Moments, Medusa Film, Rete Italia
Giudizio: Raccomandabile/problematico/dibattiti**
Tematiche: Gesù; Tematiche religiose; Soggetto: In Galilea il piccolo Jeousha si prepara ad affrontare il momento più importante nella vita di un adolescente, ossia
il Bar Mitzwah, il rito di ingresso nel mondo degli adulti. Si reca così a Gerusalemme, accompagnato da altre famiglie del suo
villaggio e dal cugino e coetaneo Johannan. Nel tempio, Jeousha impressiona i saggi per la sua sensibilità ed intelligenza, e poi a
contatto con la vita convulsa della città ha modo di fare esperienze e conoscere meglio le persone e i loro problemi. Crescendo,
lavora con i fratelli nella bottega da carpentiere del padre Joseph. Ma il lavoro non riesce a coinvolgerlo completamente.
Morto il padre, decide di abbandonare il villaggio e di mettersi di nuovo in viaggio alla volta di Gerusalemme e di altri luoghi,
dove ha modo di verificare di persona le situazioni di scontentezza della popolazione nei confronti dei soldati romani. Lo
avvicinano alcuni zeloti, che stanno organizzando azioni di ribellione ma rifiuta l’uso che essi fanno della violenza e di nuovo
parte, mettendosi al seguito dei carovanieri che battono le piste dei mercati nelle provincie più lontane. Nel corso di questi
viaggi, si mescola a costumi, religioni e filosofie diverse, a fronte delle quali sente giunto il momento di trasmettere agli altri il
bagaglio di conoscenze e di esperienze finora acquisito. Chiama a seguirlo alcuni uomini e con loro si mette in movimento per
portare a tutte le genti un messaggio di rispetto e di amore reciproco tra tutti gli esseri umani.
Valutazione Pastorale: Il regista D’Alatri racconta come Gesù, accanto a suo padre Giuseppe e a Maria sua madre, abbia
potuto imparare a pregare, abbia appreso la storia del suo popolo e sia cresciuto “in sapienza, età e grazia”. Portando sullo
schermo un periodo non raccontato dai Vangeli, D’Alatri cerca di capire che cosa potrebbe essere successo negli anni della
formazione di Gesù, quelli nei quali anche lui ha vissuto il tempo della crescita. Avviandosi verso l’età adulta, Gesù affronta la
vita come un impegnativo cammino che lo preparerà alla missione della predicazione alle genti. Il regista é rimasto affascinato
dal delicato e complesso problema della coscienza umana di Gesù. Va ricordato al riguardo che il regista non ha inteso
affrontare il problema propriamente cristologico del rapporto tra natura umana e natura divina nella persona di Gesù. Ciò
comporta qualche motivo di non chiarezza al riguardo, in quanto la figura umana di Gesù possiede sì grande dignità morale,
ma non quella assoluta originalità e singolarità che lascia trasparire, come nei Vangeli, il mistero della sua Persona. Il film non
si ispira ad alcun testo biblico, é una sceneggiatura originale, che D’Alatri ha scritto con la collaborazione dello scrittore ebreo
Miro Silvera e che parte dalla sua comprensione personale del mistero di Dio incarnato, all’interno di un pregevole lavoro
di ricostruzione del contesto storico-culturale. L’autore dimostra una voglia sincera di ricostruire un’immagine di Gesù non
diversa o stravolta, in grado di parlare all’uomo distratto e spesso confuso di fine Millennio. Il film, a causa della complessità
della tematica cristologica toccata, risulta di taglio problematico e tuttavia é da valutare come raccomandabile per la nobiltà
del soggetto e la sensibilità con cui esso viene trattato. Si presta per dibattiti, tenendo peraltro ben presente il limite cristologico
(e concretamente anche storico) sopra ricordato.
Schede integrative per animatori
formazione-programmazione-verifica
0.8
SCHEDA DI VERIFICA
COS’È?
È lo sguardo globale: aspetti positivi, problematici, negativi; senza giudicare.
• Descrive il vissuto personale e quello del gruppo;
• Da un’interpretazione dei fatti, delle interazioni, delle connessioni tra conoscenze ed esperienza;
• Dice l’importanza che l’apprendimento ha per i soggetti.
Resistenze:
• Dubbio che la verifica sia una perdita di tempo
• Paura di scoprire ciò che non è ben riuscito
• Non sapere come fare
• Domanda di fondo sulla valutabilità della fede
Vantaggi:
- interesse ad essere efficaci (tempo guadagnato)
- questione di onestà e di rispetto verso le persone
- conversione evangelica: una catechesi è cristiana, se mette in discussione.
PERCHÉ VALUTARE?
Vantaggi per:
Destinatari
• Aiuto ad autovalutarsi
• Permette di identificare i risultati ottenuti
• Permette di conoscere il proprio modo relazione, i ritmi di apprendimento, i talenti
Animatori
• Aiuto a migliorarsi
• Modificare il contenuto di un’attività o di una serie di incontri
• Migliora gli strumenti pedagogici, i metodi, il clima
• Perfeziona i suoi interventi.
COSA VALUTARE (ambiti)?
per aree
sapere = conoscenze
saper fare = competenze, abilità, comportamenti
saper essere = atteggiamenti
ASPETTI PRINCIPALI:
tema - finalità - raggiungimento degli obiettivi - soddisfazione dei soggetti - metodi impiegati - modo di intervenire - clima che si è
stabilito - ritmi, orari, ambiente - modo di utilizzare i talenti e le risorse disponibili nel gruppo.
QUANDO VALUTARE (momenti)?
all’inizio: valutazione di tipo diagnostico; “cosa sanno i membri del gruppo rispetto a quello che si vuole proporre?”. Ciò si avvicina molto al
rilievo dei bisogni.
durante: valutazione intermedia per confermare o modificare il cammino.
alla fine: valutazione finale o sommativa.