Visite limitate, medici in rivolta

Transcript

Visite limitate, medici in rivolta
2
L’UNIONE SARDA venerdì 5 febbraio 2016
www.unionesarda.it
PRIMO PIANO | SANITÀ
I sindacati all’assessore Arru: congeli il decreto Lorenzin e convochi il tavolo di confronto
Visite limitate, medici in rivolta
Il giro di vite sulle prestazioni crea disparità tra ricchi e poveri
«È SPAVENTOSO CHE LO STATO PREFERISCA RISPARMIARE
LA STRETTA
OGGI E NON VALUTARE QUELLO CHE PUÒ SUCCEDERE IN
Allarme
dei medici
sul decreto
del ministro
della Salute
Lorenzin,
che impone
una serie
di limiti
alla
prescrizione
di molti esami
e visite.
«Crea disparità
tra cittadini
benestanti
e non,
cancella
la possibilità
di fare
prevenzione»,
dicono i camici
bianchi
FUTURO SENZA PREVENZIONE», DICE
GO DELLO
DOMENICO SALVASNAMI.
Controllo del colesterolo,
risonanze magnetiche e Tac,
cure odontoiatriche, ad
esempio, d’ora in avanti potranno essere prescritti soltanto a certe rigide condizioni, in nome del risparmio,
del taglio agli sprechi e dell’appropriatezza. Chi - secondo le nuove regole - non
ne ha più diritto, deve pagare di tasca propria o rinunciare. Obiettivo: ridurre la
spesa monstre della sanità.
Ma non tutti sono convinti
che sia la strada giusta. Non
lo credono molti medici, che
lanciano l’allarme sull’impossibilità di fare prevenzione e sono preoccupati per
eventuali sanzioni in caso di
errori (una mobilitazione
generale è prevista per il 17
e il 18 marzo), e non lo pensano i pazienti, che si sentono defraudati del sacrosanto
diritto di essere curati al meglio.
Ci sono Regioni che hanno “congelato” il famigerato
decreto Lorenzin (entrato in
vigore nei giorni scorsi) sul
giro di vite a visite e prestazioni (oltre 200 le voci sottoposte a paletti) e nell’Isola -
come nella maggior parte
d’Italia - parte l’appello all’assessore alla Sanità: «Sospendiamolo anche noi, evitiamo tutti insieme che in
Sardegna solo i benestanti si
possano curare». Il presidente regionale e vice presidente nazionale dello Snami
(sindacato nazionale medici
italiani), Domenico Salvago,
ha scritto a Luigi Arru chiedendo «la convocazione urgente del Comitato della me-
dicina generale, per affrontare i temi delle cure territoriali, deliberate dalla Regione e mai discusse nelle sedi
istituzionali con le organizzazioni sindacali».
Per capire meglio quali saranno gli effetti di questo
provvedimento - che già a
settembre, quando fu presentato, scatenò l’ira dei camici bianchi che minacciarono lo sciopero nazionale al
grido di “No allo Stato che si
sostituisce al dottore” - basta pensare, per stare sulle
cose più diffuse, «che il pacchetto di routine delle analisi, il check up di controllo
per vedere come sta il fegato, diventerà tutto a pagamento. Oppure, per il colesterolo, la misurazione sarà
consentita solo dopo i 40 anni, a chi presenta valori fuori norma e fattori di rischio
cardiovascolari, e non potrà
essere ripetuta regolarmen-
te. Ancora: la massa sarà
esclusa dalla possibilità di
usufruire del dentista della
mutua».
Aggiunge Salvago: «I medici stanno bloccando le
prescrizioni ai pazienti, si
preferisce non fare per evitare di sbagliare. È la prima
volta che lo Stato interviene
così pesantemente, ed è spaventoso che si preferisca risparmiare oggi e non valutare quello che può succedere
in futuro senza prevenzione».
Hanno preparato un cartello da appendere negli ambulatori, un «avviso agli assistiti» che spiega che «è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale un decreto che limita
la prescrizione di esami di
laboratorio e di diagnostica
in alcuni casi particolari. Esso risponde a logiche puramente economiche e non
dettate da finalità di tutela
della salute».
Così, lo Snami chiede all’assessore, «alla stregua di
ciò che sta succedendo in altre regioni italiane, il “congelamento” del decreto Lorenzin sull’appropriatezza
prescrittiva, in attesa che le
rappresentanze dei sindacati, delle società scientifiche e
degli ordini dei medici possano definire come rimodulare questa oscenità che inciderà inevitabilmente sulla
salute psichica e fisica del
nostro popolo, acuendo le
discriminazioni sociali ed
economiche tra cittadini».
Molto critica anche la
Fimmg (federazione italiana
medici di medicina generale) che ha diffuso un vademecum per aiutare i dottori
a districarsi nel «caos cervellotico» della nuova norma e
avverte: «Al di là delle parole ad effetto profuse in questi mesi da un ministro della Salute che non ha rispettato l’impegno pubblicamente assunto di mitigare la norma, se il decreto è la ricetta
per aiutare la sostenibilità
del sistema sanitario la scelta è caduta sulla negazione
dei diritti dei cittadini. Il
provvedimento porterà solo
numerosi disagi e l’aumento
della spesa privata».
Cristina Cossu
RIPRODUZIONE RISERVATA
Polemica sui dati relativi al fabbisogno. Del Zompo: non esiste alcun surplus
In Sardegna ci sono trop-
pi medici: questo, almeno,
ha stabilito uno studio di un
gruppo di ricerca che ha lavorato per conto della conferenza delle Regioni. E il
ministero della Salute ha
scritto nei giorni scorsi all’assessorato regionale della
Sanità. Da Roma vogliono
conoscere qual è il fabbisogno sanitario nell’Isola, quali professionisti servono e
dove. Ma c’è un problema di
fondo, che viene sollevato
dal Rettore dell’Università
di Cagliari, Maria Del Zompo: i dati elaborati non corrispondono al vero, sostiene la Magnifica, il problema
non esiste. C’è invece un’altra grana. Il mittente è un
altro ministero, quello dell’Istruzione, che ha imposto
il parametro del numero minimo di iscritti per la sopravvivenza delle classi di
laurea. Una soglia che si
stenta a raggiungere nei corsi per le professioni sanitarie. Risultato, dove non si
arriva all’obiettivo: i corsi
dovranno essere attivati ad
anni alterni, tra l’ateneo di
Cagliari e quello di Sassari.
Nascerà il pendolarismo accademico, dal nord a sud
dell’Isola, o viceversa, a seconda dell’annata. Sempre
che non sortisca effetti la
dura presa di posizione, già
annunciata, dell’università
del capoluogo.
L’INCONTRO. I vari temi sono stati affrontati giovedì
scorso durante un incontro
con l’assessore alla Sanità
E Roma avverte la Regione:
«Troppi camici bianchi nell’Isola»
Medici in ospedale
Luigi Arru. L’argomento
non era all’ordine del giorno, ma dagli uffici di via Roma confermano che in assessorato è arrivato, dall’Emilia Romagna, un documento con i risultati di una
ricerca sulla densità di camici nelle varie regioni italiane. E i grafici dicono che
la Sardegna, nel corso degli
anni, ne ha sfornato troppi.
Esiste, e la conferma arriva
ancora dall’assessorato, anche una richiesta del ministero della Salute che vuole
capire quale sia il fabbisogno nell’Isola. Bisogna ridurre o no? E come? Non
sono previste in alcun modo, nell’immediato, ripercussioni sul buon funzionamento delle facoltà che li
sfornano.
IL RETTORE. Anche perché
la presa di posizione del rettore cagliaritano è chiara:
«Troppi medici? A me non
risulta. Anzi, credo che sia
necessario guardare in prospettiva futura: la Sardegna
è tra le regioni con l’età media più alta tra quei professionisti. Quindi - continua
Del Zompo - non si dovrebbe guardare a un numero
registrato adesso, sempre
che sia veritiero, ma al fab-
bisogno nei prossimi anni».
Quando sarà necessario un
ricambio generazionale.
Tanto che non è nemmeno
presa in considerazione
l’ipotesi di restringere, riducendo le quote del numero
chiuso, l’accesso alla facoltà
di Medicina: «Non se ne parla nemmeno», assicura il
rettore, «anche perché
l’università non sforna solo
professionisti, ma forma uomini e donne di cultura».
Che, è capitato, grazie agli
studi cagliaritani sono arrivati a lavorare in tutta Europa, con ruoli importanti: basta avere una prospettiva di-
versa nell’osservazione del
fenomeno della fuga dei cervelli. I numeri quindi vengono contestati. Sotto la
lente finisce il metodo che
ha portato all’elaborazione
del risultato. Perché c’è da
capire se i dati siano stati attinti da elenchi nei quali risultano iscritti anche professionisti che non esercitano, magari anche molto in
là con gli anni e per questo
nemmeno più operativi.
Buoni, quindi, solo per far
sballare le statistiche e creare una complicazione agli
uffici dell’assessorato alla
Sanità, che adesso dovrà ri-
spondere al ministero.
L’ALTERNANZA. Ma se da
una parte sembra esserci
sovrabbondanza, ci sono
settori nei quali si rischia di
patire una fastidiosa carenza causata dalle direttive
ministeriali. Sono quelli delle professioni sanitarie come assistenti, ostetrici e altri. Ogni classe di laurea, è
stato stabilito, deve avere almeno 150 studenti. Sotto
questa soglia non potranno
essere attivati. Per questo,
giovedì scorso, in assessorato c’erano anche delegati
dell’ateneo sassarese. Se il
singolo ateneo non raggiunge il quorum si avrà la fusione dei corsi, che saranno attivati, in alternanza, un anno nel capo si sopra e il successivo nel capo di sotto.
Quindi un cagliaritano che
decide di intraprendere
quella strada, se capita nell’anno sfortunato, dovrà
emigrare a Sassari. E viceversa. La decisione è stata
calata dall’alto, dal ministero dell’Istruzione, con l’imposizione di parametri
stringenti. Che piacciono
poco a Cagliari come a Sassari. Del Zompo è pronta a
dare battaglia per salvare le
peculiarità del suo ateneo.
E la contestazione dei parametri, con una dura presa
di posizione, si sposterà anche alla prossima riunione
della Crui, la conferenza dei
rettori delle università italiane.
Enrico Fresu
RIPRODUZIONE RISERVATA