Psicologia del lavoro - Facoltà di Scienze della Formazione
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Psicologia del lavoro - Facoltà di Scienze della Formazione
Università di Catania C. d. L. in Scienze e tecniche psicologiche (Enna) (A.A. 2003-2004) PSICOLOGIA DEL LAVORO (Prof. G. SANTISI) 1 La psicologia del lavoro: ambiti e tecniche di intervento I 1° definizione: è un settore della psicologia volto a “capire, analizzare e modificare la natura dell’attività lavorativa in differenti condizioni di attuazione. L’attenzione viene posta sulle prescrizioni del compito e del ruolo lavorativo, sulle condizioni di esecuzioni, sull’ambiente tecnico, fisico e sociale oppure – viceversa – sulla persona come agente che persegue scopi, che apprende, che interagisce, che comunica, che subisce determinati effetti infra o extralavorativi, che prova emozioni, che nutre interessi e motivazioni…..” (G. Sarchielli, 1998). 2 La psicologia del lavoro: ambiti e tecniche di intervento 2° definizione: La psicologia del lavoro “occupa dei sentimenti delle persone, dei loro atteggiamenti, delle loro condotte, dei processi socio-psicologici che le sostengono e delle prestazioni lavorative. L’approccio usato è per natura interattivo e centrato sulla situazione sociale concreta. Si considera nello stesso tempo la persona ed il suo ambiente di vita, facendo riferimento ai vari aspetti che caratterizzano il lavoro, all’ambiente lavorativo, alle interazioni nel gruppo di lavoro, alla struttura organizzativa, al sistema di regole sociali e tecniche, al contesto culturale interno ed esterno all’impresa, al sistema di direzione, …….” (N. Chmiel, 1998). I 3 La psicologia del lavoro: ambiti e tecniche di intervento I I Privilegia la dimensione individuale che attiene il “lavoratore” in quanto tale, a prescindere dalla sua collocazione formale all’interno dell’organizzazione Esempi: soddisfazione, motivazione, selezione, patologie organizzative, sicurezza “nel” e “del” lavoro 4 La psicologia del lavoro: i principali ambiti d’intervento La complessità delle problematiche connesse al mondo del lavoro e delle organizzazioni e la molteplicità delle teorie sviluppate consentono di delineare per la Psicologia del lavoro un quadro di riferimento ampio ed eterogeneo. In tale scenario, i principali ambiti d’intervento della disciplina sono rappresentati dai seguenti: - Risorse umane: selezione, valutazione e formazione del personale - motivazione al lavoro e soddisfazione - prevenzione, sicurezza ed ergonomia - analisi del clima e della cultura organizzativa - atteggiamenti, qualità, consumi e marketing 5 La psicologia del lavoro: le discipline affini I I Psicologia delle organizzazioni: ambito che concerne le “persone” in quanto membri di gruppi; il funzionamento dei team e le organizzazioni come costruzioni collettive e artefatti sociali. L’attenzione è posta sulle percezioni sociali reciproche, sui meccanismi di influenza sociale, sulle relazioni intergruppo, sulla cooperazione e sul conflitto, sul potere e sulla leadership, sui processi decisionali e di negoziazione (G. Sarchielli, 1998). Psicologia delle risorse umane: riguarda le modalità di gestione delle “persone” dal loro ingresso nell’organizzazione al delinearsi della carriera fino alle differenti forme di separazione dal lavoro. L’attenzione è rivolta ai processi d’inserimento e socializzazione lavorativa, al contratto psicologico tra individuo e organizzazione, ai ruoli sociali e organizzativi” (G: Sarchielli, 1998). 6 Approcci all’analisi del “Lavoro” I I I I I Giuridico: Diritto del lavoro; Diritto sindacale Economico: Economia politica; Economia pubblica; Economia del lavoro; Economia Aziendale Sociologico: Sociologia del lavoro; Sociologia economica; Sociologia industriale; Sociologia dell’organizzazione Politologico: Analisi politiche pubbliche Psicologico: Psicologia del lavoro e delle organizzazioni; Psicologia sociale; Ergonomia 7 Approccio giuridico al Lavoro I I Privilegia l’attenzione alla dimensione regolativo-formale dei meccanismi d’incontro tra “domanda” e “offerta” di lavoro Esempi: norme sui sistemi di garanzia (lavoratore o datore di lavoro) - Statuto dei lavoratori - procedure di tutela in sede giurisdizionale 8 Approccio economico al Lavoro I I Attenzione alle relazioni tra MdL e variabili macroeconomiche: prezzi, salari, redditività imprese, produttività del sistema nazionale Esempi: - effetti dell’occupazione sul sistema complessivo - effetti del costo del lavoro sulla redditività delle imprese 9 Approccio sociologico al Lavoro I I Prevale l’analisi rivolta alle relazioni tra MdL e sistema sociale nelle sue varie componenti: sistema politico, sistema di welfare, sistema-impresa, sistema istituzionale Esempi: modelli di organizzazione del lavoro, organizzazione aziendale, modelli di politiche sociali e politiche del lavoro 10 Approccio politologico al Lavoro I I I Si colloca all’interno dell’approccio di policy analisys Ha ad oggetto il rapporto tra MdL e l’attività decisionale dei vari livelli di governo (impatto e tutela degli interessi) Esempi: le politiche del lavoro (struttura delle politiche e dinamiche d’implementazione) 11 Il Mercato del lavoro: una definizione Definizione: l’insieme dei meccanismi che regolano l’incontro tra i “posti-lavoro” mancanti e le persone in cerca di occupazione. Incontro tra “Offerta” e “Domanda” di lavoro 12 L’analisi del MdL rimane tutt’oggi caratterizzata dalla forte contrapposizione tra approcci di natura economica ed approcci di natura socio-psicologica. Differenza: Meccanismi con cui si tenta di spiegare il MdL I Approcci economici I ² il comportamento deriva da scelta razionali Si considera il salario come principale indicatore di utilità Le preferenze sono esterne (esogene) rispetto ai modelli d’interpretazione Viene negata l’influenza di tali preferenze sui processi di comunicazione, sui riti, sulla cultura ² ² ² ² ² ² Approcci psico-sociali L’uomo non è dotato di razionalità assoluta L’uomo non è isolato né dal contesto ambientale, né dai vari gruppi di riferimento Gruppi e ambiente creano e ridefiniscono gli interessi materiali, i valori culturali, le dinamiche di relazione, la struttura d’azione e la struttura delle preferenze 13 (segue) ² ² ² ² Il MdL agisce in un sistema concorrenziale poiché si postula l’esistenza di una pluralità di venditori e comparatori di lavoro Il MdL tende ad una situazione di equilibrio economico visto che il “prezzo” tende ad eguagliare “domanda” ed “offerta” di lavoro Lo scambio tra datore di lavoro e lavoratore è volontario Le relazioni di scambio avvengono su di un piano paritario ² ² ² Il MdL è parte, è una componente di un più vasto sistema sociale e non può prescindere dalle dinamiche attivate in esso L’azione umana non è dettata solo ed esclusivamente da motivazioni di tipo pecuniario L’interazione con altri soggetti attiva dinamiche motivazionali che riguardano l’approvazione, lo status, il potere, etc. 14 I segnali del cambiamento I I I I Diffusione/dispersione spaziale e temporale del lavoro: crescita del numero dei luoghi - riduzione delle dimensioni delle sedi - crescita della tipologia degli orari di lavoro riduzione delle sincronie degli orari Accentuazione della nati-mortalità delle imprese Maggiore selettività della domanda di lavoro in termini: - di flussi: contrazione del livello delle assunzioni - di requisiti: maggiore enfasi su attitudini quali l’iniziativa, la creatività, la cura, l’attenzione Maggiore selettività dell’offerta di lavoro in termini: - oggettivi: istruzione, reddito - soggettivi: attenzione allo status, resistenza alla mobilità 15 (segue) I ² ² ² ² ² ² L’incontro tra “domanda” e “offerta” di lavoro (matching) si rivela più difficile poiché: la domanda tende a territorializzare le competenze e gli skill professionali l’offerta tende a socializzare gli stili di vita e le aspettative vi è un differente orientamento alle opportunità da parte di lavoratori e datori di lavoro: - per l’impresa conta il turn-over e la flessibilità - per il lavoratore la stabilità e le garanzie fine delle modalità di assunzione “a blocchi” fine della domanda di lavoro “semi skilled” fine del monopolio di collocamento pubblico (collocamento privato ed Agenzie di lavoro interinale) 16 Le direttrici del cambiamento I ² ² ² ² ² La qualità del lavoro (la natura della prestazione) i contenuti sono meno manipolativi e più cognitivi i compiti sono meno esecutivi e più cooperativi le competenze e le attitudini in genere sono più polivalenti e meno specializzate orientamento al team maggiore creatività I ² ² ² ² I rapporti di lavoro (i termini della prestazione) meno lavoro subordinato e più lavoro autonomo maggiore autonomia di esecuzione anche nella prestazione subordinata calo dei contratti a tempo indeterminato ed aumento di quelli a tempo determinato diversificazione delle forme contrattuali: atipico, interinale, in affitto 17 Gli effetti del cambiamento I I I I I I Tendenza all’individualizzazione del matching Rischio di precarizzazione del mercato del lavoro Minore incidenza del training a favore della contrattualizzazione “a termine” Crescita delle forme/modalità di lavoro paraautonomo e/o para-subordinato: Co.Co.Co. (in Italia 1,5 milioni) Mancanza di un modello unico di tutela per le suddette categorie (USA: contingent workers - indipendent contractor) Aumento e frammentazione delle tipologie dei mestieri 18 (segue) I Aumento della delocalizzazione: aumento del lavoro in rete e del lavoro “in attenzione” I I I I Polarizzazione all’interno della stessa impresa tra “core workers” e “contengent workers” Inadeguatezza dell’attuale sistema di ammortizzatori sociali Inadeguatezza dell’attuale sistema di “politiche attive per il lavoro” e “politiche d’inclusione sociale” (politiche di emersione) Necessità di riforme strutturali che integrino politiche di welfare, politiche del lavoro, politiche formative 19 I cambiamenti nel Lavoro I Gli slogan New economy Just-in-time Flessibilità Outsourcing Networking 20 Caratteristiche dei lavoratori 1) CENNI SU TREND QUANTITATIVI I I I Ripartizione per settori: circa il 62% nel terziario, il 35% nel settore industriale, il 3% nell’agricoltura Tasso medio di disoccupazione poco sotto al 10% Elevati tassi di disoccupazione giovanile soprattutto nel sud 21 Caratteristiche dei lavoratori 2. Alcuni effetti di rilevanza psicosociale: I rischio di “sottoutilizzo delle risorse” I tensioni individuali ed “effetti di scoraggiamento” (esiti psicologici della disoccupazione/inoccupazione) I tensioni collettive I modifiche dei significati dell’esperienza lavorativa, della formazione, ecc. 22 Caratteristiche dei lavoratori 2) ETÀ I I I I Difficoltà d’inserimento nella fascia giovanile (fino a 32 anni) Decrementi della fascia d’età sopra i 55 anni (incentivazioni all’uscita precoce negli anni 90; conseguenze sul sistema di welfare) Espansione dei middle-aged (stime di aumento della fascia centrale e tra 45 e 59 anni) Possibile innalzamento dell’età di pensionamento 23 Caratteristiche dei lavoratori 2. Alcuni effetti di rilevanza psicosociale: I I I I I Riduzione di posizioni di responsabilità e competizione di status Esigenza di cambiamenti nella gestione delle risorse umane Modifica dei sistemi motivazionali e premianti Ricerca di alternative da parte del lavoratore maturo, professionalmente qualificato Emergenza di conflitti intergenerazionali 24 Caratteristiche dei lavoratori 3) LIVELLI DI ISTRUZIONE I I I Tendenziale crescita, con presenza ancora dominante di bassi livelli di istruzione Nette differenze in funzione dell’età e delle “filiere formative” (ad esempio, apprendistato come canale di completamento dell’obbligo formativo) Variazione del work entry level (tipi di competenze richieste) e difficoltà di riutilizzo di lavoratori poco scolarizzati 25 Caratteristiche dei lavoratori 3. Alcuni effetti di rilevanza psicosociale: I I I I I Segmentazione sociale in base all’istruzione Possibili conflitti intergenerazionali Cambiamento di atteggiamenti e attese nei confronti del lavoro Differenti gradi di attrattività del lavoro (e delle organizzazioni) Esigenze di modifica del sistema premiante e di gestione delle persone (dall’ingresso, alla formazione, al disegno della carriera, ecc.) 26 Caratteristiche dei lavoratori 4) FEMMINILIZZAZIONE I I I Tendenziale aumento degli ingressi lavorativi di donne (comunque ancora molto al di sotto della media europea) Correzioni parziali della normativa sul lavoro in favore delle lavoratrici Persistenza di differenze di status, salariali, di prestigio delle professioni “femminilizzate”, ecc. 27 Caratteristiche dei lavoratori 4. Alcuni effetti di rilevanza psicosociale: I I I Il fenomeno della “doppia carriera” e conciliazione dei tempi Fattori specifici di stress (incertezze e ostacoli alla carriera, rapporti di genere inadeguati, prevaricazioni, ecc.) Stereotipi sessisti e il problema dell’harrassment 28 Caratteristiche dei lavoratori 5) GRUPPI DI MINORANZA I I Crescente presenza di gruppi etnici, religiosi, immigrati ecc. Ulteriore segmentazione dei mercati del lavoro locale (bad e good jobs) Alcuni effetti di rilevanza psicosociale: I Centralità dell’integrazione sociale e culturale (ruolo della socializzazione) 29 Caratteristiche dei lavoratori 6) DISABILI I I I Diritti lavorativi delle persone con disabilità Possibilità di integrazione lavorativa non assistenziale Possibilità di passaggio a forme di lavoro compatibili con le risorse e le capacità residue Possibili effetti di rilevanza psicosociale: I I I Esigenza di processi mirati di inserimento, formazione, valutazione delle prestazioni Esigenza di un’efficace analisi dei compiti e delle potenzialità Programmi di azione positiva (management delle diversità) 30 Fattori critici 1) DOWNSIZING E RISTRUTTURAZIONI Disuguaglianze di opportunità tra i lavoratori nel gestire la situazione e i possibili rientri lavorativi (si vedano i fattori di differenziazione citati in precedenza) Atteggiamenti di sfiducia e job shock (insicurezza, prospettiva futura incerta ecc.) La “sindrome dei sopravissuti” Conflitti sociali latenti o espliciti Effetti organizzativi (outsourcing, decentramento produttivo, organizzazioni piatte ecc.) Valorizzazione di competenze pregiate 31 Fattori critici 2) EMERSIONE DI NUOVI COMPITI E RUOLI LAVORATIVI Alcuni effetti di rilevanza psico-sociale: I a) cambiamento delle esigenze e delle richieste (impegni cognitivi, relazionali, incertezza, instabilità, cooperazione, ecc.) I b) rilevanza dell’analisi del lavoro 32 Fattori critici 3) SISTEMI DI COMPETENZE Alcuni effetti di rilevanza psicosociale: I a) esigenza di “profili professionalizzati” I b) esigenza di una specifica integrazione tra competenze cognitive e sociali e competenze tecniche specialistiche 33 Fattori critici 4) TIPI DI LAVORO Alcuni effetti di rilevanza psicosociale: I a) contratti tipici e atipici: le differenti forme di flessibilità I b) effetti psicosociali della precarietà lavorativa (ad esempio, sull’identità lavorativa, le motivazioni e il coinvolgimento ecc.) 34 Fattori critici 5) QUALITÀ DELLA VITA LAVORATIVA Alcuni effetti di rilevanza psico-sociale: I a) Ricerca di nuovi equilibri tra efficienza ed efficacia I b) Pericoli e rischi lavorativi (con particolare attenzione a quelli di natura psico-sociale) 35