Biodinamica e design, Philippe Starck insieme a Roederer per il

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Biodinamica e design, Philippe Starck insieme a Roederer per il
di Andrea Gori | giovedì 16 aprile 2015 ore 14:07
DIAGONALE
Biodinamica e design, Philippe Starck
insieme a Roederer per il Brut Nature 2006
In casa Louis Roederer non nascono nuove cuvée tutti i giorni, anzi l’ultima volta fu
quarant’anni fa. Quindi quando creano una nuova etichetta ci devono essere delle buone
ragioni. Per esempio un’annata particolare come la calda 2006, oppure la fissa di Jean
Baptiste Lecaillon (chef de cave) per la biodinamica in alcuni village come Cumières. O forse
perché il designer francese Philippe Starck ha effettivamente messo qualcosa di suo nella
cuvée che in casa Roederer non si aspettavano. In ogni caso l’evento è stato sottolineato in
molti modi e soprattutto salutato con un entusiasmo davvero raro che ci sentiamo però di
sottoscrivere per vari motivi, alcuni ripresi da Lecaillon nel suo intervento di apertura.
Innanzitutto non è il classico Brut Nature che entra nella gamma della maison: si tratta di un
vino che nasce da un’annata e da un sito speciale nel village Grand Cru di Cumières,
vicinissimo ad Epernay. Le vigne sono per la quasi totalità in regime biodinamico (secondo
Lecaillon semplicemente il sistema di allevamento definitivo per la vite) e sono piantate su
argille scure, che prevalgono sul varietale dando un’uniformità di gusto ed espressione in cui il
terroir specifico conta più di pinot nero e chardonnay. Il pinot nero conferisce vinosità,
eleganza e tanta speziatura con una maturità delle uve impressionante ogni anno: lo
chardonnay è molto ampio come aromi, puro e diretto ma molto rosso e ricco, tanto che
diviene difficile distinguerlo dall’altra varietà. Il vino nasce praticamente senza assemblaggio
perché la vendemmia viene fatta in contemporanea per le due parcelle tenendo molto maturo
lo chardonnay e meno il pinot, con il risultato che il bilanciamento viene appunto ottenuto
senza bisogno del dosaggio grazie anche al fatto che viene abbassata la pressione, 5 atm
invece delle consuete 6,5. In ogni caso il vino, se non avesse soddisfatto le richieste di Starck
in termini di immediatezza, sarebbe uscito come semplice millesimato. Ci pare coraggioso il
fatto che nonostante l’investimento di marketing e comunicazione l’etichetta sia destinata ad
uscire solo in certe annate particolari: dopo la 2006 è previsto il 2009 e poi forse il 2014. Come
dire che è il clima e l’annata a indicare quando non si deve dosare. Si parte cioè dal non voler
dosare ad ogni costo, un ragionamento tipico di un RM più che di una grande maison (e del
resto Roederer lo è praticamente su tutta la gamma, Brut Premiere escluso).
L’intervento del designer risulta alla fine molto più dentro la bottiglia che fuori, tanto che
l’etichetta e l’habillage in generale sono estremamente basic per riaffermare che l’atto creativo
umano è all’interno, mentre l’etichetta serve solo a racchiuderlo e a descriverlo nel modo più
semplice possibile: un aspetto che Starck sottolinea come capacità di astrazione del vino
rispetto al resto del mondo. Lo stesso Starck nel suo intervento racconta anche di un altro
aspetto che rischia di essere sottovalutato: quanto sia importante pensare al piacere e al
gusto prima ancora che al dosaggio, alla tecnica e a tanti fattori che sembrano dominare la
nostra attenzione, quando sarebbe infinitamente meglio dedicarla al piacere.
Di seguito le nostre note che potranno apparire molto più entusiastiche di altri assaggi
precedenti (l’Italia è l’ultimo paese in cui viene presentato) ma che beneficiano anche di un
tempo sensibilmente maggiore in bottiglia. Questo ha contribuito a definire molto meglio il
vino. In enoteca costerà circa 90 euro, distribuito come sempre da Sagna di Torino.
Louis Roederer Philippe Starck Brut Nature 2006 è composto all’80% da uve biodinamiche;
al naso presenta agrumi e mandarino, balsamico e carnoso intenso e incalzante, giaggiolo e
pesca gialla, canditi e lime, zenzero; la bocca è di una cremosità impressionante (anche
grazie alla carbonica da crèmant) e carezzevole con sorso incalzato in ogni dove da schegge
sapide e calcaree; il finale è secchissimo ma allo stesso tempo fruttato maturo vivo. Ampio
senza essere pesante, un prodigio di equilibrio e durezza come una carezza nascosta in un
pugno, un vino davvero diagonale come Starck voleva creare. 93